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Fisica, matematica e letteratura: La riflessione della luce

Premessa. Questo post nasce dalla volont di partecipare al Carnevale della Fisica del mese di
Agosto 2011 e che verr ospitato blog Piemonte al Microscopio, tenuto da Claudio Pasqua. Il
tema scelto per il Carnevale "La fisica va in vacanza" e la nostra intenzione quella di fare
notare come la fisica si sia insinuata all'interno della letteratura, concludendo con una deduzione
matematica di una legge nota.

Coloro i quali volessero partecipare al Carnevale della Fisica dovranno inviare il link del proprio articolo
pubblicato in rete all'indirizzo claudio.pasqua@gmail.compossibilmente entro il 27 agosto. Alcuni
esempi di temi possibili suggeriti da Claudio sono: Perch il mare e il cielo sono azzurri? Come funziona
il sonar dei delfini? Come si formano le maree? Perch una nave di ferro galleggia? A che gioco giocate
in estate (e suoi principi fisici), ecc. ecc.
Ma anche rime, poesie, racconti fantastici, rappresentazioni pittoriche, musica, storia e leggende riferite
alla fisica nell'arte e nella letteratura e ai luoghi di vacanza in giro per i mondo.

Passiamo adesso alla riflessione della luce!

Nel XV canto del Purgatorio di Dante (1265-1321), difficile per la presenza di argomenti
filosofici e di considerazioni di natura scientifica, Dante e Virgilio si trovano nella fase del
passaggio dalla seconda alla terza Cornice. I due personaggi procedono verso Occidente e
Dante, abbagliato inizialmente dalla luce del Sole, viene colpito da una nuova luce pi
intensa. Essa viene emanata dal volto dellangelo della mansuetudine che si avvicina ai
pellegrini che passano al girone superiore.

Allinterno del canto troviamo le tre seguenti terzine (vv. 16-24):

Come quando da l'acqua o da lo specchio
salta lo raggio a l'opposita parte,
saltando su per lo modo parecchio
a quel che scende, e tanto si diparte
dal cader de la pietra in igual tratta,
s come mostra esperienza e arte;
cos mi parve da luce rifratta
quivi dinanzi a me esser percosso;
per che a fuggir la mia vista fu ratta.
Come quando dall'acqua o da uno specchio
un raggio rimbalza verso la parte opposta,
risalendo allo stesso modo
di com'era disceso, e si allontana
dalla perpendicolare per un tratto uguale,
cos come dimostrano l'esperienza e la scienza;
cos mi sembr di essere colpito
da una luce riflessa proprio davanti a me;
per cui la mia vista fu pronta a sfuggirne.

In esse Dante fa riferimento alla prima legge della riflessione della luce. Infatti, langolo tra
il raggio incidente e la normale (il cader della pietra) ha la stessa ampiezza dellangolo tra
la normale e il raggio riflesso.

La parte della fisica che studia i fenomeni connessi alla luce prende il nome di ottica. Tale
disciplina ha origini nel mondo greco e fu proprio il matematico Euclide a scriverne il
primo trattato: lOttica. Lopera, cos come gli Elementi dello stesso autore, si basa sul
metodo ipotetico-deduttivo e in essa presente lasserzione fondamentale: i raggi visuali
si propagano in linea retta (dagli occhi verso l'oggetto osservato).
La teoria euclidea rimase in vigore fino al 1600, quando stato osservato che in realt la
luce costituita da raggi che si propagavano dagli oggetti agli occhi.

La luce unonda elettromagnetica che si propaga nel vuoto. Grazie a ci possibile notare
come i raggi solari siano in grado di arrivare sulla Terra, nonostante abbiano percorso circa
150 milioni di km viaggiando nello spazio. La luce viaggia con velocit costante c pari a


circa 300.000 km/s nel vuoto e lesperienza ci mostra che i raggi di luce arrivano a noi in
maniera rettilinea.



Essendo unonda, la luce assume a tutti i comportamenti che riguardano le onde quando
incontrano un ostacolo. Uno di questi fenomeni fondamentali proprio quello della
riflessione.

Definizione: Dicesi riflessione il fenomeno che si verifica quando unonda incontra un
ostacolo e torna indietro nel mezzo dal quale proviene.

Nel caso della luce, tale fenomeni si verifica quando un raggio luminoso, colpendo una
superficie di separazione fra due mezzi, rimbalza sulla sua superficie e viene deviato lungo
unaltra direzione: tale raggio prende il nome di raggio riflesso.

La riflessione segue due precise leggi che furono enunciate da Cartesio (1596-1650).

1 LEGGE: Il raggio incidente, la normale alla superficie nel punto di incidenza e il raggio
riflesso sono complanari, cio giacciono tutti nello stesso piano.

2 LEGGE: Il raggio incidente forma, con la perpendicolare allo specchio condotta nel
punto di incidenza, un angolo (angolo di incidenza) uguale allangolo formato dal raggio
riflesso e dalla perpendicolare stessa (angolo di riflessione):

i = r

Osservazione. Il raggio luminoso, nella maggior parte dei casi, viene riflesso solo in parte,
mentre la parte restante attraversa la superficie e viene trasmessa nellaltro mezzo
(rifrazione). Per tale ragione lenergia che il raggio porta con se, nellistante dellincidenza,
si suddivide tra i due raggi che si vengono a formare (raggio riflesso e raggio rifratto).




Quando la riflessione avviene dopo che il raggio luminoso ha incontrato una superficie
perfettamente liscia e ben levigata (per esempio il vetro), il fenomeno prende il nome di
riflessione regolare o speculare.
La riflessione si dir invece diffusa, quando il raggio luminoso colpisce una superficie
scabra.

Sempre allinterno del Paradiso (canto I, vv. 49-53) il sommo poeta, in volo con Beatrice
verso il Cielo della Luna, esprime in che modo riuscito a fissare il Sole e fa gi riferimento
alla legge della riflessione:


E s come secondo raggio suole
uscir dal primo e risalire in suso,
pur come pelegrin che tornar vuole,

cos de l'atto suo, per li occhi infuso
ne l'imagine mia, il mio si fece,
e fissi li occhi al sole oltre nostr'uso.
E come il raggio riflesso determinato
solitamente dal raggio incidente, e ritorna alla
sorgente come un pellegrino che voglia tornare
[come un falco pellegrino che risale dopo essere
piombato sulla preda],
cos da questo gesto di Beatrice, entrato nella
mia facolt immaginativa attraverso gli occhi,
deriv il mio sguardo e fissai gli occhi nel Sole
in modo non consentito alle capacit umane.


Successivamente, anche Giacomo Leopardi (1798-1837), nelle sue Dissertazione sopra
la luce, far riferimento al fenomeno della riflessione: la luce incontrandosi in un corpo il
quale gli neghi il passaggio rimbalza, e questo rimbalzar che ella fa chiamasi riflessione.
Ecco per qual cagione noi vediamo la nostra immagine allorch ci presentiamo innanzi
ad uno specchio poich i raggi, che partono dai varj punti del nostro corpo riflettendo
sullo specchio son costretti a tornare ai nostri occhi. Questo effetto non pu venir
prodotto, che dai corpi assai levigati poich se un oggetto si presenti ad altri corpi essi ne
sparpagliano, e confondono quasi tutti i raggi.


Approfondimento matematico

Le leggi della riflessione si possono compendiare in questo unico principio dovuto a
Fermat (1601-1665): la luce nella sua propagazione segue sempre il cammino per cui
impiega il minimo tempo.
Ricaviamo la prima legge della riflessione a partire da tale principio, considerando il
seguente problema.

In un piano, A e B sono due punti da una stessa parte della retta s; da A viene emesso un
raggio di luce, il quale, dopo aver colpito la retta s, muovendosi con velocit costante v
raggiunge il punto B. Si domanda qual il punto C della retta s a cui corrisponde il
minimo tempo perch la luce passi da A a B.

Siano P e Q le proiezioni di A e B sulla retta s e si ponga:

a AP = b BQ = c PQ = x PC =






Risulta:

2 2
x a AC + = ( )
2 2
x c b CB + =

perci, essendo v la velocit della luce, il tempo T che essa impiega per percorrere il
cammino ACB dato dallespressione:

( ) ( )

+ + + =
2 2 2 2
1
x c b x a
v
x T .




A B




a b


i r
s

P x C c x Q

Per trovare il minimo di T dobbiamo annullare la derivata prima, ovvero bisogna porre:

( )
( )
0
1
'
2 2 2 2
=

+
=
x c b
x c
x a
x
v
x T

ossia

( )
2 2 2 2
x c b
x c
x a
x
+

=
+


Da qui bisognerebbe ricavare il valore di x, ma pi semplice interpretare
geometricamente il risultato. Infatti, la relazione trovata si pu scrivere sotto la forma:

CB
CQ
AC
PC
=

ossia, detti i

e r gli angoli che i raggi incidente e riflesso formano rispettivamente con la


perpendicolare in C alla retta s:

r i sin

sin =




e quindi

r i

=

ovvero la nota legge della riflessione.
E superfluo verificare che questa soluzione corrisponde a un minimo.







































Erasmo Modica
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