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di BARI
D.M. 16 maggio 1987 n.246
Norme di sicurezza antincendi per gli edifici di civile abitazione
promiscuità strutturale e/o dei sistemi delle vie di esodo e/o impiantistica
con presenza di persone > 300 unità, ovvero di superficie complessiva >
5.000 m2, indipendentemente dal numero di attività costituenti e dalla
relativa diversa titolarità) le aree destinate a civile abitazione le quali,
anche se parzialmente presenti nell'edificio o complesso di edifici, non
concorrono nel computo dei parametri fissati per determinare
l'assoggettamento o meno agli obblighi del DPR n. 151/2011.
1. È approvato l'allegato 1 che costituisce parte integrante del presente decreto e che
modifica le norme tecniche contenute nell'allegato al decreto del Ministro dell'interno 16
maggio 1987, n. 246, sostituendo il punto «9. Deroghe» e introducendo, dopo il punto
9, il punto «9-bis. Gestione della sicurezza antincendio».
al decreto del Presidente della Repubblica 1° agosto 2011, n. 151, i requisiti di sicurezza
antincen-dio delle facciate sono valutati avendo come obiettivi quelli di:
a) limitare la probabilità di propagazione di un incendio originato all'interno dell'edificio,
a causa di fiamme o fumi caldi ………..;
Approccio Normativo semi-prestazionale (Codice)
Con il verbo «dovere» al modo indicativo (es. «deve», «devono» …), il congiuntivo
Sezione G-1.25 «Linguaggio»
esortativo (es, «sia installato …») e l’indicativo presente degli altri verbi (es. «l’altezza è
Spunto di Riflessione
Con il verbo «dovere» al modo condizionale (es. «dovrebbe», «dovrebbero» …), gli
avverbi «generalmente» e «di norma» si descrivono indicazioni non obbligatorie che
consentono al progettista di scegliere modalità tecniche diverse da quella indicata nel
contesto esaminato.
Con il verbo «potere» al modo indicativo (es. «può essere installato …» si suggeriscono
opportune valutazioni o modalità tecniche aggiuntive che si considerano efficaci nel
contesto esaminato, anche ai fini della valutazione della sicurezza equivalente.
D.M. 16 maggio 1987, n.246
Norme di sicurezza antincendi per gli edifici di civile
abitazione
Le presenti norme hanno per oggetto i criteri di sicurezza antincendi da applicare agli edifici destinati
a civile abitazione, con altezza antincendi uguale o superiore a 12 m.
a beneficio dei non esperti del settore, semplificando l’utilizzo delle misure antincendio
delle strategie del Codice
2 Utilizzare, per intero, i dettami del Codice per tutto ciò che non sarà valutabile come
attività a basso rischio di incendio in attività non normate
3 Assicurare, in ogni caso, la possibilità di utilizzare il Codice (anche per attività a basso
rischio di incendio)
Gestione della Sicurezza Antincendio
HC h ≤ 80 m
HD h > 80 m
Classificazione
RTV – V 14.2
TZ Altre aree.
Edifici Civili
Classificazione
Caratteristiche costruttive
Edifici di civile abitazione – D.M. 16 maggio 1987, n.246
Gli edifici di cui al punto 1 vengono classificati in funzione della loro altezza antincendi secondo
quanto indicato nella tabella A.;
punto d’innesco
Ipotesi
Modalità di progettazione
SEZIONE G – Capitolo G2
G.2 – PROGETTAZIONE PER LA SICUREZZA ANTINCENDIO
DM 03/08/2015
Progettazione per la sicurezza antincendio
Modalità di progettazione
SEZIONE G – Capitolo G2
Valutazione del Rischio incendio
RTV – V.14.3
Cosa sono?
Indicatori semplificati per valutare il rischio di incendio dell'attività
Perché?
Secondo il D.lvo n. 139/2006, la prevenzione incendi è la funzione di preminente interesse
pubblico diretta a conseguire, secondo criteri applicativi uniformi sul territorio nazionale, gli
obiettivi di sicurezza della vita umana, di incolumità delle persone e di tutela dei beni e
dell'ambiente
A che servono?
Ad attribuire livelli di prestazione per calibrare le misure antincendio
PROFILO DI RISCHIO VITA
RTV – G.3
TB . TC
TA
PROFILO DI RISCHIO VITA
RTV – G.3
L’attribuzione del Rischio beni è effettuata per l’intera attività ed è funzione del
Codice di Prevenzione Incendi – Capitolo G.3
Tabella G.3-6
D.M. 3 agosto 2015
Il Rischio Ambiente nelle attività di tipo civile può essere considerato trascurabile e
può ritenersi mitigato dall’applicazione delle misure antincendio connesse ai profili
di Rvita e Rbeni, che consentono, in genere, di considerare non significativo tale
rischio.
Strategia Antincendio
RTV – V.14.4
La reazione al fuoco è una misura antincendio di protezione passiva con l'obiettivo di limitare
l'innesco dei materiali e la propagazione stessa dell'incendio. Essa si riferisce al
comportamento al fuoco dei materiali nelle effettive condizioni finali di applicazione, con
particolare riguardo al grado di partecipazione all'incendio che essi manifestano in
condizioni standardizzate di prova.
Aree «TA»
Codice di Prevenzione Incendi – Capitolo S.1 – Reazione al Fuoco
Nelle vie di esodo, percorsi di esodo, --- devono essere impiegati materiali
almeno appartenenti al gruppo GM1 (HE e HF) e gruppo GM2 (altri)
Gruppi di arredamento ….
D.M. 3 agosto 2015
Codice di Prevenzione Incendi – Capitolo S.1 – Reazione al Fuoco
Nelle vie di esodo, percorsi di esodo, --- devono essere impiegati materiali
almeno appartenenti al gruppo GM1 (HE e HF) e gruppo GM2 (altri)
Rivestimento….
D.M. 3 agosto 2015
Isolamento
D.M. 3 agosto 2015
Codice di Prevenzione Incendi – Capitolo S.1 – Reazione al Fuoco
Nelle vie di esodo, percorsi di esodo, --- devono essere impiegati materiali
almeno appartenenti al gruppo GM1 (HE e HF) e gruppo GM2 (altri)
Per la reazione al fuoco dei materiali, si fa riferimento al Decreto Ministeriale 26 giugno 1984
Ad integrazione di quanto indicato nel capitolo S.2 del codice, vale quanto prescritto
al paragrafo V.14.4.2 del D.M. 19/05/2022, in particolare:
I requisiti di resistenza al fuoco degli elementi strutturali vanno valutati secondo le prescrizioni e le modalità di
prova stabilite nella circolare del Ministero dell'Interno n. 91 del 14 settembre 1961, (D.M. 09/03/2007)
Per le strutture di pertinenza delle aree a rischio specifico devono applicarsi le disposizioni emanate nelle relative
normative..;
a da 12 a 24 m R e REI/EI 60 R e REI/EI 60
Osservazione
Nella tabella è evidenziato in rosso come i D.M. 22/02/2006 riporti valori della classe di resistenza al fuoco delle strutture portanti
e/o separanti maggiore di quanto previsto dal presente decreto. Nell’ottica di flessibilità e convertibilità degli spazi è quindi
ragionevole seguire il dettato del D.M. 22/02/2006
COMPARTIMENTAZIONE
Strategia n.3 – V.14.4.3
Ad integrazione di quanto indicato nel capitolo S.3 del codice, vale quanto prescritto
al paragrafo V.14.4.3 del D.M. 19/05/2022, in particolare:
1. Sono ammessi compartimenti multipiano per piani con quota > 5m e ≤ 12m.
2. Sono ammessi compartimenti multipiano per piani con quota > 12m e ≤ 32m con
massimo dislivello tra i piani minore o uguale a 7 m.
Compartimenti multipiano
Approfondimenti di Prevenzione Incendi
(*) Con un minimo di 2 scale per ogni edificio. Sulla copertura dell'edificio deve essere prevista una area per l'atterraggio ed il
decollo degli elicotteri di soccorso raggiungibile da ogni scala.
(**) Solo per gli elementi di suddivisione tra i compartimenti.
Camini di ventilazione
Elemento caratterizzante del D.M. 16/05/1987 è la precisazione sulla superficie
minima della sezione delle canne di ventilazione dei filtri a prova di fumo, in
particolare come questa debba essere superiore a 0.36 mq per edifici di altezza
antincendi > 80 m.
Tale dettaglio deve rendere consapevole il progettista del fatto che il D.M.
30/11/1983, riferendosi ai camini di ventilazione, parli di sezione adeguata e
comunque non inferiore a 0.1 mq.
Gli accessi all'area ove sorgono gli edifici oggetto delle presenti norme devono avere i seguenti
requisiti minimi:
1. Larghezza: ≥ 3.50 m
2. Altezza libera: ≥ 4 m
3. Raggio di svolta: ≥ 13 m
4. Pendenza: ≤ 10%
5. Resistenza al carico: ≥ 20 t. (8 sull’asse anteriore, 12 sull’asse posteriore, passo 4 m)
Edifici Civili
2.2 SCELTA DELL’AREA – Accostamento autoscale Caratteristiche costruttive
Edifici di civile abitazione – D.M. 16 maggio 1987, n.246
Gli edifici devono essere suddivisi in compartimenti anche costituiti da più piani, di superficie non eccedente
quella indicata nella tabella A.
Gli elementi costruttivi di suddivisione tra i compartimenti devono soddisfare i requisiti di resi-stenza al fuoco
indicati in tabella A.
2.4 SCALE
Le caratteristiche di resistenza al fuoco dei vani scala sono quelle previste nella
tabella A.
Negli edifici di tipo ”a“, di tipo ”b“, di tipo ”c“, la larghezza minima delle scale
deve essere di 1.05 m, negli edifici di tipo ”d“ e di tipo ”e“ la larghezza
minima delle scale deve essere di 1.20 m
Le rampe devono preferibilmente essere rettilinee; sono ammesse rampe non rettilinee a condizione che vi
siano pianerottoli di riposo e che la pedata del gradino sia almeno 30 cm misurata a 40 cm dal montante centrale
o dal parapetto interno.
Il vano scala deve avere superficie netta di aerazione permanente in sommità non inferiore ad 1 mq. Nel
vano di areazione è consentita l'installazione di dispositivi per la protezione dagli agenti atmosferici.
Il tipo e il numero delle scale sono stabilite in funzione della superficie lorda di ogni piano e del tipo di edificio
(vedi Tabella A)
Tipologie scale
Scale rettilinee:
❑ Non meno di tre gradini a rampa e non
più di quindici;
❑ Alzata e pedata costante,
rispettivamente non superiore a 17 cm
e non inferiore a 30 cm;
Osservazione
Gli impianti di sollevamento di persone e cose per mezzo di ascensori, montacarichi,
di scale mobili e simili sono impianti soggetti al D.M. 22/01/2008, n.37, recante “
Regolamento concernente l’attuazione dell’art.11-quaterdecies, comma 13, lettera a)
della legge n.248 del 02/12/2005, recante il riordino degli impianti all’interno degli
edifici” che abroga e sostituisce la legge 05 marzo 1990 n.46.
L’applicazione di detta normativa ha come punto essenziale la produzione di una
specifica dichiarazione di conformità degli impianti.
Gli ascensori e montacarichi sono disciplinati dal D.M. 15/09/2005 recante
“Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per i vani degli impianti di
sollevamento ubicati nelle attività soggette ai controlli di prevenzione incendi”.
Edifici Civili
2.5.1 Locale Macchine Caratteristiche costruttive
Edifici di civile abitazione – D.M. 16 maggio 1987, n.246
2.6 Comunicazioni
Per le comunicazioni con le aree a rischio specifico devono applicarsi le disposizioni emanate con le relative
normative.
Sono consentite le comunicazioni tra scale, ascensori e locali cantinati pertinenti le abitazioni dell'edificio
secondo quanto indicato nella tabella B.
a Diretta
Per le aree a rischio specifico pertinenti gli edifici (autorimesse, locali di esposizione o vendita, depositi di
materiali combustibili, ecc.) valgono le disposizioni in vigore.
1 – AUTORIMESSE
D.M. 01/02/1986 – Norme di sicurezza antincendi per la
costruzione e l’esercizio di autorimesse e simili
Per gli impianti di produzione di calore devono essere osservate le norme vigenti oltre a quanto indicato nella
tabella C
Lettera Circolare Ministero dell’Interno 22/12/1987 n.24648/4122
Le disposizioni contenute nella tabella C dell'art. 4 del D.M. sono riferite agli impianti di produzione
Chiarimenti Applicativi - Impianti di produzione calore
di calore aventi potenzialità superiore a 30.000 Kcal/h. Restano ovviamente valide le disposi-
zioni contenute nella legge 6 dicembre 1971, n. 1083.
1. Ad integrazione di quanto indicato nel capitolo S.4 del codice, l’affollamento max
può essere determinato anche in relazione ad altre disposizioni legislative e
regolamentari inerenti a requisiti igienico-sanitari dei locali a disposizione.
Tabella S.4-12: Densità di affollamento per
tipologia di attività
ESODO
Strategia n.4 – V.14.4.4
2. Per piani a quota > 32 m o < -5 m devono essere previste due vie di esodo
indipendenti.
3. Oltre a quanto previsto al capitolo S.4, è ammesso omettere dalla verifica delle
condizioni di corridoio cieco, la porzione di corridoio cieco continua e finale, avente
caratteristiche di filtro e massima lunghezza omessa Lom pari a 135 m.
Ad esempio:
se un edificio è servito da una sola scala d’esodo, questa deve rispettare le condizioni
previste per il corridoio cieco (capitolo S.4).
Tabella S.4-15: Numero minimo di uscite indipendenti da locale o spazio a cielo libero
S.4.8 – Progettazione del sistema d’esodo
Codice di Prevenzione Incendi – Capitolo S.4 – Esodo
La lunghezza della scala è misurata con il metodo del filo teso. Generalmente negli edifici civili la
lunghezza della scala per un singolo piano è pari a circa 12,50 m.
Lunghezza d’esodo:
distanza che ciascun occupante deve percorrere lungo una via d’esodo dal punto in cui si trova fino
a raggiungere un luogo sicuro temporaneo oppure un luogo sicuro.
La lunghezza d’esodo è valutata con il metodo del filo teso senza tenere conto degli arredi
mobili.
D.M. 3 agosto 2015
Negli edifici di tipo HF, oltre a quanto previsto nel punto precedente, il
responsabile dell’attività predispone ed organizza il «Centro di
gestione delle emergenze (V.14.4.5.5)
GESTIONE DELLA SICUREZZA
ANTINCENDIO
V.14.4.5.1 COMPITI E FUNZIONI
Il centro deve essere dotato di strumenti idonei per ricevere e trasmettere comunicazioni agli addetti al servizio antincendio, alle aree
della struttura ed all’esterno.
Caratteristiche e
All’interno
devono essere installate le centrali di controllo e segnalazione degli incendi nonché di attivazione degli impianti di spegnimento
dotazioni
1. In relazione al tipo delle aree presenti, l’attività, ad esclusione delle aree TA, deve
essere dotata di misure di controllo dell’incendio (capitolo S.6) secondo i livelli di
prestazione della tabella V.14-3
Tabella
V.14-3
Tabella
V.14-4
Gli impianti elettrici devono essere realizzati in conformità alla legge n. 186/1968 e nella legge 5 marzo 1990,
n. 46 ( legge 22/01/2008 n.37)
In particolare, ai fini della prevenzione degli incendi, gli impianti elettrici:
Negli edifici di tipo ”c“, ”d“, ”e“, deve essere installato un sistema di illuminazione di
sicurezza, che deve garantire un'affidabile illuminazione e la segnalazione delle vie di esodo.
Esso deve avere alimentazione autonoma, centralizzata o localizzata che, per durata e livello di
illuminamento, consenta un ordinato sfollamento.
Edifici Civili
6. – Impiego gas combustibili Rischio specifico
Edifici di civile abitazione – D.M. 16 maggio 1987, n.246
Gli edifici di tipo ”b“, ”c“, ”d“, ”e“, devono essere dotati di reti idranti conformi a quanto
di seguito riportato.
Rete di tubazioni
Almeno una colonna montante in ciascun vano scala, derivata ad ogni piano;
Almeno un’idrante o naspo collocati ad ogni piano in prossimità degli accessi o nei filtri a prova di fumo qualora
la scala sia a filtro;
Idoneo attacco di mandata autopompa VV.F. al piede di ogni colonna montante.
Caratteristiche idrauliche
Portata per ciascuna colonna montante 360 l/min con funz. contemporaneo di almeno 2 colonne
Ai 3 idranti in posizione idraulicamente più sfavorevole:
▪ Portata ≥ 120 l/min
▪ Pressione ≥ 1.5 bar
▪ Autonomia ≥ 60 min
Qualora l'acquedotto non garantisca le condizioni di cui al punto precedente dovrà essere installata idonea riserva
idrica costantemente piena.
Per gli edifici di tipo ”d“, ”e“, i gruppi di pompaggio della rete antincendio devono essere costituiti da due
pompe, una di riserva all'altra, alimentate da fonti di energia indipendenti (ad esempio elettropompa e motopompa
RIVELAZIONE ED ALLARME
Strategia n.7 – V.14.4.7
2. Per gli edifici HF deve essere previsto anche il sistema EVAC (capitolo S.7)
3. Nelle aree TA degli edifici HE e HF, ove non presente IRAI, devono essere previsti
rivelatori autonomi di fumo con avvisatore acustico
In tutti gli altri edifici, può essere consigliato di installare rivelatori atonomi
di fumo con avvisatore acustico (UNI EN 14604 e UNI 11497)
CONTROLLO DELL’INCENDIO
Strategia n.8 – non presente nella V.14
1 Per ogni piano e locale del compartimento deve essere prevista la possibilità
aperture di smaltimento di effettuare lo smaltimento di fumo e calore d’emergenza.
Realizzazione delle
D.M. 3 agosto 2015
aperture di smaltimento
Dimensionamento delle
Codice di Prevenzione Incendi – Capitolo S.6 – Controllo di fumi e calore
Soluzioni conformi livello di prestazione II
2 In assenza della protezione interna della rete idranti, deve essere prevista la
colonna a secco
D.M. 3 agosto 2015
3 In assenza della protezione esterna della rete idranti, deve essere disponibile
almeno un idrante, collegato alla rete pubblica raggiungibile con un percorso
massimo di 500 m dai confini dell’attività e dovrà assicurare un erogazione
minima di 300 l/min.
Codice di Prevenzione Incendi – Capitolo S.6 – Controllo di fumi e calore
Soluzioni conformi livello di prestazione IV
4 Per consentire l’eventuale accesso dei soccorritori dall’alto, nelle attività con
massima quota > 54 m almeno una scala deve condurre ala piano di
D.M. 3 agosto 2015
8.0. – Comunicazioni
Negli edifici di tipo ”b“, ”c“, ”d“, ”e“, sono ammesse le comunicazioni di cui al 2° comma del punto 2.6
attraverso porte REI 30, anche senza disimpegno, filtro a prova di fumo o accesso diretto da spazio scoperto.
a Diretta
b Tramite disimpegno con pareti REI 60 e
porte REI 30
c Tramite filtro a prova di fumo con pareti e
porte REI 30
d, e Accesso diretto esclusivamente da spazio
scoperto
Edifici Civili
8.1. – Illuminazione di sicurezza Norme transitorie
Negli edifici di tipo ”c“, ”d“, ”e“, deve essere installato un sistema di illuminazione di sicurezza in conformità
con quanto specificato al punto 5.
Negli edifici di tipo ”c“, ”d“, ”e“, devono essere installati impianti antincendio fissi conformi al punto 7.
Restano tuttavia validi gli impianti già installati a condizione che siano sempre assicurate le prestazioni idrauliche
di cui al punto 7.
Chiarimento
Per gli edifici aventi altezza superiore a 24 metri e fino a 32 metri (edifici di tipo b), preesi-stenti alla data di entrata in vigore
del D.M. 16/5/1987, n. 246, sussiste l’obbligo di protezione con impianto idrico antincendio unicamente nel caso in cui
l’impianto stesso sia stato espressamente pre-visto all’atto dell’approvazione del progetto o del rilascio del certificato
di prevenzione incendi da parte del Comando provinciale VV.F.. In tale eventualità l’impianto deve assicurare le prestazioni
idrauliche risultanti dal progetto approvato o dal C.P.I. e deve essere mantenuto in efficienza secondo quanto previsto
all’articolo 5, commi 1 e 2, del D.P.R. n. 37/1998.
Sostituisce il punto «9. Deroghe» e introduce, il punto «9-bis. Gestione della sicurezza
antincendio».
realizzazione ed a quelli esistenti alla data di entrata in vigore del presente decreto secondo le
modalità previste dall'art. 3.
Art. 2
Requisiti di sicurezza antincendio delle facciate negli edifici di civile abitazione
Art. 2
Requisiti di sicurezza antincendio delle facciate negli edifici di civile abitazione
Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano agli edifici di civile abitazione di nuova realizza-
zione e per quelli esistenti che siano oggetto di interventi successivi alla data di entrata in
vigore del presente decreto comportanti la realizzazione o il rifacimento delle facciate per una
superficie superiore al 50% della superficie complessiva delle facciate.
non si applicano per gli edifici di civile abitazione per i quali alla data di entrata in vigore del
presente decreto siano stati pianificati, o siano in corso, lavori di realizzazione o di rifacimento
delle facciate sulla base di un progetto approvato dal competente Comando dei vigili del fuoco
o siano già in possesso degli atti abilitativi rilasciati dalle competenti autorità
Art. 3
Disposizioni transitorie e finali
Gli edifici di civile abitazione esistenti alla data di entrata in vigore del presente decreto sono
adeguati alle disposizioni dell'allegato 1 del presente decreto entro i seguenti termini:
a
DECRETO 25 gennaio 2019
due anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto per le disposizioni riguardanti
l'installazione, ove prevista, degli impianti di segnalazione manuale di allarme incendio e
dei sistemi di allarme vocale per scopi di emergenza
b un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto per le restanti disposizioni.
« Per gli edifici di civile abitazione esistenti alla data di entrata in vigore del
presente decreto soggetti agli adempimenti di prevenzione incendi di cui al
decreto del Presidente della Repubblica 1° agosto 2011, n. 151, viene
comunicato al Comando dei vigili del fuoco l'avvenuto adempimento agli
adeguamenti previsti al comma 1, all'atto della presentazione della
attestazione di rinnovo periodico di conformità antincendio, di cui all'art. 5
del decreto del Presidente della Re-pubblica 1° agosto 2011, n. 151»
Edifici Civili
9-bis. – Gestione della Sicurezza Antincendio Rischio specifico
9-bis.1 - Definizioni:
1 EVAC (Sistema di allarme vocale per scopi di emergenza): impianto destinato principalmente a
diffondere informazioni vocali per la salvaguardia della vita durante un’emergenza;
2 GSA (Gestione della Sicurezza Antincendio): insieme delle misure di tipo organizzativo - gestionale
finalizzate all’esercizio dell’attività in condizioni di sicurezza, sia in fase ordinaria che in fase di
emergenza, attraverso l'adozione di una struttura organizzativa che prevede compiti, azioni e
procedure; essa si attua attraverso l’adozione di misure antincendio preventive e di pianificazione
dell’emergenza;
Per gli edifici di altezza antincendi superiore a 24 m, qualora siano presenti attività ricomprese
in allegato I al D.P.R. 151/2011, e comunicanti con l’edificio stesso ma ad esso non pertinenti e
funzionali, dovrà essere adottato un livello di prestazione superiore, indipendentemente dal
tipo di comunicazione.
Misure per il Livello di Prestazione 0 – LP0
Edifici di tipo a)
Chiarimenti Applicativi sui LIVELLI di PRESTAZIONE
Altezza antincendi da 12 m a 24 m
« Nel livello L.P.0 sono fornite indicazioni per le attività (non soggette ai
VV.F.) che, avendo altezza antincendi modesta, è lecito ritenere meno
complesse dal punto di vista antincendio; per tali attività, le conseguenti
misure gestionali risultano poco complesse e di immediata attuazione »
Edifici di tipo b) e c)
Chiarimenti Applicativi sui LIVELLI di PRESTAZIONE
Altezza antincendi da 24 m a 54 m
D. Lgs. 334/99:
"Attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al
controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con
determinate sostanze pericolose“
D. Lgs. 105/2015:
“Attuazione della direttiva 2012/18/UE relativa al
controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi
con sostanze pericolose”
D.M. 9.5.2007:
“Direttive per l'attuazione dell'approccio
ingegneristico alla sicurezza antincendio”
IL DECRETO INTRODUCE IL
CONCETTO DI “GESTIONE della
Sicurezza Antincendio (G.S.A.)” COME
MISURA ORGANIZZATIVA E
GESTIONALE ATTA A GARANTIRE, NEL
TEMPO, UN ADEGUATO LIVELLO DI
SICUREZZA DELL’ATTIVITA’
SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA
Principi generali e struttura
Chiarimenti Applicativi sul Sistema di Gestione
esercizio e emergenza
Nota 3
Altre vie di propagazione, in tali casi, sono tuttavia rappresentate dalle eventuali cavità verticali
della facciata (facciate ventilate o “a doppia parete”), oppure, dagli interstizi eventualmente
presenti tra la testa del solaio e la facciata;
Non vanno comunque sottovalutati i casi di incendi che hanno origine da edifici o oggetti posti
all’esterno dell’edificio (ad es. cassonetti, autovetture, barbecues ecc.) che, data la loro vicinanza
alla costruzione, possono coinvolgere l’edificio proprio attraverso gli elementi della facciata.
Ai fini della possibilità di propagazione del fuoco lungo le facciate è poi importante esaminare
l'incidenza degli eventuali rivestimenti protettivi esterni (es. cappotti termici)
Gli involucri edilizi moderni (facciate continue) sono
spesso costituiti da una complessa combinazione
di componenti
tra loro assemblati (infissi, vetri vision, pannelli
sottofinestra, isolanti, guarnizioni, sigillanti,
ancoraggi, staffe, connettori….) ed una eventuale
esposizione alla fiamma di tali componenti della
facciata viene anche aggravata dalla
geometria del sistema complessivo.
Gli incendi a ventilazione controllata rappresentano il caratteristico scenario in
cui un fuoco che brucia in un edificio provoca la rottura delle superfici vetrate
esterne (finestre) provocando la fuoriuscita dei gas caldi e il loro movimento al
di sopra della parte superiore della finestra.
« Meccanismo di propagazione della Fiamma»
Una parte di tali gas caldi non é in grado di bruciare all’interno della stanza a
causa del quantitativo limitato di aria nel comparto (incendio controllato dalla
Chiarimenti Applicativi sul
ventilazione) ma, a seguito del movimento verso l'esterno, incontra l’aria che si
muove verso l’interno la quale è sufficiente per permettere la combustione dei
medesimi gas caldi all'esterno dell'edificio.
Ai fini di una adeguata progettazione antincendio, occorre garantire una certa distanza di
separazione tra l’edificio in cui ha origine l’incendio e gli edifici opposti al fine di evitare
l’eventuale propagazione esterna.
problema connesso alla determinazione di distanze di sicurezza da
garantire per contenere il flusso termico indotto dall’energia
S.3 radiante proveniente da una sorgente esterna.
L’INCIDENZA DEI RIVESTIMENTI ESTERNI
Tra i principali materiali isolanti in genere utilizzati nella realizzazione di sistemi di rivestimento esterni
compaiono i POLIMERI TERMOINDURENTI (Schiuma di poliuretano (PUR), Poliuretano Espanso
(PIR), Resine fenoliche espanse…), i POLIMERI TERMOPLASTICI (Polistirene espanso). (EPS),
Polistirene estruso (XPS), Polietilene (PE)...) e i PRODOTTI MINERALI A BASE DI FIBRA (roccia,
vetro…).
D.M. 30 marzo 2022
Capitolo V.13 – «Chiusure d’ambito degli edifici civili»
La nuova RTV, oltre a limitare la probabilità di propagazione,
si pone come obiettivo anche quello di evitare o limitare la
caduta di parti della chiusura d’ambito dell’edificio (es.
frammenti di facciata o altre parti comunque disgregate o
incendiate, …) in caso d’incendio, che possano
compromettere l’esodo degli occupanti o l’operatività delle
squadre di soccorso.
Vengono sintetizzati nella nuova norma anche i requisiti di resistenza al fuoco che le chiusure
d’ambito degli edifici devono avere, come:
• coperture,
• facciate semplici e continue e
• facciate a doppia pelle ventilate.
CAMPO DI APPLICAZIONE
ADEGUAMENTI?
Cosa fare in caso di
MODIFICHE/AMPLIAMENTI
sugli edifici civili?
CLASSIFICAZIONE
Gruppi di arredamento ….
D.M. 3 agosto 2015
Codice di Prevenzione Incendi – Capitolo S.1 – Reazione al Fuoco
Per le Aree SB e SC devono essere impiegati materiali almeno appartenenti al
gruppo GM2 e GM1
Isolamento
D.M. 3 agosto 2015
Codice di Prevenzione Incendi – Capitolo S.1 – Reazione al Fuoco
Per le Aree SB e SC devono essere impiegati materiali almeno appartenenti al
gruppo GM2 e GM1