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Prologo

<<La veggente>>

Una voce stridula e sibilante giunse dalla stanza:


- Vieni avanti. Sei in ritardo. -
Come in ritardo? Nessuno a parte lui sapeva che si era deciso ad andare in quel luogo. Un po’
esitante, aprì la vecchia porta quel tanto che bastava per entrare.
La fioca luce di alcune candele che riempivano dei contorti e anneriti candelabri, illuminava
vagamente le pareti scavate nella roccia.
Al centro della stanza si trovava un enorme tavolo, di un’età incalcolabile, sorretto da sei gambe
che si incuneavano nel terreno come radici. Strane macchie, di vari colori, ne costellavano la
superficie irregolare e consumata.
Lungo i quattro muri erano disposti scaffali e librerie di dimensioni notevoli, pieni di libri,
pergamene, recipienti, ampolle e strane pietre.
Gli stessi oggetti si trovavano anche sul tavolo, solo che sparpagliati in modo caotico. Il legno di
quella mobilia poteva benissimo risalire alla notte dei tempi. In qua e in là si poteva notare qualche
piccolo animaletto sventrato, attorniato da strumenti da chirurgo, sporchi di sangue e fiale dal
contenuto poco rassicurante.
Un odore nauseabondo di muffa e di marcio gli riempì le narici. Fu allora che notò una figura
bassa e ingobbita che trafficava con alcuni degli strani utensili che popolavano il tavolo.
Avanzò a piccoli passi e quando fu a non più di due metri da essa, questa si fermò di colpo e posò
la provetta piena di liquido verdognolo che aveva in mano in una piccola rastrelliera.
Anche lui si fermò. Era inutile, se non pericoloso, avvicinarsi di più. Allora la figura levò il capo e
lo guardò.
Era sicuramente l’essere vivente più vecchio che avesse mai visto. Il suo viso era talmente rugoso
che a fatica se ne riconoscevano i lineamenti. Solo uno dei due occhi era aperto (anche se non del
tutto) mentre l’altro era socchiuso, come se la palpebra fosse ormai troppo pesante da sollevare. Ma
quel unico occhio socchiuso avrebbe messo in fuga molti dei guerrieri più valorosi del continente.
Qualcosa di spettrale albergava in quello sguardo, sembrava quasi che riuscisse a penetrare la carne
e le coscienze di coloro che incontrava nella sua direzione. Probabilmente era proprio così.
Non capì mai come riuscì a rimanere saldo, a non fuggire di fronte a quel occhio che lo stava
fissando. Forse perché sapeva che quello che stava facendo era troppo importante per la scappare
come una donnicciola. O forse il terrore che lo aveva assalito in quei momenti, gli aveva bloccato le
gambe e quindi qualsiasi tentativo di fuga lo avrebbe fatto cadere a terra come un sacco di tuberi.
- Dunque alla fine hai seguito il consiglio di tuo fratello e sei venuto da me – disse la vecchia
abbassando nuovamente il capo e fissando la fiala dallo strano contenuto.
Ancora una volta fu preso in contropiede. Solo lui e suo fratello erano a conoscenza di quella
conversazione, e la decisione di andare da lei l’aveva presa lui da solo poche ore prima. Non ne
aveva fatto parola con nessuno.
Dopo qualche secondo di riflessione, comprese che la sua era stata una scelta saggia, e che aveva
fatto sicuramente bene a recarsi da lei. Nemmeno le storie più spaventose ed assurde su quel
vecchio cumulo d’ossa che si raccontano ai bambini si avvicinavano vagamente alla realtà.
- Immagino che tu sappia anche il motivo della mia visita allora, quindi non ti farò perdere tempo
dicendoti perché sono qui. -
- Certo, so tutto. Ma sei troppo impaziente e impulsivo, a mio giudizio. La fretta è una cattiva
amica. –
Normalmente, chiunque si fosse rivolto a lui con quelle parole, o anche solo con quel tono,
sarebbe stato scaraventato addosso ad una parete, in attesa di provare alcune delle sue torture
preferite. Questa volta non era il caso nemmeno di provarci.
La vecchia lo fissò di nuovo, poi, con una velocità ed un’agilità insospettabili per quel corpo
tozzo e nodoso, si volse e si diresse verso un enorme baule che stava in mezzo a due delle immense
librerie che si trovavano nella stanza.
Al suo tocco la serratura si illuminò debolmente e poi scattò. Aprì il forziere e ne estrasse una
grande sfera di vetro, che poggiò sul tavolo. Poi pronunciò, quasi sospirando, alcune parole, e le
candele pian piano si spensero.
Il buio durò solo qualche istante. Una cantilena sibilante cominciò a risuonare per la stanza e il
globo di cristallo si illuminò di colpo. Ne scaturì una luce intensa, che abbagliò il visitatore. Emise
un gemito, cadendo sulle ginocchia. Per qualche minuto non riuscì più a vedere nulla e solo la
cantilena continuava a ronzargli per la testa, ripetitiva, incessante.
Poi, poco a poco, riuscì a riaprire gli occhi. Era tornato il buio e la cantilena era terminata. Le
candele si riaccesero e ripresero ad illuminare fiocamente il tavolo, le librerie, e il resto della sala.
- Dunque? – domandò lui.
- Ho visto il tuo futuro. La tua impresa riuscirà, ma…- cominciò la strana vecchia.
- Bene, devo tornare subito da mio fratello. Dobbiamo cominciare subito.- la interruppe.
- Aspetta. – sibilò la strega. - Ricordati questo ammonimento: se il mezzo drago interviene, la fine
tua e del tuo progetto sono segnate.-

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