Sei sulla pagina 1di 33

Calcolatori

Elettronici e Lab

Calcolatori Elettronici e Lab 2022


PERIFERICHE DI I/O
9.1 GERARCHIA DELLE MEMORIE

La soluzione convenzionalmente adottata è quella di organizzare le memorie in modo


gerarchico come mostrato in Fig. 1

Fig. 1 Gerarchia delle memorie

Nella parte alta della gerarchia si trovano le memorie più veloci (registri della CPU) ai
quali si accede alla stessa velocità della CPU.

Scendendo nella gerarchia si trovano memorie meno performanti ma con maggiore


capacità di immagazzinare dati e con un costo più contenuto:

• Registri della CPU: capacità di memorizzazione c.a. 128 byte. Tempo di accesso di
qualche nanosecondo.
• Memoria cache: dimensione dai 32KB a qualche MB. Tempo di accesso < 10 ns.
• Memoria centrale: dimensione nell’ordine di vari Giga Byte. Tempo di accesso
20-50 ns.
• Memoria di Massa (dischi Magnetici) dimensione fino a 3 Terabyte (ottobre
2010) tempi di accesso 9 ms c.a. per un disco a 7200 RPM. Per uno da 15.000
RPM è inferiore a 4 ms.

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-1


Calcolatori Elettronici e Lab

Alla base della gerarchia si trovano le periferiche più lente ma con costo ridotto ed
elevata capacità di memorizzazione.

Si ricorda che:

• Scendendo verso la base della gerarchia diminuisce la velocità della memoria,


aumenta la capacità e diminuisce il costo per MegaByte.

9.2 I DISPOSITIVI DI IO

I dispositivi di I/O vengono usati per diverse funzioni, per memorizzare i dati in modo
permanente come memorie di massa ( secondary memory), per trasferire i dati
attraverso la rete, per comunicare con le periferiche ( stampanti etc), per interagire con
l’utente (tastiera video..).

La struttura fisica del calcolatore è quella di uno chassis metallico, Fig.2, contenente una
più schede ( di cui una e’ la scheda madre o motherboard) mentre da un punto di vista
logico si può considerare un insieme di blocchi funzionali collegati tra loro tramite uno
più collegamenti di tipo bidirezionale chiamati bus, Fig. 3.

Fig. 2

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-2


Calcolatori Elettronici e Lab

Fig. 3

I dispositivi di IO generalmente risultano composti da due elementi. Tali elementi sono il


controller e il dispositivo fisico.

Il compito del controller è governare il dispositivo di IO e gestire il suo accesso al bus. Ad


esempio il controller di un disco fisso una volta ottenuti dal dispositivo i dati sotto forma
di un flusso di bit si occuperà di raggrupparli in parole di byte prima di effettuare il
trasferimento. Il controller interagisce con la CPU attraverso differenti modalità e diversi
protocolli. Dal punto di vista hardware la CPU e’ collegata all’I/O attraverso il bus di
sistema, ( o attraverso bridge che trasformano i segnali del bus di sistema in segnali del
bus di I/O).

L’interfaccia verso la CPU dal punto di vista hardware (parallelismo dei dati, indirizzi,
segnali di controllo, temporizzazioni) e’ regolata da diversi standard che definiscono i tipi
di bus di I/O, gestiti da opportuni bus controller o bridge. La periferica (comprendente
anche l’I/O module) dal punto di vista funzionale nell’interfaccia con la CPU e’ simile alla
memoria. In piu’ ha un’interfaccia con il mondo esterno che dipende dal tipo di I/O.
Mentre ogni locazione di memoria ha un proprio indirizzo e la memoria e’ sempre pronta
a ricevere e fornire dati, la periferica di I/O:

• ha un solo indirizzo (o un set di indirizzi limitato) a disposizione


• non sempre e’ pronta, deve esserne verificato lo stato. Lavora in modo
totalmente asincrono (tempo di accesso variabile)

Data l’asincronicità del collegamento il trasferimento CPU I/O avviene attraverso più cicli
di bus di I/O, controllati da un programma (DRIVER) il cui schema può essere riassunto nei
punti seguenti:

• 1) la CPU legge ad un indirizzo di I/O lo STATO della periferica

• 2) se lo stato non è pronto ritorna al punto 1 o esce; se lo stato è pronto

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-3


Calcolatori Elettronici e Lab

• 3) esegue una o più operazioni di lettura o scrittura da I/O a memoria


o viceversa.

Indipendentemente dal tipo di bus la CPU comunica con I/O e memoria attraverso gli
stessi segnali di dati e indirizzi. Esistono due differenti modalità di indirizzamento :

• I/O mappato in memoria la porta di I/O ha un indirizzo di memoria e


usa le stesse istruzioni usate per la la memoria (ld st mov..)

• I/O mappato in I/O (isolated) lo spazio di indirizzamento di I/O viene


gestito separatamente con istruzioni specifiche (in, out).

L’architettura dei calcolatori che dividono lo spazio di indirizzamento tra memoria ed I/O
come quelle dell'Intel prevedono la presenza di un ulteriore segnale M/IO#, che indica il
tipo di istruzione che viene eseguita.

L’ architettura Intel prevede una istruzione mov per i trasferimenti da e per memoria ed
istruzioni in ed out per lavorare con l’input/output. L’architettura Pentium prevede uno
spazio di indirizzamento di 4 Gbyte di memoria con 32 bit di indirizzi ma usa solo 64k
indirizzi per l’I/O, mentre nell’8086 era previsto 1Mbyte di spazio di indirizzamento
complessivo per la memoria e 64Kbyte per l’I/O.

ESEMPIO

Siano date le seguenti istruzioni:

mov bx,100

mov ds,0

mov dx,100

Elencare come dovrebbero essere i segnali RD# WR# e M/IO# nel caso delle operazioni in
tabella:

mov ax,[bx] Leggi la locazione 100 di M/IO#=1


memoria verso il registro ax RD#=0
WR#=1
mov [bx],ax Scrivi il contenuto di ax nella M/IO#=1
locazione 100 di memoria RD#=1
WR#=0
In ax,dx Leggi la periferica di indirizzo M/IO#=0
100 verso il registro ax RD#=0
WR#=1

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-4


Calcolatori Elettronici e Lab

Out dx,ax Scrivi il contenuto di ax nella M/IO#=0


periferica di indirizzo 100 RD#=1
WR#=0

9.3 PRESTAZIONI DI PERIFERICHE DI IO

Calcolare le prestazioni delle periferiche di I/O e’ strategico, perchè spesso le periferiche


di IO sono i dispositivi più lenti e rappresentano il collo di bottiglia del sistema .

Considerando che le interfacce possono essere molto diverse ( a 1 bit, 8,16,32 bit..) non
è importante la frequenza di clock quanto il bitrate cioè il numero di bit trasferiti
nell’unità di tempo (bps).

Fig. 4: Bitrate in bps per alcune periferiche note.

In Fig. 4 sono elencati alcuni bitrate per periferiche comunemente note ed utilizzate nei
calcolatori recenti. Si ricorda come la memoria centrale (RAM) sia decisamente più
veloce rispetto alle periferiche di IO in quanto mediamente ha un bitrate che varia tra
decine e centinaia di Gbps.

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-5


Calcolatori Elettronici e Lab

ESERCIZI

ESERCIZIO 1

Il calcolatore A impiega 100 sec per eseguire un benchmark di cui il 90% è tempo di CPU
e il 10% è tempo di accesso all’I/O. Il nuovo calcolatore B ha migliorato i tempi di CPU del
50% e l’anno dopo esce il nuovo calcolatore C in cui la CPU migliora di ancora il 50%, ma
le prestazioni di I/O non migliorano. In C quanto incide l’I/O?

SOLUZIONE:

Se B ha migliorato del 50% significa avere uno speedup Sup di 1,5.

C rispetto ad A ha uno Sup di CPU di 2.25

Telapsed=Tcpu+TI/O

• A) TCPU=90 TI/O =10 Telapsed(A)=90+10=100


• B) TCPU=90 /1.5 =60 sec Telapsed(B)=60+10=70
• C) TCPU=60 /1.5 =40 sec ( 90/2.25) Telapsed(C)=40+10=50

Se si guarda il tempo totale invece lo speedup tra A e C è solo 100/50=2 e tra A e B di


1.42, cioè B è migliorato solo del 28% a causa dell’I/O

Mentre in A l’I/O incide del 10%, in B pesa il 14% e in C incide del 20%

ESERCIZIO 2

Un calcolatore A deve essere usato per applicazioni di accesso a dati memorizzati su


supporto di memorizzazione di massa. Il 40% delle operazioni è lettura da disco. Il
calcolatore B esegue gli stessi task ma avendo i dati su CD anzichè su hard disk. Che
speedup ha A su B facendo riferimento al grafico di Fig.4?

SOLUZIONE:

Dal grafico si vede che l’ Hard disk ha bitrate di 10^8 bps e il CD 10^7 bps.

Lo speedup dell’HD sul CD è di un ordine di grandezza (10 volte più veloce)

Mediamente incide il 40% DEL TEMPO quindi si utilizza la legge di amdhal:

Sp=1/(0.6+0.4/10)= 1/0.64 =1.5

• Se usato al 100% sp=10


• Se usato al 90% sp= 5.3

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-6


Calcolatori Elettronici e Lab

• Se usato all’80% sp= 3.5


• Se usato al 70% sp= 2.7
• Se usato al 60% sp=2.2

9.4 DISCHI MAGNETICI(HDD)

Un disco magnetico consiste in una serie di piatti in alluminio rivestiti di materiale


ferromagnetico ossido di ferro (recentemente sostituito da cobalto) con uno spessore di
circa 10-20 nm (un foglio di carta ha uno spessore di circa 70000-180000 nm!!). Il
diametro dei piatti originariamente era di 50 cm mentre i dischi attuali hanno diametro
che può raggiungere anche i 3 cm. Nella testina del disco(simile a un giradischi in vinile)
è contenuto un solenoide. La testina sfiora la superficie senza contatto mentre nei
floppy disk ad esempio la lettura e la scrittura avvengono per contatto.

Fig. 4 Disco Magnetico

Se in un disco magnetico si verifica un contatto della testina con il piatto si ha una


perdita di dati in quanto il piatto viene danneggiato.

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-7


Calcolatori Elettronici e Lab

I processi di lettura e scrittura avvengono per induzione di corrente in modo


elettromagnetico:

• Per eseguire una scrittura la testina viene attraversata da una corrente di


polarizzazione e le particelle sulla superficie del disco si orientano in verso
opposto alla corrente di polarizzazione che percorre la testina.
• Per eseguire una lettura si considera il segno della corrente indotta sulla testina
dalle particelle magnetizzate presenti sulla superficie del disco.

Ogni piatto del disco viene suddiviso ulteriormente in tracce e settori.

Le tracce sono sequenze circolari di byte su un piatto. Appaiono logicamente come


cerchi concentrici ad una data distanza dal centro del piatto.

Ogni traccia risulta suddivisa in settori in genere contenenti 512 byte più alcuni byte di
preambolo e codice di controllo di errore
(ECC code. Ad es. Hamming per singoli errori o Reed Solomon per errori multipli).

Fig. 5: Esempio di composizione di un settore

Le dimensioni di un disco si riducono circa di un 10- 15 % a causa del preambolo e dei


codici di correzione degli errori.

I dischi attuali hanno tra le 5000 e 10000 tracce per centimetro con una larghezza tra 1 e
2 micron. La densità lineare all’interno della traccia è tra 50000/100000 bit/cm con i bit
registrati in modo orizzontale. La capacità di memorizzazione è notevolmente
aumentata nel corso degli anni grazie alla riduzione della dimensione delle tracce e
all’utilizzo di nuove tecniche di polarizzazione, Fig. 6.

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-8


Calcolatori Elettronici e Lab

Fig. 6 Aumento della capacità di memorizzazione negli anni

I dischi rigidi sono prodotti in 4 dimensioni standardizzate chiamati "fattore di forma", e


si riferisce al diametro del disco espresso in pollici: 3,5 - 2,5 - 1,8 - 1. I primi sono
utilizzati nei personal computer chiamati desktop, nei server, e nelle unità NAS, unità
remote di memorizzazione in reti di calcolatori e ultimamente disponibili anche per uso
casalingo. I secondi nei computer portatili e dovunque ci sia poco spazio e/o potenza di
alimentazione, i più piccoli nei dispositivi tascabili. Tutti i formati sono utilizzati anche
per realizzare memorie di massa esterne ai computer, collegabili tramite un cavo USB o
FireWire, adottate quando sia necessario ampliare la capacità di memorizzazione del
computer o quando occorra trasportare agevolmente grandi quantità di dati. Nel
formato maggiore l'alimentazione avviene tramite un alimentatore collegato alla rete
elettrica, il formato 2,5 solitamente è alimentato direttamente dai cavo dell'interfaccia, i
più piccoli dalla batteria del dispositivo in cui risiedono. Attualmente (Ottobre 2010), la
capacità massima di archiviazione di questi dispositivi è di 3 Terabyte. Il miglior rapporto
tra capacità e prezzo sono i dispositivi da 1 Terabyte, due costruttori, Seagate
Technology e Western Digital forniscono queste periferiche differenziandone i modelli
in base alle prestazioni, velocità e consumo di corrente, le unità destinate ai RAID hanno
un MTBF di 1.200.000 ore (100 anni). I dischi rigidi da 2,5" sono infatti più piccoli e meno
esigenti, ma al prezzo di capacità e prestazioni sensibilmente minori e costi maggiori (ad
esempio, una velocità di rotazione di 4200 o 5400 rpm, invece dei 7200 rpm o più dei
dischi da 3,5’’). Il disco rigido della dimensione di un pollice è il più recente immesso sul
mercato e corrisponde al formato compact flash di tipo II, grandi solo due o tre

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-9


Calcolatori Elettronici e Lab

centimetri e spessi quanto una carta di credito, ma capaci di memorizzare comunque


alcuni gigabyte di dati (vedi IBM Microdrive). L'ideazione da parte di Hitachi nel 2005 del
metodo di "registrazione perpendicolare" ha aperto la strada ad una nuova generazione
di dischi rigidi, con capacità dieci volte maggiori a parità di dimensioni (o,
parallelamente, dimensioni 10 volte minori a parità di capacità), grazie ad una maggiore
densità con cui le informazioni vengono memorizzate nel materiale magnetizzato che
costituisce i piatti del disco.

Nei dischi a registrazione perpendicolare il bit viene registrato in maniera


perpendicolare nel materiale ferromagnetico, Fig.7, per incrementare notevolmente la
capacità dei dischi consentendo dimensioni di memorizzazione fisicamente impossibili
con la tecnologia di memorizzazione orizzontale. Attualmente la massima capacità
memorizzabile (2010) è di 3TB. Le particelle polarizzate in modo perpendicolare
occupano meno spazio consentendo una maggiore capacità di memorizzazione.
L’elevata densità di memorizzazione aumenta il rischio della perdita dei dati a causa
della smagnetizzazione del materiale ferromagnetico che risulta sensibile a sbalzi termici
e a temperature elevate.

Fig. 7 Registrazione Orizzontale e Perpendicolare

Per ottenere una buona qualità dell’aria (che influenza la capacità di polarizzazione) i
dischi sono sigillati come ad esempio i Dischi Winchester ( il primo fu l’ IBM 30-30
citazione dello storico fucile Winchester 30-30) .

La maggior parte dei dischi consiste di più piatti impilati (dai 6 ai 12 piatti) ciascuno con
una propria testina.

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-10


Calcolatori Elettronici e Lab

Fig. 8 Piatti impilati con la propria testina

Le tracce alla stessa distanza dal centro sono chiamate Cilindri.

I primi dischi avevano il numero di settori fissato e quindi la densità lineare sulle tracce
più esterne si riduceva drasticamente. Fissando il numero di settori ed avendo ogni
settore capacità fissata si sprecava spazio sulle tracce più esterne aventi circonferenza
maggiore rispetto a quelle interne pertanto i settori risultavano più lunghi all’esterno.
Per risolvere tale problema i dischi attuali sono suddivisi in zone ciascuna delle quali con
un numero di settori variabile per poter massimizzare la capacità del disco
indipendentemente dalla posizione della testina.

Fig. 9: Suddivisione in zone evidenziate con colore differente

9.5 DISCHI A STATO SOLIDO (SSD)

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-11


Calcolatori Elettronici e Lab

Nel 1995 MSystems introdusse i primi dischi denominati a stato solido (Solid State
Drives) 1. Tale dischi utilizzano un approccio completamente diverso dai dischi
tradizionali in quanto non hanno parti meccaniche in movimento ma utilizzano memorie
non-volatili a transistors per memorizzare i dati. I primi dischi a stato solido con capacità
di memorizzazione comparabili ai tradizionali e moderni hard disk di tipo magnetico si
sono affacciati sul mercato nel 2007 con dispositivi in grado di memorizzare fino a 300
GB. Recentemente (2009) sono stati presentati dischi con capacità di memorizzazione di
1TB e bitrate nell’ordine di 6 Gbps (circa 760 MB/s).

La sezione di memoria dei dischi SSD è realizzata attraverso celle di memoria NAND
Flash organizzate in maniera matriciale molto rigida. Ogni cella presente nel reticolato è
individuata da due coordinate, una di riga ed una di colonna, come in uno schema di
battaglia navale. In questo caso i dati vengono letti e scritti attivando la cella che
corrisponde a determinate coordinate e iniettando oppure estraendo da essa elettroni.

Il grande vantaggio dei dischi SSD risulta essere non tanto nella banda dati disponibile
quanto nei tempi di accesso alle informazioni che non risentono in alcun modo
dell´inerzia di componenti meccanici. Stante la situazione attuale, infatti, la banda dati
sarebbe comunque limitata dall´interfaccia di connessione (ad esempio 384 MB/s nel
caso di interfaccia SATA2) che, seppure in pratica non si è raggiunta la saturazione né
per i dischi tradizionali, né per i dischi SSD, costituisce certamente un limite. I tempi di
accesso degli SSD, invece, non dovendo spostare nulla di fisico ma utilizzando la sola
corrente elettrica per rilevare un dato, sono di circa 3 ordini di grandezza inferiori a
quelli di un disco rigido. Nella tabella sono riassunti alcuni valori tipici interessanti per le
due tecnologie allo stato dell´arte:

Disco rigido SSD


Tempi di 10 ms 10 us
accesso
Banda dati 100 MB/s 100 MB/S
Capacità tipica 1000 GB 100 GB
Interfaccia SATA, SATA SATA, SATA 2
2
Rumorosità 20 dBA 0 dBA
Vita media 500.000 ore 1.000.000
ore
Consumi 0,1 - 10W 0,01 - 10W

1
http://www.snia.org/apps/group_public/download.php/35796/SSSI%20Wht%20Paper%20Final.pdf

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-12


Calcolatori Elettronici e Lab

La struttura di un SSD prevede un´organizzazione gerarchica delle celle di memoria:

• 32 singole celle formano una bitline


• 32 bitlines (1024 celle) formano una pagina
• 128 pagine formano un blocco
• 1.024 blocchi formano un piano

In questa struttura l´elemento cui siamo maggiormente interessati è la pagina di


memoria. Essa ha una dimensione di 4kB e rappresenta l´atomo, ovvero il più piccolo
elemento modificabile non solo dal controller del disco ma anche dal sistema
operativo stesso. Quando al disco sarà impartita una richiesta di lettura oppure di
scrittura, esso dovrà caricare l´intera pagina e poi individuare al suo interno il dato (la
singola cella) attivando le giuste bitline e wordline.

Fig. 10 Organizzazione matriciale di una pagina.

Nel caso di un´operazione di lettura tutto questo procedimento non comporta alcun
problema specifico mentre nel caso di una scrittura questa viene effettuata nella prima
cella “libera”. Il file system, infatti, tiene traccia di tutte le celle di memoria e sa quali
sono state liberate e quali invece ancora occupate: quando cancelliamo un dato dal
disco, infatti, non avviene una rimozione fisica dello stesso ma la cella nella quale era
contenuto viene marcata come "disponibile".

Con i dischi rigidi magnetici, questo implica che nel momento in cui la cella dovesse
servire a memorizzare un nuovo dato, la testina andrà fisicamente a sovrascrivere ciò
che c´era prima e sarà ricreato un giusto indice nel file system.

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-13


Calcolatori Elettronici e Lab

Con i dischi SSD, non è possibile effettuare semplicemente una sovrascrittura della cella
poiché l’informazione nella cella è identificata dalla carica elettronica presente transistor
ed è importante che questa sia fissata a determinati valori in modo che l´operazione di
lettura dia un risultato certo. Perciò, prima di effettuare la scrittura su una cella viene
eseguita una cancellazione che solitamente significa impostare il valore della cella ad un
valore prefissato e marcare tale cella come disponibile.

Inoltre nelle memorie flash che compongono il disco SSD non è possibile cancellare una
singola cella e nemmeno una singola pagina ma occorre agire a livello di blocco:

->Quando vogliamo scrivere anche un solo byte dobbiamo prima cancellare


un blocco da 512 kb, ben 128 pagine. Questa scelta è dovuta ad una
limitazione principalmente di tipo fisico ed avviene ponendo tutti i bit del
blocco a 1.

I passi da compiere per scrivere su una pagina di una memoria flash sono dunque
nell´ordine:

1. Leggere il contenuto dalla memoria flash dell´intero blocco da 128 pagine e


spostarlo in una memoria cache di tipo SDRAM.
2. Scrivere i dati nella memoria cache.
3. Cancellare il blocco nella memoria flash.
4. Scrivere il blocco intero dalla memoria cache alla memoria flash.

I dischi allo stato solido sono di due tipi a seconda del numero di bit memorizzabili in una
cella2:

• Single Level Cell (SLC) quando ogni cella può memorizzare al massimo un solo bit
di informazione. Con tale struttura si hanno un processo di lettura e scrittura più
semplici a scapito della capacità di memorizzazione.
• Multi Level Cell (MLC) quando possono essere memorizzati due bit di
informazione. Questo approccio prevede una capacità di meorizzazione doppia
rispetto a SLC ma con un processo di lettura e scrittura estremamente più
complessi e lenti.

2
http://www.supertalent.com/datasheets/SLC_vs_MLC%20whitepaper.pdf

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-14


Calcolatori Elettronici e Lab

SLC vs. MLC: valori tipici


SLC MLC

Densità 16 Mbit 32 / 64
Mbit
Velocità di lettura 100 ns 120 / 150
ns
Dimensioni di un 64 KB 128 KB
blocco
Vita media 100.000 10.000
cicli cicli

Oltre alla memoria fisica delegata alla memorizzazione dei dati i dischi SSD come tutti i
dispositivi di I/O possiedono una unità di controllo o controller che si occupa di gestire
tutte le problematiche di scrittura e lettura dei dati e di comunicazione con il chipset
della scheda madre. La sua importanza è testimoniata dal fatto che i dischi attualmente
in commercio mostrano prestazioni anche molto differenti fra loro pur utilizzando quasi
tutti le stesse memorie

9.6 PRESTAZIONI DEI DISCHI MAGNETICI

Le prestazioni di un disco magnetico si misurano sia considerando il bitrate come per


tutti i dispositivi di I/O sia valutando il tempo di accesso al disco cioè il tempo necessario
per leggere una quantità fissata di dati.

Il tempo di accesso è un parametro più generale e significativo rispetto al bitrate in


quanto tiene conto anche di alcune caratteristiche fisiche del disco e di come sono
memorizzati i dati. Tale quantità fornisce una indicazione precisa sulle prestazioni del
sistema di IO in utilizzo.

Per calcolare il tempo di accesso è necessario definire alcune grandezze fondamentali:

• Ts Tempo di seek: tempo per posizionare la testina sulla traccia opportuna


(seek time, o tempo di ricerca). È un parametro fisico del disco e tipicamente
viene fornito un valore medio dalle case costruttrici. In realtà il tempo di seek

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-15


Calcolatori Elettronici e Lab

contiene una parte fissa detta di avviamento s, che tiene conto del tempo di
avviamento del motore elettrico del disco, e da un parte dipendente dal
numero di tracce da attraversare m*n dove m è la costante del drive ed n il
numero di tracce da attraversare.
Ts=mxn+s.
• Tl Tempo di latenza:tempo per posizionare la testina sul dato, all’interno della
traccia (latency time). La latenza rotazionale per arrivare al settore corretto
dipende dai giri al minuto RPM(parametro del disco fisso).
Il suo valore medio considera il tempo necessario per compiere mezzo giro
Tlmedio=1/2r dove r sono i giri al secondo .
Nel caso peggiore invece si può considerare, se si vuole effettuare una stime
pessimistica il tempo per compiere un giro intero 2*Tlmedio.
• Td Tempo di dato: tempo per leggere serialmente i dati (data-transfer time, o
tempo di trasferimento).
Td= B/Br B byte da trasferire, Br byte rate

Il tempo di accesso risulta quindi:

TACCESSO = TS + TL + TD

Come precedentemente detto il tempo di accesso dipende anche da come sono


organizzati i dati all’interno del disco.

Esistono due tipi di organizzazioni:

• Organizzazione sequenziale: il file è diviso in settori e tracce adiacenti. Pertanto


una volta posizionata la testina sul primo settore gli altri settori appartenenti alla
stessa traccia possono essere letti in fila. Tale organizzazione spreca spazio in
quanto i le tracce contengono solo dati appartenenti allo stesso file.
• Organizzazione Random: Il file è suddiviso in modo casuale e ogni porzione di
esso può essere memorizzata in qualsiasi settore. Ogni porzione di dato
rappresenta una lettura indipendente dalle precedenti. Tale organizzazione
massimizza l’occupazione del disco a scapito delle prestazioni di accesso.

ESERCIZI:

ESERCIZIO 1:

Sia dato :

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-16


Calcolatori Elettronici e Lab

Hard-Disk NEC D2257: dischi e testine sono sigillati in una scatola a tenuta. Si compone
di 5 dischi da 8’’, su cui vengono utilizzate 8 facce, ognuna con la sua testina.

Caratteristiche:

#tracce per superficie 1024

max densità di memorizzazione 9420 bit/inch

capacità per traccia 20,480 byte

capacità totale 167.7 Mbyte

velocità di rotazione 3510 giri/min

Average Seek Time 20 ms

Si vuole leggere 1kbyte. Calcolare il tempo di accesso utilizzando Tlmedio:

SOLUZIONE:

(20 + 8,545 + 0,85) msec = 29,34 msec

ESERCIZIO 2

Si consideri un disco con Ts medio dichiarato di 20ms con velocità di trasferimento di


1MB/s e tracce di 32 settori da 512 byte.

Si vuole leggere un file da 128KB con organizzazione SEQUENZIALE.

SOLUZIONE:

128KB--> 256 settori--> 8 tracce adiacenti.

per leggere la prima traccia Ts=20ms

Tlmedio=8.3ms (medio a 3600 rpm)

lettura dei primi 32 settori di una traccia Td=16.7 msec

T=20+8.3+16.7=45ms

se le altre tracce seguono non c’è più da aggiungere Ts ma solo 8.3+16.7=25 per i
numero di tracce rimanenti cioè 7

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-17


Calcolatori Elettronici e Lab

Ttot=45+7x25=220ms=0,22sec

ESERCIZIO 3

Si consideri un disco con Ts medio dichiarato di 20ms con velocità di trasferimento di


1MB/s e tracce di 32 settori da 512 byte.

Si vuole leggere un file da 128KB con organizzazione RANDOM.

SOLUZIONE:

per ogni settore T=20+8.3+0.5= 28.8 msec

ogni lettura è indipendente quindi:

Ttot= 28.8 x 256 =7373ms= 7.37sec

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-18


Calcolatori Elettronici e Lab

ESERCIZIO 4:

Disco1 EIDE Disco2 SCSI Disco3 SerialATA


ATA-133 Ultra-320 SAMSUNG 125GB
IBM 125GB Ultrastar 125GB

Numero cilindri 12384 14946 12648

Giri al Minuto 7200 10000 7200

Tempo di Seek 8,9 Msec 4,7 Msec 7,6 Msec


Medio

Numero Piatti 5 5 5

Dimensioni 122,7 GB 122,7 GB 122,7 GB

In un webserver si e’ osservato che le operazioni di IO occupano una parte consistente del


tempo di operativita’ della macchina. In particolare il 35% del tempo di esecuzione
coinvolge operazioni con il disco fisso. Nello specifico tali operazioni sono letture di un
singolo blocco di dati mediamente grande 10MB.

Il webserver inizialmente e’ equipaggiato con il Disco1 di tabella.

• Qual’e’ il tempo per eseguire una lettura?

• Nel caso in cui si desideri migliorare le prestazioni quale disco tra il Disco2 e il
Disco3 si deve scegliere?

• Qual e’ lo speed up del sistema in entrambi i casi?

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-19


Calcolatori Elettronici e Lab

9.7 TIPOLOGIE DI DISCHI

I dischi esistono di differenti tipologie e caratteristiche e si differenziano principalmente


per l’interfaccia ed il bus utilizzato per comunicare con la cpu ed il resto del calcolatore.

A metà degli anni ’80 si diffusero le prime unità disco IDE (Integrated Drive Electronics)
dove il disco e il controller erano integrati in un unico dispositivo. L’indirizzamento
avveniva tramite il BIOS e utilizzando gli indirizzi fisici di cilindro, settore e traccia. Per via
della modalità di indirizzamento, i dischi IDE potevano avere al massimo 1.032.192 (16
testine x 63 settori(numerazione partiva da 1) x 1024 cilindri) settori e quindi non
potevano essere più grandi di 504 MB (x29 per ogni settore – 512 B).

Nacquero quindi i dischi EIDE (Extended IDE) che usavano l’indirizzamento LBA (Logical
Block Addressing) che numera i settori da 0 a 228-1, spostando il limite a 228x29=128 GB.
Il protocollo EIDE supporta inoltre due canali (primario e secondario) ed anche i lettori
CD-ROM e DVD

Il successore di EIDE è stato ATA-3 (Advanced Technology Attachment) e nella sua


versione ATAPI-6 porto il LBA da 28 a 48 bit, spostando il limite a 128 PB.

Una notevole innovazione è rappresentata dallo standard ATAPI-7 anche noto come
serial ATA (o SATA), standard maggiormente supportato oggi. Lo standard sostituisce
l’interfaccia parallela a 80 pin con una seriale a 7 pin con trasferimenti di 1 bit alla volta
con velocità da150 MB/sec fino a 1,5 GB/sec.

I dischi SCSI (Small Computer System Interface) invece sfruttano gli stessi principi dei
dischi EIDE, ma l’interfaccia è diversa e molto più veloce. Lo SCSI ha anche un bus
proprietario con protocollo di comunicazione ottimizzato. Ne esistono varie
configurazioni e versioni come mostrato in Fig. 11.

Fig. 11: Versioni differenti di dischi SCSI

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-20


Calcolatori Elettronici e Lab

Il protocollo SCSI permette inoltre, a differenza dell’EIDE, di avere più dispositivi/dischi


attivi contemporaneamente ed è quindi ottimo per sistemi operativi multi-tasking.

9.8 RAID

Nei sistemi RAID (Redundant Array of Independent/Inexpensive Disks) i dati vengono


partizionati in segmenti di uguale lunghezza e scritti su dischi differenti. La grandezza
della partizione si chiama unità di striping. Ad esempio se abbiamo un'unità di striping di
1 bit e abbiamo un array di D dischi, le sequenze di dati lunghe D bit o più necessitano di
tutti i dischi e possono essere lette in parallelo.

La necessità di adottare un sistema RAID nasce dal desiderio di avere una buona
sicurezza in termini di salvaguardia dei dati in caso di rotture (se si rompesse un disco
vorrei poter recuperare in qualche modo i miei dati). Tale sicurezza avviene a scapito
dello spazio di memorizzazione.

Esistono differenti tipi di configurazioni RAID detti anche livelli:

• RAID 0: divide i dati equamente tra due o più dischi con nessuna
informazione di parità o ridondanza (non mi garantisce nessun tipo di
sicurezza in caso di rottura ma massimizza lo spazio di memorizzazione)
• RAID 1: crea una copia esatta (o mirror) di tutti i dati su due o più dischi. Il
RAID-1 oltre a garantire il massimo livello di ridondanza(copia completa del
dato) incrementa inoltre le prestazioni in lettura, visto che molte
implementazioni possono leggere da un disco mentre l'altro è occupato.
Tali proprietà si ottengono a a scapito di uno spreco dello spazio di
memorizzazione del 50%.

• RAID 2: divide i dati al livello di bit (invece che di blocco) e usa un codice di
Hamming per la correzione d'errore. Attualmente non è più in uso.

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-21


Calcolatori Elettronici e Lab

• RAID 3: usa una divisione al livello di byte con un disco dedicato alla parità.
Uno degli effetti collaterali del RAID 3 è che non può eseguire richieste
multiple simultaneamente. Questo perché ogni singolo blocco di dati ha la
propria definizione diffusa tra tutti i dischi del RAID e risiederà nella stessa
locazione, così ogni operazione di I/O richiede di usare tutti i dischi.

• RAID 4: usa una divisione (striping) a livello di blocchi con un disco dedicato
alla parità(calcolata come l’XOR delle singole parità delle strip). Questo
permette ad ogni disco appartenente al sistema di operare in maniera
indipendente quando è richiesto un singolo blocco. Le prestazioni sono scarse
in caso di aggiornamento di piccole quantità di dati perché è necessario
ricalcolare la parità della strip quindi rileggere tutti i dischi.

• RAID 5: usa una divisione dei dati a livello di blocco con i dati di parità
distribuiti tra tutti i dischi.

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-22


Calcolatori Elettronici e Lab

• RAID 6: usa una divisione a livello di blocchi con i dati di parità distribuiti due
volte tra tutti i dischi. Nel RAID-6, il blocco di parità viene generato e
distribuito tra due stripe di parità, su due dischi separati.

9.9 DISCHI OTTICI

I dischi ottici, grazie alla loro grande capacita e al baso costo, sono ampiamente utiIizzati
per distribuire software, libri, film e dati di tutti i tipi, nonché per creare copie di backup
degli hard disk.

La prima generazione di dischi ottici fu inventata da Philips per la memorizzazione di


film e avevano un diametro di 30 cm.

COMPACT DISC

Nel 1980 la Philips sviluppò insieme a Sony il CD (compact disk) che rapidamente
sostituì il disco in vinile 33 giri per la registrazione della musica. I dettagli tecnici del CD
vennero pubblicati in uno Standard Internazionale ufficiale (IS 10149), chiamato
confidenzialmente libro rosso (Red Book) per via del colore della copertina

I CD attuali hanno un diametro di 120 mm e uno spessore di 1,2 mm, con un buco di 15
mm nel centro. Il CD audio è stato il primo supporto digitale di memorizzazione di
massa.

I CD hanno una durata di vita prevista di circa 100 anni.

La preparazione di un CD con metodo di scrittura a stampa avviene per mezzo di un


laser infrarosso ad alta potenza che crea sulla superficie fotosensibile di un disco di vetro
(glass master ) buchi dal diametro di 0,8 micron. A partire da questo master viene creato
uno stampo che presenta rilievi in corrispondenza delle scanalature prodotte dal Iaser e
all'interno del quale si inserisce del policarbonato liquido.

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-23


Calcolatori Elettronici e Lab

Il risultato è la creazione di un CD con le scanalature disposte esattamente

come quelle del master. Successivamente si deposita sul policarbonato un sottile strato
di alluminio riflettente, lo si ricopre con una vernice protettiva.

Le scanalature nel sottostrato di policarbonato sono chiamate pit, mentre le aree non
incise tra i pit sono chiamate land.

Fig. 12 Superficie di un CD-ROM

Per Ia lettura, un diodo laser a bassa potenza invia sui pit e sui land luce infrarossa con
una Iunghezza d'onda di 0,78 micron.

Dato che il laser si trova sui lato del policarbonato(sotto!!!) i pit sporgono nella sua
direzione come rilievi sulla superficie altrimenti piana.

In seguito a un interferenza distruttiva tra la luce emessa dal diodo e quella riflessa in
corrispondenza di un pit il fotorilevalatore posto nel lettore rileva meno luce in
corrispondenza di un pit potendo così distinguere se sulla superficie del disco ci siano pit
o land.

I dati sono codificati con 1 o 0 a seconda della presenza o l’assenza di una transizione
pit/land o land/pit.

I dati sono scritti in un’unica spirale continua di 5,6KM!! e per leggere i dati in maniera
uniforme la velocità di rotazione varia a seconda di dove si trova la testina di lettura (piu’
alta al centro circa 530 giri/min e diminuisce verso l’esterno fino a 200 giri/min).

Nel 1984 Philips e Sony introdussero lo standard per la codifica di dati all’interno di un
CD, CD-ROM.

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-24


Calcolatori Elettronici e Lab

Il formato base di un CD-ROM consiste nel codificare ogni byte in un simbolo a 14 bit più
2 bit di ECC e la corrispondenza 14/8 viene realizzata in hardware mediante tabella di
ricerca.

Salendo di un livello, un gruppo di 42 simboli consecutivi forma un frame di 588 bit;


ciascuno dei quali contiene 192 bit (24 byte) di dati. I restanti 396 bit sono usati per la
correzione degli errori e per il controllo. Fino a questo punto lo schema t identico sia per
i CD audio sia per i CD-ROM.

Nei CD-ROM un raggruppamento di 98 frame rappresenta un settore del CD-ROM. Ogni


settore inizia con un preambolo di 16 byte, di cui i primi 12 contengono la sequenza
(esadecimale)00FFFFFFFFFFFFFFFFFEFF00, che permette al Iettore di riconoscere l'inizio
di un settore, i 3 byte seguenti contengono il numero del settore, necessario perché la
ricerca dei dati all’interno di una spirale continua risulta complessa, infine l'utimo byte
del preambolo contiene il modo.

Fig. 13 CD-ROM formato dati

Nei CD-ROM esistono due modi:

• Modo 1:16 byte di preambolo, 2048 byte di dati e 288 di codice ECC(Reed
Solomon)

• Modo 2:Dati ed ECC sono combinati in unico campo per cui si ottiene piu’
spazio per i dati a scapito del controllo di errore(per audio o video).

Il processo di scrittura a stampa impediva l’utilizzo domestico del CD per memorizzare i


propri dati. Nella metà degli anni 90 furono introdotti i primi CD registrabili (CD-R) di
tipo WORM(Write Once Read Many) che consentivano attraverso opportune unità di
scrittura (masterizzatori) di memorizzare dati all’interno del disco ottico.

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-25


Calcolatori Elettronici e Lab

Dal punto di vista fisico i CD-R sono composti da un disco di policarbonato di 12 cm


simile a quello dei CD-ROM, tranne per il fatto che contengono una scanalatura larga 0,6
mm che serve a guidare il laser nella fase di scrittura.

Sui CD-R, diversamente dai CD stampati sui quali vi sono delle vere scanalature fisiche,
le diverse proprietà riflettenti dei pit e dei land devono essere simulate. Ciò viene
realizzato aggiungendo uno strato di pigmento tra il policarbonato e il livello riflettente,
come mostra la Fig. 14.

Fig. 14 CD-R

Vengono usati due tipi di pigmenti: la cianina, di colore verde, e la ftalocianina, di colore
arancione.

Lo strato di pigmento, nello stato iniziale, è trasparente e permette alla luce del laser di
passarvi attraverso e di essere riflessa dallo strato riflettente. Per scrivere sul CD-R la
potenza del laser viene portata a un valore alto, tra 8 e 16 mW. Quando il fascio colpisce
una regione del pigmento, esso lo scalda al punto da rompere un legame chimico e
questo cambiamento della struttura molecolare crea una regione scura. In fase di lettura
il foto rilevatore vede una differenza tra le regioni scure in cui il pigmento è stato colpito
e le aree trasparenti dove è ancora intatto simulando in modo del tutto trasparente al
lettore la presenza di pit e land.

I CD Riscrivibili (CD- RW) non utilizzano un pigmento ma una lega che possiede 2 stati
stabili: amorfo e cristallino. Tramite un laser a 3 potenze e’ possibile portare la lega in
ciascuno dei due stati simulando così la presenza di un pit o di un land:

• Alla potenza più alta si passa dallo stato cristallino(riflettente) a quello


amorfo(opaco) simulando un pit

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-26


Calcolatori Elettronici e Lab

• Alla potenza media la lega si scioglie e si ricompone allo stato cristallino


simulando un land
• Alla potenza bassa si effettua la lettura.

DIGITAL VERSATILE DISK

I Digital Versatile Disk (DVD) presentano una struttura simile a quella dei CD con alcune
piccole differenze:

• Pit piu’ piccoli 0,4 micron contro 0,8 nei CD

• Spirale piu’ stretta 0,74 micron di distanza tra le tracce contro gli 1,6 dei CD

• Laser rosso a 0,65 micron

L’insieme di questi miglioramenti consente una capacità di memorizzazione pari a 4,7 GB


(c.a 133 minuti di film alla risoluzione 720x480 codifica MPEG-2).

Tuttavia per aumentare tale capacità sono stati definiti 4 formati differenti:

• Singolo lato singolo strato 4,7GB


• Singolo lato doppio strato 8,5GB
• Doppio lato singolo strato 9,4GB
• Doppio lato doppio strato 17GB

I DVD doppio strato possiedono uno strato di materiale riflettente e uno


semiriflettente. A seconda di come il laser e’ messo a fuoco esso rimbalza su uno strato
oppure un altro come mostrato in Fig. 15.

Fig. 15 DVD doppio strato doppio lato

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-27


Calcolatori Elettronici e Lab

Recentemente sono stati commercializzati i primi DVD Blue Ray in cui il processo di
lettura e’ realizzato mediante laser blu e non rosso. Essi permettono tracce più vicine e
letture più accurate. I DVD singolo strato raggiungono i 25GB di capacità e i lettori hanno
una velocità di trasferimento di 4,5MB/s.

9.10 DISPOSITIVI DI I/O

TASTIERA

La tastiera è il dispositivo di immissione più conosciuto.

Il dispositivo consiste di un circuito stampato e un foglio di materiale elastometrico che


alla pressione di un tasto contatta l’apposito circuito. Alla pressione viene attivata una
interruzione e l’apposito gestore degli interrupt interpreta il codice numerico associato
al tasto.

Esistono diversi Layout:

• QWERTY(1864): il piu’ popolare quello della tastiera odierna(testo del primo


messaggio E-Mail) Varianti diverse per ogni paese(in Francia: AZERTY)
• Dvorak (1936)
• ExPert (1955)
• …

MOUSE

Il mouse è il dispositivo di puntamento più noto in assoluto

• Esistono 2 tipi di mouse:

• Mouse meccanici: il funzionamento è meccanico. E’ presente una palla


che ruota su opportuni sensori(rulli) che individuano il movimento
orizzontale o verticale

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-28


Calcolatori Elettronici e Lab

Fig. 16 Mouse meccanico

• Mouse ottico: Un diodo a emissione di luce rossa illumina una piccola


porzione di superficie e una fotocamera CMOS scatta circa 2000
fotografie al secondo. Un piccolo processore dedicato DSP elabora tali
fotografie e determina le differenze individuando la direzione di
spostamento.

Fig. 17 Mouse ottico

MONITOR LCD
La tecnologia più comune per i monitor è quella dello schermo a cristalli liquidi, LCD
(Liquid Crystal Display).
Il funzionamento di tali monitor è basato su uno strato di cristalli liquidi compreso tra 2
lastre di vetro.
I cristalli liquidi sono molecole viscose con struttura simile a quella di un cristallo.
Quando allineati nella stessa direzione le proprietà ottiche dei cristalli liquidi dipendono
dalla direzione e dall’intensità della luce incidente.

Gli schermi più popolari sono quelli di tipo TN(Twisted Nematic: filo ritorto) Fig. 18.

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-29


Calcolatori Elettronici e Lab

Fig. 18 LCD di tipo TN

La lastra posteriore contiene solchi orizzontali mentre quella anteriore verticali. Le


molecole del cristallo compiono una torsione nello spazio tra le lastre. Sulla parete
posteriore vi e’ un filtro di polarizzazione orizzontale mentre sulla parete anteriore e’
sfasato di 90°. In assenza di polarizzazione la luce emessa dalla lampada posteriore viene
sfasata e passa dal filtro anteriore. Quindi lo schermo risulta bianco. Applicando tensioni
a zone specifiche e’ possibile spegnere alcune zone dello schermo.

Esistono 2 tipi di monitor LCD che si differenziano per il modo con cui viene applicata la
tensione:

• Matrice Passiva: lo schermo posteriore ha 640 fili verticali e quello


anteriore 480 fili orizzontali (640x480). Polarizzando un singolo filo è
possibile spegnere un pixel per un breve intervallo di tempo. Ogni riga
rimane quindi attiva per un tempo limitato. Lo schermo viene ridisegnato
rapidamente (refresh rate circa di 60Hz) ingannando l’occhio per cui
l’immagine sembra continua.(Problema del ghosting e tempi di risposta
lenti)

• TFT(Thin Film Transistor): Tecnologia attuale della maggior parte dei


monitor in commercio, anche definiti a matrice attiva. Negli schermi TFT
ad ogni pixel è associato un transistor di commutazione. E’ così possibile
disegnare un pattern arbitrario sullo schermo e non ogni riga alla volta. Il
processo produttivo è costoso perchè è necessario realizzare tutti i
transistor in un unico wafer di silicio e possono essere tanti (ad esempio

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-30


Calcolatori Elettronici e Lab

1024x768x3 schermo a colori = circa 2’400’000). Gli errori sono


direttamente visibili sullo schermo come pixel accesi su fondo nero
(transistor cortocircuitato)

STAMPANTI

Le stampanti più economiche utilizzate generalmente nella stampa di piccolo formato e


a bassa risoluzione (ad esempio scontrini, moduli..) sono le stampanti ad aghi.

Le testine di stampa, generalmente con standard di 9 o 18 oppure 24 aghi, Fig. 19, mossi
da elettromagneti battono sulla carta attraverso un nastro inchiostrato mentre si
spostano lateralmente sul foglio. La sequenza dei colpi è generata da un circuito
elettronico per comporre i pixel che costituiscono i caratteri o parte di una immagine.

Fig. 19 Carattere con 9 aghi o 24

La stampa può avvenire in entrambi i sensi di spostamento del carrello, con un aumento
della velocità complessiva (stampa bidirezionale). Alcuni modelli di stampanti ad aghi
possono riprodurre il colore, impiegando oltre al nero anche tre bande colorate secondo
lo standard RGB, Red Green Blue, oppure CMY, Ciano Magenta Yellow.

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-31


Calcolatori Elettronici e Lab

La tecnologia di stampa a matrice è ancora richiesta in alcuni settori poiché permette di


imprimere anche modulistica a piu’ copie.

Oltre le stampanti ad aghi, poco diffuse, si sono affermate come generalmente le più
diffuse nel mercato domestico le stampanti a getto:

• Stampanti a getto di inchiostro: È la tecnologia che ha avuto il maggiore


successo presso l'utenza privata ed i piccoli uffici, principalmente a causa del
basso costo di produzione, della silenziosità e buona resa dei colori. Una
schiera di centinaia microscopici ugelli spruzzano minuscole gocce di
inchiostro a base di acqua sulla carta durante lo spostamento del carrello. Il
movimento dell'inchiostro è ottenuto per mezzo di due distinte tecnologie:
1. pompe piezoelettriche che comprimono il liquido in una
minuscola camera
2. resistenze elettriche che scaldano bruscamente il fluido all'interno
della camera di compressione aumentandone il volume e quindi
facendolo schizzare dall'ugello (Jet_Plate).

• Stampanti a getto di cera: Tecnologia simile alla precedente, ma che offre


anche su carta comune immagini dall'aspetto fotografico, grazie alla lucidità
della cera. L'impiego di queste stampanti è ormai estremamente limitato a
causa della loro complessità e ai tempi di utilizzo elevati dovuti alla necessità
di mantenere costantemente fusa la cera.

Di solito le stampanti a getto di inchiostro hanno una risoluzione intorno ai 1200 DPI
(punti per pollice dot per inch) ma può essere anche superiore.

La maggiore rivoluzione nella stampa dei testi degli ultimi decenni è sicuramente
rappresentata dalle stampanti laser o stampanti serigrafiche.

Questa tecnologia deriva direttamente dalla xerografia comunemente implementata


nelle fotocopiatrici analogiche.

Un raggio laser infrarosso viene modulato secondo la sequenza di pixel che deve essere
impressa sul foglio. Viene poi deflesso da uno specchio rotante su un tamburo
fotosensibile elettrizzato che si scarica dove colpito dalla luce.
L'elettricità statica attira una fine polvere di materiali sintetici e pigmenti, il toner, che
viene trasferito sulla carta (sviluppo) come mostrato in Fig 20.

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-32


Calcolatori Elettronici e Lab

Fig. 20 Processo di stampa a xerografia

Il foglio passa poi sotto un rullo riscaldato che fonde il toner facendolo aderire alla carta
(fissaggio). Per ottenere la stampa a colori si impiegano quattro toner: nero, ciano,
magenta e giallo, trasferiti da un unico tamburo oppure da quattro distinti CMYK.

Calderara Simone- Calcolatori Elettronici e Lab IO e periferiche IX-33

Potrebbero piacerti anche