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Estratto da Musiche nella storia, Roma, Carocci, 2017 (Capitolo 3, pp.

131-187: 131-133)

«Versi, macchine e canto»:


il teatro in musica del Seicento
di Gloria Staffieri

1. Un secolo interconnesso

Per lungo tempo una storiografia fortemente influenzata dalla concezione del
dramma musicale wagneriano e da un’estetica idealistica ha rappresentato il
Seicento come un’epoca di sostanziale decadenza. Dopo Monteverdi, l’opera
cosiddetta “barocca” avrebbe abbandonato gli ideali classici delle origini per
trasformarsi – dietro le spinte del mercato e dei capricci del pubblico – in un
prodotto di consumo, altamente convenzionale e “seriale”, che niente aveva a
che fare con l’originalità dell’opera d’arte e i frutti del genio creatore. Nel corso
del Novecento, a partire dal secondo dopoguerra, si è in gran parte corretta
questa impostazione: ci si è dapprima soffermati sullo studio della sola
dimensione musicale dell’opera secentesca, ridotta in sostanza a una galleria di
“grandi” compositori (Monteverdi, Cavalli, Cesti, Scarlatti), per poi ampliare
gradualmente la prospettiva, indagando altresì lo stretto rapporto intrattenuto
dall’opera in musica con la cultura e il teatro del tempo. Ma una svolta decisiva
in ambito critico si è registrata tra gli anni 1970 e 1980 con l’avvento di una
nuova storia “strutturale” del fenomeno operistico, considerato sulla base di più
ampie coordinate socio-culturali e come prodotto di un vasto raggio di
relazioni: più che specifiche opere o singoli autori si sono presi in esame i ruoli
sociali e istituzionali, le modalità produttive, le norme compositive e le idee
estetiche, elementi che hanno consentito un approccio agli eventi di questo
secolo più per modelli strutturali che per specifici esiti creativi. Si è giunti così
all’individuazione di due principali fasi del teatro in musica: a) una fase aulica e
mecenatesca (dal 1600 al 1637 circa), caratterizzata da una forte
sperimentazione formale e una sostanziale contiguità tra progetto festivo e
spettacolo musicale; b) una fase “veneziana” e poi panitaliana, corrispondente
all’apertura dei teatri pubblici a pagamento, alla mercificazione dello spettacolo
aulico, alla codificazione del genere. Le diverse modalità produttive si
rifletterebbero anche sul terreno più propriamente artistico , dando origine a
due principali tipologie spettacolari decisamente contrastanti tra loro: l’opera di
corte e l’opera impresariale. Tale frattura ha indotto a proporre una duplice
risposta alle fatidiche domande relative al quando e dove nasce l’opera: l’opera
intesa come azione drammatica interamente musicata nasce a Firenze nel 1600,
mentre l’opera intesa come “genere” dotato di specifiche caratteristiche e di
regolarità produttiva ha origine a Venezia nel 1637.
In anni più recenti numerosi studi, maturati in ambito interdisciplinare,
hanno tuttavia conferito un diverso gioco chiaroscurale all’immagine del
Seicento operistico. Una nuova attenzione è stata rivolta da un lato al ruolo
delle accademie come terza fondamentale polarità – accanto a mecenati e a
impresari – in fatto di produzione e diffusione di progetti culturali, spettacoli,
pratiche sceniche; dall’altro all’interscambio, in certe fasi assai frequente, tra
corti e teatri pubblici (con le prime che offrono protezioni, appoggi, cantanti
rinomati e personale artistico ai secondi). E soprattutto si è approfondito il
fenomeno dell’assorbimento all’interno delle strutture operistiche – fin dai
primi decenni del secolo – di tecniche, moduli e ingredienti drammatici
provenienti dal coevo teatro di parola: in particolare la commedia dell’arte e la
commedia aurea spagnola. Insomma, sulla base di tali ricerche, la storia
dell’opera secentesca si è rivelata (e si sta rivelando) assai più magmatica, vitale
e produttivamente nonché esteticamente interconnessa di quanto prima
immaginato. La “narrazione” che segue offre quindi un approccio meno
dicotomico della materia trattata. Più che la divisione tra due modelli
organizzativi e artistici, si prenderanno in esame le onde concentriche che si
dipartono da ciò che possiamo definire una sorta di big bang del teatro in musica,
ossia la vera e propria esplosione di un genere drammatico che, grazie
all’originale connubio di più arti, nel giro di pochi decenni si afferma in Italia e
conquista l’Europa: «Versi, macchine e canto / son atti a render pazze / le più
sagge Sibille», così infatti un personaggio della Finta pazza (una delle opere più
note del Seicento) sintetizza i meravigliosi ingranaggi del melodramma e la sua
“follia” contagiosa. Il capitolo si configura pertanto come un viaggio che si
carica strada facendo di sempre nuovi problemi, caratteri e significati: si parte
dalle corti di Firenze e Mantova, dove nasce questo tipo di teatro, si sosta a
Roma, dove l’opera assume una fisionomia peculiare, quindi a Venezia, dove si
istituzionalizza e acquista ulteriore forza propulsiva, per poi toccare mete più
lontane (Parigi), fino ad interrompersi nel 1690, ossia nel momento in cui
l’emergere di nuove coordinate estetiche e politico-culturali (l’Arcadia)
porteranno a un radicale mutamento della scena operistica.

2. In principio fu il recitativo
3. Santi, diavoli e comici nella Roma barberiniana
4. Trasgressioni carnevalesche all’uso di Venezia
5. Forze espansive e centri di gravità
6. Alla scoperta di nuove geometrie drammatico-musicali

Approfondimenti bibliografici
In breve

Il volume, concepito sia per quanti di storia della musica vorrebbero sapere di più sia per
un’utenza universitaria, propone una visione di ampio orizzonte in cui l’arte musicale
viene esaminata attraverso il filtro della storia e collocata nello specifico contesto
culturale, sociale, produttivo ed estetico di ogni singolo periodo. Da ciò la molteplicità
degli approcci metodologici manifestata dai singoli capitoli: alle peculiarità storiche di
ogni epoca corrisponde pari diversità di confronto col prodotto musicale, visto ora sotto
l’aspetto dei suoi contenuti intellettuali e filosofici, ora nella sua dimensione materiale
(artigianale e consumistica), ora come creazione artistica unica e irripetibile.

Indice

Prefazione

1. Suoni e musica nell’età di Dante, Petrarca e Boccaccio di Giorgio Monari


Paesaggio sonoro e paesaggio spirituale nella Commedia di Dante: tra Inferno e
Antipurgatorio / La tradizione lirica vernacola: Dante e i trovatori / Paesaggio sonoro e
paesaggio spirituale nella Commedia di Dante: tra Purgatorio e Paradiso / La “nuova” arte
della musica: Parigi / Philippe de Vitry e il Romanzo di Fauvel / Le formes fixes e la
tradizione lirica cortese / Polifonia misurata e cappelle musicali / Umanesimo e musica
tra Francia e Italia / Polifonia e mensuralismo in Italia / Approfondimenti bibliografici
2. Musica e corti italiane nella prima età moderna di Franco Piperno
Musica come intrattenimento e svago / I professionisti della musica / Cappelle musicali di
Stato: Napoli, Ferrara, Milano / Committenza “umanistica”: Urbino, Mantova, ancora
Ferrara / Musica per tutti: l’editoria musicale / Il madrigale nell’età del petrarchismo /
Esempi di madrigali / Musica, spettacolo ed eventi dinastici: gli intermedi fiorentini. Il
Combattimento di Tancredi e Clorinda / Approfondimenti bibliografici

3. «Versi, macchine e canto»: il teatro in musica del Seicento di Gloria Staffieri


Un secolo interconnesso / In principio fu il recitativo / Santi, diavoli e comici nella Roma
barberiniana / Trasgressioni carnevalesche all’uso di Venezia / Forze espansive e centri di
gravità / Alla scoperta di nuove geometrie drammatico-musicali / Approfondimenti
bibliografici

4. Senza parole. Strumenti e musica strumentale dall’Italia all’Europa di Franco


Piperno
Virtuosi di strumento a corte fra “conversazione” e ornamento / Il liuto: esecutori,
repertorio e impieghi / Le tastiere: esecutori, repertorio e impieghi / Girolamo
Frescobaldi: protagonismo artistico e autonomia professionale / «Sonar con ogni sorta
d’instrumenti» / Musica strumentale alla ricerca di autonomia linguistica: il violino e il
suo repertorio / «Et in Arcadia ego»: il classicismo di Arcangelo Corelli / «Anfione dei
nostri tempi»: Corelli «regolatore» d’orchestra e architetto di suoni / Dall’Italia
all’Europa: l’autonomia stilistica della Francia / Dall’Italia all’Europa: Antonio Vivaldi e
lo stile italiano in Germania / La fusione degli stili nazionali: Johann Sebastian Bach /
Approfondimenti bibliografici

5. Il sacro in musica. Luoghi, repertori e stili da Palestrina a Bach di Federico


Vizzaccaro
Roma e Giovanni Pierluigi da Palestrina: continuità di una tradizione / Riforma luterana,
Riforma cattolica / Dal Rinascimento al barocco: la diversificazione degli stili
compositivi / I centri di produzione di musica sacra in Italia: / Roma, Venezia e Napoli /
Dall’Italia all’Europa: tradizioni parallele e influssi reciproci / La sintesi degli stili
compositivi: Johann Sebastian Bach / Approfondimenti bibliografici

6. L’Italia in Europa: il Settecento operistico di Andrea Chegai


Opera del Settecento: teatro fossile? / Percorsi di compositori / Percorsi di opere / Testi e
paratesti dell’opera: un libretto / Testi e paratesti dell’opera: una partitura / La
drammaturgia del genere serio: intreccio, peripezie, scrittura poetica, stesura musicale /
Drammaturgie alternative: Händel, Gluck / Drammaturgie del comico / Sgretolamento dei
modelli e altri modelli / Approfondimenti bibliografici

7. Geografia e pratiche del classicismo musicale di Andrea Chegai


Un concetto polifunzionale / Verso un nuovo linguaggio: cos’è un “tema” e cosa genera /
La società dell’ascolto / La professione del musicista. Certezze, crisi, aspirazioni /
Memoria e sintesi al tramonto del Settecento: le opere viennesi di Mozart / Memoria e
sintesi al tramonto del Settecento: gli oratori di Haydn / Approfondimenti bibliografici

8. Beethoven di Giovanni Bietti


Introduzione / La produzione e i generi musicali / Opera e biografia / Il contesto e l’etica
beethoveniana / Il linguaggio / Lo “stile tardo” / Approfondimenti bibliografici
9. L’opera italiana nel primo Ottocento di Emanuele Senici
I teatri / Il sistema produttivo e l’impresario / I cantanti e le categorie vocali / L’editoria /
La critica / Il repertorio / Il compositore / Il librettista / Lo scenografo / I generi / Le
forme / I temi / Approfondimenti bibliografici

10. Musica non operistica nell’Ottocento: concetti, comportamenti, composizioni di


Antonio Rostagno
Concetti / Comportamenti (pratiche, istituzioni, discorsi) / Composizioni /
Approfondimenti bibliografici

11. Verdi e Wagner: musica e mentalità del secondo Ottocento di Antonio Rostagno
Il mondo di Verdi e Wagner: attraverso il lungo Ottocento / Il sistema produttivo in Italia
/ Dalla parte dei musicisti / Drammaturgie e musiche / Concezioni e sviluppi. Verdi e
Wagner a confronto / Approfondimenti bibliografici

12. Fin de siècle: nuovi indirizzi nell’opera internazionale di Manuela Rita


Concetti e discorsi / Nazionalismi / Aspetti sociali / Esotismo e orientalismo / Psicologia
e psicoanalisi / Approfondimenti bibliografici

13. Verso una “nuova” musica. La nascita delle avanguardie musicali all’alba del
Novecento di Simone Caputo
Salome, un’opera “nuova” / Le ombre di Wagner / La crisi del linguaggio musicale tonale
/ Mahler, tra vecchio e nuovo mondo / 1900: Parigi, Debussy e l’arte dell’inesprimibile
Satie, tra ricerca e provocazione / Uno scandalo viennese: Schönberg e i suoi allievi
Alban Berg e Anton Webern / «Con baldo ardimento, avanti, verso nuove rive!» (Modest
Musorgskij) / Le sacre du printemps: Parigi, 29 maggio 1913 / Béla Bartók, Maurice
Ravel: realtà, modernità, folklore / Approfondimenti bibliografici

http://www.carocci.it/index.php?option=com_carocci&task=schedalibro&Itemid=
72&isbn=9788843086245

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