Sei sulla pagina 1di 1

Si vive sempre di fretta, velocemente, in preda all’ansia.

Si ha fretta nello svegliarsi, fretta nel


prepararsi, fretta nell’arrivare a scuola o a lavoro, fretta nel tornare a casa. Fretta, fretta,
fretta, fretta di che poi? Di morire non di sicuro, la Morte è stata ormai bandita, relegata al
suo degno di caos e ombra. Fretta di vivere? Ma stanno già vivendo.
Mai prima d’ora siamo stati tanto vecchi, mai abbiamo avuto tante esperienze a renderci
saggi, ma mai saremo di nuovo tanto giovani come lo siamo adesso, in questo istante.
Tutto il nostro tempo ci sta davanti, ma sembra sempre troppo poco. Eppure è esattamente
ciò che ci serve per vivere.

Che ci troviamo di tanto bello nella guerra, nella distruzione, in tutto quel sangue e dolore?
La morte è meravigliosa, il vero senso della vita sta nella sua fine, ma una fine simile non
dovrebbe essere neanche pensata. La natura umana è terminare, ma terminare per un
proiettile, una bomba, un coltello ficato nello stomaco, è innaturale. L’uomo non si distingue
dagli altri animali per l’intelletto o per la capacità di essere sociale o per la parola, ma per la
sua crudeltà verso esseri della propria razza, la capacità (e volontà) di costruire trappole a lui
mortali, in grado di annientarlo definitivamente. L’uomo si distingue in quanto
autodistruttivo e malvagio.
Si è mai visto un topo costruire una trappola per topi o un pesce costruire una canna da
pesca o un orso fabbricare una tagliola? No, ma l’uomo ha costruito armamenti spaventosi. E
continua a progettarne di nuovi, sempre più mortali. L’uomo creò le macchine di tortura per
infliggere sofferenza, l’uomo imparò a lavorare il ferro per infliggere morte, l’uomo usò
questi strumenti sull’altro uomo. L’uomo è il fabbro della morte, della sua morte.
L’uomo poi è malvagio, maligno, l’umanità potrebbe considerarsi corrotta. Basta accendere il
televisore per trovarsi davanti capi di stato che preferiscono lasciar affogare chi
dell’autodistruzione umana è prima vittima piuttosto che soccorrerli, che sui social
combatte a suon di slogan (altro che Cicerone e la sua Ars Oratoria!) … ma lasciamo la
politica fuori da questo. Se l’uomo non fosse malvagio, il “male” non sarebbe tanto
comunemente accettato, non sarebbe concepibile l’idea di “male necessario” o di “guerra
giusta”, non si esiterebbe nell’aiutare e nel migliorare le nostre stesse condizioni di vita.
L’uomo, come razza è malvagio.
Ma l’uomo come singolo, l’uomo come individuo e persona ha paradossalmente una natura
opposta. Metti l’uomo in una massa amorfa e inizierà ad andare a sbattere in moti caotici e
distruttivi, seguendo ora la proposta dell’uno ora quella dell’altro. Lascialo fuori dalla massa
e sarà capace di empatia, compassione, gentilezza. L’uomo come individuo è
tendenzialmente “buono”, e la prova è la nostra capacità (e volontà) di amare ed essere
amati, di soffrire con chi soffre e gioire con chi gioisce. La razza è corrotta, ma i membri
possono staccarsi per curarla.

Potrebbero piacerti anche