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Il duello: cenni storici, il suo rapporto

con la società e uno sguardo all’Evgenij


Onegin
Prima ancora di parlare del duello nell’opera del grande scrittore ed inventore
della lingua letteraria russa, dello sviluppo di questo fenomeno in Russia e della
conseguente fama che acquisì tra i nobili e letterati, portandosi via così alcune
delle figure più autorevoli dell’epoca tra cui lo stesso Pushkin e Lermontov,
vediamo anzitutto la sua definizione ed etimologia:

Duello - dal lat. duĕllu(m), forma ant. di bĕllum ‘guerra’, poi accostata a dŭo
‘due’ e quindi interpretata e ripresa nel lat. mediev. come ‘battaglia, scontro di
due’.

«combattimento consensuale e prestabilito che scaturisce per la difesa


dell'onore, della giustizia e della rispettabilità e che si svolge secondo regole
accettate in modo esplicito o implicito tra uomini di medesimo ceto sociale e
armati nel medesimo modo.»

Il duello, sebbene esistesse già dalle civiltà antiche (una delle tante
testimonianze più significanti si trova, per esempio, nell’Iliade, con lo scontro
tra Ettore ed Achille), è una pratica che, così come la conosciamo all’interno del
patrimonio socio-culturale e letterario russo, fonda le sue radici in Europa
occidentale nel Medioevo e si diffonderà in Russia relativamente tardi, soltanto
alla fine XVII secolo, quando in Europa stava già cominciando a tramontare.
Difatti i primi duellanti sul suolo russo furono degli stranieri occidentali: il
comandante inglese Montgomery ed il tenente scozzese Patrick Gordon, che si
trovavano di servizio a Mosca e si sfidarono a cavallo nel 1666, sebbene la sfida
si concluse senza spargimenti di sangue.
Anzi, potremmo dire che la tradizione di tali combattimenti in Russia non
esisteva affatto prima delle riforme di Pietro il Grande giacché ancora non
aveva fatto la sua comparsa nel paese una nobiltà di tipo europeo, né l’idea
dell’onore personale da difendere a tutti i costi. Nobili russi, ufficiali e boiardi
dell'era pre-petrina non vedevano nulla di sbagliato nel cercare giustizia nei
tribunali.

Ed è importante sottolineare che parliamo proprio di nobiltà perché è agli strati


sociali aristocratici che era solita attribuirsi la febbre del duello, che vedremo
culminare nel XIX secolo, quando, dopo la vittoria della Russia su Napoleone,
gli aristocratici, che servivano il loro Paese come ufficiali sul campo di
battaglia, volevano dimostrare il loro coraggio anche nei periodi di pace ed
affermare così la loro unicità, poiché avere un onore da difendere era già un
privilegio di classe.
Tuttavia il duello non venne mai visto benevolmente dai regnanti, tant’è vero
che uno degli articoli dello statuto petrino del 1715 prevedeva la revoca del
grado e la confisca dei beni per il solo invito al duello, mentre ai partecipanti del
combattimento spettava addirittura la pena di morte. Caterina II invece
sottoscrisse il “Manifesto sui duelli’’ nel 1787 nel quale l’uccisione
dell’avversario veniva considerata un crimine e come tale perseguita, nonché
punita con la deportazione in Siberia.

Ma la moda del duello, sotto l’influenza della filosofia e della letteratura


francese dell’età dei lumi, non si arrestò, al contrario crebbe esponenzialmente
diventando consuetudine; scrive lo storico Aleksej Vostrikov: «Due carrozze
hanno un problema di precedenza, un duello. Un uomo ne spinge
accidentalmente un altro, un duello. Qualcuno ti dà uno sguardo maleducato,
un duello».
Molti aristocratici si comportavano come bombe sempre pronte a esplodere e
non importava che il duello fosse proibito: non difendere il proprio onore
significava non essere più accolto in società. Difatti era un fenomeno tanto
comune che non destava rammarico né turbava granché gli animi all’interno
dell’ambiente nobiliare, talmente si era radicato in esso, ed il limite tra
l’uccisione a seguito di uno scontro motivato dalla difesa dell’onore ed il mero
omicidio si faceva sempre meno netto. Al contrario era motivo d’interesse
pubblico: citando lo storico della letteratura, strutturalista e semiotico russo,
Jurij Mikhajlovič Lotman — Условная этика дуэли существовала
параллельно с общечеловеческими нормами нравственности, не
смешиваясь и не отменяя их — e ricadeva sotto lo sfacciato giudizio di tale
società, espresso causticamente come ricorda Karenin:

«Di quanto si era detto gli erano impresse maggiormente le parole dello
sciocco e buon Tuškevic: “È stato bravo, lo ha sfidato e lo ha ucciso”. Tutti,
evidentemente, avevano approvato, sebbene, per cortesia, non l’avessero detto»
(Anna Karenina, L. Tolstoy);

ma al contempo le circostanze non permettevano al duellante vincitore di


sfuggire per un momento dalla consapevolezza di essersi tramutato in omicida.

In qualità di membri della nobiltà e parte dominante della società, nonché élite
culturale, era necessario obbedire ad un codice d’onore. Il movente psicologico
che spingeva a questa sottomissione era il timore di perdere il proprio buon
nome agli occhi degli altri, per cui, l’ideale che la cultura nobile creò attorno sé
stessa pretendeva il rifiuto totale della paura e considerava l’onore il
determinante della propria vita e condotta. Da qui, attività dimostranti
temerarietà, audacia ed avventatezza acquisirono sempre maggiore popolarità.

Nel moderno confronto d'onore il rapporto tra scontro e raggiungimento della


'soddisfazione' non è legato tanto all'ottenimento della vittoria; è la sfida stessa,
nella sua funzione di contesa mortale fra due individui, a possedere la capacità
di restituire onore ai contendenti, indipendentemente dall'esito del
combattimento. E a volte stabilire il grado dell’offesa e prendere
simbolicamente parte al duello (senza l’intenzione di spargere sangue),
dimostrando al rivale che accettando la sfida ci si è appena posti sul suo stesso
piano e di considerarlo un eguale poteva bastare. Se invece l’offesa arrecata
fosse stata più grave e l’unico modo per redimersi da essa fosse stato attraverso
il sangue, il duello poteva concludersi con la prima ferita inflitta. Per ultimo,
l’oltraggio poteva anche essere considerato fatale e in tal caso la morte del
contendente, al fine di ristabilire l’onore, era inevitabile. Naturalmente,
qualsiasi fosse stato lo scenario, l’istituzione del grado dell’insulto e della sua
pena doveva essere necessariamente stabilito in correlazione con l’ambiente
sociale, e quindi dell’opinione pubblica, per non correre il rischio di essere
considerati dei codardi se si puntava alla riconciliazione troppo in fretta o,
contrariamente, degli assetati di sangue se si era un tantino implacabili. É
proprio questo ad essere il fattore che distingue il duello occidentale da quello
russo.
Tra la fine del XVIII secolo e la prima metà del XIX esso veniva visto in
Europa come barbarico e spietato. Cresceva notevolmente il numero dei
duellanti così come la loro crudeltà. Per esempio, secondo il codice francese le
riprese venivano effettuate normalmente da una distanza tra i 25 e i 30 passi,
con un limite massimo di 18 passi, mentre in Russia si sparava da soli 15-20
passi, distanza da cui era difficile perdere il bersaglio, ed in più esistevano
pratiche secondo cui era consentito richiedere al nemico di avvicinarsi ed avere
la possibilità di sparare ad una persona disarmata da una minima distanza.

Puškin, oltre ad aver sfidato e perso la vita per via del colpo sferrato dal
francese George D’Anthes, ufficiale coinvolto nella sfortunata vicenda d’amore
con la Gončarova, ci lascia nella sua opera, l’ Eugenio Onegin, spunti e
personaggi su cui soffermarsi a riflettere; in particolare è degna di un
approfondimento particolare la figura del ‘секундант’ Zaretskij, il testimone di
Lenskij che giocherà un ruolo decisivo nella resa dei conti con Onegin. Sebbene
fosse descritto come ‘pedante e classico nei duelli’ le sue azioni sono in
completa opposizione con questi attributi. Il ruolo principale del secondante,
oltre a quello di organizzare e gestire il duello, era anzitutto di fare in modo che
questo non avvenisse in primo luogo. I testimoni, secondo il codice del duello,
erano tenuti ad intentare la rappacificazione dei rispettivi combattenti, mentre
invece qui assistiamo a come, Zaretskij sembri fare tutto il possibile pur di non
ostacolare lo spargimento di sangue. Viola una notevole quantità di regole e a
ciò contribuisce anche lo stesso Onegin: innanzitutto il duello non viene sospeso
al tardo arrivo di Eugenio, sebbene il codice imponesse un ritardo massimo di
un quarto d’ora, sfiorato il quale la vittoria passava all’avversario oppure si
rimandava l’incontro. I due, Lenskij e Zaretskij lo aspetteranno per ben un’ora e
mezza. In secondo luogo, non vi è stato un previo incontro dei due secondanti,
sempre richiesto dal codice. Per ultimo, Onegin non solo tarda, ma si presenta
solo, senza secondante (oltraggiando ancor di più l’onore del povero Lenskij) al
che Z., invece di sospendere del tutto l’incontro perché non conforme alle
regole, affida il posto vacante al suo lacchè. Per cui, sullo sfondo di una chiaro
disinteresse rispetto il codice duellistico cos’è che distingue il duello dell’opera
di Puškin da un terribile omicidio? Lotman sottolinea nelle sue Беседы о
русской культуре, cap. VI. Дуэль quanto segue:

« Только пунктуальное следование установленному порядку отличало


поединок от убийства. »

Assistiamo dunque a un duello illecito, all’assassinio di un uomo, e tuttavia in


tutta l’opera non vi si trova né un commento dell’autore né dei personaggi che
mettesse in luce l’illiceità di quanto appena accaduto. É importante perciò
inserire quest’ultima non solo nel contesto della teoria del duello ma anche della
pratica di esso nella Russia dell’inizio dell’XIX secolo, una Russia le cui
spietate tradizioni probabilmente non erano pronte ad accettare una rigida
regolamentazione di tale pratica. E l'atteggiamento della società russa di quel
tempo nel duellare viene reso ancora più chiaro se pensiamo che gli uccisori di

Puškin e Lermontov, scontarono delle punizioni molto miti: D’Anthes fu


semplicemente espulso mentre Martynov fu mandato a Kiev per tre mesi e
sottoposto al pentimento religioso.

Verso la metà del secolo, il numero di duelli in Russia cominciò a diminuire


sensibilmente. Tuttavia, durante il regno di Alessandro III i combattimenti
furono ufficialmente ammessi. A poco a poco, il duello perse il suo significato
quasi sacro, perché persone che non erano di nobile origine iniziarono a
prenderne parte. Anche Chekhov, nel suo racconto “Il duello” (1891) ritrae due
uomini che dovevano sfidarsi a duello “perché così è previsto” ma non avevano
idea di come farlo. Il duello, come consuetudine, era quasi del tutto scomparso
all’inizio del XX secolo e dopo il 1917 era inaudito, così come i titoli nobiliari,
con l’aristocrazia che scomparve dopo la rivoluzione bolscevica.

Bibliografia e sitografia

• Лотман Юрий Михайлович - Беседы о русской культуре Быт и


традиции русского дворянства (XVIII-начало XIX века) Санкт-
Петербург 1994

• Лотман Ю. М. Роман А. С. Пушкина «Евгений Онегин».


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• А.В. Востриков - КНИГА О РУССКОЙ ДУЭЛИ

• [О поединках]: Манифест Екатерины II от 21 апреля 1787 г. https://


elibrary.tambovlib.ru/?ebook=2891#n=3

• L. M. Arinstein, V. A. Manuilov (1981). "ДУЭЛИ Лермонтова" [Duels


of Lermontov]. Lermontov Encyclopedia. Great Soviet Encyclopedia
http://feb-web.ru/feb/lermenc/Lre-abc/lre/lre-1494.htm

• Художественная функция дуэли в творчестве А.С. Пушкина

• https://www.researchgate.net/profile/Barbara-Ronchetti/publication/
292437071_IL_DUELLO_COME_SPETTACOLO_LA_TEATRALIZZ
AZIONE_DELLO_SCONTRO_SINGOLARE/links/
56aea70108ae43a3980ea316/IL-DUELLO-COME-SPETTACOLO-LA-
TEATRALIZZAZIONE-DELLO-SCONTRO-SINGOLARE.pdf

• https://www.treccani.it/vocabolario/duello/

• https://www.treccani.it/enciclopedia/duello_%28Enciclopedia-
Italiana%29/

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