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Roberta Pili

Terzo anno, Lettere moderne.

Matricola 20/40/66504

Relazione sul seminario di Rachele Borghi: Paesaggio, genere e orientalismo. Uno sguardo intersezionale.

Rachele Borghi è professora di Geografia all’Università Sorbona di Parigi, geografa queer,


pornosecchiona e transfemminista. Il suo lavoro s’incentra sulla decostruzione delle norme
dominanti che si materializzano nei luoghi e sulla contaminazione degli spazi attraverso i corpi
dissidenti e militanti.
La cultura, così come il sapere scientifico, per quanto possa essere considerato universale, non è di
certo neutrale, infatti, la ricerca e lo studio sono attività che nel corso della storia sono state
riservate ad una sola categoria di persone quella dei maschi, bianchi ed etero, oggi, seppur le donne
e i membri della comunità LGBTQ siano riusciti ad emergere e grazie a importanti battaglie sociali
ad accedere ad alcuni ruoli prima riservati esclusivamente alla categoria suddetta, si è ancora
lontani dalla parità e la strada da compiere per arrivare ad una cultura che possa realmente
considerarsi neutra e di inclusione è ancora tanta.
Il soggetto uomo per lungo è stato un soggetto neutro cioè un soggetto non posizionato perchè
essere uomo un po' come essere persone bianche, non necessita di esplicitare il posizionamento ma
gode del privilegio di essere il soggetto neutro perché soggetto dominante; Ecco perché anche negli
studi sul maschilità i cosiddetti “Man Studis”, che si svilupparono solo a partire dagli anni 90,
appare subito chiaro come sia necessario non solo portare il termine al plurale, ma prima di tutto
restituire come la maschilità fosse probabilmente legata intensificamente ad un modello dominante
che andava in qualche modo a opprimere non solo il suo considerato opposto cioè il soggetto donna
ma anche a tutti quei soggetti associati a questa categoria come se dall’appartenenza ad essa
dipendesse una condizione di omogeneità.
R. W. Connel nel suo libro del 1995 dal titolo “Maschilità”, parla proprio delle maschilità con
riferimento alle attività Cis, riflette appunto sulla pluralità dei rapporti di dominazione, uscire dalla
dicotomia uomo donna significa anche uscire dalla dal binomio uomo oppressore, donna oppressa,
proprio perché tutte queste categorie e questi modelli sono stati costruiti non certo per facilitare la
vita delle persone, piuttosto per dare un ordine sociale che parte proprio dalla definizione del genere
di oppressore e oppresso.
Silvia Federici ha analizzato dal punto di vista storico e sociale la costruzione del capitalismo,
attraverso il lavoro e lavoro di genere, nota come, nelle famiglie di stampo patriarcale, l’ uomo sia
poco coinvolto nella genitorialità e che allevare i figli spetti alle donne, così come tutto il lavoro di
cura, cerca di studiare come la maschilità entri in azione e quindi come si trasforma e si traduca in
pratiche di relazione, rifiuta inoltre l'omogeneizzazione della maschilità da una parte e della
femminilità dall'altra, mostra come le vastità e le pluralità possano mettersi in relazioni complesse e
coesistere le une con le altre secondo i contesti sociali.
La maschilità dominante detta anche maschilità tossica rende tossica avvelena la vita non solo del
dei soggetti che non si identificano e non sono identificati dalla società quindi le donne, ma anche di
quei soggetti riconosciuti come uomo che decidono o che non si ritrovano in questa vastità
dominante, essa per la sua idea di conquista dei territori e delle popolazioni che ci vivono, deve
essere messa in relazione con la colonialità, che non è il colonialismo, ma che è un insieme di
elementi che si sono sviluppati a partire dalla conquista delle Americhe del 1492 e che si
diffondono all'interno di un contesto che è quello della modernità, mescolandosi al razzismo.
Con la diffusione degli elementi della colonialità si può dire che si siano stabilizzate in Europa e nel
mondo delle differenziazioni sempre più profonde basate su genere, età , “razza” che sono quelle
che dominano ancora l’ età contemporanea, solo con l’avvio di un processo di decolonialità, ad oggi
necessario, si otterrà realmente il raggiungimento della parità, dell’uguaglianza e della libertà di
espressione di ciò che si vuole essere.

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