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L'uomo Che Ha Inventato Il XX S - Robert Lomas
L'uomo Che Ha Inventato Il XX S - Robert Lomas
ISBN: 9788893710206
PROLOGO - UN BUON INIZIO?
Quello che ho lasciato era splendido, pieno d’arte e di fascino; ciò che ho trovato
era meccanizzato, grezzo e senza attrattiva. È questa l’America? In quanto a civiltà
è un secolo dietro all’Europa.
NIKOLA TESLA, 1884
Una bella mattina d’estate del 1884, il treno per Calais stava lasciando
Parigi. Sulla banchina c’era un giovane alto, magro e dai folti capelli neri
pettinati con la riga in mezzo. I suoi baffi nascondevano a fatica i movimenti
nervosi delle labbra, mentre era impegnato a cercare qualcosa nelle tasche
dell’impermeabile, con la concentrazione di chi ha appena perso il
portafoglio. In effetti quell’uomo aveva perso ben più del portafoglio: era
stato derubato di tutti suoi averi, compresi i suoi ultimi risparmi e il biglietto
per New York, che a malapena era riuscito a permettersi. Fece appena in
tempo a rendersi conto del disastro che sentì il treno fischiare, le porte si
chiusero violentemente davanti a lui e sentì l’odore del fumo e del vapore,
mentre i vagoni lentamente iniziavano ad avviarsi.
Che fare? A Parigi non c’era più niente per lui: aveva perso tutti i suoi
averi, abbandonato il suo posto d’ingegnere e lasciato il suo appartamento.
Chiuse gli occhi in preda alla disperazione e, grazie alla sua incredibile
memoria fotografica, gli apparve chiaramente il numero del suo biglietto del
piroscafo. Con solo questa informazione, sarebbe riuscito ad arrivare lo
stesso a New York? Senz’altro, pensò, la società di navigazione avrà avuto
una lista con quel numero prenotato a suo nome, e lui avrebbe potuto
reclamare la sua cabina. Mentre si disperava, il treno aveva già cominciato ad
avanzare. Se avesse perso anche la nave, la possibilità di raggiungere la “terra
promessa” sarebbe definitivamente svanita, insieme a tutto il resto.
Decise in fretta, si voltò e iniziò a correre lungo il binario, sfruttando tutta
la lunghezza delle sue gambe sottili per riuscire a raggiungere e saltare sul
treno in corsa. Nel lungo tragitto verso la costa ebbe tutto il tempo di
riportare alla mente i più piccoli dettagli del biglietto perduto.
L’uomo dalla sorprendente memoria era un cittadino serbo di ventotto
anni, Nikola Tesla. Sappiamo ciò che accadde quel giorno perché lui stesso,
negli anni a venire, ricordò in una serie di articoli molti episodi della sua
gioventù, tra cui anche la storia del bagaglio rubato.
Arrivato al porto, scoprì che ricordare il numero del biglietto non bastava
a convincere la compagnia di navigazione a farlo salire a bordo. Compresa la
situazione, iniziò a frugarsi nelle tasche: trovò qualche moneta, un fazzoletto,
alcune poesie e articoli scritti da lui, un quaderno di calcoli relativi alla
soluzione di integrali irrisolvibili, chiuso con un nastro, alcuni studi per un
nuovo progetto di una macchina volante e una lettera. Questa era di un amico
inglese, Charles Batchellor, con il quale aveva spesso giocato a biliardo a
Parigi. Questi conosceva il famoso inventore Thomas Edison, ed era stato
proprio lui a suggerire a Tesla che l’America era il paese dove avrebbe potuto
farsi un nome come scienziato, proponendogli di scrivere una lettera di
presentazioni a Edison. Ovviamente Tesla aveva posto più attenzione a quella
lettera che al portafoglio e a tutti i suoi bagagli. Forse adesso avrebbe potuto
usarla per superare quella situazione spiacevole. Aprì con attenzione la busta,
e lesse:
All’egr. sig. Thomas Edison… questa lettera le viene consegnata dal sig. Nikola
Tesla…
«Non può sbagliare», gli aveva detto il meccanico. «Nessun altro ha così tante
veneziane alle finestre del proprio palazzo.»
Quel cavallo fu responsabile delle ferite mortali riportate da mio fratello, io ero
presente quando successe, e nonostante tutti gli anni che sono passati da allora,
quell’episodio è ancora impresso davanti ai miei occhi. Tutti i suoi successi
facevano apparire insignificanti le cose in cui mi impegnavo. Qualunque cosa
degna di elogio io facessi, acutizzava solo il dolore dei miei genitori per la perdita
del loro figlio maggiore. Così crebbi con una scarsa fiducia nelle mie capacità.
…Un uomo pieno d’ingegno, che dimostrava i princìpi della fisica escogitando
sempre nuove invenzioni. Tra queste, ricordo un dispositivo a forma di bulbo
completamente rotante, ricoperto da un foglio di alluminio e predisposto per
roteare velocemente se collegato a una macchina statica. È impossibile riuscire a
esprimere l’intensità delle emozioni che mi provocava assistere a quei fenomeni
così misteriosi. Ogni esperimento produceva migliaia di echi nella mia mente.
Desideravo saperne sempre di più, riguardo a quella forza straordinaria.
George Bernard Shaw osservò che il progresso dipende dalle persone irragionevoli.
Sosteneva che la persona ragionevole si conforma alla realtà, mentre
l’irragionevole tenta in tutti i modi di adattare il mondo alle proprie esigenze;
quindi, per ogni cambiamento importante, dobbiamo contare sugli irragionevoli…
CHARLES HANDY
Aver ritardato fino a oggi il nostro ingresso nel settore dell’energia elettrica è stata
una fortuna. Dopo aver tratto vantaggio dall’esperienza pubblica di altri, siamo
dunque entrati in concorrenza, appena ostacolati da una minima spesa per le prime
sperimentazioni. Ora però la nostra organizzazione è priva delle spese che altre
imprese elettriche devono sostenere. Ci proponiamo quindi di condividerne i frutti
con i nostri clienti.
Nikola Tesla. Qui si vede l’inventore nella fulgida gloria della miriade di lingue di
fuoco elettriche, dopo che egli si è colmato di elettricità.
Gli effetti delle affermazioni di Edison sui rischi mortali dell’elettricità a
corrente alternata furono così smentiti nel modo più spettacolare. Le cose
cominciavano ad andare bene per Tesla e per il suo sistema a corrente
alternata, ma il mondo degli affari gli stava preparando un’altra dura lezione.
CI VEDIAMO ALLA FIERA
Mi prese uno struggente desiderio di rivederla. Questo sentimento crebbe così forte
che decisi di abbandonare tutto il lavoro per soddisfare la mia nostalgia, ma trovai
troppo difficile allontanarmi dal laboratorio.
Il suo impianto a corrente alternata polifase aveva ormai preso vita. Gli
ingegneri di tutto il mondo cominciavano a comprendere che il suo sistema
era l’unico in grado di trasportare l’elettricità attraverso lunghe distanze.
Mentre la sua reputazione cresceva, egli proseguì con i suoi costosi
esperimenti, sicuro che ben presto Westinghouse avrebbe cominciato a
pagare le royalty dovute. Immaginava con trepidazione un futuro fatto di
ricerche ben pagate e di riconoscimenti pubblici, poiché aveva contribuito a
costruire un mondo migliore per tutti. Le cose però non andarono come
pensava.
L’elettricità a corrente alternata cominciava a essere rispettata dagli
uomini d’affari, poiché offriva migliori margini di guadagno. L’impianto a
corrente continua di Edison stava perdendo la prima posizione nel mercato,
ma i principali brevetti per l’illuminazione restavano nelle sue mani, ed egli
non si faceva scrupoli nei confronti delle società che glieli stavano rubando, e
in particolare con Westinghouse, il primo obiettivo delle sue battaglie
giudiziarie. Nel 1891 la lunga disputa della società di Edison con
Westinghouse cominciava a volgere al termine.
Il pretesto che aveva usato Westinghouse per utilizzare i brevetti delle
lampade di Edison senza pagare le royalty era stato l’acquisto dei brevetti per
le lampade a incandescenza di Sawyer-Mann. Il problema era che loro
lampade non avevano mai funzionato bene, perché facevano uso di un
massiccio filamento che bruciava in pochi minuti, mentre la lampada di
Edison utilizzava un filamento molto più sottile che durava centinaia di ore.
Così, Westinghouse continuava a produrre copie esatte delle lampade di
Edison sostenendo che i grezzi brevetti Sawyer-Mann gli dessero il diritto di
farlo. La Edison’s Lighting Company aveva portato la questione in tribunale,
ma il processo si era trascinato per più di sei anni e non sembrava potersi
risolvere prima della scadenza del brevetto, nel 1894.
Ma Westinghouse non era stato il solo ad aver cercato di rubare i brevetti
a Edison. La società Thomson-Houston, fondata da un ex commerciante di
calzature, stava cercando di sottrarre lo stesso brevetto, ed era co-imputata
nel processo. Il brevetto per la lampada a incandescenza, come tutti gli altri
brevetti di Edison, era gestito dalla Edison Electric Light, una società in mano
ai banchieri di Edison, e due dei principali rappresentanti nel Consiglio della
Edison Electric Light erano J.P. Morgan e Edward Adams. In quanto
banchieri, questi uomini d’affari s’interessavano più ai profitti che ad altre
questioni tecniche: infatti non erano entrati in società quando Edison aveva
costruito le fabbriche per produrre impianti elettrici, ma solo dopo il successo
riscosso dalle vendite.
In quel periodo la Edison Electric Light aveva le solite difficoltà che
accomunano molte imprese in sviluppo: stava finendo i soldi. Era una società
di successo che riceveva molte ordinazioni, ma non veniva pagata fino alla
completa consegna dell’impianto, e nel frattempo ogni settimana doveva
pagare gli stipendi a duemila impiegati e comprare le materie prime molto
prima di essere pagata per il prodotto finito. Più commesse otteneva, più
denaro doveva prendere in prestito per restare a galla.
Nel 1889 aveva grossi debiti e molte difficoltà nel pagare gli stipendi. Se
Westinghouse e Thomson-Houston non gli avessero rubato i clienti,
utilizzando i suoi brevetti, Edison probabilmente non sarebbe stato così
vulnerabile. Qualunque fosse la causa delle sue difficoltà finanziarie, i
banchieri videro la possibilità di assumere il controllo dell’impresa
industriale di Edison.
La Edison Electric Light era una società costituita soltanto per riscuotere
le royalty sui brevetti di Edison; ma adesso i banchieri che la gestivano
proposero a Edison di comprare le sue fabbriche. Gli accordi andarono avanti
per molto tempo, ma alla fine Edison decise di vendere per 1.750.000 dollari.
Sembrò sollevato del fatto che qualcun altro si fosse assunto la responsabilità
degli stipendi settimanali, e si prese la prima vacanza dopo anni, recandosi in
Europa. La nuova società di banchieri fu chiamata Edison General Electric
Company, e questa fusione di una parte così grande dell’industria elettrica
rese vulnerabili le piccole imprese, e altri banchieri iniziarono a pensare di
fondere le restanti piccole società in entità maggiori, che i proprietari lo
volessero o meno.
Uno dei direttori della Edison Electric Light era preoccupato riguardo la
validità a lungo termine del sistema elettrico a corrente continua. Il suo nome
era Edward Adams, che per caso era anche un amico di George
Westinghouse: egli capì che Edison e Westinghouse erano in possesso dei
brevetti più importanti per il futuro dell’elettricità, e cercò di farli accordare
mettendo da parte le loro divergenze, ma Edison gli inviò una brusca risposta:
Sono ben consapevole delle risorse e degli impianti di Westinghouse, i suoi metodi
di fare affari si sono spinti talmente in là che quell’uomo dev’essere impazzito a
causa dell’improvvisa ricchezza o per qualcos’altro che non comprendo, e presto o
tardi finirà sdraiato in una gran pozza di fango.
Sembra che esse seguissero un principio errato: quello della bassa resistenza di un
conduttore a incandescenza e di una elevata potenza di corrente elettrica. Dunque
la grande scoperta che ha reso valido il principio è stata quella di adottare una forte
resistenza nel conduttore, con una piccola superficie di illuminazione e una
rispettiva riduzione della potenza della corrente. Questo è stato compiuto da
Edison.
Bradley utilizzò la legge di Ohm a favore di Edison, a supporto della
legge sui brevetti degli Stati Uniti. L’idea di usare un filamento sottile al
quale servisse solo una bassa potenza della corrente per produrre un flusso
luminoso fu il reale progresso tecnico. Edison aveva fatto un buon uso della
legge di Ohm, e questo era alla base del suo brevetto; così, il 4 ottobre 1889,
il giudice Bradley si espresse a favore di Edison.
Tale sentenza mise Westinghouse e la compagnia Thomson-Houston in
una posizione difficile: Edison aveva ceduto i propri interessi alla Edison
General Electric, anche se continuava a guidarla, e i banchieri che la
dirigevano stavano per concludere un ottimo affare. Ben presto i rivali di
Edison avrebbero dovuto pagare le royalty o sarebbero stati costretti a
chiudere le loro fabbriche di lampade. Per prendere tempo, Westinghouse e la
Thomson-Houston ricorsero in appello alla Corte federale. Edison era furioso
per le tattiche ritardatrici dei “pirati” che continuavano a rallentare le sue
vendite, e gli attacchi molto poco scientifici dei suoi rivali sulla natura
mortale degli impianti a corrente alternata divennero ancora più velenosi.
La legge di Ohm, però, stava per rivelarsi un’amante infedele: gli aveva
permesso di vincere la sua battaglia legale, ma allo stesso tempo si preparava
a negare qualsiasi futuro all’impianto elettrico sul quale Edison aveva
costruito la propria impresa; inoltre gli avrebbe presto giocato un altro brutto
scherzo. Il giudice Bradley aveva usato legge di Ohm per sostenere il
brevetto di Edison, tuttavia la corrente continua non sarebbe mai stata in
grado di percorrere le stesse distanze della corrente alternata.
Il ricorso in appello di Westinghouse fu presentato a New York. Egli
utilizzò una squadra di esperti scienziati e di avvocati di primo piano per
umiliare Edison. Westinghouse decise che se il successo del brevetto di
Edison si basava sull’applicazione della legge di Ohm, avrebbe dimostrato
pubblicamente che il grande inventore non comprendeva tale legge. Se fosse
riuscito a dimostrare che Edison non conosceva veramente le leggi
dell’elettricità, le sue affermazioni sui pericoli della corrente alternata
avrebbero riscosso una minore credibilità presso l’opinione pubblica. E allo
stesso tempo avrebbe potuto utilizzare la testimonianza di Edison - insieme
alla notizia del successo della centrale elettrica di Telluride - per promuovere
l’elettricità a corrente alternata. Il motivo per il quale fosse stato disposto a
costruire Telluride in perdita fu chiaro: il suo trionfo avrebbe dimostrato
senza ombra di dubbio che Edison non conosceva l’elettricità, dichiarandosi
apertamente contro la tensione ad alto voltaggio per la trasmissione su lunga
distanza. L’impianto di Telluride era in funzione da più di un mese, senza
aver subito alcuna interruzione, al tempo in cui Edison si presentò come
testimone davanti al giudice William A.Wallace: in quella bella mattina di
giugno, il controinterrogatorio avrebbe mostrato l’ignoranza di Edison nei
confronti della teoria dell’elettricità. Gli atti del processo testimoniano nei
dettagli come Edison venne umiliato:
«Che cosa sapeva della legge di Ohm, quando cominciò a produrre la sua lampada
a filamento, signor Edison?», chiese l’avvocato.
«Non comprendevo del tutto la legge di Ohm quando cominciai a lavorare, nel
1878: se l’avessi compresa perfettamente non avrei dovuto fare tanti esperimenti»,
rispose l’inventore.
«Perché la conoscenza della legge di Ohm le avrebbe permesso di non fare troppi
esperimenti?»
«Perché avrei cercato di risolvere il problema matematicamente; molti matematici
hanno lavorato per me negli ultimi dieci anni, ma hanno tutti fallito.»
«Ma non sono state forse le leggi della scienza elettrica, a mostrarle la strada per i
conduttori ad alta resistenza?»
«Non credo. I calcoli vengono sempre dopo gli esperimenti, non prima.»
«Signor Edison, lei ha utilizzato dei matematici per assisterla nel suo lavoro?»
Edison rispose: «Io posso assumere dei matematici, ma loro non possono assumere
me».
Durante tutta la notte, ogni fibra del mio cervello era in tensione per l’attesa. Ma
non successe niente fino alla mattina presto, quando caddi in un sonno profondo - o
forse persi i sensi - e vidi una nuvola che trasportava figure angeliche di
meravigliosa bellezza, una delle quali si protese con amore verso di me e
gradualmente assunse l’aspetto di mia madre. L’apparizione fluttuò lentamente
nella stanza e poi svanì, e io fui risvegliato da un indescrivibile e dolcissimo suono
di voci diverse. In quell’istante ebbi la certezza - che nessuna parola riuscirebbe a
esprimere - che mia madre era morta.
Il mattino seguente Tesla era molto preoccupato per quella strana visione,
ma ricordò che una volta aveva visto un quadro che raffigurava
allegoricamente una delle quattro stagioni sotto forma di una nuvola, con un
gruppo di angeli che sembravano fluttuare nell’aria: era la stessa immagine
apparsa nel suo sogno, ma con la madre al centro di essa. Una musica
proveniva dal coro della chiesa vicina, dalla messa della mattina del giorno di
Pasqua. Soddisfatto di aver interpretato scientificamente la visione si sentì un
po’ più sollevato, ma non appena si alzò dal letto ricevette un messaggio: la
madre era appena morta. La tensione provocata dal fatto di non poter fare
niente se non vederla morire, dev’essere stata terribile. Parlando al funerale,
disse: «Era una grande donna, di raro coraggio, forza e capacità, che era
riuscita ad attraversare le tempeste della vita. Ed è esclusivamente
all’influenza di mia madre che devo qualunque tipo di inventiva che
possiedo».
Dopo il funerale, ebbe un collasso e perse la memoria. Aveva già
sperimentato su se stesso il potenziale anestetico dell’elettricità, e potrebbe
averne fatto uso anche in seguito, affinché lo aiutasse a dormire in quel
periodo di forte stress.
Quando si riprese, recuperò lentamente la memoria, ma divenne ancora
più introverso. Gli amici dissero di lui che, da quel momento in poi, non si
allontanò più dal suo mondo fatto di problemi d’ingegneria, e continuava a
tracciare disegni e schemi perfino sulla tovaglia in attesa del pranzo, o
interrompeva una conversazione per parlare di esperimenti. In seguito, in un
articolo intitolato Le mie invenzioni2, scrisse:
Come una penitenza per non essere rimasto accanto alla madre nel
momento della sua morte, Tesla s’impose di rileggere l’intera Bibbia, e dopo
due mesi, passati esclusivamente a leggere, completò l’opera. Non raccontò
mai a nessuno ciò che avesse veramente scoperto nell’Apocalisse ma, da
allora in poi, rimase affascinato dalle attività delle forze naturali - e
probabilmente fu questa sua passione che lo spinse, tra le altre cose, a
imbrigliare le cascate del Niagara per ottenere l’energia elettrica.
Fece ritorno in America giusto in tempo per aiutare Westinghouse a
prepararsi per la Fiera mondiale. Le fabbriche di Pittsburgh erano riuscite a
produrre una lampada che non violasse i brevetti della General Electric: il
momento decisivo era arrivato, e la scommessa di Westinghouse stava per
cominciare.
Il primo maggio del 1893, giorno dell’inaugurazione, 96.620 lampade a
incandescenza di Westinghouse, alimentate dai generatori di Tesla,
illuminavano l’intera area delle esposizioni.
Lo stesso Tesla offrì lo spettacolo di un uovo di metallo che, adagiato su
un drappo di velluto, si metteva in piedi, ruotando rapidamente, alimentato
dalla magia della corrente alternata. La folla si accalcava per vedere
l’inventore, col suo cappello a cilindro, lo smoking e gli alti stivali di gomma;
lo vide far passare milioni di volt di elettricità ad alta frequenza attraverso il
suo corpo, e accendere lampade grazie alle scintille scaturite dalla punta delle
sua dita. Finalmente le menzogne di Edison sulla corrente alternata vennero
smentite, davanti alla folla che accorreva ad assistere alla Fiera. La “guerra
delle correnti” si avviava alla conclusione.
LO SFRUTTAMENTO DELLE CASCATE DEL NIAGARA
Parte del confine settentrionale fra Stati Uniti e Canada corre lungo il
fiume Niagara. Questo fiume collega il lago Erie al lago Ontario, e determina
i confini naturali tra lo Stato di New York e l’Ontario. Ha inizio nel lago Erie,
vicino alla città di Buffalo, e scorre per poco più di 53 km fino a immettersi
nel lago Ontario. Il livello dell’acqua dell’Ontario è più basso di 100 metri
rispetto a quello del lago Erie, e l’Ontario si trova ai piedi di un imponente
dirupo calcareo. Il Niagara si getta da questo dirupo creando delle spettacolari
cascate di 55 metri di altezza, le famose cascate del Niagara, dove la forza del
salto d’acqua sviluppa una nebbia perenne di arcobaleni, prodotta dai raggi di
sole che brillano tra le minuscole gocce d’acqua in sospensione.
Le cascate sono uno spettacolo grandioso. Quando si divide attorno a
Goat Island, il Niagara precipita con una esibizione di forza che lascia senza
fiato, con i suoi 900 milioni di piedi cubici l’ora di portata. Queste cascate
sono una famosa attrazione turistica negli Stati Uniti e in Canada, nonché una
ricca fonte di energia. Da oltre duecento anni, da quando Don Joncaire
costruì la prima segheria azionata da una ruota ad acqua spinta dal flusso del
Niagara, il fiume è stato una fonte di energia.
Tesla aveva sperimentato personalmente la forza dell’acqua corrente. In
gioventù era stato un abile nuotatore, e qualche volta le sue imprese avevano
superato le sue capacità: a sedici anni, ad esempio, aveva rischiato di perdere
la vita mentre nuotava da solo in un fiume di Carlstadt. La corrente lo
sospingeva verso un’alta diga, e non aveva notato che il fiume era in piena,
quindi agli usuali 5-7 cm di placide acque che scorrevano sopra la diga si
erano sostituiti più di 30 cm di veloci acque schiumanti. Mentre nuotava
verso il centro del bacino, la corrente lo aveva preso con forza trascinandolo
verso il salto della diga, di oltre 15 m: se fosse stato trasportato oltre sarebbe
sicuramente morto.
Mentre stava per essere scaraventato oltre la diga, aveva avuto la
prontezza di spirito di aggrapparsi al muro, e si era ritrovato così nella stessa
situazione di una farfalla in un barattolo di vetro. La forza dell’acqua lo stava
schiacciando, ma se avesse lasciato la presa la pressione lo avrebbe spinto
oltre il dislivello, gettandolo sulle rocce sottostanti; era perciò rimasto
attaccato al muro con triste rassegnazione, cercando disperatamente una via
d’uscita. Nessuno poteva sentirlo, chiedere aiuto non sarebbe servito; era
impossibile nuotare controcorrente, e la pressione dell’acqua non lo faceva
respirare. Allentare la presa, nel mezzo di un tale getto, avrebbe significato
morte certa.
In seguito Tesla ricordò che la drammaticità della situazione lo aveva
costretto a pensare lucidamente: il fatto che l’acqua lo stesse schiacciando
contro il muro gli aveva fatto pensare che se si fosse reso più piccolo, l’acqua
avrebbe avuto minor superficie da comprimere. Come poteva riuscirci? La
sua fu una soluzione semplice ma geniale: si voltò, mettendosi di lato rispetto
al flusso dell’acqua: in questa posizione la pressione si ridusse di un terzo,
permettendogli così di trascinarsi a riva, esausto ma vivo. Aveva appena
ricevuto un’indimenticabile lezione su quanta potenza potesse sviluppare
l’acqua. Dopo questo episodio, subì sempre il fascino della forza dell’acqua,
e quando vide una fotografia delle maestose cascate del Niagara riconobbe in
loro una potenza senza limiti. Nel 1919 Tesla riportò nella rivista «Electrical
Experimenter» un ricordo dei tempi di gioventù:
A scuola rivolsi la mia attenzione alle turbine ad acqua. Ne costruii molte, e
provavo un grande piacere a farle funzionare… A quel tempo rimasi folgorato da
una descrizione delle Cascate del Niagara. Le avevo studiate attentamente, e nella
mia testa mi ero raffigurato una grande ruota azionata da quelle immense cascate.
Dissi a mio zio che un giorno sarei andato in America per realizzare questo
progetto. Trent’anni dopo vidi il mio progetto realizzato proprio sulle Cascate del
Niagara e mi meravigliai degli impenetrabili misteri della mente.
La potenza della General Electric entra in Europa. Come presidente del settore
illuminazione della General Electric in Europa, Mike Zafirovski sta seguendo le
orme di Thomas Edison, inventore della luce elettrica e fondatore della società con
il più alto valore di mercato del mondo. Ma Zafirovski ha anche un ruolo principale
in una nuova rivoluzione. Per la maggior parte dei 105 anni da quando Edison l’ha
fondata, la General Electric è stata vista come un leviatano americano con un
sempre maggior numero di interessi all’estero. Oggi questa immagine sta subendo
una trasformazione radicale. La General Electric… sta creando un nucleo di quadri
dirigenziali d’élite, estremamente capaci, che domineranno il mercato mondiale del
XXI secolo.
Senza dubbio gli uomini d’affari sono stati capaci di gestire le compagnie
elettriche meglio dei loro inventori, visto che le società fondate da Edison e
Westinghouse mantengono tutt’ora il loro nome e sono vitali e rispettate.
Scommettendo proprio come un giocatore d’azzardo, Westinghouse
aveva promesso alla popolazione di Niagara che la fornitura di energia
elettrica sarebbe stata senz’altro un successo. Per sua fortuna, la prima
collaborazione con la General Electric funzionò a dovere. Westinghouse
affidò a un ingegnere scozzese, George Forbes, il progetto e la realizzazione
della centrale elettrica. Il prudente Forbes era stupito dalla «tipica audacia
americana» mostrata da capitalisti e industriali: ispirati dal “battage
pubblicitario” fatto da Westinghouse, questi avevano investito grandi somme
di denaro nella costruzione di fabbriche che avrebbero sfruttato l’energia
idroelettrica, ben prima però che la costruzione della centrale elettrica della
cascate del Niagara fosse ultimata.
Forbes progettò una centrale elettrica che usava tre generatori Tesla da
5000 cavalli-vapore. Fu inusualmente attento - per l’epoca - alle tematiche
ambientali, impegnandosi a «non sfigurare le bellezze naturali del luogo».
Costruì un canale a monte delle cascate per portare l’acqua alla centrale, che
veniva poi trasportata alle turbine lungo un tubo del diametro di circa 2,20 m.
Dopo aver fatto girare i grandi alternatori, l’acqua percorreva un tunnel sotto
la città di Niagara per poi venire scaricata nuovamente nel fiume, sotto le
cascate.
Per accogliere gli operai che avrebbero lavorato nelle nuove fabbriche
venne costruito vicino alle cascate un nuovo insediamento industriale. Era
fornito di un sistema di fognature moderno, pompe elettriche che portavano
acqua corrente, vie illuminate elettricamente e strade ben asfaltate. Era stata
concepita come una città industriale modello, “senza fumi”, e fu ultimata
insieme alla centrale elettrica. Quando nell’aprile del 1895 venne messa in
funzione la centrale elettrica, la prosperità della regione fu finalmente
garantita. I giornali dell’epoca descrissero il progetto come «la più importante
opera di ingegneria mai realizzata». A “guerra delle correnti” conclusa, il
sistema di Tesla conseguì una vittoria campale. La consacrazione finale
arrivò l’anno seguente, quando la General Electric - la società fondata da
Edison - completò la realizzazione delle linee elettriche di Buffalo e pagò
Westinghouse per il privilegio di aver usato quegli stessi brevetti che Edison
aveva rifiutato dieci anni prima da Tesla. Alla fine, lo scherzo dei 50.000
dollari era costato a Edison la società e la reputazione. Tesla ebbe almeno la
soddisfazione di ridere per ultimo.
La stampa si avventò su Tesla, lodandolo e descrivendolo come «Nikola
Tesla, il nostro più grande scienziato “elettrico” - più grande perfino di
Edison». Gli articoli più duri su Edison possono essere riassunti dal seguente
commento: «Edison è stato un innovatore coraggioso e audace. Ora è
diventato un difensore dello status quo cauto e conservatore». In realtà,
Edison si era comportato con Tesla esattamente come avevano fatto anche le
compagnie del gas, ed era stato probabilmente spinto dagli stessi motivi:
dalla paura che tutti gli sforzi, le apparecchiature e i capitali investiti nella
corrente continua sarebbero stati persi se si fosse imposta la corrente
alternata. Sfortunatamente, l’essenza di qualsiasi grande lavoro scientifico è
proprio nella sua transitorietà e nel fatto che prima o poi verrà sempre
sostituito da nuove scoperte. Edison era stato il grande eroe, ma adesso era
stato sostituito da un altro idolo, Nikola Tesla.
Un simile livello di adulazione può dare dipendenza, e Tesla stava per
avere un assaggio di quella fama che lo avrebbe spinto a divenire un
promotore di sé noioso e poco amato. Se il bambino sensibile dentro di lui era
abituato a non aspettarsi nessuna lode, all’ingegnere di successo che le
sperimentava per la prima volta non bastavano mai. Se fosse stato meno
preoccupato dell’opinione altrui forse avrebbe ottenuto l’approvazione del
pubblico, che tanto desiderava. Invece, benché ricordato da ingegneri e
scienziati, il suo nome è praticamente sconosciuto a quella massa di persone
che beneficiò, e continua a beneficiare, dei frutti del suo talento. È un triste
riflesso dei suoi fallimenti nella gestione degli affari e nelle relazioni
personali.
La fama non poteva giungere in un momento meno adatto per una
persona così ansiosa di farsi accettare dalle “persone che contano”. Per sua
sfortuna, il primo grande successo di Tesla arrivò in un momento in cui i
giornali erano soliti scavare nel torbido e nello scandalo pur di attirare altri
lettori. Il risultato fu che la reputazione di Tesla, nel tempo, subì le
conseguenze di alcuni dei suoi progetti incredibili che non si avverarono mai,
e della sua incapacità di trattenere dichiarazioni grandiose pur di apparire sui
giornali. Ma di questo ne parleremo più avanti. Per adesso, godiamoci i frutti
della sua vittoria nella “guerra delle correnti”, anche se questi stavano già
gettando il seme delle future follie.
La Niagara Falls Power and Conduit Company - questo il suo nome
definitivo - decise di celebrare l’introduzione nella città di Buffalo
dell’energia idroelettrica offrendo un banchetto nel locale più elegante della
città, l’Ellicott Club. Per festeggiare questo trionfo del capitalismo americano
furono invitati ospiti di riguardo da ogni parte del mondo, e dopo il
banchetto, il brindisi principale venne dedicato all’Elettricità, e Nikola Tesla
fu invitato a parlare.
Sfortunatamente, si comportò come se si fosse trovato a una conferenza
per addetti ai lavori, invece che a un ricevimento, e cominciò a descrivere una
sua visione del futuro, dove l’elettricità avrebbe alimentato lo sviluppo del
benessere delle città, il successo delle nazioni e il progresso dell’intera
umanità.
Il cibo era ottimo e il vino scorreva a fiumi nella sala banchetti quella sera
del 12 gennaio 1897; e quando Tesla prese la parola, si era ormai fatto tardi.
Parlò del bisogno dell’uomo dell’energia, e di come questo bisogno fosse
stato soddisfatto con la macchina a vapore, fino all’avvento del motore
elettrico. Poi sottolineò l’importanza del motore elettrico per il futuro
dell’industria, e la necessità di generare l’elettricità in modo conveniente ed
efficace. Espose le proprie idee sulla progettazione delle turbine e sui rapidi
sviluppi delle applicazioni pratiche dell’elettricità, come i raggi X, la
saldatura, le ferrovie elettriche, il telefono e l’illuminazione. Lodò gli
scienziati che avevano reso possibili questi progressi: «Il lavoro di questi
uomini di talento non finisce qui, il bello deve ancor venire».
E anche il bello del suo discorso doveva ancora venire: descrisse gli
impianti sul Niagara come un monumento al progresso intellettuale e alla
pace, considerandoli una dimostrazione della sottomissione delle forze della
natura al servizio dell’uomo: «Noi dipendiamo sempre dall’energia,
qualunque sia il nostro obiettivo e qualunque sia il campo verso il quale
rivolgiamo la nostra attenzione. Se vogliamo offrire a ogni uomo ciò di cui
ogni essere razionale ha bisogno per condurre un’esistenza tranquilla,
dobbiamo fornire più macchinari e più energia».
Il suo pubblico giocherellava con i bicchieri vuoti, chiedendosi quando
sarebbe stato servito il porto. Imperterrito, Tesla proseguì. Parlò dei nuovi
modi per produrre energia e di come le risorse naturali dovessero essere
sfruttate a beneficio di tutta l’umanità. Rivelò che era ormai prossimo a
scoprire il modo di generare elettricità libera e gratuita, per tutti, sfruttando la
carica elettrica della Terra stessa.
Continuò poi parlando della necessità di trasmettere tale energia elettrica
ovunque nel mondo. Mentre il discorso continuava, alcuni dei membri più
irrequieti del suo elegante pubblico potrebbero essersi perso questo
commento, gettato là con apparente noncuranza: «Ho ideato alcuni strumenti
che ci permetteranno di trasmettere le forze elettromotrici in modo molto più
efficace di quello reso possibile da un’apparecchiatura comune. I progressi
compiuti in questo campo mi hanno rinnovato la speranza di poter realizzare
un giorno uno dei miei più grandi sogni: la trasmissione di energia di centrale
in centrale senza l’impiego di fili».
Il banchiere J.P. Morgan, presente al banchetto, si sarà certamente chiesto
come Tesla pensasse di guadagnarsi da vivere dalla trasmissione nel mondo
di elettricità libera, ma non potè domandarglielo, perché lo scienziato stava
ancora parlando. Di sicuro Tesla aveva suggerito uno scenario che per il
banchiere risultava molto preoccupante: l’unico mezzo conosciuto di fornire
energia elettrica era quello di impiegare un filo che univa la centrale elettrica
al cliente, ed era chiaro a chi dovesse essere addebitata la fornitura, visto che
al palazzo dell’utente giungevano i fili di rame che lo collegavano alla
centrale. Se qualcuno non pagava, bastava staccare i fili. Ma Tesla aveva
appena suggerito che l’elettricità poteva essere dispersa nell’aria, e chiunque
avrebbe potuto catturarla e utilizzarla. Questa idea avrebbe certamente
permesso di risparmiare sul costo del rame utilizzato per fabbricare i fili, ma
fece tuttavia scattare un allarme nella testa del banchiere. Tesla stava
veramente dicendo che chiunque e in qualunque luogo avrebbe potuto
installare un’antenna e utilizzare l’energia elettrica raccolta dall’aria per le
necessità casalinghe o addirittura industriali? Come avrebbero fatto le
compagnie elettriche a guadagnarci? E se alcuni utenti non avessero pagato,
come sarebbe stato possibile disconnetterli senza togliere la corrente a tutti?
Morgan, realizzando che Tesla stava ancora parlando, mise da parte questi
pensieri e continuò ad ascoltare.
Tesla era quasi arrivato al termine della sua maratona di quarantacinque
minuti, e stava concludendo con un ringraziamento per la città che gli stava
offrendo questa magnifica occasione di mettersi in mostra. «È stato un
piacere poter conoscere la simpatia dei cittadini di Buffalo e ricevere
l’incoraggiamento delle autorità canadesi; spero che altre città seguano presto
questo esempio. Questa città fortunata deve essere fiera di se stessa: ora
possiede risorse senza pari, strutture commerciali e vantaggi che poche città
nel mondo possiedono, e grazie all’entusiasmo e allo spirito di progresso dei
suoi cittadini, diverrà senza dubbio uno dei centri industriali più importanti
del pianeta».
Tornò al suo posto accompagnato da applausi frenetici. Aveva descritto la
sua visione del futuro, sorprendentemente accurata in alcuni aspetti e troppo
ottimista in altri, ma aveva anche piantato il seme del dubbio nella mente di
J.P. Morgan, a capo della General Electric. La vecchia società di Edison era
appena stata costretta a comprare i brevetti di Tesla per poter continuare a
vendere l’energia elettrica, e adesso Tesla stava lavorando a un sistema per
assicurare l’energia gratuita, eliminando così la General Electric dal mercato?
RISONANZA E RADIO
Mezzo milione di dollari sono una bella somma per chiunque; per Tesla,
che per questa cifra aveva venduto a George Westinghouse i propri brevetti
sulla corrente alternata, rappresentavano la libertà. Anche se aveva dovuto
dividere la somma con i suoi soci, una metà era sua, e poteva farci quello che
voleva. Totalmente assorbito dalla determinazione a studiare e a inventare,
non vedeva l’ora di riprendere gli esperimenti. Prima però doveva tener fede
all’impegno di lavorare per qualche tempo nella fabbrica di Westinghouse,
per “aiutarlo” a sviluppare le sue macchine.
Un anno dopo, sia lui che gli ingegneri di Westinghouse constatarono con
piacere che i progressi raggiunti avrebbero permesso finalmente a Tesla di
lasciare Pittsburgh e far ritorno a New York. I colloqui e le discussioni con
gli ingegneri lo avevano portato a riflettere sulla velocità di inversione della
corrente alternata, e adesso aveva una nuova idea con la quale divertirsi.
Perché la velocità di inversione era così importante? La velocità con cui la
corrente cambia direzione è detta “frequenza”, e fino ad allora, Tesla aveva
utilizzato frequenze di non più di sessanta inversioni (o cicli) al secondo.
Dopo il suo confronto con Stanley sulla frequenza da impiegare per azionare
i motori, Tesla aveva cominciato a domandarsi se non fosse davvero un
aspetto particolarmente importante: sapeva che i motori girano meglio con
frequenze minori e che, al contrario, i trasformatori preferiscono frequenze
maggiori. Decise così di studiare le ragioni di questa differenza.
Nell’estate del 1889 Tesla tornò a New York, impaziente di rientrare nel
suo laboratorio e riprendere gli studi. Adesso poteva permettersi tutto quello
che gli serviva e, lavorando da solo, poteva coltivare esclusivamente i propri
interessi.
La risonanza e la frequenza dominavano la sua mente e, dentro di sé,
Tesla riviveva constantemente la scena della palla di neve che rotolava verso
valle, diventando sempre più grande. In quel momento aveva assistito a una
forza molto piccola che aveva causato un effetto molto grande: il problema
era comprenderne il perché. Se avesse compreso il principio, avrebbe potuto
usare piccole forze per causare grandi effetti. Cercò di pensare al problema
come a una sorta di effetto domino: immaginò di posizionare una lunga fila di
tessere in piedi, una dopo l’altra, e di spingere la prima per vedere tutte le
altre cadere in successione. Il leggero movimento di una tessera poteva far
cadere centinaia di altri pezzi. Come poteva generarsi una così grande energia
da una piccola spinta? Improvvisamente Tesla capì che la prima tessera usava
la forza di gravità per far cadere tutte le altre e che, utilizzando questa forza,
poteva ottenere molto più di quanto potesse farlo da sola.
E se avesse utilizzato una serie di tessere dove ogni pezzo fosse stato
leggermente più grande del precedente? Se teoricamente ne avesse allineate
un grande numero, e avesse impresso una piccola spinta alla prima minuscola
tessera, allora l’ultimo, enorme pezzo avrebbe potuto anche distruggere
l’Empire State Building! Ciascun anello nella catena avrebbe aumentato la
quantità di energia disponibile, così che, con una catena sufficientemente
lunga, un qualsiasi lieve impulso avrebbe potuto rovesciare un enorme
blocco.
Tesla quindi inizò a interessarsi alle vibrazioni meccaniche, costruendo
una piattaforma vibrante per studiare le reazioni a diverse velocità di
vibrazione. Questa piattaforma, come noteremo tra poco, ebbe “strani” e
sensazionali effetti sugli esseri umani - degli effetti che potevano
potenzialmente essere molto “sporchi”!
Questo succedeva quando Tesla, l’ospite più alla moda di New York,
organizzava cene esclusive invidiate da tutti. Una sera si presentò lo scrittore
Samuel Clemens, più noto con il nome di Mark Twain, accompagnato da un
gruppo di giornalisti. Da bambino Tesla si era ammalato di malaria e in quel
periodo, costretto a letto, aveva letto Le avventure di Tom Sawyer e Le
avventure di Huckleberry Finn. Fu talmente ispirato dalle avventure di Tom e
Huck che si convinse che i due libri gli avessero risollevato il morale
aiutandolo a guarire. Adesso, venticinque anni dopo, era entusiasta di
conoscere lo scrittore e di comunicargli che i suoi libri gli avevano salvato la
vita. Da quella sera Clemens divenne un assiduo frequentatore del laboratorio
di Tesla, che si trovava al numero 35 di South Fifth Avenue, poco distante
dalla casa dello scrittore. Probabilmente Tesla desiderava una nuova figura
paterna che approvasse pubblicamente il suo lavoro, e Clemens una
possibilità di promuovere la propria immagine associata a Tesla.
Durante una delle sue visite, Clemens avrebbe accidentalmente
dimostrato una delle imbarazzanti conseguenze delle vibrazioni meccaniche.
Tesla aveva costruito una piattaforma vibrante per studiare come variano le
costanti fisiche in funzione delle vibrazioni. La piattaforma era montata su
cuscinetti elastici e funzionava ad aria compressa, in modo da vibrare con
grande precisione su una vasta scala di velocità. Tesla disse che era così
accurata che poteva funzionare perfino come un orologio a pendolo di
precisione. Un giorno, durante un esperimento, l’inventore salì sulla
piattaforma in moto, avvertendo una sensazione “strana ma gradevole”
mentre il suo corpo vibrava. Invitò poi il suo assistente a salirvi, che
sperimentò la stessa sensazione gradevole. Tesla però, che era rimasto sulla
piattaforma più a lungo, scoprì che la vibrazione gli aveva smosso l’intestino
così tanto che riuscì ad arrivare al bagno appena in tempo. Seduto in bagno,
gli apparve la verità: aveva inventato un lassativo meccanico.
Sia lui che il suo assistente, che avevano l’abitudine di pranzare in fretta
per riprendere rapidamente il lavoro, cominciarono quindi a usare con
regolarità la piattaforma, che risolveva anche i problemi di digestione.
Sull’argomento, Tesla disse all’epoca: «Soffrivamo di dispepsia e di vari
problemi di stomaco, attacchi di bile, costipazione, flatulenza e altri disturbi,
tutti il risultato delle nostre malsane abitudini. Ma dopo appena una settimana
di applicazione tutti questi disturbi sparirono come per incanto».
Poiché anche Samuel Clemens soffriva di costipazione, Tesla suggerì che
la sua “terapia meccanica” avrebbe migliorato la sua situazione. Clemens
trovò la vibrazione così piacevole che restò sulla piattaforma più a lungo di
quanto suggerisse la prudenza. Tesla cercò di avvertirlo, ma Clemens volle
continuare ancora per un po’. Alla fine dovettero mandare una persona a casa
dello scrittore per prendergli un paio di pantaloni bianchi di lino puliti. Era
guarito dalla sua costipazione. Assai colpito dall’apparato, Clemens ne
discusse i potenziali impieghi con Tesla, il quale concordò che la piattaforma
avrebbe potuto offrire grossi benefici medici, oltre a divenire uno strumento
di bellezza:
I benefici maggiori del mio apparecchio saranno destinati alle donne: consentirà
loro di dimagrire senza dover sopportare l’astinenza, le privazioni, la perdita di
tempo e di soldi e le solite torture. Migliorerà il loro aspetto, gli occhi e la
carnagione diverranno più luminosi e si può predire con certezza che un
trattamento continuativo esalterà come non mai la bellezza di una donna.
Non appena la fonte dei disturbi [la tempesta] si è allontanata, il circuito ricevente
ha captato immediatamente i suoi nodi. Benché sembri impossibile, questo pianeta,
nonostante la sua vasta estensione, si comporta come un conduttore di dimensioni
limitate. L’incredibile significato di questo fatto - nella trasmissione dell’energia
attraverso il mio sistema - mi è stato subito chiaro. Non soltanto sarà possibile
inviare messaggi telegrafici a qualsiasi distanza senza l’impiego di fili, ma si potrà
anche imprimere le leggere modulazioni della voce umana in tutto il mondo, e
inoltre, trasmettere energia elettrica, in quantità illimitata e a qualsiasi distanza
terrestre, senza quasi nessuna dispersione.
Quella di comunicare con altri mondi è una vecchia idea. Per anni è stata
considerata solo come il sogno di un poeta, del tutto irrealizzabile. Adesso però,
con l’invenzione e il perfezionamento del telescopio e la conoscenza sempre più
vasta dei cieli, questa idea si è ripresentata, e i progressi scientifici degli ultimi anni
del XIX secolo, insieme alla tendenza verso il concetto di natura di Goethe,
l’hanno intensificata a un livello tale che sembra destinata a divenire l’idea
dominante del secolo che è appena iniziato.
Sotto lo svolazzo della firma di Tesla vi era una fotografia delle sue mani
che impugnavano un tubo a raggi X, sotto cui era scritto: «Bruciando azoto
atmosferico mediante una scarica elettrica ad alta frequenza da dodici milioni
di volt».
Il documento era un tentativo disperato del quarantottenne Tesla di
recuperare il rispetto e di riacquistare la reputazione pubblica. L’annuncio poi
elencava tutti i novantatré brevetti a suo nome: la prima pagina mostrava i
suoi sogni per il futuro, l’ultima pagina descriveva i suoi risultati concreti alle
cascate del Niagara.
Non poteva più permettersi di dire: «Non posso perdere tempo con simili
sciocchezze, ho grandi progetti da concludere» - adesso era costretto a dire
all’industria elettrica:
Desidero annunciare che insieme alla diffusione commerciale delle mie invenzioni,
eseguirò servizi professionali in veste di consulente elettrico e ingegnere… Mi
dedicherò alla ricerca sperimentale e al perfezionamento delle idee, dei metodi e
delle applicazioni; a ideare soluzioni pratiche e, in particolare, alla progettazione e
alla costruzione degli strumenti necessari al raggiungimento dei risultati richiesti.
Qualsiasi compito che mi sarà assegnato e che io accetterò, verrà portato a termine
in modo completo e scrupoloso.
Mi sono giunte molte voci sul fatto che il signor J.Pierpont Morgan non fosse
interessato a me in senso commerciale, bensì con il mero spirito da mecenate con il
quale ha sostenuto molti altri pionieri. Con me mantenne la sua generosa promessa
alla lettera, e da parte mia sarebbe stato irragionevole aspettarmi qualcosa di più.
Aveva il massimo rispetto nei miei confronti, dandomi ogni prova possibile della
completa fiducia nelle mie capacità di portare a termine i miei obiettivi.
Non voglio dare a individui gelosi e meschini la soddisfazione di affermare che io
abbia subito degli impedimenti ai miei sforzi. Costoro non rappresentano altro per
me che microbi di una orribile malattia. Il mio progetto fu ritardato dalle leggi della
natura, il mondo non era ancora pronto: era troppo in anticipo con i tempi. Le
stesse leggi della natura, però, alla fine prevarranno, e riscuoterà un successo
trionfale.
CHARLES A. TERRY
Discorso per l’assegnazione della Edison Medal a Tesla, nel 1917
Per tutta risposta, Tesla si licenziò, dimostrando ancora una volta la sua
totale incapacità di relazionarsi con gli altri: «Non intendevano costruire le
turbine che io avrei voluto», disse, e questa fu la fine dei suoi tentativi di
rifarsi una carriera con le turbine a vapore. Comunque sia, i suoi progetti
funzionavano, e le sue idee sono alla base delle moderne turbine a gas.
L’immaturo impulso di Tesla a volersi mettere in mostra con le figure
autoritarie si presentò di nuovo quando il «New York Times» pubblicò delle
false notizie: si diceva che Tesla ed Edison avrebbero ricevuto entrambi il
premio Nobel per la fisica, e i due furono entrambi intervistati. Edison
semplicemente non commentò, affermando che non ne sapeva niente. Tesla,
invece, rilasciò un’intera intervista dove annunciava che finalmente il mondo
avrebbe riconosciuto l’importanza della sua scoperta, la trasmissione
dell’energia senza fili. Infiammato dall’argomento, aggiunse:
Possiamo illuminare il cielo e privare l’oceano dei suoi terrori! Possiamo prelevare
illimitate quantità d’acqua dall’oceano per l’irrigazione! Possiamo fertilizzare il
suolo e ricavare energia dal sole! Tra cento anni, saranno in molti ad aver ricevuto
il Nobel, ma solo io avrò quattro dozzine di invenzioni che portano il mio nome!
Deve essersi sentito un bel po’ stupido, quando il premio andò invece a
W.H. e W.L.Bragg. Mentre Edison, sapendo che i vincitori del premio Nobel
vengono avvertiti personalmente, prima della diffusione della notizia,
saggiamente non aveva rilasciato alcuna intervista.
Quando Tesla ottenne infine il riconoscimento della Edison Medal
dall’Istituto Americano di Ingegneria elettrica, nel 1917, fu un’ironica vittoria
a doppio taglio. La Edison Medal è infatti un riconoscimento ordinario,
promosso da un gruppo di ammiratori di Edison per premiare le scoperte
scientifiche nel campo dell’elettricità. All’inizio veniva consegnata alla
migliore tesi di laurea elaborata da uno studente di ingegneria elettrica
statunitense o canadese, ma per quattro anni non ci furono candidati. Si
ridefinirono allora i termini della consegna del premio, estendendoli a
qualsiasi residente negli Stati Uniti, nelle colonie o in Canada, che avesse
ottenuto importanti risultati nel campo dell’ingegneria elettrica. I primi sei
riconoscimenti furono assegnati a Elihu Thomson, Frank J. Sprague, George
Westinghouse, William Stanley, Charles F. Brush e Alexander Graham Bell.
Nel 1917 il comitato di premiazione decise di consegnare la settima edizione
a Nikola Tesla.
La premiazione avvenne a New York, il 18 maggio, presso l’Engineering
Societies Building. Il presidente della società, W.W. Rice Jr., aprì la riunione
alle 20.30, e tutto fu messo a verbale, compresa la menzione del premio e il
discorso di Tesla.
Sono nate diverse leggende su questo premio. Alcuni affermano che Tesla
non vi prese parte poiché non voleva essere associato in nessun modo a
Edison; altri sostengono che Tesla avesse abbandonato la riunione in anticipo
per andare nel parco a dare da mangiare ai piccioni. I verbali dell’Istituto
Americano di Ingegneria elettrica indicano invece che Tesla presenziò
all’intera premiazione, ringraziando a lungo e calorosamente per
l’onorificenza conferitagli. Secondo i verbali, il presidente del comitato di
premiazione, il dottor Kennedy, spiegò il significato della Edison Medal, poi
il presidente Rice invitò Charles A.Terry a dire qualcosa sulle difficoltà
incontrate da Tesla e sui suoi primi lavori: «Ritengo ci sia un significato
particolare nel fatto che la settima medaglia venga assegnata a Tesla; in molti
sistemi aritmetici il numero sette viene considerato un numero speciale». Poi
continuò spiegando come molto spesso gli uomini d’intuito e intelligenza
avessero conseguito importanti scoperte a vantaggio dei loro contemporanei,
citando grandi esempi del passato come Michelangelo, Galileo, sir
Christopher Wren, Livingstone, Newton, Franklin, Westinghouse e,
naturalmente, Edison.
Il signor Terry, evidentemente un uomo verboso, continuò: «Sebbene la
speranza in un riconoscimento sia, come è giusto, una motivazione
aggiuntiva per l’impegno già dimostrato, il motivo principale ed effettivo che
spinge questi uomini a impegnarsi in lunghe ore di faticoso lavoro,
compiendo sacrifici personali altrettanto ardui, consiste in quel “Io devo” che
nasce direttamente dall’anima. Ma per i più grandi di questi uomini, il
desiderio di ricompensa consiste più nella consapevolezza di avere raggiunto
i propri obiettivi - e dai giusti riconoscimenti dei contemporanei - che dal
guadagno materiale, tranne nel caso in cui quest’ultimo possa servire per i
futuri progressi delle loro ricerche».
Poi osservò che i buoni ingegneri non invidiano coloro che compiono
grandi azioni, ma anzi sono grati e felici di poter celebrare tali opere - così
come in quell’occasione tutti i membri presenti erano lieti di onorare Tesla -
lo stesso Tesla che ventinove anni prima aveva presentato, proprio a loro, i
primi risultati sui trasformatori e i motori a corrente alternata.
Riassumendo le conquiste di Tesla, Terry continuò affermando che: «È
tutto merito del suo genio la capacità di catturare gli elementi indomabili e
incontrollabili, finora opposti, del sapere e della natura, e riuscire a
imbrigliarli per disegnare gli strumenti dell’uomo». Elogiò la sua
immaginazione e il costante e faticoso impegno, gli elementi dove
risiedevano la forza e la portata dei suoi successi. Rivolgendosi a lui,
concluse il suo discorso: «È impossibile riuscire - con così poche parole - a
descrivere anche in modo superficiale le molteplici attività di Tesla, ma
dobbiamo accontentarci di questa inadeguata presentazione per confermare
l’affascinante talento di quest’uomo, che siamo lieti di accogliere come
cittadino del nostro Paese, il Paese che venticinque anni fa ha scelto di
adottare come proprio».
Giunto finalmente alla conclusione, offrendo Tesla ai colleghi con un
gesto della mano, aggiunse: «Signor Tesla, sarebbe una nostra imperdonabile
mancanza non riconoscere benevolmente il suo lavoro, che sappiamo essere
valido».
Scrosciarono gli applausi, e Tesla ricevette l’elogio dei membri
dell’Istituto in modo elegante e con un umile sorriso sul viso. Il presidente
chiese poi a B.A. Behrend di intervenire:
C’è un tempo per ogni cosa. Basti dire che se dovessimo eliminare dal nostro
mondo industriale i risultati del lavoro di Tesla, le ruote dell’industria cesserebbero
di girare, le macchine e i treni elettrici si fermerebbero, le città sarebbero buie, i
mulini spenti e oziosi. Sì, fino a questo punto è giunto il suo lavoro, è divenuto il
tessuto stesso dell’industria.
Proseguì poi con una lunga descrizione tecnica delle scoperte di Tesla, e
non potè fare a meno di sottolineare l’importanza del suo ruolo nel
meraviglioso progresso odierno. Tesla era al settimo cielo. Finalmente, a
sessant’anni, dopo dieci anni di difficoltà e di pubblico ludibrio, stava
ricevendo il riconoscimento che meritava. Simili momenti erano senza
dubbio da assaporare.
«Chiediamo a Tesla», continuò Behrend, «di accettare questa medaglia.
Non lo facciamo per il semplice piacere di consegnare un’onorificenza o di
perpetuare un nome; ma finché ci saranno uomini che si impegneranno per la
nostra industria, la sua opera sarà la parte integrante della nostra arte, e il
nome di Tesla non correrà mai il rischio di cadere nell’oblio, alla stregua dei
grandi nomi di Faraday, o di Edison». Qui, tuttavia, Behrend si sbagliava:
come ben sappiamo, oggi il nome di Tesla è stato dimenticato al di fuori del
campo dell’ingegneria elettrica.
«Lei ha vissuto e ha visto il suo talento riconosciuto», proseguì Behrend,
«cosa può desiderare di più un uomo? Parafrasando una frase di Pope su
Newton: “La Natura e le sue leggi risiedono nascoste nell’oscurità”: Dio
disse: “Sia Tesla! E la luce fu”».4
Behrend concluse il suo intervento tra gli applausi, ulteriore motivo di
gioia per Tesla. Erano appena passate le dieci quando il presidente si alzò
rivolgendosi all’inventore:
È facile, credo, per gli ingegneri e gli scienziati, dare per scontate le scoperte del
passato. Quando sediamo sotto un albero di mele e ne vediamo una cadere,
sappiamo che si tratta di un ovvio fenomeno naturale: conosciamo la legge di
gravità. Ma per Isaac Newton, molti anni fa, questo fenomeno che appare oggi così
scontato, ha contribuito a un atto di immaginazione creativa tra i più straordinari.
Signor Tesla, questa sera lei si è sentito rivolgere molti complimenti, che non sono
delle formalità motivate dall’occasione, ma le sono stati attribuiti con sincero
apprezzamento per la sua professione di ingegnere elettrico - ed è per questo - e in
riconoscimento di quello che ha realizzato per tutti noi, con la speranza che possa
continuare in futuro a contribuire alla nostra professione - che noi le conferiamo
questa medaglia.
La diffusione della civiltà può essere paragonata a un incendio: prima una flebile
scintilla, poi una fiammella tremolante, infine una potente fiammata, in una
continua espansione di velocità e potenza.
NIKOLA TESLA
Ho lavorato a tutti i dettagli di una nuova teoria dinamica della gravità, e spero di
presentarla molto presto al mondo intero. Spiega in modo così esauriente le cause
di questa forza e il moto dei corpi celesti sotto la sua influenza che metterà fine alle
inutili speculazioni e false credenze, come quella dello spazio curvo. Secondo i
relativisti, lo spazio ha una tendenza alla curvatura che gli deriva da una sua
inerente proprietà o dalla presenza dei corpi celesti.
Pur volendo attribuirle una parvenza di realtà, tale idea fantastica si contraddice
comunque. A ogni azione corrisponde sempre una reazione, e gli effetti di
quest’ultima sono direttamente opposti a quelli della prima. Supponendo che gli
astri agiscano sullo spazio che li circonda causandone la curvatura, a me sembra
che gli spazi curvi debbano allora reagire sui corpi celesti e, producendo gli effetti
opposti, annullare quindi le curvature. Se azione e reazione coesistono, ne deriva
che la presunta curvatura dello spazio è del tutto impossibile. Ma anche se
esistesse, non spiegherebbe i moti dei corpi celesti così come vengono osservati.
Solo l’esistenza di un campo di forza può spiegare questi moti, e questo a
prescindere dalla curvatura dello spazio. Qualsiasi letteratura sul soggetto è inutile
e destinata all’oblio.
È davvero un peccato che Tesla non abbia mai pubblicato la sua teoria
dinamica sulla gravità. Il pensiero moderno suggerisce infatti che quando un
oggetto pesante si muove, emette onde gravitazionali che si irradiano alla
velocità della luce. Queste onde gravitazionali si comportano allo stesso
modo di molti altri tipi diversi di onde. Le grandi invenzioni di Tesla sono
tutte basate sullo studio delle onde: ha sempre considerato il suono, la luce, il
calore, i raggi X e le onde radio come un insieme di fenomeni legati tra loro,
rispondenti alla stessa legge matematica. Le differenze con la teoria di
Einstein ci suggerisce che Tesla avesse probabilmente esteso quest’idea
anche alla gravità.
Negli anni Ottanta si dimostrò che aveva ragione. In uno studio sulla
dispersione di energia di una pulsar a due neutroni chiamata PSR1913+16,
venne dimostrata l’esistenza delle onde gravitazionali. Oggi l’ipotesi di Tesla
sulla gravità come effetto del campo magnetico viene considerata più
seriamente di quanto non avesse fatto Einstein. Sfortunatamente Tesla non
rivelò mai che cosa lo avesse portato a una tale conclusione, e non spiegò mai
la sua teoria della gravità. L’attacco portato alla teoria di Einstein fu
considerato un oltraggio, dalla comunità scientifica del tempo, e solo oggi
abbiamo una conoscenza delle leggi gravitazionali tale da riconoscere che
aveva ragione. Tesla rilasciò poi un’altra affermazione sconsiderata, che dopo
la sua morte non fece altro che consegnarlo definitivamente all’oblio:
Tesla non ebbe il premio, né illustrò mai il suo lavoro. Il governo francese
non ascoltò mai le sue idee poiché gli eventi presero il sopravvento. Hitler
cominciava a estendere il suo potere in Europa, e la Francia fu invasa nel
1940.
Lo strumento di cui parlava Tesla sarebbe potuto essere un prototipo di
laser oppure un cannone al plasma, in grado di sparare particelle ad alta
energia nella ionosfera. I suoi appunti del Colorado mostrano che avrebbe
potuto realizzare entrambe le possibilità, e questi strumenti sarebbero stati
una logica conseguenza dei suoi esperimenti sui fulmini.
Nel 1940, appena passato il suo ottantaquattresimo compleanno, rilasciò
un’intervista al «New York Times» che venne pubblicata il 22 settembre:
Nikola Tesla, uno dei più grandi inventori, che ha celebrato il suo
ottantaquattresimo compleanno il 10 luglio scorso, rivela che è pronto a consegnare
al governo degli Stati Uniti il segreto della sua “teleforza”, in grado di liquefare, a
sua detta, il motore di un aereo a 250 miglia di distanza, e che permetterebbe di
costruire una sorta di invisibile muraglia cinese intorno al paese.