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INTRODUZIONE
1.la dimensione processuale della salute: premesse teoriche
Si è convinti che a incidere sulla qualità di vita delle nostre società siano fattori sia interni che
esterni, legati a quello che oggi definiamo “mondo globale”; sono diversi i processi che danno vita
alla globalizzazione, infatti possono essere di tipo economico, istituzionale, culturale,
multidimensionale e industrialista. Secondo Robertson, la globalizzazione deve essere considerata
come un processo che mette insieme aspetti soggettivi ed oggettivi che si riferiscono alla
consapevolezza che gli attori hanno di vivere in un mondo inteso come un tutto. La testimonianza
più diretta di un’immagine unificata del mondo è data dalla figura dello straniero: le condizioni che
egli vive esprimono le difficoltà pratiche di una tensione fra il recupero delle proprie tradizioni e
l’apertura alle novità del nuovo contesto. Simmel ha definito lo straniero come colui che oggi vive
e domani rimane. La relazione fra straniero e gruppo si fonda sul riconoscimento dell’unità e della
differenza: l’unità è data dall’appartenenza alla comunità, mentre la differenza è formata dalle
posizioni temporali relative allo spazio. La relazione che si instaura è vicina e lontana, così come è
la prospettiva cognitiva con cui lo straniero si rapporta alla società perché egli è parte della società
in cui emigra, ma è anche parte del vissuto che si è lasciato alle spalle della società di provenienza.
La salute deve essere intesa come il prodotto fra idee pregresse del corpo, della malattia, della
cura relative all’universo simbolico a cui la persona apparteneva, e la cura dello straniero presenta
per la società di accoglienza dei problemi relativi all’organizzazione dei servizi. In conclusione, la
salute è una condizione che non si limita solo agli aspetti terapeutici ma si considerano anche le
idee che le persone si costruiscono. La letteratura ha cercato di liberarsi di alcuni stereotipi sulla
condizione migratoria: il primo è quello che vede lo straniero come un “povero” che giunge sulle
nostre sponde; il secondo si riferisce a un’immagine simbolica e all’appartenenza etnica. In
relazione a entrambi, la Di Nicola afferma che molti lasciano il Paese di origine per migliorare le
proprie condizioni di vita.
L’immagine dello straniero risulta “riabilitata”, da soggetto che subisce passivamente il processo di
migrazione ad un’immagine dove lo straniero diventa attore che prende su di sé sia i rischi e sia i
vantaggi del processo migratorio. Si parla, quindi, di costruzionismo umanista, dove l’immigrato
entrando a far parte delle strutture della società, sarà da esse condizionato ma correrà con la sua
originalità ad alimentare queste strutture. Lo straniero fa riferimento: a un processo di
responsabilizzazione rispetto alla propria salute relativo ai fattori di rischio individuali; alle capacità
critiche dei pazienti; alla necessità di una concezione non essenzialistica della cultura e ai contesti
di cura che sono luoghi dove si può prevenire.
1.1 Quale salute per lo straniero? Tra promozione e benessere
La salute deve essere intesa come un completo stato di benessere fisico, mentale e sociale, dove
un individuo o un gruppo deve essere capace si identificare e realizzare le proprie condizioni, le
proprie aspirazioni. Con riferimento all’Italia, la legge n.40 del 6 marzo 1998, ha esteso il diritto
alla salute e all’assistenza anche agli stranieri che non sono in regola con le norme relative
all’ingresso e al soggiorno. La società deve favorire i processi di integrazione sociale dello straniero
e le risorse utili allo straniero per ampliare il “capitale sociale”. Secondo Putnam, la società di
accoglienza dovrebbe favorire per gli stranieri vari aspetti quali: la fiducia delle norme reciproche,
che si può realizzare solo quando la società di accoglienza non metta ai margini o faccia sentire lo
straniero in condizioni di subalternità. Le politiche di integrazione affrontano i fattori che
costituiscono le “discriminazioni strutturali” le quali impediscono di equiparare lo status di
cittadino degli autoctoni a quello dello straniero. Per Entzinger e Biezeveld ogni politica che mira
all’integrazione degli stranieri deve tener conto di tre ambiti: quello socioeconomico, legale
politico e quello culturale. Inoltre, nessuna salute dello straniero può essere tutelata se non passa
prima attraverso il rispetto dei diritti di cittadinanza. Un altro aspetto da considerare è la differenza
tra politiche d’integrazione e processi integrazione: le prime sono intenzionali, consapevoli e
derivanti dall’azione delle istituzioni statuali. Il multiculturalismo è una pratica culturale che
affonda la sua radice nella valorizzazione di ciò che è comune.
CAPITOLO 1
1. La salute dello straniero: tra paese d’origine e paese d’immigrazione
La salute è il principale patrimonio che possiede ogni individuo, ed è la condizione fondamentale
affinché una società possa esistere. La sociologia ha definito la salute come una condizione
irrinunciabile della società. La sua salvaguardia e l'obiettivo che si pongono tutti gli Stati, si parlerà
di sanità pubblica e igiene sociale, che fanno capo ad un obiettivo ben preciso, il concetto di
benessere. La salute è una dimensione molto importante, tutte le altre come quella sociale,
politica e culturale, fanno riferimento ai mezzi necessari per raggiungere un completo stato di
benessere psicofisico e relazionale. il perseguimento della salute è un'azione politica, che di fronte
alla globalizzazione, deve acquisire una valenza transnazionale, e non può essere più circoscritta
solo ai confini di uno stato. La globalizzazione ha messo in evidenza le disuguaglianze esistenti tra
le aree povere e ricche del mondo, mettendo in evidenza il peggioramento dello Stato di salute
delle prime. Anche se queste differenze non sono solo extra continentali, perché si possono notare
anche all’interno di un medesimo stato, come ad esempio la differenza che vi è tra i cittadini ricchi
e i cittadini poveri, barboni, nomadi, immigrati. Per gli immigrati, la salute è un capitale, perché
soltanto quelli che ne dispongono possono attuare il proprio progetto migratorio; infatti, si parla di
effetto migrante sano, per sottolineare che essa è un processo di selezione, per far sì che soltanto
chi dispone di una tempra fisica e mentale capace di affrontare l'esperienza dell'emigrazione, può
emigrare. Non è un caso che chi emigra è un giovane adulto con un grado medio di istruzione.
La consapevolezza dell’effetto migrante non è stata facile da acquisire, perché si è sempre parlato
della paura del diverso, accompagnata dall’idea che costui potesse mettere a repentaglio la
sicurezza e la salute dei paesi di accoglienza.
In realtà, i pazienti stranieri, si ammalano delle stesse patologie che colpiscono gli autoctoni. Vi
sono:
1. Patologie o problemi di importazione: si fa riferimento alle patologie che gli immigrati
portano con sé e dal proprio paese di origine, come ad esempio la malaria, la tubercolosi,
la Aids. Anche te si è notato che il termine importazione e fuorviante, perché favorisce i
processi di esclusione. Inoltre, a livello epidemiologico si evidenzia che i rischi connessi alla
salute degli immigrati non sono dovuti alle condizioni di partenza, ma alle condizioni di
arrivo e di adattamento alla nostra società. Le stesse patologie di importazione, se
inizialmente poco verificabili per il cosiddetto effetto migrante sano, oggi assumono una
grande importanza in conseguenza del mutato quadro dei flussi migratori, in quanto essi
sono arricchiti di nuovi attori, anche a seguito dei progetti di ricongiungimento familiare.
2. patologie di adattamento: Il tè giorno connette a problemi di inserimento socioculturali,
fanno riferimento a disturbi psicosomatici, cioè a forme di malessere dovuto dallo
sradicamento dalle proprie origini, cui si associano l’incertezza relativa al futuro.exe te
sono spesso conseguenza di una valutazione negativa del proprio progetto migratorio,
allora quanto si verifica una distanza fra le aspettative e la realtà. Tutto ciò è favorito da
un’assenza di una rete di supporto, dalla mancanza di occasioni che permettano al
migrante di consolidare un capitale sociale nuovo. Dunque, tutto ciò deriva dai paesaggi
venissi da una mancata integrazione socioculturale.
3. patologie di acquisizione: Consistono nella persistenza di fattori di rischio a cui l'immigrato
viene esposto nel paese ospite. Essi rappresentano, un aumento delle patologie
traumatiche, un aumento della pratica dell’interruzione volontaria di gravidanza, l'utilizzo
improprio dei servizi sociosanitari.
In Italia vi è una differenza nel modo in cui i sistemi sanitari rispondono all'esigenza di queste
persone. Ciò dipende dalla sensibilità delle organizzazioni sanitarie. L’integrazione sanitaria di
questi cittadini deve essere costruita in modo tale che queste persone possano essere considerate
responsabili e capaci di modificare le loro scelte in materia di salute. Questa possibilità nasce solo
dal presupposto che l'altro è anche fonte da cui apprendere, una reale integrazione sanitaria deve
facilmente rimuovere, forme di pregiudizio.
2. Salute, fattori di rischio e disuguaglianza
Le differenze nelle condizioni di salute della popolazione hanno accompagnato da sempre la storia
di ogni società punto ogni epoca è stata caratterizzata da tante disparità, riconducibili
principalmente ad aspetti di carattere sociale. Le disparità di salute sono ormai delle costanti
all'interno della nostra società i con l'effetto della globalizzazione aumentano maggiormente.
Alcuni studiosi statunitensi, Hayward e Heron, mettono in evidenza come gli individui di colore
presentano tassi di mortalità superiori per tutte le malattie rispetto ai bianchi, oltre che presentare
uno scarso utilizzo dei servizi. In merito alle caratteristiche sociodemografiche, ci sono delle
differenze rispetto all’età e al genere: per l’età è posta l’attenzione sulla condizione del bambino
migrante, i quali hanno una percezione dello stato di salute migliore rispetto agli anziani; invece,
per il genere alcuni autori mettono in evidenza come la condizione delle donne immigrate sia una
situazione vissuta nel “doppio vantaggio” di essere contemporaneamente “straniera” e “donna”,
esse a causa della salute riproduttiva accedono maggiormente ai servizi della medicina, invece i
maschi solo in caso di urgenza. Altro aspetto da considerare è la scarsità di ricerche che analizzano
le diseguaglianze di salute dei cittadini stranieri LGBT, in quanto il numero è sempre maggiore di
chi richiede asilo perché perseguitato nel Paese di origine per il proprio orientamento sessuale.
Per quanto riguarda lo stile di vita, ci sono fattori che sono rischiosi per la salute, come ad esempio
il consumo del tabacco, l'abuso di alcol e di droghe, il sovrappeso, alcuni comportamenti sessuali.
Alcuni studi hanno posto in evidenza come le abitudini di consumo dei fattori suddetti, siano vicine
a quelle degli autoctoni. Ci sono stati degli studi dedicati alla dimensione del capitale sociale come
condizione facilitante il percorso di inserimento dei cittadini stranieri nel paese di immigrazione.
Le reti sociali etniche sono centrali per lo straniero perché gli assicurano una serie di risorse che
facilitano il processo di integrazione nel Paese di accoglienza: se da un lato, le reti etniche
consentono allo straniero di inserirsi rapidamente nella società d’accoglienza, dall’altro tali
relazioni potrebbero esercitare un ostacolo per il processo di inserimento sociale e culturale. Per
questo bisogna tener presente vari fattori come: il possedimento o meno del titolo di soggiorno, il
tempo di permanenza sul territorio, il tipo di progetto migratorio e le difficoltà pratiche vissute.
Grazie ai quali lo straniero riesce ad integrarsi meglio con gli autoctoni.
Per comprendere come il capitale sociale possa essere positivo per la salute e il benessere dello
straniero, è utile dividere il capitale sociale in bonding, bridging e linking:
il capitale sociale primario/informale (bonding) produce beni e risorse relazionali utili e
aperte ai membri di un gruppo, è definito come capitale sociale etnico. Inoltre, bisogna
considerare anche gli aspetti negativi perché può succedere che la rete si fa portatrice di un
modello di spiegazione della salute incompatibile con quello della medicina ufficiale;
il capitale sociale secondario/ formale (bridging), è un capitale sociale che riguarda
l’insieme di risorse prodotte nelle reti di relazione, questa condizione si sperimenta con
una migrazione più matura, dove è più facile che si creano delle associazioni di stranieri;
il capitale sociale generalizzato (linking) è dato da relazioni di fiducia nell’altro
generalizzato e nelle istituzioni. Per gli immigrati quest’ultimo livello è essenziale perché
costituisce il capitale sociale inteso come generatore di “relazioni e fiducia diversificata”.
Riferendosi ad altri aspetti, bisogna considerare quello del lavoro, motivo che li porta nel nostro
paese. Gli stranieri sono occupati nei sistemi più bassi e sono sottoposti a condizioni faticose, sia
sul piano fisico e sia psicologico (agricoltura, edilizia).
Tra i determinati di salute, molto importante sono le condizioni abitative, in quanto l’acquisto di
una casa diventa una scelta obbligata a causa delle difficoltà legate al mercato degli affitti; quindi,
l’acquisto dell’abitazione non corrisponde a una condizione di benessere economico, Anche
perché agli stranieri sono riservate quelle proprietà che si presentano più fatiscenti e non
ristrutturate, rappresentando dunque un fattore di rischio per la salute.
La crisi economica attuale ha ridisegnato il fenomeno immigratorio perché gli stranieri sono la
componente più colpita; questa crisi ha interessato molto la condizione maschile in quanto
incrementano il lavoro a nero e forme di falso part- time e lavoro autonomo.
3. Gli immigrati in Campania: vissuti ed emergenze socio-sanitarie
Nonostante la crisi economica abbia causato una consistente riduzione dei flussi migratori,
l’Europa continua a essere un’area del mondo particolarmente attrattiva per gli immigrati e le
donne sono sempre le principali protagoniste del flusso migratorio (fenomeno “rosa”). Dato il gran
numero di stranieri aumenta anche la quota di disoccupati e inattivi soprattutto nel Mezzogiorno
definita come regione di transito, Cioè un'area di primo inserimento per procedere poi verso
regioni più sviluppate. Solo recentemente si assiste a un processo di stabilizzazione dei migranti
anche nelle regioni meridionali, inconseguenza anche dell’aumento di matrimoni e unioni tra
immigrati e autoctoni. In Campania ti registra il numero più alto di cittadini migranti del Sud Italia:
sono distribuiti per tutte le 5 provincie: Napoli (oltre 50%) Salerno e Caserta sono maggiormente
piene di stranieri, in prevalenza di donne. Possiamo evidenziare alcune caratteristiche che il
fenomeno riscontra nel territorio:
-La popolazione straniera è di prevalenza di donne e giovani in tutto il Meridione.
-In merito ai settori occupazionali abbiamo la figura del bracciante e della badante considerando
che gli stranieri occupano posizioni lavorative più basse rispetto agli autoctoni.
- bisogna tener conto anche dei bisogni e delle problematiche dei cittadini irregolari.
3.1 La condizione del lavoratore straniero nell’agricoltura
Il lavoro rappresenta il principale requisito per l’ottenimento del permesso di soggiorno e dei diritti
sociali annessi. Il lavoro rappresenta il principale requisito per l’ottenimento del permesso di
soggiorno e dei diritti sociali. Nel Mezzogiorno, gli stranieri trovano lavoro nei settori caratterizzati
da precariato e irregolarità come il sistema agricolo e turistico. Per gli immigrati l’agricoltura è una
rete di salvataggio per coloro che sono in una situazione di irregolarità amministrativa. Coloro che
si occupano dell’agricoltura si dedicano alle fasi della semina e della raccolta, alla sorveglianza del
bestiame nelle stalle e nei pascoli, mentre difficilmente occupano posizioni come quelle dei
potatori, innestatori e addetti agli impianti delle serre. L’utilizzo di forza lavoro a basso costo, il
lavoro a nero, la negazione di stili di vita decenti sono aspetti che non godono di tutela sindacale e
operano al di fuori delle norme di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro. Attualmente i
cittadini che lavorano nelle aziende agricole attuano diverse soluzioni per l’alloggio: alcuni
continuano a vivere i ruderi abbandonati nelle campagne, altri hanno trovato stanze affittate.
Molto frequenti sono gli incidenti sul luogo di lavoro dovuti all’assenza di condizioni minime di
sicurezza, ma il caso più cruciale è quello degli avvelenamenti e intossicazioni dovuti ai pesticidi,
con danni alla pelle e alle vie respiratorie. Per i migranti, non esiste alcuna possibilità di
separazione fra tempo per sé e tempo del lavoro, poiché l’attività produttiva li tiene impegnati
gran parte del quotidiano. Nella Piana del Sele, si verificano delle condizioni migliori per un rapido
inserimento di cittadinanza, grazie all’abbondanza di offerta di lavoro e dei pochi controlli; dal lato
del datore di lavoro, la condizione di irregolarità dello straniero diventa conveniente, invece
l’immigrato è assoggettato alle sue decisioni e difficilmente denuncerà una condizione di
sfruttamento perché potrebbe essere facilmente rimpiazzato
3.2 La salute riproduttiva della donna straniera e il ricorso alla pratica dell’IVG
per la donna straniera stare in salute è un aspetto importante alla buona riuscita del progetto
migratorio, ma si registra un utilizzo dei servizi relegato solo ai momenti di urgenza. La scelta di
avere un figlio può essere legata al bisogno di conferma e sicurezza che nel contesto migratorio
spesso manca, ma una gravidanza non desiderata si rivela un problema e per questo si ha il ricorso
dell’interruzione volontaria di gravidanza (ivg). Ci sono difficoltà anche sul modo di gestire la
gravidanza della donna straniera rispetto alla donna autoctona, in quanto la donna straniera
potrebbe vivere tale esperienza con un atteggiamento meno apprensivo e medicalizzato o senza
controlli neonatali; infatti, hanno il rischio di partorire neonati pretermine o con un peso più basso
del neonato alla nascita. Il ricorso alla pratica dell’Ivg è maggiore per le donne prive di permesso di
soggiorno. Al di là del dato culturale, si può sostenere che sul ricorso alla pratica abortiva incide
una condizione migratoria che non consente di poter affrontare serenamente una gravidanza; le
donne straniere presentano nei confronti della maternità un atteggiamento di attrazione ma al
contempo di rinuncia di attrazione.
3.2 Il lavoro di cura come fattore di rischio
La concentrazione dell’occupazione straniera femminile nei servizi domestici assume una rilevanza
del 24%, diversi sono i motivi, in particolare, la forte diminuzione delle lavoratrici italiane disposte
a svolgere quest’attività. All’interno di questo ambiente si confrontano individui con aspettative
diverse: l’assistito, i suoi familiari e l’assistente domiciliare; per l’assistito, la badante è una
forzatura che accetta per evitare l’ipotesi di ricovero; per i familiari, invece, la straniera
rappresenta la soluzione adatta quando non si ha la possibilità di occuparsi del familiare.
Di solito, le condizioni di lavoro sono molto gravose e precarie: orari lunghi, isolamento sociale,
assenza di vita privata, rischio di rottura improvvisa del rapporto quando l’assistito si aggrava o
muore. Il lavoro di cura, però, costituisce per la donna straniera un’esperienza significativa perché
favorisce i processi di integrazione e inserimento sociale. Grazie alle reti etniche, le donne
straniere appena arrivate si trovano subito inserite in una trama di rapporti e grazie ai mezzi di
comunicazione, mantengono i rapporti con i genitori e i partner e i figli lasciati in patria.
4. L’ utilizzo dei servizi sanitari degli immigrati: fattori ostacolanti e predisponenti
Il percorso di migrazione è il risultato di un momento di riflessione per il migrante, è un confronto
tra fattori relativi alle condizioni di partenza, fattori di spinta, e fattori di richiamo. Il divario, non
riguarda l’incapacità culturale dei migranti di adattarsi ai sistemi di risposta previsti nella società
ricevente, ma alla incapacità di quest’ultima a prevedere forme più elastiche ai loro modelli
cognitivi e culturali. In merito alle variabili sociodemografiche, il genere rappresenta un fattore di
differenziazione dei servizi sanitari in quanto la donna ricorre più frequentemente ai servizi
rispetto agli uomini. Con l’aumentare del titolo di studio, si riscontrano minori problemi
nell’utilizzo dei servizi. Anche l’occupazione può ostacolare l’utilizzo di servizi, perché con la
disoccupazione, a causa dell’indisponibilità economica, i migranti non possono affrontare visite
specialistiche o a pagamento. In merito alle variabili culturali, gli immigrati si riferiscono a un’idea
di salute e malattia che in alcuni casi è differente, o meno medicalizzata rispetto a come succede
per gli autoctoni. A incidere sull’utilizzo di servizi degli stranieri, sono le “culture organizzative” e
quindi, l’insieme di azioni previste dalle aziende sanitarie volte a favorire l’accesso ai servizi dei
cittadini stranieri. Un primo modello è il “modello economico”, che mette in relazione l’utilizzo dei
servizi sanitari con le disponibilità finanziarie che il soggetto ha a disposizione; un altro modello è
formato da variabili che ostacolano l’utilizzo del servizio sanitario: variabili che predispongono
all’uso (fattori predisponenti) quali: età, sesso, stato civile, conoscenza e informazioni che
l’individuo ha dell’organizzazione sanitaria; variabili che abilitano all’uso (fattori abilitanti),
comprendono le caratteristiche individuali, indicano il reddito, il luogo di residenza; variabili che
rendono necessario l’uso (fattori di bisogno), riguardano lo stato di salute delle persone.
5. Da bisogno di salute a domanda di salute
Gli immigrati giungono ai servizi quando le patologie di cui sono portatori sono al culmine, ma in
un clima di sfiducia e in conseguenza di cattive esperienze di comunicazione nei servizi,
l’immigrato si orienta a un utilizzo strumentale del servizio. Si può considerare anche i fattori che
permettono di trasformare un “bisogno di salute” in “domande di salute”, quest’ultima intesa
come una difficile esternazione del primo nelle forme e nei modi previsti dal sistema sanitario. Un
altro elemento che rende possibile o ostacola la possibilità di far corrispondere bisogni e domanda
di salute è dovuto all’offerta di salute che consiste nell’insieme dei servizi sanitari offerti all’utente
affinché sia data risposta alle sue richieste di salute.
Secondo Castiglioni, ci sono dei fattori che facilitano il percorso che permette di trasformare i
bisogni di salute in domanda di salute, primo fra tutti lo status sociale che viene definito tramite
una serie di variabili: la situazione giuridica (con o senza permesso di soggiorno), la residenza, il
lavoro, la conoscenza della lingua italiana. In relazione a queste variabili, Castiglioni distingue tre
livelli sociali fra gli immigrati: medio, in cui sono presenti tutte le variabili e si presentano tutte le
condizioni per rivolgersi al medico e ai servizi; basso, una di queste variabili manca pur avendo il
permesso di soggiorno e quindi non può avere l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale;
underclass, non è presente nessuna di queste variabili.