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17 gennaio 2022
«Urbinatepersempre
»
QuandoCarlo Bo
subìl’ironia di Croce
«Il silenzioè allora obbligato, il modo più decente
per usciredi scena». Lo scriveva Carlo Bo nel 1988
quandogià sentiva, comeha commentatoGiovan-
ni Raboniricordandolo post mortem, «l’insanabile
sfiducia in untempo,in un clima, in unasocietà ai
quali sentiva di non appartenerepiù ». I Grandi
Vecchi scelgono le parole giuste per esprimere il
malessere che è anche del nostrotempo, e di
ogni tempo. Bo, intellettuale, saggista,critico let-
terario, ci ha lasciati già da vent’anni, nel 2001, a
90 anni. E ha lasciato orfana Urbino, dove ha re-
gnato sull’università che ora porta il suo nome.
L’occasione per rileggere alcuni dei suoi testi è of-
ferta adessodal bel volume pubblicato dal Premio
nazionaleGentile da Fabriano,che Bo presiedette
fino alla morte. Vi ritroviamo implacabili sguardi
ghiacciati su vizi e pigrizie della cultura ufficiale.
Così,strappandoLeopardi a certaletturaistituzio-
nalizzata, nel 1962 Bo mettevaall’indice « l’istinto
di protezione e difesacherimane la norma costan-
te della nostra letteratura», «diffidente dei fermen-
ti », e chediLeopardi «prendevasolo una parteeli-
minando tutto quello che nella desolazione del
poetac’era di vitale, di spinta,di rivoluzione in at-
to ». Un’accusaal conformismo intellettuale, da lui
individuato anchein chi presentavai Promessi
sposi come «un piccolo trattato di edificazione »,
anziché un romanzo che «svela, più chela vittoria
del bene, la persistenza degli opposti», e dove
«non è neppurechiarala morale finale e se davve-
ro questamorale esiste»: perchéManzoni « non ci
dàsoluzioni» né si adegua«alle nostrepigre e limi-
tate richieste ». Così Bo brandiva i grandi autori
per usarli da quegli scudisci chein realtà sono.
Lui è rimasto,persempre,a Urbino: vi arrivò nel
1938 daprofessoreincaricato di Letteratura fran-
cese. «Siete sempre a Urbino? » gli chieseincon-
trandolo, tre anni dopo, Benedetto Croce, conun
velo di ironia. Del resto D’Annunzio, con le lenti
ideologiche del futurismo, aveva messo Urbino
trale «città morte» che vivono di un lontano passa-
to. Ma Bo lo smentisce.Confessa:«Sedicessi che
hocapito Urbino subito direi una bugia, ma quan-
i segretiho sentito che
do ho iniziato a penetrarne
non sarei più andato via». Rettore dal 1947, «urbi-
nate à jamais», allarga la dichiarazione d’amore
17 gennaio 2022