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Individuare percorsi, dove gli altri vedono solo muri,

possibilità dove altri vedono solo pericoli


Christus vivit, n. 67

Patto Educativo Murialdino


21-01-2023
G. B.
Uno sguardo alle difficoltà dei giovani in Italia
Rapporto annuale sulla condizione giovanile (2022) Istituto Toniolo-Università Cattolica di Milano

Parla dei ragazzi di oggi, dopo la crisi economica e sanitaria, come della

*Generazione del tempo nuovo*

(forse ulteriore evoluzione della cosiddetta “Generazione Z” - nati dal 2000 in poi).

Lo studio si concentra su alcune difficoltà di ordine sociale (che ci possono


riguardare da vicino):
- Bassa occupazione (20%)
- Working poor: basso reddito e precarietà
- Over education (studi più alti delle possibilità di impiego)
- Conseguente scarsa progettualità di vita e poca autonomia dai genitori
Luci e ombre

 Da un lato i giovani sono la categoria più colpita dagli effetti della crisi
sanitaria, economica e internazionale per la mancanza di futuro e opportunità
certe (produce e subisce tra l’altro migrazione ed emigrazione giovanile)

 Dall'altro domandano protagonismo su ambiente, volontariato ed altre attività


ed esperienze centrali nella vita comunitaria e scolastica

Ci sono infatti punti di forza e positività che i giovani hanno:


+ Protagonismo sociale su ecologia
+ Disponibilità al volontariato

Sono giovani che, anche a scuola, non si contrappongono alla realtà e ai


cambiamenti, ma cercano di accompagnarli, viverli e farli propri.
Ripartenza e criticità
Il rapporto rileva l’attesa in questo anno di una possibile ripartenza perché ci sono
risorse e opportunità nuove.

Quattro i fronti strategici che si stanno attivando per la ripartenza:


1. Una scuola/formazione rinnovata che deve essere parte di un sistema
territoriale educativo

2. Green economy e sviluppo sostenibile e inclusivo in economia

3. Alcuni progetti di vita sentiti come importanti dai giovani: salute, rapporto col
partner e formazione di una famiglia (in crescita nei desideri)

4. Volontariato come palestra sviluppo e realizzazione delle soft skills.


L'impegno sociale fa crescere responsabilità e pensiero critico

E alcune criticità che permangono, senza particolari prospettive di cambiamento:


> la situazione delle donne
> la condizione di vita nel sud e in particolare il lavoro
> un diffuso pessimismo sulle opportunità che offre l'Italia rispetto ad altri contesti.
Tra crisi degli individui e crisi della cultura sociale

Questa analisi sociologica rivela ancora una volta le questioni più gravi ed urgenti,
e l’importanza della formazione,

Le difficoltà emergono complicano le condizioni non risolte dei giovani:


- i Neet: senza nulla, senza scuola, senza lavoro, senza attese
- i senza lavoro
- i senza cultura e comprensione della situazione
- i senza famiglia, senza contesto, senza villaggio (ma “ci vuole un villaggio”)

La difficoltà più seria è l’essere senza relazione e senza comunità: sempre più
fragili famiglia, parrocchia, scuola, gruppo reale di pari età/condizione, situazioni
in cui porsi le domande, confrontarsi, cercare e costruire progetti e soluzioni.
La fragilità più critica quindi non è tanto quella dei ragazzi stessi, che vivono
normalmente una condizione di per sé dinamica e complessa in questa età di
sviluppo e che mantengono risorse nel cuore.
Semmai crisi della cultura, dei valori, dei contesti socioeducativi, della scuola e
della chiesa, che faticano nel cambiamento.

Questi i contenuti urgenti con cui i processi educativi devono fare i conti.
Società liquida e crisi di riferimenti e “autorità”

 La fine dei riferimenti ideologici e culturali e la “morte di dio”


 La veloce globalizzazione con incontro e mescolanza di differenti culture
 La “rapidacion”, con l’intensificazione di vita, lavoro, cambiamenti
 La crisi dei corpi intermedi, in particolare delle associazioni sociali ed
ecclesiali
 Le condizioni sociali differenti e spesso critiche o disagiate dovute alla crisi
economica o politica

però, non ci permettono nemmeno più di parlare di gioventù, ma come dice


l’Esortazione apostolica postsinodale ai giovani, ci propongono “molte gioventù”.

La pluralità di mondi giovanili è

- molteplicità delle individualità giovanili,


- molteplicità di modelli,
- molteplicità di etiche,
- frammentazione di gruppi sempre più autoreferenziali (anche nei social),
- sempre meno capacità di comunicare e di costruire comunità
Ancora dall’Istrumentum laboris:

“Si diffonde una cultura ossessivamente centrata sulla sovranità dell’uomo – in


quanto specie e in quanto individuo – rispetto alla realtà. C’è chi parla persino di
egolatria, ossia di un vero e proprio culto dell’io, sul cui altare si sacrifica ogni
cosa, compresi gli affetti più cari.
Questa prospettiva non è innocua: essa plasma un soggetto che si guarda
continuamente allo specchio, sino a diventare incapace di rivolgere gli occhi verso
gli altri e il mondo». Va da sé che è proprio una tale egolatria a generare tutte
quelle fratture di cui pesantemente risente l’azione educativa svolta ad ogni livello.
Parliamo qui della frattura tra le generazioni, della frattura tra popoli e culture
differenti, della frattura tra parti della popolazione ricche e parti della popolazione
povere, le prime sempre più ricche e le seconde sempre più povere, della frattura
tra maschile e femminile, della frattura tra economia ed etica, della frattura tra
umanità e pianeta terra.
L’educazione che oggi serve deve essere pertanto capace di confrontarsi con
questa nuova “idolatria dell’io” e trovare le parole giuste per restituire a tutti
l’originarietà e bellezza della vocazione umana nei confronti dell’altro e del suo
destino.
“Insieme” è la parola che tutto salva e tutto compie.”
Il “Patto” come metodo di comunanza e comunità

Come dice l’instrumentum laboris:

“il Papa invita a cercare compagni di viaggio nel cammino dell’educazione


piuttosto che proporre programmi da seguire;
invita a stringere tra tutti un’alleanza che valorizzi l’unicità di ognuno grazie a un
impegno continuo nella formazione”

Allora dobbiamo fermare l’attenzione sul termine “Patto”, prima che su


“Educazione”

Formare un Patto significa:


- Accettare di non iniziare da una posizione di preminenza
- Riconoscere il contributo di tutti e ciascuno e il valore della mediazione
- Valorizzare l’apporto delle diversità
- Scommettere su un cammino di ricerca che passi da un modello relativista
ad uno prospettivista e infine unitario
- Suscitare ciò che unisce ed umanizza
Il Patto come strumento di formazione

Il Patto, da procedura per raggiungere il fine educativo, diviene strumento e


contenuto stesso del processo formativo.

Nel contesto di pluralismo e relativismo si parte con realismo nel sapere che:
- La secolarizzazione e la frammentazione sono sempre più presenti
- C’è sempre più diversità e individualismo tra le persone
- Non si può più fare affidamento su una premessa di “natura umana”
- L’integralità della natura biologica e della realtà umana non vanno solo
difese ma in qualche modo rigenerate

Ma pur riscontrando diversi punti di vista, approcci e apporti, la costruzione di un


patto scommette ed opera per formare e rigenerare, dialogando e socializzando:
- delle persone aperte, oneste e in ricerca
- un linguaggio comune,
- delle evidenze condivise verso nuovi modelli antropologici e forse etici,
- dei progetti di società e di formazione,
- delle azioni di rispetto e libertà verso persone e cose
Il metodo è sostanza

La pattuizione diviene ricerca e costruzione di comunanza, di condivisione e, in


prospettiva, di comunità, in questa epoca di pluralismo piuttosto che di
disgregazione

Il metodo del patto diviene sostanza e prima occasione della formazione:


- è incontro tra soggetti diversi
- è incontro tra livelli diversi
- è incontro tra istituzioni diverse

Perché formare è costruire

La “morte di Dio”, la “Volontà di potenza”. L’individualismo lasciano così il posto


ad un processo ermeneutico complesso, intersoggettivo ed interculturale, che può
superare nella relazione, la frattura etica, la frattura intergenerazionale, la frattura
del secolarismo.

L’ “oppositore” è, dicevamo, l’individualismo


Concretamente da dove partire sul territorio

Suscitare gli attori del patto


Il Villaggio oggi è parzialmente disperso, il territorio scivola verso l’anonimato
Nella nostra esperienza di diocesi e di città, piccoletta, operosa, generalmente
benestante (Ferrari, Maserati e “bel canto”, ma in città sono in pochi a possederle)
la vicinanza di abitudini e di abitazioni è ancora presente, ma si va disperdendo.

Nelle nostre opere, nelle nostre parrocchie, nelle nostre attività, il proprio di un
operatore giuseppino sta nella “cura” amichevole e fraterna del giovane:
- Riattivare la vicinanza tra le persone, centrando l’attenzione alla concretezza
della condizione esistenziale, delle sue bellezze e delle problematicità
- Incontri tra pari condizioni: giovani, genitori, impiegati e professionisti…
- Sostenere e promuovere l’aggregazione dei giovani, ricostruire associazioni
e gruppi giovanili formali e informali
- Associazioni, di volontariato, culturali, sportive
- Sostenere nella comunità cristiana locale e in particolare nelle sue
articolazioni territoriali parrocchiali o di servizio, il dialogo e le attività sugli
orizzonti educativi e sulla dimensione spirituale
- Partecipare agli organismi pastorali della diocesi che riguardano i giovani
- Collegarsi con altri ordini e congregazioni religiose
 Generare incontri a livello territoriale e istituzionale coinvolgendo ed
aiutando a collegare, per generare anche buoni cittadini,
- Associazioni
- Scuole cattoliche
- Scuole in genere, centri di formazione, università…
- Attività del mondo del lavoro
- Istituzioni politiche locali

Fonte ed obiettivo è la fraternità, la categoria centrale.


Il villaggio è strumento del patto per l’educazione, ma anche il primo fine da
consolidare come processo educativo.
Strutturiamo e se necessario ristrutturiamo le nostre opere, le nostre case, le
nostre sale e teatri, i nostri cortili, i nostri social, come luoghi dell’incontro
personale ed istituzionale

Senza patto non c’è villaggio, senza villaggio non c’è educazione, ma prima
ancora senza dialogo educativo e apertura di tutti a tutti non c’è patto.
Lavori in corso in diocesi

A livello diocesano siamo ancora all’inizio del cammino, non ci sono riferimenti
espliciti al tema del Global compact, ma si opera di fatto in questa direzione
 Cercando di valorizzare il Sinodo come occasione per
- la promozione diffusa di piccoli gruppi di studio e lavoro sui temi emergenti
- ripensare ed attualizzare la liturgia
- modificare linguaggio e modelli della catechesi
 Producendo situazioni di vita insieme e di incontro, però dentro la comunità
- Nelle attività di quotidianità tra i giovani dal pasto allo studio, il doposcuola
- Nel gioco e nella socialità – riorganizzazione degli oratori
- Attività di solidarietà, servizio e vicinanza, sostenibilità ed ecologia
- Nella esperienza spirituale
- Nel servizio o nell’aggregazione degli anziani
- Negli incontri delle famiglie giovani
- Nell’accoglienza dei giovani che provengono da altre zone d’Italia per studio o lavoro
 I centri di pastorale diocesani, l’ufficio per gli insegnanti di religione, le Consulte per le
attività pastorali negli ambienti promuovono alcuni incontri pubblici di dibattito e
momenti di riflessione o spiritualità

Poco significativi in questa prospettiva la riforma delle attività formative e i nuovi modelli
di catechesi
Lavori in corso in istituto e possibilità a partire dalla vita scolastica

Alcune azioni realizzate qui, altre attive altrove:

- Con le associazioni delle scuole cattoliche FISM e FIDAE da un paio d’anni si


è creata una commissione per creare progettualità e fare formazione tra i
dirigenti delle scuole cattoliche del territorio provinciale in vista diiinciìontri con
le famiglie e il territorio

- Interazione a partire dalle esperienze di scuola-lavoro con le associazioni di


volontariato, la croce rossa ed altre attività per realizzare momenti di servizio
e progettare attività

- Partecipazione al “Patto territoriale per la formazione” proposto dal comune,


anche se per ora si tratta prevalentemente di condivisione di strutture
- Supporto alle organizzazioni degli studenti anche delle scuole statali
(Consulta provinciale degli studenti) per svolgere attività di tipo formativo o di
solidarietà rivolte ai giovani della città

- Interazioni in campo formativo, teatrale e sportivo con gli istituti scolastici


superiori di zona

- In alcune scuole feste ed incontri culturali aperte e rivolte al territorio

- Valorizzare la Fondazione, già costituita con l’apporto di imprenditori, esperti


in ambito culturale e formativo del territorio, per generare attività pubbliche e
proposte di aggiornamento didattico educativo

- Sostegno alle associazioni degli ex allievi e loro ringiovanimento, ottimo luogo


di interfaccia col territorio
 All’interno dell’istituto scolastico:

- Rafforzare i momenti aggregativi, di socializzazione e di spiritualità con


genitori, studenti, docenti
- Ottima occasione sono le commissioni di programmazione e valutazione, oltre
agli organi collegiali per potenziare la corresponsabilità educativa
- Promozione di associazioni giovanili e studentesche

 Nelle attività didattiche quotidiane diamo rilievo a questioni ed esperienze


come:

- Ricerche e pubblicazione su argomenti di rilievo sociale (salute, ecologia)


- Lettura e discussione quotidiani
- Ludodidattica e giochi formativi
- Attività di solidarietà
- Debate, metodologia molto semplice e interessante
- Incontri di assemblea e cineforum
- Collaborazione con scuole in altri continenti
- Vita e pratica spirituale: Preghiera, liturgia, campi estivi
Tessitori di relazioni,

esperti dell’incontro

operatori nella “carne”

guidati dal Vangelo delle Beatitudini

Grazie dell’attenzione

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