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Nonostante la sua giovinezza e la sua forma snella, mi ha preso molto più

facilmente di quanto pensassi possibile. La mia cappella le scivolò facilmente


attraverso la bocca prima di incontrare la resistenza e la costrizione della sua
gola, ma anche quella cedette e si rilassò abbastanza da permettermi di entrare.
Improvvisamente ero arrivato fino alle palle, il mio addome premuto contro il suo
mento, le mie palle appoggiate sul suo naso. Le sensazioni che riusciva a creare
con la sua gola che massaggiava l’estremità pulsante del mio cazzo erano
spettacolari e mi impegnai allora a venire in quel modo. Non ora, probabilmente non
oggi, ma allora mi sono impegnato a venire così presto.

Mi sono ritirato per farle riprendere fiato e sono rientrato in Elisa.

“Mmm cazzo, papà.” Ringhiò mentre le facevo scivolare la mia lunghezza lubrificata
dentro con un solo colpo.

Per i seguenti minuti ho alternato dalla figa di Elisa alle bocche delle altre
ragazze, ero in beatitudine. Il calore profondo e sensuale della stretta fica di
mia figlia, seguito dal sudicio erotismo del fatto che le sue amiche mi
succhiassero per ripulirmi, mi stavano prendendo magnificamente. Ma quella
beatitudine fu interrotta. Ero nella bocca di Viola, dio questa ragazza sapeva
succhiare, mi stavo godendo la sensazione di avere la punta del mio cazzo
schiacciata contro la sua gola quando mi accorsi che Elisa miagolava e dimenava i
fianchi per la disperazione.

Mi sono reso conto che la mia lussuria mi aveva reso egoista. Questo momento non
avrebbe dovuto riguardare me.

Tirai fuori il mio cazzo dalla bocca di Viola e mi chinai sul culo di Elisa.
Contemporaneamente le ho baciato lo sfintere sollevando un po’ la testa di Viola,
incoraggiandola a tornare a servire la fica di Elisa, non aveva bisogno di molti
incoraggiamenti.

Con Viola ora di nuovo in posizione, mi sono rivolto a Camilla. L’ho baciata
profondamente, la mia lingua nella sua bocca, la sua nella mia. Poi ho guidato la
testa di Camilla verso il culo di mia figlia. Eravamo tornati dove dovevamo essere.

Quel pomeriggio si leccarono, succhiarono, toccarono e scoparono l’un l’altra fino


a raggiungere orgasmi multipli. Proprio come quel video originale che mi aveva
mostrato Elisa, c’erano dita e lingue in culi e fiche in un’esibizione sudicia e
dissoluta di lussuria lesbica a lungo repressa. Quando ebbero finito, quando non
c’era più niente da dare, niente più da prendere, crollarono sul letto. Erano
luccicanti di sudore, appiccicose per le espressioni del loro amore, il trucco
sbavato, i capelli arruffati. Un’immagine perfetta della lussuria adolescenziale
soddisfatta.

Avevo bisogno di venire. La fine della mattinata unita all’esibizione più erotica
del sesso lesbico mi aveva reso molto, molto pronto. Lanciai un’occhiata alle tre
adolescenti nude. Viola e Camilla avevano la testa rivolta verso di me, Elisa aveva
finito con le gambe divaricate e pendeva dal bordo del letto, la sua figa perfetta
in esposizione. Sembrava bagnata, calda e invitante mentre luccicava e risplendeva
di un calore sensuale. Sapevo che avrei potuto scopare chiunque di loro, ognuna si
sarebbe data liberamente a me, ma sapevo anche che non era il mio momento. Avevano
bisogno di riprendersi.

In silenzio ho cercato di scivolare via, ma Elisa ha attirato la mia attenzione. Mi


ha rivolto un ampio sorriso e un grazie a bocca aperta mentre mi giravo per
un’ultima occhiata.

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