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Mito di Narciso: interdisciplinarità (non solo in letteratura ma anche psicanalisi). Altra versione
introduce alterità con sorella gemella. Perché delle due versioni solo una si sia consolidata, abbia
avuto più fortuna (la prima).
Mito di Orfeo ed Euridice: ha diverse versioni, scritture hanno reinterpretato il mito. Durante
romanticismo l'enfasi è sulla storia d'amore, nel decadentismo è la figura di Orfeo come eroe
solitario. Interessante anche come il rapporto tra i due venga reinterpretato: Maurice Blancheau in
l'Espace littéraire scrive che Orfeo non vuole Euridice alla luce, ma nella sua oscurità, lontananza,
quando è invisibile e vedere la pienezza della sua morte, ulteriore variazione oltre al decadentismo.
Ci dice che Orfeo ama E. perché fa parte del mondo delle ombre, la vuole nella sua invisibilità.
1950: Jean Coqueteau(?) regista di film brevi, tra i quali Orphée in cui mette in scena un
personaggio simile. O. fa un viaggio nell'aldilà ma si innamora della morte, che gli appare con
sembianze femminili. Mondo altro più affascinante perché non conosciuto, sublime: ci piace ciò che
ci fa paura.
Natura plurale del mito, la sua continua varianza, è vivo e quindi mutevole. In un romanzo la
varianza non è ammissibile, al contrario il mito varia, e questo ne ha assicurato la sua fortuna. Il
mito chiede di essere riraccontato e variato. Per questo non ci deve interessare solo l'origine del
mito. Narrare è il tentativo di dare senso a ciò che succede. I miti sono moderni (risposta a quesito:
perché i personaggi mitologici non vengono mai abbandonati?). Se non ci fossero le riscritture forse
della mitologia classica non resterebbe molto. Com'è nato il mito? Meglio chiedere in che modo è
nato il linguaggio e il racconto. Non si sa com'è nato ma si sa com'è cresciuto, ciascuno ci ha
aggiunto del suo. Che cos'è il mito? Difficile rispondere, per i greci sono racconti, narrazioni che
mescolano divino e umano, consolida il linguaggio, crea una rete.