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INOLTRE: ha grande efficacia nel trattamento palliativo o nel prevenire segni e sintomi
della malattia neoplastica:
-Il dolore può essere alleviato
-La canalizzazione dei visceri cavi ripristinata
-La funzione di alcuni organi ristabilita, etc.
RADIOTERAPIA RADICALE (CURATIVA)
Controllo completo e definitivo della malattia
RADIOTERAPIA SINTOMATICA
Remissione anche temporanea di uno o più sintomi causati dal tumore
RT E CHIRURGIA
• RT COMPLEMENTARE
• RT NEOADIUVANTE
• RT PRE- E POST-OPERATORIA
RT E CHT
CHT E CHIRURGIA
RT COMPLEMENTARE (ADIUVANTE O
PRECAUZIONALE)
ELETTROMAGNETICHE
CORPUSCOLATE
LEGGE di ELLINGER
La radiosensibilità tumorale riflette quella del tessuto di origine
della neoplasia
RADIOSENSIBILITA’ TISSUTALE
•FINALITA’ TERAPEUTICHE
•RADIOSENSIBILITA’ TUMORALE
•ESTENSIONE TUMORALE
•ORGANI CRITICI
•DOSI DI TOLLERANZA 5/5
DISTRIBUZIONE DELLA DOSE NELLO
SPAZIO
Ha l’obiettivo di ripartire la dose in modo che sia massima ed il più uniforme
possibile a livello del volume neoplastico e minima nei tessuti sani circostanti
CONVENZIONALE
1,8 – 2 Gy die x 5 gg alla settimana
MULTIPLO QUOTIDIANO
2 frazioni /die ogni 6-8 ore x 5gg alla settimana
RT ESTERNA
BRACHIRADIOTERAPIA
•
di superficie
•
per infissione
•
endocavitaria
RADIOISOTOPOTERAPIA
RADIOTERAPIA CON FASCI ESTERNI
-ROENTGENTERAPIA
-TELEGAMMATERAPIA
Utilizza raggi gamma con fotoni di energia superiore a quella dei raggi X
convenzionali emessi dal decadimento di sostanze radioattive sigillate
Gli elettroni atomici emessi per effetto termoionico vengono accelerati da campi
elettro-magnetici. La loro energia massima oscilla tra 4-6 MeV per gli acceleratori di
minore potenza a 10-18 MeV per quelli di maggiore potenza
-BETATRONE
-MICROTRONE
LA RADIOTERAPIA INTRAOPERATORIA
CONSENTE DI EROGARE UNA DOSE
UNICA, ELEVATA , DI RADIOTERAPIA IN
ELEVATA , IN UN’AREA ANATOMICA
ESPOSTA DIRETTAMENTE DURANTE
L’INTERVENTO CHIRURGICO
INDICAZIONI ALLA IORT
Pianificazione della RT
(sistemi di immobilizzazione, acquisizione immagini TC,RM,PET/TC per valutazione volumi bersaglio e organi a
rischio)
↓
Esecuzione della RT
↓
Visita finale e follow-up multidisciplinare
(valutazione tossicità, risposta tumorale al trattamento, controllo esiti a distanza)
RADIOTERAPIA
SISTEMATICA
• Radioterapia radicale
Esofago
Polmone
Colon-retto
Sarcomi delle parti molli
• Radioterapia post-operatoria
Encefalo
Cavo orale, faringe, laringe, gh.salivari
Polmone
Mammella
Esofago
Stomaco
Corpo dell’utero
Testicolo
Tiroide (cr non ipercaptanti)
Radioterapia palliativa
Metastasi encefaliche
Metastasi polmonari
Metastasi vertebrali
Metastasi linfonodali
Sindromi compressive midollari
Sindromi compressive viscerali
Prevenzione di sintomi o eventi imminenti
TUMORI DELLA CUTE
• Elevata frequenza
• Soggetti anziani
• Fattori eziologici: esposizione alla luce solare e stati
distroficodegenerativi che ne conseguono
• Cr basocellulari (evoluzione locale)
• Cr spinocellulari (metastasi linfonodali)
TERAPIA
Chirurgia a seconda delle sedi
Radioterapia:
•Esclusiva (naso, padiglione auricolare, palpebra)
•Fasci esterni (plesioterapia 50-60 Kv, LINAC,
brachiradioterapia di superficie Ir192)
•Dose focolaio: frazioni di 6-7 Gy sino a una dose totale di
40-50 Gy in due settimane.
•Guarigione completa nel 90% dei casi
Sequele al trattamento RT della cute
Radiodermite acuta
3-8 Gy eritema
5 Gy epidermite secca
12-20 Gy epidermite essudativa
>25 Gy necrosi
Radiodermite acuta
Radiodermite I grado
Compare dopo due settimane di latenza e regredisce dopo 20-30 gg.
Esordisce con arrossamento, bruciore, prurito, parestesie, talora edema
cui segue desquamazione ed alopecia.
Radiodermite II grado
E’ caratterizzata da eritema precoce, edema intenso, vescicolazioni e
bolle e da dolori vivissimi di tipo nevritico. Può riparare in alcuni mesi
con alopecia, atrofia, discromia e teleangectasie o cronicizzarsi con
ulcerazioni e necrosi.
Radiodermite III grado(erosiva-ulcerosa)
Si manifesta dopo poche ore con intensissimi dolori di tipo nevritico e
eritema cui seguono dopo pochi gg flittene, ulcerazioni e necrosi
profonda. Residuano cicatrici fibrose retraenti e discromiche. Spesso
recidivano.
Radiodermite cronica
Astrocitoma Meningioma
Glioblastoma ( astocitoma III T. dei plessi corioidei
e IV grado)
Pinealoma
Oligodendroglioma
Emangioblastoma
Medulloblastoma
Neurinoma
Ependimoma
Linfomi
Metastasi
Tumori non-glioblastomi
Astrocitomi I e II grado: la loro invasivtà e crescita è
in relazione al grado di anaplasia e la loro evoluzione
clinica è influenzata dalla sede di origine
Oligodendrogliomi: localizzati prevalentemente in
sede sopratentoriale hanno crescita lenta e
raramente presentano caratteri infiltranti
Meningiomi: istologicamente benigni, dal punto di
vista clinico si comportano come tumori maligni a
seconda della sede di insorgenza. Hanno crescita
lenta e graduale
Ependimomi: sopra o sottotentoriali nell’adulto hanno
crescita lenta nell’infanzia possono assumere
carattere maligno (ependimoblastoma)
Tumori non-glioblastomi
Terapia
Chirurgica: trattamento di elezione e a
seconda della sede radicale, parziale o
riduttivo
Radioterapia: •Esclusiva
•Fasci esterni (LINAC o TCT)
•2 campi laterali contrapposti
•Dose focolaio 55-60 Gy
•Radiochirurgia stereotassica
(curieterapia o unità LINAC o TCT)
•Post-operatoria
Glioblastomi multiformi
Detti anche astrocitomi di III e IV grado sono
caratterizzati da un estremo polimorfismo
cellulare con fenomeni anaplastici che ne
condizionano l’elevata aggressività e malignità
Presentano tumultuosa invasività locale e
tendenza all’infiltrazione
Non trattati danno sopravvivenza di circa 2 mesi
dalla diagnosi
Glioblastomi multiformi
Terapia
STADIO 0 Tis N0 M0
STADIO I T1-T2 N0 M0
STADIO II T1-T2 N1 M0
STADIO III A T1-T2-T3 N2 M0
STADIO III B ogni T N3 M0
STADIO IV ogni T ogni N M1
Tumori del polmone
Terapia
NON MICROCITOMA
CHIRURGIA ( I → III A)
RT
CHT + RT ( III A-III B)
RADIOTERAPIA DEL CARCINOMA
NON A PICCOLE CELLULE
Radioterapia esclusiva
Negli stadi I, II, IIIa quando l’intervento chirurgico non sia possibile o sia
rifiutato. Nei tumori di Pancoast veri non suscettibili di trattamento
chirurgico.
Radioterapia preoperatoria
Nei tumori ai limiti della operabilità (T3).
Radioterapia postoperatoria
Negli stadi I, II, IIIa soprattutto nei casi N2 riduce le recidive
locoregionali. Come terapia di “salvataggio” nei casi non radicali
all’intervento chirurgico.
Radioterapia palliativa o sintomatica
Sindrome mediastinica, metastasi scheletriche e SNC, emoftoe.
RT+CHT
STADIAZIONE
STADIAZIONE
m. limitata m. estesa
DELLA PLEURA
Tumori maligni della pleura
Epidemiologia
DEL MEDIASTINO
Tumori maligni del mediastino
Epidemiologia
-TC
-RM
-Angiografia
-Ecocardiografia
-Scintigrafia ed ecografia tiroidea
-Toracotomia e mediastinoscopia
-Biopsia
TIMOMA
E’ il più frequente tumore del mediastino
anteriore. L’età mediana è intorno ai 50 anni
e nel 30% è asintomatico. I sintomi sono
rappresentati da miastenia grave (50%),
eritroblastopenia (5%) e
ipogammaglobulinemia (5%). Le metastasi a
distanza sono rare e sono localizzate a livello
di fegato, polmone e osso.
TIMOMA
B disseminazione a distanza
TERAPIA DEI TIMOMI
STADIO I
L’orientamento prevalente è quello di limitarsi alla sola
chirurgia.
STADIO II e III
Alla chirurgia si fa seguire un trattamento radiante.
STADIO IV
Si procede al trattamento radiante mentre è discussa
l’integrazione con la chirurgia. Alcuni autori sostengono un
ruolo positivo della polichemioterapia nelle forme invasive.
Sequele al trattamento RT torace
POLMONE E PLEURA
Terapia
Chirurgia: sino allo stadio II a
Adenocarcinoma 63%
Adenoacantoma 21%
Adenocarcinoma papillifero 5%
Carcinoma a cellule chiare 6%
Carcinoma misto adenosquamoso 7%
Carcinomi del corpo dell’utero
Terapia
Chirurgia: laparoisterectoimia con annessiectomia
bilaterale e biopsia delle tumefazioni linfonodali sospette
ed eventualmente linfoadenectomia( di elezione negli
stadi I e II)
RT endocavitaria e/o a fasci esterni: esclusiva o post-
operatoria nello stadio I; pre-operatoria e/o post-
operatoria nello stadio II; esclusiva con fasci esterni e
endocavitaria o interstiziale nello stadio III con campo di
irradiazione dei drenaggi linfatici pelvici e lombo-aortici;
di elezione nello stadio IV associata a CHT o
ormonoterapia
Ormonoterapia: nei casi con malattia avanzata o recidiva
(progesterone)
Tumori maligni dell’ovaio
25% circa di tutte le neoplasie ginecologiche
Responsabile del 50% dei decessi per
neoplasie maligne dell’apparato genitale
femminile
Picco di massima incidenza 45-60 aa (compare
raramente prima del menarca)
Fattori di rischio: nulliparità, età della prima
gravidanza, menarca precoce, menopausa
tardiva, familiarità
Fattori protettivi: elevato numero di gravidanze,
uso di contraccettivi
Diagnosi tardiva per l’assenza di sintomatologia
clinica
Tumori maligni dell’ovaio
Diffusione per contiguità: la più frequente, a livello
del peritoneo pelvico (parietale e viscerale) e di
tutta la cavità addominale (omento, piccolo e
grosso intestino, glissoniana epatica, faccia
inferiore del diaframma)
Diffusione linfatica: ai linfonodi lombo-aortici (15-
30% I e II stadio, 50-80% III e IV stadio) e in via
retrogada a quelli iliaci esterni e inguinali, infine
ai mediastinici
Diffusione ematica: fegato e polmone
Bilaterale nel 20-50%
2/3 dei casi la malattia è diffusa
Tumori maligni dell’ovaio
Classificazione in stadi (F.I.G.O. 1987)
Stadio I: tumore limitato alle ovaie
Stadio IA: tumore limitato ad un ovaio con capsula integra e superficie libera
Stadio IB: tumore limitato ad entrambe le ovaie con capsula intatta e superficie
libera
Stadio IC: tumore limitato ad una sola o ad entrambe le ovaie con capsula rotta o
interessamento superficie o ascite o lavaggio peritoneale positivo
Stadio II: tumore in una o entrambe le ovaie con estensione pelvica
Stadio IIA: tumore con estensione o metastasi all’utero e/o alle tube
Stadio IIB: tumore con estensione ad altri tessuti pelvici
Stadio IIC: tumore con estensione pelvica con ascite o lavaggi peritoneale
positivo
Stadio III: tumore limitato ad una o ad entrambe le ovaie con metastasi
peritoneali extrapelviche confermate istologicamente e/o linfonodi regionali
metastatici
Stadio IIIA: metastasi peritoneali extrapelviche microscopiche
Stadio IIIB: metastasi peritoneali extrapelviche macroscopiche (= 2 cm)
Stadio IIIC: metastasi peritoneali extraperitoneali macroscopiche (> 2 cm) e/è
linfonodi regionali metastatici
Stadio IV: tumore con metastasi a distanza con esclusione di quelle peritoneali
Tumori maligni dell’ovaio
Diagnosi pre-operatoria
Fattori prognostici
Terapia
Chirurgia
Terapia
Radioterapia
Ha un ruolo palliativo-sintomatico e talora anche curativo.
E’ ben tollerata e non comporta importanti effetti
collaterali.
RT radicale: in neoplasie limitate al viscere in pz
inoperabili (dose: 55-60 Gy)
RT palliativa-sintomatica: nella maggior parte dei casi
(dose: 30 Gy).
RT preoperatoria: in casi relativamente avanzati per
facilitare la resecabilità e ridurre le recidive locali.
RT postoperatoria: nei casi con dubbio o certezza di
radicalità.
Carcinoma dell’esofago
Terapia
Chemioterapia
locoregionale metastatico
Incurabile
RT PALLIAT. e/o
CHT
Carcinoma dell’esofago
Risultati
Chirurgia
E’ il trattamento di scelta in tutti i tumori asportabili. Il tipo di
intervento chirurgico dipende dalla estensione locale di malattia.
Radioterapia
Post-operatoria o palliativa nei pz inoperabili (scarsa tolleranza
della mucosa gastrica)
Chemioterapia
Pre e post-operatoria
Radioterapia e chemioterapia
In alcuni studi l’associazione RT postoperatoria con la
chemioterapia adiuvante sembra migliorare la sopravvivenza.
Tumori endocrini del pancreas
Terapia
Fondamentale la diagnostica radioisotopica con traccianti
recettoriali analoghi della somatostatina non solo per la
localizzazione e la stadiazione ma anche per la
dimostrazione della presenza eventuale di recettori.
In questi casi terapia radiorecettoriale con analoghi marcati
della somatostatina o terapia sintomatica con
somatostatina non radiomarcata o suoi analoghi
(octreotide, lanreotide)
Tumori maligni dell’apparato digerente
Carcinoma del retto
-Endoscopia
-Esame clinico
-Esame radiologico a doppio contrasto
-Rettocolonscopia
-Prelievo bioptico
-Ecografia transrettale ed epatica, TC ed RM
per l’estensione losoregionale e a distanza
-Markers tumorali(CEA, TPA, Ca-50) per il
follow-up
DUKES A
ESTENSIONE ALLA
SIEROSA
ED AL GRASSO
PERIINTESTINALE
DUKES C
INTERESSAMENTO DELLE
STAZIONI LINFONODALI
REGIONALI
DUKES D
INFILTRAZIONE
ORGANI
ADIACENTI
METASTASI A
DISTANZA
Carcinoma del retto
Chirurgia
La exeresi chirurgica rimane con poche eccezioni il
provvedimento terapeutico principale.
Condizioni di non resecabilità: invasione dei grossi vasi
laterali della pelvi, la contemporanea invasione della
prostata e della vescica nell’uomo, la fissità alle strutture
ossee della pelvi. L’invasione della parete vaginale
posteriore e dell’utero o della porzione posteriore della
prostata non pregiudica la radicalità chirurgica per
l’asportazione in blocco.
Carcinoma del retto
Chirurgia
Localmente avanzato
Dukes A e B1 Dukes B2 e C Non resecabile metastatico
Chir. Palliativa
chirurgia chirurgia RT
e/o CHT
RT pre o
post operatoria Resecabile Non resecabile
+ CHT
CHIRURGIA CHT
Sequele al trattamento RT delle prime vie aereo-
digestive
Epatopatia post-attinica
• Diffusione extracapsulare
• Metastatizzazione per via linfatica (linf.
lomboaortici)
• Infiltrazione v.renale e v. cava inferiore
Tumori maligni del rene
Terapia
T. di Wilms
• Stadio I (intracapsulare): chirugia e CHT
• Stadio II (invasione capsulare): chirurgia e
eventualmente RT post-operatoria
• Stadio III (exeresi parziale) e stadio IV
(forme bilaterali): chirurgia e
obbligatoriamente RT post-operatoria
Dose totale 18-24 Gy (età < 18 mesi) fino a 35 Gy
per età superiori
Tumori maligni del rene
Terapia
Adenocarcinoma
-Rene
Nefrite acuta(iperemia, edema, degenerazione cellulare e
necrosi) > fibrosclerosi(trombosi vasale e reazione
connettivale) > rene grinzo(sindrome ipertensiva se
monolaterale, insufficienza renale se bilaterale).
-Uretere
Stenosi ed occlusioni da fibrosi retroperitoneale.
-Vescica
Cistite acuta(iperemia ed edema, epiteliosi, tenesmo,
emorragia, pollachiuria) > cistite cronica(fibrosi parietale) >
microvescica post-attinica.
Tumori dell’osso
A - Linfomi “indolenti”
Stadio I: malattia localizzata (Stadi I e II Ann Arbor)
Stadio II: malattia disseminata (Stadi II e III Ann Arbor)
B- Linfomi aggressivi
Stadio I: malattia localizzata linfonodale od
extralinfonodale (Stadio I - IE Ann Arbor)
Stadio II: due o più sedi linfonodali o una sede
extralinfonodale più i linfonodi di drenaggio senza
caratteristiche prognostiche sfavorevoli
Stadio III: Stadio II + performance status > 70, sintomi B,
qualsiasi massa > 10 cm, LDH serica > 500, tre o più
sedi extranodali di malattia
Linfomi non-Hodgkin
Classificazione anatomo-clinica
(Working Formulation for Clinical Usage, 1982)
Basso grado
A. Linfoma maligno (LM) a piccoli linfociti
B. LM follicolare, prevalentemente a piccole cellule (aree diffuse o sclerosi)
C. LM follicolare misto, a piccole cellule clivate e grandi cellule (aree diffuse o
sclerosi)
Grado intermedio
D. LM follicolare prevalentemente a grandi cellule (aree diffuse o sclerosi)
E. LM diffuso a piccole cellule clivate
F. LM diffuso misto a piccole e grandi cellule (sclerosi o componenete
epiteliode)
G. LM diffuso (grandi cellule o cellule clivate o cellule non clivate o sclerosi)
Alto grado
H. LM a grandi cellule immunoblastico (plasmocitoide o cellule chiare o
polimorfo o componente a celleule epiteliodi)
I. LM a piccole cellule non clivate (tipo Burkitt o aree follicolari)
Linfomi non-Hodgkin
Classificazione citologica (Kiel, 1975)
Basso grado di malignità
- Linfocitico, LLC
- Linfocitico, altro
- Linfoplasmocitoide
- Centro-blastico-centrocitico, follicolare senza sclerosi
- Centroblastico-centrocitico, follicolare e diffuso, senza sclerosi
- Centrocitico
-Centroblastico-centrocitico, diffuso
- LM a basso grado di malignità non classificato