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Tema:

ATTI DI MORTE

Forma e contenuto dell'atto di morte

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L'art. 71, c.1, lett. a) prevede che nella parte I^ si iscrivono le dichiarazioni di morte
che sono fatte direttamente all'ufficiale dello stato civile. 

L'articolo 71, c.1, lett. b), c) e d) elencano la tipologia delle dichiarazioni che vanno
iscritte in parte II^ B, in seguito ad avviso, notizia e denuncia avuti da ospedali, case di cura o
di riposo, da collegi. da istituti o da qualsiasi altro stabilimento, da magistrati o da ufficiali di
polizia giudiziaria, oltre agli atti di morte ai quali, per la particolarità del caso, non si adattano
le formule predisposte e agli atti formati ai sensi degli articoli 75 e 78 .

I moduli di parte II serie B contengono delle formule prestampate per cui l'U.S.C.
dovrà interlineare le parti che non si adattano alla stesura di alcuni tipi di atti 

I moduli e le formule per la redazione degli atti di stato civile sono stati approvati, da
ultimo, dal D.M. 17/12/1987 e, dopo il DPR 396/2000, dal D.M. 5/4/2002. 

L'art. 73 del Regolamento prevede che l'atto di morte debba enunciare il luogo, il
giorno e l'ora della morte, il nome e cognome, il luogo e la data di nascita, la residenza e la
cittadinanza del defunto, il nome e cognome del coniuge, se il defunto era coniugato, vedovo
o divorziato, il nome e cognome, il luogo e la data di nascita e la residenza del dichiarante.

E' scomparsa, rispetto al vecchio ordinamento, l'indicazione della professione, ma
anche quella della paternità e maternità. 

Per espressa previsione dell'art. 11, c.3, L'Ufficiale dello Stato Civile non può
enunciare, negli atti di cui è richiesto, dichiarazioni e indicazioni diverse da quelle che sono
stabilite o permesse per ciascun atto. 

Se taluna delle anzidette indicazioni non è nota, ma il cadavere è stato tuttavia
riconosciuto, l'U.S.C. fa di ciò espressa menzione nell'atto. In qualunque caso di morte
violenta o avvenuta in un istituto di prevenzione o di pena, non si fa menzione nell'atto di tali
circostanze.

Se il cadavere non è stato riconosciuto, si fa riferimento all'art. 78 Reg.
(irriconoscibilità di cadavere) ed all'art. 12 del D.P.R. 285/1990 Regolamento di Polizia
Mortuaria (osservazione delle salme di persone.

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Dichiarazione di morte

L'articolo 12 del Regolamento stabilisce che gli atti di morte vanno formati nel
Comune in cui tali fatti accadono. Nel caso in cui tale luogo si ignori, la dichiarazione di
morte è fatta all'U.S.C. del luogo dove il cadavere è stato deposto. 

Qualora la salma venga trasportata in ospedale in osservazione o per accertamenti
necroscopici, l'avviso di morte va trasmesso all'U.S.C. del luogo ove è avvenuto il decesso,
anche se diverso da quello in cui sorge l'ospedale. 

L'articolo 72, comma 1, del Regolamento dispone che la dichiarazione di morte sia
fatta non oltre le 24 ore dal decesso. In caso di morte in ospedale, casa di cura o di riposo,
collegio, istituto o qualsiasi altro stabilimento, il direttore o chi ne è stato delegato
dall'amministrazione deve trasmettere avviso della morte entro lo stesso termine all'U.S.C.
L'avviso è formato e trasmesso dopo che il direttore sanitario o il delegato si è accertato del
decesso (accertamento necroscopico). 

Anche l'Autorità Giudiziaria o le forze dell'ordine eventualmente intervenute hanno
l'obbligo di inviare l'avviso di decesso, e non solo il nulla-osta al seppellimento, come
previsto dall'articolo 77 del Regolamento, e come alcune Prefetture hanno ribadito .

Non esiste un modello ufficiale di "avviso di decesso", ma è chiaro che debba
contenere i dati necessari a formare l'atto e le altre indicazioni previste .

Per gli atti da iscrivere in parte I^, la dichiarazione è fatta da uno dei congiunti o da
una persona convivente con il defunto o da un loro delegato, o, in mancanza, da una persona
informata del decesso.

Anche se il frontespizio dei modelli cartacei lo prevede ancora, è scomparsa l'ipotesi
prevista dal vecchio regolamento che richiedeva due dichiaranti nel caso di decesso di una
persona fuori dalla propria abitazione.

Nulla dispone il Regolamento sull'ipotesi che la dichiarazione di morte venga omessa.
In questo caso potrà farsi ricorso alla procedura prevista dall'articolo 95 del nuovo
regolamento di stato civile.

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Scheda Istat e accertamenti necroscopici

Dall'art. 1 del DPR 285/1990 Regolamento di Polizia Mortuaria , si ricava


l'indicazione di quali siano i medici (curante, necroscopo, incaricato di eseguire autopsie) sui
quali grava l'obbligo di denunciare al Sindaco del luogo ove il decesso è avvenuto, la causa di
morte di una persona. 

La denuncia (comma 6) deve essere fatta entro 24 ore dall'accertamento del decesso su
apposita scheda di morte stabilita dal Ministero della Sanità, d'Intesa con l'Istituto Nazionale
di Statistica.

Copia della scheda di morte (comma 7) va inviata all'A.U.S.L. competente entro trenta
giorni. Con la legge 23/12/1978 n. 833 le funzioni sanitarie dei Comuni sono state trasferite
alle A.U.S.L., compresa la tenuta del registro-elenco dei deceduti e delle cause di morte che
compete, pertanto all'A.USL. 

Ne discende che anche qualsiasi richiesta di certificazione della causa di morte
presentata da terzi va dirottata all'A.U.S.L., la quale, insieme all'ISTAT, è peraltro l'unica
titolare di questo dato sensibile, giusta la legge n. 675/96 (privacy).

Peraltro oggi il certificato necroscopico non riporta più (o non dovrebbe riportare) la
causa di morte, ma solo l'accertamento fatto della sua effettività. 

Con la scheda Istat il Comune svolge una funzione strumentale all'interno del Sistan. I
dati statistici possono essere divulgati solo anonimi ed in forma aggregata. 

Coloro che rilasciano certificazioni attestanti la causa di morte o anche la sola
fotocopia della scheda Istat contravvengono, oltre che alle disposizioni di tutela della privacy,
anche all'art. 103 del R.D. 1265/1934 (T.U. Leggi Sanitarie) ed all'art. 326 del codice penale.

L'accertamento del decesso compete al medico necroscopo, a norma dell'art. 74 del
Regolamento Stato Civile. 

Le funzioni di medico necroscopo sono esercitate da un medico nominato dalla
A.U.S.L. competente, a norma dell'art. 4 del D.P.R. 285/90. (1)

L'accertamento è effettuato a norma della legge 29/12/1993 n. 578 "Norme per
l'accertamento e la certificazione di morte" e del relativo Regolamento (D.M. 22/8/1994 n.
582).


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Il certificato rilasciato dal medico necroscopo sull'accertamento della morte costituisce
presupposto necessario per ogni altro trattamento del cadavere: trasporto, sepoltura,
cremazione, trattamenti conservativi, autopsia.

Se la morte è violenta, determinata da incidenti o da fatti che escludano l'evento
naturale, o se anche ne esiste solo il sospetto per la presenza di traumi o ferite sul cadavere,
interviene il magistrato o l'ufficiale di polizia giudiziaria che deve verbalizzare le circostanze
del decesso, lo stato del cadavere, indicare l'identità se sconosciuta, avvalendosi
dell'assistenza di un medico. Le notizie raccolte nel processo verbale debbono essere
comunicate all'ufficiale dello stato civile del luogo di decesso per la formazione dell'atto e,
conseguentemente, per il rilascio del permesso di seppellimento (art. 3 e segg. D.P.R. 285/90 e
art.74 e segg. Regolamento).

Trasporto salma in altro Comune e all'estero

La materia, che oggi attiene più alla Polizia Mortuaria che allo Stato Civile, è
ampiamente trattata nel Capo IV (artt. da 16 a 36) . Disposizioni di dettaglio possono trovarsi
nei Regolamenti Comunali di P.M. e nella circolare esplicativa del Ministero Sanità n. 24 del
24 giugno 1993 (G.U. n. 158 del 8 luglio 1993) ma soprattutto in normative regionali.

Ogni trasporto di cadavere deve essere preceduto da autorizzazione, rilasciata dal
Dirigente/Responsabile di Servizio (art. 107 del T.U. 267/2000), fatte salve le eccezioni
previste dalla suddetta circolare n. 24/93.

Per i trasporti di salme all'estero o dall'estero, occorre distinguere tra paesi aderenti o
non aderenti alla Convenzione di Berlino (R.D. 1/7/1937, n. 1379) 

I Paesi ad oggi aderenti alla suddetta convenzione sono, oltre all'Italia: Germania,
Belgio, Cile, Egitto, Portogallo, Danimarca, Francia, Cecoslovacchia ora Slovacchia e
Repubblica Ceca, Svizzera, Turchia, Austria, Zaire, Messico e Romania. 

Le procedure e la documentazione occorrente sono esaustivamente descritte al
paragrafo 8 della citata circolare Min. Sanità n. 24/93 e nelle norme regionali

La competenza al rilascio delle relative autorizzazioni, già del Prefetto, è stata
trasferita alle Regioni con D.P.C.M. 26/5/2000 (G.U. n. 238 del 11/10/2000). Queste ultime

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hanno generalmente individuato il Sindaco quale autorità competente al rilascio di dette
autorizzazioni.

La Convenzione internazionale di Berlino non si applica al trasporto delle ceneri e dei resti
mortali completamente mineralizzati fra gli Stati aderenti.

Per questi trasporti è il Sindaco (ergo: dirigente/responsabile di servizio) a rilasciare
l'autorizzazione, con le modalità ed i contenuti di cui al paragrafo 8.1 della circolare Min.
Sanità n. 24/1993

Il trasporto di ceneri o resti mortali fra Stati non aderenti alla convenzione di Berlino
richiede le normali autorizzazioni di cui agli articoli 28 e 29 del D.P.R. 285/1990, ma non le
misure precauzionali igieniche stabilite per il trasporto di cadaveri.

L'esatta definizione di "resti mortali" ci è fornita dalla circolare del Ministero della
Salute n. 10 del 31/07/1998 e dal DPR 15/7/2003, N. 254 .

Qualora sia necessario trasportare la salma in altro Comune, per la cremazione, il
trasporto del cadavere ed il trasporto delle risultanti ceneri sono autorizzate con unico decreto
del Dirigente/Responsabile di Servizio del Comune ove è avvenuto il decesso ovvero, per le
salme già inumate o tumulate, del Comune ove era sepolta.

Nel Disegno di Legge attualmente in corso di approvazione, anche il rilascio delle
autorizzazioni al trasporto salma diverrà di competenza dell' U.S.C.

Autorizzazione alla sepoltura

L'art. 74 del Regolamento e l'art. 6 del Regolamento di Polizia Mortuaria (DPR


285/1990) dispongono che non si possa procedere a sepoltura senza la preventiva
autorizzazione rilasciata dall'Ufficiale di Stato Civile, in carta semplice e senza spese.

Il rilascio può avvenire solo dopo che siano trascorse 24 ore dal decesso (salvo i casi
speciali di cui agli articoli 8, 9 e 10 del DPR 285/90) e dopo che siano stati acquisiti i seguenti
documenti:

- Certificato necroscopico

- Eventuale nulla osta dell'autorità giudiziaria (art. 166 D.Lgs. n. 271 del 28/7/1989)


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Il Regolamento di Stato Civile, all'art. 75 si occupa di inumazioni e tumulazioni, per i
riflessi sul servizio Stato Civile, prevedendo che laddove la sepoltura o la cremazione siano
avvenute senza la prescritta autorizzazione, occorra informare immediatamente la Procura
della Repubblica. Se non è nemmeno stato formato l'atto di morte, l'U.S.C. deve attendere il
decreto del Tribunale, riportando i dati in esso contenuti nell'atto, che va inserito in parte
seconda serie B.

Il decreto del Tribunale andrà in avvenire inserito negli archivi informatici, mentre va
menzionato e non trascritto nei registri cartacei.
Per quanto riguarda le operazioni cimiteriali di inumazione, tumulazione, ma anche di
esumazione ed estumulazione, sia ordinarie che straordinarie, occorre far riferimento ai capi
XIV, XV e XVII del Regolamento di Polizia mortuaria (DPR 285/1990) ed alle normative
regionali in materia

Cremazione

La cremazione deve essere autorizzata dal Dirigente/Responsabile del Servizio Polizia


Mortuaria e può essere richiesta solo per espressa volontà del defunto o dei familiari, volontà
accertata con le modalità di cui all'art. 79 del DPR 285/90 ed al paragrafo 14.2 della circolare
esplicativa del Ministero Sanità n. 24 del24/6/1993 , oltre alla circolare del Ministero
dell’Interno n. 37 del 1.9.2004 , ove vengono elencate in modo chiaro ed esaustivo le
procedure, le condizioni e la documentazione.

E' indispensabile che la richiesta di autorizzazione alla cremazione sia corredata dal
certificato in carta libera redatto dal medico curante o dal medico necroscopo, con firma
autenticata dal coordinatore sanitario (1), dal quale risulti escluso il sospetto di morte dovuta a
reato. E' prassi diffusa, e dovrebbe diventare norma regolamentare, corredare la
autorizzazione alla cremazione con la certificazione dello stesso medico, curante o
necroscopo, che escluda la presenza sul cadavere di stimolatore cardiaco.

La legge 30 marzo 2001, n. 130 ha introdotto alcune innovazioni, che però diverranno
esecutive solo con l'emanazione del nuovo Regolamento di Polizia Mortuaria.


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Tra le novità più significative, nell'ambito delle funzioni dell'Ufficio di Stato Civile,
l'attribuzione all' U.S.C. della competenza al rilascio della autorizzazione alla cremazione ed
alla dispersione delle ceneri.

E' possibile procedere anche alla cremazione di salme già inumate o tumulate, alle
seguenti condizioni (2):

- per le persone decedute dopo l'entrata in vigore del D.P.R. 285/1990, cioè dal 27/10/1990 in
poi, valgono le stesse norme di cui sopra.

- per le persone decedute prima del 27/10/1990, con le procedure previste dal precedente
D.P.R. 21/10/1975, n. 803, e quindi solo per espressa volontà del "de cuius".

(1) In talune regioni l’autentica non è più richiesta

(2) Occorre tener conto, oltre che delle normative regionali, anche del DPR 254/2003 e della risoluzione
del Min. Salute in data 30.10.2003

Morte in viaggio

A norma dell'art. 79 del Regolamento, in caso di morte durante un viaggio marittimo,


si osservano le disposizioni degli articoli 203 e 212 del codice della navigazione . 

Se la morte avviene durante un viaggio aereo, si osservano gli articoli 835 e 838 dello
stesso codice, in quanto compatibili con le norme del regolamento di Stato civile.

L'U.S.C. si limiterà a trascrivere l'atto o il verbale in parte II^ C. all'eventuale
trasmissione al comune di residenza, ecc.

Per la trascrizione degli atti o dei processi verbali relativi a morti avvenute durante un
viaggio marittimo o aereo è competente l'ufficiale dello stato civile del luogo di primo
approdo della nave o dell'aeromobile.

All'estero i documenti sono prodotti all'autorità consolare che li trasmette in Italia al
Comune competente (art. 17 Reg.)

Nel caso di scomparizione da bordo per caduta in mare o per perdita dell'aereo, nei
quali ricorrano gli estremi di morte senza rinvenimento di cadavere previsti dall'art.78, nei
quali, a giudizio dell'autorità marittima o aeroportuale le persone scomparse debbono ritenersi

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perite, il Procuratore della Repubblica, ottenuta l'autorizzazione del Tribunale, provvede a far
trascrivere il processo verbale nel registro delle morti. 

Negli altri casi di scomparizione da bordo la procedura è quella prevista per i casi di
dichiarazione di morte presunta (Libro I, titolo IV, capo II, del codice civile) . 

Se la morte avviene durante un viaggio ferroviario (art. 80 Reg.), il capo del convoglio
redige un processo verbale. Alla prima fermata lo consegna al capo della stazione che lo
trasmette all'U.S.C. del luogo, per la trascrizione in parte II serie C, l'invio al Comune di
residenza del deceduto e gli altri adempimenti consueti.

Cadavere irriconoscibile o irreperibile

L'art. 76 Reg. prevede che qualsiasi indizio o sospetto di morte dovuta a reato vada
segnalato dall'U.S.C. o dal Sindaco all'Autorità Giudiziaria. Se necessario, si deve disporre
che il corpo non venga spostato. 

Se non è dalla scheda Istat, come fa l'U.S.C. a rilevare indizi o sospetti di reato, dal
momento che il cadavere nemmeno lo vede?

Infatti, l'art. 3 del DPR 285/90 regolamento Polizia Mortuaria, così recita: "Fermo
restando per i sanitari l'obbligo di cui all'art. 365 del codice penale , ove dalla scheda di morte
risulti o sorga comunque il sospetto che la morte sia dovuta a reato, il Sindaco deve darne
immediata comunicazione all'autorità giudiziaria ed a quella di pubblica sicurezza.
Art. 78 In caso di morte di una o più persone senza che sia possibile rinvenirne o
riconoscerne i cadaveri, il Procuratore della Repubblica redige processo verbale dell'accaduto.
L'atto di morte viene formato con la procedura di rettificazione sulla base del decreto
emesso dal Tribunale. La relativa azione è promossa dal Procuratore della Repubblica.

I compiti dell'U.S.C. si limitano alla formazione dell'atto, in parte II^ B, o alla
trascrizione in parte II^ C. 

L'irriconoscibilità del cadavere va intesa non solo nel senso che lo stesso sia
decomposto, ma anche che sia privo di documenti di identificazione (esempio: clandestini)

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Trascrizioni degli atti di morte

L'art. 71, c. 2, dispone che nei medesimi archivi (per ora: registri) si trascrivono: gli
atti di morte ricevuti dall'estero, gli atti e i processi verbali relativi a morti avvenute durante
un viaggio marittimo, aereo o ferroviario, gli atti di morte compilati dagli ufficiali designati
nelle zone di operazioni eseguite come forse di pace o di guerre. L'art. 81 riporta il titolo
ANNOTAZIONI ma più propriamente dovrebbe chiamarsi ANNOTAZIONI e
TRASCRIZIONI. In quanto dispone la trascrizione dell'atto di morte nel Comune di
residenza, se diverso dal Comune di morte.

Gli atti formati in parte I^ vanne trascritti, quando necessario, in parte II^ serie A,
mentre gli atti formati in parte II^ serie B vanno trascritti in parte II^ serie C.

Era invalsa la consuetudine in molti Uffici di Stato Civile di trascrivere questi ultimi
atti in una artificiosa parte II^ serie B-bis.

Con circolare Miacel n. 9 del 11/07/2001 IL Ministero dell'Interno ha chiarito che
detta parte II^ serie B-bis degli atti di morte non esiste:


"(…) Gli atti di morte iscritti e formati ai sensi dell'art. 71, comma 1, lett. b), quando devono essere trascritti in
un altro comune, sono inseriti nella parte 2ª, serie C. 

Non esiste, infatti, una disposizione per la quale gli atti di morte, formati ai sensi dell'art. 71, comma 1, lett. b),
del Regolamento e iscritti nella parte 2ª, serie B, dei registri di morte del comune ove è avvenuto il decesso,
debbano essere trascritti nel comune di residenza del defunto (ai sensi dell'articolo 12, comma 8), nella stessa
parte e serie. 

Di contro, la norma di cui all'articolo 18, comma 2, del decreto ministeriale 27 febbraio 2001, stabilisce che in
detta parte e serie si iscrivono (e non anche si trascrivono) gli atti di morte di cui trattasi. (…)"
Se questa consuetudine si era radicata essenzialmente per ragioni di praticità nella trascrizione, oggi questa
motivazione è divenuta priva di valore dal momento che detti atti vanno trascritti per riassunto (art. 12 c. 10
Reg.). I soli casi in cui è richiesta la trascrizione per intero sono quelli di cui all'articolo 19, comma 1, con
riferimento al comma 3, e all'art. 63, comma 2, lett. a e b, con riferimento al comma 3, del Regolamento
(Circolare MIACEL n. 9 del 11/7/2001) .

Atto di morte di cittadino straniero

L'art. 83, che modifica il precedente art. 152, si applica ai cittadini degli Stati con i

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quali non esistono convenzioni ( esempio: convenzione di Istambul 4/9/1958, Protocollo
addizionale Patrasso 6/9/1989 per lo scambio diretto degli atti di stato civile utilizzando i
moduli di estratti plurilingue di cui alle convenzioni di Parigi 27/9/1956 e Vienna 8/9/1976).
Se non esistono accordi con lo Stato di appartenenza del deceduto, l'U.S.C. dovrebbe inviare
copia dell'atto di morte al Ministero degli Affari Esteri.

Con circolare n. 5 del 12/04/2003 il Ministero dell'Interno ha precisato che:
"Il Ministero degli Affari Esteri ha fatto presente che molti Comuni inviano copia degli atti di stato civile
concernenti cittadini stranieri a quel Dicastero per la successiva trasmissione alle Autorità diplomatiche o
consolari in Italia, con conseguente inutile aggravio di lavoro per gli uffici incaricati. 

Al riguardo, si specifica che la vigente normativa in materia prevede unicamente per gli atti di morte l'obbligo di
inoltro alle Autorità diplomatiche o consolari dei Paese di cui il defunto era cittadino, attraverso il Ministero
degli Affari Esteri (art. 83, D.P.R. n. 396 del 2000). 

Esiste, poi, un obbligo di trasmissione degli atti di morte e di matrimonio ai sensi della Convenzione per lo
scambio di informazioni sullo stato civile firmata a Istanbul il 4 settembre 1958, alla quale hanno aderito Austria,
Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Turchia, nonché
accordi bilaterali con Argentina, Austria, Spagna e Svizzera, che prevedono la comunicazione diretta tra gli
Ufficiali dello stato civile degli Stati contraenti o l'invio degli atti agli Uffici consolari competenti, senza il
tramite dei Ministero degli Affari Esteri. 

Fatto salvo quanto sopra riportato, non sussiste alcun obbligo generale di trasmissione degli atti di stato civile
alle Autorità straniere degli Stati di cui gli interessati sono cittadini. 

Sulla questione, peraltro, il Ministero degli Affari Esteri ha fatto presente che il proprio intervento anche
riguardo gli atti di morte, specificatamente previsti dal citato D.P.R. n. 396 del 2000, si limita ad una mera
ritrasmissione dei medesimi alle autorità diplomatico-consolari straniere con le quali, ai sensi dell'articolo 38
della Convenzione di Vienna dei 24 aprile 1963 sulla relazioni consolari, le Amministrazioni italiane possono
corrispondere direttamente. 

Premesso quanto sopra, aderendo alla richiesta dei Ministero degli Affari Esteri alla quale nulla osta da parte di
questa Amministrazione, si prega di voler invitare i Sigg.ri Sindaci a trasmettere direttamente gli atti concernenti
i cittadini stranieri alle autorità consolari competenti, anche al fine di semplificare le procedure in atto nella
materia, curando, comunque, tutti gli ulteriori adempimenti di cui al D.P.R. n. 396 del 2000 e al D.M. 27
febbraio 2001.

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