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6 aprile 2022 - 16:33 > Versione online

Da Achille a Kubrick, docenti Urbino


presentano “Il racconto delle armi”

Notizie da Urbino, Fermignano e il Montefeltro / Testata dell'Istituto per la Formazione al


Giornalismo
di ENRICO MASCILLI MIGLIORINI
URBINO – E’ stato oggi finalmente presentato nella sala Incisori del Collegio Raffaello a
Urbino Il racconto delle armi, dei professori dell’università di Urbino Tommaso di
Carpegna Falconieri e Salvatore Ritrovato. Il progetto nasce nel 2019 e il libro esce
per Il Mulino nel 2021 nell’intento di aprire uno spazio di discussione interdisciplinare su
questi strumenti di morte. Ma la presentazione viene sempre rimandata: “Non sapevamo
davvero più se farla o meno”, scherza il professor Ritrovato davanti a una stanza piena
di studenti e curiosi. Il professor Di Carpegna Falconieri è collegato via remoto.
Il testo raccoglie 16 articoli, con un’introduzione di Alessandro Barbero: suddivisi in
quattro sezioni, raccontano la storia di questi oggetti, che spesso nel tempo di sono
“straniati”. Così, si passa dalla descrizione dello scudo di Achille agli scavi archeologici
dell’Alto Medioevo, dalla mitologia norrena alle armi giocattolo passando per il duello e
Stanley Kubrick.
Il Ducato ne ha parlato con il professor Ritrovato.
A un anno dalla pubblicazione questa presentazione in tempo di guerra sembra
forse dare un altro significato a questo libro?
Sì e no. Nel senso che la guerra in Ucraina (che non è l’unica guerra sul nostro pianeta:
qualcuno dice che ve ne sono almeno altre trenta; e nel 2019, quando organizzammo il
convegno, non si stava meglio) ci rende giustamente più sensibili all’argomento delle
armi, considerata la vicinanza del conflitto e le irrimediabili ripercussioni
socio-economiche che esso avrà nell’immediato. Tuttavia noi riteniamo che l’argomento
delle “armi” vada affrontato senza timori, per non ingabbiarlo in tabù. Affrontato con quel
rigore e quella libertà che ogni metodo, sia di area scientifica, sia di area umanistica,
impone. Le armi non sono soltanto strumenti di morte, ma anche elementi imprescindibili
di ‘narrazione’ della nostra storia, perfino di miti fondativi, ma sono anche ‘cose’ ormai
inerti, magari fuori uso, inutilizzabili, che possono essere esposte nei musei e diventare
oggetto di riflessione, nonché di “consumo” turistico. La nostra aspirazione alla pace non
può non passare attraverso la conoscenza delle armi che la negano.

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6 aprile 2022 - 16:33 > Versione online

Come si inseriscono Federico da Montefeltro e Urbino nel ‘Racconto delle armi’?


Federico da Montefeltro è l’immagine dell’uomo d’arme che dimostra però anche una
grande tempra di uomo politico aperto al sapere e alla cultura. Un filosofo sosteneva che
non basta vincere una guerra, bisogna saper organizzare la pace; ecco, possiamo dire
che Federico si è investito, a buon diritto, di questo compito, senza rinnegare il suo
passato, e quel famoso ritratto di Berruguete, in cui compare come un ‘lettore’ vestito di
corazza e munito di spada apre uno spazio ossimorico di riflessione sulla sua figura che
attraversa non solo un’epoca, ma paradossalmente un’intera cultura.
Quali armi di oggi potrebbero ritrovarsi ‘straniate’ nell’uso un domani, al pari degli
esempi del volume?
Non è facile rispondere a questa domanda, perché lo ‘straniamento’ è uno strumento di
assimilazione culturale esposto a numerose variabili. Il primo straniamento cui si espone
ogni arma è quello di ritrovarsi esposta in museo, arrugginita o malconcia, o magari mai
adoperata, ancora intonsa, sotto i riflettori di una teca, con tanto di didascalie e
spiegazioni. Vi si soffermano gli occhi dello spettatore che si chiede come potesse
funzionare. Ma quali sono le variabili adatte a trasformare un temibile oggetto in una
cosa inoffensiva? E’ su questo che bisogna lavorare: mettere a nudo le armi, terribili ma
poveri prodotti di una specie – quella umana – che non può pretendere di decidere le
sorti del pianeta.

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