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“Albatri del Novecento”: l’influenza di Baudelaire nella poesia italiana del Novecento (pillole di

Novecento). “E lasciatemi divertire” di A. Palazzeschi (1910)

All’esame orale, ma anche per il saggio breve di letteratura, ti verrà chiesto di istituire
collegamenti tra diversi autori e le diverse epoche che studierai, e di rintracciare l’evoluzione o la
continuità di un’ immagine o di una tematica. La crisi del ruolo sociale del poeta è sicuramente un
tema che attraversa anche il Novecento e che si presta a collegamenti con la poesia di Baudelaire,
in particolare con l’Albatros, che, come abbiamo detto, è l’allegoria del rapporto tra il poeta e la
società.
La poesia di Palazzeschi (poeta e romanziere futurista attivo soprattutto nella prima metà del
Novecento) “E lasciatemi divertire” (1910) si può riagganciare facilmente alla tematica della crisi
del ruolo del poeta nella società moderna, che Baudelaire individua ed esplora per primo.
Vediamo di capire perché leggendo il testo che troverai alle pp. 36 s. del sesto volume del
manuale di letteratura.

La poesia di Palazzeschi mette in scena il tema del rapporto tra il pubblico e la società che è al
centro dell’Albatros di Baudelaire, senza la mediazione dell’allegoria, in maniera diretta. Il tema
è identico, ma espresso in forma immediata attraverso un dialogo concitato tra il poeta “che si
vuole divertire”, come esclama alla fine, e il pubblico che evidentemente ha ben altre pretese e
che resta interdetto di fronte a una poesia che si pone essenzialmente come gioco e come
nonsense, come libera associazione di suoni privi di significato (vocalizzi o lallazioni infantili).
Temi fondamentali
La funzione del poeta
Sotto questo aspetto, Palazzeschi si colloca ben oltre la prospettiva di crisi delineata da Baudelaire,
esasperandola: il poeta vuole solo divertirsi, rinunciando alla funzione “sacrale” che aveva nel
Romanticismo, all’aureola di cui parla anche Baudelaire, venendo meno cioè al suo ruolo di
modello civile, di portavoce degli ideali e dei valori di una società; la sua poesia si presenta
pertanto come puro divertissment, come una insistita violazione del canone poetico della
tradizione: a questo rimandano le definizioni che egli fornisce della sua opera: piccole corbellerie,
licenze poetiche (violazioni della norma poetica tradizionale di stampo ottocentesco), avanzi di
altre poesie, spazzatura, canzonette popolari che si fischiettano senza conoscere perfettamente il
testo (come quando uno si mette a cantare senza sapere le parole, una cosa molto volgare). Il
punto di vista del poeta esprime la rivendicazione pura e semplice del principio di piacere (così mi
piace fare, al v. 50), cioè del divertimento.

2.Il pubblico che rappresenta la società moderna.


Qual è la reazione del pubblico di fronte a questo poeta-pagliaccio che nell’arte cerca solo il puro
divertimento? La voce dell’anonimo contraddittore – che rappresenta il lettore medio, tradizionale
e conformista – è abituato a ben altro tipo di poesia, alla poesia seria di stampo ottocentesco:
pertanto, dapprima reagisce perplesso di fronte al nonsense, alle “lallazioni” infantili, ai vocalizzi
privi di senso del poeta (tri tri tri, fru fru fru ricordano la lingua dei bambini che imparano a
parlare), perché non le capisce (sono strofe bisbetiche, cioè strane e difficili da pronunciare), poi
finisce per spazientirsi, “esprimendo il proprio dissenso e il proprio disgusto”: il poeta è un fesso e
i suoi giochi sonori privi di significato rischiano di essere giudicati severamente dal perbenismo
accademico dei professori, ovvero dall’istituzione letteraria: chi non segue i canoni della poesia
tradizionale, fondata sulla comunicazione di un messaggio strutturato e comprensibile, è o un
fesso o un somaro. Pertanto il punto di vista del pubblico si qualifica soprattutto per l’ipocrisia: da
un lato, infatti, si manifesta una comprensione indulgente del poeta e delle sue stranezze (vv. 5-
12); dall’altra, però, crescono invece gli attacchi e gli insulti (indecenze, fesso, volgare, una posa,
somaro).

Il rapporto con Baudelaire e la Scapigliatura della seconda metà dell’Ottocento


Quali sono gli aspetti che accomunano la poesia di Palazzeschi con l’Albatros di Baudelaire e con
la Scapigliatura?
a) in primo luogo lo spirito polemico che si esplica sia nel rifiuto del modello ottocentesco del
poeta-vate sia nella contestazione delle norme e delle convenzioni del pubblico borghese; il
pubblico nel componimento di Palazzeschi è molto simile al “nemico lettor” di Baudelaire e degli
Scapigliati, un pubblico che non domanda “più nulla ai poeti”, ma pretende semplicemente un’arte
finalizzata all’intrattenimento e di facile consumo;
b) in secondo luogo, il rinnovamento radicale dello strumento linguistico e della forma poetica
che in Palazzeschi assume toni irriverenti, di sprezzante rifiuto delle forme espressive
tradizionali (del verso, della rima, di un discorso poetico dotato di senso come dimostrano i
vocalizzi infantili che spezzano il dialogo tra il pubblico e il poeta) in sintonia con la dissacrazione
della tradizione portata avanti dai futuristi. Sotto questo aspetto, Palazzeschi è un poeta
d’avanguardia rispetto agli scapigliati della seconda metà dell’Ottocento, che pur contestando il
“sistema”, di fatto non elaborano un linguaggio alternativo e innovativo: egli spezza radicalmente
con la tradizione precedente (Carducci, D’Annunzio, Pascoli), introducendo suoni, vocalizzi infantili
privi di senso, e riducendo la poesia a puro gioco.

Quali le differenze?
La differenza principale è sostanzialmente una: di fronte alla crisi del ruolo dell’intellettuale nella
società moderna, Baudelaire rivendica al poeta la funzione di indagare, di esplorare e rivelare con
un linguaggio nuovo fatto di corrispondenze, di sinestesie, quelle zone oscure e impenetrabili del
reale che sfuggono all’occhio distratto dell’uomo comune, ma anche all’osservazione analitica e
oggettiva dello scienziato; in tal senso egli crede che la poesia abbia ancora un senso. Palazzeschi
nega questa possibilità: per lui la poesia è puro divertimento, e la poesia è spazzatura, non-sense,
materiale di scarto, vocalizzi infantili, puro gioco alternativo a un mondo “adulto” repressivo e in
autentico.

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