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Ing.

Pietro Amodeo

Seminario

Le verifiche degli impianti di messa a terra


e degli impianti di protezione dalle scariche atmosferiche

Trapani, 10 luglio 2015


D.P.R. 22 ottobre 2001, n. 462
(G.U.R.I. n. 6 del 08.01.2002)

Art. 1 – Ambito di applicazione

Sono soggette all’applicazione del DPR 462/01 soltanto le attività soggette al


Testo Unico sulla Sicurezza (D.Lgs. 81/2008), cioè dove operano lavoratori
subordinati o ad essi equiparati.

Non rientrano infatti nel campo di applicazione del DPR 462/01 le attività
escluse dal D.Lgs. 81/2008, gli impianti telefonici (DPR 323/56), nonché gli
impianti regolamentati da apposite procedure non specificatamente abolite dal
DPR 462/01 (verifiche impianti di terra di produttori e distributori di energia
elettrica, per i quali non è stato abolito il Mod. O di verifica previsto nel DM
12.09.1959).

Ing. Pietro Amodeo - luglio 2015


Ai fini dell’applicazione del DPR 462/01:

Per impianto di terra si intende il principale componente del sistema di


protezione dai contatti indiretti mediante interruzione automatica del circuito di
alimentazione.

Non rientrano infatti nel campo di applicazione del DPR 462/01 anche gli
impianti di terra non specificatamente utilizzati per la protezione dai contatti
indiretti mediante interruzione automatica del circuito di alimentazione, come
ad esempio gli impianti di messa a terra esclusivamente realizzati nell’ambito
di sistemi per la protezione catodica di condutture di gas, idriche, ecc.

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Per dispositivi di protezione dalle scariche atmosferiche si intendono
quelli atti a proteggere le strutture, gli edifici gli impianti e le attrezzature dalla
fulminazione diretta ed indiretta.
Rientrano però nel campo di applicazione del DPR 462/01 soltanto gli impianti
installati su strutture e su edifici “non protetti dalla fulminazione”, in base alle
vigenti norme CEI EN 62305/1-4 (CEI 81-10/1-4) ed in particolare quando il
rischio di perdita di vite umane (R1) risulta maggiore o uguale al rischio che la
norma EN 62305-2 definisce tollerato (RT).

Tale ultima affermazione è anche avvalorata da quanto indicato nella Guida


CEI 0-14 (Guida all'applicazione del DPR 462/01), indirizzata agli Enti
verificatori (ASL, ARPA e Organismi abilitati) che hanno il compito di
effettuare le verifiche periodiche e straordinarie ai sensi dello tesso DPR
462/01, nella quale è riportato:

CEI 0-14, art. 4.5 Impianti di protezione contro le scariche atmosferiche


Questa verifica riguarda gli impianti di protezione contro le scariche
atmosferiche (LPS) di strutture, risultati necessari a seguito della valutazione
del rischio di fulminazione per le persone, allo scopo di contenere
quest’ultimo nei limiti di tollerabilità stabiliti dalle Norme.

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Art. 2 - Messa in esercizio

La messa in esercizio degli impianti elettrici di messa a terra e dei dispositivi di


protezione contro le scariche atmosferiche non può essere effettuata prima
della verifica eseguita dall’installatore che rilascia la dichiarazione di conformità
ai sensi della normativa vigente.
La dichiarazione di conformità equivale a tutti gli effetti ad omologazione
dell’impianto.
Entro trenta giorni dalla messa in esercizio dell’impianto il datore di lavoro invia
la dichiarazione di conformità all’ISPESL (oggi INAIL) ed all’ASL o all’ARPA
territorialmente competenti (in Sicilia attualmente l’ARPA non si occupa di tali
problematiche).

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Nella Regione Sicilia la dichiarazione di
conformità deve essere inviata dal
datore di lavoro all’ISPESL (oggi INAIL)
ed alla AUSL competenti unitamente
all’apposito modello allegato alla
Circolare Assessorato della Sanità
n.1108 del 21.03.2003 “Linee guida e di
indirizzo per l’attuazione nella Regione
Sicilia del D.P.R. 462/01”, pubblicata
sulla G.U.R.S. n. 21/2003, oggi
modificato nel modello riportato a fianco
per tener conto principalmente
dell’entrata in vigore del DM 37/2008.

Tale modello, che contiene tutti i dati


necessari per la formulazione dei criteri
di campionatura nella Regione Sicilia,
deve essere compilato in tutte le sue
parti e sottoscritto dallo stesso datore di
lavoro.

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Art. 3 – Verifiche a campione

L’ISPESL (oggi INAIL) effettua a campione la prima verifica sulla conformità


alla normativa vigente degli impianti di protezione contro le scariche
atmosferiche ed i dispositivi di messa a terra degli impianti elettrici e trasmette
le risultanze all’ASL o all’ARPA (Ufficio vigilanza, ai sensi della circolare
ISPESL n. 13/2004).

Le verifiche a campione sono stabilite annualmente dall’ISPESL d’intesa con le


singole regioni sulla base dei seguenti criteri:
a) localizzazione dell’impianto in relazione alle caratteristiche urbanistiche ed
ambientali del luogo in cui è situato l’impianto;
b) tipo di impianto soggetto a verifica;
c) dimensioni dell’impianto.

Le verifiche sono onerose e le spese per la loro effettuazione sono a carico del
datore di lavoro.

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Art. 4 e 6 – Verifiche periodiche

Il datore di lavoro ha anche l’obbligo di effettuare regolare manutenzione agli


impianti; tale principio generale è stabilito anche nel Testo unico sulla
Sicurezza (D.Lgs. 81/2008).

Le verifiche periodiche hanno proprio lo scopo di controllare le condizioni di


manutenzione dell’impianto e sono indipendenti dalle verifiche a campione
effettuate dall’ISPESL.

I soggetti abilitati all’effettuazione delle verifiche periodiche sono:


- ASL
- ARPA (attualmente non in Sicilia)
- Organismi individuati dal Ministero delle Attività Produttive

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La periodicità delle verifiche periodiche, per gli impianti di messa a terra e
protezione contro le scariche atmosferiche è riassunta nella seguente tabella:

Tipologia impianto Periodicità

Cantieri 2 anni

Locali adibiti ad uso medico 2 anni

Ambienti a maggior rischio in caso di 2 anni


incendio
Altri impianti 5 anni

Tale periodicità può essere conteggiata a partire dalla data di rilascio della
dichiarazione di conformità, anche se sarebbe più logico, ma certamente più
difficoltoso, calcolare la scadenza a partire dalla data di effettiva messa in
esercizio dell’impianto.

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E’ bene precisare che ai sensi:

1. del parere Dipartimento Omologazione e Certificazione ISPESL n. 010678


del 16.12.2003;
2. del parere espresso dal Gruppo di Lavoro ISPESL “Criteri per il controllo a
campione degli impianti di terra e scariche atmosferiche – DPR 462/01”,
riunitosi a Roma in data 13-14.03.2006;
3. del parere Dipartimento Omologazione e Certificazione ISPESL n. A00-
09/0000947/06 del 16.03.2006;
4. dell’ulteriore parere espresso dal Gruppo di Lavoro ISPESL “Criteri per il
controllo a campione degli impianti di terra e scariche atmosferiche – DPR
462/01”, riunitosi a Roma in data 23.02.2007;

L’ISPESL debba comunque effettuare la prima verifica a campione anche


se l’impianto sia stato verificato da ASL o Organismo Abilitato.
Ciò in quanto il compito di verifica a campione, assegnato all’ISPESL, non
è delegabile ad altra struttura, sia essa ASL o Organismo Abilitato,
autorizzati solo all’effettuazione delle verifiche periodiche.

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Capo III
Impianti in luoghi con pericolo di esplosione

Art. 5 - Messa in esercizio e omologazione

1. La messa in esercizio degli impianti in luoghi con pericolo di esplosione


non può essere effettuata prima della verifica di conformità rilasciata al
datore di lavoro ai sensi del comma 2.

2. Tale verifica e' effettuata dallo stesso installatore dell'impianto, il quale


rilascia la dichiarazione di conformità ai sensi della normativa vigente.

3. Entro trenta giorni dalla messa in esercizio dell'impianto, il datore di


lavoro invia la dichiarazione di conformità all'ASL o all'ARPA
territorialmente competenti.

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4. L'omologazione e' effettuata dalle ASL o dall'ARPA competenti per
territorio, che effettuano la prima verifica sulla conformità alla normativa
vigente di tutti gli impianti denunciati.

5. Nei comuni singoli o associati ove e' stato attivato lo sportello unico per
le attività produttive la dichiarazione di cui al comma 3 e' presentata allo
sportello.

6. Le verifiche sono onerose e le spese per la loro effettuazione sono a


carico del datore di lavoro.

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Art. 7 – Verifiche straordinarie

Il datore di lavoro ha anche l’obbligo di fare effettuare eventuali “verifiche


straordinarie”, esclusivamente nei seguenti casi:
a) esito negativo della verifica periodica;
b) modifica sostanziale dell'impianto;
c) richiesta del datore del lavoro.

I soggetti abilitati all’effettuazione delle verifiche straordinarie sono:


- ASL
- ARPA (attualmente non in Sicilia)
- Organismi individuati dal Ministero delle Attività Produttive

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Art. 8 – Variazioni relative agli impianti

Il datore di lavoro ha l’obbligo di comunicare tempestivamente all’ISPESL


(oggi INAIL) ed all’ASL o all’ARPA:
la cessazione dell’esercizio;
le modifiche sostanziali preponderanti;
il trasferimento o spostamento degli impianti.

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3. CAMPO DI APPLICAZIONE

3.1 Impianti di messa a terra

Nell’ambito di applicazione sopra evidenziato, sono soggetti all’obbligo di


denuncia di cui all’art.2 del DPR 462/01 gli impianti di messa a terra
realizzati per la protezione delle persone dai contatti indiretti mediante
interruzione automatica dell’alimentazione.
Non rientrano in tale obbligo gli impianti di terra realizzati esclusivamente
per ragioni funzionali, o per altri motivi, ed i sistemi di protezione dai
contatti indiretti che non si basano sull’interruzione automatica
dell’alimentazione.
Per impianto di terra si deve intendere l’insieme dei dispersori, conduttori
di terra, conduttori equipotenziali, collettori di terra e conduttori di
protezione destinati a realizzare la messa a terra di protezione. Ai fini del
DPR 462/01 si intendono facenti parte dell’impianto di terra anche i
segnalatori di primo guasto (ove esistenti) ed i dispositivi di protezione
dalle sovracorrenti o dalle correnti di dispersione predisposti per assicurare
la protezione dai contatti indiretti.

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3.2 Impianti di protezione dalle scariche atmosferiche

Nell’ambito di applicazione sopra evidenziato, tenuto conto dell’art. 80


lettera e) e dell’art. 84 del D.Lgs. 81/2008, sono soggetti all’obbligo di
denuncia di cui all’art.2 del DPR 462/01 le installazioni e i dispositivi di
protezione relativi a strutture che secondo le pertinenti norme tecniche non
risultano protette dal rischio di fulminazione diretta e indiretta con
riferimento al rischio R1 (perdita di vite umane).

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4. Esclusioni

Impianti di protezione dalle scariche atmosferiche ugualmente realizzati


quando R1 < RT;
Impianti di terra e di protezione dalle scariche atmosferiche nelle industrie
estrattive a cielo aperto o in sotterraneo (D.Lgs 624/96);
Impianti di terra e di protezione dalle scariche atmosferiche in strutture
direttamente connesse al controllo ed all’attuazione dei trasporti aerei,
navali e ferroviari;
Impianti di terra e di protezione dalle scariche atmosferiche in complessi
militari di cui all’art. 18 del DM 12.09.1959;
Impianti di terra di imprese concessionarie di impianti telefonici (DPR
323/56);
Impianti di terra in aziende produttrici e distributrici dio energia elettrica;
Impianti di terra di pertinenza ENEA (DM 14.09.2004).

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5. COMPITI DELL’INAIL

5.1 Generalità

Secondo l’art.2 del DPR 462/01, la messa in esercizio degli impianti


elettrici di messa a terra e dei dispositivi di protezione contro le scariche
atmosferiche non può essere effettuata prima della verifica eseguita
dall'installatore che rilascia la dichiarazione di conformità ai sensi del DM
37/2008. La dichiarazione di conformità equivale a tutti gli effetti ad
omologazione dell'impianto.

Entro trenta giorni dalla messa in esercizio dell'impianto, il datore di lavoro


invia la dichiarazione di conformità al Dipartimento territorialmente
competente dell'INAIL.

In base all’art. 3 del DPR 462/01, risulta attribuito all'INAIL il controllo a


campione della "prima verifica sulla conformità alla normativa vigente
degli impianti di protezione contro le scariche atmosferiche ed i dispositivi
di messa a terra degli impianti elettrici".

Ing. Pietro Amodeo - luglio 2015


Per verifica dell'impianto di terra si deve intendere la verifica del sistema di
protezione dai contatti indiretti, realizzato mediante interruzione automatica
del circuito, secondo quanto definito dalla legislazione vigente in materia.

Per verifica dell'impianto di protezione dalle scariche atmosferiche si deve


intendere la verifica del sistema di protezione dalla fulminazione diretta ed
indiretta.

La prima verifica, a campione, va effettuata solo su impianti di nuova


installazione o che abbiano subito un rifacimento tale da poterlo
considerare assimilabile ad un nuovo impianto.

Ing. Pietro Amodeo - luglio 2015


Con riferimento agli impianti di messa a terra si considerano tali le
variazioni della categoria dell'impianto, la modifica della destinazione d’uso
con applicazione di una diversa normativa tecnica che prevede un
aumento del livello di sicurezza dell’impianto.

Con riferimento agli impianti di protezione contro le scariche atmosferiche,


in linea generale, si ritiene che l’aumento del livello di protezione deve
essere considerato nell’ambito di nuova denuncia.

Ing. Pietro Amodeo - luglio 2015


La verifica di impianto è l’insieme delle procedure con le quali si accerta
la rispondenza degli impianti alle norme applicabili.

La verifica comprende le seguenti attività:

• esame della documentazione;


• esame a vista dei luoghi e degli impianti;
• effettuazione di prove e misure;
• redazione del verbale di verifica;
• comunicazione all’organo di vigilanza.

Ing. Pietro Amodeo - luglio 2015


Dati
Impianto

Nuovo NO Cessazione o SI
Impianto Trasferimento

NO
SI

SI
Manutenzione
Straordinaria

NO Fine

SI NO
(*)

Invio Dichiarazione di conformità Invio comunicazione


art. 2 del DPR 462/01 art. 8 del DPR 462/01

( * ) La trasformazione/ampliamento è riconducibile ad un rifacimento tale da poterlo considerare nuovo impianto


( variazione della categoria dell’impianto, modifica della destinazione d’uso con applicazione di una diversa
norma tecnica con aumento del livello di sicurezza dell’impianto).

Ing. Pietro Amodeo - luglio 2015


Nuova denuncia di LPS

Come già detto, nella Guida INAIL al DPR 462/01, per gli impianti di
protezione contro le scariche atmosferiche, in linea generale, si ritiene che
l’aumento del livello di protezione, legato ad una nuova valutazione del
rischio di fulminazione, deve essere considerato nell’ambito di nuova
denuncia ai sensi dello stesso DPR 462/01.

Nel seguito vedremo in quali casi attualmente si rende necessario,


secondo le vigenti norme tecniche e giuridiche, effettuare una nuova
valutazione del rischio di fulminazione.

Ing. Pietro Amodeo - luglio 2015


Nel DLgs 81/2008, all’art. 29, comma 3 è prescritto che “La valutazione
dei rischi deve essere immediatamente rielaborata, nel rispetto delle
modalità di cui ai commi 1 e 2, in occasione di modifiche del processo
produttivo o della organizzazione del lavoro significative ai fini della salute
e sicurezza dei lavoratori, o in relazione al grado di evoluzione della
tecnica, della prevenzione o della protezione o a seguito di infortuni
significativi o quando i risultati della sorveglianza sanitaria ne evidenzino
la necessità. A seguito di tale rielaborazione, le misure di prevenzione
debbono essere aggiornate……..”.

Appare quindi chiaro che, nel caso specifico, il DLgs 81/2008 demanda
direttamente alle norme tecniche (che stabiliscono proprio il grado di
evoluzione della tecnica) la necessità o meno di aggiornare la valutazione
del rischio di fulminazione.

Ing. Pietro Amodeo - luglio 2015


A tal proposito occorre precisare che proprio le norme tecniche
prevedono che:

1. è necessario aggiornare le valutazioni del rischio di fulminazioni


basate sulle vecchie norme CEI 81-1 e CEI 81-4 (pubblicate nel
1996) soltanto per le strutture con rischio di esplosione, gli ospedali
e tutte le altre strutture in cui guasti di impianti interni possono
provocare immediato pericolo per la vita umana, in cui non sia già
stato installato un LPS; per tali strutture è in pratica prevista una
verifica dell’idoneità delle misure di protezione (che parte proprio
dalla valutazione del rischio di fulminazione) in conformità alle nuove
norme tecniche specifiche (Premessa nazionale alla Norma CEI EN
62305-2, Edizione 1, 2006).

Ing. Pietro Amodeo - luglio 2015


2. Nella Premessa nazionale alla nuova norma CEI EN 62305-2,
Edizione 2 (2013) è invece precisato esclusivamente che “la serie di
Norme CEI EN 62305/1-4, Ed. 2 sostituisce i corrispondenti
documenti normativi CEI EN 62305/1-4, Ed. 1, che rimangono in
vigore fino al 01.12.2013”, fissando un periodo di contemporanea
validità di entrambe le edizioni della norma (appunto fino al
01.12.2013) e non prevedendo in nessun altro articolo eventuali
aggiornamenti delle valutazioni del rischio di fulminazione già
effettuate secondo la precedente norma CEI EN 62305-2, Edizione 1
(2006).

Ing. Pietro Amodeo - luglio 2015


2. In relazione all’abrogazione della Guida CEI 81-3 a partire dal
30.06.2014 e con l’entrata in vigore della nuova Guida CEI 81-30,
occorre in pratica rivalutare il rischio relativo al fulmine soltanto se il
valore di Ng è superiore al precedente Nt di cui alla stessa Guida CEI
81-3.
Per fare ciò, a partire dal 01.07.2014 occorre:
• visitare il sito internet del CEI, accedendo al database della
densità dei fulmini al suolo ProDiS;
• introdurre longitudine e latitudine del punto di interesse;
• pagare al CEI la somma di 15 € + IVA;
• scaricare il valore di Ng relativo alla maglia del territorio (5 km di
lato) in cui il punto ricade.

Ing. Pietro Amodeo - luglio 2015


5.2 Impianti non rientranti nel campo di applicazione del DM 37/2008

Come sopra segnalato, la messa in esercizio degli impianti elettrici di messa a


terra e dei dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche non può
essere effettuata prima della verifica eseguita dall'installatore che rilascia la
dichiarazione di conformità ai sensi del DM 37/2008. La dichiarazione di
conformità equivale a tutti gli effetti ad omologazione dell'impianto.
Per gli impianti che, per loro natura, non rientrano nel campo di applicazione
del DM 37/2008, quali ad esempio gli impianti di illuminazione pubblica,
l’omologazione dell’impianto è attestata da una dichiarazione (rilasciata
dall’installatore dell’impianto) di rispondenza dell’impianto alla regola dell’arte
secondo le indicazione della Legge 186/68. Tale dichiarazione deve riportare
l’indicazione dell’avvenuta effettuazione della verifica iniziale sull’impianto con
esito positivo e non deve essere confusa con la dichiarazione di rispondenza di
cui all’art. 7, comma 6 del DM 37/2008.
Gli impianti di protezione dalle scariche atmosferiche installati negli edifici non
ad uso civile dopo il 27 marzo 2008 devono essere corredati della
dichiarazione di conformità di cui al DM 37/2008.

Ing. Pietro Amodeo - luglio 2015


5.3 Impianti rientranti nel campo di applicazione del DM 37/2008 e dotati
di dichiarazione di rispondenza

Secondo l’art. 7, comma 6 del DM 37/2008, nel caso in cui la dichiarazione di


conformità prevista non sia stata prodotta o non sia più reperibile, tale atto e'
sostituito, per gli impianti eseguiti prima del 27 marzo 2008 e dopo il 13 marzo
1990, da una dichiarazione di rispondenza, resa da un
professionista/responsabile tecnico con le competenze indicate dallo stesso
DM 37/2008.
In tali casi, la dichiarazione di rispondenza, eventualmente corredata di ulteriori
dichiarazioni di conformità a seguito di eventuali adeguamenti degli impianti
potrà essere utilizzata per gli adempimenti previsti dal DPR 462/01 e, ai fini
degli adempimenti di verifica, il datore di lavoro dovrà mettere a disposizione
del verificatore la documentazione prevista al successivo punto 8.2.

Ing. Pietro Amodeo - luglio 2015


6. Modalità di trasmissione della dichiarazione di conformità dell'impianto

Ai fini degli obblighi previsti dal DPR 462/01, al fine di semplificare il


procedimento di invio e di mantenimento degli atti documentali, non è
necessario inviare con la dichiarazione di conformità la documentazione
tecnica prevista. Tali allegati devono invece essere conservati presso il luogo
dove è situato l'impianto e resi disponibili in occasione della visita del
verificatore, che potrà richiederli in visione ed eventualmente acquisirli in copia,
ai fini dell'effettuazione degli accertamenti tecnici.

La dichiarazione di conformità in originale, copia conforme o fotocopia, va


inoltrata al Dipartimento INAIL competente per territorio unitamente al modulo
predisposto dall'Istituto firmato in originale dal datore di lavoro, al fine di
acquisire i dati necessari per la formulazione dei criteri di campionatura.

Ing. Pietro Amodeo - luglio 2015


7. Sistemi di campionatura

Nelle more dell’attuazione di una specifica procedura informatica, la


trasmissione delle dichiarazioni di conformità avviene o per mezzo postale o
tramite posta elettronica certificata o a mezzo di consegna di persona da parte
dell'utenza. Al ricevimento di tale documentazione il personale preposto nei
singoli dipartimenti dovrà controllare la completezza/correttezza formale ai fini
del riconoscimento della dichiarazione quale atto omologativo dell’impianto.
Successivamente i vari Dipartimenti procederanno alla campionatura degli
impianti utilizzando i criteri in vigore e descritti nelle circolari ISPESL n.
17/2002 e n. 13/2004 le quali rimangono in vigore, fino a diverso avviso, anche
per le modalità di invio dei bollettini di pagamento delle competenze INAIL
all’utente.

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8. Procedure di verifica

8.1 Generalità

La verifica va effettuata prendendo come riferimento la Guida CEI-ISPESL


64-14 "Guida alla verifica degli impianti elettrici utilizzatori" per la parte
attinente alle verifiche inerenti gli impianti di terra mentre si fa riferimento
alle norme della serie EN 62305-3 (CEI 81-10 parti 1,2,3,4) per le verifiche
degli impianti di protezione contro le scariche atmosferiche.

La verifica della corretta installazione va estesa anche a quelle parti


dell'impianto elettrico che nel corso della verifica dell'impianto sono di
evidente e immediata osservazione da parte del tecnico verificatore con un
controllo a vista (es. protezione dai contatti diretti, protezione dalle
influenze esterne, installazione dei dispositivi di sezionamento e comando,
ecc.).

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8.2 Documentazione tecnica necessaria per la verifica

La documentazione tecnica a corredo dell’impianto è essenziale per poter


procedere alla verifica dell'impianto stesso.
L’esame della presenza della documentazione tecnica e della sua
completezza è parte integrante dell’attività di verifica.
Una dichiarazione di conformità sprovvista di documentazione tecnica e degli
allegati obbligatori non si può considerare atto omologativo dell’impianto.

Per la definizione della documentazione di progetto, fermo restando quanto


previsto dagli artt. 5 e 7 del DM 37/2008 si può fare riferimento alla Guida
CEI 0-2 " Guida per la definizione della documentazione di progetto degli
impianti elettrici".

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Per poter procedere alla verifica degli impianti di terra, si ritiene essenziale
almeno la seguente documentazione con i relativi dati tecnici:

1. Relazione tecnica contenente:


• Destinazione d’uso, classificazione degli ambienti, dati del sistema
elettrico, tipo di alimentazione, ecc.;
• criteri di dimensionamento dell'impianto di terra;
• misure di protezione contro i contatti diretti e indiretti;
• scelta del tipo di impianto e componenti in relazione ai parametri
elettrici e condizioni ambientali.

2. Elaborati grafici:
• schemi di sistema (per gli impianti complessi);
• schemi elettrici unifilari (quadri elettrici MT e BT principali e
secondari);
• schemi planimetrici (impianto di terra, ubicazione dei quadri elettrici
principali e secondari con destinazione d'uso locali).

Ing. Pietro Amodeo - luglio 2015


3. Calcolo, tabelle e/o diagrammi di coordinamento delle protezioni (per la
protezione dai guasti a terra);

4. Tipi di dispositivi di protezione;

5. Curve di intervento;

Gli impianti di protezione contro le scariche atmosferiche sono oggi oggetto


delle norme tecniche della serie EN 62305 (CEI 81-10).

Ai fini della verifica di tali impianti si ritiene necessaria la documentazione


prevista dalle citate norme per quanto riguarda l’LPS esterno ed interno.

In particolare essa consiste in:

1. valutazione del rischio da fulmine;


2. progetto dell’LPS esterno (sistema di captatori, calate, e dispersori);
3. progetto dell’LPS interno (sistema di collegamenti equipotenziali, SPD,
distanze di sicurezza).

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8.4 Controlli che devono essere effettuati durante la verifica

In relazione agli impianti di messa a terra si rimanda alla guida CEI-


ISPESL 64-14 "Guida alle verifiche degli impianti elettrici utilizzatori" per le
procedure e le metodologie di prova.
Durante la verifica dell’impianto di terra, il tecnico deve controllare anche
quelle parti dell'impianto elettrico che sono di evidente e immediata
osservazione con un esame a vista (es. protezione dai contatti diretti,
protezione dalle influenze esterne, installazione dei dispositivi di
sezionamento e comando, colorazione dell'isolamento dei conduttori,
ecc.).

La verifica dell’impianto di protezione dalle scariche atmosferiche in


genere consiste in:

1. controllo della rispondenza dell’impianto ai dati di progetto


relativamente all’impianto di protezione dalle scariche atmosferiche;
2. esame a vista circa il corretto stato di installazione dell’LPS esterno e
interno (EN 62305-3 E.7.2.3);
3. prove e misure (EN 62305-3 E.7.2.4).

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10. Rapporti con ASL, ARPA, Organi di vigilanza e Ministeri competenti

A completamento delle attività di verifica, sarà cura del Dipartimento INAIL


territorialmente competente trasmettere le risultanze dei rapporti di verifica
redatti dai tecnici verificatori agli organi di vigilanza competenti per territorio.

In proposito, attesa la diversa regolamentazione delle varie regioni in


materia di organismi di vigilanza (ASL, ARPA ecc.), sarà cura dei
Dipartimenti INAIL territorialmente competenti concordare con gli organismi
medesimi le modalità di comunicazione opportune al fine di uniformare il
comportamento a livello regionale.

Ing. Pietro Amodeo - luglio 2015


Durante l’attività tecnico-amministrativa relativa all’espletamento della
verifica a campione, i funzionari tecnici INAIL possono venire formalmente a
conoscenza di possibili inadempienze da parte dei soggetti abilitati ai sensi
dell’art.4 del DPR 462/01.

In tal caso, vista la competenza del Ministero dello Sviluppo Economico per
quanto riguarda l’autorizzazione di detti soggetti, si ritiene opportuno,
laddove si rilevino palesi inadempienze, inviare una apposita segnalazione
al Ministero dello Sviluppo Economico per le eventuali azioni di competenza.
In relazione al carattere di uniformità che caratterizza l’attività disciplinata
dalla presente guida, si ritiene che tali segnalazioni siano inviate al Ministero
competente per il tramite del Dipartimento Certificazione e Conformità dei
Prodotti e Impianti.

Ing. Pietro Amodeo - luglio 2015


11. Verbalizzazioni

Secondo l’art.3 del DPR 462/01, l'NAIL effettua a campione la prima


verifica sulla conformità alla normativa vigente degli impianti di protezione
contro le scariche atmosferiche ed i dispositivi di messa a terra degli
impianti elettrici e trasmette le relative risultanze all'ASL o ARPA.
A completamento delle attività di verifica prima citate, sarà cura del
tecnico verificatore redigere il verbale di verifica secondo i modelli
unificati (allegati alla presente):

• INAIL 462-RVA per gli impianti di protezione contro le scariche


atmosferiche;
• INAIL 462-RVB per gli impianti di messa a terra;

Sarà cura del Dipartimento INAIL territorialmente competente trasmettere


le risultanze dei rapporti di verifica, con le relative risultanze, all’ASL o
ARPA competenti per territorio secondo quanto stabilito al punto
precedente.

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Nei modelli di verbale allegati, oltre ai dati caratteristici dell’impianto, dei
riferimenti alla documentazione tecnica e delle prove e misure effettuate,
si riporteranno le eventuali inosservanze riscontrate in relazione alle
prove effettuate, ai risultati ottenuti e a quanto è stato possibile
controllare a vista nel corso della verifica.

Nell’apposito spazio “Altro”, a seconda dei casi si indicherà:

• La presente verifica ha avuto esito negativo. Le risultanze del


presente rapporto di verifica, ai sensi dell’art. 3 del DPR 462/01,
saranno inviate all’Organo di Vigilanza competente per territorio. Si
invita, pertanto, a predisporre la nuova documentazione relativa agli
adeguamenti realizzati da conservare sul luogo di lavoro.

• La presente verifica ha avuto esito positivo. Si ricorda al datore di


lavoro di fare effettuare le verifiche periodiche all’impianto in esame,
secondo quanto prescritto dal DPR 462/01.

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Altre eventuali situazioni particolari riscontrate potranno essere indicate
sempre nell’apposito spazio “Altro”; si riportano alcune situazioni
tipiche a titolo di esempio ed in maniera non esaustiva:

Per gli impianti di cui al punto 3.2, qualora, all’atto della verifica
sull’impianto di messa a terra, si venga a conoscenza che il datore di
lavoro non ha comunque effettuato la valutazione del rischio di
fulminazione specificatamente prevista dagli articoli 80 ed 84 del D.Lgs
81/2008, sempre nell’apposito spazio “Altro” si dovrà indicare:

• All’atto della presente verifica non è stata resa disponibile idonea


documentazione inerente la protezione dagli effetti dei fulmini (per
fulminazione diretta ed indiretta) dell’edificio, degli impianti, delle
strutture e delle attrezzature di pertinenza dell’attività in esame (art.
84, D.Lgs. n. 81/2008);

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Obblighi del datore di lavoro a seguito delle verifiche a campione INAIL
(ex ISPESL)

Occorre distinguere i seguenti due casi, che individuano gli obblighi del
datore di lavoro successivamente all’effettuazione della verifica a campione
da parte dell’INAIL (ex ISPESL):

Verifica a campione INAIL (ex ISPESL) con esito positivo

Il datore di lavoro dovrà successivamente gestire correttamente l’impianto e


dovrà curarne specificatamente la manutenzione; a tale scopo dovrà fare
effettuare alla AUSL o agli organismi individuati dal Ministero delle Attività
Produttive, alle scadenze previste dal DPR 462/01 (art. 4, comma 1), le
specifiche verifiche periodiche.

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Verifica a campione INAIL (ex ISPESL ) con esito negativo

Occorre ulteriormente distinguere i seguenti casi:

Nel caso di semplici inosservanze alle norme di buona tecnica rilevate


dall’INAIL (ex ISPESL), il datore di lavoro dovrà comunque fare effettuare
tutte le modifiche all’impianto di terra o di protezione dalle scariche
atmosferiche derivanti da quanto indicato nel rapporto di verifica INAIL
(ex ISPESL) (con eventuali modifiche alla documentazione di progetto,
agli impianti e rilascio di eventuali nuove dichiarazioni di conformità).

Nel caso in cui dalla verifica emergano invece inosservanze alla


legislazione vigente penalmente sanzionate (D.Lgs. 81/08) insieme al
rapporto di verifica l’INAIL (ex ISPESL) dovrà trasmettere alla AUSL
(Ufficio Vigilanza) anche un rapporto giudiziario (a firma del tecnico
verificatore), ai sensi dell’art. 331 del Codice di Procedura Penale;
l’Organo di Vigilanza dovrà quindi procedere secondo quanto
specificatamente previsto dal D.Lgs. 758/94 “Modifiche alla disciplina
sanzionatoria in materia di lavoro”.

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In entrambi i casi inoltre:

Successivamente alla verifica a campione INAIL (ex ISPESL) il datore di


lavoro dovrà comunque fare effettuare le verifiche periodiche
all’impianto, secondo le già citate scadenze previste dall’art. 4, comma 1
del DPR 462/01.

Se a seguito della verifica a campione INAIL (ex ISPESL), sullo stesso


impianto dovessero rendersi necessarie delle modifiche (sostanziali ma
comunque non assimilabili a “nuovo impianto”) il datore di lavoro, al
completamento delle stesse ed indipendentemente dalla verifica
periodica, dovrà invece richiedere alla AUSL o agli organismi individuati
dal Ministero delle Attività Produttive una verifica straordinaria, ai sensi
dell’art. 5 del DPR 462/01; tale verifica potrà anche essere richiesta
volontariamente dallo stesso datore di lavoro alla AUSL o agli organismi
individuati dal Ministero delle Attività Produttive, nel caso l’ottemperanza
a quanto indicato dall’INAIL (ex ISPESL) non comporti comunque
modifiche (sostanziali non preponderanti) all’impianto.

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In vigore dal 01.03.2013

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1.3.18 - Verifica ispettiva

Iniziale (DPR 462/01, art.3 - a campione), periodica e straordinaria (DPR


462/01, artt. 4 e 7) sono eseguite dai soggetti individuati nell’ambito di
applicazione del DPR 462/01.

3. Contenuti della verifica

La verifica delle misure di protezione contro i fulmini, consiste in un controllo di


rispondenza alle Norme della serie CEI EN 62305 (CEI 81-10) e ai dati di
progetto delle misure di protezione esistenti o adottate per ricondurre i valori di
rischio a valori tollerabili; essa viene attuata tramite:
• esame della documentazione,
• esame ordinario (a vista) e
• prove.
Durante la verifica si devono prendere tutte le precauzioni per garantire la
sicurezza delle persone ed evitare danni ai beni ed ai componenti installati.

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3.1 Esame della documentazione tecnica

La documentazione tecnica è esaminata sotto l’aspetto della completezza,


della conformità alla Norma e all’impianto così come realizzato.
La documentazione riveste particolare importanza, in quanto le misure di
protezione non sono univocamente individuate dal tipo di struttura e dalla
destinazione d’uso, ma dipendono dagli elementi che concorrono alla
valutazione del rischio.
In base al confronto tra il valore del rischio calcolato ed il valore del rischio
tollerabile, nella valutazione del rischio dovuto al fulmine e nel progetto sono
indicate le eventuali misure di protezione.
L'idoneità della documentazione è propedeutica all'esame delle misure di
protezione.
L’esame della documentazione riguarda essenzialmente:
• valutazione del rischio dovuto al fulmine;
• progetto del sistema di protezione e definizione delle misure adottate;
• dichiarazione di conformità resa ai sensi del DM 37/08 art. 7;
• eventuali rapporti relativi alle verifiche e alle manutenzioni.

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3.1.1 Valutazione del rischio dovuto al fulmine

L’esame del documento di valutazione del rischio dovuto al fulmine va


eseguito in conformità alla norma CEI EN 62305-2 e dovrebbe contenere i
seguenti dati:
• identificazione e classificazione dell’oggetto (volume) da proteggere e delle
sue caratteristiche;
• identificazione di tutti i tipi di perdita dell’oggetto e dei corrispondenti rischi;
• determinazione del rischio per ciascun tipo di perdita;
• valutazione della necessità della protezione effettuando il confronto tra i
rischi R1, R2 e R3 per una struttura con il rischio tollerabile RT;
• livello di protezione richiesto;
• misure di protezione da adottare;
• periodicità dei controlli.

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L’esame della documentazione di valutazione del rischio dovuto al fulmine è
effettuata allo scopo di verificare che:
• siano evidenziati tutti i dati di ingresso utilizzati per la valutazione del
rischio dovuto al fulmine (verifica iniziale, o prima verifica);
• non siano cambiati i dati di ingresso (verifiche periodiche successive alla
prima);
• siano coerenti i dati utilizzati per la valutazione del rischio dovuto al
fulmine.

L’esame del documento di valutazione del rischio non ha lo scopo di verificare


l’esattezza o meno dell’elaborazione dei dati d’ingresso.
La mancata disponibilità della documentazione di valutazione del rischio
dovuto al fulmine in conformità alla Norma CEI EN 62305-2 (CEI 81-10/2) non
consente l’esecuzione della verifica.

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3.1.2 Progetto

L’esame è volto ad accertare che il documento riporti almeno una relazione ed


eventuali elaborati grafici che richiamino le seguenti indicazioni:
• elenco delle leggi e norme tecniche di riferimento, compreso norme di
prevenzione incendi;
• individuazione ed ubicazione della struttura da proteggere in accordo al
documento di valutazione del rischio;
• dimensioni in pianta, altezza e forma della struttura;
• livello di protezione richiesto e livello di protezione adottato;
• parametri caratteristici del fulmine, relativi al livello di protezione adottato;
• caratteristiche dell’LPS esterno da realizzare con informazioni sul
dimensionamento e posizionamento dei captatori, delle calate e dei
dispersori;
• eventuali vincoli architettonici per stabilire se l’LPS deve essere isolato o
non isolato;
• vincoli da rispettare per la connessione del dispersore dell’LPS a quello di
altri impianti ed eventuali provvedimenti contro la corrosione;

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• caratteristiche dell’LPS interno da realizzare con caratteristiche, numero e
ubicazione dei collegamenti equipotenziali diretti e tramite ISG di parti
strutturali metalliche, corpi metallici, impianti interni, corpi metallici esterni e
linee connesse alla struttura;
• isolamento elettrico dell’ LPS esterno;
• caratteristiche del sistema SPD da realizzare per la protezione contro le
sovratensioni:
• caratteristiche, numero e ubicazione degli SPD sulle linee elettriche
entranti nella struttura;
• dimensionamento del dispersore per la protezione contro le sovratensioni;
• eventuali misure di protezione addizionali o particolari.

La mancata disponibilità della documentazione di progetto non consente


l’esecuzione della verifica.

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3.1.6 Dichiarazione di Conformità

La dichiarazione di conformità va redatta ai sensi del DM 37/08 dall’impresa


installatrice o dall’ufficio tecnico interno di una impresa non installatrice, ed è il
documento con il quale l’impresa installatrice dell’impianto o l’ufficio tecnico
interno, dichiara la rispondenza dell’opera realizzata al progetto ed alla regola
dell’arte, previa effettuazione delle obbligatorie verifiche iniziali.

Nei luoghi di lavoro essa costituisce, ai sensi del DPR 462/01, anche il
documento per l’omologazione dell’impianto.

La Guida prevede un approfondito controllo formale della dichiarazione di


conformità e dei suoi allegati obbligatori (con particolare riferimento, oltre al
progetto, della Relazione sulla tipologia dei materiali utilizzati, del Certificato di
riconoscimento dei requisiti tecnico-professionali e del libretto o delle istruzioni
di uso e manutenzione dell’opera realizzata).

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3.2.2 Esame ordinario LPS esterno

L’esame a vista prende in esame tutte le parti costituenti l’LPS, le condizioni


della struttura protetta e gli elementi del sistema di protezione e controlla che
essi rispondano a quanto indicato dal progetto.
Con l’esame ordinario si accerta che:
• la sezione dei captatori e delle calate previste dal progetto sia adeguata;
• non vi siano connessioni che presentino rotture o interruzioni nelle
giunzioni dell’LPS;
• nessun elemento sia indebolito dalla corrosione, in particolare a livello del
suolo;
• tutte le connessioni a terra visibili siano intatte (funzionalmente operanti);
• tutte le connessioni ed i componenti visibili siano ancorati alla superficie di
fissaggio ed i componenti che assicurano la protezione meccanica siano
intatti ed efficienti;
• non vi siano stati ampliamenti o modifiche alla struttura protetta che
richiedano una protezione addizionale;

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• non vi siano indizi di danni all’LPS esterno o a eventuali spinterometri
all’esterno della struttura;
• siano realizzate corrette connessioni equipotenziali per ogni servizio;
• i conduttori equipotenziali all’interno della struttura siano presenti ed intatti
• (funzionalmente operanti);
• siano rispettate le distanze di sicurezza previste dal progetto;
• siano rispettati i criteri per i luoghi all’aperto previsti dal progetto:
isolamento delle calate, barriere, sezionamenti, fissaggi, ecc;
• la conformità dei materiali a quanto definito nel documento di progetto e
nelle tavole relative che i materiali devono rispondere ai requisiti minimi
indicati nelle tabelle contenute nella norma CEI EN 62305-3 (CEI 81-10/3).

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3.2.3 Esame ordinario LPS interno

L’esame ordinario accerta che:


• siano realizzate corrette connessioni equipotenziali per ogni servizio;
• i conduttori equipotenziali all’interno della struttura siano presenti ed intatti
(funzionalmente operanti);
• siano integri gli eventuali spinterometri di separazione (ISG);
• i corpi metallici (quali ad esempio canaline, tubazioni, canali di
condizionamento, ecc) siano direttamente collegati all’LPS o siano
posizionati a distanza superiore alla distanza di sicurezza calcolata e
definita in progetto;
• controllo a vista dello stato dei segnalatori (se esistenti: cambio di colore
della finestrella indicatrice) e nel controllo a vista della presenza di
bruciature sul componente o di danni evidenti dello stato dei relativi
dispositivi di distacco esterno se presenti.

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3.2.4 Esame ordinario SPM (Misure di protezione impianti interni)

L’esame ordinario dello SPM deve verificare:


• l’assenza di connessioni scollegate nonché di rotture accidentali nei
conduttori e nelle giunzioni,
• che nessun elemento dell’installazione sia indebolito a causa di corrosioni,
in particolare a livello del suolo,
• l’integrità dei conduttori equipotenziali e degli schermi dei cavi,
• l’assenza di ampliamenti e modifiche che richiederebbero ulteriori misure di
protezione,
• l’assenza di danno agli SPD ai loro fusibili e ai dispositivi di distacco,
• il mantenimento dei percorsi appropriati dei circuiti,
• il rispetto delle distanze di sicurezza degli schermi locali.

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3.3 Esame approfondito

L’esame approfondito comprende l’esame a vista approfondito e le prove


strumentali.
Per i controlli periodici il verificatore procede all'esame della documentazione
relativa ad eventuali riparazioni, modifiche, interventi manutentivi, ecc.
Le prove consistono:
• nella misura della resistenza di terra del sistema di dispersori;
• nella verifica di continuità dei ferri di armatura, qualora non vi fosse idonea
• documentazione in tal senso.

Prove e misure

Le prove vanno effettuate secondo le norme di buona tecnica e consistono


nell'accertamento:
• del valore della resistenza di terra;
• della continuità elettrica delle connessioni equipotenziali;
• del valore della resistenza dei ferri di armatura ai fini della loro continuità
elettrica quando vengono utilizzati come elementi dell'impianto
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