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1. Un secolo interconnesso
Per lungo tempo una storiografia fortemente influenzata dalla concezione del
dramma musicale wagneriano e da un’estetica idealistica ha rappresentato il
Seicento come un’epoca di sostanziale decadenza. Dopo Monteverdi, l’opera
cosiddetta “barocca” avrebbe abbandonato gli ideali classici delle origini per
trasformarsi – dietro le spinte del mercato e dei capricci del pubblico – in un
prodotto di consumo, altamente convenzionale e “seriale”, che niente aveva a
che fare con l’originalità dell’opera d’arte e i frutti del genio creatore. Nel corso
del Novecento, a partire dal secondo dopoguerra, si è in gran parte corretta
questa impostazione: ci si è dapprima soffermati sullo studio della sola
dimensione musicale dell’opera secentesca, ridotta in sostanza a una galleria di
“grandi” compositori (Monteverdi, Cavalli, Cesti, Scarlatti), per poi ampliare
gradualmente la prospettiva, indagando altresì lo stretto rapporto intrattenuto
dall’opera in musica con la cultura e il teatro del tempo. Ma una svolta decisiva
in ambito critico si è registrata tra gli anni 1970 e 1980 con l’avvento di una
nuova storia “strutturale” del fenomeno operistico, considerato sulla base di più
ampie coordinate socio-culturali e come prodotto di un vasto raggio di
relazioni: più che specifiche opere o singoli autori si sono presi in esame i ruoli
sociali e istituzionali, le modalità produttive, le norme compositive e le idee
estetiche, elementi che hanno consentito un approccio agli eventi di questo
secolo più per modelli strutturali che per specifici esiti creativi. Si è giunti così
all’individuazione di due principali fasi del teatro in musica: a) una fase aulica e
mecenatesca (dal 1600 al 1637 circa), caratterizzata da una forte
sperimentazione formale e una sostanziale contiguità tra progetto festivo e
spettacolo musicale; b) una fase “veneziana” e poi panitaliana, corrispondente
all’apertura dei teatri pubblici a pagamento, alla mercificazione dello spettacolo
aulico, alla codificazione del genere. Le diverse modalità produttive si
rifletterebbero anche sul terreno più propriamente artistico , dando origine a
due principali tipologie spettacolari decisamente contrastanti tra loro: l’opera di
corte e l’opera impresariale. Tale frattura ha indotto a proporre una duplice
risposta alle fatidiche domande relative al quando e dove nasce l’opera: l’opera
intesa come azione drammatica interamente musicata nasce a Firenze nel 1600,
mentre l’opera intesa come “genere” dotato di specifiche caratteristiche e di
regolarità produttiva ha origine a Venezia nel 1637.
In anni più recenti numerosi studi, maturati in ambito interdisciplinare,
hanno tuttavia conferito un diverso gioco chiaroscurale all’immagine del
Seicento operistico. Una nuova attenzione è stata rivolta da un lato al ruolo
delle accademie come terza fondamentale polarità – accanto a mecenati e a
impresari – in fatto di produzione e diffusione di progetti culturali, spettacoli,
pratiche sceniche; dall’altro all’interscambio, in certe fasi assai frequente, tra
corti e teatri pubblici (con le prime che offrono protezioni, appoggi, cantanti
rinomati e personale artistico ai secondi). E soprattutto si è approfondito il
fenomeno dell’assorbimento all’interno delle strutture operistiche – fin dai
primi decenni del secolo – di tecniche, moduli e ingredienti drammatici
provenienti dal coevo teatro di parola: in particolare la commedia dell’arte e la
commedia aurea spagnola. Insomma, sulla base di tali ricerche, la storia
dell’opera secentesca si è rivelata (e si sta rivelando) assai più magmatica, vitale
e produttivamente nonché esteticamente interconnessa di quanto prima
immaginato. La “narrazione” che segue offre quindi un approccio meno
dicotomico della materia trattata. Più che la divisione tra due modelli
organizzativi e artistici, si prenderanno in esame le onde concentriche che si
dipartono da ciò che possiamo definire una sorta di big bang del teatro in musica,
ossia la vera e propria esplosione di un genere drammatico che, grazie
all’originale connubio di più arti, nel giro di pochi decenni si afferma in Italia e
conquista l’Europa: «Versi, macchine e canto / son atti a render pazze / le più
sagge Sibille», così infatti un personaggio della Finta pazza (una delle opere più
note del Seicento) sintetizza i meravigliosi ingranaggi del melodramma e la sua
“follia” contagiosa. Il capitolo si configura pertanto come un viaggio che si
carica strada facendo di sempre nuovi problemi, caratteri e significati: si parte
dalle corti di Firenze e Mantova, dove nasce questo tipo di teatro, si sosta a
Roma, dove l’opera assume una fisionomia peculiare, quindi a Venezia, dove si
istituzionalizza e acquista ulteriore forza propulsiva, per poi toccare mete più
lontane (Parigi), fino ad interrompersi nel 1690, ossia nel momento in cui
l’emergere di nuove coordinate estetiche e politico-culturali (l’Arcadia)
porteranno a un radicale mutamento della scena operistica.
2. In principio fu il recitativo
3. Santi, diavoli e comici nella Roma barberiniana
4. Trasgressioni carnevalesche all’uso di Venezia
5. Forze espansive e centri di gravità
6. Alla scoperta di nuove geometrie drammatico-musicali
Approfondimenti bibliografici
In breve
Il volume, concepito sia per quanti di storia della musica vorrebbero sapere di più sia per
un’utenza universitaria, propone una visione di ampio orizzonte in cui l’arte musicale
viene esaminata attraverso il filtro della storia e collocata nello specifico contesto
culturale, sociale, produttivo ed estetico di ogni singolo periodo. Da ciò la molteplicità
degli approcci metodologici manifestata dai singoli capitoli: alle peculiarità storiche di
ogni epoca corrisponde pari diversità di confronto col prodotto musicale, visto ora sotto
l’aspetto dei suoi contenuti intellettuali e filosofici, ora nella sua dimensione materiale
(artigianale e consumistica), ora come creazione artistica unica e irripetibile.
Indice
Prefazione
11. Verdi e Wagner: musica e mentalità del secondo Ottocento di Antonio Rostagno
Il mondo di Verdi e Wagner: attraverso il lungo Ottocento / Il sistema produttivo in Italia
/ Dalla parte dei musicisti / Drammaturgie e musiche / Concezioni e sviluppi. Verdi e
Wagner a confronto / Approfondimenti bibliografici
13. Verso una “nuova” musica. La nascita delle avanguardie musicali all’alba del
Novecento di Simone Caputo
Salome, un’opera “nuova” / Le ombre di Wagner / La crisi del linguaggio musicale tonale
/ Mahler, tra vecchio e nuovo mondo / 1900: Parigi, Debussy e l’arte dell’inesprimibile
Satie, tra ricerca e provocazione / Uno scandalo viennese: Schönberg e i suoi allievi
Alban Berg e Anton Webern / «Con baldo ardimento, avanti, verso nuove rive!» (Modest
Musorgskij) / Le sacre du printemps: Parigi, 29 maggio 1913 / Béla Bartók, Maurice
Ravel: realtà, modernità, folklore / Approfondimenti bibliografici
http://www.carocci.it/index.php?option=com_carocci&task=schedalibro&Itemid=
72&isbn=9788843086245