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annunciato che il primo satellite con un “cervello” dotato di un AI è pronto al lancio. Si tratta di Phi-
Sat, un cubesat, mini satellite che scatterà immagini del nostro Pianeta da qualche centinaio di
chilometri di quota. Prima di inviarle a Terra, però, sarà la stessa macchina che guarderà le proprie
foto, ne esaminerà la copertura nuvolosa, e deciderà in autonomia quali scartare perché non utili ai
fini scientifici. Così l’invio delle immagini (terabyte di dati ogni giorno) sarà più leggero e veloce.
Anche da analizzare da parte degli esperti. “C’è un enorme interesse per Phi-Sat, viviamo in un
momento storico eccitante, il ritmo al quale le tecnologia digitale si sta sviluppando abbinata alla
ricchezza di dati da satellite e una enorme domanda di questi dati significa che ci sono molte
opportunità di fare un salto in avanti per il futuro dell’osservazione della Terra. E con Phi-Sat
faremo proprio questo” ha detto Joseph Aschbacher, capo del programma di osservazione della
Il convegno a Frascati
Per i fisici la lettera greca phi indica il flusso, diretto verso il futuro. All’Esrin di Frascati c’è anche
un Phi Lab che ospita startup del settore. Il centro dell’Agenzia spaziale europea, dalle colline dei
castelli romani, coordina le attività europee dell’osservazione della Terra. Durante la seconda Phi-
Week da tutto il mondo gli esperti di deep learning e reti neurali artificiali si sono riuniti qui per
discutere e confrontarsi su come applicare una tecnologia in costante crescita ed evoluzione alla
La IA per la sicurezza, dal meteo ai ponti
Mentre la IA prende la via dello spazio, il grosso del lavoro resterà comunque a Terra. Il confronto
tra gli ingegneri del machine learning riguarda proprio l’analisi di immagini e addestrare le
macchine a fare quello che farebbero gli uomini. Meglio e più velocemente. Alcuni compiti dei
satelliti, infatti, riguardano la nostra sicurezza: dal meteo ai terremoti fino al monitoraggio di frane e
la stabilità di edifici, palazzi e ponti. Francesco Lattari, 26 anni, è un dottorando del Politecnico di
Milano. Fa parte dell’AirLab e assieme ai suoi professori e colleghi sta lavorando con le reti neurali
per migliorare e velocizzare queste analisi lavorando su due fronti: “Uno è quello migliorare la
leggibilità eliminando il rumore – spiega – che in gergo si chiama despeckling sui dati Sar
(Synthetic Aperture Radar ndr). L’altro è una collaborazione del nostro laboratorio con Esa e
l’azienda Tre Altamira, leader nel settore proprio nel campo del telerilevamento”.
I radar Sar, da satellite, scansionano la superficie terrestre e definiscono con molta precisione la
posizione e la sagoma di rilievi ed edifici, e del suolo. Per capire se qualcosa si sposta e come. E
quanto, nell’ordine dei millimetri. Uno studio della Nasa e dell’Asi sui dati radar dei satelliti italiani
Cosmo-Skymed e Sentinel dell’Esa, ha mostrato come già nel 2015 il Ponte Morandi di Genova
avesse iniziato a subire spostamenti di pochi millimetri. Invisibili da vicino ma rilevabili da satellite.
Nessuno può dire se conoscere questi dettagli avrebbe potuto evitare il disastro. Ma l’occhio dei
satelliti da centinaia di chilometri è molto raffinato e in futuro potrebbe salvare molte vite.
“Le nostre reti neurali ricorrenti lavorano su serie temporali per riuscire a vedere l’andamento delle
deformazioni nel tempo – continua Lattari – non usiamo ‘prior’ statistici ma lasciamo fare alla rete,
la addestriamo con un dataset di dati da satellite, serie temporali per riconoscere le anomalie e poi
usarla per fare previsioni. I risultati sono promettenti, ora amplieremo i test per vedere se è capace
Immaginiamo un futuro, non tanto lontano, in cui un sistema in totale autonomia ci dirà, con un
messaggio di allerta, che un viadotto si sta muovendo, una frana si sta per staccare o un centro
abitato rischia di sprofondare per uno smottamento. Magari dove nessuno sospettava che potesse
esserci un problema.
“Il nostro compito – conclude Lattari, il cui team è coordinato dai professori Matteo Matteucci per
parte IA e Claudio Prati parte SAR – è fornire all’utente le mappe in cui può vedere i punti che
richiedono maggiore attenzione e quali sono le serie temporali da investigare in dettaglio dove
Capire il Pianeta
Le centinaia di satelliti (sono più di 700 secondo l’agenzia spaziale europea), come quelli della
stessa Esa, che è leader dell’osservazione della Terra anche in relazione al monitoraggio
dell’ambiente e delle emergenze, così come del cambiamento e della crisi climatica, la Nasa e le
altre agenzie spaziali di tutto il mondo, dell’Europa e dei privati come i satelliti meteo, producono
una quantità di dati che si misura in centinaia di terabyte ogni giorno e che solo l’intelligenza
artificiale potrà analizzare a fondo. Dall’alto i satelliti possono radiografare tutta la Terra diverse
volte al giorno, a diverse lunghezze d’onda: misurare direzione e velocità dei venti e delle correnti
degli oceani, fiutare i gasi dell’atmosfera, analizzare le sostanze chimiche nel suolo, l’acqua nel
e, soprattutto saperli prevedere, è la capacità in mano alle reti neurali che potranno addestrarsi
Sono già al lavoro, per esempio, nell’agricoltura di precisione e per le previsioni meteo. Uno dei
campi in cui la complessità dei fattori in gioco rende tutto molto difficile da analizzare. E lo saranno
per i cambiamenti climatici, dove il sistema è grande quanto tutto il Pianeta, e le variabili sono
innumerabili. La speranza che è la IA possa riuscire a capirla a fondo: in un futuro molto prossimo,
ci aiuterà a mitigare gli effetti del riscaldamento globale e di un equilibrio in continua evoluzione