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Indice:
• Lo yoga di Arya Tara
• Pratica di Tara Verde: spiegazione orale
• La pratica
• Indice dei termini e dei nomi tibetani
Secondo il sistema dei tantra inferiori, o quello del Guruyoga, essenza dei sentieri profondi, nello
spazio di fronte a noi immaginiamo la presenza del Guru Arya Tara, come l’essenza che unifica
tutti gli oggetti del Rifugio:
ripetendola due, tre o sette volte, poiché questa è la quantità descritta come necessaria nelle Ventuno
lodi e saluti a Tara.
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Recitandolo quarantadue, sessantatre, centoquarantasette volte, eccetera.
Alla fine recitiamo il mantra essenziale per attivare la saggezza di Arya Tara:
TARE
cantandolo duecento, trecento, settecento volte, e così via, secondo le nostre possibilità e attivando
nel modo prescritto la sua saggezza.
Quindi, per praticare lo Yoga di Arya Tara secondo il sistema anuyoga proveniente da un terma di
Adzom Drugpa Rinpoche, comunichiamo suonando la sillaba seme essenziale:
TAM
e nello stesso momento in cui Guru Arya Tara si dissolve in luce ed è assorbita dentro di noi, ci
manifestiamo istantaneamente come Arya Tara, di colore verde.
Sopra un disco lunare al cuore si trova la sillaba seme TAM, verde, con il suono che le è proprio.
Visualizzando che da essa si espande e si riassorbe una luce di cinque colori, recitiamo più volte
possibile il mantra quintessenziale:
Se vogliamo, mantenendo la concentrazione delle luci di cinque colori che si espandono e poi si
riassorbono, possiamo cantare anche, più volte possibile:
OM TARE TUTTARE TURE MAMA AYUR PUNYE JNANA PUSHTIM KURU SVAHA
Dopo aver completato la sessione di pratica dedichiamo i meriti e recitiamo le invocazioni nel modo
solito, e se vogliamo possiamo anche aggiungere questa invocazione:
Dopo aver completato un ritiro di almeno una settimana, con la recitazione perfetta dei mantra
essenziali e quintessenziali dello yoga di Arya Tara, si possono praticare le azioni connesse alle
ventuno [manifestazioni di] Arya Tara:
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1. Per accrescere il Bodhicitta (compassione), con l’espansione e il riassorbimento di luce dei
cinque colori:
4. Per la lunga vita, con l’espansione e il riassorbimento di luce dei cinque colori:
7. Per proteggersi contro i fulmini, con l’espansione e il riassorbimento di luce dei cinque colori:
8. Per proteggersi dai nemici (dalle aggressioni), con l’espansione e il riassorbimento di luce dei
cinque colori:
9. Per proteggersi dalle paure, con l’espansione e il riassorbimento di luce dei cinque colori:
10. Per avere una vittoria, o per portare una persona sotto il proprio potere, con l’espansione e il
riassorbimento di luce rossa:
12. Per accrescere la prosperità, con l’espansione e il riassorbimento di luce dei cinque colori:
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13. Per vincere una battaglia, con l’espansione e il riassorbimento di luce dei cinque colori:
OM TARE TUTTARE TURE VAJRA JVALA PHAT PHAT RAKSHA RAKSHA SVAHA
14. Per proteggersi dalle [provocazioni delle] otto classi, con l’espansione e il riassorbimento di
luce dei cinque colori:
OM TARE TUTTARE TURE HUM HUM HAM SHAM TRIG NAN PHAT SVAHA
15. Per purificare gli impedimenti (causati da azioni negative), con l’espansione e il riassorbimento
di luce bianca:
16. Per deviare la forza di una maledizione, con l’espansione e il riassorbimento di luce verde:
17. Per proteggersi da nemici, rapinatori e ladri, con l’espansione e il riassorbimento di luce verde:
18. Per proteggersi da veleni (e intossicazioni), con l’espansione e il riassorbimento di luce verde:
19. Per eliminare i brutti sogni, con l’espansione e il riassorbimento di luce dei cinque colori:
OM TARE TUTTARE TURE HUM HUM PHAT PHAT RAKSHA RAKSHA MAM SVAHA
20. Per proteggersi (o guarire) da malattie contagiose, con l’espansione e il riassorbimento di luce
dei cinque colori:
OM TARE TUTTARE TURE MAMA TARE MANO HARA HUM HARA SVAHA
21. Per accrescere (l’energia protettiva del) Lungta, con l’espansione e il riassorbimento di luce dei
cinque colori:
In risposta alle richieste della Shang Shung Edizioni della Comunità Dzogchen, questo modo
essenziale di praticare lo Yoga di Arya Tara è stato scritto in modo chiaro dallo Dzogchenpa
Chögyal Namkhai Norbu a Portland, negli Stati Uniti d’America, nell’anno serpente di ferro
femmina (2001).
Virtù e fortuna!
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PRATICA DI TARA VERDE*
Spiegazione orale data da Chögyal Namkhai Norbu a Merigar, 7-8 dicembre 1991
* NOTA: Questa spiegazione è stata editata, in modo da adattarla al nuovo testo della
pratica Lo Yoga di Arya Tara, scritto da Chögyal Namkhai Norbu.
Nella versione precedente della pratica di Tara Verde, visualizzavamo Tara davanti a noi
con l’invocazione DUNGI NAMKAR JEZUNMA NONSUMDU XUGBAR GYUR, che significa:
«Tara è realmente presente nello spazio davanti a noi». Secondo il nuovo testo omettiamo questa
invocazione, e visualizziamo Tara recitando il mantra OM GURU ARYATARA SAPARIVARA
VAJRA SAMAYA JA PADMA KAMALAYE STAM. Naturalmente, entrambe le versioni sono
corrette.
Anche questo è molto facile da capire, perché conosciamo bene il significato del mantra:
Possiamo trovare questo mantra nei terma di Tara di Adzam Drugpa (A-’dzam ‘Brug -pa), Chogyur
Lingpa (mChog-gyur Gling-pa), ecc.
TARE vuol dire Tara, è la forma vocativa. ARYATARE è un nome specifico di Tara. ARYA vuol
dire ‘superiore’, ‘non-ordinario’. SAPARIVARA è un termine che indica tutte le manifestazioni,
come la corte o il seguito di dakini e bodhisattva.
E’ un termine che si trova in tutti i mantra delle guardie, ecc. VAJRA SAMAYAJA vuol dire
invitare a mantenere il samaya.
La Tara che abbiamo visualizzato davanti a noi è chiamata di solito damtsigpa (dam-tshig-pa), cioè
detentrice della promessa.
Perché la promessa è che con la nostra visualizzazione Tara sia davvero di fronte a noi.
Col mantra invitiamo la sua saggezza ad unificarsi con la visualizzazione che abbiamo fatto.
Questo vuol dire unificare l’aspetto della saggezza con quello della promessa.
Perciò ricordate, la visualizzazione diventa autentica, reale.
Abbiamo comunicato con il vero stato di Tara attraverso mantra, mudra e visualizzazione.
Ricordate la mudra del samaya e schioccate le dita per invitare.
Questa è di per sé una comunicazione.
Qui si offre un seggio. Se quando viene un ospite voi siete seduti, e non offrite al vostro ospite di
sedersi, questo non è molto gentile. La prima cosa che si fa quando si invita qualcuno è chiedergli di
sedersi, cioè gli si offre un seggio. Così si offre il seggio di loto e di luna quando si visualizza
Aryatara. Perciò PADMAKAMALAYESTAM vuol dire: “Prego, siediti su questo seggio che ho
preparato per te”. Questo invito viene comunicato anche con la mudra.
Ora, se sappiamo come si fa, facciamo a Tara l’offerta del mandala, con la lode e il mantra
dell’offerta. E’ possibile farlo in una forma più estesa, ma se si vuole andare più sul senso, allora si
deve comunicare con l’invocazione. Perché in realtà l’offerta è un simbolo. Non offriamo perché
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Tara ha fame o sete, ma perché noi abbiamo quella intenzione e quell’attaccamento. Perciò è facile
comprendere che questa non è la cosa più importante, che è invece comunicare a Tara ciò di cui
abbiamo bisogno o di cui pensiamo di avere bisogno. Questo è il motivo per cui ci prepariamo a
ricevere la saggezza. Se non comunichiamo, se non ci prepariamo, non riceveremo niente. Non è
che Tara non voglia dare la sua saggezza, piuttosto se non comunichiamo con lei non esiste la
possibilità. Perciò dobbiamo preparare questa possibilità e cantare questa lode. Questa si chiama
preghiera e comunicazione. L’effetto può essere che riceviamo la saggezza.
In questo caso cantiamo questa invocazione. Come ho detto, se la conoscete potete recitare
l’invocazione più lunga. Ma se non la conoscete, potete recitare questa breve. Ho già parlato alcune
volte di questa invocazione, che considero abbastanza importante.
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queste parole (quelle dell’invocazione). Le ripeté alcune volte così che potessi impararle bene. Le
ripetei con lei e mentre facevo questo mi svegliai. Mi svegliai recitando le parole dell’invocazione,
e così le ricordai molto bene. Pensai che era una cosa molto importante e da allora l’ho sempre
recitata, specialmente quando non c’è tempo per la lode più lunga. Perciò la considero molto
importante. Forse non è scritto da nessuna parte di fare un’invocazione come questa, ma per me
funziona, perciò dovrebbe funzionare anche per voi. Per questo motivo qui ho usato questa
invocazione.
Queste parole sono in tibetano. C’è sempre OM all’inizio. JEZUNMA vuol dire Tara. E’ il nome di
Tara in tibetano. PAGMA vuol dire bodhisattva, qualcuno che ‘non è al livello mondano’. PAG
vuol dire ‘superiore’, MA è il femminile. Per figure come Manjusri e Avalokitesvara si dice
PAGPA, ma poiché Tara è femmina si usa PAGMA, con lo stesso significato. DROLMA anche
vuol dire Tara. DROL vuol dire ‘passare’, ‘attraversare’, cioè ‘attraversare il samsara’. Il senso è
‘quella che aiuta tutti gli esseri ad attraversare il samsara’. KYED vuol dire ‘tu’, LA ‘a’, ‘a te’, cioè
ci si rivolge a Tara. DUDDO vuol dire ‘prendo rifugio’ o ‘manifesto la mia devozione’. ZEVA vuol
dire ‘compassione’ e ZEVAS vuol dire ‘con la compassione’ di Tara . GYON vuol dire ‘salvare’.
Vuol dire: “Salvaci da tutta la sofferenza e da tutti i problemi del samsara!”, o: “Tara, salvaci con la
tua compassione!”. Questo è più o meno il significato. Questa invocazione è quasi come un mantra,
è la radice di qualsiasi invocazione. Possiamo recitarla tre, sette o persino cento volte, o comunque
almeno qualche volta.
Così questo è il primo verso. La seconda parte contiene variazioni. In genere abbiamo pratiche di
guru, deva, dakini, così che possiamo avere questi diversi possibili effetti. E abbiamo anche guardie
come Ekajati e Rahula, che sono manifestazioni di esseri realizzati. Poi ci sono le manifestazioni
chiamate NORLHA. NOR significa ‘ricchezza’ e LHA ‘divinità’, come Arya Jambhala, per
esempio. Se si vuole avere un po’ di ricchezza si deve fare la pratica del Norlha. Poi ci sono tutte le
manifestazioni dei realizzati che danno la salvezza. Consideriamo che Tara rappresenti l’unione di
tutti questi. Così recitiamo l’invocazione, cambiando ogni volta le parole all’inizio di ogni verso.
E poi,
YIDAM significa tutti gli heruka, le manifestazioni del sambhogakaya. Uno yidam può essere
maschio o femmina. YIDAM GUNDUS è l’unificazione di tutte le manifestazioni del
sambhogakaya.
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OM KADRO GUNDUS PAGMA DROLMA KYEDLA DUDDO ZEVAS GYON.
Significa l’unione di tutte le dakini, come Sinhamukha, Sangwa Yeshe (gSang ba Ye shes),
Vajrayogini, ecc., in questa manifestazione di Tara.
Significa l’unione di tutte le guardie manifestazioni degli esseri realizzati. Questi tipi di QOSGYON
sono chiamati ‘le guardie della saggezza’ perché sono manifestazioni dei realizzati. Le guardie
locali o guardie mondane non sono realizzate; anche se hanno dei poteri, sono ancora nel samsara.
Ci sono molte divinità che sono ancora sul livello mondano. Ma anche se vivono migliaia di anni,
alla fine della loro vita sono ancora nel samsara, dove non mancano mai i problemi. Non si può dire
che questo tipo di divinità siano divinità della saggezza. Divinità della saggezza sono solo gli esseri
completamente realizzati, che sono al livello del dharmakaya. Poiché il dharmakaya ha infinita
saggezza e ha molte possibilità di manifestarsi secondo necessità, allora tutte queste manifestazioni
vengono chiamate manifestazioni della saggezza. Perciò bisogna distinguere bene. Questo punto è
considerato molto importante nell’insegnamento buddhista.
Per esempio, quando si prende il voto del rifugio, si dice che il rifugio non va preso nelle divinità
mondane. Cosa sono le divinità mondane? Non sono divinità della saggezza. Quello che succede
quando prendiamo rifugio in questo tipo di divinità è che quello da cui ci aspettiamo che ci dia la
salvezza è anche lui nel samsara. Se si prende rifugio in chi è ancora nel samsara, questi non può
portarci al di là di esso. Perciò si dice che non si deve prendere rifugio in questo tipo di divinità. Ma
l’insegnamento Dzogchen non ha questo tipo di limiti. Nello Dzogchen si unifica qualsiasi cosa che
possa avere un possibile beneficio per la nostra comprensione. Così ora c’è da unificare le guardie
della saggezza.
Anche nel caso dei NORLHA, ci sono quelli della saggezza e quelli mondani. Qui ci riferiamo
all’unione di tutti quelli della saggezza. Perché dobbiamo invocare tutte queste manifestazioni?
Perché in genere abbiamo bisogno di diverse funzioni ed effetti. Può darsi che non abbiamo un
lavoro e nonostante cerchiamo non riusciamo a trovarlo, o che non abbiamo soldi. A volte non
sappiamo che cosa fare e ci disperiamo. Quando si è così disperati si può pregare Tara, e questo può
avere un buon effetto. In questo caso è bene capire che Tara è l’unione di tutti i norlha. Norlha sono
tutte le divinità della ricchezza. Nel tantrismo tutti i norlha della saggezza sono connessi con
l’azione di Ratnasambhava, che nel mandala è a sud, ed è di colore giallo. Il giallo è connesso con
la ricchezza e così anche le siddhi che si ottengono devono essere connesse con essa. Certamente
questo non è lo scopo finale della pratica, ma è qualcosa di relativo. Lo scopo principale della
pratica è realizzare se stessi. Ma se non si ha tempo per praticare perché si deve lavorare per vivere,
questo allora diventa un ostacolo. Così, vedete, la siddhi della ricchezza non è negativa. Ma se
invece che alla realizzazione si pensa solo alla ricchezza, allora l’intenzione diventa negativa e non
va più bene. Dovete notare questo già quando praticate il bodhicitta. Non dovete disprezzare queste
siddhi e pensare che sono mondane. Perché non dovremmo avere anche queste siddhi mondane,
visto che viviamo nel mondo? Tutto è relativo. Perciò in questo caso Tara rappresenta tutte queste
cose, e recitarne l’invocazione può avere questi effetti e darci queste siddhi.
Significa l’unione di tutte le manifestazioni che danno la salvezza. Sono tutte unificate nella
saggezza di Tara. Perciò se recitiamo l’invocazione in questo modo specifico, possiamo avere più
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beneficio. E’ possibile aggiungere altre pratiche a queste parole, per avere più effetto. Se si vuole, si
può fare anche in questo caso. Questa è l’invocazione.
Questo è il mantra universale di Tara verde. In generale le manifestazioni più famose di Tara sono
Tara verde e Tara bianca. Tara bianca è considerata molto importante per la lunga vita, mentre Tara
verde è più connessa con l’azione del karma. Nel caso dei cinque dhyana è a nord. Verde
rappresenta anche l’aria, che è qualcosa che si muove velocemente. Si considera che Tara abbia i
mezzi per risvegliare la saggezza di tutti gli illuminati, e perciò la sua stessa saggezza è considerata
molto veloce. Quando si connette Tara con le diverse siddhi, c’è Tara gialla e Tara rossa. Ma quella
importante, che si pratica di più, è Tara verde.
Con questa presenza comunichiamo, recitando questo mantra. Dal principio abbiamo visualizzato
Tara di fronte a noi, usando anche la presenza della Tam. Ricordate, quando facciamo il guruyoga
pronunciamo la A, e attraverso questo suono si manifesta una visualizzazione. La visualizzazione di
Tara può manifestarsi attraverso il suono ‘TAM’. TAM è la sillaba che rappresenta il nostro stato
primordiale e la sua potenzialità. E se consideriamo che dalla TAM si manifesta luce, con quella
luce comunichiamo con Tara chiedendo la saggezza. E’ meglio farlo in questo modo, se si è capaci,
perché funzionerà meglio. Altrimenti possiamo farlo attraverso la devozione e recitare il mantra. In
questo modo ci stiamo preparando a ricevere la saggezza. Così recitiamo questo mantra quante più
volte è possibile.
Dopo aver recitato questo mantra qualche centinaio di volte, cantiamo questa breve invocazione che
è a pagina tre.
Queste parole sono di Atisha, un famoso maestro che dall’India andò in Tibet, e fondò la scuola
Kadampa (bKa’-gdams-pa). Uno dei suoi sostegni o pratiche principali era Tara Verde. Se andate a
Lhasa e poi giù verso un paese chiamato Jishod, c’è un tempio lì che è pieno di statue di Tara a
grandezza naturale, molto antiche e molto belle. Questo tempio fu costruito da Atisha, che portò
molte di queste statue dall’India. Il tempio di Atisha fortunatamente non è stato distrutto durante la
rivoluzione culturale, perché il governo centrale protesse il Potala e alcuni altri templi e monasteri,
tra cui questo. L’ultima volta che sono andato in Tibet sono andato a vederlo e tutte le meravigliose
statue di Tara erano ancora lì. Atisha è un maestro molto importante, perciò anche le pratiche di
Tara che sono connesse con lui sono considerate molto importanti. Perciò questa breve invocazione
di Atisha è molto usata.
Il significato non è molto difficile.
JEZUN è JEZUNMA, l’appellativo di Tara. PAGMA DROLMA è Arya Tara.
KYED vuol dire ‘a te’, cioè ci si sta rivolgendo a Tara. KYEN vuol dire ‘sapere’ o ‘capire’.
Normalmente la, parola tibetana è SHES PA, che significa ‘capire’ o ‘comprendere’. KYEN è la
forma cortese di SHES PA. KYED KYEN vuol dire: “Tara, tu sai!” Il modo normale di dire
sarebbe: “Tara, cerca di capire!” Siamo qui con questi problemi e, poiché Tara ha moltissima
saggezza e ha fatto questa promessa, allora possiamo chiedere a lei. Perciò ci rivolgiamo a lei in
questo modo. KYENNO è una parola molto usata nel guruyoga, specialmente nella scuola
Kagyupa. C’è un mantra di invocazione molto importante, che dice: “Karmapa kyenno!”. Come
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sapete, Karmapa è il nome usato dal primo fino al più recente Karmapa, si chiamano tutti così.
KYENNO vuol dire: “Tu sai!”. Perciò è come dire: “Karmapa, cerca di capire!” Perché? Perché si
hanno problemi, o perché si ha bisogno della trasmissione, o della realizzazione. E’ una
comunicazione. E’ diventato un mantra molto famoso tra i Kagyupa, e specialmente nella
tradizione Karma Kagyupa è molto usato. Altri maestri vengono invocati nello stesso modo, per
esempio si dice: “Orgyen kyenno!” (o-rgyan mkhyen-no). Orgyen è Guru Padmasambhava. In Tibet
questa invocazione si trova scolpita nelle rocce. Nelle vicinanze di un monastero Gelugpa è
possibile trovare le parole “Tsongkapa kyenno!”, che significano: “Sappi, Tsongkapa!”
JIG in tibetano vuol dire ‘paura’. In generale si hanno molte paure, grandi, piccole, medie, di tutte le
misure. Di alcune si è consapevoli, di altre no, ma la più grande è la paura del samsara. Ogni giorno
abbiamo molti problemi. DAN è la congiunzione ‘e’. DUGNAL vuol dire ‘sofferenza’. GUN vuol
dire ‘ogni cosa’, perciò significa ‘tutte le sofferenze e i timori’. LAS vuol dire ‘da’, perciò ‘da tutte
le sofferenze e i timori’. GYAB significa ‘salvare’ e SOL ‘chiedo’. Vuol dire: “Ti chiedo di
salvarmi da tutte le sofferenze e le paure”. Se preghiamo ci deve essere una ragione, che è sempre
connessa alla sofferenza e alla paura, perciò chiediamo queste cose. Se vogliamo però cercarne il
senso più profondo, allora la paura del samsara significa che è necessario realizzarci.
Poi, riguardo a cose meno importanti, ricordate che ci sono state molte persone che pregando Tara
sono riuscite a uscire di prigione. La mia sorella maggiore mi ha raccontato molte storie di questo
genere. Lei è stata per tre anni in prigione nel Tibet orientale. In principio non la lasciavano uscire,
così che tutto quello che faceva era la pratica di Tara, tutto il tempo. Dopo un po’ i dirigenti cinesi
cambiarono idea e le chiesero di occuparsi dei maiali. Le affidarono sette maiali. Lei non poteva
sfuggire al loro controllo, ma poteva almeno muoversi dove loro potevano vederla e controllarla,
perché doveva trovare il cibo per quei sette maiali. I cinesi le avevano dato quei maiali perché
potessero moltiplicarsi, e lei doveva trovare il cibo. Per trovarlo andava nelle cucine dei soldati e
degli ufficiali, perché i cinesi buttavano via una grande quantità di cibo. In questo modo i maiali si
moltiplicarono e diventarono sempre più numerosi. Quando ci furono più maiali le fu dato più
spazio per muoversi, perché doveva trovare una maggiore quantità di cibo, e, in tre anni di
prigionia, l’ultimo anno non fu costretta a rimanere dentro. Lei dice che questo accadde con l’aiuto
di Tara. Questo è un esempio.
C’era poi un’amica di mia sorella che era stata imprigionata in una casa. Pregò Tara e recitò il
mantra e dopo un po’ ebbe la sensazione che la porta fosse aperta. Certo quando si mette qualcuno
in prigione non si lascia la porta aperta. Una notte andò pian piano alla porta e la mosse un po’, e la
porta si aprì, così lei scappò e andò a rifugiarsi in India. Questo è un altro esempio di quante cose
possono succedere se si prega Tara. Qual era il motivo di queste preghiere? Era la paura. Forse le
due donne pensavano che i cinesi le avrebbero torturate. A causa della loro paura, chiesero a Tara di
aiutarle. E ci sono molte altre motivazioni simili a questa.
TARE!
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TAM.
Ora dobbiamo unificarci con Tara. Perciò pronunciamo: “TAM”. Ricordate che quando si fa la
pratica di Tara di Adzam Drugpa non si deve solo immaginare Tara di fronte a se stessi e invocarla,
ma alla fine bisogna anche manifestarsi come Tara. Questo vuol dire che Tara diventa come la Via e
in questo modo ci si realizza. Ricordate che nel Chöd, quando si fa il guruyoga con Machig Ladon
(Ma gcig Lab sgron) e si recita: “Om Majigmala solva deb” ecc. le ultime parole: “Ma yumqen
gopan tobbar xog” significano la realizzazione come la grande madre. In quel momento si unifica
Machig Ladon con se stessi. Significa che Machig Ladon diventa la Via e ci si realizza in quello
stato. Qui è lo stesso con Tara. Tara diventa la Via, così noi stessi ci manifestiamo come Tara.
Naturalmente unifichiamo quella manifestazione a noi stessi e diventiamo quella manifestazione.
Rimaniamo con la presenza di noi stessi come Tara verde, con la sillaba verde TAM al centro della
nostra manifestazione. Volendo possiamo immaginare le lettere del mantra intorno alla TAM.
Ci sono due modi di fare questo. In genere la maggior parte delle pratiche di Tara sono connesse
col sistema dello Yogatantra. In questo caso c’è la TAM al centro e tutt’intorno le lettere del mantra
disposte come i petali di un fiore. Invece quando facciamo la pratica secondo il sistema
dell’Anuyoga, il mantra ruota, come nel caso di Sinhamukha. Sono due sistemi diversi. Se si fa la
pratica di Tara secondo lo stile di Adzam Drugpa, cioè secondo il sistema dell’Anuyoga, allora si
può anche immaginare che il mantra si muove, girando intorno alla sillaba. Ma nel sistema dello
Yogatantra non si fa così, allora bisogna fare questa distinzione. Quindi con la presenza della Tam
si recita il mantra.
Recitate questo mantra quante più volte è possibile, specialmente con la presenza della sillaba TAM
al centro della vostra manifestazione.
Questo è il mantra essenziale.
Se volete fare un ritiro con la pratica di Tara, sapete già come fare la trasformazione di Tara dal
terma di Adzam Drugpa. Se volete potete usare questo sistema. Ma se non riuscite a usare tutte
quelle parole per la comunicazione, potete farlo come è spiegato qui. È facile fare un Thun, non ci
vuole molto tempo. Se state facendo un ritiro, quando recitate il mantra è importante visualizzare la
TAM al centro della trasformazione. È importante, se recitate il mantra molte volte, farlo ruotare in
senso antiorario, per avere un effetto maggiore. Questo metodo di pratica è connesso con
l’Anuyoga. Potete fare in questo modo. Se recitate il mantra molte volte, potete fare il trondus.
Dalla TAM si espandono infinite luci in tutte le direzioni, invitando il potere e la saggezza di tutti i
realizzati, e ricevendo in voi stessi tutte le luci che unificate. Questo si chiama trondus, e mentre
recitate il mantra potete fare questa pratica. Se non fate così, e recitate soltanto il mantra, vi
annoierete presto.
Perciò questo serve anche per non annoiarsi. Inoltre, ogni tanto fissate l’attenzione anche sulla
sillaba TAM con il mantra rotante.
Ogni tanto fate anche il trondus dalla sillaba al cuore o dal mantra rotante.
Facendo così il mantra diventa più efficace.
Il mantra deve ruotare nello stesso modo che con le Dakini, cioè in senso antiorario e con le sillabe
rivolte verso l’interno, perché con tutte le manifestazioni femminili si fa in questo modo.
Se però considerate il mantra come un mandala, secondo il sistema del Kriya Tantra, allora dovete
visualizzarlo su petali.
Le lettere sono scritte su tutti i petali, e non si muovono.
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Quando si fa la pratica di Avalokitesvara secondo il sistema Yogatantra, con la sillaba HRI al
centro, sui sei petali ci sono sei sillabe, OM MANI PADME HUM, ma per il mantra di Tara, OM
TARE TUTTARE TURE SVAHA, c’è bisogno di un numero maggiore di petali.
In questo caso essi non sono rivolti verso l’interno, ma sono sistemati come su un mandala.
Tuttavia non è necessario fare questo tipo di visualizzazione, perché questa pratica è connessa con il
sistema Anuyoga.
Per questa ragione, la visualizzazione può essere istantanea.
Se visualizzate in questo modo funzionerà bene.
OM TARE TUTTARE TURE MAMA AYUR PUNYE JNANA PUSTIN KURU SVAHA.
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E’ una siddhi di cui abbiamo molto bisogno, perché se manca dobbiamo studiare per molti anni.
Per esempio, dobbiamo leggere i libri pagina per pagina ma se avessimo RIGBAI LO, l’intelligenza
suprema, forse basterebbe andare in una biblioteca e rimanervi in contemplazione per alcune ore per
realizzare il senso di tutti i libri che sono lì, risparmiandoci così la fatica di leggerli.
Avere RIGBAI LO vuol dire avere questa capacità, che è propria, in Tibet, di alcune
reincarnazioni.
Ma anche in quel caso non è così facile. Anche loro non è che appena nati capiscano tutto e non
debbano studiare niente, perché appena nati si è bambini e non è facile ricordare tutto. Ma se nella
loro natura hanno questa capacità, allora quando determinate cause secondarie la risvegliano,
certamente non devono studiare come altri, che si sacrificano per anni. Forse basta che studino un
po’ con un Maestro per capire già tutto perfettamente.
Per esempio, io ho avuto un maestro, Konkar Rinpoche (Gangs dkar rin poche), un maestro
Kagyupa che fu anche il maestro del Gyalwa Karmapa. Da lui ho ricevuto molti insegnamenti. La
sua residenza e il su monastero erano su una montagna molto alta al confine del Tibet orientale,
chiamata Konkar, ‘neve bianca’.
Il Konkar Rinpoche precedente al mio maestro era un grande praticante, ma non era uno
studioso. Aveva provato a studiare con grandi sacrifici, ma poiché aveva trovato grandi difficoltà
aveva smesso, dicendo che preferiva fare pratica.
Perciò recitava molte volte al giorno il tantra di Manjusri. Diceva: “Sono nato così ignorante che
non ho la capacità di studiare. Lo trovo molto difficile e voglio preparami, per essere più
intelligente nella mia prossima rinascita”.
Per questo motivo recitava il tantra di Manjusri tutti i giorni almeno tre volte e quando ne aveva
la possibilità sette. Il tantra di Manjusri non è breve, ci vuole molto tempo a recitarlo. Si dice che
per questo motivo il suo successore fosse molto intelligente. Si dice che quando era molto piccolo
fosse molto facile per lui imparare qualsiasi cosa. Quando andò dal suo al mio paese, in Derge, nel
Tibet orientale, in quel periodo lì, nel monastero Dzogchen, c’era un collegio di filosofia buddhista.
Era chiamato Sri Sing, dal nome del maestro Sri Singha. C’era un altro maestro lì, chiamato Zhenga
Rinpoche (gZhan dga), un grande studioso e praticante di Dzogchen. Konkar Rinpoche andò a
studiare da lui. Zhenga Rinpoche aveva molti bravi studenti, ma Konkar Rinpoche era uno dei tre
che lui considerava i migliori in assoluto.
Konkar Rinpoche non passò molti anni con lui come gli altri, che lo seguirono anche per otto
anni, ma stette con lui per poco più di un anno, e questo fu abbastanza per lui per diventare uno dei
migliori studenti.
Nello studio della filosofia era considerato veramente notevole.
In Cina i comunisti formarono un’associazione buddhista ed elessero un maestro Gelugpa, un
grande studioso chiamato Geshe Sherab Gyatso, come presidente.
Ora è morto, ma da vivo aveva scritto molti libri ed era considerato uno dei più grandi studiosi
tra i Gelugpa del nostro tempo.
Era difficile che lui considerasse qualcun altro un grande studioso, specialmente se non era un
Gelugpa.
Si incontrò alcune volte con Konkar Rinpoche e prima di conoscerlo personalmente ebbe con lui
una corrispondenza.
Quando andai da Konkar Rinpoche vidi molte lettere di Geshe Sherab Gyatso.
Quando si incontrarono, Geshe Sherab lodò moltissimo Konkar Rinpoche, dicendo che era uno
studioso eccellente.
Questo è il significato di Rigbai Lo.
NAMJYOD vuol dire ‘capacità’. E’ la capacità di avere XESRAB, ‘saggezza’, che può
manifestarsi in vari modi. Gli ultimi due versi sono:
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SID DAN XIVAI BALJYOR GAN LAGBA
DE GUN LHUNGYIS DRUBBAI DRAXIS XOG.
DAN è la congiunzione ‘e’, SID vuol dire ‘esistenza’. In questo caso vuol dire ‘cose mondane’,
in generale. Per esempio, vuol dire ricchezza in termini di soldi, o riuscire a far funzionare qualcosa,
o conoscenza della politica, o sapere come fare il proprio lavoro.
Queste non si possono chiamare siddhi supreme, ma sono siddhi mondane che è necessario
avere. Perciò spesso è necessario studiare molti anni per imparare una professione.
Tutto questo significa che nella dimensione temporale vi sono molte cose diverse.
XIVA vuol dire ‘pacifico’. Pacifica è una condizione al di là delle cose mondane. Trovarsi nello
stato di contemplazione, o trovare la realizzazione totale, tutte queste cose sono chiamate XIVA.
In generale queste due parole, SID e XI significano anche samsara e nirvana.
Perciò significa ottenere tutti questi aspetti di samsara e nirvana.
BAL è la gloria, e significa anche ‘prosperità’.
JYORBA vuol dire ‘ricchezza’, ricchezza di saggezza, di beni, di denaro, di tutto, anche di
conoscenza. Se si vuole scrivere un libro, la ricchezza della conoscenza non deve mancare,
altrimenti si rischia di fare una brutta figura. Questo è il significato di JYOR.
Nel linguaggio moderno BALJYOR vuole dire ‘economia’, ma non dovete pensare che qui abbia
questo significato: qui significa ‘prosperità’ e ‘ricchezza’.
GAN LAGBA vuol dire ‘qualsiasi cosa’, ‘tutto’, cioè qualsiasi cosa che esiste in termini di
prosperità e ricchezza, negli aspetti relativi di samsara e nirvana.
DE GUN vuol dire ‘tutto questo’.
LHUNGIS DRUB vuol dire ‘perfetto’. Significa non dover lottare o sacrificarsi per ottenere tutto
questo. Sorge automaticamente.
Questo è il significato di LHUNGYIS DRUBBAI DRAXIS XOG. DRAXIS vuol dire ‘gloria’.
DRAXIS XOG è un modo di invocare per ottenere la gloria.
I 21 MANTRA DELL’AZIONE
Per poter praticare i mantra dell’azione, prima dovete praticare il mantra principale, altrimenti
non ha senso. Dopo aver fatto un ritiro personale di Tara di almeno una settimana con il mantra
principale, potrete usare i mantra dell’azione. Questa è una condizione. Un’altra condizione è che
non utilizziate questi mantra in modo contrario. Tutti abbiamo il nostro egoismo, pensiamo al
nostro interesse e facciamo le cose per quello, ma per usare questi mantra bisogna avere una buona
ragione. Una buona ragione è per l’insegnamento o per il beneficio di altri. La terza condizione è
che li teniate segreti. Al giorno d’oggi potete trovare mantra dell’azione pubblicati in molti libri, ma
la trasmissione e i libri sono due cose diverse. Se ricevete una trasmissione, la mantenete e la
utilizzate, questa produrrà la sua funzione, ma solo leggere in un libro non produce niente. Perciò è
molto diverso. In questo caso dovete anche promettere di mantenere il segreto, soprattutto riguardo
ai mantra dell’azione. I mantra dell’azione in generale non sono pubblici, comunque io ne darò la
trasmissione e quelli che faranno la pratica come promesso potranno averli e utilizzarli secondo
necessità.
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Ci sono molti mantra dell’azione di Tara. I principali sono legati alle sue ventuno
manifestazioni. Ci sono ventuno manifestazioni principali di Tara di cui ciascuna ha la sua ragione.
La ragione è connessa ad una di queste ventuno azioni, ma ce ne sono anche molte altre secondarie
che si possono imparare. Per chi non sa, questa è già come una chiave. Ora spiegherò a che cosa
serve ciascun mantra.
La trasmissione di questo insegnamento appartiene al Nyinthig.
Questa pratica di Tara si trova soprattutto - ma non solo - nel Longchen Nyinthig (Klong chen
snying thig).
Un mantra serve per ricevere saggezza, e quando riceviamo la saggezza ciò sviluppa un po’
anche la nostra chiarezza, in modo che possiamo comprendere qual è il significato del mantra.
In questo caso dobbiamo aggiungere questi mantra a quello principale (OM TARE TUTTARE
TURE…)
2. Il secondo mantra si usa se si vuole sviluppare l’intelligenza, non per diventare furbi, ma per
comprendere meglio il senso dell’Insegnamento e la propria situazione. Se si diventa più intelligenti
si è anche più consapevoli e studiare e imparare diventa più facile. Anche questo è molto utile.
5. Questo mantra è per conquistare, perché a volte è necessario anche questo. Ci sono molte cose
da conquistare, fra cui la capacità. Tra le Dakini ce n’è una chiamata Kurukulle, di colore rosso.
Rosso è il simbolo del potere. Kurukulle è una manifestazione di Tara e la sua pratica è specifica
per questo tipo di azione. Perciò quando è necessario dovete aggiungere alla pratica principale
questo mantra. Alcuni praticano Kurukulle perché vogliono conquistare altre persone, ma è meglio
stare attenti, perché se ci si fissa molto su questo tipo di azioni si possono creare un sacco di
problemi. Se fate la pratica principale di Tara e poi aggiungete questo mantra dell’azione, allora
non dovrebbero esserci problemi. Perciò non bisogna buttarsi nei mantra dell’azione e praticare
solo questi, perché se non si ha la capacità di controllarli si può acquisire anche nervosismo. Ci
sono molte cose che si possono acquisire, non solo buone, e perciò la gente trova problemi.
6. Questo mantra si usa per liberarsi delle provocazioni (Tib.: gdon). Ci sono molte malattie che
sono provocate da diversi tipi di esseri. Anche le energie esterne possono metterci in una condizione
di squilibrio. Per coordinare le nostre energie e liberarci da queste provocazioni usiamo questo
mantra.
7. Poi c’è un’altra azione, per difenderci da tempeste o fulmini, o per proteggerci se ci troviamo
nel mezzo di una guerra. Se siamo in difficoltà di questo tipo, per superarle usiamo questo mantra.
8. Qualche volta succede che siamo pacifici, tranquilli, non facciamo niente che offenda gli altri
eppure molte persone aggressive vengono e non ci lasciano in pace. Non dobbiamo lottare, ma in
qualche modo dobbiamo proteggerci. Per risolvere questo tipo di problema abbiamo questo mantra.
9. Questo mantra è per qualsiasi tipo di paura possa sorgere. Nella pratica di Tara si parla delle
otto o sedici classi di paure, ma non è molto importante fare questo tipo di analisi, sebbene venga
fatta nell’insegnamento, perché ogni paura ha la sua storia, e se non la si conosce, non si può sapere
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quale tipo di paura può sorgere. Comunque per superare qualsiasi tipo di timore si usa questo
mantra.
10. C’è un altro mantra per conquistare qualcosa che ci è necessario. Talvolta troviamo molti
ostacoli, così che non riusciamo in quello che vogliamo fare; in questo caso usiamo questo mantra.
Lo si può utilizzare anche per avere una specie di vittoria, perché se non si vince a volte non si può
portare a termine quello che si vuole fare.
11. Questo è un mantra per superare la povertà e la miseria. Spesso si ha questo genere di
problemi, e perciò si usa questo mantra. Esiste una dakini chiamata Norjuma e un rito per la
ricchezza che è sempre connesso con questa dakini. Il suo mantra si chiama di Basudhare (o
Norjuma) e anche lei è un’emanazione di Tara. Questo mantra, quindi, è quasi la stessa cosa che
quello di Norjuma.
12. Questo è un mantra che si usa per arrecare beneficio al paese in cui si vive, o anche per
aumentare la prosperità di una famiglia, o nel caso che una famiglia non abbia figli. Le persone che
non hanno figli e ne vogliono pregano molto Tara. L’inno di lode alle ventuno manifestazioni è
considerato molto importante a questo scopo, ma bisogna aggiungervi questo mantra particolare.
13. Questo mantra si usa quando si deve combattere contro qualcuno o qualcosa, perché può
succedere che si abbia questo tipo di problema. C’è un proverbio che dice che dove c’è un profondo
insegnamento ci sono anche forti demoni. Dove c’è molto bene c’è anche molto male e, anche se
non bisogna lottare, bisogna confrontarsi con questo. Perciò si recita questo mantra.
14. Se si sentono le provocazioni e le negatività delle otto classi, e non solo queste, ma qualsiasi
altro tipo di negatività in generale, si usa questo mantra per liberarsene.
15. Quest’altro mantra è per purificare e superare ostacoli o karma negativi, o impedimenti alla
realizzazione e alle azioni positive. E’ vero che ogni qual volta facciamo qualcosa di buono
troviamo sempre molti ostacoli. Non dobbiamo allora scoraggiarci, ma piuttosto fare qualcosa per
superarli. Dobbiamo rilassarci e certamente riusciremo. In questo caso useremo questo mantra.
16. Qualche volta ci si sente come sotto l’effetto di una maledizione, che può venire non solo da
esseri umani, ma anche da tutte le altre classi di esseri potenti. Ci sono molti tipi di maledizioni, che
vengono mandate non solo da uomini, ma anche da altri tipi di esseri. Se li provochiamo, è facile
riceverle. Anche un potente praticante di arti magiche può maledirci. Molte persone credono in
queste cose, anche nel mondo occidentale; sono cose che hanno un effetto negativo e per questo la
gente ci crede. Se si ha questo problema non bisogna disperarsi ma piuttosto liberarsene, e questo è
il mantra da usare.
17. Se si sta viaggiando, si usa questo mantra. In Tibet quando si viaggia c’è sempre da temere i
banditi, e qui, anche se non ci sono banditi, i ladri non mancano, allora è meglio proteggersi. Anche
se non siamo gente malvagia, talvolta possono manifestarsi molti nemici. Anche se noi non li
consideriamo nemici, loro ci considerano tali e ci disturbano. Per proteggerci da questo tipo di
problemi possiamo recitare questo mantra.
18. Un altro mantra è per superare problemi dovuti ad avvelenamenti. Qualche volta possiamo
essere avvelenati dal cibo, o dall’atmosfera, o avere intossicazioni. Per purificarci o per proteggerci
usiamo questo mantra.
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19. Qualche volta possiamo ricevere un segno negativo come un presagio di morte, o dei segni
che portano sfortuna, o avere dei sogni terribili. Non sono i sogni a causare la negatività, piuttosto ci
mettono in guardia contro di essa. Per superarla bisogna poi recitare questo mantra.
20. Alcune persone hanno molte malattie, prendono sempre il raffreddore o l’influenza e così,
per proteggersi da questi e in particolare dalle malattie contagiose, si usa questo mantra.
21. L’ultimo mantra è per aiutare le persone malate, perché quando qualcuno è malato la sua
energia protettiva è spesso indebolita.
Questo mantra si usa per rinforzare l’energia protettiva, specialmente quella degli altri, ma lo si può
usare anche per se stessi.
Quando questa energia protettiva è danneggiata in Tibet si dice che manca il La (bla).
Spesso traducono ‘La’ come ‘anima’, ma il vero significato di questo termine è ‘forza protettiva’.
Se questa manca, non si muore necessariamente subito.
Senza il La si può vivere anche degli anni, ma fisicamente si diventa molto deboli, e quando manca
lo si vede anche dal volto, che diventa molto pallido, come se la persona non avesse mangiato
neanche un po’ di burro o di olio per un mese.
Questo è un aspetto che indica che manca il La.
Per richiamarlo si può fare la pratica di lunga vita, o dei rituali appositi.
Se è necessario vanno fatti, ma se si è dei praticanti si può usare anche questo mantra, per rinforzare
la propria energia protettiva.
C’è una divinità femminile, Maritse, che è anche una manifestazione di Tara, e c’è un mantra di
questa divinità che bisogna recitare la mattina al sorgere del sole.
C’è una visualizzazione del sole che sorge come una manifestazione di Maritse.
Questa divinità è seduta su un disco di luna, ma la schiena è appoggiata sul sole, e tutto è
illuminato.
Si immagina, quando il sole sorge, che l’energia di Maritse sia nei raggi di luce e che tutte le
negatività - rappresentate dall’oscurità - vengano disperse da questi raggi.
Con questa presenza si recita il mantra di Maritse: OM MARI TSEYE MUM SVAHA.
Si dice che liberi dalle negatività, almeno da tutte quelle della giornata.
Specialmente al giorno d’oggi, poiché ci sono molti problemi dovuti a incidenti, vi chiedo di
recitare un po’ questo mantra, quando dovete viaggiare.
E’ considerato molto importante, specialmente in questi casi. Ma non ci si protegge solo col mantra,
bisogna anche usare un po’ il cervello e stare attenti, altrimenti è molto facile avere incidenti.
Come dico sempre, noi siamo - in queste circostanze negative - come una lampada accesa nel vento.
Ricordate quindi, quando viaggiate o fate altre cose, che dovete proteggervi un po’.
Questo ultimo mantra ha la stessa funzione del mantra di Maritse, ed è perciò molto utile.
Io ho ricevuto per la prima volta questa trasmissione da mio zio Togden, che ha realizzato il corpo
di luce, e la seconda volta da Ayu Khadro, così ho due trasmissioni e il lignaggio è connesso a
questi due maestri. Quando ricevete una trasmissione dovete conoscerne la fonte e capire da dove
viene quell’insegnamento.
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LA PRATICA
LO YOGA DI ARYA TARA
OM
E HO SHUDDE SHUDDE
YAM HO SHUDDE SHUDDE
BAM HO SHUDDE SHUDDE
RAM HO SHUDDE SHUDDE
LAM HO SHUDDE SHUDDE
E YAM BAM RAM LAM
SHUDDE SHODANAYE SVAHA
TARE
TAM
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OM TARE TAM SVAHA
EMAKIRIKIRI
MASHTAVALIVALI
SAMITASURUSURU
KUTALIMASUMASU
EKARASULIBHATAYAY
SAMUNTACARIASUGHAYAI
BHETASANABHYAKULAYE
SAKARIDHUKHANA
MATARIVAITANA
PARALIHISANA
MAKARTAKELANAM
SAMBHARATAMEKHACANTAPA
SURYABHATAREPASHANAPA
RANABHYATISAGHURALAPA
MASMINSAGULITAYAPA
GHURAGHURA SAGHAKHARNALAM
NARANARA ITHARPATALAM
SIRNASIRNA BHESARASPALAM
BHUNDABHUNDA CISHASAKELAM
SASA RIRI LILI II MIMI RA RA RA
OM DHARE DHARE
BHANDHARE SVAHA
JAYA JAYA SIDDHI SIDDHI
PHALA PHALA
‘A A HA SHA SA MA
MAMAKOLIN SAMANTA
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