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Dispensa – La logistica 4.

0 e la smart mobility – II edizione

Sommario

1. Introduzione e concetti generali ...................................................................... 3


1.1 I concetti alla base ........................................................................................ 3
2. I Big Data, IoT e Phygital nella logistica .......................................................... 8
2.1 Chi crea i big data; chi analizza i big data ................................................... 8
2.2 IoT. Applicazioni pratiche ......................................................................... 12
2.3 Phygital. Caratteristiche generali ............................................................... 16
2.4 Le tecnologie phygital nella logistica ........................................................ 20
3. L’automazione della movimentazione interna ................................................ 25
3.1 L’automazione intelligente ........................................................................ 25
3.2 RPA ............................................................................................................ 29
3.3 Automazione dei processi .......................................................................... 33
3.4 Automazione cognitiva .............................................................................. 38
4. Intelligent Transportation Systems (ITS) e Digital twin ................................. 42
4.1 Sistemi di trasporto intelligente ................................................................. 42
4.2 Esempio applicativo di ITS ....................................................................... 45
4.3 Inquadramento del Digital Twin ................................................................ 50
4.4 Le potenzialità dei Digital Twins nella logistica ....................................... 54
5. Le funzioni della supply chain ........................................................................ 59
5.1 Introduzione alla Supply Chain.................................................................. 59
5.2 ERP............................................................................................................. 63
5.3 Supply Chain Management. Concetti introduttivi ..................................... 66
5.4 Supply Chain Management e tecnologie integrate .................................... 70
6. Business Process Management ..................................................................... 74
6.1 Processi Business ....................................................................................... 74
6.2 Obiettivi del BPM ...................................................................................... 78
6.3 Le fasi del BPM ......................................................................................... 82
6.4 Lean Six Sigma .......................................................................................... 85

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1. Introduzione e concetti generali

1.1 I concetti alla base

Nell’analogo corso propedeutico (I edizione) abbiamo compreso alcuni aspetti


fondamentali della logistica 4.0. Riportiamo di seguito, schematicamente e
sinteticamente, alcuni concetti fondamentali per sviluppare i prossimi argomenti.

Innanzitutto, attraverso la terminologia di «logistica 4.0» si intende la fusione tra


il mondo della logistica – intesa come la totalità dei processi che caratterizza la
vita di un prodotto (materie prime, trasporto, gestione del magazzino, lavorazione
del bene, etc.) – e il mondo digitale.

In particolare, grazie alle nuove tecnologie protagoniste della IV rivoluzione


digitale, è possibile:

 creare nuovi modelli organizzativi;

 utilizzare nuove piattaforme di comunicazione;

 impiegare nuove risorse di gestione dei dati, comprendendo che


quest’ultimi hanno un valore intrinseco elevato;

 utilizzare workflow innovativi;

 usufruire di algoritmi che grazie ad approcci che mirano all’automazione e


alla collaborazione uomo-macchina possono notevolmente semplificare i
processi (si faccia riferimento, ad esempio, ai cobot);

 impiegare programmi per gestire le risorse umane, i fornitori e i clienti;

 ricercare nuova clientela e modificare l’andamento dell’azienda i termini di


offerta sulla base dell’esperienza dell’utenza;

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 ottimizzare la gestione dei trasporti e della logistica distributiva.

Questi sopracitati rappresentano solo alcuni dei concetti chiave analizzati nel
precedente corso. Ricordiamo di seguito le ragioni affinché è necessario
percorrere la strada di tale cambiamento.

Tali strumenti e tale rivoluzione del mondo della logistica conduce principalmente
ai seguenti vantaggi:

Figura 1

Quindi, tale transizione da un lato incrementa la produttività e accresce l’utile


dell’impresa senza rinunciare a prestare attenzione ad aspetti cruciali, spesso
trascurati, quali sicurezza e sostenibilità ambientale.

Appurata la necessità del cambiamento, poniamo ora attenzione alle tecnologie


che saranno approfondite nell’ambito di tale II edizione.

In particolare, si approfondirà la tematica dei Big Data applicati alla logistica


trattando la correlazione con l’intelligenza artificiale.

L’intelligenza artificiale, si ricorda essere la capacità di una macchina (intesa


anche come un computer o qualsiasi strumento dotato di parti fisiche e logiche di

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ausilio alle attività umane) di possedere ragionamento e doti assimilabili


all’intelligenza umana.

L’intelligenza artificiale, si basa su algoritmi e su sensori capaci di percepire


l’ambiente circostante.

Ulteriori tecnologie affrontate saranno:

▪ l’IoT, approfondendo le applicazioni nel campo della logistica (come, ad


esempio, l’effetto di Internet delle cose nella gestione del magazzino;

▪ Phygital, che, come può intuirsi dal nome, rappresenta l’ambiente e il punto
di incontro tra tutto ciò che è fisico e ciò che è digitale, ovvero la capacità
di unire la tecnologia a persone o oggetti del mondo reale;

▪ Intelligent Transportation e/o Controll Systems (ITS), ovvero sistemi


orientati a vari scopi come il controllo dei veicoli pesanti insieme al
Powertrain Control;

▪ Digital twin: ovvero, la copia digitale di un processo, di un’opera, di un


oggetto al fine di gestire al meglio anche tutta la vita utile dello stesso, per
preservare la qualità del bene e ottimizzarlo nel tempo.

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Figura 2

Tali argomenti saranno sviluppati nell’ambito dei moduli successivi. Un ulteriore


tema affrontato sarà quello dell’automazione nell’ambito della movimentazione
interna.

Come specificato nel corso precedente, il concetto di supply chain riveste un ruolo
chiave nell’ambito della logistica moderna.

Si ricorda che essa rappresenta la catena di distruzione e coinvolge quindi ogni


fase, processo, risorsa all’interno della vita di un prodotto.

Tuttavia, risulta necessario approfondire diversi aspetti di tale catena di


distribuzione, come ad esempio, la supply chain management.

Quest’ultima riguarda essenzialmente la gestione della catena di distribuzione ed


è composta quattro fattori principali, strettamente connessi tra loro.

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Figura 3

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2. I Big Data, IoT e Phygital nella logistica

2.1 Chi crea i big data; chi analizza i big data

Il mondo dei Big Data è estremamente vasto e ricco di ramificazioni dal punto di
vista degli argomenti che si potrebbero sviluppare e approfondire partendo da
esso.

Prima però riportiamo alla memoria, solo visivamente, quali sono le


caratteristiche principali dei Big Data:

Figura 4

Sappiamo quindi che i Big Data provengono da innumerevoli fonti. Molte di


queste vengono quotidianamente utilizzate da ognuno di noi: basti pensare agli
smartphone, ai PC o ai tablet, ai social network quali Facebook o Instagram, o
anche ai siti di vendite online come Amazon. Ogni sito normalmente utilizzato
registra le azioni dei singoli utenti e utilizza i dati archiviati per «guidare» l’utente
nelle ricerche future.

Nella maggior parte dei casi ognuno di noi produce dati in quantità davvero
impressionanti. È, infatti, pressoché inquantificabile la quantità di azioni che
compiamo ogni giorno con lo smartphone tra le mani: produciamo dati quando

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mettiamo un «like», postiamo una foto, guardiamo un video, acquistiamo un


prodotto o facciamo una ricerca sul web.

Un elemento fondamentale per la creazione e la fruizione dei Big Data sono gli
algoritmi.

La definizione di algoritmo reperibile sull’enciclopedia Treccani è la seguente:

Gli algoritmi sono quindi delle istruzioni che permettono di giungere alla
risoluzione di un problema. In relazioni ai Big Data, vengono creati degli
algoritmi che ne consentano l’analisi.
I Big Data, infatti, non avrebbero alcun senso di esistere se non si potessero
analizzare al fine di estrapolarne informazioni, da utilizzare poi per i fini specifici
di chi ne fa uso.

Ad analizzare queste grandi moli di dati, ovviamente, non provvedono gli esseri
umani, bensì le macchine, le nuove tecnologie apportate dalla quarta rivoluzione
industriale.

Queste, infatti, consentono di ricavare informazioni prive di errore ed in tempi


estremamente brevi.

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Figura 5

È qui quindi che possiamo introdurre il concetto di Intelligenza Artificiale.

L’AI (appunto Intelligenza Artificiale) è l’abilità conferita ad una macchina di


mostrare capacità umane come il ragionamento, l’apprendimento, la creatività.

Questo concetto è abbastanza complesso, poiché sappiamo che quando ci


riferiamo all’intelligenza umana e alle sue caratteristiche, pensiamo ad esse come
ad un tutto organico, non scomponibile in fattori.

Gli studi condotti sull’AI, invece, si riferiscono ad essa prendendo in esame le


singole capacità che la compongono. Così lo studio in ambito informatico ha
permesso di realizzare macchine capaci di svolgere funzioni anche molto
complesse, sicuramente non tanto evolute da eguagliare la mente umana, ma
abbastanza da poterne ripetere e, per alcuni aspetti, implementare alcune facoltà.

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L’intelligenza artificiale gioca ora un ruolo chiave, venendo in aiuto dell’uomo in


molti ambiti e con diverse metodologie:

 Realtà aumentata: permette all’utente di vivere esperienze uniche


attraverso l’utilizzo di dispositivi ludici;

 Recommendation Engine: riescono ad intuire le preferenze dell’utente


così da personalizzare gli annunci e le inserzioni da mostrare;

 Gbl: assistenti virtuali che possono comunicare con l’utente h24 tramite
chat.

Figura 6

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2.2 IoT. Applicazioni pratiche

Iniziamo questo paragrafo riprendendo la definizione di IoT data nel corso


propedeutico a questo:

In questo paragrafo approfondiremo in maniera più dettagliata le tecnologie IoT


utilizzate in ambito logistico al fine di ottimizzare i processi lavorativi.

Le aziende logistiche hanno alcuni obiettivi prioritari:

 Effettuare consegne Just – in – time;

 La visibilità della supply chain;

 La trasparenza del ciclo di vita dei prodotti;

 Offrire servizi di qualità.

I suddetti obiettivi sono diventati sempre più complicati da raggiungere e


necessitano quindi di soluzioni innovative.

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Le migliori applicazioni di IoT in logistica si occupano di:

Figura 7

Gestione della posizione

I sistemi di gestione della posizione consentono alle aziende di monitorare la


localizzazione dei veicoli, lo stato delle consegne e i vari spostamenti dei
conducenti.

Una volta effettuate le consegne, le notifiche arrivano direttamente al


responsabile.

Il motivo alla base del successo di questa tecnologia è la garanzia di poter


ottimizzare la gestione dei movimenti delle merci, snellendo i processi aziendali.

È proprio per questo che questa soluzione risulta essere ormai indispensabile ed
insostituibile.

Monitoraggio di inventario e magazzino

Questo aspetto è probabilmente il più importante per le aziende che si occupano


di logistica.

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La tecnologia di IoT adoperata per questa operazione si presenta sotto forma di


sensori.

Questi vengono posizionati all’interno del magazzino consentendo di tracciare gli


articoli presenti, monitorandone lo stato e la posizione e creando un sistema di
controllo smart ed efficiente.

Grazie all’aiuto di questi sensori, i dipendenti saranno in grado di prevenire


perdite, stoccare le merci in maniera sicura e localizzare in tempi brevi il prodotto
di cui si ha bisogno.

Analisi predittive

Le analisi predittive aiutano le aziende a creare strategie di sviluppo del business,


migliorando i rischi, facendo previsioni intelligenti e gestendo i rischi.

Le tecnologie di IoT riguardanti l’analisi predittiva trovano la loro applicazione


nella pianificazione di percorsi e consegne e nell’identificazione preventiva di
eventuali difetti, al fine di evitare che qualcosa non vada come previsto.

Tutto ciò consente la manutenzione preventiva o, in ogni caso, la sostituzione


tempestiva di eventuali parti di macchinari che risultino non essere efficienti.

Il fine ultimo è quindi quello di evitare che si verifichino incidenti.

Gestione della supply chain

Per la gestione della supply chain, oltre alle tecnologie IoT entra in campo anche
la tecnologia blockchain (catena di blocchi), al fine di soddisfare l’esigenza di
integrità della filiera, la trasparenza e la tracciabilità.

Le aziende, infatti, hanno bisogno di assicurarsi di poter tracciare e garantire il


ciclo di vita di tutti i loro prodotti.

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Questo fine è raggiungibile posizionando etichette smart e sensori di


identificazione a radiofrequenza, attraverso i quali monitorare le caratteristiche
del prodotto e le fasi di trasporto.

Ad ogni prodotto viene assegnato un ID digitale e tutti i dati che ne risultano si


registrano nella blockchain.

Veicoli a guida autonoma

I veicoli a guida autonoma fanno parte di quella categoria di tecnologie che sono
ancora in fase sperimentale, ma di cui potremo fare uso in un futuro non troppo
lontano.

Con molta probabilità, tra i settori che trarranno notevoli benefici


dall’integrazione di questa nuova tecnologia, c’è quello della logistica.

I veicoli a guida autonoma saranno progettati in questo modo: i dispositivi IoT


raccolgono i dati, il sistema li analizza e li trasforma in percorsi e indicazioni
stradali intelligenti.

L’obiettivo è quello di ridurre gli incidenti su strada e ottimizzare il traffico.

Consegne con drone

I droni sono tecnologie in grado di aggiungere velocità ed efficienza al lavoro in


azienda, soprattutto per quanto riguarda il settore della vendita al dettaglio.

Nel settore logistico, infatti, l’impiego di droni può garantire l’automazione di


processi aziendali attraverso:

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Figura 8

2.3 Phygital. Caratteristiche generali


Tra gli altri, un concetto chiave dell’innovazione, di cui ci andremo ad occupare
in questo paragrafo, è il phygital.

Questo neologismo deriva dalla fusione delle parole «physical» e «digital».

In pratica sta ad indicare l’integrazione, oramai caratteristica della nostra


contemporaneità, tra il mondo fisico e quello digitale.

Il phygital, quindi, è il concetto in base al quale è possibile utilizzare la tecnologia


per costruire un ponte tra il mondo digitale e quello fisico, allo scopo di fornire
agli utenti esperienze uniche, caratterizzate dall’interattività.

Questo fenomeno ha iniziato ad affacciarsi nel mondo del commercio già nel
2014, negli Stati Uniti, ma ha subito una spinta fortissima con l’avvento della
pandemia da Covid – 19.

Questa infatti, come sappiano, ha costretto le persone a mantenere il


distanziamento sociale, accelerando il processo di digitalizzazione in molti campi
(basti pensare all’incremento degli acquisti online, alla nascita dello smart
working o della didattica a distanza, a tutti quegli eventi che abbiamo sempre
vissuto in presenza e che, tutt’a un tratto abbiamo dovuto vivere solo
virtualmente).

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Ora come ora il phygital è presente a pieno titolo nelle nostre vite e non
abbiamo impiegato neanche troppo tempo ad abituarci.

Alcuni esempi concreti di phygital:

Figura 9

Le caratteristiche principali connesse al concetto di phygital sono tre:

 Immediatezza: garantire che le cose accadano nel preciso momento in cui


vengono richieste;

 Immersione: fare in modo che l’utente si senta parte integrante


dell’esperienza che si appresta a vivere;

 Interazione: generare uno scambio, per far sì che il processo di acquisto


preveda una parte più fisica ma anche una più emotiva.

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Figura 10

È fondamentale quindi puntare all’ottimizzazione dell’esperienza sia di coloro


che offrono prodotti phygital, sia dei clienti.

Questo obiettivo è raggiungibile attraverso l’utilizzo di strumenti diversificati che


offrano la possibilità di mantenere un contatto diretto, rispettivamente, con i
propri colleghi o con l’azienda.

È necessario quindi incrementare:

 la multicanalità, ossia l’uso combinato di molteplici canali per creare


relazioni e offrire servizi;

 l’omnicanalità, ossia la gestione sinergica di tutti i punti di contatto


esistenti tra l’azienda e i clienti.

Alcuni studi sostengono che il phygital prenderà piede principalmente in tre


ambiti:

• l’intrattenimento

• la comunicazione

• la costumer service

Ove, per quest’ultima si intende il servizio clienti, ovvero l’esperienza dei clienti
rispetto l’offerta di un servizio e/o di un prodotto.

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Inoltre, è stato affermato che, con molta probabilità, i consumatori ideali di tali
esperienze phygital saranno i Millennials e la Generazione Z, ossia i nati dal
1981 in poi.

Vediamo ora concretamente come il phygital ha migliorato la costumer


experience.

Un esempio lampante di phygital è Amazon Go.

È un supermercato ipertecnologico, lanciato dal colosso Amazon nel 2018, senza


casse né cassieri.

Per fare la spesa basta scaricare l’app di Amazon Go e creare un account tramite
il quale identificarsi in negozio.

La spesa del cliente viene controllata tramite sensori e telecamere posti all’interno
del supermercato e il conteggio dei prodotti avviene in maniera automatica grazie
a dei sistemi di AI.

Una volta terminata la spesa e usciti dal negozio, il conto viene presentato
direttamente sul proprio smartphone.

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Figura 11

2.4 Le tecnologie phygital nella logistica


Due promemoria:

Figura 12

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Figura 13

In ambito logistico il phygital descrive l’integrazione del flusso fisico dei


materiali e del flusso digitale delle informazioni durante tutto il processo,
dall’approvvigionamento fino alla fornitura.

L’approccio phygital favorisce la collaborazione tra tutti gli attori della supply
chain.

Adottando questo metodo di lavoro che prevede l’utilizzo delle moderne


tecnologie di automazione e digitalizzazione, è possibile velocizzare i processi
distributivi e decisionali e sostenere i flussi di prodotti in tempo reale e con tempi
brevi e continuativi.

L’adozione dell’approccio phygital apporta una serie di benefici.

Nelle seguenti slide descriviamo brevemente tali vantaggi relativi all’adozione del
phygital nel contesto della logistica.

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Tracciabilità e visibilità end-to-end dei processi

La tecnologia end – to – end include tutti gli step che fanno parte di una catena di
produzione in ambito logistico, dall’acquisto delle materie prime, fino alla
consegna dei prodotti nelle mani dei clienti.

Ogni componente del team della catena logistica deve conoscere tutti gli step di
vita dei prodotti.

Questa tecnologia, ancor più se supportata da un approccio phygital, consente di


abbreviare i tempi ed ottimizzare il rendimento della catena di distribuzione.

Migliore pianificazione dei riassortimenti

Nel mondo della quarta rivoluzione industriale è indispensabile che gli articoli
maggiormente richiesti dal mercato siano disponibili h24 e 7 giorni su 7.

Questo obiettivo necessita di un approccio caratterizzato da processi integrati e


sincronizzati tra loro, che devono essere contemporaneamente:

❑ sistemico

❑ collaborativo

In base a ciò che è stato precedentemente detto riguardo le tecnologie e gli


approcci phygital, in cui il digitale e il fisico sono posti uno al servizio dell’altro,
sembra che questi possano promettere un sostanzioso contributo in questa
direzione.

Riduzione di tempi e costi

La riduzione di tempi e costi nel processo di trasporto e consegna dei prodotti e


delle merci è un altro dei benefici apportati dalle tecnologie phygital.

In base a quelle che abbiamo detto essere, nel paragrafo precedente, le loro
caratteristiche principali (immersione, ma soprattutto immediatezza e

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interazione), è possibile capire come l’ottimizzazione dei tempi sia sicuramente


un beneficio ma prima di tutto un obiettivo che si pongono le aziende che
utilizzano queste tecnologie.

Inoltre, ciò si intreccia con l’obiettivo della sostenibilità, poiché si punta a ridurre
i costi delle emissioni (e quindi le emissioni stesse) e a saturare maggiormente i
mezzi, in modo da dover compiere meno viaggi.

Distribuzione «contact – free»

Le tecnologie phygital assumono in questo momento di pandemia anche un ruolo


centrale per soddisfare il bisogno e la necessità di non avere contatti con troppe
persone.

Esistono infatti soluzioni phygital che consentono di gestire materiali, attrezzi e


dispositivi di protezioni individuale (DPI) anche all’interno di un’unica macchina.

Queste macchine funzionano come una sorta di distributore automatico e


consentono la gestione autonoma e h24 dei pacchi da consegnare o da ritirare, sia
da parte dei dipendenti del settore logistico, che da parte degli utenti.

Come per AmazonGo, anche questi dispositivi funziona tramite autenticazione e


le tecnologie di IoT consentono un controllo totale sui movimenti che avvengono.

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3. L’automazione della movimentazione interna

3.1 L’automazione intelligente

Nel presente paragrafo approfondiremo il concetto di automazione, partendo da


una sua definizione generale fino ad arrivare all’analisi delle sue componenti
principali, in relazione al mondo della logistica 4.0

Figura 14

La definizione di automazione che troviamo sull’enciclopedia Treccani è la


seguente:

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L’automazione in ambito logistico aumenta la competitività generale di


un’azienda.

Attualmente è possibile parla di automazione intelligente, anche se in realtà le


aziende e le imprese che hanno avviato il loro processo di automazione sono
ancora di un numero ridotto.

In realtà questa sembra essere un’iniziativa entusiasmante e, spesso e volentieri,


viene presentata nei summit come importante innovazione per il futuro.

È possibile pensare all’automazione intelligente come ad un derivato


dell’intelligenza artificiale.

L’AI, infatti, è il componente principale delle nuove tecnologie, dette, per


l’appunto, intelligenti. Questa si serve dei set di dati a cui ognuno di noi la espone
(come abbiamo visto nel modulo precedente a proposito della creazione dei Big
Data) ed è ormai diffusa in tutti i campi della nostra vita.

L’automazione intelligente è basata sull’intelligenza artificiale, ma il suo impiego


è circoscritto ad attività di «apprendimento»

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Queste tecnologie, infatti, sono in grado di «apprendere» e di «ricordare» le azioni


apprese al fine di ripeterle quando la situazione lo richieda (ad es. alcune abilità
di apprendimento consentono di anticipare le esigenze degli utenti).

L’automazione intelligente ha sicuramente tutte le potenzialità per implementare


i guadagni di imprese e aziende, ma, queste tipologie di macchinari devono essere
collocate con attenzione all’interno della propria attività, al fine di ottimizzarne il
rendimento.

Gli obiettivi dell’automazione intelligente sono quelli di:

 Fornire informazioni;

 Ridurre i costi;

 Incrementare velocità ed accuratezza.

È possibile individuare almeno cinque modalità per sfruttare al meglio


l’automazione intelligente all’interno di un’azienda.

Cattura intelligente

La cattura intelligente può essere considerata il fulcro dell’automazione


intelligente.

Essa consente di:

 Catturare, analizzare e classificare i dati;

 Velocizzare i processi;

 Ridurre i costi;

 Ridurre gli errori;

 Eliminare totalmente il cartaceo.

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Automazione dei processi

I processi che hanno passaggi e risultati prevedibili possono essere ottimizzati con
l’automazione intelligente.

L’automazione dei processi, infatti, consente di:

 Inoltrare documenti;

 Recuperare informazioni pertinenti;

 Automatizzare compiti basati su regole;

 Bilanciare i carichi di lavoro;

 Inviare notifiche.

Customer Communication Management

La CCM, ossia la gestione delle comunicazioni con i clienti, consente di


ottimizzare l’esperienza dei clienti, ma anche quella dei dipendenti.

La CCM consente di:

 Categorizzare e riassumere i contenuti per semplificarne l’utilizzo;

 Creare e distribuire automaticamente documentazione personalizzata;

 Veicolare le comunicazioni alle persone giuste nel momento giusto.

Automatizzazione della scelta dei documenti da conservare o da eliminare

Strumenti di questo tipo permettono alle imprese che gestiscono grandi quantità
di dati di gestirli nella maniera migliore. Ciò è utile soprattutto nel caso di dati
sensibili o riservati.

Questo tipo di automatizzazione consente di:

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 Automatizzare la conservazione di dati;

 Assicurare che i dati presenti nei documenti archiviati siano conformi alle
norme di riferimento;

 Automatizzare la distribuzione di questi particolari documenti, secondo le


linee guida delle normative.

3.2 RPA

Nel paragrafo precedente abbiamo descritto brevemente quattro delle cinque


modalità con cui utilizzare l’automazione intelligente. La quinta è la Robotic
Process Automation.

Figura 15

L’automazione robotica dei processi (RPA o Robotic Process Automation)


prevede l’impiego di robot per eseguire attività ripetitive che venivano in
precedenza eseguite dagli umani.

Le attività che possono eseguire sono, ovviamente, attività semplici, ma l’impiego


dei bot offre sicuramente dei vantaggi, poiché contribuisce a rendere più efficiente
l’azienda nell’ambito della strategia di gestione dei processi.

Negli ultimi anni è aumentata esponenzialmente la richiesta di RPA, poiché i


bisogni delle imprese sono sempre più orientati verso l’ottimizzazione di costi e
tempi, vista la competitività del mercato contemporaneo.

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Un aspetto che bisogna sottolineare è che, quando parliamo di automazione


robotica dei processi, non ci riferiamo a dei robot fisici, bensì a dei bot software.

Questi ultimi si occupano principalmente di attività semplici e compilative come


il data entry la preparazione di fatture, ma anche attività più complesse come
l’assistenza clienti e la risoluzione di problemi (basti pensare a quante volte
abbiamo chattato con dei bot, specialmente quando compiamo acquisti online).

Uno dei principali vantaggi dei bot è che essi possono essere attivi h24 con costi
molto contenuti.

I rischi comportati dall’utilizzo di queste tecnologie, invece, sono veramente


pochi.

Le soluzioni RPA si dividono in due categorie:

Figura 16

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Bot RPA con intervento umano

• Gestiscono solitamente le attività di front office.

• Il loro funzionamento è accompagnato dalla presenza umana o, in


alternativa, possono essere avviati da eventi di sistema.

Bot RPA senza intervento umano

• Gestiscono solitamente le attività di back office, come la gestione dei dati


su server.

• Non necessitano di intervento umano e perciò possono essere attivato da


eventi o programmati per eseguire compiti in maniera pianificata.

I bot software RPA presentano sicuramente delle caratteristiche che li


accomunano e li rendono simili all’intelligenza artificiale.

Tuttavia, al momento, le tecnologie Robotic Process Automation, sono


manchevoli di una qualità centrale dell’IA, ossia la capacità di apprendimento e
di conseguente miglioramento nel tempo.

I bot RPA, infatti, sono in grado di ripetere infinite volte sempre la stessa attività,
evitando in linea di massima gli errori.

Nonostante ciò, non sono in grado di apprendere e nel momento in cui dovesse
essere modificato un elemento dell’attività che svolge normalmente, il bot non
sarà più in grado di comprenderla e dovrà essere riprogrammato e riaddestrato.

Per quanto riguarda l’ambito logistico, le tecnologie RPA possono apportare


grandi vantaggi e svolgere varie funzioni.

Tra queste annoveriamo:

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 Tracciamento della spedizione: il bot può ricevere e inviare notifiche


riguardo gli orari di ritiro, eventuali ritardi o emettere ricevute elettroniche
automatiche;

 Controllo scorte;

 Gestione acquisti: vengono inseriti criteri automatizzati attraverso i quali


i bot sa quando e quanto acquistare, e a che prezzi;

 Emissione di documentazione intelligente, con rapidità e senza errori.

Figura 17

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3.3 Automazione dei processi

L’aspetto di cui ci occuperemo in questo terzo paragrafo riguardante


l’automazione intelligente è l’automazione dei processi

Figura 18

La quarta rivoluzione industriale, e la sua conseguente trasformazione digitale,


hanno ridisegnato e ancora continuano a ridisegnare i modi di agire delle imprese,
le quali devono adattarsi sempre di più alla nuova forma del mercato.
Quest’ultimo grazie appunto alla digitalizzazione infatti è sempre maggiormente:
❖ competitivo
❖ rapido
❖ automatizzato
Abbiamo più volte sottolineato come la digitalizzazione e l’automazione dei
processi siano due pilastri fondamentali per mercato contemporaneo e come
contribuiscano a rendere le aziende maggiormente competitive.

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Ma cosa si intende per automazione dei processi?

È in primo luogo una pianificazione che si pone l’obiettivo di ridurre costi ed


inefficienze, aumentando di conseguenza l’efficacia e l’efficienza.

Oggi l’automazione dei processi prevede sempre di più l’uso di software,


applicazioni e piattaforme digitali che supportano le aziende nel raggiungimento
di questo obiettivo.

Per giungere ad automatizzare i processi aziendali è opportuno analizzare


preventivamente le caratteristiche dell’azienda in questione. In secondo luogo si
potrà procedere alla scelta degli strumenti considerati più idonei.

L’automazione dei processi si basa su tre principi fondamentali:

1. Gestione centralizzata dei processi: consiste nella gestione di tutti i


processi tramite una sola applicazione o piattaforma;

2. Integrazione tra funzioni: consiste nel garantire l’accesso a tutti i


comparti aziendali che contribuiscono a quel determinato processo. Questi
ultimi infatti, spesso e volentieri, sono trasversali, ossia coinvolgono più
comparti;

3. Esecuzione automatica: consiste nel far svolgere alle macchine la maggior


parte delle attività ripetitive svolte fino a quel momento dai dipendenti.
Questi ultimi avranno il ruolo di controllare ed eventualmente migliorare il
lavoro automatico dei macchinari.

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Figura 19

L’automazione dei processi apporta all’azienda vari benefici, diversi da quelli


immediatamente intuibili come l’ottimizzazione di tempi e costi.

Tra questi benefici ritroviamo:

 Migliore comunicazione tra ruoli e reparti: automatizzare i processi


renderà più fluida la comunicazione, diminuendo di molto il flusso di email
e telefonate tra i diversi reparti. Inoltre, l’automatizzazione permette che i
vari stati dei processi siano resi visibili a tutti, per cui ogni dipendente saprà
cosa fare e in che modo, senza dover chiedere spiegazioni. Infine, la
gestione centralizzata permette il tracciamento di tutte le informazioni,
diminuendo il rischio di perderle;

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 Aumento del controllo: la gestione centralizzata ed automatizzata dei


processi consente di conoscere in tempo reale lo stato di ognuno di essi.
Ciò è facilmente riscontrabile, ad esempio, quando si parla di eCommerce
e di vendita online: lo stato di evasione di ogni spedizione sarà visibile sia
per chi vende sia per chi acquista.

 Riduzione di inefficienze ed errori: il lavoro umano è maggiormente


incline ad errori, incomprensioni o equivoci. Tutto ciò si traduce in
inefficienza e, di conseguenza, in maggiori costi aziendali. L’automazione
dei processi limita l’intervento umano e stabilisce modalità di lavoro
precise ed automatiche, aumentando l’efficienza e l’efficacia della catena
produttiva;

 Azioni correttive tempestive: in aziende non ancora automatizzate, spesso


per correggere dei processi, bisogna attenderne il completamento o,
addirittura, che si sommino più problematiche. Centralizzandoli e
automatizzandoli, invece, sarà più semplice individuare eventuali
problematiche e correggerle tempestivamente.

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Figura 20

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3.4 Automazione cognitiva

Concludiamo questo modulo con la descrizione dell’ultimo aspetto


dell’automazione dei processi: l’automazione cognitiva.

Figura 21

Prima di tutto è importante operare una distinzione tra automazione industriale


e automazione cognitiva.

Per automazione industriale intendiamo la sostituzione dell’attività umana con


macchinari e robot, magari anche di ultima generazione.

Accanto a questo tipo di automazione, però, ne sta nascendo un’altra, in cui la


figura del dipendente umano sta gradualmente riprendendo il suo posto.

L’operatore, infatti, diviene egli stesso parte integrante delle nuove tecnologie,
giungendo ad essere in grado di eseguire i compiti tradizionali in maniera più
efficiente.

Ma come può un operatore diventare parte integrante delle tecnologie?

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La risposta sta nei wearable device, ossia i dispositivi indossabili.

Tra i più comuni oggi possiamo ritrovare, ad esempio, gli smartwatch, piccoli
computer a portata di polso, ma anche gli strumenti di realtà aumentata rientrano
in questa categoria.

Questa forma di automazione è detta quindi cognitiva poiché restituisce capacità


informativa e decisionali agli operatori, consentendo, di conseguenza, una
maggiore occupazione, poiché l’uomo torna ad essere protagonista nel mondo del
lavoro, riprendendosi parte dello spazio che gli era stato rubato dai macchinari.

Ad oggi possiamo distinguere tra grandi gruppi di wereable device:

 Complex Accessories: sono quei dispositivi che per essere completamente


operativi necessitano di essere connessi ad altri dispositivi. Questo potrebbe
essere il caso degli orologi senza sim o dei braccialetti utilizzati per
monitorare l’attività fisica (i dati di entrambi questi device necessitano di
essere scaricati su un altro hardware per essere leggibili);

 Smart Accessories: sono dispositivi che si connettono alla rete e possono


svolgere alcune funzioni senza il bisogno del supporto di altri dispositivi;

 Smart Wereables: dispositivi completamente autonomi. Essi riescono a


connettersi a Internet, ma anche a navigare ed eseguire download di file.

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Figura 22

L’automazione cognitiva estende tutta la gamma di azioni correlate all’RPA. Tra


le due tipologie di tecnologie esistono però delle sostanziali differenze:

 Ambiti di applicazione differenti

Le tecnologie RPA possono essere utilizzate per automatizzare attività ripetitive,


che non necessitano dell’intervento umano, utilizzando i bot software.
L’automazione cognitiva, invece, interviene come una branca dell’IA ed aiuta ad
automatizzare processi più complessi che richiedono, in ogni caso, un intervento
umano;

 Tecnologie divergenti

Le RPA si basano su tecnologie di base, mentre l’automazione cognitiva utilizza


tecnologie più avanzate;

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 Differenti metodologie di automazione

L’RPA segue il principio «se – allora», si basa su regole predeterminate ed è una


tecnologia orientata ai processi.

L’automazione cognitiva, invece, ha le sue proprie regole e imita il


comportamento umano; inoltre è una tecnologia basata sulla conoscenza;

 Differenza nell’elaborazione dati

Le tecnologie RPA lavorano su dati standardizzati e solo quando questi sono in


formato strutturato o semi – strutturato.

Le tecnologie di automazione cognitiva, invece, possono servirsi anche di dati


non strutturati per svolgere le proprie azioni.

RPA e Automazione cognitiva presentano inoltre delle differenze anche per


quanto riguarda i vantaggi apportati.

Figura 23

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4. Intelligent Transportation Systems (ITS) e Digital twin

4.1 I sistemi di trasporto intelligente

Per sistemi di trasporto intelligente (noto con l’acronimo ITS che equivale a
Intelligent Transport o Transportation Systems) si fa riferimento all’applicazione
delle conoscenze teoriche e pratiche di natura scientifica al ramo dei trasporti.

In particolare, i concetti e i metodi integrati a tale settore sono provenienti dalle


seguenti discipline:

 il ramo delle telecomunicazioni

 la scienza dell’informatica

 l’ingegneria elettronica

Nasce pertanto, la disciplina nota come «ingegneria dei trasporti».

Tra le prime ragioni per cui nasce l’esigenza di studiare e applicare nuovi metodi
al settore dei trasporti risiede la risoluzione dei problemi indotti dalla congestione
stradale, nota in gergo come traffico.

Tale fenomeno, a sua volta, è la conseguenza di fattori come:

❑ Crescita della motorizzazione

❑ Crescita demografica

❑ Densità non omogenea della popolazione

❑ Maggiore urbanizzazione

A causa dei suddetti fattori, si è reso necessario controllare la viabilità e


l’inquinamento prodotto mediante metodi maggiormente accurati, basati sulla
simulazione in tempo reale.

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In generale, il mondo dei trasporti risulta essere molto complesso e composto da


varie fasi, le quali possono essere riordinate cronologicamente partendo dalla
pianificazione, ovvero il chiarimento dei requisiti, dei limiti, degli obiettivi che
un determinato sistema di trasporto deve possedere per rispondere adeguatamente
ad un certa domanda; la progettazione, intesa come lo sviluppo di un progetto
sulla base dei fattori emersi dalla fase di pianificazione; l’esercizio e l’utilizzo dei
sistemi di trasporto e la gestione.

La gestione di un bene riguarda aspetti che interessano il modo in cui si arbitra un


sistema e naturalmente include l’importante concetto di manutenzione (ordinaria
o straordinaria) al fine di preservare al meglio la vita dello stesso bene.

Figura 24

Tra le varie tecnologie che abbracciano il mondo dei sintemi di trasporto


intelligente ritroviamo le comunicazioni wireless, con particolare riferimento a
quelle a breve raggio, ovvero al di sotto di una certa soglia di distanza

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(generalmente intorno ai 500 m) a causa della richiesta di infrastrutture


eccessivamente complesse (o costose) richieste per raggi maggiori.

Altre dati e informazioni possono essere recepiti mediante i cosiddetti cicli


induttivi posizionati sulle infrastrutture (strade, ponti, cavalcavia, viadotti, ecc.)

Nel dettaglio tali sensori sono posizionati al di sotto del manto di usura delle
strade e permettono di rilevare informazioni circa i veicoli che transitano, come
ad esempio:

❖ il numero di veicoli che in un determinato range temporale attraversa quel


punto di infrastruttura;

❖ la velocità di ogni veicolo;

❖ le caratteristiche dei veicoli come (la lunghezza e il peso);

Naturalmente, nel caso in cui riescano a dedurre maggiori informazioni (con


particolare riferimento alle ultime due dell’elenco appena descritto) possono
definirsi maggiormente sofisticati e di generazione superiore.

I sensori possono essere posizionati anche direttamente sui singoli veicoli o su


elementi esterni sia ai veicoli sia alla strada.

È il caso di sensori posizionati ad esempio su semafori o su dispositivi esterni


portatili: gli smartphone.

In tal caso si parla di Floating cellular data, il cui acronimo risulta essere FCD.

Tali sistemi sostituiscono in modo più efficiente le classiche antenne, le quali sono
distribuite uniformemente tra le nostre metropolitane.

I vantaggi di tale tecnologia rispetto ai metodi tradizionali di controllo del traffico


sono molteplici. I più rilevanti sono indicati di seguito:

▪ copertura maggiore (essendo presenti praticamente ovunque)

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▪ costi minori

▪ maggiore affidabilità e continuità anche in condizione atmosferiche avverse

▪ oneri di manutenzione minimi

▪ velocità di elaborazione maggiore

Esempi comuni di applicazione dei sistemi di trasporto intelligente:

Figura 25

4.2 Esempio applicativo di ITS


In tale lezione, citiamo un esempio concreto di trasporto intelligente nel mondo
della logistica.

Un classico esempio è quello del trasporto del vino, un prodotto alimentare molto
delicato e spesso soggetto a viaggi molto lunghi.

Generalmente, il vino è trasportato attraverso dei container.

Quest’ultimi a loro volta sono trasportati mediante diversi sistemi di trasporto.


Nel caso in esame, comunemente, tali container viaggiano su navi per lunghi
periodi.

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Appare chiaro quindi che il prodotto, soggetto a sbalzi di temperatura, può


danneggiarsi e non giungere a destinazione nelle sue condizioni ottimali.

Anche eccessivi movimenti, possono naturalmente danneggiare irreversibilmente


il prodotto.

Alla luce di ciò, quali possono essere le soluzioni da adottare?

Le soluzioni più comuni ed efficaci sono:

➢ fodere termiche, al fine di garantire una temperatura costante del prodotto


ed evitare quindi pericolosi shock termici;

➢ dispositivi noti come «data logger» capaci di rilevare ad intervalli regolari


la temperatura del prodotto.

In realtà, i data logger non sono prettamente solo in grado di rilevare la


temperatura ma a seconda del tipo di dispositivo possono rilevare differenti
grandezze, definite segnali in ingresso.

Figura 26

Alcune tipologie di segnali in ingresso (o input) possono essere:


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• Temperatura

• Pressione

• Umidità relativa

• PH

• Accelerazione

• Urto o impatto (movimento improvviso)

Ma anche altre, che non riguardano principalmente il trasporto di beni come:

o l’illuminazione (on/off)

o corrente (voltaggio continuo o alternato)

o termocoppia

Inoltre, vi sono vari modelli (in base alle caratteristiche elencate


precedentemente). Tra queste i più diffusi in commercio sono:

Figura 27

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A tali soluzioni maggiormente consolidate è possibile integrare le soluzioni IoT


assieme all’impiego della tecnologia del cloud computing.

È possibile in tal modo acquisire le informazioni d’interesse (in tal caso la


temperatura) in tempo reale e in modo continuo mediante i sensori IoT e
analizzare i dati attraverso l’impiego della tecnologia cloud.

In particolare, mediante il cloud è possibile usufruire di differenti algoritmi come


quelli di machine learning o intelligenza artificiale al fine di tracciare, gestire e
controllare costantemente il prodotto durante il trasporto, assicurando di condurlo
nelle sue condizioni ottimali a destinazione.

Figura 28

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Figura 29

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4.3 Inquadramento del Digital Twin

Nell’ambito di tale corso abbiamo affrontato diverse tecnologie.

In particolare, sono stati analizzati aspetti inerenti:

➢ ai Big Data e le relative applicazioni nel campo della logistica ponendo


attenzione alle modalità in cui sono generati tali dati;
➢ al mondo IoT e ai sensori fondamentali per tracciare e gestire al meglio i
prodotti durante il loro trasporto;
➢ all’approccio Phygital, che combina la tecnologia e il mondo del digitale a
quello fisico costituito da persone e oggetti;
➢ all’intelligente transport o transportation systems (ITS), particolarmente
utile al fine di ottimizzare il trasporto del bene al fine di preservare al
meglio la qualità e l’integrità del prodotto.

Figura 30

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In tale paragrafo ci occuperemo di un ulteriore importante concetto nel settore


della logistica: il digital twin.

In realtà, il digital twin (letteralmente tradotto come «copia digitale») non risulta
essere esclusivamente connesso alla logistica, ma rappresenta uno dei pilastri del
mondo della IV rivoluzione industriale.

Infatti, con tale termine si intende la realizzazione di una copia non materiale di
un determinato prodotto o progetto.

Figura 31

Ad esempio, al fine di inquadrare al meglio tale concetto, analizziamo di seguito


uno degli impieghi maggiori di tale approccio.

Nell’ambito delle costruzioni civili e della progettazione vi un importante


approccio emergente che viene definito BIM.

Il BIM risulta essere l’acronimo di:

❑ Building
❑ Information
❑ Model/Management/Modeling

Nel dettaglio, si tratta di un nuovo modo di modellare e gestire il modello


attraverso le sue informazioni.

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Alla base di tale sistema vi è il concetto di digital twin.

Sempre nell’ambito di un determinato progetto, il quale può riferirsi anche alla


progettazione di un prodotto articolato o ad un sistema complesso come quello
dei trasporti, tale digital twin rappresenta il prodotto stesso nella sua evoluzione
proiettato nel digitale.

Ogni prodotto conterrà al suo interno molteplici informazioni che rappresentano


tutte le caratteristiche del prodotto stesso e del processo di progettazione, gestione
e distribuzione dello stesso.

Nel dettaglio, generalmente le informazioni sono assegnate al prodotto o al bene


sotto forma di attributi e comunemente sono di tipo parametrico.

Le informazioni di tipo parametrico permettono di poter esportare il prodotto


digitale su diversi programmi e applicazioni.

Per chiarire maggiormente le idee forniamo un esempio completo delle


potenzialità del digital twin.

Immaginiamo di dover realizzare e progettar un prodotto, il quale per fissare le


idee può essere un dispositivo elettronico.

La progettazione dello stesso prevede diverse fasi e può coinvolgere diverse figure
professionali ognuna delegata a curarne un aspetto.

Ad esempio, nella realizzazione del medesimo prodotto vi saranno figure


maggiormente tecniche il cui compiti saranno inerenti agli aspetti tecnologi e
pratici; vi saranno delle figure che rappresentano l’azienda e quindi il committente
del progetto (ovvero, colui che richiede la realizzazione dello stesso); figure

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delegate al settore marketing e commerciale e così via a seconda del particolare


tipo di prodotto da realizzare.

Ogni prodotto è caratterizzato tra le altre cose da una rappresentazione grafica


dello stesso, la quale può essere bidimensionale (2D) o tridimensionale (3D); dai
tempi di realizzazione e dai rispettivi costi.

La dimensione dei tempi è nota come 4D mentre quella dei costi come 5D.

A queste si aggiungono anche le dimensioni 6D che rappresenta le informazioni


inerenti alla sostenibilità del prodotto; la 7D che equivale alla manutenzione e
gestione dello stesso e la 8D connessa alla sfera della sicurezza.

Per cui, un prodotto può essere rappresentato digitalmente mediante diverse


informazioni relative a molteplici aspetti. In tal modo un oggetto può divenire
sempre più realisticamente la copia digitale di quello reale.

Figura 32

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4.4 Le potenzialità dei Digital Twins nella logistica

Nel paragrafo precedente abbiamo inquadrato il concetto di digital twin,


comprendendone il significato generale.

Nell’ultima lezione di tale modulo comprenderemo quali sono le potenzialità dei


digital twins nell’ambito del settore della logistica e le relative applicazioni
pratiche.

Innanzitutto, essendo i digital twin sono modelli digitali che puntano a


rappresentare puntualmente un prodotto nella molteplicità di aspetti di cui è
composto, è possibile attraverso essi simulare diversi scenari.

Ad esempio, è possibile modificare il prodotto e comprendere gli effetti delle


variazioni effettuare senza attuarle nella realtà.

Questo permette:

• di valutare diversi scenari e analizzare i differenti effetti relativi ad ognuno


di esso sull’intera catena di distribuzione

• evitare errori;

• ridurre esponenzialmente i rischi e i margini di incertezza.

Oltre, a modificare le caratteristiche di un prodotto è possibile simulare anche la


variazione di una fase del processo produttivo.

Ad esempio, è possibile sperimentare alcune variazioni sul processo di


imballaggio dei prodotti al fine di:

❑ ottimizzare la conservazione e l’integrità del bene

❑ velocizzare l’imballaggio

❑ ridurre l’impatto ambientale di tale sottoprocesso

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❑ minimizzare i costi di imballaggio

❑ sperimentare prodotti innovativi

❑ impiegare rivestimenti maggiormente resistenti

❑ ridurre il peso dell’imballaggio

❑ semplificare la fase operativa

Alla luce di ciò, si comprende che i motivi di adottare variazioni possono essere
molteplici. Nel tempo, al fine di mantenere un buon livello di competitività con
altre aziende in termini di qualità e costi è richiesta una continua capacità di
adattamento e di aggiornamento.

Per cui il digital twin, permettendo agevolmente analisi predittive su ipotesi di


modifiche, si conferma essere uno strumento sempre maggiormente utile.

Figura 33

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I digital twins condurranno a modificare l’attuale concetto di supply chain,


conducendo ad una significativa ottimizzazione della catena di distribuzione
attraverso, tra le diverse cose, a ciò che viene definito il twinning process.

Attraverso il termine «twinning process» ci si riferisce al processo incrementale


di creazione di modelli digitali.

Ogni modello successivo parte dal modello precedente e integra nuove


informazioni e attributi.

Tali parametri saranno testati e quelli accettati a valle della simulazione


costituiranno la base del successivo modello.

Il processo viene reiterato fino a giungere al modello finito, ovvero quello a cui
sarà ispirata fedelmente la realtà.

Per comprendere maggiormente lo schema logico alla base del twinning process,
osserviamo il seguente diagramma di flusso.

Si parte dalla creazione del primo modello. Tale modello conterrà le informazioni
basilari che caratterizzano il prodotto o il processo da descrivere. Saranno inserite
nel primo modello diverse variabili si impiegheranno algoritmi di simulazione
differenti a seconda del caso specifico in esame.

A tal punto vi sarà una fase di verifica (la fase 2), a valle di questa alcuni dei
parametri incerti saranno eliminati conservando quelli che hanno ottenuto esito
positivo dalla fase 2. Si ottiene a tal punto un secondo modello avente le
informazioni aggiornate a seguito delle verifiche.

Le fasi 1, 2 e 3 saranno ripetute n volte finché non ci riterrà soddisfatti del modello
finale.

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Figura 34

Un altro aspetto che risente positivamente dell’impiego dei digital twins è la


manutenzione.

Vi sono varie tipologie di manutenzione, le quali possono essere principalmente


essere raggruppate in tre insiemi:

➢ Manutenzione predittiva

➢ Manutenzione preventiva

➢ Manutenzione risolutiva

La manutenzione preventiva è applicata con una certa regolarità, quella risolutiva


a valle del verificarsi di un danno per ripristinare le funzionalità del bene. La
prevenzione predittiva, invece, è attuata ogni volta in cui le analisi di simulazione
evidenzino la necessità al fine di evitare effetti dannosi. I digital twins risultano
essere uno strumento capace di supportare l’attuazione dalla manutenzione
predittiva, ottimizzando la manutenzione del bene (come ad esempio gli impianti
di un’industria).

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Concludendo schematizziamo i vantaggi dell’impiego dei modelli virtuali


all’interno dei processi logistici.

Figura 35

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5. Le funzioni della Supply Chain


5.1 Introduzione alla Supply Chain
In questo modulo approfondiremo il tema della supply chain, di cui è già stato
fatto un rapidissimo accenno nel corso propedeutico a questo.

Supply chain è, letteralmente, catena di approvvigionamento. Con questa


espressione intendiamo il processo che trasferisce prodotti e servizi dai fornitori
fino ai clienti, permettendone quindi l’immissione sul mercato.

È quindi un processo lungo e che coinvolge molte figure professionali: da coloro


che si occupano dell’approvvigionamento delle materie prime, fino ad arrivare a
coloro che si occupano della distribuzione del prodotto.

Riportiamo qui la linea del tempo già presentata nel corso precedente al fine di
riportare visivamente alla memoria quali sono stati i passaggi evolutivi della
logistica dagli anni Cinquanta fino ad oggi.

Figura 36

Parallelamente, riportiamo qui la breve spiegazione data riguardo al concetto di


Supply Chain.

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Il termine Supply Chain compare per la prima volta agli inizi del Novecento,
riferito ancora ad un contesto bellico.

Abbiamo infatti già visto come la logistica si sia spogliata della sua connotazione
tipicamente bellica solo dopo il secondo conflitto mondiale, estendendosi
finalmente al settore economico e industriale.

Negli anni Quaranta e Cinquanta, infatti, la logistica inizia ad affacciarsi


principalmente ai seguenti mondi:

 al settore della meccanizzazione

 al ambiente della movimentazione del magazzino

 al campo dell’organizzazione del magazzino

Un ulteriore concetto fondamentale è quello di «unità di carico». In particolare,


risulta essere un concetto che caratterizza la logistica moderna, anche detta
logistica 4.0.

Possiamo distinguere tre livelli di unità di carico:

1. Un primo livello che è rappresentato dai colli che contengono i prodotti;

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2. Un secondo livello, che è quello generalmente presente nei magazzini, al


quale ci riferiamo quando parliamo di pallet o contenitori stoccabili su
scaffalature o simili;

3. Infine, il terzo livello è quello che riguarda i container e quindi la fase di


trasporto.

Ad oggi, grazie all’integrazione dei sistemi informativi e la loro conseguente


implementazione nei processi aziendali, è possibile parlare di Supply Chain
Integrata.

Quest’ultima ha la caratteristica principale di consentire l’analisi, la previsione e


l’intercettazione della domanda dei consumatori per ottimizzare la produzione, la
vendita e lo smistamento dei prodotti.

La Supply Chain Integrata si serve, per assolvere alle suddette funzioni, di


innovativi software gestionali, grazie ai quali è possibile mantenere contatti
continuativi tra l’interno e l’esterno dell’azienda, coinvolgendo ed interfacciando
tutte le risorse coinvolte.

Software gestionali utilizzati nella Supply Chain

Attualmente i software che vanno per la maggiore nell’ambito della Supply Chain
sono i sistemi ERP (Enterprise Resource Planning).

Inizialmente nati come software dedicati alla gestione di un singolo dipartimento


o processo, spesso ne convivevano, all’interno della stessa azienda, più di uno.

Ad oggi, nelle aziende viene utilizzato un unico software e abbiamo già visto
quanti e quali possano essere i vantaggi della centralizzazione dei processi e della
gestione dei dati.

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Questi software mettono quindi in relazione una serie di processi e ne consentono


lo scambio di dati, garantendone l’integrità grazie all’utilizzo di un’unica fonte di
informazioni.

Ora come ora questi sistemi sono fondamentali per la gestione delle catene di
approvvigionamento delle aziende, le quali necessitano di queste tecnologie quasi
al pari dell’energia elettrica per far funzionare l’intero comparto.

Approfondiremo però l’argomento ERP nel prossimo paragrafo, poiché il mondo


che c’è dietro l’impiego di questi software è realmente vasto e complesso.

5.2 ERP

I software ERP si basano su un’unica struttura di dati definita, chiamate anche


schema, la quale ha la caratteristica di condividere un database comune.

Questa caratteristica consente di connettere tutte le persone e i sistemi che


utilizzano quel determinato database, facendo dell’ERP un veicolo per
l’integrazione di persone, tecnologie e processi all’interno delle aziende moderne.

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I dati, infatti, come abbiamo abbondantemente sottolineato, rappresentano la linfa


vitale delle aziende moderne e questi software centralizzati ne consentono la
raccolta, l’organizzazione e l’analisi, nonché la loro distribuzione a tutti coloro
che ne hanno bisogno per svolgere il proprio lavoro.

L’utilizzo dei software ERP apporta all’azienda che se ne serve tutta una serie di
vantaggi, conseguenza, generalmente, dell’integrazione di tutti i dati all’interno
di quest’unica banca.

I vantaggi più significativi sono:

➢ Migliori insight di business, generati da informazioni in tempo reale;

➢ Riduzione dei costi operativi e di gestione, grazie a sistemi uniformi e


integrati;

➢ Aumento della collaborazione tra coloro che condividono i dati;

➢ Aumento dell’efficienza, grazie a processi ben definiti;

➢ Infrastruttura omogenea che coinvolge tutti i campi, dal back office al


front office;

➢ Riduzione dei rischi, grazie alle caratteristiche dei dati prodotti.

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Figura 37

Spesso gli ERP vengono identificati con i Financials. In realtà i due termini non
sono intercambiabili.

Con il termine Financials si fa riferimento ad alcuni moduli all’interno dell’ERP,


che si riferiscono al reparto Finance dell’azienda e riguardano perciò aspetti come:

• la contabilità,

• la gestione dei ricavi,

• la fatturazione,

• le sovvenzioni,

• la gestione delle spese.

I Financials, quindi, gestiscono una parte dell’azienda, mentre i software ERP le


gestiscono tutte, inglobando anche Financials.

L’ERP include tutte le funzionalità della Supply Chain, quali:

 Inventario;

 Produzione;

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 Manutenzione;

 Gestione ordini;

 Gestione dei rischi;

 Gestione delle risorse umane e materiali;

 Gestione delle relazioni con i clienti.

A partire dagli anni Novanta l’adozione di software ERP è cresciuta in maniera


esponenziale, e così anche il loro costo.

Nel frattempo, però, la tecnologia si è evoluta con sempre maggiore rapidità,


rendendo ben presto obsoleti i sistemi ERP appena adottati.

Così è entrato in gioco il SaaS (Software as a Service). Questo si inserisce nel


mercato come software cloud che distribuisce ERP.

Il SaaS è in grado di ridurre i costi, eliminando la necessità di acquistare software,


hardware ed eventuali aggiornamenti.

Le risorse materiale possono quindi essere utilizzate per compiere altre spese e,
nonostante ciò, l’azienda rimane sempre aggiornata all’ultima versione del
software ERP utilizzato.

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Figura 38

5.3 Supply Chain Management. Concetti introduttivi

Dopo aver analizzato le caratteristiche principali della supply chain e quelle dei
software ERP, analizzeremo in questo paragrafo la supply chain management.

La supply chain management (SMC) è un elemento assolutamente centrale nella


logistica 4.0.

Mentre quando parliamo di catena di approvvigionamento, ci riferiamo


all’articolato processo che va, appunto, dall’approvvigionamento di materie prime
fino alla consegna del prodotto finale ai clienti, quando parliamo di supply chain
management, ci riferiamo alla gestione del suddetto processo. Possiamo pensarla
come una sorta di rete che mette in collegamento aziende, fornitori e clienti.

L’espressione supply chain management fu utilizzata per la prima volta nel 1982
da due studiosi, Oliver e Webber, che si riferivano ad essa per indicare
semplicemente la gestione del magazzino. In seguito furono coniate altre

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definizioni, attraverso le quali siamo giunti al significato che attribuiamo noi oggi
all’espressione in esame.

Nel 2007 The Council of SCM Professionals ha così definito il supply chain
management: «comprende la pianificazione e la gestione di tutte le attività
coinvolte nella ricerca, nella fornitura, nella conversione e nella gestione delle
attività logistiche. Include, inoltre, la coordinazione, l’integrazione e la
collaborazione con i partner della supply chain, che possono essere fornitori,
intermediari, fornitori di servizi, e clienti. In poche parole il SCM integra e
coordina la supply chain e la gestione dei rapporti tra i vari attori della supply
chain stessa».

Le attività che definiscono i supply chain management sono nove e si svolgono


nell’ordine in cui vengono elencate:

Figura 39

È fondamentale sottolineare che, ad oggi, l’ambito di interesse del supply chain


management è cambiato rispetto al passato.

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Prima, infatti, l’attenzione era rivolta principalmente al funzionamento interno


dell’impresa, la quale agiva sul mercato in maniera autonoma, senza sentirsi
vincolata e collegata ad altre entità commerciali.

Oggi, invece, la diffusione di internet ha portato come conseguenza la necessità


di una continua interconnessione con tutte le aziende e le entità che entrano nel
processo di logistica (dai fornitori fino ai clienti).

Il fulcro di tutto il sistema finisce per essere il cliente, al quale si promette


un’ottima costumer experience, con l’obiettivo di raggiungere la sua
soddisfazione massima tramite il minimo impiego di risorse.

Ma a cosa serve il supply chain management?

L’obiettivo principale è quello di controllare le prestazioni e rendere il processo


maggiormente efficiente, al fine di aumentare il livello del servizio reso al cliente.

Un’efficiente gestione della supply chain, infatti, apporta vari benefici:

 Riduce il time to market (il tempo che intercorre l’inizio della produzione
di un prodotto e la sua immissione sul mercato);

 Riduce i prezzi dei prodotti;

 Assicura una differenziazione rispetto ai competitor sul mercato.

I benefici appena elencati sono resi possibili anche grazie all’avvento di internet
e alla diffusione delle TIC (Tecnologie di Informazione e Comunicazione).

Questi, infatti, rendono la comunicazione più rapida, riducono i costi e assicurano


una maggiore flessibilità.

I traguardi che si raggiungono sono quindi:

 riuscire a prevedere in maniera sempre più precisa la domanda dei


consumatori;

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 ridurre il numero dei resi;

 ottimizzare il trattamento degli ordini e l’uso degli impianti;

 pianificare l’uso delle materie prime.

Figura 40

Il supply chain management ha avuto dei risvolti positivi anche per quanto
riguarda la parità delle opportunità nel mondo del lavoro.

Nel 2021 è stato infatti portato a termine uno studio (in USA, Canada ed Europa)
che sottolinea come la supply chain si sia concentrata sull’aumento del numero di
donne all’interno dei suoi stessi processi.

Altri dati dimostrano, inoltre, che nel 2020 il 62% delle aziende che adottano la
supply chain come metodo lavorativo, considerano le dimensioni di etnia e razza
una parte delle loro strategie; il 37% si sta invece concentrando sull’età, il 32%
sull’orientamento sessuale, il 28% sulle disabilità fisiche e il 25% su quelle
cognitive.

Sicuramente il lavoro da fare è ancora molto, ma questi dati sono assolutamente


incoraggianti.

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5.4 Supply Chain Management e tecnologie integrate

Il discorso sul Supply Chain Management è estremamente variegato ed è per


questo motivo che sarà protagonista anche del paragrafo che ci apprestiamo a
sviluppare.

Cercheremo di approfondire in tale sede due aspetti particolarmente rilevanti.

Ovvero, tratteremo:

 del motivo per cui è importante il digitale nel Supply Chain Management;

 di quali sono le tecnologie, apportate dalla quarta rivoluzione industriale, a


supporto di questa modalità di intendere i processi logistici.

Ormai dovrebbe essere chiaro: la digitalizzazione permette alle aziende di


risparmiare in fatto di tempi e costi e, conseguentemente, di rendere tutto il
processo più efficiente.

Ma, in particolare, digitalizzare il Supply Chain Management significa:

Visibilità in tempo reale

Per quanto riguarda la visibilità dell’intero processo in tempo reale, questa


permette di individuare eventuali criticità e gestirle in maniera preventiva.

In questo modo si agisce d’anticipo sulle battute d’arresto e si evitano di


conseguenza le perdite economiche che queste comporterebbero.

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Questo obiettivo è raggiungibile grazie all’ausilio di tecnologie quali


l’Intelligenza Artificiale e l’approccio data – driven (ossia quell’approccio tipico
delle aziende che basano i loro processi lavorativi sull’analisi dei dati).

Integrazione e centralizzazione dei dati

Invece per quanto concerne il secondo aspetto, l’utilizzo, l’analisi e la


centralizzazione dei dati è uno degli strumenti principali a cui dovrebbero
ricorrere tutte le aziende che auspicano a divenire imprese 4.0.

Dati centralizzati e interoperabili, infatti, riducono i tempi morti (causa di perdite


economiche) rendendo simultanei i contatti tra tutti gli attori in gioco e favorendo
quindi la corretta e produttiva cooperazione.

Tutto ciò si traduce in una maggiore capacità di soddisfare i clienti e assicurare


loro la migliore costumer experience possibile.

Vediamo ora nel dettaglio quali sono le tecnologie utilizzate nel Supply Chain
Management.

Internet of Things

Questa tipologia di tecnologie permette di monitorare gli articoli in tempo reale,


sia per quanto riguarda la posizione, il movimento e lo stato di conservazione, in
particolare grazie alle tecnologie RFID (Identificazione a RadioFrequenza), ma
anche grazie al bluetooth, GPS e tag NFC (Near Field Communication, ossia
comunicazione di prossimità).

L’uso di queste tecnologie trasforma il monitoraggio dell’inventario e l’intera


gestione del magazzino.

Analytics

Tra le tecnologie più utilizzate ritroviamo sicuramente quelle che si occupano di


analisi dei dati.

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Per quanto riguarda il Supply Chain Management, le Advanced Analytics sono


largamente diffuse ed adoperate per dare un senso a tutti i dati e le informazioni
raccolte.

Esistono quattro tipo di Supply Chain Analytics:

1. descriptive analytics, che garantisce visibilità;

2. predictive analytics, per avere una proiezione delle tendenze future come
la domanda;

3. prescriptive analytics, per la risoluzione dei problemi;

4. cognitive analytics, per rispondere alle domande imitando il ragionamento


umano.

Cloud computing

Questa tecnologia consente:

 L’integrazione di più piattaforme;

 Di rendere disponibili i dati su richiesta;

 Di bypassare la logica di gestione silos (ossia una logica di gestione ormai


obsoleta che non prevede la condivisione dei dati).

Tutto ciò, ovviamente, rende la Supply Chain più reattiva, poiché consente di
analizzare e soddisfare rapidamente le richieste, collegando tutti gli strumenti e le
risorse.

Automazione

Quello dell’automazione è sicuramente un ambito tecnologico che sta prendendo


sempre più piede nel mondo della logistica 4.0

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Esso, come abbiamo già approfondito nell’intero capitolo dedicato


all’automazione, consente di destinare i dipendenti allo svolgimento di attività
non statiche e ripetitive, ma che abbiano più valore aggiunto.

Alcune ricerche hanno rilevato che il tasso di automatizzazione e robotizzazione


nell’ambito della supply chain ha registrato il maggior aumento nell’ultimo anno
rispetto a tutte le altre tipologie di tecnologie.

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6 Business Process Management


6.1 Processi Business

Al fine di ottimizzare i processi logistici è necessario trattare di ciò che viene


definito il «Business Process Management (il cui acronimo è BPM)».

Si tratta essenzialmente di un modo per gestire e curare i processi business.

Innanzitutto: cosa si intende per processo business?


E’ possibile definire un processo business (anche noto come processo aziendale)
l’insieme delle attività svolte da una determinata azienda o impresa al fine di
trasformare le risorse investite in valore economico.

Per cui, schematicamente ogni azienda è macro caratterizzata da due valori.

✓ un valore in ingresso, detto valore di input

✓ un valore in uscita, detto valore di output

Per cui, scelto e noto l’input l’azienda attua dei processi affinché possa acquisire
un valore aggiunto a valle dei processi svolti. In altre parole, i processi business
rappresentano il cuore dell’azienda, il meccanismo che permette all’azienda di
esistere, di evolversi e di estendersi.

Figura 41

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Oltre alle tre fondamentali entità all’interno di processo business interagiscono


fortemente altri due elementi:

I processi aziendali possono essere classificati a seconda di vari aspetti. Una prima
classificazione potrebbe essere la seguente:

 processi primari

 processi secondari

Nel primo caso i clienti sono soggetti esterni all’azienda, mentre nel secondo sono
interni.

Per tale ragione è possibile affermare che i processi secondari sono di supporto
all’azienda e sono svolti da risorse umane esterna alla stessa, al fine di integrare
l’offerta che l’azienda dispone per il mercato.

Un’altra classificazione è la seguente:

Figura 42

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In particolare:

➢ i processi operativi sono finalizzati al raggiungimento di un obiettivo di


carattere pratico;

➢ i processi strategici (o direzionali) si occupano di pianificare i processi


operativi e il coordinamento dell’insieme dei processi aziendali;

➢ i processi gestionali posseggono lo scopo di gestire i processi operativi al


fine di giungere in modo ottimale all’obiettivo stabilito rispettando tutte le
condizioni a contorno (tempi, costi, qualità, etc.). È possibile affermare che
i processi gestionali sviluppano ad un maggiore livello di dettaglio ciò che
è stato pianificato a maggiore scala dai processi strategici.

Tale suddivisione trae origine dal modello piramidale proposto da R.N. Anthony.

Secondo tale modello piramidale, le tre tipologie di processo descritte


(strategiche, gestionali e operative) sono correlate tra loro attraverso una relazione
di tipo gerarchico.

Per tale ragione si parla di processo piramidale ove in cima vi sono i processi
direzionali (anche detti strategici) a cui sono vincolati i processi gestionali e i
processi operativi.

Nel secondo posto vi sono i processi gestionali a cui devono subordinare i processi
operativi.

Nella seguente slide la rappresentazione grafica di tale modello piramidale.

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Piramide di R.N. Anthony:

Figura 43

I processi direzionali, gestionali e operativi a loro volta possono essere classificati


in altre tre tipologie a seconda del modo di prendere decisioni aziendali:

❖ decisioni strutturate

❖ decisioni semi-strutturate

❖ decisioni non-strutturate

Le decisioni strutturate sono rappresentate dai processi decisionali in cui il


procedimento è stato completamente determinato a cui mancano solo i dati input
e quindi le variabili iniziali. Le decisioni semi-strutturate, invece, a differenza
delle prime lasciano un margine di personalizzazione alla figura professionale o
al team incaricato. Infine, le decisioni non-strutturate sono completamente
affidate alla risorsa umana incaricata.

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Figura 44

6.2 Obiettivi del BPM

Nel paragrafo precedente abbiamo compreso il valore e il ruolo dei processi


business all’interno di un’azienda: rappresentano lo strumento affinché l’azienda
possa continuare ad esercitare la propria professione, possa puntare ad affermare
maggiormente il proprio ruolo sul mercato e possa espandersi e crescere nel
tempo.

Alla luce di ciò, risulta fondamentale gestire e coordinare al meglio tali processi.
A tal fine, possiamo appellarci a ciò che viene definito il Business Process
Management (BPM).

Al fine di comprendere al meglio tale disciplina analizziamo alcune definizioni


proposte da diversi enti.

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Una delle più diffuse è la seguente:

Un ulteriore definizione molto in linea con quella appena descritta è proposta


dall’Association of Business Process Management Professionals:

La gestione dei processi business è finalizzata a coordinare essenzialmente tre


entità:

• persone o risorse umane


• materiali (prodotti, strumenti e beni)

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• dati, documenti e contenuti informativi

Lo scopo principale e il fine ultimo è naturalmente è raggiungere risultati


significativi in termini di business aziendale.

Più nello specifico, gli obiettivi o compiti fondamentali del BPM sono inerenti
all’analisi, alla modellazione, alla verifica dei processi business, e di conseguenza,
all’ottimizzazione degli stessi.

Figura 45

Un esempio di applicazione della metodologia Business Process Management è il


cosiddetto Lean Six Sigma, di cui tratteremo nei prossimi paragrafi.

In generale, è importante non confondere il Business Process Management con la


gestione generale dei processi.

Quest’ultima si riferisce alla gestione del processo in sé mentre il BPM


rappresenta la gestione della complessità dei processi, senza necessariamente
entrare nel dettaglio del singolo.

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Nella seguente slide possiamo osservare un parallelismo tra la gestione dei


processi il Business Process Management (BPM) al fine di comprendere al meglio
tale importante e sostanziale differenza.

Figura 46

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Vi sono diversi strumenti al fine di applicare la disciplina del BPM. Tra questi i
maggiormente diffusi sono:

Figura 47

6.3 Le fasi del BPM

Attraverso gli strumenti citati nella lezione precedente è possibile gestire i


processi business.

La gestione avviene attraverso una sequenza di fasi, ordinate in senso temporale


e logico a partire dall’ideazione fino all’ottimizzazione dei processi. Tale
procedura può definirsi teorica e applicabile a qualsiasi tipologia di processo
business, la cui conoscenza risulta fondamentale al fine di applicare e
comprendere al meglio il BPM.

Per tale ragione, in questa lezione affronteremo il tema del ciclo di vita di un
Business Process Management (BPM). È possibile classificare le fasi della
gestione dei processi aziendali come descritto dalla seguente slide:

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Figura 48

La prima fase in ordine logico e temporale è quella di progettazione (anche nota


come fase di design) e riguarda la pianificazione dei processi aziendali presenti e
futuri.

Come ogni fase di progettazione preliminare deve tracciare le caratteristiche


generali di gestione dei processi e le linee fondamentali del flusso di lavoro.

A valle di tale fase è necessario realizzare un modello della gestione e quindi


entrare nel merito della fase di modellazione.

Il modello generalmente è costituito da una rappresentazione visiva e da un


insieme di dati e contenuti informativi ad esso agganciati.

Generalmente si impiegano software di business process management per tale


fase di modellazione.

Alcune tipologie di informazioni che dovrebbero essere connesse e leggibili dal


modello sono:

❖ flussi di processo

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❖ descrizione delle attività

❖ individuazione delle responsabilità e delle mansioni

❖ scadenze

❖ criteri e momenti di verifica delle attività

Una volta che il modello può ritenersi completo ed esauriente è possibile avviare
la fase di esecuzione e attuazione del BPM modellato.

Nella fase di esecuzione è necessario testare operativamente il modello e ciò è


opportuno sia fatto gradualmente: partendo da un insieme di processi e risorse
umane limitato e espandendo tale insieme a seguito di esito positivo delle relative
verifiche.

Le verifiche non soddisfatte costituiscono la base dell’ultima fase:


l’ottimizzazione del BPM.

Pertanto, le fasi di vita di un Business Process Management possono definirsi


reiterative nel tempo conducendo ad un perfezionamento continuo del BPM.

Inoltre, è possibile affermare che esistono diverse tipologie di Business Process


Management.

In particolare, vi sono:

❑ tipologie di BPM basate sulle risorse umane

Tali sistemi di gestione sono basati tra le diverse cose sull’ottimizzazione delle
interfacce utente al fine di renderle maggiormente semplici e intuitive.

Un altro esempio di tale tipo di BPM è relativo allo sviluppo e alla gestione dei
metodi che permettono di assegnare facilmente le responsabilità alle varie figure
professionali.

❑ tipologie di BPM basati sui processi d’integrazione

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In tal caso il BPM pone attenzione ai dati tra vari processi, come quelli connessi
alla gestione delle risorse umane e le relazioni con la clientela.

La gestione delle risorse umane è nota con l’acronimo HRM e la gestione della
clientela con l’acronimo CRM.

❑ tipologie di BPM basati sui documenti

Tali tipologie di BPM basate su contratti o in modo più generale su documenti,


sono principalmente relative alla stipula di un contratto tra cliente e venditore e
all’insieme di documenti necessari a perseguire tale scopo.

Figura 49

6.4 Lean Six Sigma

Nella presente lezione affrontiamo uno dei maggiori esempi applicati del Business
Process Management.

Si tratterà di ciò che viene definito Lean Six Sigma, proveniente dall’unione di
due approcci.

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Infatti, attraverso tale terminologia si intende una elaborazione manageriale che


si basa su:

 la concezione di produzione Lean

 la gestione della qualità Six Sigma

In particolare, la filosofia Lean (la cui traduzione italiana può essere snella) punta
al ridurre drasticamente gli sprechi durante la produzione di massa di un bene.

A tal fine, risulta particolarmente importante definire un metodo per ridurre gli
sprechi.

Il metodo proposto si basa in primis sull’identificazione di tali eccedenze.

Di seguito sono elencate le diverse tipologie di spreco secondo l’approccio Lean:

❖ sprechi indotti da errori di produzione (ovvero, prodotti non utilizzabili a


causa di errori che hanno compromesso la loro qualità e che comportino la
rilavorazione del bene);

❖ sprechi indotti da lavorazioni o attività inutili e ridondanti, che non


contribuiscono effettivamente ad incrementare il valore del bene;

❖ sprechi causati da una produzione nettamente maggiore della domanda,


investendo in tal modo energie e risorse che non sempre saranno ripagate
nel tempo;

❖ momenti di attesa e scadente coordinazione, le quali causano naturalmente


una diminuzione della produttività;

❖ eccessivo materiale di scorta non utilizzato e rimasto in deposito (il quale


può rischiare di dover essere sostituito nel tempo con materiale diverso, ad
esempio, più innovativo e performante);

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❖ trasporti e movimentazioni non necessari (come, ad esempio, postazioni di


lavoro troppo distanti dai punti di raccolta del materiale o da altre
postazioni con le quali interagiscono).

Figura 50

Identificati gli elementi che possono definirsi «sprechi» all’interno di un processo


produttivo è necessario seguire alcune regole al fine di minimizzarli.

Tali obiettivi sono alla base anche del Lean Six Sigma. Tra i primi obiettivi
ritroviamo la comprensione di concetto di qualità del cliente verso un determinato
prodotto.

Non sempre la concezione di qualità o valore dei responsabili dei processi


produttivi coincide con quella delle persone a cui è rivolto il prodotto.

Per comprendere gli standard di qualità imprescindibili per un certo bene è


indispensabile chiedersi analiticamente: per quali caratteristiche del prodotto il
cliente è disposto a pagare?

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Ad esempio:

Immaginiamo di dover produrre un paio di scarpe: quali sono le caratteristiche


richieste dalla clientela media di quella tipologia di scarpe, ad esempio, giovanili?

Possono essere: la leggerezza? la componente estetica? La traspirabilità?

Ogni valore aggiunto al nostro prodotto comporta inevitabilmente una maggiore


spesa e maggiori risorse impiegate, ma non è detto che tutte le caratteristiche
aggiunte siano ricompensate.

Per cui è necessario comprendere attraverso una specifica analisi di mercato i


requisiti che il prodotto deve avere e anche quelli non necessari.

A valle di ciò, è necessario comprendere ed identificare le attività e i processi che


conducano in modo ottimale e in modo fluido (senza tempi d’attesa) al prodotto
avente le caratteristiche prestabilite.

Inoltre, secondo tale approccio di produzione è preferibile impostare il flusso di


lavoro favorendo l’inizio di nuove attività solo quando quelle successive lo
necessitano effettivamente.

Per quanto il programma Six Sigma è inerente all’ottimizzazione della qualità di


un prodotto o del suo processo produttivo, basato sullo scarto quadratico medio
da cui ha origine il suo nome.

Infatti, la lettera greca sigma σ in matematica e statistica è usata generalmente per


indicare lo scarto quadratico medio.

Essenzialmente, la metodologia Six Sigma ha come obiettivo la riduzione dei


difetti produttivi, mediante dei procedimenti che si basano su natura statistica.

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