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GIORDANO BRUNO

BIOGRAFIA: Giordano Bruno nasce a Nola, vicino Napoli, nel 1548 e all’età di 15 anni, come facevano quasi
tutti i giovani aristocratici, fu mandato nel chiostro domenicano di Napoli. Ben presto però, appena
compiuti i 18 anni, iniziarono a sorgere a Bruno i primi dubbi sulla verità della religione cristiana, che lo
posero in urto con gli altri aristocratici, e per questo fu costretto a rifugiarsi prima a Ginevra, poi a Tolosa e
a Parigi. Nel 1583 poi si recò in Inghilterra, dove insegnò ad Oxford, e, una volta tornato a Parigi, fu
costretto a ripartire per andare in Germania. Infine accolse l’invito di Giovanni Mocenigo di fargli da
insegnante e quindi si recò a Venezia, dove però venne arrestato il 23 maggio 1592 dall’Inquisizione di
Venezia. Un anno dopo fu trasferito all’Inquisizione di Roma, dove rimase in carcere per sette anni e, dopo
aver rifiutato moltissime offerte di ritirare la sua dottrina, fu arso vivo in Campo dei Fiori a Roma nel 1600,
senza nemmeno essersi riconciliato con il Crocifisso. Le opere più famose di Bruno sono i dialoghi italiani,
scritti mentre si trovava in Inghilterra, e i poemi latini, iniziati in Inghilterra e conclusi in Germania.

L’AMORE PER LA VITA E LA RELIGIONE DELLA NATURA: tutti gli scritti di Giordano Bruno presentano una
nota fondamentale: l’amore per la vita. Questo amore gli rese insopportabile il chiostro, che vedeva come
una prigione angusta e nera e cominciò successivamente ad odiare tutti i pedanti grammatici, accademici e
aristotelici che facevano della cultura una pura esibizione libresca (sin. astratta) senza guardare veramente
alla natura e alla vita stessa.

Dall’amore per la vita nasce il suo interesse verso la natura, considerata animata, e di qui la sua
predilezione per la magia. Bruno rinunciò all’indagine naturale e preferì la mnemotecnica o arte lulliana,
ovvero un insieme di tecniche che permettono di ricordare una serie di numeri/concetti…

Il naturalismo di Bruno è in realtà una religione della natura ed è per questo che la religione in generale gli
appare ripugnante e assurda, un insieme di superstizioni. Bruno condanna anche il cristianesimo riformato
che gli appare anche peggiore del cattolicesimo poiché nega la libertà e il valore delle opere buone e
introduce lo scisma e la discordia tra i popoli. Di fronte a questa religiosità sta l’altra/la vera religiosità,
quella dei teologi che cercano sempre e in ogni tempo la via per giungere a Dio. Questa religiosità è lo
stesso filosofare.

Bruno si rifà ai presocratici, in cui può trovare un più imminente interesse per la natura.

Allora nella filosofia di Giordano Bruno il tema del naturalismo è centrale, cioè la natura costituisce il
principio unico della realtà. Questo vuol dire che Dio e natura tendono, perciò, ad essere identificati.

VISIONE DI DIO: Per Giordano Bruno Dio ha una duplice forma:

 Mente al di sopra di tutti


 Mente presente in tutto

Per il primo aspetto Dio è fuori dal cosmo e dalla portata di tutti (Dio non è conoscibile); in quanto sostanza
trascendente- per il secondo aspetto- Dio è anima del cosmo che opera tramite l’intelletto universale, cioè
l’insieme di tutte le idee o forme che plasmano la materia. L’attività dell’intelletto, che Bruno definisce
motore dell’universo, opera come forza intrinseca alla materia.

In quanto Spirito Animatore delle cose, Dio, è causa e principio dell’essere:

 Causa in quanto energia produttrice del cosmo;


 Principio in quanto elemento costituivo delle cose.
L’universo, infatti, è un immenso organismo dotato di un’unica forma e di un’unica materia: l’unica forma è
Dio come anima del mondo, datrice di forme ed è principio attivo; unica materia è la massa corporea del
mondo che l’intelletto divino plasma ed è principio passivo. I concetti di forma e materia sono serviti a
Bruno per giustificare e fondare l’identità della natura di Dio. Riconosciuta quest’identità egli può utilizzare
la speculazione teologica per affermare che nell’universo c’è una coincidenza degli opposti in quanto in
esso coincidono il minimo e il massimo. Tuttavia l’attributo fondamentale dell’universo è l’infinito, infatti
egli concepisce l’universo come qualcosa di illimitato, che ospita in se una molteplicità inesauribile di mondi
e creature.

L’ETICA EROICA: la natura infinita è il movente della speculazione Bruniana, ed è il fine della conoscenza e
della vita. Negli eroici furori Bruno simboleggia ciò con il mito di Atteone, che dopo aver contemplato Diana
nuda viene trasformato in cervo, passando da cacciatore a preda, e diventando egli stesso parte della
natura. Per Bruno il grado filosofico maggiore è la visione magica della natura e della vita: il filosofo è
furioso, assetato di infinito, e raggiungere, tramite degli sforzi eroici e appassionati, un’immedesimazione
con il processo cosmico per cui l’universo si dispiega nelle cose, ed esse si risolvono nell’universo.

L’eroico furore è la traduzione naturalistica del concetto di amore platonico, perché l’uomo arso d’amore,
ma non soddisfatto dall’unione carnale con la donna, ricerca l’infinito e crea un’unione con la natura, si
identifica con essa. Questo avviene anche in campo morale: Bruno esalta la fatica, l’ingegnosità ed il lavoro
umano, criticando il mito dell’età dell’oro (epoca felice in cui era dato tutto il necessario all’uomo).

Qualche storico ha visto un contrasto tra etica filosofica e etica del lavoro, ma in realtà per Bruno vi era una
reciproca implicanza delle due, convinto che: l’uomo non contempli senza azione e non operi senza
contemplazione. Secondo Bruno, poi, la contemplazione di Dio non è fine a sé stessa ma è un incentivo a
fare come Dio, a produrre ed a creare, dando luogo ad altre nature.

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