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Discorso di Calgaco - Tacito

1)"Tutte le volte che considero le cause della guerra e la nostra situazione difficile, io ho grande fiducia che
la giornata di oggi e la vostra unità d'intenti costituirà l'inizio della libertà per tutta la Britannia; infatti sia vi
siete riuniti tutti, sia immuni dalla schiavitù, sia nessuna terra c'è oltre, e neppure un mare sicuro, visto che
ci sovrasta la flotta romana. Così il combattimento e le armi, che sono motivo d'onore per i coraggiosi, sono
pur sempre le difese più sicure anche per i vili.

Le precedenti battaglie, in cui si combattè con alterna fortuna contro i Romani, riponevano speranza e aiuto
nelle nostre mani, perché noi, i più nobili di tutta la Britannia e perciò collocati proprio nelle zone più
inaccessibili e non vedendo alcun litorale abitato da popoli schiavi, avevamo anche gli occhi inviolati dal
contatto della dominazione.

Noi, ultimi del mondo e della libertà, fino a questo giorno ha difeso l'isolamento stesso e l'oscurità della
fama; ora l'estremo confine della Britannia è accessibile, e tutto l'ignoto è come (se fosse) glorioso: ma
ormai oltre non c'è nessuna popolazione, nulla se non flutti e scogli, e più ostili i Romani, la cui arroganza
inutilmente cercheresti di evitare con la condiscendenza e la modestia.

Rapinatori del mondo, dopo che a loro che tutto devastano sono venute a mancare le terre, scrutano
anche il mare: se il nemico è ricco, avidi, se povero, ambiziosi, loro che non l'Oriente, non l'Occidente ha
saziato: loro soli bramano con pari passione le ricchezze e la povertà di tutti. Rubare, trucidare, rapire, con
false parole lo chiamano impero, e dove fanno deserto, la chiamano pace.

2)Forse credete che nei Romani sia presente altrettanta prodezza in guerra che dissolutezza in pace? Loro,
famosi grazie alle nostre divergenze e discordie, trasformano i difetti dei nemici in gloria del proprio
esercito. E questa accozzaglia formata da popolazioni diversissime, come i successi la tengono unita, così gli
insuccessi la faranno svanire. A meno che non riteniate che siano legati da lealtà e spirito di amicizia i Galli e
i Germani e (fa vergogna a dirlo) la maggior parte dei Britanni, benché si adattino ad una dominazione
straniera, tuttavia più a lungo da nemici che da schiavi.

Paura e terrore sono vincoli di affetto insicuri; e quando li avrai rimossi, coloro che cesseranno di temere
incominceranno a odiare. Tutti gli stimoli della vittoria sono per noi: nessuna moglie si accosta ai Romani,
nessun genitore è destinato a biasimare la loro fuga; i più o non hanno nessuna patria, o ne hanno un'altra.
Pochi di numero, paurosi per la scarsa conoscenza dei luoghi, intenti a guardare in giro addirittura il cielo e
il mare e le selve, tutte realtà sconosciute, intrappolati in qualche modo e incatenati, gli dei li hanno messi
in mano a noi.

Non vi spaventi l'aspetto vanaglorioso e lo splendore dell'oro e dell'argento, cosa che né protegge né
ferisce. Nella stessa schiera dei nemici troveremo i nostri contingenti. I Britanni riconosceranno la propria
causa, i Galli ricorderanno la passata libertà: li abbandoneranno gli altri Germani, come recentemente li
hanno abbandonati gli Usipi. Né c'è poi alcun motivo di paura: fortezze vuote, colonie di vecchi, municipi
deboli e discordi tra quelli che obbediscono male e quelli che comandano ingiustamente.

Qui un comandante, qui un esercito: là tributi e lavoro in miniera e le altre pene di coloro che sono schiavi,
pene che sopportare per sempre o vendicare subito dipende da questa battaglia. Pertanto, sul punto di
andare allo scontro, tenete presenti sia i vostri antenati sia i posteri."

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