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Guerre d'Italia

L'Italia nel 1494

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Guerre d'Italia del XVI secolo.

«Alla fine del secolo XV, i signori delle nazioni francese, tedesca e spagnola furono tentati dall'opulenza
meravigliosa dell'Italia, dove il saccheggio di una sola città prometteva loro a volte più ricchezze di quante
ne potessero strappare a milioni di sudditi. Con i più vani pretesti essi invasero l'Italia che, per quaranta
anni di guerra, fu di volta in volta devastata da tutti i popoli che poterono penetrarvi. Le esazioni di questi
nuovi barbari fecero infine scomparire l'opulenza che li aveva tentati.»

(J. C. Sismondo de Sismondi, Storia delle repubbliche italiane, 1832, trad. it. di Alfredo Salsano, Torino,
Bollati Boringhieri, 1996, pp. 3-34)

Nel 1494, in Italia, i principali stati presenti erano:

guidati da dinastie o istituzioni italiane: la Repubblica di Venezia, il Ducato di Savoia diventato italiano con il
trasferimento della capitale a Torino, il Ducato di Milano che aveva temporaneamente conquistato Genova
che governava a sua volta la Corsica, gli Stati della Chiesa (con le signorie dei Riario a Imola e Forlì,
Manfredi, Bentivoglio, Malatesta ecc); Firenze con la signoria dei Medici, Ferrara, Modena e Reggio Emilia
sotto gl i Estensi, Mantova sotto i Gonzaga.

sottoposte agli aragonesi: il Regno di Napoli con Ferdinando I d'Aragona, il regno di Sicilia e la Sardegna
sotto Ferdinando II d'Aragona.

Il 1494, anno dell'invasione della penisola da parte della Francia, segna la fine della politica dell'equilibrio e
l'inizio di quel lungo periodo di conflitti che va sotto il nome di guerre d'Italia e che terminano nel 1559.
Secondo una formula storiografica fortunata tradizionale, questa data viene indicata come la fine della
"libertà italiana": la Penisola cade in gran parte sotto l'egemonia della Casa d'Asburgo, prima soprattutto
del ramo spagnolo e poi di quello austriaco, una soggezione dalla quale si libererà solo nel XIX secolo con gli
esiti delle guerre di indipendenza italiane.

La discesa di Carlo VIII in Italia

La guerra, dopo il quarantennio di pace seguito agli accordi di Lodi, scaturì dall'iniziativa del re di Francia
Carlo VIII, che discese in Italia alla testa di un esercito di 25.000 uomini con l'obiettivo di riconquistare il
regno di Napoli, sul quale vantava diritti in virtù del legame dinastico con gli Angioini. La conquista del
reame napoletano rappresentava per Carlo la premessa per estendere il proprio controllo all'intera
penisola e per affrontare direttamente la minaccia turca. La spedizione del re francese incontrò il favore di
molti principi italiani, che intendevano approfittare della sua potenza per conseguire obiettivi propri: il duca
di Milano, Ludovico il Moro, ottenne grazie all'appoggio di Carlo VIII la cacciata del nipote Gian Galeazzo
Maria Sforza, che insidiava il suo potere; a Firenze gli avversari dei Medici aprirono le porte della città ai
francesi costringendo alla fuga Piero il Fatuo e restaurando la repubblica sotto la guida di Savonarola.
Anche i cardinali romani ostili ad Alessandro VI Borgia puntavano alla sua deposizione, ma il Papa spagnolo
scongiurò colpi di mano garantendo al re il passaggio attraverso i territori pontifici e offrendo suo figlio
Cesare come guida in cambio del giuramento di fedeltà.
Il 22 febbraio 1495 Carlo VIII entrò a Napoli, sostenuto da buona parte dei baroni del regno schieratisi
contro Ferrandino d'Aragona. Questa conquista non poté essere consolidata causa l'avversione che la sua
impresa aveva suscitato anche tra coloro che inizialmente l'avevano favorita: Milano, Venezia e il Papa
costituirono una lega antifrancese, a cui diedero il proprio appoggio anche l'imperatore Massimiliano e la
Spagna dei Re Cattolici. Carlo, volendo evitare di rimanere intrappolato nel Meridione, marciò rapidamente
verso nord, ma venne sconfitto il 6 luglio 1495 nella Battaglia di Fornovo, con cui la lega riuscì a costringere
il sovrano a riparare in Francia. Venezia, ottenne dagli alleati la cessione di Cremona, Forlì, Cesena,
Monopoli, Bari, Barletta e Trani.

Le ostilità ripresero nel 1499 con la discesa in Italia di Luigi XII, successore di Carlo, che conquistò il Ducato
di Milano accampando i diritti ereditati dalla nonna Valentina Visconti e nel 1501 i francesi occuparono
Napoli, ma furono sconfitti dai rivali spagnoli nella Battaglia del Garigliano (1503), nell'ambito di questo
conflitto avvenne la disfida di Barletta.

Fra il 1499 e il 1503 Cesare Borgia, figlio del Papa Alessandro VI, conquistò un dominio a cavallo fra le
Marche e la Romagna, grazie anche all'appoggio della Francia e a una sua politica violenta e spregiudicata.
Nel marzo del 1508, con la battaglia di Rusecco, la Serenissima sottrasse a Massimiliano I le città di Gorizia,
Trieste e Fiume.

I signori della Romagna, spodestati da Cesare Borgia alla morte del padre, Papa Alessandro VI, accettarono
di sottomettersi alla Repubblica di Venezia per riavere i loro domini, in tal modo la Serenissima prese
possesso di Rimini, Faenza e altre città.

Il nuovo Papa, il genovese Giulio II, temendo l'espansione della Serenissima, nel dicembre dello stesso
anno, a Cambrai, stipulò un accordo segreto, noto come Lega di Cambrai, con la Francia, la Spagna, il Sacro
Romano Impero, il Ducato di Ferrara, il Ducato di Savoia e il Marchesato di Mantova, contro la Repubblica
di Venezia.

Sacco di Roma: dipinto raffigurante la profanazione di una chiesa

Carlo V e Francesco I

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Rapporti tra Carlo V e Francesco I.

Con la formazione della Lega di Cambrai (1508) i francesi fecero ritorno in Italia, sconfiggendo nel 1509 con
la battaglia di Agnadello i Veneziani, ma in seguito destarono le preoccupazioni dei principi della penisola.
Nel corso di questi eventi Papa Giulio II cercò di ampliare i territori sotto il possesso papale arrivando nel
1511 a condurre di persona l'assedio vittorioso di Mirandola.
Il pontefice costituì quindi una Lega Santa antifrancese coinvolgendo la Spagna, l'Inghilterra, il Sacro
Romano Impero e i mercenari svizzeri. Quest'ultimi nel 1513 sconfissero i francesi nella battaglia di Novara,
i Veneziani vennero battuti il 7 ottobre dagli spagnoli nella battaglia de' La Motta, ma la Lega non riuscì ad
approfittare dei propri successi, trascinando stancamente il conflitto per tutto il 1514.

Le mire francesi sull'Italia furono ereditate nel 1515 dal nuovo re di Francia Francesco I, che con una nuova
armata francese scese in Italia, battendo la Lega nella battaglia di Villafranca e congiungendosi il 13
settembre alle forze veneziane nella battaglia di Marignano, dove venne conseguita la vittoria finale e
facendo sostanzialmente tornare la mappa dell'Italia allo status quo precedente il conflitto[58]. Francesco I
fu protagonista col rivale Carlo V di una lunga lotta per l'egemonia continentale che ebbe in Italia il suo
principale teatro. Col trattato di Noyon del 1516 alla Francia veniva confermato il possesso del Ducato di
Milano e alla Spagna quello del Regno di Napoli. Questo accordo non bastò a spegnere le rivalità, che
esplosero nuovamente nel 1519 con l'elezione a Imperatore del Sacro Romano Impero di Carlo V, già re di
Spagna, Napoli, Sicilia, e Arciduca d'Austria. Nel 1521 le armate francesi scesero nuovamente in Italia con
l'obiettivo di riconquistare il reame napoletano, ma furono sconfitte nelle battaglie della Bicocca, di
Romagnano e di Pavia, durante la quale lo stesso Francesco I fu fatto prigioniero a Pizzighettone e condotto
in Spagna per essere liberato con la firma del Trattato di Madrid (1526) dietro cessione di Milano agli Sforza
sotto la protezione Imperiale nel 1525.

Rievocazione dell'ingresso di papa Giulio II, con armatura sopra la veste bianca, a Mirandola

L'allarme per la crescente potenza degli Asburgo portò alla costituzione della Lega di Cognac, promossa dal
Papa Clemente VII e siglata dal sovrano francese insieme alle repubbliche di Venezia e Firenze. Un'alleanza
fragile che non fu in grado di evitare il terribile sacco di Roma del maggio 1527 per opera dei
Lanzichenecchi, soldati imperiali di origine prevalentemente tedesca e fede luterana, che contribuì ad
aggravare le condizioni di povertà a Roma in quel periodo. Tale episodio suscitò orrore e costernazione in
tutto il mondo cattolico e costrinse il Papa, asserragliato in Castel Sant'Angelo, alla pace con l'imperatore,
dal quale ottenne la restaurazione dei Medici a Firenze, dove si era costituita una repubblica (1527-1530). Il
5 agosto 1529 venne stipulata la pace di Cambrai, con cui la Francia rinunciava alle mire sull'Italia.

Italia e l'impero asburgico

L'equilibrio fu nuovamente infranto nel 1542, con una nuova fase di conflitti franco-Imperiali in territorio
italiano. Nel 1535, Carlo V annesse Milano come feudo Imperiale dopo l'esutinzione degli Sforza. Gli scontri
ebbero esiti alterni, sanciti da deboli trattati di pace (come la pace di Crépy del 1544) e continuarono anche
dopo la morte di Francesco I e l'ascesa al trono del suo successore, Enrico II, nel 1547. Lo scenario
internazionale mutò di colpo nel 1556, quando Carlo V abdicò dopo aver diviso i suoi possedimenti fra il
figlio Filippo II e il fratello Ferdinando I. Furono proprio Enrico e Filippo a stipulare nel 1559 la pace di
Cateau-Cambrésis, che mise fine definitivamente allo scontro tra Francia e Spagna per l'egemonia europea
e sancì, dopo un sessantennio di guerre continue, quella fine della "libertà italiana" iniziata con la
spedizione di Carlo VIII nel 1494. La Spagna consolidò i propri domini in Italia (Milano, Napoli, Sicilia,
Sardegna) e guadagnò un primato, per quanto non egemonico e condiviso con altre realtà come Impero e
Papato, destinato a durare fino al 1714, anno della conclusione della guerra di successione spagnola e
dell'avvento dell'Austria come potenza egemone sulla penisola.

Nel 1561 la breve guerra franco-savoiarda fu conclusa con il Trattato di Lione, Carlo Emanuele I di Savoia
ampliò il Ducato di Savoia in territorio italiano, nel 1563, acquisendo il Marchesato di Saluzzo, rinunciando
così a territori oltre le Alpi di difficile controllo e spostando nello stesso anno la capitale del ducato da
Chambery a Torino.

In questi anni si esaurisce la parabola del Rinascimento: l'Italia, per metà soggetta alla corona spagnola, è
anche interessata dal processo di reazione della Chiesa cattolica al luteranesimo che va sotto il nome di
Controriforma. Il periodo che seguì la fine delle guerre d'Italia - dalla seconda metà del XVI a tutto il XVII
secolo - è stato a lungo etichettato come "età della decadenza", definizione semplicistica che è stata fatta
oggetto di revisione da molti storici del XX secolo[59].

Nel XVI secolo nasce la commedia dell'arte, nota fuori dall'Italia come commedia all'italiana.

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