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Con gli indirizzi IP(v4) ormai esauriti, la Internet Society si sta preparando al lancio di
IPv6, la versione dell’Internet Protocol designata come successore dell’IPv4, per
consentire ai siti web di continuare a crescere.
AT&T ha tempo fa indicato la propria deadline di partenza per lo scorso 6 Giugno
sottolineando che solo l'1 per cento dei suoi utenti residenziali comincerà a navigare in
"modalità IPv6". Per ciò che concerne la telefonia mobile, ritiene AT&T, che si necessità di
un’attesa ben più lunga.
Ma che cos’è l’IPv6? E’ un nuovo protocollo che aggiunge servizi semplificando la
configurazione e gestione della rete. Gli attuali indirizzi IP sono limitati e si sono esauriti
nel febbraio 2011. Riuscivano a contenere 32 bit per l’indirizzamento e a gestire circa
4,5/5 miliardi di indirizzi. Con l’IPv6, invece, è possibile gestire un numero molto più
elevato potendo contare sui 128 bit riservati gli indirizzi.
Senza l’adozione di IPv6, le persone che navigano sul web dovranno passare attraverso
un gateway di transizione prima di entrare in un sito non aggiornato con IPv4 , rendendo
l’esperienza di navigazione decisamente più lenta.
Secondo gli esperti, IPv6 è l’aggiornamento singolo più importante nella storia di Internet.
Non è una decisione da poco, per i fornitori di contenuti, quella di attivare IPv6 e lasciarlo
acceso. John Curran, presidente e CEO dell’American Registry for Internet Numbers, ha
detto:
“Andando avanti, gli utenti Internet saranno costretti a passare attraverso
gateway di transizione per raggiungere le aziende aggiornate all’IPv6, con
connessioni e servizi più lenti. La buona notizia è che gli utenti Internet a
livello globale non noteranno alcuna differenza significativa nella loro vita
quotidiana.”
Ci accorgeremo della differenza? In ogni caso, anche la rete, seppur
giovane, evolve in fretta.
Ma come è fatto un pacchetto IPv6? Che differneza c'è tra indirizzo di tipo Unicast, Multicast
ed Anycast?
La struttura dell'indirizzamento IPv6, così come è definita nel documento RFC 3513,
prevede 3 tipi di indirizzi:
• Unicast: identifica un singolo nodo
• Multicast: identifica un gruppo di nodi e il traffico destinato a un indirizzo multicast è
inoltrato a tutti i nodi del gruppo
• Anycast: identifica un gruppo di nodi e il traffico destinato a un indirizzo anycast è
inoltrato al nodo più vicino del gruppo
Per mantenere il paralellismo con IPv4, gli indirizzi IPv6 sono segmentati in un prefisso e
un identificatore di interfaccia (ID interfaccia), ottenibile in varie modalità: ricavato
dall'indirizzo fisico dell'interfaccia (EUI-64), autogenerato (secondo quanto definito da RFC
3041), acquisito tramite DHCPv6, impostato manualmente oppure generato in modo
crittografico (RFC 3972).
Definiti per essere utilizzati su Internet IPv6. Allo scopo di facilitarne una propria
aggregazione, dopo numerosi sforzi per sviluppare una struttura flessibile (RFC 2373), alla
fine sono state stabilite rigorose polici di allocazione così da mantenere un più semplice
formato (RFC 3587).
Ritieni che IPv6 possa risolvere le problematiche relative all'utilizzo delle tecniche di
Network Address Translation (NAT) in uso con IPv4? Pensi che gli indirizzi IPv4 siano
sufficienti? I meccanismi di conservazione degli indirizzi non potevano far fronte a lungo
alla richiesta di indirizzi IP globali. Se studi conservativi, basati su ritmi di crescita passati e
del momento, stimavano l'esaurimento degli indirizzi IP entro febbraio 2041, modelli più
aggressivi successivi prevedevano date molto più vicine come già il 2009. Con la
proliferazione di gadget di comunicazione di ogni tipo si è verificato un ulteriore stimolo
nell'utilizzo di Internet che non poteva essere desunto dai dati del passato.
Nell'IPv4 gli indirizzi privati sono stati sempre associati ad indirizzi non registrati
pubblicamente. In un mondo ideale, gli host indirizzati privatamente sono confinati a una
rete privata, mentre solo gli host con indirizzi pubblici sono in grado di accedere al dominio
pubblico; nella realtà, tuttavia, la gran parte di essi deve a un certo punto lasciare i confini
della rete privata, ma dal momento che non ci sono abbastanza indirizzi pubblici per tutti
gli host nella rete privata, si rendono necessari ulteriori metodi per interfacciarli con il
dominio pubblico. Il più semplice di tutti è il processo di Network Address Translation (NAT).
IPv6 e NAT
In questo senso, il NAT ha portato il meglio e il peggio nell'impiego dell protocollo IP.
Network Address Translation era nato negli anni '90 come soluzione a breve termine per
consentire il riutilizzo degli indirizzi e risolvere il problema del loro esaurimento. Funzionò
davvero, in quanto quello che sembrava essere un problema piuttosto critico nel 1993,
oltre 10 anni dopo risulta meno preoccupante. Nel corso degli anni il NAT è stato
ampiamente utilizzato su tutto Internet, andando, come giustificazione, ben oltre la
conservazione degli indirizzi: dalla sicurezza alla privacy, dal prevenire il reindirizzamento
al fornire meccanismi di high-availability.
IPv6 e Voice
Un altro problema consiste nel fatto che il NAT non guarda ad alcuna informazione oltre i
protocolli IP, TCP, UDP e ICMP. Alcune applicazioni, tipicamente H.323, hanno gli indirizzi
sorgenti nascosti dentro i loro messaggi, che non vengono traslati dal NAT. Solo gli
inidirizzi presenti nell'header IP vengono modificati. Per risolvere questo problema,
dunque, sono necessari dei complessi gateway a livello applicativo.
IPv6, con il suo grande spazio di indirizzamento (ben 128 bit), elimina la necessità del NAT e al
tempo stesso fornisce funzionalità analoghe ai "percepiti" benefici del NAT, quali
multihoming, privacy degli end-system, tracciamento dell'utilizzo delle risorse, oscuramento
della topologia.
Conclusione
IPv6 affonda le sue radici nei fondamentali concetti di IPv4 e attinge alle esperienze
operazionali: la carenza di indirizzi ci dà quindi un'ulteriore possibilità di vedere come le
cose possono essere migliorate, adesso che sappiamo cosa aspettarci dal nuovo
protocollo.