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1 Generalità
Annuntio vobis gaudium magnum: Habemus lex. Il conclave parlamentare si è finalmente concluso ed
una simbolica fumata bianca si è levata dai palazzi legislativi. Il lungo travaglio che ha portato alla
nascita della “nuova 46/90” è finalmente terminato. Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 61
del 12 marzo 2008 del DM 22 gennaio 2008 n. 37 inizia una nuova pagina della storia installativa
italiana. Non si può dire che inizi una nuova era, poiché il nuovo decreto 37/08 assomiglia molto alla
vecchia 46/90: diciamo che ci sono stati alcuni aggiustamenti che cercheranno di appianare alcune
rughe che la vecchia legge cominciava a presentare (una curiosità: pubblicazione in G.U. il 12 marzo
2008 per il nuovo decreto, pubblicazione in G.U. il 12 marzo 1990 per la vecchia legge, insomma un
lifting come regalo per la maggiore età).
Il nuovo DM 37/08 che sostituisce la legge 46/90 è entrato in vigore il 27 marzo 2008 (quindici giorni
dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale). Nella stessa data sono stati abrogati (ai sensi dell'art.
3, comma 1, del decreto legge 28/12/06 n. 300, convertito con modifiche dalla legge 26/02/07 n. 17):
♦ gli articoli da 107 a 121 del DPR 380/01 (capo V);
♦ il DPR 447/91;
♦ la legge 46/90 ad eccezione degli articoli 8 (Finanziamento dell'attività di normazione tecnica),
14 (Verifiche) e 16 (Sanzioni).
In base alla tempistica indicata quindi, la dichiarazione di conformità doveva essere rilasciata sul
vecchio modulo previsto dal DM 20/2/92 fino al 26 marzo 2008, mentre dal giorno successivo la
dichiarazione di conformità va rilasciata sui nuovi moduli, previsti dagli allegati I e II del DM 37/08,
rispettivamente per le imprese installatrici e gli uffici tecnici interni delle imprese non installatrici.
Ricordiamo che l'abrogazione del capo V del DPR 380/01 comporta anche l'abrogazione del
costituendo Albo dei responsabili tecnici previsto dall'art. 109 comma 2 del Testo Unico sull'edilizia e
l'abrogazione dell'art. 108 comma 3 dello stesso Testo Unico che avrebbe consentito alle imprese in
possesso di attestazione SOA di ottenere automaticamente l'abilitazione per le attività regolamentate
dalla 46/90. Va in soffitta quindi anche il DM 24/11/04 che aveva effettivamente costituito questo
fantomatico albo nazionale dei soggetti in possesso dei requisiti professionali previsti all’articolo 109
del DPR 380/01 (un altro pasticcio in meno).
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Le informazioni contenute nel presente documento sono tutelate dal diritto d’autore e possono essere usate solo in conformità alle norme vigenti. In particolare Voltimum Italia
s.r.l. a socio Unico si riserva tutti i diritti sulla scheda e su tutti i relativi contenuti.
Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e
omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.
Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
In seno al Decreto restano tuttavia ancora delle criticità da superare tra cui, in particolare, le mancate
indicazioni sulla fase transitoria di prima applicazione della nuova disciplina per le quali si rende
necessario un intervento ministeriale che meglio precisi alcuni aspetti dello stesso Decreto fornendo
agli operatori maggiore certezza della norma.
Se il “riordino della normativa tecnica impiantistica all’interno degli edifici” ha trovato casa con il nuovo
DM 37/08, non altrettanto può dirsi per la “promozione di un reale sistema di verifica degli impianti …..
per accertare il rispetto di quanto previsto dall'attuale normativa in materia con l'obiettivo primario di
tutelare gli utilizzatori degli impianti garantendo un'effettiva sicurezza”. In sostanza manca ancora il
decreto che dovrebbe fare ordine sulle verifiche periodiche da effettuare sugli impianti al fine di
tutelare la sicurezza dei cittadini. Nel frattempo, non essendo stato abolito l’articolo 14 della legge
46/90 sulle verifiche, rimane in vigore ciò che è stabilito dal DPR 392/94 all’articolo 4 “Le verifiche
previste dell’articolo 14, comma 1, della legge (46/90) dovranno essere effettuate dai comuni aventi
più di diecimila abitanti nella misura non inferiore al 10% del numero di certificati di abilità o agibilità
rilasciati annualmente”.
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
1. Il presente decreto si applica agli impianti posti Viene esteso l’ambito di applicazione a tutte le
al servizio degli edifici, indipendentemente dalla tipologie di edificio, “indipendentemente dalla
destinazione d'uso, collocati all'interno degli destinazione d’uso”. La vecchia 46/90 invece, a
stessi o delle relative pertinenze. Se l'impianto parte gli impianti elettrici (lettera a), si applicava,
e' connesso a reti di distribuzione si applica a per tutti gli altri tipi di impianti, solo se l’edificio era
partire dal punto di consegna della fornitura. ad uso civile. Questo significa che ad esempio un
impianto di allarme (lettera b) o un impianto di
rivelazione incendi (lettera g) realizzati in un
ufficio, in un centro commerciale, in una industria,
etc. (ossia uso anche terziario e industriale, oltre
che civile) necessitano ora di una impresa
abilitata e della relativa dichiarazione di
conformità. Chi era già in possesso
dell’abilitazione rilasciata ai sensi della legge
46/90 relativa agli impianti non elettrici in edifici
ad uso civile (lettere b, c, d, e, f, g) assume
automaticamente l’abilitazione anche per tutte le
altre tipologie di edifici (ambito non civile).
L’ultima frase, usando il condizionale riguardo alla
connessione dell’impianto ad una rete di
distribuzione, include implicitamente nel decreto
anche gli impianti non connessi a reti di
distribuzione.
Nella stessa frase viene anche precisato il punto
di inizio applicazione del decreto: è il punto di
consegna della fornitura, era di fatto così anche
prima con la 46/90, anche se non era
espressamente scritto.
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
b) impianti radiotelevisivi, le antenne e gli impianti Nella lettera b) non ci sono più gli impianti di
elettronici in genere; protezione contro le scariche atmosferiche, che
sono stati spostati alla lettera a).
3. Gli impianti o parti di impianto che sono Ci si riferisce, per quanto riguarda l’ambito
soggetti a requisiti di sicurezza prescritti in elettrico del decreto, ai cancelli motorizzati
attuazione della normativa comunitaria, (lettera a) ed agli ascensori (lettera f). Per questi
ovvero di normativa specifica, non sono due particolari impianti esistono infatti delle
disciplinati, per tali aspetti, dalle disposizioni direttive europee che riguardano la sicurezza
del presente decreto. delle installazioni. In ragione del fatto che il diritto
comunitario è prevalente rispetto a quello
nazionale, il decreto 37/08 non si applica a tutti
quegli aspetti impiantistici regolati dalle direttive e
relative norme armonizzate europee.
In concreto ciò significa che:
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
a) punto di consegna delle forniture: il punto in cui Con ciò si escludono dal decreto gli impianti del
l'azienda fornitrice o distributrice rende disponibile distributore posti a monte del contatore
all'utente l'energia elettrica, il gas naturale o
diverso, l'acqua, ovvero il punto di immissione del
combustibile nel deposito collocato, anche
mediante comodato, presso l'utente;
b) potenza impegnata: il valore maggiore tra la Ad esempio nel caso di un utente con un impianto
potenza impegnata contrattualmente con fotovoltaico collegato alla rete, la potenza
l'eventuale fornitore di energia, e la potenza impegnata da considerare per i limiti progettuali è
nominale complessiva degli impianti di la maggiore fra quella del contratto con l’impresa
autoproduzione eventualmente installati; di distribuzione e quella del proprio impianto
fotovoltaico.
e) impianti di produzione, trasformazione, Fra gli impianti di cui alla lettera a) (art. 1 comma
trasporto, distribuzione, utilizzazione dell'energia 2), vengono inseriti per la prima volta anche gli
elettrica: i circuiti di alimentazione degli impianti di autoproduzione di energia fino a 20
apparecchi utilizzatori e delle prese a spina con kW. Il termine auto davanti a produzione significa
esclusione degli equipaggiamenti elettrici delle che ci si riferisce a quegli impianti (es. fotovoltaici,
macchine, degli utensili, degli apparecchi elettrici gruppi elettrogeni, cogenerazione, etc.) nei quali
in genere. Nell'ambito degli impianti elettrici almeno una parte dell’energia prodotta viene
rientrano anche quelli di autoproduzione di utilizzata ad uso e consumo dell’autoproduttore.
energia fino a 20 kW nominale, gli impianti per Se tutta l’energia prodotta viene immessa sulla
l'automazione di porte, cancelli e barriere, nonché rete di distribuzione, si parla di produzione vera e
quelli posti all'esterno di edifici se gli stessi sono propria e siamo di conseguenza fuori dall’ambito
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
f) impianti radiotelevisivi ed elettronici: le Viene specificato che gli impianti elettronici (di cui
componenti impiantistiche necessarie alla fanno parte anche gli impianti wireless) terminano
trasmissione ed alla ricezione dei segnali e dei a 50 V in corrente alternata e 120 V in corrente
dati, anche relativi agli impianti di sicurezza, ad continua.
installazione fissa alimentati a tensione inferiore a
Per quanto riguarda l’impianto telefonico interno
50 V in corrente alternata e 120 V in corrente
collegato (via cavo, via onde radio, fibra ottica o
continua, mentre le componenti alimentate a
altro) alla rete telefonica in servizio pubblico,
tensione superiore, nonché i sistemi di protezione
ricordiamo che:
contro le sovratensioni sono da ritenersi
appartenenti all'impianto elettrico; ai fini ♦ Se l'impianto, realizzato in un edificio
dell'autorizzazione, dell'installazione e degli qualunque sia la sua destinazione d’uso, è
ampliamenti degli impianti telefonici e di collegato alla rete pubblica con non più di due
telecomunicazione interni collegati alla rete linee urbane (una linea ISDN equivale a due
pubblica, si applica la normativa specifica vigente; linee) non occorre una particolare abilitazione
per l'installazione dell'impianto.
♦ Se l'impianto, realizzato in un edificio
qualunque sia la sua destinazione d’uso, è
collegato alla rete pubblica con più di due
linee urbane occorre l’abilitazione ai sensi del
DM 314/92.
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
1. Le imprese, iscritte nel registro delle imprese di Viene introdotto un atto formale con il quale
cui al decreto del Presidente della Repubblica 7 l’imprenditore “investe” il responsabile tecnico
dicembre 1995, n. 581 e successive della sua funzione. Nel caso delle imprese
modificazioni, di seguito registro delle imprese, o artigiane, il responsabile tecnico deve essere
nell'Albo provinciale delle imprese artigiane di cui l’artigiano stesso (art. 2 legge 443/85).
alla legge 8 agosto 1985, n. 443, di seguito albo
delle imprese artigiane, sono abilitate all'esercizio
delle attività di cui all'articolo 1, se l'imprenditore
individuale o il legale rappresentante ovvero il
responsabile tecnico da essi preposto con
atto formale, è in possesso dei requisiti
professionali di cui all'articolo 4.
2. Il responsabile tecnico di cui al comma 1 Viene limitata ad una sola il numero di imprese
svolge tale funzione per una sola impresa e la per la quale un professionista può svolgere le
qualifica è incompatibile con ogni altra attività funzioni di responsabile tecnico. Prima del DM
continuativa. 37/08, secondo la Circolare MICA 3439/C del
27/03/98 (di interpretazione della 46/90), uno
stesso professionista poteva essere responsabile
tecnico al massimo di due imprese. A proposito di
questo, un parere del Ministero ha precisato che
“nell’ottica di una interpretazione evolutiva e
indirizzata ad un favor nei confronti della libertà di
impresa e della concorrenza, (la definizione del
comma 2) deve essere letta nel senso letterale
derivante dal combinato disposto del primo e del
secondo comma dell’articolo 3, nel senso cioè
che il divieto è ristretto al solo responsabile
tecnico, e non anche al legale rappresentante ed
all’imprenditore, richiamati nel primo ma non nel
secondo comma”. Quindi, ove vi sia un socio
legale rappresentante di due società, si ritiene
non esservi incompatibilità nel fatto che esso
possa abilitare entrambe le imprese.
Un’altra limitazione è data dal fatto che la
funzione di responsabile tecnico non è
compatibile con altre attività di tipo continuativo. A
proposito di questo, un parere del Ministero ha
precisato che l’attività continuativa esprime “la
necessità che la qualifica non possa in nessun
caso essere attribuita a coloro che, per scelta
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
3. Le imprese che intendono esercitare le attività Si tratta della famosa DIA (dichiarazione di inizio
relative agli impianti di cui all'articolo 1 attività) in base alla quale ogni atto di
presentano la dichiarazione di inizio attività, ai autorizzazione, compresa la domanda per
sensi dell'articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. l’iscrizione in albi richiesta per l'esercizio di attività
241 e successive modificazioni, indicando imprenditoriale, commerciale o artigianale il cui
specificatamente per quali lettera e quale voce, di rilascio dipenda esclusivamente
quelle elencate nel medesimo articolo 1, comma dall'accertamento dei requisiti di legge, è
2, intendono esercitare l'attività e dichiarano, sostituita da una dichiarazione dell'interessato
altresì, il possesso dei requisiti tecnico- corredata, anche per mezzo di autocertificazioni,
professionali di cui all'articolo 4, richiesti per i delle certificazioni e delle attestazioni
lavori da realizzare. normativamente richieste. L’amministrazione
competente si prende trenta giorni di tempo
dall’invio della DIA per valutare la correttezza dei
requisiti presentati. Trascorsi i trenta giorni senza
comunicazioni contrarie da parte
dell’amministrazione, l’impresa può iniziare
l’esercizio dell’attività. (Fino ad oggi le imprese
potevano presentare la DIA e iniziare
contestualmente l’attività prima ancora di aver
conseguito formalmente il riconoscimento dei
requisiti, con il rischio di avviare una catena di
responsabilità difficile da sbrogliare).
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
5. Le imprese non installatrici, che dispongono di Come risulta evidente dal modulo di dichiarazione
uffici tecnici interni sono autorizzate di conformità (allegato II), all’ufficio tecnico
all'installazione, alla trasformazione, interno di una impresa non installatrice non è
all'ampliamento e alla manutenzione degli richiesta alcuna iscrizione al registro delle
impianti, relativi esclusivamente alle proprie imprese o all’albo delle imprese artigiane, fermo
strutture interne e nei limiti della tipologia di lavori restando i requisiti richiesti al responsabile
per i quali il responsabile possiede i requisiti tecnico.
previsti all'articolo 4.
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
b) diploma o qualifica conseguita al termine di Per chi è in possesso del diploma (5^ anno di
scuola secondaria del secondo ciclo con ITIS o IPSIA) o la qualifica (3^ anno IPSIA) è
specializzazione relativa al settore delle attività di stato aumentato il periodo di inserimento alle
cui all'articolo 1, presso un istituto statale o dirette dipendenze di una impresa del settore da
legalmente riconosciuto, seguiti da un periodo di 1 a 2 anni continuativi.
inserimento, di almeno due anni continuativi,
Ai soggetti che, alla data di entrata in vigore del
alle dirette dipendenze di una impresa del settore.
decreto (27/03/08), hanno già maturato i requisiti
Il periodo di inserimento per le attività di cui
secondo i termini ed i criteri previsti dalla
all'articolo 1, comma 2, lettera d) è di un anno;
precedente disciplina (46/90), contrariamente a
quanto detto in un primo momento dal Ministero,
non viene riconosciuta la relativa qualificazione
tecnico-professionale necessaria all'esercizio di
un'impresa di installazione, se presentano la
relativa domanda di iscrizione all'Albo delle
imprese artigiane o al Registro delle imprese
dopo l'entrata in vigore del Regolamento (ossia
dopo il 27/03/08). Questo significa che se un
tecnico ha maturato l’anno previsto dalla legge
46/90 prima del 27/03/08 e ha presentato la
richiesta di abilitazione dopo tale data, la
domanda non sarà accolta, perché a questo
punto di anni ne occorrono due. In breve dopo il
27/03/08 si applica solo il DM 37/08.
c) titolo o attestato conseguito ai sensi della Per chi è in possesso dell’attestato di un centro di
legislazione vigente in materia di formazione formazione professionale (2^ anno) è stato
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a) impianti di cui all'articolo 1, comma 2, lettera La novità sta nel fatto che il progetto viene
a), per tutte le utenze condominiali e per utenze richiesto per le singole case o singoli
domestiche di singole unità abitative aventi appartamenti quando la potenza contrattuale
potenza impegnata superiore a 6 kW o per supera i 6 kW, indipendentemente dalla superficie
utenze domestiche di singole unità abitative di dell’appartamento.
superficie superiore a 400 mq;
Sulla dichiarazione di conformità si fa riferimento
ad una “potenza massima impegnabile” che di
fatto dovrebbe coincidere con quella contrattuale
poiché al momento della stesura della
dichiarazione la potenza contrattuale con
l’impresa fornitrice deve già essere definita,
anche se magari il cliente non ha ancora stipulato
il contratto. In ogni caso sulla dichiarazione si
indicherà il massimo di potenza richiedibile in
base alle caratteristiche dell’impianto realizzato.
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c) impianti di cui all'articolo 1, comma 2, lettera Anche qui la novità sta nel fatto che il progetto
a), relativi agli immobili adibiti ad attività viene richiesto per il settore industriale, terziario,
produttive, al commercio, al terziario e ad altri artigianale, etc. quando la potenza contrattuale
usi, quando le utenze sono alimentate a tensione supera i 6 kW, indipendentemente dalla superficie
superiore a 1000 V, inclusa la parte in bassa del locale.
tensione, o quando le utenze sono alimentate
Sulla dichiarazione di conformità si fa riferimento
in bassa tensione aventi potenza impegnata
ad una “potenza massima impegnabile” che di
superiore a 6 kW o qualora la superficie superi i
fatto dovrebbe coincidere con quella contrattuale
200 mq;
poiché al momento della stesura della
dichiarazione la potenza contrattuale con
l’impresa fornitrice deve già essere definita,
anche se magari il cliente non ha ancora stipulato
il contratto. In ogni caso sulla dichiarazione si
indicherà il massimo di potenza richiedibile in
base alle caratteristiche dell’impianto realizzato.
d) impianti elettrici relativi ad unità immobiliari Per gli impianti soggetti a normativa specifica è
provviste, anche solo parzialmente, di ambienti stato tolto il limite di potenza contrattuale di 1,5
soggetti a normativa specifica del CEI, in caso di kW (che era peraltro di fatto ininfluente).
locali adibiti ad uso medico o per i quali sussista
Viene esteso anche l’ambito di progettazione
pericolo di esplosione o a maggior rischio di
degli impianti di protezione da scariche
incendio, nonché per gli impianti di protezione
atmosferiche. Nel vecchio DPR 447/91 la
da scariche atmosferiche in edifici di volume
progettazione, sempre per gli edifici di volume
superiore a 200 mc;
superiore a 200 mc, era prevista solo se l’edificio
era dotato di impianti elettrici soggetti a normativa
specifica o se era alto più di 5 metri: ora queste
sottocondizioni non esistono più, è sufficiente un
volume superiore a 200 m3.
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4. I progetti contengono almeno gli schemi Viene posto l’accento sull’importanza dei materiali
dell'impianto e i disegni planimetrici nonché una nella progettazione dei locali a maggior rischio in
relazione tecnica sulla consistenza e sulla caso di incendio e nei luoghi con pericolo di
tipologia dell'installazione, della trasformazione o esplosione.
dell'ampliamento dell'impianto stesso, con
particolare riguardo alla tipologia e alle
caratteristiche dei materiali e componenti da
utilizzare e alle misure di prevenzione e di
sicurezza da adottare. Nei luoghi a maggior
rischio di incendio e in quelli con pericoli di
esplosione, particolare attenzione è posta
nella scelta dei materiali e componenti da
utilizzare nel rispetto della specifica normativa
tecnica vigente.
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2. Con riferimento alle attività produttive, si L’articolo 1 del DPCM 31/03/89 è il seguente:
applicano le norme generali di sicurezza di cui “Nella progettazione, nella realizzazione e nella
all'articolo 1 del decreto del Presidente del gestione delle attività industriali i fabbricanti sono
Consiglio dei Ministri 31 marzo 1989 e le relative tenuti a conformarsi a tutte le disposizioni vigenti
modificazioni. in materia di sicurezza del lavoro, di prevenzione
incendi e di tutela della popolazione e
dell'ambiente. In particolare i fabbricanti devono
ottenere dal competente Comando dei vigili del
fuoco le autorizzazioni concernenti la prevenzione
incendi previste dalle norme vigenti ed
uniformarsi alle disposizioni contenute nel:
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3. Gli impianti elettrici nelle unità immobiliari ad Qui viene tagliata definitivamente l’incongruenza
uso abitativo realizzati prima del 13 marzo 1990 fra la legge 46/90 e il DPR 447/91 riguardo
si considerano adeguati se dotati di l’adeguamento dei vecchi impianti (realizzati
sezionamento e protezione contro le prima dell’entrata in vigore della 46/90). In questo
sovracorrenti posti all'origine dell'impianto, di comma 3 viene ripreso pari pari l’ultimo
protezione contro i contatti diretti, di protezione capoverso del comma 8 dell’art. 5 del DPR
contro i contatti indiretti o protezione con 447/91 in cui erano indicati i requisiti minimi di
interruttore differenziale avente corrente adeguamento che sono i seguenti:
differenziale nominale non superiore a 30 mA.
♦ sezionamento e protezione contro le
sovracorrenti posti all'origine dell'impianto
♦ protezione contro i contatti diretti
♦ protezione contro i contatti indiretti o
protezione con interruttore differenziale
avente corrente differenziale nominale non
superiore a 30 mA
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Le informazioni contenute nel presente documento sono tutelate dal diritto d’autore e possono essere usate solo in conformità alle norme vigenti. In particolare Voltimum Italia
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omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.
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2. Nei casi in cui il progetto è redatto dal Dove è non previsto un progetto redatto da un
responsabile tecnico dell'impresa installatrice professionista (progetto semplice), unitamente
l'elaborato tecnico è costituito almeno dallo alla dichiarazione vanno allegati lo schema
schema dell'impianto da realizzare, inteso come dell’impianto da realizzare (ed eventuali varianti in
descrizione funzionale ed effettiva dell'opera da corso d’opera) e la relazione contenente la
eseguire eventualmente integrato con la tipologia dei materiali impiegati.
necessaria documentazione tecnica attestante le
varianti introdotte in corso d'opera.
3. In caso di rifacimento parziale di impianti, il Questo caso non era specificato espressamente
progetto, la dichiarazione di conformità, e nella vecchia legge, anche se di fatto
l'attestazione di collaudo ove previsto, si l’interpretazione era quella esplicitata in questo
riferiscono alla sola parte degli impianti comma. Il rifacimento parziale degli impianti
oggetto dell'opera di rifacimento, ma tengono rientra nel caso della “trasformazione” degli
conto della sicurezza e funzionalità dell'intero impianti. Viene precisato che il progetto e la
impianto. Nella dichiarazione di cui al comma 1 dichiarazione di conformità devono essere riferiti
e nel progetto di cui all'articolo 5, è solo alla parte di impianto rifatto. A volte il
espressamente indicata la compatibilità rifacimento di una parte di impianto determina
tecnica con le condizioni preesistenti necessariamente delle modifiche a catena sulle
dell'impianto. parti di impianto sulle quali non si intendeva
intervenire: in questo caso nel progetto e nella
dichiarazione di conformità devono apparire
anche queste modifiche.
Se la parte rifatta è indipendente dalla parte di
impianto già presente, sia nel progetto che nella
dichiarazione di conformità rilasciata deve essere
espressamente indicata la compatibilità tecnica
della nuova parte dell’impianto con le condizioni
preesistenti (anche se manca nel modulo di
dichiarazione una voce apposita).
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2. Il proprietario dell'impianto adotta le misure Viene introdotta una precisa responsabilità del
necessarie per conservarne le caratteristiche proprietario dell’impianto riguardo all’obbligo di
di sicurezza previste dalla normativa vigente in effettuare la manutenzione. Questa incombenza
materia, tenendo conto delle istruzioni per ricadrà veramente sul proprietario dell’immobile e
l'uso e la manutenzione predisposte quindi dell’impianto, oppure su chi lo occupa e
dall'impresa installatrice dell'impianto e dai utilizza (affittuario, inquilino, etc.) ?
fabbricanti delle apparecchiature installate. Resta
Siamo abituati ai manuali d’uso delle
ferma la responsabilità delle aziende fornitrici o
apparecchiature, ma qui la novità deriva dal fatto
distributrici, per le parti dell'impianto e delle
che l’impresa installatrice deve fornire al
relative componenti tecniche da loro installate o
committente le istruzioni di manutenzione
gestite.
sull’intero impianto installato. L’installatore deve
consegnare queste istruzioni contestualmente
alla dichiarazione di conformità o in separata
sede: se non lo facesse, in caso di infortunio
dovuto a cattiva manutenzione, egli sarebbe
ritenuto corresponsabile.
3. Il committente entro 30 giorni Una delle novità più attese del decreto. Al
dall'allacciamento di una nuova fornitura di momento dell’allacciamento (entro 30 giorni) di
gas, energia elettrica, acqua, negli edifici di una nuova fornitura o di un aumento contrattuale,
qualsiasi destinazione d'uso, consegna al il richiedente deve dimostrare che il proprio
distributore o al venditore copia della impianto è a norma, attraverso l’invio della
dichiarazione di conformità dell'impianto, resa dichiarazione di conformità.
secondo l'allegato I, esclusi i relativi allegati
Ma di quale dichiarazione di conformità si parla ?
obbligatori, o copia della dichiarazione di
Esaminiamo le varie casistiche, distinguendo due
rispondenza prevista dall'articolo 7, comma 6. La
situazioni:
medesima documentazione è consegnata nel
caso di richiesta di aumento di potenza ♦ Nuovi contratti
impegnata a seguito di interventi sull'impianto, o o Per gli impianti realizzati prima del 13/03/90
di un aumento di potenza che senza interventi (data di entrata in vigore della vecchia 46/90)
sull'impianto determina il raggiungimento dei si deve inviare la dichiarazione di
livelli di potenza impegnata di cui all'articolo 5, rispondenza in base al DM 37/08 (ammesso
comma 2 o comunque, per gli impianti elettrici, che esista un edificio con impianto così
la potenza di 6 kW. vecchio e ancora senza contratto per
l’energia elettrica);
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1. Il certificato di agibilità è rilasciato dalle autorità Niente di nuovo, a parte il fatto che si parla di
competenti previa acquisizione della autorità competenti in generale e non più di
dichiarazione di conformità di cui all'articolo 7, sindaco.
nonché del certificato di collaudo degli impianti
installati, ove previsto dalle norme vigenti.
1. La manutenzione ordinaria degli impianti di cui Per la manutenzione ordinaria nessun obbligo di
all'articolo 1 non comporta la redazione del rivolgersi ad una impresa abilitata e quindi niente
progetto né il rilascio dell'attestazione di collaudo, dichiarazione di conformità, né tanto meno
né l'osservanza dell'obbligo di cui all'articolo 8, progetto.
comma 1, fatto salvo il disposto del successivo
comma 3.
2. Sono esclusi dagli obblighi della redazione del Come nella 46/90, viene richiesta espressamente
progetto e dell'attestazione di collaudo le la dichiarazione di conformità per gli impianti di
installazioni per apparecchi per usi domestici e la cantiere.
fornitura provvisoria di energia elettrica per gli
impianti di cantiere e similari, fermo restando
l'obbligo del rilascio della dichiarazione di
conformità.
3. Per la manutenzione degli impianti di ascensori
e montacarichi in servizio privato si applica il
decreto del Presidente della Repubblica 30 aprile
1999, n. 162 e le altre disposizioni specifiche.
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1. Per il rifacimento o l'installazione di nuovi La novità sta nel fatto che la dichiarazione di
impianti di cui all'articolo 1, comma 2, lettere a), conformità non deve più essere inviata alla
b), c), d), e), g) ed h), relativi ad edifici per i quali Camera di Commercio, ma allo sportello unico
è già stato rilasciato il certificato di agibilità, fermi per l’edilizia istituito dall’articolo 5 del DPR 380/01
restando gli obblighi di acquisizione di atti di come “ufficio … che cura tutti i rapporti fra il
assenso comunque denominati, l'impresa privato, l’amministrazione e, ove occorra, le altre
installatrice deposita, entro 30 giorni dalla amministrazioni tenute a pronunciarsi in ordine
conclusione dei lavori, presso lo sportello all’intervento edilizio oggetto della richiesta di
unico per l'edilizia, di cui all'articolo 5 del permesso o di denuncia di inizio attività”.
decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno
L'obbligo di deposito presso lo sportello unico
2001, n. 380 del comune ove ha sede l'impianto,
comunale dell'edilizia esiste solo in due precise
la dichiarazione di conformità ed il progetto
circostanze: l'installazione di nuovi impianti e il
redatto ai sensi dell'articolo 5, o il certificato di
rifacimento di impianti esistenti (sempre
collaudo degli impianti installati, ove previsto dalle
comunque in presenza del certificato di agibilità),
norme vigenti.
cioè la trasformazione dell'impianto.
2. Per le opere di installazione, di trasformazione La quasi totalità dei Regolamenti Edilizi Comunali
e di ampliamento di impianti che sono connesse differenzia tra opere di ampliamento e cambio
ad interventi edilizi subordinati a permesso di volumetrie per le quali viene richiesta una vera e
costruire ovvero a denuncia di inizio di attività, di propria concessione edilizia e opere di
cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 manutenzione straordinaria per le quali viene
giugno 2001, n. 380, il soggetto titolare del richiesta la denuncia di inizio attività (DIA). In
permesso di costruire o il soggetto che ha questi casi, il progetto degli interventi sugli
presentato la denuncia di inizio di attività deposita impianti va presentato contestualmente a quello
il progetto degli impianti da realizzare presso lo edilizio.
sportello unico per l'edilizia del comune ove deve
essere realizzato l'intervento, contestualmente al
progetto edilizio.
3. Lo sportello unico di cui all'articolo 5 del
E’ lo sportello unico per l’edilizia che provvede poi
decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno
ad inoltrare copia della dichiarazione di
2001, n. 380, inoltra copia della dichiarazione di
conformità alla Camera di Commercio locale.
conformità alla Camera di commercio industria
artigianato e agricoltura nella cui circoscrizione ha
sede l'impresa esecutrice dell'impianto, che
provvede ai conseguenti riscontri con le risultanze
del registro delle imprese o dell'albo provinciale
delle imprese artigiane, alle contestazioni e
notificazioni, a norma dell'articolo 14 della legge
24 novembre 1981, n. 689, e successive
modificazioni, delle eventuali violazioni accertate,
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1. Alle violazioni degli obblighi derivanti Premessa: per uno svarione legislativo non sono
dall'articolo 7 del presente decreto si applicano le state abrogate le sanzioni previste dalla vecchia
sanzioni amministrative da euro 100,00 ad euro legge 46/90 (raddoppiate dalla legge 17/07), ma
1.000,00 con riferimento all'entità e complessità contemporaneamente ne sono state varate di
dell'impianto, al grado di pericolosità ed alle altre nuove: è verosimile pensare che le sanzioni
circostanze obiettive e soggettive della violazione. valide siano ora queste dell’articolo 15 del DM
37/08 e non quelle raddoppiate della 46/90.
In particolare il comma 1 qui a fianco prevede una
sanzione da 100 a 1000 euro per la mancata
consegna della dichiarazione di conformità o del
progetto o della dichiarazione di rispondenza.
2. Alle violazioni degli altri obblighi derivanti dal Per tutte le altre inadempienze rispetto a quanto
presente decreto si applicano le sanzioni previsto dal DM 37/08, sono previste sanzioni da
amministrative da euro 1.000,00 ad euro 1000 a 10000 euro.
10.000,00 con riferimento all'entità e complessità
Ad esempio il committente che non affida i lavori
dell'impianto, al grado di pericolosità ed alle altre
ad una impresa abilitata.
circostanze obiettive e soggettive della violazione.
Anche l'impresa fornitrice che non richiede la
documentazione di sicurezza dell'impianto e
l'utente che non la fornisce all’impresa, sono
soggetti alle sanzioni previste dal DM 37/08.
3. Le violazioni comunque accertate, anche Ogni violazione del DM 37/08 da parte delle
attraverso verifica, a carico delle imprese imprese installatrici prevede una annotazione dal
installatrici sono comunicate alla Camera di conservatore del registro delle imprese (o la
commercio, industria, artigianato e agricoltura commissione provinciale per gli albi degli
competente per territorio, che provvede artigiani).
all'annotazione nell'albo provinciale delle imprese
artigiane o nel registro delle imprese in cui
l'impresa inadempiente risulta iscritta, mediante
apposito verbale.
4. La violazione reiterata tre volte delle norme Alla terza annotazione l’impresa, o l’artigiano, può
relative alla sicurezza degli impianti da parte delle essere sospeso temporaneamente dalla sua
imprese abilitate comporta altresì, in casi di attività.
particolare gravità, la sospensione temporanea
dell'iscrizione delle medesime imprese dal
registro delle imprese o dall'albo provinciale delle
imprese artigiane, su proposta dei soggetti
accertatori e su giudizio delle commissioni che
sovrintendono alla tenuta dei registri e degli albi.
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
5. Alla terza violazione delle norme riguardanti la Anche per i progettisti (ci si riferisce
progettazione ed i collaudi, i soggetti accertatori presumibilmente ai progetti complessi), la terza
propongono agli ordini professionali annotazione può portare a provvedimenti
provvedimenti disciplinari a carico dei disciplinari da parte del proprio ordine
professionisti iscritti nei rispettivi albi. professionale.
6. All'irrogazione delle sanzioni di cui al presente Le sanzioni vengono comminate dalle Camere di
articolo provvedono le Camere di commercio, Commercio.
industria, artigianato ed agricoltura.
7. Sono nulli, ai sensi dell'articolo 1418 del I contratti stipulati da imprese non abilitate sono
Codice Civile, i patti relativi alle attività di fatto nulli.
disciplinate dal presente regolamento stipulati da
imprese non abilitate ai sensi dell'articolo 3, salvo
il diritto al risarcimento di eventuali danni. Il
presente decreto, munito del sigillo dello Stato,
sarà inserito nella Raccolta ufficiale degli atti
normativi della Repubblica italiana. È fatto obbligo
a chiunque spetti di osservarlo e di farlo
osservare.
Riportiamo in rigoroso ordine cronologico una serie di allegati in cui le istituzioni, Ministero dello
Sviluppo Economico in primis, hanno fornito chiarimenti e interpretazioni ufficiali riguardo agli aspetti
maggiormente problematici del DM 37/08.
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ALLEGATO 1 - Circolare del Consiglio Nazionale del Notariato riguardo all’articolo 13 sulla
compravendita degli immobili (18 marzo 2008) – L’articolo 13 è stato abrogato dal DL 112/08
1. La nozione di “trasferimento”
In questa fase sembra sufficiente evidenziare che l’ampio concetto di “trasferimento” (art. 13) sembra
alludere non ad un contratto tipico, bensì ad una prestazione possibile oggetto di più contratti che, “a
qualsiasi titolo”, sono idonei a realizzare il trasferimento di un immobile, a qualsiasi uso destinato.
Ancora una volta quindi, si ripropone lo stesso dubbio interpretativo sull’impiego da parte del
legislatore del “generico” concetto di “trasferimento”, già posto in occasione della certificazione
energetica degli edifici.
L’interprete in questo caso dovrà non solo verificare la portata della nozione di “trasferimento”
utilizzata, ma dovrà anche affrontare due difficoltà ulteriori:
- in primo luogo, che la nozione di “trasferimento” non è accompagnata dalla locuzione “a titolo
oneroso” (come invece, nell’art. 6, comma 1-bis, lettere a), b), c) del d.lgs. 192/2005, come modificato
dal d.lgs. 311/2006), ma dall’espressione “a qualsiasi titolo”. La nozione, pertanto, sembra doversi
riferire agli “atti a titolo oneroso”, quali ad esempio la vendita e la permuta, con esclusione di ogni atto
da cui non derivi un “trasferimento” in senso tecnico (come ad esempio la divisione);
- in secondo luogo, di conciliare la nozione di “trasferimento a qualsiasi titolo” con il termine “venditore”
impiegato nella stessa disposizione, che andrebbe inevitabilmente a circoscrivere l’ambito applicativo
della norma: termine significativo, ma non decisivo ai fini dell’esclusione dalla disciplina de qua agli atti
a titolo gratuito, come ad esempio la donazione.
Si deve anche aggiungere che, stante l’ampio concetto di trasferimento utilizzato a prescindere dal
tipo di atto posto in essere, si ripropongono gli stessi problemi già esaminati sempre in tema di
certificazione energetica, relativamente all’applicabilità del D.M. 37/2008 agli atti derivativi-costitutivi di
diritti reali di godimento, per i quali allo stato comunque non può affermarsi l’esclusione della
disciplina.
D’altra parte non può tralasciarsi di considerare che talvolta il legislatore utilizza un termine ridotto
rispetto all’istituto disciplinato (ad esempio, “venditore” con riferimento a qualsiasi contratto di cessione
di un bene), per cui l’utilizzazione del termine così ridotto non deve indurre in modo superficiale ad
un’interpretazione restrittiva.
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2. L’ambito soggettivo
Ad una prima lettura, il decreto in esame non sembra affatto indirizzato ad incidere in misura
significativa sull’attività del notaio.
a. soggetti di cui all’art. 3 del decreto, e cioè le imprese abilitate all’installazione, trasformazione ed
ampliamento e manutenzione straordinari degli impianti;
d. il soggetto titolare del permesso di costruire e di quello che ha presentato la DIA di cui all’art. 11,
comma 2.
L’attività del notaio viene in considerazione, quindi, solo nell’art. 13 che prevede, in fase di
trasferimento dell’immobile tre distinte attività:
- la consegna all’avente causa della documentazione amministrativa e tecnica nonché il libretto di uso
e di manutenzione;
- l’indicazione in atto della garanzia del venditore circa la conformità degli impianti alla vigente
normativa in materia di sicurezza;
È prevista infine la consegna della stessa documentazione in copia all’utilizzatore del bene a qualsiasi
titolo.
3. L’ambito oggettivo
Il decreto sembra riferirsi a tutti gli immobili in qualunque tempo realizzati, senza distinzione. Si
distingue, invece, tra impiantir realizzati prima e dopo l’entrata in vigore del decreto, da cui scaturisce
una possibile diversa documentazione ai fini dell’allegazione.
Per quanto concerne la dichiarazione di conformità, da redigere in base ai modelli allegati al decreto,
essa viene rilasciata:
- dall’impresa installatrice, secondo il modello di cui all’allegato 1 del decreto (art. 7, comma 1);
- dai responsabili degli uffici tecnici interni delle imprese non installatrici di cui all’art. 3, comma 3,
secondo il modello di cui all’allegato 2 del presente decreto (art. 7, comma 4);
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Nel caso in cui la dichiarazione di conformità non sia stata prodotta o non più reperibile, la stessa è
sostituita, per i soli impianti eseguiti prima dell’entrata in vigore del decreto, da una dichiarazione di
rispondenza resa da un competente professionista iscritto all’albo ed avente i requisiti previsti dall’art.
7, comma 6.
Quanto al comportamento che il notaio è tenuto a seguire in sede di ricevimento dell’atto pubblico o di
autentica dell’atto di trasferimento, l’art. 13 stabilisce in particolare quanto segue: “L'atto di
trasferimento riporta la garanzia del venditore in ordine alla conformità degli impianti alla vigente
normativa in materia di sicurezza e contiene in allegato, salvo espressi patti contrari, la dichiarazione
di conformità ovvero la dichiarazione di rispondenza di cui all'articolo 7, comma 6.”
Circa la consegna della documentazione prevista dalla prima parte dell’art. 13, a rigore, questa appare
una fase meramente eventuale dell’attività di documentazione del pubblico ufficiale. Il riferimento,
infatti, alla vicenda traslativa e non all’atto traslativo, lascia supporre che quella consegna possa sia
precedere che seguire l’atto traslativo. Da questo punto di vista pertanto, nessun obbligo è posto a
carico del notaio.
Riguardo all’allegazione delle dichiarazioni di cui all’art. 7, la lettera della norma pone l’obbligo di
allegazione all’atto di trasferimento,pur se la violazione di tale prescrizione non risulta sanzionata da
alcuna disposizione, secondo quanto più avanti precisato.
La violazione di tale obbligo, inoltre, non incide sulla validità dell’atto: infatti, quando il legislatore ha
inteso far dipendere la validità del negozio di trasferimento dall’allegazione di un documento tecnico,
lo ha detto espressamente (cfr. da ultimo art. 15, commi 8 e 9, d.lgs. 192/2005, come modificato dal
d.lgs. 311/2006).
Occorre aggiungere infine, sotto un diverso profilo, che appare difficile ipotizzare una qualunque
ipotesi di invalidità dell’atto (nullità virtuale) sulla base di una fonte normativa di tipo secondario, come
un decreto ministeriale.
Quanto invece alla garanzia del venditore (rectius: alienante), che deve essere riportata nell’atto di
trasferimento, si segnala come ciò già trovi una sua propria disciplina nel codice civile e precisamente
agli art. 1476 ss., ancorché questi non prevedano un obbligo di riportare nell’atto simile indicazione.
Sulla base di un’interpretazione meramente letterale dell’art. 13 potrebbe sembrare che l’inciso “salvo
espressi patti contrari” si riferisca unicamente all’allegazione delle dichiarazioni di cui all’art. 7,
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cosicché le parti potrebbero espressamente, di comune accordo, derogare solo alla suddetta
previsione.
Su tale ricostruzione, che quindi escluderebbe per il venditore di derogare alla garanzia di cui all’art.
13 sulla conformità degli impianti, possono avanzarsi fondati dubbi.
5. L’ambito di applicazione
Risulta, invero, alquanto singolare che la presente disciplina di natura regolamentare, possa aver
inciso sull’ordinaria disciplina codicistica in materia di garanzia per i vizi, di cui all’art. 1490 c.c.; norma
questa che, al secondo comma, consente alle parti di escluderla.
Torna qui nuovamente in considerazione l’aspetto della gerarchia delle fonti normative. Non può infatti
una disposizione contenuta in un regolamento ministeriale derogare ad una fonte di rango primario,
quale il codice civile; ne consegue che non essendo stato modificato l’art. 1490 c.c., esso continua a
disciplinare la garanzia a carico del venditore sui vizi della cosa.
Sembrerebbe deporre in questo senso – impregiudicati i diversi profili di eccesso di delega contenuti
nel decreto, e la questione relativa all’emanazione del decreto nei termini previsti dalla legge delega -
anche l’ambito circoscritto di operatività del suindicato regolamento. Il provvedimento infatti, è stato
emanato in attuazione della sola lettera a), comma 13, dell’art. 11-quaterdecies del d.l. 203/2005
(convertito con modificazione dall’art. 1 della l. 248/2005), la quale lettera fa riferimento
esclusivamente al riordino delle disposizioni in materia di installazione degli impianti all’interno degli
edifici. Il provvedimento, quindi, non è in attuazione della delega di cui alla successiva lettera b), che
attiene alla definizione di un reale sistema di verifiche degli impianti, con l'obiettivo primario di tutelare
gli utilizzatori degli impianti garantendo una effettiva sicurezza.
Questa parte della legge delega, pertanto, non risulta allo stato ancora attuata (1). Se tale
ricostruzione è corretta, il presente provvedimento nulla ha mutato in materia di contrattazione degli
immobili, i quali continuano come per il passato a poter circolare pur senza che riportino la
dichiarazione del venditore di cui all’art. 13.
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6. Le sanzioni
Quanto all’apparato sanzionatorio previsto nel suddetto decreto (art. 15), coerentemente con quanto
già ritenuto circa l’inesistenza di nuovi obblighi a carico del notaio, esso non prevede alcuna sanzione
in fase di trasferimento dell’immobile, a carico né del notaio né delle parti dell’atto.
Le sanzioni si riferiscono solo alle imprese di cui all’art. 3 del decreto in esame. Infatti:
- il comma 1 dell’art. 15 si riferisce alla violazione degli obblighi di cui all’art. 7, posti esclusivamente a
carico delle imprese e dei soggetti abilitati al rilascio delle dichiarazioni di conformità e di rispondenza;
Quanto al comma 2, che attiene genericamente agli altri obblighi di cui al presente decreto, non si
ritiene che si riferisca ad alcun obbligo in capo (oltre che al notaio) alle parti. Infatti “il riferimento
all'entità e complessità dell'impianto, al grado di pericolosità ed alle altre circostanze obiettive e
soggettive della violazione”, presuppone una valutazione tecnica che non può essere propria delle
parti.
A sostegno della ricostruzione sopra prospettata si consideri che il comma 6 dell’art. 15 individua
come unica autorità competente ad irrogare le sanzioni, le Camere di Commercio, certamente non
legittimate all’irrogazione di sanzioni nei confronti di soggetti da esse non controllati.
7. Conclusioni
- E’ certamente ammissibile, in base al codice civile, una deroga convenzionale all'obbligo di garanzia
della conformità degli impianti previsto dall'art. 13 in capo all'alienante: le parti possono, cioè
continuare a pattuire l'esclusione di tale obbligo di garanzia, eventualmente ponendo a carico
dell'acquirente l'onere di provvedere successivamente all'adeguamento degli impianti stessi, o in
alternativa prevedendo obblighi diversi a carico dell'alienante (ad esempio, quello di provvedere
successivamente all'adeguamento).
- Nell'ipotesi in cui nessuna previsione di garanzia sia contenuta nel contratto, non sono applicabili le
sanzioni di cui all'art. 15, ma trovano unicamente applicazione le norme codicistiche sulla garanzia per
vizi.
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approfondite le interferenze della normativa in oggetto con la ordinaria disciplina della garanzia per
vizi e della responsabilità dell'alienante per inadempimento, nei casi in cui il contratto ometta di
regolamentare il profilo in esame.
_____________
(1) Sotto un diverso profilo - a sostegno del ruolo che l’art. 13 assume solo sul piano contrattuale -
riesce difficile immaginare per l’assenza della garanzia del venditore in ordine al requisito della
conformità alle norme sulla sicurezza degli impianti, una conseguenza sanzionatoria più grave di
quella prevista per il trasferimento di immobili privi del requisito dell’agibilità (che attiene alla salubrità
dell’edificio), per il quale nessuno dubita che l’unica conseguenza a carico del venditore sia il
risarcimento del danno. Si consideri infatti che oggi la verifica sulla sicurezza degli impianti, ai sensi
dell’art. 9, è presupposto per il rilascio dell’agibilità.
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ALLEGATO 2 - Risposte fornite da Raffaello Sestini, capo dell'ufficio legislativo del Ministero dello
Sviluppo Economico, alle domande del quotidiano economico “Sole 24 Ore” (20 marzo 2008)
D. L'obbligo di garanzia è derogabile per esplicita pattuizione tra i contraenti? In caso negativo,
l'immobile non è più vendibile fino a che gli impianti non sono messi a norma ?
R. L'articolo 13 non prevede eccezioni all'obbligo di garanzia, che risponde a un basilare principio di
buona fede contrattuale; è viceversa possibile non allegare le dichiarazioni di conformità e di
rispondenza. La mancata previsione della garanzia da parte del venditore può essere fatta valere
dall'acquirente, trattandosi di norma volta a tutelare la pubblica incolumità, ma non comporta la nullità
del contratto.
R. Si è già precisato che l'obbligo di garanzia non prevede eccezioni perché risponde a un'esigenza di
interesse pubblico generale come quella delle sicurezze delle persone (soprattutto casalinghe e
bambini, che vengono oggi colpiti da frequenti incidenti domestici). Inoltre, l'obbligo di garanzia
risponde a principi fondamentali dell'ordinamento giuridico, quali quello di buona fede contrattuale e
quello di responsabilità del venditore per i vizi della cosa venduta. L'obbligo di garanzia, quindi, non è
mai derogabile e prescinde dal tempo della realizzazione degli impianti.
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R. L'articolo 13 del nuovo decreto impone al venditore di prestare la propria garanzia circa la
sicurezza degli impianti, nei termini già indicati, ma non prevede uno specifico obbligo di
adeguamento degli impianti dell'immobile (che il venditore potrebbe anche non conoscere affatto)
prima di stipulare la vendita o la locazione. Pertanto, se l'impianto non si rivela a norma, scatta la
garanzia prestata con l'obbligo del venditore di tenere indenne il compratore dalle spese e dagli
eventuali danni (obbligo che peraltro preesisteva secondo i principi generali del nostro ordinamento).
Non è viceversa configurabile una sanzione amministrativa, salvo che si possa risalire a specifiche
responsabilità relative all'avvenuta installazione e manutenzione dei singoli impianti.
R. La sanzione, che come si è visto può riguardare solo la mancata previsione della garanzia,
riguarda il venditore salva la responsabilità deontologica del notaio.
D. Se la garanzia viene prestata e poi l'impianto non si rivela a norma, la violazione dell'obbligo
di garanzia determina la nullità del contratto ?
R. L'obbligo di garanzia determina effetti proprio solo in caso di impianto non a norma ponendo la
relativa responsabilità in capo al venditore, senza, in ogni caso incidere sulla esistenza, validità o
efficacia del contratto, salvo che il compratore possa dimostrare che la difformità dell'impianto dalla
disciplina a esso applicabile costituisce un inadempimento "essenziale", tale da porre nel nulla l'intero
contratto.
D. Se in un contratto preliminare nulla viene detto sullo stato degli impianti, il preliminare si
interpreta nel senso che l'immobile è venduto «visto e piaciuto» e «nello stato in cui si trova»
oppure si interpreta nel senso che il venditore deve mettere a norma gli impianti e garantire la
loro conformità?
R. Il venditore è tenuto a garantire la sicurezza degli impianti, nei termini anzidetti, ma non è tenuto a
metterli a norma, salvo che tale obbligo sia espressamente previsto dal preliminare o dal definitivo.
R. Sì.
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R. No. Può caso mai ritenersi che la garanzia valga comunque, anche ove non espressamente
apposta.
D. L'articolo 13 prima parla di «trasferimento a qualsiasi titolo» e poi parla di «venditore». Cosa
si intende per «trasferimento a qualsiasi titolo»? Solo la compravendita? Qualsiasi atto
traslativo a titolo oneroso (permuta, conferimento, eccetera)? Anche i trasferimenti a titolo
gratuito (donazione) ? La costituzione e il trasferimento di usufrutto ? Il trasferimento di nuda
proprietà ?
R. La norma riguarda ogni forma di trasferimento, anche quello a titolo gratuito in quanto il principio su
cui si fonda la garanzia è quello della tutela della sicurezza delle persone. Del resto, la giurisprudenza
ha già affrontato e chiarito gli ambiti della responsabilità di chi mette un bene a disposizione di altri a
titolo gratuito.
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ALLEGATO 3 - Risposte fornite dal Ministero dello Sviluppo Economico, ai quesiti interpretativi
concernenti l’articolo 13 del DM 37/08 posti da Unioncamere (26 marzo 2008)
Si fa riferimento ai quesiti in oggetto, formulati con nota protocollo n. 4913/MC/cc del 25 marzo 2008 e
concernenti il decreto ministeriale 22 gennaio 2008, n. 37, di riordino della disciplina per la sicurezza
degli impianti all’interno degli edifici, che entrerà in vigore il 27 marzo 2008. Come è noto, il decreto è
stato predisposto da una commissione tecnica interministeriale con rappresentanti delle categorie
economiche e professionali ed è stato messo definitivamente a punto dopo aver acquisito le
osservazioni delle categorie e associazioni interessate. Il testo semplifica notevolmente le procedure e
gli adempimenti formali, anche in caso di compravendita o locazione degli immobili e,
contemporaneamente rende più efficaci, anche rafforzando l’attuale sistema sanzionatorio, le norme a
tutela della sicurezza delle persone che vivono o lavorano all’interno degli edifici e che sono ancora
troppo spesso vittime (soprattutto casalinghe e bambini) di incidenti. In particolare, l’art. 13 –
Documentazione, ha suscitato numerose questioni interpretative, evidenziate nella predetta nota ed
anche riportate da numerosi quotidiani, che appare necessario chiarire. Si profila pertanto
l’opportunità che sia dato al presente parere giuridico la pubblicità che si riterrà più opportuna, anche
nei confronti degli uffici territoriali, in attesa di eventuali circolari interpretative del Ministero
concernenti l’intero regolamento. Ciò premesso, si osserva quanto segue:
L’art. 13 disciplina gli obblighi documentali in caso di “trasferimento dell’immobile a qualsiasi titolo” e,
quindi, in caso di trasferimento della proprietà dell’immobile, sia a titolo oneroso che gratuito
(compravendita, donazione).
L’ultimo capoverso dello stesso art. 13, peraltro, impone che sia consegnata all’utilizzatore “copia della
stessa documentazione” anche al soggetto che “utilizza a qualsiasi titolo l’immobile”. Quindi, in caso di
locazione o concessione in uso, anche gratuita, a qualunque altro titolo, gli stessi documenti dovranno
essere consegnati (con le stesse possibilità di deroga previste nella prima parte dell’articolo) in copia
fatta eccezione per il caso in cui destinatario della prescrizione fosse già il precedente utilizzatore, che
consegnerà al nuovo utilizzatore l’originale, così come avviene per il libretto di impianto di
riscaldamento autonomo.
Peraltro, in molti casi nessun documento concernente la sicurezza deve essere consegnato alla
stipula dell’atto, e ciò costituisce una rilevante novità rispetto alla precedente disciplina che, all’art. 9,
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comma 3, del DPR n. 447 del 1991 (che viene ora abrogato) imponeva espressamente al proprietario
di consegnare tutta la documentazione amministrativa e tecnica, senza eccezioni.
Infatti i documenti da consegnare in caso di trasferimento dell’immobile, sono solo quelli obbligatori
secondo le norme applicabili all’epoca della costruzione o modifica dell’impianto e cioè:
- la dichiarazione di conformità, se già prevista, dalla legge n. 46/1990 per gli edifici adibiti ad uso
civile e – finora - per i soli impianti elettrici degli altri edifici, salvo che le parti si accordino ai sensi
dell’art. 13 per non allegarla;
- il progetto ed il collaudo dell’impianto, solo ove imposti dalle norme vigenti all’epoca della
realizzazione o della modifica. Per gli impianti la cui realizzazione inizierà dopo l’entrata in vigore del
decreto, in molti casi l’ art. 5, comma 1, chiede non il progetto ma il più semplice elaborato tecnico
previsto dall’art. 7, comma 2, del decreto che andrà consegnato;
- il libretto d’uso e manutenzione solo ove obbligatorio: nelle abitazioni civili è obbligatorio solo per
l’eventuale impianto di riscaldamento autonomo;
- la dichiarazione di rispondenza per gli impianti realizzati prima dell’entrata in vigore del decreto e che
non hanno la dichiarazione di conformità, ma solo se le parti non si accordino per escluderla. La
possibilità del proprietario di ricorrere a tale dichiarazione costituisce una novità e può anche
riguardare l’intero edificio.
Occorre ricordare che secondo l’art. 7, comma 1, il progetto o l’elaborato tecnico fanno “parte
integrante” della dichiarazione di conformità: pertanto: a) saranno di regola consegnati in allegato alla
dichiarazione di conformità; b) per gli impianti preesistenti il progetto, ove obbligatorio ma mancante,
potrà essere sostituito dalla medesima dichiarazione di rispondenza sostitutiva della dichiarazione di
conformità, ai sensi dell’art. 7, comma 6.
b) la nuova clausola obbligatoria di garanzia del venditore circa la conformità degli impianti
alla normativa di sicurezza
L’art. 13, contestualmente alla indicata semplificazione documentale, rafforza la tutela sostanziale
della sicurezza di chi vive o lavora negli edifici, disponendo che “L’atto di trasferimento riporta la
garanzia del venditore in ordine alla conformità degli impianti alla vigente normativa in materia di
sicurezza ”.
La norma si riferisce solo al “venditore”. Tuttavia, considerata l’affinità della fattispecie e le finalità della
norma, deve ritenersi che la disciplina della clausola di garanzia debba valere non solo per la
compravendita, ma anche per tutti gli atti di trasferimento a titolo oneroso della proprietà o di altro
diritto reale dell’immobile.
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L’introduzione di questa clausola nel contratto è obbligatoria, nell’atto definitivo di trasferimento della
proprietà dell’immobile, in quanto il carattere vincolante della norma per il venditore emerge sia dal
tenore letterale della disposizione, sia dalla sua oggettiva finalità di interesse generale, volta a tutelare
la pubblica incolumità ed il diritto alla salute delle persone.
La norma prevista dal decreto in esame è conforme non solo al generale principio di diligenza e buona
fede nei rapporti contrattuali, ma anche alle previsioni del codice civile contenute agli articoli 1497
(mancanza delle qualità promesse o essenziali all’uso della cosa), e 1490, primo comma (garanzia del
venditore che la cosa venduta è immune da vizi che la rendono inidonea all’uso cui è destinata o che
ne diminuiscono in modo apprezzabile il valore). Ciò infatti può verificarsi, infatti, qualora non sia
possibile utilizzare in tutto o in parte l’immobile, secondo la sua destinazione d’uso, a causa della non
conformità degli impianti alle norme di sicurezza.
L’art. 1491, esclude la garanzia se i vizi erano conosciuti o facilmente conoscibili dal compratore, ma
ciò non vale se il venditore ne ha dichiarato l’assenza o si è comunque accollato il relativo rischio, così
come accade con l’apposizione della clausola in esame. In ogni caso, la non conformità di un impianto
tecnico infisso in un immobile alle norme di sicurezza costituisce di regola un vizio occulto, che
difficilmente consente la prova della conoscenza o facile conoscibilità.
Pertanto con la clausola in esame il venditore assume su di sé la responsabilità per ogni spesa o
danno derivante dall’ eventuale non conformità degli impianti alle norme di sicurezza ad essi
applicabili.
La clausola di garanzia del venditore è obbligatoria, ma i suoi contenuti sono disciplinati dal codice
civile (norma di legge che prevale sul regolamento), che consente alle parti di pattuire espressamente
la limitazione o l’esclusione della garanzia del venditore, a condizione che il venditore non abbia in
mala fede (o con colpa grave, aggiunge la giurisprudenza) taciuto al compratore i vizi della cosa (art.
1490, secondo comma).
Ne consegue che le parti possono limitare o escludere la responsabilità del venditore, ma non
semplicemente omettendo la clausola in esame o utilizzando una clausola di stile. Per derogare alla
prevista responsabilità di chi vende, è , necessario che, nella clausola di garanzia del venditore, le
parti limitino o escludano tale garanzia, a seguito della dichiarazione del venditore, e della presa d’atto
del compratore, circa la non conformità o la possibile non conformità di ciascun impianto alle norme di
sicurezza ad esso applicabili.
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Solo l’apposizione di una clausola di questo tipo potrà quindi superare la generale presunzione
dell’ordinamento circa la garanzia del venditore. La norma raggiunge così la propria finalità di
interesse pubblico, volta ad evitare che vi possano essere incertezze circa le responsabilità relative
alla sicurezza degli impianti in caso di compravendita di immobili.
Il decreto in esame persegue le descritte finalità di interesse pubblico anche mediante l’introduzione di
una nuova disciplina sanzionatoria, che raddoppia gli importi previsti dalla previgente normativa e
supera le incertezze che ne avevano ostacolato l’applicazione, ma che conserva il medesimo sistema
di accertamento ed applicazione della sanzione previsto dalla legge n. 46/1990, sistema che dovrà,
pertanto, continuare a trovare applicazione.
A tale ultimo riguardo, occorre chiarire che il rinvio operato dall’art. 15, comma 3, alle “commissioni
che sovrintendono alla tenuta dei registri degli albi” deve necessariamente intendersi come riferito,
alla stregua della vigente disciplina di legge, alla commissione o altro soggetto.
L’art. 13, in mancanza di una diversa previsione, è immediatamente operativo e, anche in relazione
alle sue finalità di tutela della sicurezza, trova applicazione agli atti di trasferimento di immobili stipulati
dalla data di entrata in vigore della nuova disciplina e, quindi anche agli impianti, installati o adeguati
precedentemente, presenti negli edifici oggetto del trasferimento.
La sicurezza dei predetti impianti deve peraltro essere valutata, secondo i criteri che regolano la
successione delle norme nel tempo , in base alla loro conformità alla norme di sicurezza vigenti al
momento della loro realizzazione e della loro modifica.
Infatti, né l’art. 13 né nessun altra norma del regolamento, pongono un nuovo generale obbligo di
procedere all’adeguamento degli impianti preesistenti conformi alle precedenti norme di sicurezza ad
essi applicabili. Tanto si osserva ai fini di una tempestiva e puntuale applicazione della nuova
normativa.
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ALLEGATO 4 - Risposte fornite dal Ministero dello Sviluppo Economico, ai quesiti interpretativi
concernenti l’articolo 13 del DM 37/08 posti da Confedilizia (28 marzo 2008)
2 Quanto alla possibilità di non consegnare anche il progetto si osserva quanto segue: se da un
lato il progetto (o l'elaborato tecnico per i nuovi impianti "sotto soglia") costituisce parte integrante
della dichiarazione di conformità, d'altro lato la dichiarazione di conformità completa le indicazioni del
progetto (che pure mantiene una sua autonoma rilevanza) mediante l'attestazione del suo rispetto
nella realizzazione dell'impianto. Ne consegue che, sotto il profilo della finalità di interesse generale
concernente la pubblica incolumità, la consegna del progetto senza la certezza che esso corrisponda
all'impianto non è utile. Alla luce di quanto considerato si ritiene che il tenore letterale della norma
consenta di intendere che la prevista deroga alla consegna di documenti possa estendersi al progetto.
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3 Quanto all'individuazione degli impianti che necessitano di collaudo e ai rapporti fra collaudo
e dichiarazione di conformità si osserva che esiste una profonda differenza tra lo specifico collaudo,
specifica verifica normativamente prevista solo per alcuni impianti, e la dichiarazione di conformità,
resa dall'installatore circa la rispondenza di quanto realizzato alle norme di sicurezza applicabili. In
alcuni casi, la dichiarazione di conformità vale non come collaudo, ma come omologazione (cioè prima
verifica) degli impianti, così come accade per i dispositivi di messa a terra e di protezione contro le
scariche atmosferiche (Dpr 462/2001). Fatte salve le normative più rigorose riferite a specifiche attività
industriali "a rischio" (legge "Seveso", impianti nucleari … ) ben note agli operatori del settore,
attualmente non si rinvengono impianti negli edifici di civile abitazione sottoposti a collaudo.
Alcuni impianti condominiali oggi sottoposti a marcatura CE, dovevano in precedenza essere
collaudati e quindi devono essere tuttora accompagnati dal certificato di collaudo a suo tempo
rilasciato. In particolare:
- gli impianti di ascensore in servizio privato venivano collaudati dall'Enpi prima e Ispesl dopo, fino
all'entrata in vigore del Dpr 162/99 di attuazione della direttiva 95/16/CE entrato in vigore il 25
giugno 1999;
- le caldaie condominiali cioè di potenza superiore a circa 35kW, dovevano essere collaudate
dall'Ancc e successivamente dall'Ispesl, fino al decreto legislativo n. 93/2000, di attuazione della
direttiva 97/23/CE, entrato in vigore il 19 aprile 2000.
4 Quanto ai casi per i quali è obbligatoria la tenuta del libretto d'uso e di manutenzione
dell'impianto si individuano i seguenti casi:
- per gli appartamenti di civile abitazione, come già detto nella nota del 26 marzo u.s., solo
l'eventuale impianto di riscaldamento autonomo;
- per tutti gli edifici di civile abitazione (impianti condominiali): il libretto dell' impianto di
riscaldamento centralizzato e il libretto dell'ascensore, ove tali impianti siano presenti;
- per gli edifici adibiti a uso diverso (commerciale o industriale): oltre agli impianti sopra indicati, la
documentazione relativa a ogni ulteriore impianto presente (cabina di trasformazione elettrica,
gruppo elettrogeno, impianto di condizionamento e aerazione, scale mobili e altri impianti,
secondo la disciplina del Dpr 547/55 e del Dpr 626/94 e successive modifiche e integrazioni, ben
nota agli operatori del settore).
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ALLEGATO 5 – Comunicato stampa del Ministero dello Sviluppo Economico (31 marzo 2008)
Sicurezza tra le pareti domestiche e semplificazione. Sono queste le parole d’ordine alla base del
decreto ministeriale con cui il dicastero dello Sviluppo economico ha risposto all’allarme contenuto in
cifre scritte nero su bianco proprio nei giorni in cui la stesura del decreto era in corso. Giorni che
risalgono al novembre 2007 quando gli ultimi dati Istat e Censis non lasciavano spazio a dubbi
identificando negli incidenti domestici la prima causa di infortuni in Italia (4 volte più di quelli sul lavoro
e 13 volte più di quelli stradali).
Oltre ad aver messo al centro la questione della sicurezza, spiega la nota di Via Veneto, il decreto
ministeriale n°37 del 2008 ha consentito alle parti di trovare accordi per eliminare passaggi burocratici:
a differenza di quanto avvenuto prima dell’entrata in vigore del decreto, infatti, ora le parti (proprietario
e acquirente/locatario) possono stabilire insieme di non allegare all’atto la maggior dei documenti
prima obbligatori.
A dimostrazione del fatto che le nuove norme non burocratizzano ma agiscono invece solo nel senso
di una maggiore semplificazione e sicurezza, riportiamo la successione delle norme nel tempo
identificabili nei seguenti tre periodi:
Impianti realizzati prima del 13 marzo 1990 (data di entrata in vigore della legge n. 46/1990).
Tali impianti hanno goduto di un periodo transitorio per il loro adeguamento alla legge che comportava
per l’impianto elettrico delle civili abitazioni l’installazione dell’interruttore differenziale (salvavita) di 30
mA mentre dove vi era almeno un lavoratore subordinato (es. portiere) l’adeguamento richiedeva
anche l’installazione dell’impianto di terra.
Per questa categoria di impianti il committente, per la realizzazione o ristrutturazione, doveva avvalersi
di imprese abilitate le quali dovevano rilasciare la dichiarazione di conformità già prevista dalla legge
n. 46/90 e dal DPR n. 447/91 (il regolamento di attuazione).
Impianti realizzati dopo il 27 marzo 2008 (data di entrata in vigore del DM n. 37/2008).
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Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e
omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.
Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
essere a norma. Quanto poi all’articolo 13 finito nel mirino di alcune categorie, vale la pensa
sottolineare ancora una volta che si tratta di una norma che esplicita obblighi già previsti dalla legge n.
46/90 e dal suo regolamento attuativo stabilendo poi che in caso di mancanza o smarrimento della
dichiarazione di conformità sia possibile ricorrere alla dichiarazione di rispondenza all’atto del
trasferimento dell’immobile o della sua locazione: Una eventualità prima impossibile visto che tutta la
documentazione doveva essere obbligatoriamente allegata all’atto. Infine, il decreto rappresenta una
concreta ed importante novità in termini di certezza giuridica: l’introduzione della clausola di garanzia
chiarisce, infatti, le responsabilità finora affidate a lenti contenziosi giuridici. Stabilire prima e per
iscritto chi si assume la responsabilità della sicurezza dell’immobile, fornisce una trasparenza e
chiarezza a beneficio delle parti e di terzi.
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ALLEGATO 6 – Comunicato stampa del Ministero dello Sviluppo Economico (10 aprile 2008)
Nessun rischio di distacco di acqua, luce e gas per le vecchie utenze domestiche che non hanno il
certificato di conformità degli impianti. A chiarirlo è il Ministero dello Sviluppo economico che nella
nota esplicativa che segue, interviene per facilitare l’applicazione della disposizione che impone al
fornitore di sospendere l’erogazione di luce acqua e gas se non viene consegnata copia della
dichiarazione di conformità o di rispondenza degli impianti. In particolare, il Ministero anche per
cancellare le possibili preoccupazioni degli utenti e dei fornitori su eventuali ostacoli al processo di
liberalizzazione, chiarisce che:
1) i commi da 3 a 5 dell’art. 8 del Decreto Ministeriale n. 37/2008 (secondo i quali entro trenta giorni
dall’allacciamento della fornitura di gas, luce e acqua deve essere consegnata al fornitore copia della
dichiarazione di conformità o di rispondenza pena la sospensione del servizio) si riferiscono
espressamente all’allacciamento di nuove forniture. Ne consegue che qualsiasi modifica del contratto
di fornitura già avviato (cambio del gestore o delle condizioni di fornitura o subentro ad un precedente
utente, anche a seguito di temporanea disattivazione) non determina l’obbligo di consegna della
dichiarazione di conformità o di rispondenza. Il decreto, in sostanza, non ostacola la liberalizzazione
del mercato elettrico, perché in caso di cambio del gestore non è previsto nessun nuovo
adempimento.
2) per le utenze esistenti la dichiarazione di conformità o di rispondenza deve essere consegnata solo
in caso di aumento della potenza impegnata se l’aumento consegue a interventi che impongono di per
sé il rilascio della dichiarazione di conformità; oppure se l’aumento avviene nei rari casi in cui il
decreto impone di redigere il progetto per i nuovi interventi: si tratta di impianti di notevole rilievo sotto
il profilo della sicurezza, di regola non presenti nelle abitazioni, ma solo nei condomini o in esercizi
produttivi o commerciali di un certo rilievo (ad esempio potenza dell’impianto elettrico superiore a 6
kW, ovvero superficie delle abitazioni superiore a 400 mq e degli immobili adibiti ad altri usi superiore
a 200 mq). Anche in tali casi, comunque, l’obbligo scatta solo se l’impianto elettrico raggiunge almeno
“la potenza di 6 kW”.
3) il fornitore professionale finale del servizio, che viene in contatto con l’utente, potrà e dovrà
controllare i nuovi allacci, mentre per le variazioni faranno fede le dichiarazioni rese sotto la propria
responsabilità dall’utente. In ogni caso, gli obblighi richiesti al fornitore si limitano all’acquisizione e
conservazione della dichiarazione e alla gestione della procedura di temporaneo distacco fino al suo
ottenimento.
4) la documentazione relativa agli impianti condominiali riguarda solo la parte comune dell’edificio e
quindi degli impianti, mentre la documentazione relativa al singolo appartamento non comprende le
parti comuni dell’edificio, e quindi nulla deve essere allegato al riguardo.
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ALLEGATO 7 - Risposte fornite dal Ministero dello Sviluppo Economico, alle domande del quotidiano
economico “Sole 24 Ore” e Confappi-Federamministratori, organizzazione dei proprietari immobiliari,
riguardo alla consegna al distributore, entro 30 giorni dall'allacciamento, di una nuova fornitura di una
copia della dichiarazione di conformità dell'impianto. (14 aprile 2008)
LA DISCIPLINA ULTERIORE
I commi da 3 a 5 dell'articolo 8 del Dm 37/2008 prevedono che sia dettata un'ulteriore disciplina
regolamentare prima che possano dirsi efficaci?
Al fine di garantire l'efficacia delle prescrizioni poste a tutela della sicurezza di chi vive o lavora in un
edificio, il Dm 37/2008, ai commi 3, 4 e 5 dell'articolo 8 prevede, che entro trenta giorni
dall'allacciamento della fornitura di gas, luce e acqua debba essere consegnata al fornitore copia della
dichiarazione di conformità o di rispondenza, e in caso di inottemperanza impone al fornitore di
sospendere l'erogazione previo congruo avviso. Si tratta di norme immediatamente applicabili, che
fanno però «salvi i provvedimenti da parte delle autorità competenti». Quindi, spetterà all'autorità di
regolazione di settore (che ha già previsto una disciplina analoga per il gas) agli enti locali e (entro tali
margini) ai singoli distributori o fornitori, adottare e comunicare agli utenti eventuali procedure
operative, nel rispetto delle previsioni del regolamento.
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
L'INCREMENTO DI POTENZA
L'unico caso di variazione di una fornitura esistente per il quale è prevista la consegna della
documentazione, consiste nell'aumento di potenza impegnata, ma solo a certe condizioni. Infatti, la
dichiarazione deve essere consegnata solo se: a) l'aumento consegue a interventi che impongono di
per sé il rilascio della dichiarazione di conformità; b) oppure se l'aumento avviene nei casi in cui
l'articolo 5, comma 2, impone di redigere il progetto per i nuovi interventi: si tratta di impianti di
notevole rilievo sotto il profilo della sicurezza, di regola non presenti nelle abitazioni, ma solo nei
condomini o in esercizi produttivi o commerciali di un certo rilievo (ad esempio potenza dell'impianto
elettrico superiore a 6 kW, ovvero superficie delle abitazioni superiore a 400 mq e degli immobili adibiti
ad altri usi superiore a 200 mq). L'ultimo inciso consente, poi, di ricondurre a ragionevolezza l'elenco
dell'articolo 5 (che nasce per i progetti e non per le utenze), precisando che, anche qualora si realizza
una delle previsioni del medesimo articolo, è comunque necessario che l'impianto elettrico raggiunga
poi «la potenza di 6 kW»: pensiamo, ad esempio, ad un appartamento di 401 mq, in gran parte
disabitato: occorrerà progettare i nuovi impianti (resi impegnativi dalle dimensioni) ma non avrebbe
senso imporre un particolare onere documentale per un allaccio di corrente di modesta potenza
inferiore a 6 kW. In conclusione, in caso di aumento della potenza impegnata, la dichiarazione di
conformità o rispondenza deve essere consegnata solo se c'è stato un intervento che richiede di per
sé il rilascio di tali certificati, oppure nei casi in cui d'ora in poi sarebbe necessario progettare
l'impianto, salvo che la potenza impegnata sia inferiore a 6 kW. Naturalmente il fornitore finale del
prodotto all'utente può essere all'oscuro di tali circostanze. Pertanto, potrà e dovrà controllare i nuovi
allacci mentre per le variazioni dovrà "accontentarsi" della dichiarazione resa sotto la propria
responsabilità dall'utente.
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
Poiché l'utilizzatore dell'impianto o colui che esegue incrementi della sua potenza, subentro o
modifiche contrattuali non coincide talvolta con il proprietario dell'immobile (per esempio è in
locazione), deve ritenersi che, qualora non ottenga dal proprietario la documentazione
necessaria, sia costretto a subire l'interruzione della fornitura (salvo poi rifarsi in giudizio) ?
L'utilizzatore (locatore, affittuario eccetera) riceve di regola l'immobile già fornito dei necessari allacci.
È difficile che a modifiche delle forniture come quelle individuate non consegua una modifica
dell'impianto che richiede l'iniziativa o almeno l'autorizzazione del proprietario. In conclusione, è
rimessa alla libera contrattazione delle parti l'imputazione degli oneri relativi all'ottenimento della
documentazione.
Le sanzioni previste dall'articolo 15 del decreto possono ricadere sull'azienda erogatrice che
non richiede la documentazione di sicurezza dell'impianto, in caso di nuova fornitura ? Si
applicano tali sanzioni anche in caso di mancata fornitura della documentazione di congruità
degli impianti da parte dell'utilizzatore o quest'ultimo è solo soggetto alla sospensione della
fornitura ?
L'impresa fornitrice e l'utente del servizio sono soggetti alle sanzioni previste dal Dm nel caso di sua
violazione.
Si può ritenere che il Dm 37/2008 porti a modifiche o abrogazioni della delibera Autorità energia
elettrica il gas 18 marzo 2004, n. 40, che prevede la sospensione della fornitura di gas metano
in caso di mancato invio, da parte dell'utente, della dichiarazione di conformità dell'impianto,
secondo procedure precise? Oppure vale in questo caso il comma 3 dell'articolo 1 che
stabilisce «3. Gli impianti o parti di impianto che sono soggetti a requisiti di sicurezza prescritti
in attuazione della normativa comunitaria, ovvero di normativa specifica, non sono disciplinati,
per tali aspetti, dalle disposizioni del presente decreto»?
Il comma 4 dell'articolo 8 del Dm, concernente le forniture di gas, può già essere applicato secondo la
delibera dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas del 18 marzo 2004, che è sostanzialmente
conforme alla nuova norma, salva la possibilità della medesima Autorità di procedere a ulteriori messe
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
a punto nel rispetto del regolamento (ad esempio, per gli immobili non adibiti a civile abitazione, la
certificazione prevista dalla delibera è ora "assorbita" dalla dichiarazione di conformità o di
rispondenza).
Nel caso in cui la nuova fornitura riguardi un impianto condominiale (ad esempio acqua
potabile), basta fornire la documentazione di conformità dell'impianto condominiale stesso o è
necessario fornire quella dei singoli impianti a esso collegati ? Se quest'ultima ipotesi è quella
vera, il condomino e/o l'utilizzatore dell'impianto (per esempio, inquilino in locazione) che non
forniscano la documentazione sono soggetti a sanzioni ?
La documentazione relativa agli impianti condominiali riguarda solo la parte comune dell'edificio e
quindi degli impianti.
Nel caso che la fornitura riguardi un impianto di un'unità immobiliare in uno stabile
condominiale, basta fornire la documentazione di conformità dell'impianto singolo stesso o è
necessario fornire quella dell'impianto condominiale ad esso collegato? In quest'ultima
situazione il condominio e/o l'amministratore che non forniscano la documentazione sono
soggetti a sanzioni?
In modo del tutto analogo, la documentazione relativa al singolo appartamento non comprende le parti
comuni dell'edificio, e quindi nulla deve essere allegato al riguardo.
Si afferma «il fornitore o il distributore di gas, energia elettrica o acqua, previo congruo avviso,
sospende la fornitura». La congruità del preavviso è lasciata all'interpretazione del fornitore o
del distributore, oppure si intende dare delucidazioni a proposito ? Ricordiamo che la delibera
40/2004 dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas prevede precise tempistiche, modi di
comunicazione eccetera.
Il fornitore deve dare un preavviso «congruo», cioè utile, secondo un criterio di ragionevolezza, al fine
di poter ottenere e consegnare la documentazione. La norma, immediatamente operativa, potrà
essere ulteriormente specificata dall'Autorità di regolazione di settore e dagli enti locali competenti,
che si potranno anche occuparsi delle utenze "protette" (presenza di attrezzature mediche eccetera),
già ora non soggette a distacco ai sensi del comma 5.
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
ALLEGATO 8 – Parere ufficiale fornito dall'Ufficio legislativo del Ministero dello Sviluppo Economico
su quesiti interpretativi posti dalla Associazione Nazionale Costruttori di Impianti (Assistal) riguardo
alla fase transitoria di prima applicazione del Decreto 37/2008 per tutte le imprese che alla data di
entrata in vigore del provvedimento - 27 marzo 2008 - già operavano sul mercato nelle categorie di
edifici e per le tipologie di impianti escluse dalla legge n. 46/90 (23 aprile 2008).
1. Fase transitoria
Rispetto a quanto previsto dalla Legge 46/90, il Decreto (Art. 1, comma 1, primo periodo) prevede
l'ampliamento del campo di applicazione della disciplina a tutte le tipologie di impianti posti al servizio
degli edifici indipendentemente dalla relativa destinazione d'uso, che siano collocati all'interno degli
stessi o delle relative pertinenze. La norma impone, quindi, di riconoscere a tutte le imprese
regolarmente iscritte, che abbiano già svolto l'attività nelle categorie di edifici e per le tipologie di
impianti escluse fino ad oggi dalla legge n. 46/90 il diritto di conseguire il riconoscimento
dell'abilitazione all'esercizio delle attività classificate ai sensi dell'art. 1 del Regolamento, per le lettere
e specifiche voci, secondo l'iscrizione al Registro delle imprese o all' Albo provinciale delle imprese
artigiane, rimettendo alle Camere di Commercio ed alle Commissioni Provinciali per l' Artigianato
(CPA) l'accertamento dell'attività impiantistica effettivamente svolta dalle imprese interessate, ove non
univocamente risultante dall'iscrizione.
2. Requisiti tecnico-professionali
Quanto alla maturazione dei requisiti tecnico-professionali, occorre osservare che gli stessi sono stati
innalzati e resi maggiormente selettivi (art. 4), con l'aumento dei periodi di inserimento in imprese
abilitate del settore. A fronte del prolungamento dei periodi di esperienza lavorativa e professionale, in
sede di prima applicazione devono essere tutelate, in conformità al generale principio dell'ordinamento
circa la successione delle norme nel tempo (tempus regit actum), le posizioni pendenti dei soggetti
che, alla data di entrata in vigore del Decreto, hanno già maturato i requisiti secondo i termini ed i
criteri previsti dalla precedente disciplina, riconoscendo ai medesimi la relativa qualificazione tecnico-
professionale necessaria all'esercizio di un'impresa di installazione, ancorché presentino la relativa
domanda di iscrizione all'Albo delle imprese artigiane o al Registro delle imprese dopo l'entrata in
vigore del Regolamento. Il Decreto, ha previsto altresì che la funzione di responsabile tecnico, in
possesso dei requisiti di qualificazione professionale, possa essere svolta per una sola impresa e che
tale qualifica sia incompatibile con ogni altra attività continuativa (art. 3, commi 1 e 2). Tale norma è
già in vigore, ma deve essere applicata alla stregua di un criterio di ragionevolezza e proporzionalità,
al fine di evitare indebite conseguenze negative a carico delle imprese e degli stessi responsabili
tecnici che, avendo regolato i rispettivi rapporti in base alle precedenti disposizioni meno restrittive,
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
ora si possono venire a trovare in una posizione sopravvenuta non più compatibile con la nuova
prescrizione. Le Camere di Commercio, nel rilevare l'identità del responsabile tecnico di più imprese,
devono quindi consentire un ragionevole lasso di tempo per la regolarizzazione, lasciando agli
interessati il tempo necessario per la scelta di una delle imprese da parte del responsabile e
l'individuazione di nuovi responsabili per le altre imprese. A riguardo, appare altresì opportuno che sia
fissato un termine unico per tutte le imprese iscritte al registro, termine che potrà a sua volta mutuato
dalle Regioni, competenti per le imprese artigiane.
3. Regola dell'arte
Quanto alla richiesta di realizzazione e installazione degli impianti a regola d'arte, la normativa tecnica
applicabile è quella risultante dalle norme dell'UNI, del CEI o di altri Enti di normalizzazione
appartenenti agli Stati membri dell'Unione europea o che sono parti contraenti dell'accordo sullo
spazio economico europeo (art. 6).
4. Rifacimento parziale
Quanto alla dichiarazione di conformità, il Regolamento disciplina il caso di modifiche degli impianti
preesistenti affermando che la dichiarazione viene rilasciata al termine dei lavori previa effettuazione
delle verifiche previste dalla normativa vigente, comprese quelle di funzionalità dell'impianto (art. 7,
comma 1), specifica che la dichiarazione, riferendosi alla sola parte dell'impianto oggetto dell'opera di
rifacimento parziale, tiene conto della sicurezza e della funzionalità dell'intero impianto e deve
espressamente indicare la "compatibilità tecnica con le condizioni preesistenti dell'impianto." Al
riguardo, si ritiene che la nota sia del tutto univoca nel ricondurre la responsabilità dell'installatore
esclusivamente agli interventi effettuati, fermo restando il suo obbligo di verificare che il nuovo
intervento non determini situazioni di pericolo in relazione alle condizioni dell'impianto sul quale
interviene la modifica.
Quanto alla definizione di impianto di distribuzione e di utilizzazione del gas, il regolamento (art. 1,
comma 1) secondo periodo e art. 2, comma 1, lettera a) stabilisce che la disciplina in materia di
installazione, laddove l'impianto sia connesso a reti di distribuzione, si applica a partire dal punto di
consegna della fornitura medesima, vale a dire dal punto in cui l'azienda fornitrice o distributrice rende
disponibile all'utente l'energia elettrica, il gas e l'acqua, ovvero il punto di immissione del combustibile
nel deposito collocato, anche mediante comodato, presso l'utente. In particolare la definizione di
impianto di distribuzione e di utilizzazione del gas (art. 2 lett.g) comprende l'insieme delle tubazioni,
dei serbatoi e dei loro accessori, dal punto di consegna del gas fino agli apparecchi utilizzatori. In tale
ambito, peraltro, occorre chiarire che l'impresa di installazione resta responsabile esclusivamente
delle parti dell'impianto effettivamente installate, ferma restando la responsabilità delle aziende
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
distributrici o fornitrici di energia per quelle parti e componenti tecniche degli impianti da loro installate
e gestite.
6. Dichiarazione di rispondenza
Quanto all'art. 11 del Regolamento, si osserva che la norma (comma l dell' art. 11) prevede l'obbligo di
deposito presso lo Sportello Unico comunale dell'edilizia in due precise circostanze: l'installazione di
nuovi impianti e il rifacimento di impianti esistenti, cioè la trasformazione dell'impianto. Lo stesso art.
11 deve essere coordinato con le disposizioni del Testo Unico dell'edilizia (DPR 380/01), relative al
rilascio del permesso di costruire ed alla DIA-edilizia, che prevedono che il progetto degli impianti da
realizzare sia presentato dal medesimo soggetto contestualmente al progetto edilizio.
Infine, quanto alla previsione che "ai fini dell'autorizzazione, dell'installazione e degli ampliamenti degli
impianti telefonici e di telecomunicazione interni collegati alla rete pubblica, si applica la normativa
specifica vigente" (art. 2, comma 1, lett. f), la disposizione risulta essere meramente ricognitiva della
"normativa specifica vigente", non estendendo in nessun senso i precedenti regimi autorizzatori, ove
ancora esistenti, ad impianti diversi.
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
ALLEGATO 9 – Circolare ISPESL riguardo le verifiche degli impianti di messa a terra e di protezione
dalle scariche atmosferiche di cui al DPR 462/01 e l’applicazione del DM 37/08 (19 maggio 2008).
Per gli impianti di cui sopra installati negli edifici non ad uso civile dovrà essere richiesta la
dichiarazione di conformità secondo quanto previsto dal nuovo DM 37/2008 e non più quella relativa
alla legge 186/68, di cui al punto 4.1 della circolare ISPESL 13/2004
I Dipartimenti Territoriali ISPESL devono accettare le dichiarazioni di cui sopra, in relazione agli
adempimenti previsti dal DPR 462/01. Queste potranno contenere anche la/e dichiarazione/i di
conformità degli eventuali interventi necessari per l’adeguamento dell’impianto. Nel caso si proceda
alla verifica di suddetti impianti, il datore di lavoro dovrà mettere a disposizione del verificatore almeno
i documenti minimi previsti dal punto 5.2 della circolare ISPESL 13/2004.
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Un dato fondamentale per la completezza della dichiarazione di conformità (controllo che rientra nei
compiti dell’ISPESL ai fini dell’ammissibilità della pratica come atto omologativi dell’impianto), redatta
secondo il modello di cui all’Allegato 1 del DM 37/08, sia il nome del progettista con i relativi dati
richiesti dal DM stesso.
Dichiarazione di conformità con date successive al 27 marzo 2008 redatte sui vecchi modelli
relativi alla legge 46/90
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ALLEGATO 10 – Parere del Ministero sull’attività di impiantistica. La richiesta del parere viene da un
privato (4 luglio 2008).
…… è stato chiesto se, ai sensi dell'art. 4 del D.M. 37 del 22 gennaio 2008, fosse possibile esercitare
I'attività di impiantistica nel settore di cui all'art. 1, comma 2, punto a) {impianti elettrici), qualora si
fosse in possesso del diploma di qualifica di "operatore elettrico" e si abbia un esperienza
professionale di 3 anni e due mesi continuativi, maturata alle dipendenze di un'impresa artigiana del
settore (compresa l'attività di apprendistato).
Al riguardo si precisa come l’art. 4 del decreto in parola stabilisca i requisiti tecnico professionali da
possedere at fine di poter legittimamente esercitare l'attività di impiantistica.
Nel caso specifico, si può senz'altro stabilire che Ia situazione sopra esposta può rientrare nella
casistica di cui al punto b) del comma 1 dei predetto articolo, avendo la S.V. i requisiti ivi previsti e
cioè "diploma o qualifica conseguita al termine di scuola secondaria del secondo ciclo con
specializzazione relativa al settore delle attività di cui all'articolo 1, presso un istituto statale o
legalmente riconosciuto, seguiti da un periodo di inserimento, di almeno due anni continuativi, alle
dirette dipendenze di una impresa del settore”.
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ALLEGATO 11 – Parere del Ministero in materia di impiantistica. La richiesta del parere viene dalla
CCIAA di Varese (15 luglio 2008).
In particolare è stato chiesto se, ai sensi dell'art 4 del D.M. n. 37 del 22 gennaio 2008, la qualifica di
dipendente "operaio installatore specializzato" debba essere considerato quale livello lavorativo
esclusivo ai fini della maturazione dei requisiti professionali ivi previsti ovvero, qualora un soggetto sia
stato direttamente assunto o abbia successivamente conseguito promozioni tali da conseguire la
qualifica di "impiegato tecnico" o "quadro direttivo", se si ritenga in ogni caso acquisita la capacità
professionale di cui all'art 4 citato.
Al riguardo si precisa che il punto d) del comma 1 dell'art 4 del decreto in parola stabilisce che la
"prestazione lavorativa svolta, alle dirette dipendenze di una impresa abilitata nel ramo di attività cui si
riferisce la prestazione dell'operaio installatore per un periodo non inferiore a tre anni, escluso quello
computato ai fini dell'apprendistato e quello svolto come operaio qualificato, in qualità di operaio
installatore con qualifica di specializzato nelle attività di installazione, di trasformazione, di
ampliamento e di manutenzione degli impianti di cui all'articolo 1" sia titolo sufficiente per
l'acquisizione della qualifica di responsabile tecnico.
Sulla base di quanto sopra riportato, a parere della Scrivente, la qualifica richiesta, ai fini della
maturazione dei requisiti tecnico professionali di cui al precedente capoverso, deve necessariamente
essere quella di "operaio installatore specializzato" e la prestazione lavorativa - con il possesso di tale
qualifica - deve avere una durata complessiva non inferiore ai "tre anni”, indipendentemente dalla
qualifica eventualmente posseduta dal soggetto interessato al momento della valutazione dei citati
requisiti.
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Le informazioni contenute nel presente documento sono tutelate dal diritto d’autore e possono essere usate solo in conformità alle norme vigenti. In particolare Voltimum Italia
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Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e
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Con nota pervenuta via mail, codesto Studio ha posto un quesito in merito alla estensione della
portata del dm 37 /08, rispetto alla legge 46/90, in particolare avuto riguardo alla installazione di
"impianti di allarme, rilevazione incendi, citofonia ..."., in edifici industriali e commerciali, ed alla
conseguente abilitazione dell'impresa, già operante nel settore, allora non regolamentato, alla luce del
nuovo dm 37/ 08.
Si deve preliminarmente rilevare che il dm 37/ 08, seguendo la linea della legge 46/90, non prevede
una diretta abilitazione dell'impresa, ma essa risulta indirettamente abilitata per il tramite
dell’imprenditore individuale o del legale rappresentante ovvero ancora del responsabile tecnico da
essi preposto con atto formale, che sia in possesso dei requisiti professionali previsti dalla norma,
come testualmente affermato dall'articolo 3, comma 1.
Ne consegue che, in assenza di una specifica disposizione regolamentare, contenuta nel ridetto dm,
che consenta un immediato ed automatico scivolamento delle imprese operanti nel settore delle
installazioni di impianti in edifici non civili, è necessario fare ricorso ai principi generali posti dal
regolamento, vale a dire il citato articolo 3, comma 1 ,e l'articolo 4, comma 1, che evidenzia i requisiti
che deve possedere il soggetto (imprenditore, legale rappresentante o responsabile tecnico preposto)
che abilita I'impresa.
Soccorre tuttavia una precedente posizione di questo ministero, espressa in un parere reso in data 12
settembre 2007 alla CCIAA di Lecco, disponibile sul sito web www.sviluppoeconomico.gov.it nel
quale, sia pure nel vigore della legge 46/90, si rispondeva al seguente quesito e cioè se fosse
possibile riconoscere il requisito professionale abilitante.
1) nel caso in cui il lavoratore ha prestato la sua opera per almeno tre anni come operaio specializzato
nell'installazione, ecc. degli impianti di cui alle lettere b-c-d-e-f-g della norma in parola, in imprese
operanti nel settore industriale (prive, quindi, dell'abilitazione prevista dalla legge 46/90);
2) nel caso in cui il soggetto ha prestato la sua opera per almeno tre anni in qualità di titolare di
Impresa o legale rappresentante di società operanti nel settore di cui al punto che precede.
Nel suddetto parere si giunse alla conclusione che nulla osta al riconoscimento in parola, restando
chiaro, tuttavia, che sarà onere dell'interessato fornire tutta la documentazione ritenuta necessaria
dalla Camera al fine di dimostrare il concreto svolgimento dell'attività da parte dell’impresa in cui era
inserito.
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b) nel caso di cui al punto 2, alla luce di quanto previsto dalla circolare n. 3139/C del 2703-
1998, punti 2c e 2d, idonea documentazione circa I'effettivo svolgimento dell'attività secondo
modalità riconducibili a quelle proprie di un operaio specializzato, nonché circa la regolare
iscrizione all'INAIL nel periodo di riferimento.
Non v'è motivo per ritenere non applicabile, anche alla luce della disciplina introdotta dal dm 37/08,
quanto espresso nel parere del 12 settembre2007, alla fattispecie evidenziata da codesto Studio.
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ALLEGATO 13 – Parere del Ministero sui requisito tecnico-professionale di cui all'art. 4, comma 1,
lettera a), del decreto 22 gennaio 2008, n. 37 (Regolamento recante riordino delle disposizioni in
materia di attività di installazione degli impianti all'interno degli edifici) - Idoneità della Laurea di dottore
in Architettura. La richiesta del parere viene dalla CCIAA di Ravenna (22 luglio 2008).
Con nota prot. n.8335 del 9 luglio 2008 codesta Camera ha chiesto di conoscere per quali tipologie di
impianti, tra quelle previste all'art. 1 della norma richiamata in oggetto, possa essere considerata
abilitante la Laurea di dottore in Architettura conseguita dal Sig. …omissis… presso l'Università
“Politecnico di Milano” in data 8 luglio 1996 (vecchio ordinamento), ai fini del riconoscimento del
requisito in oggetto, che dà titolo ad assumere la qualifica di responsabile tecnico in imprese esercenti
l'attività di impiantistica.
A tal fine, ha allegato copia del certificato rilasciato dall’Università medesima dal quale risultano, oltre
alla votazione finale, anche gli esami effettuati dal Sig. …omissis...
Codesta Camera chiede, in generale, delucidazioni in merito al valore di talune pronunzie del
Consiglio Universitario Nazionale, trasmesse, a suo tempo, da questo Ministero.
Codesto Ente ha, inoltre, chiesto informazioni circa l’applicabilità del parere espresso dall’Ufficio
Legislativo di questo Ministero, in ordine alla problematica in esame, con nota esplicativa del 23 aprile
2008.
Si fa presente, al riguardo, che il C.U.N., a partire dalle adunanze del 12 luglio 2007, ha affermato che
essendo i corsi di laurea “contenitori ampi nei quali possono essere istituiti corsi differenziati tra loro
per percorso formativo e contenuti, anche a parità di denominazione” è necessario “procedere al
puntuale esame del curriculum di ciascun laureato per il quale il quesito venga posto”.
Ogni parere è pertanto reso sulla base dello specifico curriculum e pertanto è limitato alla persona in
questione.
Ne consegue che, come affermato dal C.U.N., il parere reso da questo organo “non potrà essere
automaticamente esteso a tutti coloro che hanno conseguito il medesimo titolo di studio”.
Quanto sopra ha valenza, sempre secondo il C.U.N., sia per la L.122/82 che per il D.M. 37/2008.
Resta comunque fermo il principio che la responsabilità del procedimento di valutazione del titolo
rimane in capo a codesta Camera (o alla C.P.A.), salvo volersi avvalere del competente parere
espresso dal C.U.N..
In proposito si rappresenta che, in relazione alla tematica in oggetto, è stato richiesto apposito parere
al C.U.N., e che, non appena possibile, se ne informerà dell’esito codesta Camera.
Infine, in ordine alla nota esplicativa rilasciata dall’Ufficio Legislativo in data 23.4.2008 e, in particolare,
in merito alla validità della cosiddetta laurea breve ai fini del riconoscimento dei requisiti di cui all’art.4
comma 1 lettera a) del decreto 37, si rappresenta che il C.U.N. ha più volte legittimato in passato il
possesso dei requisiti di cui all’ex L.46/90, per specifici diplomi di laurea breve e, di recente, con
riferimento specifico al dm 37/08, ha ritenuto che alcune lauree triennali (con l’avvertenza di cui
appresso) fossero abilitanti per una o più lettere del ridetto dm 37/08 (ex pluribus adunanze 16 aprile
2008 e 8 maggio 2008) .
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In ogni occasione però il C.U.N. ha più volte specificato e sottolineato come il riconoscimento del titolo
di laurea breve, ai fini del possesso dei requisiti, vada valutato di volta in volta sulla base del
programma di studi seguito dal soggetto interessato. Pertanto si ritiene che la nota esplicativa
23.4.2008 non debba ritenersi applicabile ai fini della problematica qui evidenziata.
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ALLEGATO 14 – Parere del Ministero sull’applicabilità del DM 37/08 agli impianti a servizio delle
attività “di processo, commerciali e terziarie”. La richiesta del parere viene da un privato (24 luglio
2008).
….. è stato richiesto se il decreto in parola si debba applicare, oltre che agli impianti a servizio di
edifici, anche agli impianti a servizio delle attività “di processo, commerciali e terziarie” che si svolgono
all’interno di edifici.
Al riguardo si è del parere che il campo di applicazione della norma comprenda anche gli impianti a
servizio delle attività sopra citate, e che pertanto, l’attività svolta dall’impresa (produzione e
installazione di impianti di refrigerazione per supermercati – centrali frigorifere, impiantistica, banchi e
celle frigorifere -) non posa essere esonerata dall’applicazione della norma.
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In particolare è stato richiesto se ai soggetti che hanno maturato, ante D.M. 37/2008, i requisiti
tecnico-professionali in base alla L. 46/1990, senza aver tuttavia presentato, prima del 27 marzo
200B, la D.I.A. all'Ufficio del Registro Imprese, possano essere riconosciuti i requisiti tecnico-
professionali necessari per l'esercizio delle attività oggetto di denuncia.
Al riguardo, in assenza di una disciplina specifica che, come avvenuto in passato con l'art. 5 della
legge n. 46/90, o successivamente con l'art. 6 della legge 25/96, consenta di superare le ristrettezze
della disciplina, si è del parere che per il caso in questione, cioè ai fini della maturazione dei requisiti
predetti, vada applicata la normativa vigente (decreto n. 37, art. 4), non avendo il soggetto interessato
presentato nei termini (cioè prima del 27 marzo 2008), la dichiarazione di inizio attività.
Stessa sorte e per le medesime ragioni evidenziate al paragrafo che precede, tocca a coloro che
"hanno iniziato ma non completato, ai sensi dell'art. 3, comma 1, lettere b) e c) della L. 46/90, il
periodo di inserimento presso un'azienda abilitata. Anche per costoro, infatti, si ritiene che vada
applicato il decreto n. 37/2008.
Peraltro, in relazione alla richiesta del riconoscimento della qualifica artigiana da parte del Signor …..
che ha denunciato di aver svolto per tre anni attività impiantistica in qualità di titolare dell'impresa (con
responsabile tecnico esterno), si preannuncia che sull'argomento sono allo studio modifiche al decreto
n. 37, ai sensi dell'art. 35 del Decreto Legge 25 giugno 2008, n. 112, che ha stabilito: "Entro il 31
marzo 2009 il Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro per la semplificazione
normativa, emana uno o più decreti, ai sensi dell'articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, volti a
disciplinare" tra l'altro " ... il complesso delle disposizioni in materia di attività di installazione degli
impianti all'interno degli edifici prevedendo semplificazioni di adempimenti per i proprietari di abitazioni
ad uso privato e per le imprese".
In tale sede si procederà, pertanto, ad eliminare le incongruenze esistenti all'art. 4 tra il comma 1,
lettera d) e il comma 2, come peraltro evidenziate anche da codesto Ente, in relazione alla durata
della prestazione lavorativa svolta da parte «del titolare, dei soci e dei collaboratori familiari» alle
dirette dipendenze di una impresa abilitata, utile ai fini del riconoscimento dei requisiti tecnico-
professionali.
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ALLEGATO 16 – Parere del Ministero su attività di impiantistica. La richiesta del parere viene dalla
CCIAA di Udine (5 agosto 2008).
Al riguardo, nel confermare che è allo studio una modifica del D.M. 37/2008, ai sensi dell'articolo 35,
comma l del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, si può tuttavia rappresentare che, allo stato
attuale, la normativa in esame, per l'aspetto che segue, non presenta elementi dubitativi in ordine alla
sua corretta applicazione.
Infatti, in ordine al quesito n. 1 “Ai soggetti che hanno maturato, ante D.M. 37/ 200B, i requisiti tecnico-
professionali in base alla L. 46/1990, senza aver tuttavia presentato, prima del 27 marzo 200B, la
D.I.A. all'Ufficio del Registro Imprese, possono essere riconosciuti i requisiti tecnico-professionali
necessari per l'esercizio delle attività oggetto di denuncia?", si rappresenta che, in assenza di una
disciplina specifica che, come avvenuto in passato con l'art. 5 della legge n. 46/90, o successivamente
con l'art. 6 della legge 25/96, consenta di superare le ristrettezze della disciplina, si è del parere che
per il caso in questione, cioè ai fini della maturazione dei requisiti predetti, vada applicata la normativa
vigente (decreto n. 37, art. 4), non avendo il soggetto interessato presentato nei termini (cioè prima
del 27 marzo 2008), la dichiarazione di inizio attività.
In relazione al all'altro quesito, se cioè un'impresa di installazione comunitaria (austriaca) che venga in
Italia in regime di libera prestazione di servizi, sia tenuta al rilascio della dichiarazione di conformità
secondo la disciplina del decreto 37/08, si rileva quanto segue.
In primo luogo deve farsi riferimento all'ari. 9 e seguenti, ed in particolare 10, del decreto legislativo 9
novembre 2007, n. 206, che disciplina le modalità d'esercizio della libera prestazione di servizi, cui si
fa riferimento per gli adempimenti consequenziali.
Ciò premesso in via generale, non sembra che vi sia alcun conflitto tra la disciplina comunitaria (artt.
49 e 50 del Trattato; artt. 5 e sgg. della Direttiva 2005/36/CE, recepita nel surrichiamato decreto
legislativo 206) e la normativa italiana in materia di sicurezza degli impianti, di talché l'impresa
comunitaria in libera prestazione di servizi è comunque tenuta al rilascio della dichiarazione di
conformità, secondo le modalità e la tempistica stabilita dal legislatore italiano.
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omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.
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ALLEGATO 17 – Parere del Ministero su attività di impiantistica. La richiesta del parere viene da un
privato (5 agosto 2008).
Si fa seguito alla nota n. 5217 del 17 giugno 2008 con Ia quale questo Ministero ha fornito risposta
alla e-mail trasmessa dalla S.V. in data 29 aprile 2008 concernente la richiesta di apposito parere in
materia di impiantistica, di cui al D.M. 22 gennaio 2008, n. 37.
Al riguardo, nel confermare che è allo studio una modifica del D.M. 37/2008, ai sensi dell'articolo 35,
comma 1 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, si può tuttavia rappresentare che, allo stato
attuale, la normativa in esame, per l'aspetto che segue, non presenta elementi dubitativi in ordine alla
sua corretta applicazione .
L'art. 3, comma 2, prescrive infatti che "Il responsabile tecnico di cui al comma" 1 svolge tale funzione
per una sola impresa e la qualifica e' incompatibile con ogni altra attività continuativa".
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ALLEGATO 18 – Parere del Ministero su attività di impiantistica. La richiesta del parere viene dalla
CCIAA di Lucca (8 agosto 2008).
Si fa seguito alla nota n. 3834 del 14 maggio 2008 con la quale questo Ministero ha fornito risposta
alla nota camerale n. 8754 del 7 maggio 2008 (ns prot. n. 3813 del 14 maggio 2008), concernente la
richiesta di apposito parere in materia di impiantistica, di cui al D.M. 22 gennaio 2008, n. 37.
Al riguardo, si coglie l'occasione per confermare, preliminarmente, che è allo studio una profonda
modifica del D.M. 37/2008, ai sensi dell'articolo 35, comma 1 del decreto legge 25 giugno 2008, n.
112.
In ordine al quesito n. 1 si preannuncia che, in sede di revisione del decreto, verrà sicuramente
affrontata la relativa questione. Si precisa tuttavia che, al di là dei criteri specifici che saranno stabiliti
con il nuovo decreto, le imprese sono abilitate solo per effetto del possesso, al loro interno, di un
responsabile tecnico che abbia i requisiti prescritti dalla normativa.
In ordine al quesito n. 2 si rappresenta che, in assenza di una disciplina specifica che, come avvenuto
in passato con l'art. 5 della legge n. 46/90, o successivamente con l'art. 6 della legge 25/96, consenta
di superare le ristrettezze della disciplina, si è del parere che, ai fini della maturazione dei requisiti
tecnicoprofessionali, vada applicata la normativa vigente (decreto n. 37, art. 4) per tutti coloro che non
abbiano presentato nei termini, cioè prima del 27 marzo 2008, la dichiarazione di inizio attività.
In merito al quesito n. 3, nel confermare che è allo studio una modifica del D.M. 37/2008, ai sensi
dell'articolo 35, comma 1 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, si può tuttavia rappresentare che,
allo stato attuale, la normativa in esame non presenta elementi dubitativi in ordine alla sua corretta
applicazione.
L'art. 3, comma 2, prescrive infatti che "il responsabile tecnico di cui al comma 1 svolge tale funzione
per una sola impresa e la qualifica e/ incompatibile con ogni altra attività continuativa".
Pertanto al responsabile 1Jcnico di un impresa è escluso l'esercizi0 di attività autonoma ovvero di
attività subordinata presso terzi (in entrambi i casi "anche di altra natura”), dovendo essere esclusivo il
rapporto professionale che il soggetto medesimo intrattiene con l'impresa, pena la mancanza del
requisito richiesto dalla normativa vigente.
In merito al 4° quesito e, in particolare, circa la validità della cosiddetta laurea breve ai fini del
riconoscimento dei requisiti di cui all'art. 4 comma 1 lettera a) del decreto 37, si rappresenta che il
C.U.N. ha più volte legittimato in passato il possesso dei requisiti di cui all'ex L. 46/90, per specifici
diplomi di laurea breve e, di recente, con riferimento specifico al dm 37/08, ha ritenuto che alcune
lauree triennali (con l'avvertenza di cui appresso) fossero abilitanti per una o più lettere del ridetto dm
37/08 (ex pluribus adunanze 16 aprile 2008 e 8 maggio 2008).
In ogni occasione però il C.U.N. ha più volte specificato e sottolineato come il riconoscimento del titolo
di laurea breve, ai fini del possesso dei requisiti, vada valutato di volta in volta sulla base del
programma di studi seguito dal soggetto interessato.
Resta comunque fermo il principio che la responsabilità del procedimento di valutazione del titolo
rimane in capo a codesta Camera (o alla C.P.A.), salvo volersi avvalere del competente parere
espresso dal C.U.N.
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In ordine al quesito n. 5 si fa presente che, in sede di revisione del decreto, si procederà ad - eliminare
le incongruenze esistenti all'art. 4 tra il comma 1, lettera d) e il comma 2, come peraltro evidenziate
anche da codesto Ente, in relazione alla durata della prestazione lavorativa svolta da parte "del
titolare, dei soci e dei collaboratori familiari" alle dirette dipendenze di una impresa abilitata, utile ai fini
del riconoscimento dei requisiti tecnico-professionali.
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omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.
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ALLEGATO 19 – Parere del Ministero su attività di impiantistica. La richiesta del parere viene dalla
CCIAA di Padova (23 settembre 2008).
In particolare è stato richiesto se ai soggetti che hanno maturato, ante D.M. 37/2008, i requisiti
tecnico-professionali in base alla L. 46/ 1990, senza aver tuttavia presentato, prima del 27 marzo
2008, la D.I.A. all'Ufficio del Registro Imprese, possano essere riconosciuti i requisiti tecnico-
professionali necessari per l'esercizio delle attività oggetto di denuncia.
Al riguardo, in assenza di una disciplina specifica che, come avvenuto in passato con l'art. 5 della
legge n. 46/90, o successivamente con l'art. 6 della legge 25/96, consenta di superare le ristrettezze
della disciplina, si è del parere che per il caso in questione, cioè ai fini della maturazione dei requisiti
predetti, vada applicata la normativa vigente (decreto n. 37, art. 4), non avendo il soggetto interessato
presentato nei termini (cioè prima del 27 marzo 2008), la dichiarazione di inizio attività.
Infine, in merito a quanto richiesto circa la possibilità di poter valutare congiuntamente i periodi
maturati dal soggetto interessato ai sensi dei commi l, punto d) e 2 dell'art. 4 del D.M. 37/2008, cioè
come operaio installatore con qualifica di specializzato e come socio lavorante di impresa del
medesimo settore, ai fini dell'acquisizione dei requisiti tecnico-professionali di cui al D.M. in parola, si
rappresenta che tale eventualità, non essendo espressamente prevista nell'articolato normativa, a
parere di questo Ufficio non può essere presa in considerazione, rimanendo preclusa pertanto,
qualsivoglia valutazione al riguardo.
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omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.
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Si fa riferimento alla e-mail trasmessa da codesta Camera in data 24 settembre 2008 con la quale è
stato richiesto a questo Ministero apposito parere in materia di impiantistica di cui al D.M. 22 gennaio
2008, n. 37.
In particolare è stato chiesto se è opportuno limitare l’incompatibilità prevista dall’art.3, comma 2, al
solo svolgimento di attività di tipo autonomo e/o subordinato ovvero se è necessario estendere detta
incompatibilità anche a coloro che, oltre a rivestire la qualifica di socio in società di persone e/o di
capitale, risultino investiti anche di poteri di amministrazione e/o di rappresentanza (ad eccezion fatta
per i liquidatori, poiché - a detta di codesta Camera -“gli stessi si limitano all’amministrazione del
passivo e dell’attivo, per giungere alla fase di liquidazione”).
Al riguardo, si è del parere che l’articolo di cui sopra, in cui è previsto che la qualifica di responsabile
tecnico sia incompatibile con ogni altra attività lavorativa continuativa, voglia esprimere la necessità
che la qualifica non possa in nessun caso essere attribuita a coloro che, per scelta
professionale, non decidano di svolgere a tempo pieno una delle attività disciplinate dal
decreto in parola, tenuto conto delle responsabilità che risultano a carico del responsabile
tecnico in seno ad una società di impiantistica.
Pertanto, tenuto conto delle riflessioni sopraesposte non si può non rilevare come tale carica sia
incompatibile con tutte le attività lavorative che assorbono, anche solo in minima parte, l’impegno
giornaliero di un singolo/a lavoratore/trice.
Sono quindi da escludere ogni forma di compatibilità tra la qualifica di responsabile tecnico in
un’impresa di impiantistica con la carica rivestita in altra impresa - anche se non impiantistica - in
qualità di membro del consiglio di amministrazione ovvero di socio-membro del consiglio di
amministrazione, sempreché il medesimo soggetto sia rivestito di poteri di amministrazione e/o di
rappresentanza.
Tale incompatibilità, secondo questa Amministrazione, va estesa per gli stessi motivi summenzionati,
anche nel caso in cui il medesimo soggetto sia il liquidatore di una società”.
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Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e
omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.
Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
ALLEGATO 21 – Parere del Ministero sulla possibilità di assolvimento del requisito tecnico-
professionale di cui all'art. 4, mediante incarico a professionista ovvero mediante intrattenimento, con
il medesimo professionista, di un rapporto di collaborazione a progetto. La richiesta del parere viene
da una Società di Perugia (7 ottobre 2008).
Si fa riferimento alla nota datata 30-06-2008 con la quale codesta Società chiede di conoscere l'avviso
di questo Ministero circa la possibilità per un ingegnere che svolga la libera professione in qualità di
iscritto all'ordine degli ingegneri, di assumere contemporaneamente la funzione di responsabile
tecnico in un'impresa esercente l'attività di impiantistica come disciplinata dal decreto richiamato in
oggetto:
a) mediante conferimento con atto scritto di incarico professionale;
b) mediante stipula di un contratto di collaborazione a progetto.
Per supportare una risposta positiva ad entrambi i quesiti, codesta Società sottolinea la mancanza di
una preclusione espressa in tal senso nella normativa in riferimento, diversamente da quanto è
possibile rilevare in discipline analoghe (ad es. D.M. n. 221/2003 relativo alle imprese di facchinaggio),
concludendo per la positiva utilizzabilità di ambedue le tipologie di rapporto sopra indicate tra impresa
e professionista ai fini del soddisfacimento del predetto requisito.
Al riguardo, questa Amministrazione ritiene di non potere convenire sulla prospettata ricostruzione del
quadro giuridico concernente l'immedesimazione tra impresa e soggetto che abilita la stessa ai fini
dell'esercizio dell'attività di impiantistica.
Va rilevato, infatti, che il decreto n. 37 non introduce, per gli aspetti in questione, sostanziali novità
rispetto al previgente regime.
Come l'art. 9, c. 1, del D.P.R. n. 558 del 1999 prevedeva il possesso del requisito professionale in
capo all'impresa (<<dichiarando il possesso del requisito di cui all'articolo 3 della legge>>), così fa
oggi l'art. 3, c. 3, del decreto n. 37, che d'altra parte è sul primo esemplato.
Debbono ritenersi, conseguentemente, tuttora valide le indicazioni applicative fornite nel corso degli
anni da questo Ministero con propri pareri (v. gli allegati pareri prot. n. 597320 del 20-07-1999 e n.
0002181 del 28-02-2006), volte ad assicurare l'esistenza di un rapporto stabile e continuativo tra
l'impresa e il suo responsabile tecnico.
Con specifico riguardo, poi, alle considerazioni esposte nella nota che si riscontra con riferimento
all'utilizzabilità del contratto di collaborazione a progetto, si trasmette copia della circolare n. 3600/C
del 6-04-2006 dove, alla lettera d), sono riassunte le indicazioni emerse nell'ambito di un tavolo di
lavoro operante presso questa Amministrazione, che escludevano tale tipologia contrattuale dal
novero di quelle utilizzabili ai fini dell'assolvimento del requisito tecnico-professionale in parola.
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ALLEGATO 21 - Parere del Ministero sulla possibilità di rivestire la carica di responsabile tecnico in
due società. La richiesta del parere viene dalla CCIAA di Savona (10 ottobre 2008).
Con nota pervenuta in via elettronica in data 17 settembre, codesta Camera chiedeva se un socio di
società artigiana possa rivestire la carica di responsabile tecnico in due società, o se esso possa, in
quanto responsabile tecnico, incorrere nel divieto sancito dal comma 2, dell’art. 3 del dm 37/08.
Senza entrare nel merito della vicenda dell’imprenditore artigiano, che esula dalle competenze di
questa Amministrazione, si osserva quanto segue.
La disciplina introdotta col regolamento suddetto, innova rispetto alla previgente legge 46/90,
introducendo un criterio di unicità ed incompatibilità riferito al responsabile tecnico dell’impresa
abilitata.
Tuttavia la norma va letta a parere dello scrivente nella sua interezza.
Il comma primo dell’articolo 3, afferma che “le imprese... sono abilitate all’esercizio delle attività di cui
all’articolo 1, se l’imprenditore individuale o il legale rappresentante ovvero il responsabile tecnico da
essi preposto con atto formale, è in possesso dei requisiti professionali di cui all’articolo 4”.
Non diversamente il soppresso articolo 2, comma 2, della legge 46/90, affermava che “l’esercizio delle
attività di cui al comma 1 è subordinato al possesso dei requisiti tecnico-professionali, di cui all’articolo
3, da parte dell’imprenditore, il quale, qualora non ne sia in possesso, prepone all’esercizio delle
attività di cui al medesimo comma 1 un responsabile tecnico che abbia tali requisiti”.
Entrambe le disposizioni pertanto fondano l’abilitazione dell’impresa sulla qualificazione tecnico-
professionale, dell’imprenditore o del legale rappresentante, e solo in subordine, qualora i sopra
richiamati non possiedano i requisiti, l’impresa può preporre un soggetto ad essa (fino ad allora)
estraneo, che assume la qualifica di responsabile tecnico.
Ne consegue che l’attuale definizione normativa, del comma 2 dell’articolo 3 del dm 37, “Il
responsabile tecnico di cui al comma 1 svolge tale funzione per una sola impresa e la qualifica è
incompatibile con ogni altra attività continuativa”, nell’ottica di una interpretazione evolutiva e
indirizzata ad un favor nei confronti della libertà di impresa e della concorrenza, deve essere letta nel
senso letterale derivante dal combinato disposto del primo e del secondo comma dell’articolo 3, nel
senso cioè che il divieto è ristretto al solo responsabile tecnico, e non anche al legale rappresentante
ed all’imprenditore, richiamati nel primo ma non nel secondo comma.
Per rispondere al quesito, pertanto, ove il socio sia legale rappresentante delle due società, si ritiene
non esservi incompatibilità nel fatto che esso possa abilitare entrambe le imprese”.
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ALLEGATO 22 – Parere del Ministero su attività di impiantistica. La richiesta del parere viene dalla
CCIAA di Vicenza (31 ottobre 2008).
Al riguardo, si coglie l'occasione per rappresentare, preliminarmente, che è allo studio una profonda
modifica del D.M. 37/2008, ai sensi dell'articolo 35, comma l, del decreto legge 25 giugno 2008, n.
112.
In ordine al parere richiesto si rappresenta che il D.M. in parola stabilisce espressamente.
l'incompatibilità della qualifica di responsabile tecnico con qualsivoglia altra attività lavorativa
continuativa (art. 3, comma 2).
Conseguentemente, il soggetto che ha inoltrato a codesto Ente la richiesta oggetto di parere, qualora
volesse assumere la qualifica di responsabile tecnico in un'impresa di terzi, sempreché ne abbia titolo.
cioè sia in possesso dei requisiti professionali di cui all'art. 4, dovrà immediatamente interrompere
ogni legame professionale che lo lega all'impresa presso cui il medesimo presta, allo stato attuale. la
propria attività lavorativa di tipo subordinato.
Differente è invece il discorso nel caso in cui il soggetto in questione abiliti la propria impresa in
quanto imprenditore o legale rappresentante, sempreché ne abbia titolo. cioè sia in possesso dei
requisiti professionali di cui all'art. 4. Nella fattispecie si rinvia al parere rilasciato alla CCIAA di Savona
in data 10 ottobre 2008, prot. n. 32694, disponibile sul sito web di questo Ministero.
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ALLEGATO 23 - Parere del Ministero sul fatto che l’attestazione SOA possa essere abilitante
all’installazione degli impianti. La richiesta del parere viene dalla CCIAA di Potenza (4 novembre
2008).
Con messaggio di posta elettronica del 23 ottobre 2008 codesta Camera di commercio chiede di
conoscere l'avviso di questa Direzione generale circa la possibilità di riconoscere il requisito
richiamato in oggetto (che abilita allo svolgimento dell'attività di installazione degli impianti all'interno
degli edifici) nei confronti di un'impresa in possesso di attestazione per la categoria "impianti
tecnologici" rilasciata a sensi del D.P.R. n. 34 del 2000.
Si ritiene, al riguardo, di dovere fornire risposta negativa per i seguenti motivi.
Il decreto n. 37 del 2008 - norma quadro, nell'attuale ordinamento, per la materia dell'impiantistica -
individua all'articolo 4 i titoli che danno diritto al riconoscimento del requisito tecnico-professionale.
Tra i titoli in questione non è ricompreso il possesso di una attestazione SOA.
Il decreto n. 37 del 2008, d'altra parte, non contiene disposizioni transitorie e di coordinamento con la
previgente disciplina.
Appare, di conseguenza, allo stato attuale, impossibile il recupero della disposizione recata
dall'articolo 108, comma 3, del D.P.R. n. 380 del 2001 (Testo unico delle disposizioni legislative e
regolamentari in materia edilizia), secondo cui <<Sono, in ogni caso abilitate all'esercizio delle attività
di cui al comma 1 [cioè, le attività di installazione degli impianti negli edifici], le imprese in possesso di
attestazione per le relative categorie rilasciata da una Società organismo di attestazione (SOA),
debitamente autorizzata ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 25 gennaio 2000, n.
34.>.
La suddetta disposizione, infatti, è stata abrogata, unitamente al capo V del predetto Testo unico,
nell'ambito del quale era collocata, dalla data di entrata in vigore del citato regolamento n. 37, per
effetto di quanto disposto dall'articolo 3, comma 1, del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300,
convertito, con modificazioni, nella legge 26 febbraio 2007, n. 17.
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
Con messaggio di posta elettronica dell' 1 ottobre 2008 codesta Camera espone il caso del
conferimento di azienda in società da parte di un'impresa individuale che cessa, contestualmente,
l'attività svolta (nella fattispecie, l'attività di impiantistica di cui al decreto ministeriale n. 37 del 2008).
Chiede, al riguardo, codesta Camera, se la società conferitaria che intraprende, a sua volta, la
medesima attività, sia tenuta al rispetto del termine di trenta giorni previsto dall'articolo 19, comma 2,
della legge n. 241 del 1990.
Per rispondere al quesito in parola questa Amministrazione ritiene opportune alcune puntualizzazioni,
in particolare con riferimento alla distinzione tra i concetti di "azienda" ed "impresa".
Tali due concetti, spesso utilizzati nei discorsi comuni come sinonimi, individuano, in realtà, due
situazioni ben distinte.
Mentre l'impresa (argomentando dall'art. 2082 c.c.) è una <<attività economica organizzata al fine
dello scambio di beni o di servizi>>, l'azienda è lo "strumento" attraverso cui l'imprenditore esercita
tale attività o, per utilizzare la terminologia del codice civile (art. 2555), <<il complesso dei beni
organizzati dall'imprenditore per l'esercizio dell'impresa>>.
Nel caso del trasferimento (ad esempio sotto forma di conferimento) dell'azienda, di conseguenza,
non si stanno "unificando" due soggetti giuridici (l'impresa conferente o cedente e l'impresa
conferitaria o cessionaria), ma si sta invece procedendo a trasferire un mero insieme di beni aziendali,
sia mobili che immobili, che entrano a far parte dell'impresa conferitaria o acquirente in maniera
distinta ed autonoma.
Ci si trova di fronte, cioè, ad un caso nettamente diverso dalla fusione o dall'incorporazione, in cui una
società o tutte le società si estinguono e la società che incorpora o la nuova società subentra in tutti i
diritti ed obblighi della società o delle società preesistenti, con conseguente confusione dei relativi
patrimoni, analogamente a quanto si verifica nella successione a titolo universale.
Sembra doversene dedurre che, anche nel caso in cui l'attività esercitata per il tramite del compendio
aziendale venga cessata dall'impresa conferente all'atto del trasferimento, si determini comunque un
soluzione di continuità tra la precedente e la successiva gestione, che rimane del tutto distinta ed
indipendente dalla prima, in quanto riferita ad un soggetto (la società conferitaria) ontologicamente
diverso.
Se si accede a tale linea interpretativa, che trova riscontro anche in pronunce giurisprudenziali (v.
sentenza n. 1172/99 del TAR Campania, Sezione III), sembra da ritenersi che l'impresa conferitaria
sia tenuta, nel momento dell'avvio dell'attività di impiantistica per il tramite del compendio conferito, a
produrre una propria dichiarazione di inizio attività ai sensi del citato art. 19 della legge n. 241 del
1990.
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
Ad avviso di questa Amministrazione, d'altra parte, ciò non impedisce che, al fine di garantire la
continuità dell'attività svolta per il tramite del compendio oggetto di conferimento, codesta Camera di
commercio, cui la normativa in riferimento rimette la titolarità del procedimento in parola, valuti,
nell'ambito della propria autonomia organizzativa, la possibilità di emettere prima dello scadere del
termine di trenta giorni previsto dall'art. 14, c. 2, della legge n. 241, un provvedimento espresso con
cui si constati il possesso dei requisiti dichiarati.
Siffatta applicazione della norma, nell'ottica di una interpretazione evolutiva ed indirizzata ad un favor
nei confronti della libertà di impresa e della con concorrenza, appare in linea con i principi generali
dell'attività amministrativa indicati nell'art. 1 della medesima legge n. 241, e particolarmente
opportuna, in casi quali quello in esame, in cui risulta importante garantire la continuità dell'attività pur
nella discontinuità dei soggetti che esercitano la stessa.
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ALLEGATO 25 – Parere del Ministero su attività di impiantistica. La richiesta del parere viene da un
privato (4 dicembre 2008).
In particolare è stato chiesto di conoscere se un imprenditore individuale, venuto meno (nel marzo
2008) il responsabile tecnico da lui nominato (in data 12 luglio 2005) per le attività relative agli impianti
di cui alle lettere b), c), d), e), f), e g) dell'art. 1 , comma 2 del decreto in parola, possa esercitare tali
attività avendo il diploma di perito elettrotecnico.
In merito alla valutazione dei titoli di studio si fa preliminarmente presente che la stessa sia di stretta
competenza della Camera di commercio e/o CPA, in quanto responsabili del procedimento.
Comunque, qualora il titolo di studio posseduto fosse valido ai fini del riconoscimento dei requisiti
professionali, occorrerebbe valutare se il soggetto interessato sia in possesso dell'esperienza
professionale necessaria ai fini dell'acquisizione dei requisiti medesimi.
In tal caso si applicherebbe quanto previsto all'art A , commi 1, punto b) e 2, primo capoverso, che
prevedono rispettivamente:
"Diploma o qualifica conseguita al termine di scuola secondaria del secondo ciclo con
specializzazione relativa al settore delle attività di cui all' articolo l, presso un istituto statale o
legalmente riconosciuto, seguiti da un periodo di inserimento, di almeno due anni continuativi, alle
dirette dipendenze di una impresa del settore. Il periodo di inserimento pei: le attività di cui all'
articolo l, comma 2, lettera d) è dì un anno";
“I periodi di inserimento di cui alle lettere b) e c) e le prestazioni lavorative di cui alla lettera d) del
comma 1 possono svolgersi anche in forma di collaborazione tecnica continuativa nell'ambito
dell'impresa da parte del titolare, dei soci e dei collaboratori familiari “.
Qualora invece il titolo di studio non sia ritenuto abilitante, al soggetto in questione .occorrerebbe un
lasso di tempo più lungo per acquisire i requisiti tecnici professionali, così come previsto dal comma 2,
2° capoverso dell'art. 4, di cui appresso: "Si considerano, altresì, in possesso dei requisiti tecnico-
professionali ai sensi dell'art. 4 il titolare dell'impresa, i soci ed i collaboratori familiari che hanno svolto
attività di collaborazione tecnica continuativa nell'ambito di imprese abilitate del settore per un periodo
non inferiore a sei anni. Per le attività di cui alla lettera d) dell'art. 1, comma 2j tale periodo non può
essere inferiore a quattro anni".
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Con messaggio di posta elettronica del 19-12-2008 codesta Camera espone il caso di un soggetto in
possesso di un titolo di scuola secondaria superiore ad indirizzo tecnico che ha maturato un periodo di
esperienza professionale presso un’impresa abilitata all’installazione di tutte le tipologie di impianti
previste dall’art. 1 del decreto richiamato in oggetto.
Chiede, al riguardo, codesta Camera, se il soggetto in questione abbia maturato a sua volta, nella
fattispecie, per tutte le medesime tipologie, il requisito professionale di cui all’art. 4, c. 1, lett. “b”.
Sembra opportuno evidenziare, in primo luogo, che la valutazione circa l’idoneità del titolo è rimessa,
dalla legge, alla competenza di codesta Camera. Questa Amministrazione non può, di conseguenza,
entrare nel merito di tale aspetto.
Quanto, poi, alla valutazione dell’esperienza maturata, va detto che, ad avviso di questa
Amministrazione, i periodi di inserimento previsti dalla normativa in esame in abbinamento ad idoneo
titolo di studio o di formazione professionale, hanno lo scopo di completare, mediante l’esperienza
pratica e il contatto con lavoratori già esperti, le conoscenze acquisite in via teorica durante il corso di
studi o di formazione.
Tale “completamento”, a parere della Scrivente, non potrebbe realizzarsi nel caso in cui si
ammettesse di potere riconoscere il requisito tecnico-professionale anche per tipologie di impianti su
cui non si sia mai concretamente operato.
Ovviamente, salvo che non risulti direttamente dall’inquadramento contrattuale, sarà onere
dell’interessato dimostrare che la propria prestazione lavorativa ha riguardato tutte le tipologie di
impianti per le quali il riconoscimento è richiesto.
Nel caso in esame l’interessato (che secondo quanto indicato da codesta Camera, è inquadrato come
operaio generico) ha dichiarato di avere maturato la sua esperienza su tutte le tipologie di impianti per
le quali risulta abilitata l’impresa presso cui ha operato.
Il titolare della medesima impresa, tuttavia, sempre secondo quanto indicato da codesta Camera,
afferma che la prestazione dell’interessato riguardava esclusivamente “lavorazioni di apertura tracce”.
Sembra evidente che, sussistendo “fondati dubbi” (v. art. 71, D.P.R. n. 445/2000) sulla veridicità di
quanto dichiarato dall’interessato ai sensi dell’art. 47 del medesimo D.P.R. n. 445, dovrà essere sua
cura - ove comunque intenzionato a fare valere i predetti requisiti di esperienza professionale - esibire
prove incontrovertibili a conferma di quanto asserito, in particolare circa l’effettiva esperienza maturata
nell’attività di installazione delle varie tipologie di impianti per le quali il riconoscimento è richiesto.
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ALLEGATO 27 - Parere del Ministero sul riconoscimento del requisito tecnico-professionale con
esperienza nel settore “non civile”. La richiesta del parere viene dalla CCIAA di Ravenna (9 febbraio
2009).
Si fa riferimento alla nota di codesta Camera prot. n. 13986 del 12-12-2008, con la quale vengono
chiesti chiarimenti circa la possibilità di procedere al riconoscimento del requisito tecnico-professionale
di cui all’art. 4 del decreto richiamato in oggetto nei confronti del socio/legale rappresentante di
un’impresa che abbia denunciato, in data 5-5-2006, l’avvio dell’attività di installazione di impianti ad
uso industriale di riscaldamento, climatizzazione, idrosanitari, di distribuzione del gas e di protezione
antincendio, e, in data 15-11-2006, l’avvio della medesima attività su impianti adibiti ad attività
produttiva, al commercio, al terziario ed altri usi diverso da quello civile, ad esclusione degli edifici
scolastici.
Come già evidenziato dalla scrivente Amministrazione in propri precedenti pareri (v. ad es. nota prot.
n. 9200 del 22-7-2008, citata anche da codesta Camera) il decreto n. 37 non contiene disposizioni
transitorie, volte a garantire il riconoscimento del requisito tecnico-professionale alle imprese che
abbiano operato nel settore dell’impiantistica prima dell’entrata in vigore del decreto medesimo.
Di conseguenza, le uniche modalità attraverso cui è possibile ottenere, allo stato attuale, il
riconoscimento del requisito tecnico-professionale sono quelle previste all’art. 4 del decreto stesso.
Il caso richiamato da codesta Camera appare sicuramente estraneo alle ipotesi di cui all’art. 4, c. 1.
Maggiore aderenza si riscontra, invece, tra la fattispecie in esame e quella prevista all’art. 4, c. 2,
relativa alla “collaborazione tecnica continuativa nell’ambito dell’impresa” prestata dal titolare, dal
socio o dal collaboratore familiare.
Sono note le difficoltà di coordinamento tra il primo e il secondo periodo del comma in questione, che
hanno determinato molteplicità di letture da parte delle camere di commercio e delle commissioni
provinciali per l’artigianato, ed in merito alle quali questo Ministero non ha ritenuto di potere prendere
posizione.
Di certo deve ritenersi che - comunque si legga la disposizione in parola - è impossibile desumere
dalla stessa che il requisito possa essere riconosciuto a seguito di uno svolgimento della
“collaborazione tecnica continuativa nell’ambito dell’impresa” inferiore a tre anni.
Se ne deduce che, avendo l’impresa in questione denunciato l’avvio dell’attività in data 5-5-2006, non
risulta maturato il periodo previsto dal citato art. 4, c. 2, anche nella sua lettura più favorevole per il
prestatore non sussistendo, pertanto, le condizioni per procedere al riconoscimento del requisito
tecnico-professionale nei confronti dello stesso.
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ALLEGATO 28 - Parere del Ministero su attività di impiantistica. La richiesta del parere viene dalla
CCIAA di Macerata (24 febbraio 2009).
Si fa riferimento alla e-maiI datata 6 febbraio 2009 con la quale la S.V. ha richiesto a questo Ministero
apposito parere in materia di impiantistica di cui al d.m. 22 gennaio 2008, n. 37.
Al riguardo, si coglie l'occasione per rappresentare, preliminarmente, che è allo studio una profonda
modifica del D.M. 37/2008, ai sensi dell'articolo 35, comma 1, del decreto legge 25 giugno 2008, n.
112.
In ordine ai quesiti proposti si fa preliminarmente presente che l'art. 3, comma 5 del decreto in parola
stabilisce che “Le imprese non installatrici, che dispongono di uffici tecnici interni sono autorizzate
all'installazione, alla trasformazione, all'ampliamento e alla manutenzione degli impianti, relativi
esclusivamente alle proprie strutture interne e nei limiti della tipologia di lavori per i quali il
responsabile possiede i requisiti previsti all'art. 4".
Pertanto, alla luce di quanto sopra, un'impresa non installatrice che dispone di ufficio tecnico interno,
può essere autorizzata "esclusivamente per le proprie strutture interne, cioè edifici e relative
pertinenze-" all'installazione, alla trasformazione, all'ampliamento e alla manutenzione dei relativi
impianti, sempreché abbia al suo interno un soggetto - responsabile dei lavori - in possesso dei
requisiti previsti dall'art. 4 del decreto medesimo.
Premesso ciò, in relazione al quesito relativo alla possibilità di riconoscere i requisiti tecnico-
professionale (art. 4) ad un dipendente di un impresa non installatrice, che ha svolto, per gli edifici
della medesima, attività di installazione e manutenzione di impianti (di cui alle lettere c-d-e-g del d.m.
37/2008) sotto la direzione tecnica di un ingegnere, senza che dal certificato camerale relativo
all'impresa stessa risulti l'esistenza di un ufficio tecnico interno, si rappresenta che l'esperienza
professionale acquisita non può essere presa in considerazione, ai fini del riconoscimento dei requisiti
di cui all'art. 4 del d.m. in parola, poiché non è stato previamente costituito dall'impresa (e denunciato
alla Camera di commercio) l'ufficio tecnico interno.
Tale situazione evidenzia a codesta Camera l'esercizio da parte dell'impresa di attività di tipo
impiantistico non autorizzato, avendo operato in assenza dei requisiti di legge.
In merito alla mancata richiesta di iscrizione, da parte di codesta Camera, degli uffici tecnici in temi
successivamente all'entrata in vigore della L. 46/90, si fa presente che l'art. 5 del DPR n. 392/1994
prevedendo che ((I responsabili degli uffici. tecnici delle aziende non installatrici che posseggono i
requisiti tecnico- professionali previsti dall'articolo 3 della legge (L. 46/1990), e che siano preposti alla
sicurezza e alla realizzazione degli impianti aziendali possono rilasciare, per tali impianti, la
dichiarazione di conformità prevista dall'articolo 9 della legge e dall'articolo 7 del DPR 6 dicembre
1991, n. 447", non abbia fatto tuttavia riferimento alcuno ad una forma dì controllo preventivo della
Camera di commercio.
Relativamente al quesito, in vigenza del D.M. 37/2008, concernente l'obbligatorietà o meno della
denuncia da parte delle imprese non installatrici, enti e amministrazioni pubbliche, della costituzione di
uffici tecnici interni, si fa presente che i commi 5 e 6 dell'art. 3 del d.m. 37/2008 stabiliscono quanto
segue:
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Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e
omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.
Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
"5. Le imprese non instal1atrici, che dispongono di uffici tecnici interni sono autorizzate
all'installazione, alla trasformazione, all'ampliamento e alla manutenzione degli impianti, relativi
esclusivamente alle proprie strutture interne e nei limiti della tipologia di lavori per i quali il
responsabile possiede i requisiti previsti all'art. 4.
6. Le imprese, di cui ai commi 1, 3, 4 e 5, alle quali sono stati riconosciuti i requisiti tecnico-
professionali, hanno diritto ad un certificato di riconoscimento, secondo i modelli approvati con decreto
del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato dell'Il giugno 1992. Il certificato è rilasciato
dalle competenti commissioni provinciali per l'artigianato, di cui alla legge 8 agosto 1985, n. 443, e
successive modificazioni, o dalle competenti camere di commercio, di cui alla legge 29 dicembre
1993, n. 580, e successive modificazioni”.
Premesso ciò, si ritiene pertanto che l'istituzione di un ufficio tecnico interno da parte delle imprese e/o
organismi summenzionati sia soggetto, ai sensi del d.m. 37/2008, alla preventiva verifica camerale del
possesso, da parte del responsabile tecnico, dei requisiti tecnico-professionali.
In risposta all'ulteriore quesito posto da codesta Camera si rappresenta, inoltre, che qualora
un'impresa non installatrice ottenga il riconoscimento dei requisiti di cui sopra, non diviene a tutti gli
effetti un'impresa installatrice, poiché l'abilitazione si limita esclusivamente a lavori concernenti le
proprie strutture interne (edifici e relative pertinenze), secondo quanto già riportato nel 3° e 4°
capoverso della presente lettera.
In risposta all'ultimo quesito occorre invece far riferimento al parere rilasciato da questo Ministero a un
privato cittadino (inserito nel sito di questo Ministero in data 12 settembre 2008) con nota prot. n.9200
del 22 luglio 2008. Al riguardo si precisa che l'impresa deve provvedere - senza indugio - alla nomina
del responsabile tecnico.
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
ALLEGATO 29 - Parere del Ministero su attività di impiantistica. La richiesta del parere viene da un
privato (3 marzo 2009).
Si fa riferimento all’e-mail datata 16 febbraio 2009 con la quale la S.V. ha richiesto a questo Ministero
apposito parere in materia di impiantistica di cui al d.m. 22 gennaio 2008, n. 37. .
Al riguardo, si coglie l'occasione per rappresentare, preliminarmente, che è allo studio una profonda
modifica del D.M. 37/2008, ai sensi dell'articolo 35, comma 1, del decreto legge 25 giugno 2008, n.
112.
In ordine al quesito posto in relazione al comma 2 dell'art. 4 del d.m. 37/2008, si conferma che qualora
un socio dell'impresa, ancorché amministratore della società, svolga attività di collaborazione
tecnica continuativa nell'ambito di imprese abilitate del settore, per un periodo non inferiore a
sei anni, possa maturare, poi, al termine di tale periodo, i requisiti previsti dal comma medesimo
(anche se tratta si di impresa non artigiana).l. purché, naturalmente, l'attuale responsabile tecnico
dell'impresa (in questo caso il genitore della S.V.) possieda effettivamente i requisiti tecnico
professionali previsti dal d.m. 37/2008.
Si considera la figura del socio poiché quella del titolare dell'impresa non potrebbe essere applicata cll
caso in questione, poiché il decreto. per tale punto. fa riferimento esclusivamente alle imprese
individuali anziché a quelle strutturate in forma societaria.
Si sottolinea, inoltre, come la posizione di amministratore in due società diverse non costituisce
impedimento alcuno, ai fini del riconoscimento di cui sopra, purché naturalmente non ostacoli
l'attività di collaborazione tecnica continuativa suddetta.
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
ALLEGATO 30 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene dalla Camera di
Commercio di Savona (24 marzo 2009).
Si fa riferimento alla e-mail datata 11 marzo 2009 con la quale è stato richiesto a questo Ministero
apposito parere in materia di impiantistica, di cui al D.M. 37/2008. In particolare con il quesito è stato
chiesto se è possibile ritenere valida, ai fini del riconoscimento dei requisiti professionali di cui all'art.
4, comma 1, lettera d) del d.m. in parola, una dichiarazione resa dal legale rappresentante di un
impresa in cui si attesti che un soggetto assunto nel 1993 con qualifica di "impiegato tecnico" ha
sempre collaborato con l'ex responsabile tecnico (nello svolgimento dell'attività impiantistica).
Al riguardo si rappresenta che l'art. 4, comma 1, lettera d) prevede ai fini del riconoscimento dei
requisiti professionali quanto segue:
"prestazione lavorativa svolta, alle dirette dipendenze di una impresa abilitata nel ramo di attività cui si
riferisce la prestazione dell'operaio installatore per un periodo non inferiore a tre anni, escluso quello
computato ai fini dell'apprendistato e quello svolto come operaio qualificato, in qualità di operaio
installatore con qualifica di specializzato nelle attività di installazione, di trasformazione, di
ampliamento e di manutenzione degli impianti di cui all'art. 1 ".
Dalla lettura del d.m. in parola non sembra, pertanto, che possano esserci, in relazione all'esperienza
lavorativa, modalità diverse che possano consentire l'acquisizione dei requisiti professionali suddetti,
se non quella di fornire una prestazione lavorativa, per un termine non inferiore ad anni 3, in qualità di
operaio installatore con qualifica di specializzato.
Pur tuttavia si rappresenta che in passato talune sentenze della Corte di Cassazione hanno
evidenziato come l'iscrizione del dipendente nel libretto del lavoro (la cui obbligatorietà, peraltro, è
oggi venuta meno) e quanto ivi riportato, non poteva costituire in assoluto prova certa della durata e
del contenuto del rapporto di lavoro.
Infatti, le annotazioni sul libretto del lavoro, avendo natura di scrittura privata e consistenti in
dichiarazioni unilaterali del datore di lavoro, secondo la Cassazione, non potevano valere da sole a
dimostrare con certezza il contenuto del rapporto di lavoro, pur costituendone un valido, ma non
esclusivo, strumento per la sua corretta e puntuale definizione.
Tuttavia occorre rilevare come, a parere di questa Amministrazione, la dichiarazione del
rappresentante legale e/o dell'ex responsabile tecnico, non siano assolutamente sufficienti ad
assicurare un attendibile valutazione del contenuto del rapporto di lavoro che lega l'impresa
all'impiegato tecnico e, conseguentemente, della corretta attribuzione dei requisiti previsti dal d.m, in
parola.
Pertanto tale dichiarazione va necessariamente riscontrata in maniera inequivocabile da parte della
P.A, ricevente, e quindi di codesta Camera, a norma del combinato disposto degli artt. 46, 47 e 71 del
D.p.r. 445/2000, anche in altro modo.
Si coglie l'occasione per rappresentare, comunque, come un eventuale rideterminazione delle
competenze lavorative dell'impiegato tecnico (per effetto delle dichiarazioni di cui sopra) comporti da
parte della Camera di commercio l'obbligo dì denunciare il diverso inquadramento del personale di un
impresa a taluni Enti pubblici (INPS, INAIL, MINISTERO DELL ECONOMIA E DELLE FINANZE, ecc),
per quanto di rispettiva competenza.
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ALLEGATO 31 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene dalla Camera di
Commercio di Matera (25 marzo 2009).
Si fa riferimento alla e-mail datata 11 marzo 2009 con la quale è stato richiesto a questo Ministero
apposito parere in materia di impiantistica, di cui al D.M. 37/2008.
In particolare con il quesito è stato chiesto se è possibile che un socio non amministratore di una
società strutturata come s.r.l., possa svolgere l'incarico di responsabile tecnico per le attività di
installazione impianti di cui al d.m. in oggetto.
Al riguardo si ritiene che, anche sulla base degli orientamenti già espressi in passato in relazione all'ex
L. 46/90 che, nel caso specifico, si ritengono di poter confermare, qualora un socio conferisca nel
capitale sociale la propria prestazione lavorativa (cosiddetto "socio d'opera", figura prevista dal codice
civile) possa poi essere nominato responsabile tecnico dell'impresa medesima.
Diverso è il discorso nel caso in cui il socio non amministratore sia solo socio di capitale (cioè
partecipa solo finanziariamente all'attività dell'impresa), poiché si ritiene che qui il rapporto di
immedesimazione non sussista (dovendo avere il responsabile tecnico un rapporto diretto con la
struttura operativa dell'impresa).
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ALLEGATO 32 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene da un privato (31
marzo 2009).
Si fa riferimento alla e-mail datata 20 marzo 2009 e indirizzata all'U.R.P, di questo Ministero e
successivamente girata in pari data e per competenza a questo Ufficio, con la quale la S.v. ha
richiesto a questo Ministero apposito parere in materia di impiantistica, di cui al D.M. 37/2008.
In particolare con il quesito proposto è stato chiesto se un ingegnere libero professionista possa
essere nominato responsabile tecnico contemporaneamente per più imprese, avendo con ciascuna di
esse un distinto contratto.
In ordine al parere richiesto si rappresenta che il D.M. in parola stabilisce espressamente
l'incompatibilità della qualifica di responsabile tecnico con qualsivoglia altra attività lavorativa
continuativa (art.3, comma 2).
Conseguentemente, qualora un soggetto volesse assumere la qualifica di responsabile tecnico in
un'impresa di terzi, sempreché ne abbia titolo, cioè sia in possesso dei requisiti professionali di cui
all'art. 4, dovrà immediatamente interrompere ogni attività lavorativa di tipo continuativo in essere.
Conseguentemente ne discende l'impossibilità che si divenga responsabile tecnico per più di un
impresa.
Si rappresenta, peraltro, che il ruolo di responsabile tecnico non può essere affidato ad un libero
professionista - in qualità di consulente esterno -, poiché il comma 5 dell'art. 3 del d.m. in parola
prevede il possesso del requisito professionale in capo all'impresa.
Pertanto va salvaguardata l'esistenza di un rapporto stabile e continuativo tra l'impresa e il suo
responsabile tecnico, escludendo, quindi, la possibilità che tale incarico venga assunto da un
professionista che rimanga esterno all'impresa.
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ALLEGATO 33 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene da un privato (8
aprile 2009).
Si fa riferimento alla lettera datata 27 marzo 2009 con la quale la S.V. ha richiesto a questo Ministero
apposito parere in materia di impiantistica, di cui al D.M. 37/2008.
In particolare con il quesito proposto è stato affermato che la S.V. è titolare di un impresa impiantistica
(operante nei settori a-b-c-d-e-f-g di cui all'art. 1, comma 2 del d.m. in parola) avente come
responsabile tecnico un architetto nominato in sede di nascita dell'impresa (febbraio 2002), secondo la
normativa allora vigente (L. 46/90).
Ha altresì chiarito che ha richiesto alla Camera di commercio di Napoli presso la quale è iscritta
l'impresa, il riconoscimento dei requisiti tecnicoprofessionali (ai sensi dell'art. 4, comma 2) per gli
impianti di cui alle lettere c-d-eg dell'art. 1, comma 2, producendo apposita documentazione a
testimonianza delle lavorazioni eseguite (dalle quali non risulta il versamento dei contributi INAIL) ,
ricevendo dalla Camera medesima risposta negativa in quanto, a parere della stessa, non costituiva
materiale sufficiente a suffragare la tesi sostenuta sulla maturazione dei requisiti richiesti. .
Peraltro la Camera avrebbe affermato che non poteva essere riconosciuto alla S,V. il requisito
professionale di cui alla lettera g) sopramenzionata, poiché non ha mai partecipato ad un apposito
corso di prevenzione incendi.
La S.V, ha inoltre fatto presente che, avendo l'impresa propri dipendenti, non ha mai eseguito i lavori
in prima persona, ma ha delegato ai propri dipendenti la relativa realizzazione, limitandosi a progettare
gli impianti (in quanto abilitato, cioè iscritto all'apposito Albo dei Periti Industriali della Provincia di
Napoli abilitato alla progettazione di impianti) e a impartire direttive ai dipendenti per la loro
realizzazione.
Pertanto la S.V. ha richiesto a questo Ministero se:
1. sia possibile considerare valido, ai fini della maturazione dei requisiti, il periodo di sei anni
svolto come titolare dell'impresa, avendo prestato la propria collaborazione con le modalità
sopra riportate e senza aver mai pagato i contributi INAIL;
2. possano essere considerati sufficienti il titolo di studio e l'esperienza professionale acquisita,
ai fini del riconoscimento dei requisiti professionali di cui alla lettera g) sopramenzionata.
Al riguardo si rappresenta preliminarmente che la valutazione dei requisiti di cui sopra non è di
competenza di questa Amministrazione; rientrando la stessa tra le prerogative della Camera di
commercio (o della Commissione Provinciale Artigianato, se artigiano).
Pertanto questa Amministrazione non può sostituirsi o surrogare la Camera di commercio nello
svolgimento dell'attività di verifica, essendo la medesima di esclusiva competenza camerale (o della
Commissione Provinciale Artigianato, se artigiano),
Ad ogni modo si rappresenta che l'art. 4, comma 2 del d.m. in parola così recita:
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omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.
Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
"I periodi di inserimento di cui alle lettere b) e c) e le prestazioni lavorative di cui alla lettera d) del
comma l possono svolgersi anche in forma di collaborazione tecnica continuativa nell'ambito
dell'impresa da parte del titolare, dei soci e dei collaboratori familiari. Si considerano, altresì, in
possesso dei requisiti tecnicoprofessionali ai sensi dell' articolo 4 il titolare dell'impresa, i soci ed i
collaboratori familiari che hanno svolto attività di collaborazione tecnica continuativa nell'ambito di
imprese abilitate del settore per un periodo non inferiore a sei anni. Per le attività di cui alla lettera d)
dell' articolo 1, comma 2, tale periodo non può essere inferiore a quattro anni".
Dalla lettura dell'articolo ne discende che l'esperienza professionale maturi necessariamente
effettuando direttamente insieme a collaboratori o singolarmente - i lavori di impiantistica disciplinati
dalla normativa in esame, e non delegando sempre ad altri (in questo caso, i propri dipendenti)
l'effettuazione dei medesimi.
Pertanto si esprimono perplessità in ordine alla possibilità che la cosiffatta collaborazione tecnica
continuativa possa essere utile ai fini del riconoscimento dei requisiti medesimi.
Circa l'eventuale omesso versamento dei contributi INAIL da parte della S.V. si ritiene utile
sottolineare come la S,V, possa rivolgersi, per il caso in questione, direttamente all'Istituto assicurativo
medesimo, al fine di ottenere utili suggerimenti al riguardo.
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ALLEGATO 34 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene da un privato (17
aprile 2009).
Si fa riferimento alla e-mail datata 6 aprile 2009 con la quale la S.V. ha richiesto a questo Ministero
apposito parere in materia di impiantistica, di cui al D.M. 37/2008.
In particolare è stato segnalato il caso di un impresa abilitata allo svolgimento di attività impiantistica ai
sensi della legge 46/90, ad eccezion fatta del settore di cui alla lettera g), comma l, art. l, a cui è stata
rifiutata, ai sensi del d.m. 37/2008, 'per la lettera g), comma 2, art. l del d.m. medesimo, l'iscrizione
dalla Camera di commercio di Pesaro (non avendo la stessa ritenuto idonei i requisiti tecnico
professionali).
Tale impresa, pur non essendo abilitata ai sensi dell'ex L. 46, già da tempo lavorava nel settore degli
impianti di protezione antincendio.
Premesso ciò, la S.V. chiede con il quesito in esame se è possibile che l'impresa ottenga l'abilitazione
per lo svolgimento della predetta attività ai sensi del d.m. 37/2008, previa dimostrazione dell'attività
svolta negli anni precedenti (ad esempio producendo i certificati di esecuzione lavori).
Al riguardo si ritiene che sul caso in questione, il comportamento tenuto dalla Camera di commercio di
Pesaro sia stato corretto, poiché l'impresa per ottenere l'iscrizione deve nominare un responsabile
tecnico che sia in possesso dei requisiti tecnico professionali.
Si sottolinea peraltro che l'impresa in esame ha operato in assenza dei requisiti previsti dalla L. 46/90
(un fatto che sicuramente sarà oggetto di conseguenti valutazioni e determinazioni da parte della
Camera di commercio) e conseguentemente, l'attività svolta non può in nessun caso costituire titolo
utile affinché l'impresa possa essere abilitata allo svolgimento dell'attività in parola.
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
ALLEGATO 35 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene da un privato (23
aprile 2009).
Si fa riferimento alla e-mail datata 3 aprile 2009 con la quale la S.V. ha richiesto a questo Ministero
apposito parere in materia di impiantistica, di cui al DM. 37/2008,
In particolare con il quesito proposto è stato chiesto se un ingegnere, in possesso dei requisiti tecnico
professionali, e socio accomandatario di una Società in accomandita semplice (che svolge attività di
assemblaggio di quadri elettrici), possa diventare responsabile tecnico in un'altra società che svolge
attività impiantistica, dove ne risulta essere, tra l'altro, illegale rappresentante,
È stato altresì richiesto se per l'attività svolta dalla S.a.s, di cui sopra è necessario procèdere alla
nomina del responsabile tecnico nonché se l'ingegnere in parola, qualora la S.a.s. cambi oggetto
sociale (diventi, ad esempio, una società immobiliare), possa comunque ricoprire la carica di
responsabile tecnico nella sopracitata impresa impiantistica.
Al riguardo si fa preliminarmente presente che l'ingegnere per abilitare l'impresa impiantistica deve
averne titolo, cioè deve essere in possesso dei requisiti professionali di cui all'art. A del d.m. in parola.
da sottoporre a verifica della Camera di commercio, in sede di presentazione della dichiarazione di
inizio attività.
Qualora dalla verifica camerale risultassero validi i requisiti professionali, l'ingegnere-legale
rappresentante dell'impresa impiantistica, abiliterebbe la stessa in virtù del fatto che ne è il legale
rappresentante, così come previsto al comma 1 dell'art. 3 del d.m. in esame.
Alla luce di quanto disposto dai commi 1 e 2 dell'art. 3. pertanto, non grava a carico del legale
rappresentante l'incompatibilità prevista dal comma 2 (tra responsabile tecnico ed eventuale altra
attività lavorativa continuativa), in quanto concernente solamente la figura di "responsabile tecnico".
Nell'ipotesi formulata invece l'ingegnere in questione è legale rappresentante della Società di
impiantistica ed accomandatario della s.a.s ..
Ovviamente nulla cambierebbe nell'eventualità che la s.a.s. cambi oggetto sociale, ai fini
dell'abilitazione di cui sopra.
In ordine alla necessità di nominare un responsabile tecnico ai sensi del dm 37 /2008, per l'attività
svolta dalla S.a.s. di assemblaggio di quadri elettrici, si ritiene che l'attività in questione non rientri nel
campo di applicazione del decreto, trattandosi, come sembrerebbe dì comprendere, di attività pre-
impiantistica - dì produzione di beni -.
Qualora invece, per montaggio di quadri si intenda l'attività di installazione (all'interno di un edificio) di
elementi all'interno di un quadro elettrico già montato, la disciplina applicabile sarà quella del decreto
37 /2008.
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omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.
Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
ALLEGATO 36 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene da un privato (27
aprile 2009).
Si fa riferimento alla e-mail datata 15 aprile 2009 con la quale la S.V. ha richiesto a questo Ministero
apposito parere in materia di impiantistica, di cui al D.M. 37/2008.
In particolare con il quesito proposto la S.V. (ingegnere elettronico) ha chiesto se possa istituire una
società a responsabilità limitata -abilitandola in qualità di "legale rappresentante"- avendo
contemporaneamente un contratto a tempo indeterminato con una società del trasporto pubblico
locale.
Al riguardo si fa preliminarmente presente che per abilitare l'impresa impiantistica l’ingegnere
elettronico deve avene titolo, cioè deve essere in possesso dei requisiti professionali di cui all'art. A
del d.m. in parola, da sottoporre a verifica della Camera di commercio in sede di presentazione della
dichiarazione di inizio attività.
Qualora dalla verifica camerale risultassero validi i requisiti professionali, l'ingegnere-legale
rappresentante dell'impresa impiantistica, abiliterebbe la stessa in virtù del fatto che ne è illegale
rappresentante, così come previsto al comma 1 dell'art. 3 del d.m. in esame.
Infatti, alla luce di quanto disposto dai commi 1 e 2 dell'art. 3, non grava a carico del legale
rappresentante l'incompatibilità prevista dal comma 2 (tra responsabile tecnico ed eventuale altra
attività lavorativa continuativa), che concerne la sola figura di "responsabile tecnico".
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omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.
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ALLEGATO 37 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene dalla Camera di
Commercio di Perugia (29 aprile 2009).
Si fa riferimento alla e-mail datata 20 aprile 2009 con la quale codesto Ente ha presentato a questo
Ministero due quesiti in materia di impiantistica, di cui al D.M. 37/2008.
Con il primo quesito ha chiesto se un impresa non abilitata allo svolgimento dell'attività relativa agli
impianti di cui all'art. 1, comma 2, lettera g) del d.m. in parola, possa essere abilitata per l'attività
medesima -in qualità di responsabile tecnico- da un soggetto in possesso di diploma abilitante l'attività
relativa agli impianti elencati alle lettere c)-d)-e)-g) dell'art. 1, comma 2, ed in possesso dell'esperienza
professionale di anni 2 "alle dirette dipendenze di una impresa del settore".
In particolare il candidato "responsabile tecnico" avrebbe maturato esperienza professionale in
un'impresa abilitata allo svolgimento di attività impiantistica di cui alle lettere a) e b) dell'art. 1, comma
2.
Tale richiesta si basa sul presupposto che al comma 1, lettera b) dell'art A , viene specificato che
l'esperienza professionale va maturata alle dirette dipendenze di una impresa del settore e, per
"impresa del settore" si intenderebbe "l'impresa abilitata allo svolgimento di tutti i tipi di attività
disciplinate dal d.m. in parola, ovvero sia relative a tutti gli impianti previsti dall'art. 1, comma 2".
Al riguardo, si ritiene che l'interpretazione corretta da dare al capoverso incriminato non sia quella
sopra riportata.
Si ritiene infatti che l'esperienza professionale vada acquisita, affinché possa essere utilizzata ai fini
della maturazione dei requisiti tecnico - professionali, nello specifico settore-ramo di attività nel quale il
soggetto interessato intende svolgere attività di impresa.
A titolo di esempio, non potrebbe risultare utile l'esperienza professionale che abbia acquisito un
soggetto presso una impresa di cui all'art. 1, comma 2, lettera a) qualora intenda essere nominato
responsabile tecnico o comunque voglia abilitare un impresa di cui all'art. l, comma 2, lettera b).
In merito, invece, al 2° quesito, cioè a quanto richiesto circa la possibilità di poter valutare
congiuntamente i periodi maturati dal soggetto interessato ai sensi dei commi 1, punto d) e 2 dell'art. A
del D.M. 37/2008, ovvero come operaio installatore con qualifica di specializzato e come
amministratore in un impresa abilitata, ai fini dell'acquisizione dei requisiti tecnico-professionali di cui
al D.M. in parola, si rappresenta che tale eventualità, non essendo espressamente prevista
nell'articolato normativo, a parere di questo Ufficio non può essere presa in considerazione,
rimanendo preclusa pertanto, qualsivoglia valutazione positiva al riguardo.
Peraltro si rappresenta che l'art. A, comma 2, prevede, ai fini della maturazione dei requisiti
professionali attraverso lo svolgimento di una "collaborazione tecnica continuativa", le sole figure di
"titolare, soci e collaboratori familiari" escludendo, pertanto quella di amministratori di società
(amministratore unico/delegato o componente il consiglio di amministrazione), se non anche soci.
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Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e
omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.
Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
ALLEGATO 38 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene dalla Camera di
Commercio di Nuoro (6 maggio 2009).
Si fa riferimento all.e-mai1 datata 23 aprile 2009 con la quale codesta Camera ha richiesto a questo
Ministero apposito parere in materia di impiantistica di cui al D.M. 22 gennaio 2008, n. 37.
Al riguardo si rappresenta preliminarmente che la valutazione dei requisiti di cui sopra non è di
competenza di questa Amministrazione, rientrando la stessa tra le prerogative della Camera di
commercio ovvero, come nel caso in esame, della Commissione Provinciale Artigianato, se artigiano.
Con il quesito proposto è stato chiesto se sia possibile riconoscere i requisiti tecnico-professionali - ai
sensi dell'art. 4, comma 1, lettera c) - ad un elettricista -in possesso di attestato di qualifica
professionale- che abbia lavorato per più imprese (esattamente n. 10 imprese) per un periodo
complessivo cumulato pari a 61 mesi e 12 giorni, in un arco temporale di 10 (dieci) anni.
Al riguardo, tenuto conto che nel corso degli ultimi 10-15 anni la situazione socio-economica ha visto
una costante e sempre più consistente diffusione, anche nel settore impiantistico, dei contratti a tempo
determinato, a progetto e / o comunque di contratti aventi comunque una definita scadenza temporale,
si ritiene, pertanto, che per motivi di equità sostanziale si possano prendere in considerazione tutti i
periodi lavorativi dall'operaio, al fine di non penalizzare il soggetto che, per vari motivi, non abbia
lavorato consecutivamente per 4 (quattro) anni per la stessa impresa, come previsto dall'art. A,
comma 1, lettera c) del d.m. in parola.
Si esprime, pertanto, parere favorevole al cumulo dei periodi sopraindicati.
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
ALLEGATO 39 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene da un privato (26
maggio 2009).
Si fa riferimento all’e-mai! datata 9 maggio 2009 con la quale la S,V. ha presentato a questo Ministero
un quesito in materia di impiantistica, di cui al DM. 37/2008.
In particolare con il quesito proposto la S.V. ha chiesto se sia possibile essere nominato responsabile
tecnico presso un'impresa del settore essendo un ingegnere-libero professionista, titolare di uno
Studio Associato di Ingegneria (con un altro socio).
Al riguardo, nel ricordare che il decreto in parola stabilisce espressamente l'incompatibilità della
qualifica di responsabile tecnico con qualsivoglia altra attività lavorativa continuativa (art. 3, comma 2),
si rappresenta che la valutazione dei requisiti di cui sopra non è di competenza di questa
Amministrazione. rientrando la stessa tra le prerogative della Camera di commercio.
Pertanto, qualora l'interessato volesse assumere la qualifica di responsabile tecnico in un'impresa di
terzi, sempreché ne abbia titolo, cioè sia in possesso dei requisiti professionali di cui all'art. 4, dovrà
dimostrare alla Camera di commercio, in sede di presentazione della dichiarazione di inizio attività, di
svolgere attività lavorativa di tipo saltuario, anziché continuativo.
Ciò anche perché la normativa in questione non fa distinzione tra lavoro dipendente, lavoro autonomo
e libera professione, essendo la continuità dell'attività lavorativa svolta l'unico elemento discriminante,
Si rappresenta, inoltre, che il ruolo di responsabile tecnico non può essere affidato ad un libero
professionista - in qualità di consulente esterno -, poiché il comma 5 dell'art. 3 del dm, in parola
prevede il possesso del requisito professionale in capo all'impresa.
Pertanto va salvaguardata l'esistenza di un rapporto stabile e continuativo tra l'impresa e il suo
responsabile tecnico, escludendo, quindi, la possibilità che tale incarico venga assunto da un
professionista che rimanga esterno all'impresa.
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ALLEGATO 40 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene dalla Camera di
Commercio di Biella (27 maggio 2009).
Si fa riferimento all’e-mail datata 19 maggio 2009 con la quale codesta Camera ha presentato a
questo Ministero un quesito in materia di impiantistica, di cui al D.M. 37/2008.
In particolare è stato chiesto di conoscere se un soggetto che abbia maturato esperienza
professionale per n. 5 anni in qualità di collaboratore familiare di impresa artigiana (abilitata allo
svolgimento di attività impiantistica, di cui alle lettere c-d-e-g dell'art. 1, comma 2 del d.m. in parola) e
n. 1 anno e 3 mesi in qualità di operaio 3° livello presso un'impresa artigiana (abilitata allo svolgimento
di attività impiantistica, di cui alle lettere c-d-e-g dell' art. 1, comma 2 del d.m. medesimo), possa
vedersi riconosciuti, previa sommatoria dei due periodi medesimi, i requisiti tecnico-professionali
abilitanti alla nomina di responsabile tecnico.
Al riguardo, si fa presente che la normativa vigente (d.m. 37/2008) non prevede tale eventualità "di
cumulo" e pertanto, a parere di questa Direzione, non essendo espressamente prevista nell'articolato
normativo, non può essere presa in considerazione, rimanendo preclusa qualsivoglia valutazione al
riguardo.
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ALLEGATO 41 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene da un privato (27
maggio 2009).
Si fa riferimento all’e-mail datata 18 maggio 2009 con la quale la S.V. ha presentato a questo
Ministero un quesito in materia di impiantistica, di cui al D.M. 37/2008 .
In particolare con il quesito la S.V. ha chiesto di conoscere se la normativa vigente consenta di essere
nominato responsabile tecnico presso un'impresa impiantistica avendo contemporaneamente in
essere un contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato presso un' azienda informatica.
La S.V. ha altresì chiesto se, essendo in possesso di un diploma di perito informatico e avendo svolto
per più di 2 anni attività lavorativa alle dirette dipendenze di un impresa del settore abilitata allo
svolgimento di tutte le attività di cui al comma 2, art. l , del d.m. in parola, possa essere ritenuto idoneo
alla nomina di responsabile tecnico presso un impresa impiantistica - parimenti abilitata - e se tale
idoneità possa essere documentata con un apposito certificato, eventualmente rilasciato dalla Camera
di Commercio o dal Collegio dei Periti Industriali.
AI riguardo, si fa preliminarmente presente che la valutazione dei requisiti, tra cui anche quelli previsti
all'art. 4, comma 1, lettera b) del d.m. in parola. non è di competenza di questa Amministrazione,
rientrando la stessa tra le prerogative della Camera di commercio.
Qualora la Camera di commercio ritenga opportuno, per la valutazione del titolo di studio in esame,
che sia necessario acquisire un parere tecnico autorevole, può rivolgersi agli Uffici Scolastici Regionali
o sue strutture decentrate (CSA) ovvero presso lo stesso Istituto scolastico che ha rilasciato il diploma
medesimo.
Infatti questa Amministrazione, mentre per i casi riguardanti lauree o diplomi di laurea può attivarsi
presso il CUN per ricevere un qualificato parere, non ha per il caso in oggetto un organismo in grado
di fornire una adeguata valutazione a tale titolo di studio, avendo l'ex Ministero dell'Istruzione (ora
Ministero dell'Istruzione Università e Ricerca) da tempo rigettato qualsivoglia richiesta di parere di
questa Amministrazione.
Peraltro, allo stato attuale, non esiste alcun certificato camera le o di terzi organismi, che possa
attestare il possesso, da parte di un soggetto, dei requisiti tecnico professionali di cui al d.m. in parola.
Si rappresenta., infine, che il decreto in parola stabilisce espressamente l'incompatibilità della qualifica
di responsabile tecnico con qualsivoglia altra attività lavorativa continuativa (art. 3, comma2).
Pertanto, alla luce di quanto sopra, la S.V., in quanto lavoratore dipendente presso un impresa di
informatica (con contratto a tempo indeterminato), non può ricoprire il ruolo di responsabile tecnico di
un impresa impiantistica., a conferma di quanto rappresentato al riguardo dalla Camera di commercio
di Napoli.
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
ALLEGATO 42 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene da un privato (29
maggio 2009).
Si fa riferimento all’e-mail datata 21 maggio 2009 con la quale la S.V. ha presentato a questo
Ministero un quesito in materia di impiantistica, di cui al D.M. 37/2008 .
La S.V. ha chiesto di conoscere se possa essere nominato responsabile tecnico presso un' impresa
impiantistica avendo conseguito un diploma di perito industriale con corso quinquennale senza aver
tuttavia svolto i anni 2 di inserimento (ovvero n. 1 anno, per la lettera d, comma 2 dell' art. 1 ) presso
un impresa di settore previsti dal comma 1, lettera b) dell' art. 4 del d.m. in parola, facendo
eventualmente valere, in sostituzione del! 'esperienza professionale sopradetta, i due anni aggiunti vi
frequentati per via del conseguimento del diploma di scuola secondaria del secondo ciclo (di anni n. 5)
rispetto alla qualifica che si consegue al termine della scuola secondaria del secondo ciclo (di durata
triennale).
Al riguardo si rappresenta che la normativa vigente (d.m. 37/2008) non prevede tale eventualità "di
sostituzione" e pertanto, a parere di questa Direzione, non essendo espressamente prevista
nell'articolato normativo, non può essere presa favorevolmente in considerazione, rimanendo preclusa
qualsivoglia valutazione positiva al riguardo.
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ALLEGATO 43 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene dalla Camera di
Commercio di Napoli (8 giugno 2009).
Si fa riferimento alla lettera camerale n. 18587 del 25 maggio 2009, trasmessa via fax, con la quale
codesta Camera ha presentato a questo Ministero un quesito in materia di impiantistica, di cui al D.M.
37/2008.
In particolare è stato chiesto se l'incompatibilità prevista dall'art. 3, comma 2 (tra responsabile tecnico
e ogni altra attività lavorativa continuativa) debba essere applicata anche ad un soggetto che ricopra,
in altra società iscritta nel registro delle imprese - per altro tipo di attività -, la carica di consigliere
nonché Presidente del Consiglio di Amministrazione.
Al riguardo, si è del parere che, pur nell'autonomia decisionale e procedimentale di codesta Camera,
l'articolo di cui sopra, in cui è previsto che la qualifica di responsabile tecnico sia incompatibile con
ogni altra attività lavorativa continuativa, voglia esprimere la necessità che la qualifica non possa in
nessun caso essere attribuita a coloro che, per scelta professionale, non decidano di svolgere a
tempo pieno una delle attività disciplinate dal decreto in parola, tenuto conto della responsabilità che
risultano a carico del responsabile tecnico in seno ad una società di impiantistica.
Pertanto, tenuto conto delle riflessioni sopraesposte non si può non rilevare come la qualifica di
responsabile tecnico sia incompatibile con tutte le attività lavorative che assorbono, anche solo in
minima parte, l'impegno giornaliero di un/a singolo/a lavoratore/trice.
Sono quindi da escludere - in linea teorica - ogni forma di compatibilità tra la qualifica di responsabile
tecnico in un'impresa di impiantistica con le cariche rivestite in altra impresa non impiantistica - in
qualità di membro del consiglio di amministrazione e Presidente del C.d.A.-, sempreché il medesimo
soggetto sia rivestito di poteri di amministrazione e/o di rappresentanza. e che tale impegno sia svolto
in modo continuativo e non solo onorario.
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
ALLEGATO 44 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene da un privato (26
giugno 2009).
Si fa riferimento all’e-mail datata 17 giugno 2009 con la quale la S,V. ha presentato a questo Ministero
un quesito in materia di impiantistica, di cui al DM, 37/2008.
In particolare è stato chiesto se l'incompatibilità prevista dall'art. 3, comma 2 (tra responsabile tecnico
di un impresa di impiantistica e ogni altra attività lavorativa continuativa) va applicata anche ad un
amministratore di una Società in Accomandita Semplice inattiva, avente come oggetto sociale le
coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi.
Al riguardo si rappresenta, preliminarmente, che la valutazione dei requisiti non è di competenza di
questa Amministrazione, rientrando la stessa tra le prerogative della Camera di commercio
(responsabile del procedimento).
Al riguardo, tuttavia, pur nell'autonomia decisionale e procedimentale di codesta Camera, questa
Amministrazione è del parere che l'articolo di cui sopra, in cui è previsto che la qualifica di
responsabile tecnico sia incompatibile con ogni altra attività lavorativa continuativa, voglia esprimere
la necessità che la qualifica non possa in nessun caso essere attribuita a coloro che, per scelta
professionale, non decidano di svolgere a tempo pieno una delle attività disciplinate dal decreto in
parola, tenuto conto delle responsabilità che risultano a carico del responsabile tecnico in seno ad una
società di impiantistica.
Pertanto, tenuto conto delle riflessioni sopraesposte non si può non rilevare come la qualifica di
responsabile tecnico sia incompatibile con tutte le attività lavorative che assorbono, anche solo in
minima parte, l'impegno giornaliero di un/a singolo/a lavoratore/trice,
Nel caso in questione, tuttavia, tenuto conto che l'impresa in questione è inattiva, si ritiene che non si
possa configurare "astrattamente" un'ipotesi di incompatibilità tra la carica di amministratore e quella
di responsabile tecnico.
Resta inteso che, qualora l'impresa dovesse riprendere l'attività, si manifesterebbe, invero, a parere
della scrivente, l'incompatibilità prevista dalla normativa in esame,
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ALLEGATO 45 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene dalla Camera di
Commercio di Potenza (29 giugno 2009).
Si fa riferimento all’e-mail datata 20 maggio 2009 con la quale codesta Camera ha presentato a
questo Ministero un quesito in materia di impiantistica, di cui al D.M. 37/2008.
In particolare è stato chiesto se l'incompatibilità prevista dall'art. 3, comma 2 (tra responsabile tecnico
e ogni altra attività lavorativa continuativa) debba essere applicata anche ad un soggetto che, in due
distinte società, ricopra la carica di amministratore unico,
Al riguardo, si rappresenta, preliminarmente, che la valutazione dei requisiti non è di competenza di
questa Amministrazione, rientrando la stessa tra le prerogative della Camera di commercio.
Tuttavia, sulla base delle informazioni fornite, appare arduo non confermare quanto già precisato con
nota n. 29404 del 1° ottobre 2008, in quanto con la normativa in oggetto è stato stabilito il principio
secondo il quale la qualifica non possa in nessun caso essere attribuita a coloro che, per scelta
professionale, non decidano di svolgere a tempo pieno una delle attività disciplinate dal decreto in
parola, tenuto conto della responsabilità che risultano a carico del responsabile tecnico in seno ad una
impresa di impiantistica.
Tenuto conto che con la figura dell'amministratore unico risulta, tra l'altro, unificato in un unico
soggetto, il potere di legale rappresentanza con quello di amministrazione (peraltro, nel caso in
questione, di ben due società), risulta difficile a questa Amministrazione considerare tale cariche
compatibili con quella di responsabile tecnico di altra impresa di impiantistica, tenuto conto di quanto
l'attività connessa alle cariche di amministratore unico, presumibilmente, assorbano del complessivo
impegno giornaliero di un/una singolo/a lavoratore/trice.
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
ALLEGATO 46 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene da un privato (30
giugno 2009).
Si fa riferimento all’e-mail datata 19 giugno 2009 con la quale la S.V. ha presentato a questo Ministero
un quesito in materia di impiantistica, di cui al D.M. 37/2008.
In particolare è stato chiesto se l'incompatibilità prevista dall'art. 3, comma 2 (tra responsabile tecnico
di un impresa e ogni altra attività lavorativa continuativa) debba essere applicata anche alla S.V.,
laureato in Ingegneria Elettrica, libero professionista in possesso di partita IVA, aperta da soli 2 mesi.
È stato altresì richiesto, qualora fosse possibile quanto sopra ipotizzato (cioè che possa essere
nominato responsabile tecnico), se debba o meno essere assunto dall'impresa di impiantistica e,
qualora necessaria l'assunzione, se con contratto a tempo indeterminato o determinato.
Al riguardo si rappresenta, preliminarmente, che la valutazione in concreto dei requisiti non è di
competenza di questa Amministrazione, rientrando la stessa tra le prerogative della Camera di
commercio (responsabile del procedimento).
Al riguardo, tuttavia, pur nell'autonomia decisionale e procedimentale della competente Camera, si è
del parere che l'articolo di cui sopra, in cui è previsto che la qualifica di responsabile tecnico sia
incompatibile con ogni altra attività lavorativa continuativa, voglia esprimere la necessità che la
qualifica non possa in nessun caso essere attribuita a coloro che, per scelta professionale, non
decidano di svolgere a tempo pieno una delle attività disciplinate dal decreto in parola, tenuto conto
della responsabilità che risultano a carico del responsabile tecnico in seno ad una società di
impiantistica
Pertanto, tenuto conto delle riflessioni sopraesposte non si può non rilevare come la qualifica di
responsabile tecnico sia incompatibile con tutte le attività lavorative che assorbono, anche solo in
minima parte, l'impegno giornaliero di un/a singolo/a lavoratore/trice.
Si rappresenta, inoltre, che il ruolo di responsabile tecnico non può essere affidato ad un libero
professionista - in qualità di consulente esterno -, poiché il comma 5 dell'art. 3 del d.m. in parola
prevede il possesso del requisito professionale in capo all'impresa.
Pertanto va salvaguardata l'esistenza di un rapporto stabile e continuativo tra l'impresa e il suo
responsabile tecnico, escludendo, quindi, la possibilità che tale incarico venga assunto da un
professionista che rimanga esterno all'impresa.
Per quanto concerne il tipo di contratto di assunzione, si ritiene che sia possibile la nomina a
responsabile tecnico in ambedue i casi, e quindi, anche nel caso di assunzione a tempo determinato,
in quanto la norma si limita a richiedere l’immedesimazione del responsabile tecnico con l'impresa.
Resta inteso che, in quest'ultimo caso, allo scadere del contratto, l'impresa deve procedere, senza
soluzione di continuità, alla nuova nomina del responsabile tecnico, avente naturalmente i requisiti di
cui al decreto 37/2008.
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omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.
Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
ALLEGATO 47 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene dalla Camera di
Commercio di Taranto (30 giugno 2009).
Si fa riferimento alla lettera camerale n. 11422-22.3 del 28 maggio 2009 con la quale codesta Camera
ha presentato a questo Ministero un quesito in materia di impiantistica, di cui al D.M. 37/2008.
In particolare è stato chiesto se sussista il rapporto di immedesimazione fra il responsabile tecnico di
cui all'art. 3 del d,m. 37/2008 e l'impresa di impiantistica, nel caso in cui le parti interessate
(associante e associato) abbiano stipulato un contratto di associazione in partecipazione che non
preveda una partecipazione agli utili, come previsto dall'art. 2549 del codice civile, bensì altre forme
remunerative (es.: compenso pattuito in base al numero di dichiarazioni di conformità sottoscritte;
compenso fisso mensile; compenso sulla base di una percentuale del fatturato d'impresa; compenso
sulla base di una percentuale del fatturato relativo al controllo e collaudo degli impianti, con importo
minimo per ogni dichiarazione di conformità sottoscritta).
Al riguardo si ritiene che il contratto di associazioni in partecipazione, così come ventilato da codesta
Camera, violi il principio previsto dall'art. 2549 del codice civile.
Tale articolo prevede espressamente, affinché si possa parlare di "contratto di associazione in
partecipazione", la partecipazione dell'associato agli utili di un impresa (o di uno o più affari), in
cambio di un determinato apporto.
Nel caso in questione, cioè ai fini della possibilità di nomina dell'associato come responsabile tecnico,
non può essere esclusa la partecipazione dell'associato agli utili di un impresa (chiaramente va
esclusa la possibilità che la nomina a responsabile tecnico dell'associato sia legata ad uno o più affari,
tenuto conto della natura stessa dell'incarico medesimo).
Al riguardo si richiama quanto previsto, in materia di imprese di facchinaggio, dalla Circolare n. 3597/C
del 27 gennaio 2006, per gli aspetti concernenti l'associazione in partecipazione, poiché compatibile
con il d.m. 37/2008 (il contratto va affiancato dall'acquisizione di una dichiarazione resa da entrambi i
soggetti - associante e associato - in ordine alla tipologia dell' apporto fornito dal secondo ed alla
riconducibilità del medesimo a quel tipo di rapporto oggettivo e biunivoco che caratterizza
l'immedesimazione all'impresa),
Naturalmente, con riferimento a quanto sopra, spetta alla Camera di commercio, nel rispetto della sua
autonomia decisionale e procedimentale, verificare "caso per caso" l'esistenza del rapporto di
immedesimazione tra associato e impresa.
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ALLEGATO 48 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene dalla Camera di
Commercio di Modena (8 luglio 2009).
Si fa riferimento alla lettera camerale n. 12952 del 25 giugno 2009 con la quale codesta Camera ha
presentato a questo Ministero un quesito in materia di impiantistica, di cui al D.M. 37/2008.
In particolare è stato chiesto se possa essere valutata positivamente l'attività svolta dal titolare o dal
socio di un impresa cessata che abbia svolto attività di impiantistica prima dell'entrata in vigore della L.
46/90 - per il periodo indicato al comma 2 dell'art. 4 del citato decreto -, tenuto conto, secondo quanto
asserito da codesta Camera, che non è possibile ricorrere alle previsione normativa di cui alI'art. 6
della L. 25/1996.
AI riguardo si è del parere che l'attività di cui sopra, svolta antecedentemente l'entrata in vigore della
L. 46/90, possa essere favorevolmente presa in considerazione purché sia svolta per un periodo di
tempo che sia in linea con la previsione di cui al comma 2 dell'art. 4 del d.m. 37/2008, che recita:
"I periodi di inserimento di cui alle lettere b) e c) e le prestazioni lavorative di cui alla lettera d) del
comma 1 possono svolgersi anche in forma di collaborazione tecnica continuativa nell'ambito
dell'impresa da parte del titolare, dei soci e dei collaboratori familiari. Si considerano, altresì, in
possesso dei requisiti tecnico-professionali ai sensi dell'articolo 4 il titolare dell'impresa, i soci ed i
collaboratori familiari che hanno svolto attività di collaborazione tecnica continuativa nell'ambito di
imprese abilitate del settore per un periodo non inferiore a sei anni. Per le attività di cui alla lettera d)
dell'articolo l, comma 2, tale periodo non può essere inferiore a quattro anni".
In ogni caso, il richiamo, tra i visti del d.m. 37/2008, dell' art. 6 della legge 25/1996, deve essere
interpretato nel senso che tale legge, che pure si riferisce testualmente alla legge 46/90, trovi
applicazione anche con riferimento al nuovo disposto del d.m. 37/2008.
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omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.
Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
ALLEGATO 49 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene dalla Camera di
Commercio di Trieste (31 luglio 2009).
Si fa riferimento alla e-mail datata 10 giugno 2009 con la quale la S.V, ha presentato a questo
Ministero un quesito in materia di impiantistica, di cui al D.M. 37/2008.
In particolare la S.V. ha chiesto di conoscere se, essendo un ingegnere industriale elettronico (vecchio
corso di studi) iscritto all' Albo degli ingegneri da oltre 25 anni ed avendo una notevole esperienza nel
settore degli impianti elettrici ed elettronici (nonché anche ex titolare e responsabile tecnico di una
impresa di impianti elettrici speciali), possa eseguire direttamente da solo interventi modificativi o
ampliativi nell'impianto elettrico della propria casa, pur non essendo titolare di impresa abilitata e
iscritta al Registro delle Imprese delle Camere di commercio o all' Albo Provinciale delle Imprese
Artigiane .
Al riguardo si rappresenta che la normativa in parola non consente al libero cittadino, pur teoricamente
in possesso di adeguata preparazione e capacità, di poter operare interventi sull'impianto elettrico
dell'immobile di proprietà.
Sono infatti autorizzati ad operare interventi di tal tipo solo le imprese abilitate, iscritte alla Camera di
commercio o all’Albo Provinciale delle Imprese Artigiane previa preliminare valutazione circa il
possesso dei requisiti tecnico-professionali, cioè sempreché ricorrano le condizioni di cui agli artt. 3 e
4 del d.m. 37/2008.
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
ALLEGATO 50 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene dalla Camera di
Commercio di Udine (19 agosto 2009).
Si fa riferimento al messaggio di posta elettronica del 30 luglio 2009 (integrato con fax del 3 agosto
2009 e con ulteriore messaggio di posta elettronica del 14 agosto 2009) in cui codesta Camera
espone il caso di una associazione culturale (avente per scopo l'esercizio dell'attività radiofonica di
un'emittente privata in ambito locale) che ha presentato una denuncia di inizio di attività di
impiantistica elettrica di cui all'art. l, c. 2, letto a), del decreto n. 37 del 2008.
In particolare, l'associazione in questione, intenderebbe esercitare l'attività di installazione di impianti
elettrici sia per sé, che per i terzi esterni all'associazione medesima, in via secondaria rispetto
all'attività principale, di natura culturale, sopra richiamata.
Chiede, al riguardo, codesta Camera se possa considerarsi consentito, nei termini sopra esposti, in
base alla normativa vigente, lo svolgimento della sopra indicata attività di impiantistica da parte della
predetta associazione.
A tale proposito si ritiene di potere evidenziare quanto segue.
Nella circolare n. 3407/C del 9 gennaio 1997 è stata prevista l'iscrizione nel REA di «tutte quelle forme
di esercizio collettivo di attività economiche di natura commerciale e/o agricola che si collocano in una
dimensione di sussidiarietà, di ausiliarietà rispetto l'oggetto principale di natura ideale, culturale,
ricreativa, ecc. del soggetto stesso (ad esempio gli enti pubblici non economici, le associazioni
riconosciute e non - comprese le associazioni di categoria, i partiti politici e i sindacati - le fondazioni, i
comitati, gli organismi religiosi) ovvero da soggetti, sicuramente non riconducibili - stante la loro
situazione di dipendenza da altri soggetti e la loro natura - alla tipologia dell'impresa quali, ad
esempio, le aziende speciali di codeste camere».
Nel caso in questione, tuttavia, tale possibilità trova un limite nel combinato disposto degli articoli 3 ed
8 del citato decreto n. 37.
Ai sensi delle citate disposizioni, infatti, l'esercizio dell'attività impiantistica è consentito
esclusivamente alle imprese iscritte nel registro delle imprese o nell'albo provinciale delle imprese
artigiane, previa dimostrazione del possesso dei requisiti professionali previsti dall'articolo 4 del
ripetuto decreto n. 37.
Deve ritenersi, di conseguenza, precluso lo svolgimento dell'attività in questione in via secondaria da
parte di una associazione culturale, atteso che, in tali casi, come specificato nella soprarichiamata
circolare n. 3407/C, ricorre, se del caso, il presupposto per l'iscrizione nel REA e non, come richiesto
per l'attività in questione, nel registro delle imprese o nell'albo provinciale per le imprese artigiane.
Circa poi la richiesta dell'associazione in questione di esercitare l'attività di impiantistica
esclusivamente con riferimento agli impianti elettrici relativi alle proprie strutture, sembra opportuno
evidenziare che tale tipo limitato di abilitazione è previsto, in base alla normativa vigente (art. 3, c. 5,
del decreto n. 37/2008), esclusivamente con riferimento a soggetti iscritti nel registro delle imprese o
nell'albo provinciale delle imprese artigiane.
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ALLEGATO 51 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene da un privato (23
settembre 2009).
Si fa riferimento all’e-mail datata 8 settembre 2009 con la quale la S.V. ha presentato a questo
Ministero un quesito in materia di impiantistica, di cui al D.M. 37/2008.
In particolare è stato chiesto se l'incompatibilità prevista dall'art. 3, comma 2 (tra responsabile tecnico
di un'impresa e ogni altra attività lavorativa continuativa) debba essere applicata anche qualora il
responsabile tecnico svolga, presso la stessa impresa impiantistica per la quale è stato nominato
responsabile tecnico, anche altre attività che assorbano, anche in minima parte, il suo impegno
giornaliero.
E' stato altresì richiesto se il direttore tecnico di cui all'art. 26 del D.P.R. 34/2000, in possesso dei
requisiti professionali di cui al D.P.R. 34 medesimo, possa espletare il ruolo di responsabile tecnico
previsto dal d.m. 37/2008.
AI riguardo si rappresenta, preliminarmente, che la valutazione in concreto dei requisiti professionali
non è di competenza di questa Amministrazione, rientrando la stessa tra le prerogative esclusive della
Camera di commercio, in quanto responsabile del procedimento.
AI riguardo, pur nell'autonomia decisionale e procedimentale della Camera, si è del parere che
l'applicazione dell'articolo di cui sopra, in cui è previsto che la qualifica di responsabile tecnico sia
incompatibile con ogni altra attività lavorativa continuativa, debba essere necessariamente esteso
anche a coloro che svolgano presso l'impresa di impiantistica anche altre mansioni che non siano
direttamente collegate a quelle di responsabile tecnico.
Infatti, tenuto conto delle responsabilità che risultano a carico del responsabile tecnico in seno ad una
società di impiantistica, si ritiene necessario evitare che tali attività suppletive siano continuative,
ovvero che impediscano il pieno e totale coinvolgimento del responsabile tecnico nell'attività
impiantistica, che rappresenta, in definitiva, l'unica discriminante (che spetta alla Camera di
commercio di verificare nel merito del procedimento).
In ordine poi alla possibilità che il direttore tecnico di cui al D.P.R. 34/2000 possa essere nominato
anche responsabile tecnico ai sensi del d.m. 37/2008, si ritiene opportuno estendere anche al caso in
questione, quanto sopra detto in relazione alle mansioni che non siano direttamente collegate a quelle
di responsabile tecnico, fatte salve le ipotesi in cui strutturalmente le figure di direttore tecnico (ai sensi
del D.P.R. 34/2000) e di responsabile tecnico (ai sensi del d.m. 37/2008) vengano a coincidere
oggettivamente, come nel caso espressamente contemplato dall'OG11 di cui all'allegato A del
predetto D.P.R. 34/2000.
Resta altresì inteso che, ad ogni modo, l'interessato dovrà essere comunque in possesso dei requisiti
professionali di cui all'art. 4 del d.m. 37/2008.
Spetterà, ad ogni modo alla Camera di commercio, come peraltro già detto, verificare la presenza di
entrambe le condizioni necessarie affinché lo stesso soggetto possa rivestire la qualifica di
responsabile tecnico dell'impresa in esame.
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Guida al Decreto Ministeriale 37/08 – Installazione degli impianti
ALLEGATO 52 - Parere del Ministero su DM 37/08. La richiesta del parere viene dalla Camera di
Commercio di Genova (1 ottobre 2009).
Si fa riferimento alle e-mail datate 1 e 22 settembre 2009 con la quale il Sig . ... (omissis) .... ha
presentato a questo Ministero un quesito in materia di impiantistica, di cui al D.M. 37/2008.
Con il quesito suddetto è stato chiesto, in particolare, se ad un soggetto iscritto alla Camera di
commercio ed abilitato allo svolgimento dell'attività impiantistica di cui alla lettera b), comma l dell'art. l
della ex Legge 46/90, possa vedersi riconosciuto l'abilitazione allo svolgimento dell'attività
impiantistica di cui alla lettera a), comma 2, dell'art. 1 del dm 37/2008 "per la totalità delle voci ivi
incluse ", tenuto conto che l'esercizio dell' attività impiantistica relativa all'automazione di porte,
cancelli e barriere nella precedente normativa (L. 46/90) veniva "implicitamente" inclusa nella lettera b)
"Impianti radiotelevisivi ed elettronici in genere, le antenne e gli impianti di protezione da scariche
atmosferiche ", mentre nella normativa attualmente vigente (d.m. 37/2008) viene "espressamente"
inclusa nella lettera a) "Impianti di produzione, trasformazione, trasporto, distribuzione, utilizzazione
dell'energia elettrica, impianti di protezione contro le scariche atmosferiche, nonché gli impianti per
l'automazione di porte, cancelli e barriere ".
È stato, inoltre, affermato che in proposito, la Camera di commercio di Genova ha fornito risposta
negativa alla richiesta di cui sopra.
È stato altresì dichiarato che la Camera di commercio ha, invero, automaticamente abilitato allo
svolgimento dell'attività impiantistica di cui alla lettera a), comma 2, dell'art. 1 del dm 37/2008 "per la
totalità delle voci ivi incluse ", le imprese precedentemente abilitate, ai sensi della ex Legge 46/90, allo
svolgimento dell'attività relativa agli impianti di cui alla lettera a) comma I dell'art. I.
In proposito si rappresenta, preliminarmente, che la valutazione in concreto dei requisiti professionali
non è di competenza di questa Amministrazione, rientrando la stessa tra le prerogative esclusive della
Camera di commercio (o della Commissione Provinciale Artigianato, se trattasi di artigiano), essendo
responsabile del procedimento.
AI riguardo, tuttavia, pur nell'autonomia decisionale e procedimentale di codesta Camera, si è del
parere che la risposta fornita dalla Camera di commercio sia pienamente condivisibile laddove nega
all'interessato di poter esercitare in toto, con scivolamento automatico, l'attività di cui agli impianti
previsti dalla lettera a), comma 2, dell'art. 1 del dm 37/2008, avendo il medesimo il possesso dei
requisiti tecnico-professionali limitato alla sola voce "Impianti per l'automazione di porte, cancelli e
barriere ".
L'interessato solo per tale voce della lettera a) avrebbe diritto ad ottenere l'abilitazione e, quindi, si
ritiene di poter escludere ogni tipo di scivolamento automatico ai fini abilitativi per le altre voci della
lettera a) medesima.
Naturalmente viene fatta salva la possibilità che il soggetto possa dimostrare, per altra via, di essere in
possesso dei requisiti tecnico-professionali, ai sensi dell'art. 4 del d.m. 37/2008.
In ordine a quanto affermato dalla S.V. circa lo scivolamento automatico "per la totalità delle voci"
previste alla lettera a), comma 2, dell'art. I del dm 37/2008, effettuato "a suo dire" dalla Camera di
commercio a favore delle imprese abilitate allo svolgimento dell'attività relativa agli impianti di cui alla
lettera a) comma } dell'art.} della ex Legge 46/90, non si ritiene di poter condividere la procedura
adottata da code sta Camera e pertanto si resta in attesa dei relativi dovuti chiarimenti.
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Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e
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