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La rivoluzione psicanalitica

1. Cos’è la psicanalisi
La psicanalisi è legata alla scoperta dell’inconscio come dimensione fondamentale della
psiche umana. Secondo Freud l’identità di una persona non è determinata dalla coscienza o
dalla ragione, ma per la maggior parte è determinata dall’inconscio. Ciò andava contro la
concezione positivista, secondo la quale tutto è regolato da leggi sperimentalmente
comprovabili. Il ruolo che l’inconscio gioca nella nostra vita psichica e nella spiegazione dei
nostri comportamenti, viene illustrato da Freud con l’immagine dell’iceberg. La psiche è
paragonabile ad un iceberg: la parte che affiora, la punta, è costituita dalla coscienza e dalla
ragione; la parte sommersa, la maggior parte di esso, è costituita dall’inconscio. L’uomo è più
irrazionalità che razionalità, contrariamente a quanto pensato fin’ora. Freud, procedendo
dalle idee di Schopenhauer e Nietzsche (che avevano “smascherato” la falsità di questa
convinzione) nega totalmente l’ideale di un uomo razionale. Cos’è la psicanalisi?
1. Una terapia che si propone di curare le nevrosi, le ossessioni e le malattie psichiche;
2. Un metodo di indagine volto a chiarire dinamica e principi di funzionamento della
nostra psiche;
3. Una riflessione generale sull’uomo e sul suo rapporto con il contesto culturale e
familiare.

2. Le tre ferite narcisistiche all’umanità


L’inconscio determina il comportamento umano e quindi l’uomo non è capace di
autodeterminarsi liberamente. Questa è la terza delle tre ferite narcisistiche:
1. La ferita cosmologica: procurata dall’affermazione del sistema tolemaico, la Terra e
l’uomo, perdono la loro privilegiata posizione di centralità nel cosmo. L’uomo è uno dei
tanti abitanti di uno dei tanti pianeti;
2. La ferita biologica: provocata dalle scoperte di Darwin, l’uomo è un essere vivente
come gli altri, ha una storia evolutiva simile a quella di tutti gli altri animali e deriva dai
loro stessi antenati;
3. La ferita psicologica: provocata dalla scoperta che l’inconscio (e non la ragione)
domina l’essenza dell’uomo. L’uomo non è nemmeno padrone né della sua vita, né dei
suoi comportamenti, che sono dominati dall’inconscio, cioè da una forza irrazionale che
non controlliamo ma ci controlla. Freud demolisce una millenaria tradizione che aveva
posto nella razionalità e nella consapevolezza l’essenza dell’uomo.

Catarsi
Significa “purificazione” (dal greco kàtharsis), ovvero liberazione dell'individuo da una
contaminazione, che danneggia o corrompe la natura dell'uomo.
Il termine catarsi è utilizzato da Aristotele nella Poetica in riferimento alla tragedia, con il
significato di “purificazione”. Secondo Aristotele la visione di vicende tragiche rappresentate
negli spettacoli teatrali, in cui sono messi in scena dagli attori eventi terribili e atroci, consente
allo spettatore di immedesimarsi e purificarsi dal male.
Il metodo catartico fu sviluppato da Freud e Breuer nell’opera “Studi sull’Isteria” del 1895, in
cui veniva esaminato il caso di Anna O. Anna fu la prima paziente ad essere sottoposta da
Breuer al metodo catartico, fu lei stessa, divenuta in seguito sociologa, a chiamare questa
terapia “talking cure” (o anche “himney sweep”, spazzacamino).
Secondo l’ipotesi di Freud e Breuer l’eziologia (cause o insieme di cause da cui essa è
generata) dell’isteria è di tipo psicologico e non è da attribuirsi, come per la medicina
positivistica del tempo, a disfunzioni o alterazioni fisiologiche dell’apparato nervoso. L’isteria si
manifesta attraverso una sintomatologia, anche molto complessa come nel caso di Anna:
paralisi parziali o totali; idrofobia; agorafobia o claustrofobia; strabismo; disturbi del linguaggio;
turbe visive e auditive; cecità; ecc. ecc. Il meccanismo che determina l’insorgere della malattia
è dovuto a un evento traumatico del passato che è stato oggetto di rimozione nell’inconscio e
non viene quindi ricordato dal soggetto. L’evento traumatico, che poi Freud definirà come
“scena primaria” è una situazione in cui un evento suscita nel soggetto una forte reazione
emotiva, di origine pulsionale, che questi però reprime, in quanto la sua espressione libera
produrrebbe un conflitto con i valori e le regole di comportamento in cui il soggetto stesso si
riconosce. Per esempio, nel caso di Anna, la vista del cane della sua dama di compagnia
inglese che beve dal bicchiere che suscita disgusto in Anna, disgusto cui non da sfogo per non
venire meno alle regole della cortesia. L’episodio e l’emozione da esso suscitata vengono
quindi rimosse e dimenticate, per questo Freud affermava che “le isteriche soffrono di
reminiscenze” (Studi sull’isteria). Naturalmente l’evento traumatico, così come la reazione
emotiva di matrice pulsionale che gli si accompagna, continuano a esistere a livello inconscio e
a premere sulla coscienza per avere soddisfacimento, non potendosi però esprimere
direttamente a causa del meccanismo della resistenza, si esprimono indirettamente, in modo
distorto e mascherato, attraverso un sintomo simbolico, con cui il soggetto isterico vuole
comunicare qualcosa. Nell’isteria da conversione (il contenuto rimosso viene convertito in un
sintomo che intrattiene una relazione simbolica con il rimosso), la manifestazione somatica del
contenuto rimosso si produce su un organo piuttosto che un altro secondo un simbolismo
inconscio, per esempio la cecità può rappresentare il rifiuto di vedere qualcosa.
Il metodo catartico che Breuer utilizza per curare Anna, si serve dell’ipnosi. Nello stato ipnoide
il soggetto rivive la situazione patogena, non si tratta di un semplice ricordo, in quanto il
soggetto rivive anche emotivamente la situazione che ha determinato la genesi della malattia
e nel rivivere l’evento il soggetto da libera espressione all’emozione legata al ricordo e la cui
rimozione aveva prodotto il sintomo, Freud chiama tale fenomeno “abreazione”. L’effetto
terapeutico dell’abreazione è l’eliminazione dell’emozione (affettività) correlata all’evento
traumatico e a suo tempo repressa, e la conseguente scomparsa del sintomo cui la rimozione
aveva dato luogo.
Il Sogno Nella Psicanalisi freudiana
Le libere associazioni sono, per Freud, lo specifico metodo tecnico utilizzabile per indagare
l'inconscio, lo strumento caratterizzante il nuovo metodo di cura, da allora in poi chiamato
"psicoanalisi".
Esso veniva a sostituire l'ipnosi, la catarsi, e la suggestione. Freud stesso dichiarò che il
medesimo obiettivo — la conoscenza dell'inconscio — si può ottenere mediante altri due
metodi: l'interpretazione dei sogni e quella degli atti mancati. Anzi, a un certo punto Freud
considerò l'interpretazione dei sogni come "la via regia verso la conoscenza dell'inconscio", e
"il più sicuro fondamento della psicoanalisi".
1. In sintesi, la teoria psicoanalitica dei sogni è la seguente:
I sogni sono la forma che la attività psichica assume durante lo stato di sonno; più
precisamente sono allucinazioni che si hanno durante il sonno. Il sogno che viene raccontato
dopo il risveglio, rappresenta solo il risultato finale dell'attività psichica inconscia che ha luogo
durante il sonno.
- Ciò che si ricorda, viene chiamato contenuto onirico manifesto.
- Ciò che produce il sogno viene chiamato contenuto onirico latente, ed è costituito da desideri,
tendenze e pensieri inconsci.
- Il significato reale sogno non corrisponde mai — tranne rare eccezioni — al significato
eventualmente individuabile nel sogno manifesto.
- Il processo che ha prodotto la trasformazione del contenuto latente nel contenuto manifesto
del sogno è il cosiddetto lavoro onirico.
- Il fattore principalmente responsabile della deformazione e dei travestimenti, che subisce il
contenuto onirico latente fino a tradursi in sogno manifesto — i processi riassunti nel termine
"lavoro onirico" — è la censura onirica, ossia quella funzione psichica che tende ad impedire ai
desideri inconsci l'accesso diretto alla coscienza. Poiché essa costituisce una barriera tra il
sistema inconscio e-quello conscio, la censura onirica rappresenta l'aspetto notturno della
rimozione che, per quanto allentata, continua a funzionare anche durante lo stato di sonno,
costringendo così il sogno a camuffarsi per poter sfuggire alla sua azione. In altri termini, il
sogno è "costretto" ad utilizzare vari processi di deformazione per poter consentire agli
elementi rimossi di affiorare in qualche modo alla coscienza, e cioè eludendo la censura.
I sogni rappresentano così una delle manifestazioni di quello che Freud ha chiamato
"ritorno del rimosso", allo stesso modo dei sintomi nevrotici. Se nel sogno gli elementi rimossi
affiorano con minore difficoltà, ciò è dovuto al fatto che la censura onirica è meno severa della
rimozione diurna; in altre parole, durante il sonno la rimozione subisce una attenuazione,
poiché in tale stato le tendenze rimosse sono sentite come meno pericolose in quanto, a
differenza della veglia, non possono essere soddisfatte mediante l'azione, bensi solo in forma
allucinatoria. In questa prospettiva il sogno e il sintomo nevrotico risultano essere formazioni di
compromesso tra le tendenze dell'inconscio e le difese dell'lo (nel sogno sotto forma di
censura).
2. Quali sono dunque le operazioni psichiche inconsce che si attivano nel lavoro onirico?
Sono principalmente le seguenti:
1. elaborazione primaria: che comprende drammatizzazione, spostamento, condensazione,
dispersione, simbolizzazione (rappresentazione simbolica), e inoltre elaborazione secondaria.
1.1. La drammatizzazione è quel processo per cui nel sogno i pensieri vengono trasformati in
immagini, soprattutto immagini visive. Il sogno cioè consiste soprattutto di scene concrete,
tanto che potrebbe essere descritto come un film o un dramma teatrale il cui regista è il
sognatore, il quale ,a sua volta può figurare come attore o anche solo come spettatore.
1.2. Nella condensazione più pensieri latenti vengono rappresentati da un unico elemento del
contenuto manifesto, il quale perciò combina insieme, in un'unica rappresentazione, diversi
elementi aventi qualche aspetto in comune. Così, per esempio, quattro persone A, B, C, D del
contenuto latente appaiono nel contenuto manifesto come una sola persona, che presenta
alcune caratteristiche di A, veste come B, ha i modi di fare di C e vive nella casa di D e, in
questo modo, rappresenta nel sogno manifesto le quattro diverse persone del contenuto
latente. Pressoché in tutti i sogni agisce la condensazione, che raccoglie molti elementi
inconsci, cerca analogie e punti di contatto tra di essi per poterli rappresentare in un solo
elemento manifesto. Esiste una costante sproporzione tra gli elementi del sogno manifesto, che
sono relativamente pochi, e il contenuto latente, che è infinitamente più ricco. Il processo della
condensazione, perciò, spiega perché, una volta terminata l'analisi di un sogno, il contenuto
latente si riveli sempre molto più lungo e complesso del sogno manifesto, che ne costituisce
quindi solo un'espressione abbreviata e concentrata, appunto condensata.
Conseguenza della condensazione è che ogni sogno e ogni elemento del sogno contengono
una molteplicità di significati: sono cioè sovradeterminati, sono quindi passibili di
interpretazioni molteplici e non contraddittorie tra loro.
1.3. Lo spostamento consiste nella tendenza a trasferire l'intensità, l'importanza emotiva di
determinati elementi del sogno ad altri elementi, in modo da eludere la censura e superarne gli
ostacoli. Il risultato è che nel sogno manifesto viene accentuato, reso importante qualcosa che
nei pensieri latenti ha solo un valore secondario, mentre all'elemento latente, più significativo e
importante, viene attribuito, nella scena del sogno, un ruolo secondario o indifferente.
Analogamente la tonalità emotiva di un elemento può essere convertita nel suo opposto: cosi il
dolore può apparire come gioia, l'amore come odio, e così via. Poiché dunque ciò che è
significativo viene reso inessenziale e ciò che è poco importante passa in primo piano,
l'analista deve porre particolare attenzione ai casi in cui il paziente, che racconta un sogno,
afferma che la tal cosa "non conta", "non ha niente a che fare con il resto", che di quel piccolo
episodio ricorda poco, male, o confusamente.
Sempre per effetto dello spostamento, i pensieri latenti possono apparire nella scena del sogno
non come sono, ma soltanto in parte o in forma di allusione (in modo simile alla figura retorica
della metonimia).
1.4. La simbolizzazione (o rappresentazione simbolica o trascrizione simbolica) può essere
considerata una forma particolare di spostamento, Quando un elemento rimosso del contenuto
onirico latente viene rappresentato da qualche altro elemento concreto nel sogno manifesto,
quest'ultimo elemento è un simbolo; ovviamente l'elemento rimosso è il simbolizzato. Da
questa definizione risulta immediatamente che nell'accezione psicoanalitica il concetto di
simbolo è più delimitato di quello ordinario: mentre cioè nel linguaggio quotidiano il simbolo si
avvicina al concetto di metafora (come per esempio nelle espressioni "i denti sono perle", o
anche "le sue perle", sempre per indicare "i suoi denti"), per poter considerare il simbolo un
elemento concreto del contenuto manifesto del sogno, occorre che l'elemento simbolizzato sia
stato rimosso.
Mentre i simboli scoperti dalla psicoanalisi sono molto numerosi, in pratica infiniti, — e ciò
perché ogni persona, oggetto o situazione è passibile di diventare simbolo — i simbolizzati
invece sono relativamente pochi, fondamentalmente i seguenti: le relazioni di parentela più
semplici — padre, madre, genitore, bambino, fratello —, il corpo umano e le sue parti, gli
organi sessuali maschili e femminili, i rapporti sessuali, la nudità, la nascita e la morte. In
generale il rapporto esistente tra il simbolo (significante) e il simbolizzato (significato) è un
rapporto di analogia o somiglianza formale, come in ogni altro genere di simbolismo: per fare
solo qualche semplice esempio, ogni oggetto concavo, atto a contenere (vaso, grotta, scatola),
può simbolizzare il corpo femminile o la vagina; i frutti possono rappresentare i seni; ogni
oggetto allungato (matita, bastone, sigaretta, fucile) può simbolizzare il pene.
Occorre però aggiungere che i simboli non sono univoci, nel senso che possono significare cose
diverse e anche opposte, per cui solo il contesto del sogno può chiarirne di volta in volta il
significato specifico.
2. La elaborazione secondaria è quel processo di rimaneggiamento del sogno per cui si tende
ad eliminare le apparenti assurdità, contraddizioni, incoerenze, per presentarlo in una forma il
più possibile logica, coerente e comprensibile, eventualmente mediante aggiunte e
trasposizioni. Costituisce una seconda fase del lavoro onirico in quanto opera su prodotti già
elaborati dagli altri meccanismi più sopra menzionati (che insieme formano l'elaborazione
primaria): tuttavia Freud ritiene che l'elaborazione secondaria incominci ad agire già mentre si
sta sognando, e che intensifichi la sua azione quando ci si avvicina allo stato di veglia,
soprattutto quando si racconta il sogno. In realtà si tratta di un processo contemporaneo al
sogno in ogni suo momento.

Per quanto riguarda il materiale con il quale viene costruito il sogno, occorre distinguere tra
materiale attuale o relativamente recente e materiale infantile. Benché il sogno evochi
situazioni spesso diverse da quelle della veglia, i singoli elementi concreti, che formano la
scena manifesta del sogno, frequentemente riproducono ricordi, frammenti di eventi reali,
situazioni vissute dal soggetto in precedenza, nel giorno prima, nel passato recente, talvolta
nel passato remoto: si tratta dei cosiddetti resti diurni, dei residui cioè dell'attività allo stato di
veglia. Altri elementi, che possono comparire in un sogno, sono gli stimoli sensoriali, come la
fame, la sete, i disturbi digestivi, il bisogno di urinare e defecare, il dolore causato da ferite, il
caldo e il freddo eccessivi, il suono della sveglia, ecc. E' evidente l'azione svolta dai resti diurni
e dagli stimoli sensoriali nel produrre l'attività onirica, ma non sono essi gli specifici fattori che
danno origine al sogno. Entrambi vengono per così dire "stravolti" dal sogno: infatti le
situazioni attuali o passate riprodotte vengono sempre modificate, frammentate, risistemate, in
modo tale che la scena onirica risulta come qualcosa di interamente nuovo rispetto a ciò cui,
quindi, tutt'al più allude; gli stimoli sensoriali, per esempio, quasi invariabilmente vengono
"tradotti" nel sogno in qualche cosa d'altro, come ad esempio il suono della sveglia che può
apparire in sogno sotto forma dei rintocchi di una campana o del rumore dei piatti che cadono
e vanno in frantumi. Vi è cioè qui una prova del fatto che se i resti diurni e gli stimoli sensoriali
contribuiscono a costruire il sogno, sono anzi indispensabili, tuttavia non lo spiegano: in termini
più precisi essi vengono utilizzati dal sogno per realizzare finalità proprie e specifiche; essi
entrano cioè nel sogno, ma non lo determinano, poiché in se stessi sono incapaci di
promuovere il sogno se non interviene qualcosa di più essenziale. Il sogno viene determinato
essenzialmente dai desideri del soggetto, e ne costituisce una soddisfazione, benché in forma
allucinatoria e deformata (mascherata). Si può trattare del desiderio di dormire; di desideri
rimasti inappagati durante la veglia; di desideri recenti, ma che sono stati rimossi, cioè respinti
nell'inconscio; e infine — i più essenziali per la formazione del sogno —di desideri rimossi di
origine remota, infantile, stabilmente appartenenti all'inconscio. Questi ultimi — caratteristici
della prima infanzia — sono desideri libidici, aggressivi, perversi, con fini orali, anali, uretrali,
fallici, e possono essere di tipo sadico, masochistico, omosessuale, esibizionistico, voyeuristico.
Anche se, come visto, si possono distinguere differenti desideri, attuali e recenti, oppure
remoti, consci o inconsci, tuttavia in ogni sogno sono presenti più desideri, per cui la
sovradeterminazione dei sogni consente l'appagamento di diverse tendenze in un unico sogno.
Cionondimeno, questi desideri non possono essere messi sullo stesso piano come determinanti
l'attività onirica: benché in concomitanza e in concorrenza con desideri recenti, consci e
preconsci, occorre supporre sempre attivi desideri infantili rimossi, che sono sempre più potenti
dei primi. Freud ritiene che un desiderio recente rimasto inappagato non abbia in se stesso una
forza sufficiente ad innescare il processo di formazione di un sogno: questa capacità
l'avrebbero solamente i desideri infantili rimossi, quali elementi costitutivi e indistruttibili
dell'inconscio, che fin dall'infanzia mantengono inalterata la loro forza e costantemente
ricercano un appagamento. Di conseguenza tutti i sogni sarebbero promossi essenzialmente da
un desiderio infantile rimosso, per cui i desideri recenti, come semplici fattori concomitanti,
svolgerebbero nella formazione del sogno la stessa funzione dei resti diurni e degli stimoli
sensoriali, tanto da poter essere considerati resti diurni di tipo particolare.
Da questo esposto risulta chiaro come, per Freud, il sogno costituisca la realizzazione
allucinatoria e deformata di un desiderio infantile rimosso.
In generale, tuttavia, i comuni sogni degli adulti nascono dalla ricerca dell'appagamento di
desideri che sono stati rimossi in quanto incompatibili per l' lo, e incontrano pertanto, nel loro
tentativo di appagarsi mediante il sogno manifesto, l'ostacolo della censura. Tali desideri, non
potendo dunque pervenire alla coscienza in maniera diretta, sono costretti a venire a un
compromesso con la censura; essi possono cosi giungere alla coscienza solo indirettamente.
Può risultare ora utile un semplice esempio dei processi che intervengono nel sogno: "Mettiamo
che il soggetto che sogna sia una donna e che una parte del contenuto onirico latente
derivante dal rimosso sia costituito da un desiderio — originatosi nel corso della fase edipica —
di una relazione sessuale col padre. Questa situazione nel sogno manifesto, in accordo con una
fantasia appropriata a quel periodo della vita, potrebbe essere rappresentata dall'immagine di
lei stessa e di suo padre che stanno lottando tra di loro, con una concomitante sensazione di
eccitamento sessuale. Ma se le difese dell'Io si oppongono a questa espressione non
mascherata di tale desiderio edipico, l'eccitazione sessuale non può diventare cosciente, col
risultato che gli elementi onirici manifesti consisteranno unicamente nell'immagine di se
stessa, che lotta col padre, senza alcuna eccitazione sessuale.
Se anche questa rappresentazione risulta troppo vicina alla fantasia originaria per potere
essere tollerata dall'lo senza ansia o colpa, può accadere anche che non compaia nemmeno
l'immagine del padre e può apparire invece nel sogno una immagine nella quale lei sta
lottando con un'altra persona, per esempio col proprio figlioletto. Se l'immagine della lotta è
ancora troppo vicina alla fantasia primaria, essa può venire rimpiazzata da qualche altra
attività fisica, come per esempio la danza, così che gli elementi del sogno manifesto sarebbero
lei che sta danzando col figlio. Anche questo può essere obiettabile da parte dell'Io ed allora,
invece degli elementi del sogno manifesto ora menzionati, potrà comparire nel sogno
l'immagine di una donna estranea, con un ragazzino che è suo figlio, in una stanza con un
pavimento pulito.
Bisogna proprio finire questa serie di esempi con le parole 'e cosi via...', perché le possibilità di
mascherare la vera natura di ciascun elemento del contenuto onirico latente sono in numero
praticamente infinito. Perché evidentemente è proprio l'equilibrio tra la forza delle difese e la
forza degli elementi latenti del sogno quello che determina quanto strettamente o quanto
invece alla lontana il sogno latente sia in relazione con quello manifesto, cioè la quantità di
travestimento imposto agli elementi latenti del sogno nel corso del lavoro onirico" (Brenner,
1967).
Questo esempio, naturalmente, vale solo a titolo di illustrazione di alcuni processi, per cui non
è certo esauriente.
Riguardo alla funzione del sogno, Freud afferma che esso è "un custode del sonno": infatti,
fornendo ai desideri inconsci una piccola e innocua espressione sotto forma di appagamento
allucinatorio, sufficientemente mascherata per non "turbare" la censura, il sogno permette la
continuazione del sonno. Pertanto esso costituisce un riuscito compromesso tra il desiderio di
dormire e le tendenze rimosse. Viceversa, i sogni di angoscia e i sogni che determinano il
risveglio, come ad esempio gli incubi, indicano
venuta meno la loro funzione specifica, e ciò accade quando è insufficiente il mascheramento
dei desideri inconsci oppure quando questi ultimi irrompono troppo violentemente nella
coscienza. Normalmente, comunque, il sogno non produce risveglio e permette di liquidare,
seppure in modo parziale e momentaneo, le tendenze rimosse, agendo così come una valvola
dì sicurezza contro una loro eccessiva pressione. Se non esistesse la possibilità di sognare, tale
eccessiva pressione turberebbe gravemente il sonno e non solo il sonno, tanto che si può
affermare che il sogno non solamente è custode del sonno, bensì è anche custode della salute
mentale.

La metapsicologia di Freud – 1° e 2°
Topica
Il punto di vista topico (dal greco topos che significa "luogo") mira a distinguere e a
caratterizzare i diversi sistemi che compongono l'apparato psichico. L'indagine topica conduce
alla messa a punto di una rappresentazione spazializzata dell'apparato psichico. Questa
spazializzazione dello psichico non deve tuttavia essere intesa in senso letterale, quasi che la
psiche fosse realmente qualcosa di esteso: l'individuazione di spazi psichici si fonda soltanto su
analogie e ha quindi un valore di modello teorico.
Nell'opera di Freud si distinguono classicamente due topiche. Nonostante molte anticipazioni
contenute in opere precedenti la prima topica viene compiutamente caratterizzata da Freud
solo nel settimo capitolo dell'Interpretazione dei sogni. I sistemi dell'apparato psichico che
vengono qui delineatati e descritti sono tre: inconscio, preconscio, coscienza. Ognuno di essi ha
una funzione e delle proprietà ben precise.
Il sistema inconscio è costituito da contenuti che sono incorsi in una rimozione e ai quali è
pertanto precluso l'accesso diretto alla coscienza. Le modalità di funzionamento dell'inconscio
sono quelle tipiche del processo primario: le forze inconsce premono ciecamente per un
soddisfacimento immediato, senza ammettere deroghe o compromessi e senza prendere in
considerazione i dati obiettivi della realtà: tutto questo significa che l'attività dell'inconscio è
regolata esclusivamente dal principio del piacere.
Il sistema preconscio è costituito da contenuti che non si trovano attualmente nel campo della
coscienza ma che non sono inconsci nel senso prima indicato: non sono stati rimossi e a essi
non è precluso l'accesso alla coscienza. Semplicemente, non sono coscienti in questo
momento, ma potrebbero diventarlo in un momento successivo: per esempio, quando affiora
alla coscienza un ricordo, esso passa direttamente dal preconscio alla coscienza senza dover
superare opposizioni.
Il sistema della coscienza, infine, è la parte dell'apparato psichico che, attraverso gli organi di
senso, si trova a diretto contatto con il mondo esterno. I contenuti della coscienza provengono
da due lati: dal mondo esterno sotto forma di dati sensoriali, e dall'interno della psiche, e in
generale dell'organismo, sotto forma di ricordi ma, soprattutto di sensazioni di piacere e
dispiacere.
E appena il caso di ricordare che, secondo la tesi più importante della concezione freudiana,
l'attività psichica non si identifica con l'attività della coscienza. Solo una minima parte di ciò
che accade nel nostro mondo psichico raggiunge il livello della coscienza. Non deve quindi
stupire che Freud attribuisca alla coscienza una funzione che appare fortemente
ridimensionata in confronto alle tradizionali concezioni filosofiche e psicologiche (basti pensare
al Cogito ergo sum di Descartes).
La coscienza ha una serie di modalità operative sue proprie: l'attenzione, con la quale va
incontro agli stimoli sensoriali in modo selettivo; il giudizio, che ha il compito di stabilire,
mediante il confronto con la realtà, se una data rappresentazione è vera o falsa; il pensiero,
che ha il compito di valutare le possibilità di successo di un'azione; e in- fine l'azione volontaria,
che scaturisce da una precedente valutazione attenzionale o intellettuale della realtà.
Attraverso queste e altre operazioni la coscienza regola le forze e i contenuti psichici che
giungono sotto il suo controllo con lo scopo di conciliare le esigenze soggettive con i dati
obiettivi della realtà.
A differenza dell'inconscio che tende ad agire senza tenere minimamente conto della realtà, la
coscienza valuta la realtà (esame di realtà) e agisce di conseguenza. Insieme al preconscio,
con il quale forma un sovrasistema unitario, essa funziona dunque con le modalità tipiche non
del processo primario, bensì del processo secondario: tollera il differimento, la rinuncia o la
trasformazione dei suoi bisogni.
Conseguentemente, il principio che regola la sua attività non è il principio del piacere ma il
principio di realtà. Ma, come si è detto, solo una piccola parte dell'attività psichica accede alla
coscienza o al preconscio, per cui la saggezza pratica e il realismo della coscienza devono
spesso soccombere di fronte alle esigenze dei processi primari inconsci.
Quella che abbiamo descritto è la prima topica freudiana. Negli anni venti, e in particolare
nell'Io e l'Es (1922), Freud costruirà una seconda topica, centrata sui concetti di Io, Super-io ed
Es. La seconda topica non si basa più su un modello spazializzato della psiche, ma su un
modello umano e relazionale.
L'lo, l'Es e il Super-io sono centri di psichismo che hanno esigenze e modi di agire ben
differenziati: L’Es (termine che, in tedesco, indica il pronome personale neutro e che Freud
deriva da G. Groddeck, autore de Il libro dell'Es, 1923) è il centro pulsionale, è l'istanza psichica
più irrazionale, più pressante e intransigente; il Super-io è l'istanza morale e critica della
personalità, le cui esigenze si spingono spesso fino a una crudele azione persecutoria nei
confronti dell'Io. L'Io, infine, deve mediare tra i bisogni dell'Es, la severità del Super-io e i dati e
le richieste del mondo esterno. Per questo motivo, Freud definisce l'Io nel modo seguente:
«[...] una povera cosa che soggiace a un triplice servaggio, e che quindi pena sotto le minacce
di un triplice pericolo: il pericolo che incombe dal mondo esterno, dalla libido dell'Es e dal
rigore del Super-io».
Esattamente come per la prima topica, anche per la seconda va sottolineato il suo significato
non letterale, bensì metaforico ed euristico: il suo scopo è di amplificare e potenziare la
possibilità di esplorare in modo sempre più fine l'immensa complessità della vita psichica.

DIZIONARIO
Principio di Piacere - Lustprinzip: fondamentale principio che orienta l’attività psichica
insieme al principio di realtà al quale si oppone. La vita psichica ha quale scopo evitare il
dispiacere, coincidente con l’aumento di tensione, e procurare piacere, coincidente con la
diminuzione della tensione. Il P. di Piacere tende a soddisfare i bisogni pulsionali attraverso la
via più immediata e diretta, senza alcuna mediazione razionale e indipendentemente da ogni
riferimento alla realtà. Per i motivi precedentemente esposti il soddisfacimento è, di norma, di
tipo allucinatorio e onirico, non effettivo. Dal punto di vista topico rappresenta il principio di
funzionamento dell’inconscio. È fondato sull’energia psichica delle Pulsioni sessuali ed è
tipico del bambino.

Principio di Realtà - Realitätprinzip: geneticamente nasce da una trasformazione del


principio di piacere in quanto tende alla realizzazione del soddisfacimento pulsionale attraverso
un esame di realtà razionalmente e consapevolmente condotto. Il soddisfacimento viene
differito nel tempo ed è frutto di una strategia di pensiero che calcola mezzi e fini e si piega
alle esigenze poste dai dati reali differendo il soddisfacimento stesso a differenza del principio
di piacere che cerca un soddisfacimento cieco e immediato.

Processo primario e secondario - Primarvorgang e Sekundavorgang: sono i due


principali modi di funzionamento del processo psichico
Processo Primario: Nella terminologia di Freud è la tendenza propria della libido a trovare
immediata soddisfazione ignorando gli ostacoli posti dalla realtà e ogni altra esigenza di ordine
logico o morale. Quando opera secondo il processo primario la psiche obbedisce al solo
principio di piacere. Le esigenze della vita associata impongono, tuttavia, al soggetto di
regolarsi secondo il principio di realtà e relegano il processo primario nella sfera dell’inconscio.
Processo Secondario: E’, secondo Freud, la tendenza a differire il soddisfacimento della
libido distogliendola dall’oggetto verso cui spontaneamente si dirige. La formazione del
processo secondario è imposta dal principio di realtà. In generale la nevrosi sorge da un
conflitto non risolto tra processo primario e processo secondario.
Rimozione: è un meccanismo psichico che allontana dalla coscienza desideri, pensieri o
residui mnestici considerati inaccettabili e insostenibili dall'Io, e la cui presenza provocherebbe
dispiacere. L'inconscio stesso per la psicoanalisi si costituisce in massima parte come
conseguenza della rimozione. Freud nei suoi primi studi sull'isteria notò che alcuni traumi
psichici vissuti dai pazienti rimanevano sconosciuti alla loro coscienza e che la guarigione
avveniva nel momento in cui questi traumi venivano riportati dall'inconscio al conscio.
La finalità della rimozione è proprio quella di difendere, come una sorta di apparato
immunitario proprio della psiche, l'ideale dell'io (o Super-io) in cui ci si rispecchia.
Al concetto di rimozione si collega quello di resistenza, un ulteriore meccanismo psichico che
impedisce ai contenuti una volta rimossi di tornare nuovamente coscienti. Scopo della
psicoanalisi secondo Freud è quello di diminuire la forza di queste resistenze e permettere all'Io
di tornare in possesso del materiale rimosso, in modo da porre termine alla sua funzione
patogena.

Pulsione: termine che traduce la parola tedesca trieb ('spinta'), utilizzata da Sigmund Freud
per definire un dinamismo psichico corrispondente ad una spinta che fa dirigere l’organismo
verso una meta. Nel processo pulsionale Freud distingue tre aspetti: la fonte della pulsione che
è uno stato di eccitazione fisica; la meta che è il fine dell’eccitazione o gratificazione; l’oggetto
della pulsione che è il mezzo per raggiungere la meta. Il concetto di pulsione è al limite tra la
sfera biologica e quella psichica: la pulsione produce uno stato di eccitazione che spinge
l’organismo a compiere un’attività rivolta alla fine dell’eccitazione stessa. Si distingue
dall’istinto in quanto questo è un comportamento animale fissato dall'ereditarietà,
caratteristico della specie, preformato nel suo svolgimento.
GLI STADI DI SVILUPPO DELLA
LIBIDO
Con il concetto di libido, Freud indica l’energia che corrisponde alla pulsione sessuale. Le
pulsioni sono “spinte” che hanno origine in uno stato di tensione all’interno dell’organismo
conseguente alla rottura dell’equilibrio delle energie psichiche. Tale spinta tende a
sopprimere la tensione impossessandosi dell’oggetto verso cui la pulsione è diretta. La
pulsione sessuale è relativa alla sfera della sessualità. La libido può essere:
a) libido oggettuale: relativa ad un oggetto esterno all’individuo;
b) libido narcisistica: diretta verso l’individuo stesso.
Queste forme di libido sono inversamente proporzionali. Con la pubblicazione dei Tre saggi
sulla sessualità nel 1905, Freud affronta il problema di ricostruire il processo attraverso il
quale si giunge alla organizzazione della libido. Infatti si ha una variazione nel tempo nella
coordinazione delle pulsioni sessuali che sono localizzate, di volta in volta, in zone erogene
diverse del corpo. Pertanto le fasi dello sviluppo della libido si contraddistinguono per la
diversa localizzazione della “zona erogena” e diverse modalità di rapportarsi agli oggetti del
mondo esterno. Freud si occuperà quindi della organizzazione della sessualità infantile
partendo dalla rivoluzionaria premessa di un insorgere della sessualità fin dall’infanzia, egli
sintetizzerà questa sua posizione nel principio della “perversione polimorfa” del bambino:
questi trarrebbe piacere sessuale con ogni parte del suo corpo, da ogni oggetto e attraverso
molteplici modalità diverse.
Fase Orale: è la prima in ordine di tempo, il piacere è connesso alla stimolazione delle
labbra e dell’interno della bocca. Tale situazione è determinata dall’atto del mangiare, che è
decisivo in questa fase della vita del bambino per la sua stessa sopravvivenza. La modalità
relazionale con l’ambiente esterno è quindi fondato sul modello dell’incorporazione che è
tipico dell’atto del mangiare. ciò significa che il modo in cui il bambino entra in relazione con
gli oggetti esterni riproduce tale atto. Tipica di questa fase è anche la relazione d’amore con
la madre da cui la vita del bambino viene a dipendere totalmente. La pulsione sessuale si
sgancia dall’atto del mangiare che la ha prodotta ed acquista una “valenza autoerotica”
autonoma che viene esercitata attraverso l’azione della suzione. Ciò spiega l’importanza che
oralità e suzione hanno nella vita sessuale dell’adulto.
L’oralità non costituisce solo una modalità di relazione autoerotica, ma anche la modalità di
esplorazione e conoscenza dell’ambiente posta in atto dal bambino che “identifica” e
“conosce” gli oggetti secondo il modello dell’incorporazione.
Le fantasie tipiche dell’organizzazione orale della libido sono dominate dal timore di
“essere divorati”, tale paura, tipica dei sogni infantili, trova riscontro anche nelle favole dove
è comune la situazione del piccolo eroe che sfugge dal pericolo di essere mangiato, in
questo senso tali favore hanno la funzione di esorcizzare le paure ataviche della fase orale.
Fase Sadico-anale: tra i 2 e i 4 anni. Per fattori biologici e relativi all’educazione, si passa
alla fase sadico-anale. In questo stadio la libido è organizzata secondo il primato della zona
erogena anale, pertanto la relazione oggettuale con l’ambiente è dominata, nel bambino,
dalla defecazione. Viene attribuito grande valore agli escrementi anche in conseguenza del
sistema di premi e punizioni posto in atto dagli adulti per regolare tale atto. La libido anale è
connessa a movimenti contraddittori quali l’espellere e il ritenere (gli escrementi). Questo
determina una situazione di ambivalenza che, secondo Freud, possono essere connesse ad
aspetti del carattere dell’adulto.
Fase Fallica: mentre nelle prime due fasi oggetto della pulsione sessuale del bambino è lui
stesso (situazione autoerotica), in questa fase egli cerca fantasticamente soddisfazione al
suo piacere nel sesso opposto, normalmente identificato col genitore di sesso opposto. È in
questo stadio che si colloca il complesso di Edipo ed il suo superamento. Tale complesso,
che prende il nome dal protagonista della tragedia di Eschilo “Edipo re”, in cui Edipo uccide
senza saperlo il padre e si sposa con la madre con cui genera dei figli, rappresenta un
momento fondamentale nell’evoluzione della sessualità e della psiche umana. Il bambino tra
i 4 e i 5 anni prova un desiderio incestuoso nei confronti del genitore del sesso opposto e
una forte rivalità nei confronti del genitore del proprio stesso sesso, verso cui nutre timore e
gelosia in quanto lo vede come un rivale onnipotente. Il complesso edipico verrà rimosso e
in seguito il bambino si identificherà con il genitore del suo stesso sesso. L’organizzazione
della sessualità è simile a quella adulta, le pulsioni e le zone erogene sono subordinate al
primato degli organi genitali. La paura tipica di questo stadio è data dal complesso di
castrazione.
Fase Genitale: costituisce il termine conclusivo dello sviluppo psicosessuale della libido, le
pulsioni sono definitivamente organizzate in modo gerarchico ed unificato sotto il
predominio degli organi genitali. In questa fase il piacere determinato dalla sollecitazione
delle varie zone erogene è subordinato all’orgasmo e diretto verso un membro del sesso
opposto esterno alla cerchia familiare.
Le principali patologie relative allo sviluppo libidico sono fondamentalmente due:
a) la fissazione: è costituita da una mancata evoluzione per cui si interrompe lo
sviluppo libidico ad una fase intermedia;
b) la regressione: costituisce un ritorno a fasi precedenti.
Normalmente le energie pulsionali sessuali vengono dirottate, in conseguenza
dell’educazione e delle norme e regole sociali, verso altri oggetti e finalità. Tale fenomeno
prende il nome di sublimazione. Le energie sessuali sono dirottate verso scopi investiti di
alto valore sociale (lavoro, scienza, arte, ecc), è da questo processo che vengono prodotte le
maggiori realizzazioni della nostra civiltà, o, per citare Schopenhauer (non ricordo le parole
esatte): se Petrarca fosse riuscito a ecc. ecc. Laura, non avrebbe scritto manco una poesia
(e così via: Dante e Beatrice, Boccaccio e Fiammetta, siete sfortunati perché Kant rimase
vergine, fosse stato un porcone non avrebbe scritto nulla :-).

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