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L’Impressionismo

Le novità
Se a metà secolo l’industrializzazione aveva creato situazioni di disagio e rivolta, anche da parte degli
artisti, allo stesso tempo, con gli sviluppi del periodo, furono introdotte numerose novità positive alla vita
dell’uomo, alle quali non ci sia abituò subito, comportando sorpresa e felicità. Quindi l’atteggiamento, a
Parigi in particolare, fu proprio quello, anche grazie al piano Hausmann, che rese Parigi la città più
all’avanguardia. Questo aveva cambiato la città e prodotto tutta una serie di altri motivi di benessere, come
ad esempio i magazzini La Fayette, che nascono proprio in questo periodo. Tra l’altro Parigi fu anche la
prima città a dotarsi di una pubblica illuminazione delle strade (inizialmente illuminazione a gas), questo era
anche per una questione di sicurezza nella notte. Dal 1870 queste lampade a gas furono sostituite da
lampadine elettrice, tanto che si parlò di Ville lumière, che significa città illuminata.
Gli artisti
Questo fervore affascina anche intellettuali ed artisti: se da una parte c’era chi aveva evidenziato i disagi ed
i lati negativi della società, dall’altro c’è chi apprezza queste novità, questi sono i pittori impressionisti. Il
loro grande apporto fu uno spaccato della vita Parigina. Uno di questi fu Camille Pissarro. Lui ed altri
aderenti al movimento riusciranno quindi a darci lo spaccato di questo periodo (dal 1870 al 1900), che verrà
individuato come Belle Époque, in cui c’è voglia di divertirsi: nascono locali e sale da ballo, luoghi che
saranno poi tipici dell’impressionismo. Il pittore più rappresentativo dell’impressionismo è Monet, che da
Parigi si trasferirà a Rouen, perché evade il fisco (chad), rimanendo sempre lungo il Senna. Gli impressionisti
erano un gruppo di artisti senza un’idea politica alle spalle o un interesse sociale, questo è anche dovuto al
fatto che erano delle origini più disparate: c’era chi era ricco o chi era un artista di strada (Monet). L’idea
che li unisce è uno studio del reale, di come si poteva realizzare una rappresentazione il più vera possibile
che accogliesse la realtà per come è: c’è grande attenzione alla luminosità ed i colori del momento.
Studio del colore
Porteranno avanti degli studi nemmeno troppo innovativi, perché già i veneti (con Bellini, Giorgione e
Tiziano) avevano già affrontato il tema del colore e del colore locale, di come i colori si influenzano e
associano. Questo avviene anche grazie ai progressi nella chimica (atteggiamento scientifico). Già Da Vinci
ci aveva detto che il colore non esiste per sé ma per quello che gli sta vicino: un colore si vede più o meno
brillante in base al colore che gli sta accanto. Secondo le loro idee la figura non doveva poi essere
contornata dalla linea, che in natura non esiste (è solo una struttura dell’uomo). Questo porta ad un tipo di
rappresentazione a macchie, che dà un tipo di movimento strutturato, perché partivano dal presupposto
che osservando il momento l’uomo non vedeva evidentemente le forme. Proprio per rappresentare la
realtà si smise di usare il nero per le ombre, ma tonalità più scure dello stesso: l’oggetto mantiene il suo
colore.
I boys
Si incontravano al caffè Guerbois ed al cafè de la Nouvelle Athènes (non ci sono più nessuno dei due). Nel
loro gruppo c’era anche un pittore anziano un po’attaccato al realismo (Manet), ed è proprio lui a dare vita
a questo gruppo, formato da: Monet, Cezanne, Pissarro, Morisot, Sisley, Renoir, etc. Questo gruppo di
artisti avrà la prima esposizione, tutti assieme, nell’aprile del 1874, nello studio fotografico del fotografo
Nadar, che appunto mette a disposizione il suo Atelier.
Origine del nome
Proprio in questa occasione un critico, osservate queste opere, rilasciò il giorno dopo una recensione
negativa riferendosi al quadro di Monet “Impressione, levar del Sole”, in cui rappresenta il porto di Le
Havre. Fu proprio in questa critica che il gruppo venne etichettato con il nome: “impressionisti”. All’epoca
un’impressione era qualcosa di non finito, quindi aveva un’accezione negativa. Furono gli stessi
impressionisti poi ad accettare questa definizione perché rappresentava quello che volevano: dipingevano
all’aria aperta per cogliere l’attimo, la realtà non sarà mai statica, ma dinamica. L’atteggiamento era proprio
quello di vedere le “macchie”, spesso nei loro dipinta veniva rappresentata l’acqua proprio in quanto ciò di
più mutevole.

Le stampe giapponesi
Un altro fattore di grande contaminazione fu l’arrivo a Parigi, e quindi la mostra, di stampe giapponesi, in
particolare Hiroshige farà una serie di stampe. Queste influenzano l’impressionismo perché era assente la
regola della prospettiva che aveva invece caratterizzato tutte le opere dal 1400 in poi. Le stampe riuscivano
in questo tramite l’accostamento di colori, con cui riuscivano a dare un senso di profondità anche senza la
prospettiva, e proprio in questo stava la forza di queste rappresentazioni. Lo stesso Van Gogh sarà
fortemente influenzato da questo giapponesismo.
Stazione d’Orsay
Fu poi trasformata in museo da un architetto italiano, Laurenti. Qui si trovano la maggior parte delle opere
degli impressionisti. C’era anche il caffè Guerbois. Ci sono anche scorci delle zone più frequentate, con le
vie post-Hausmann e la borghesia che passeggia. Un altro punto di interesse era il caffè Folies Bergiere, un
caffè dove si tenevano anche concerti.

Édouard Manet
Viene considerato il padre spirituale del gruppo, colui attorno al quale si sono radunati il resto degli
impressionisti, anche se non parteciperà a nessuna mostra del gruppo in quanto si sentiva più appartenente
al realismo. Il suo realismo però non ha grande interesse nel sociale, al contrario di quello degli altri realisti.
Amava dipingere anche opere di altri autori, quindi prende molto spunto dipingendo al Louvre arte
rinascimentale italiana e spagnola. Studia in particolare il colore, suo maestro sarà Delacroix, che gli
chiederà di realizzare una copia della Barca di Dante. Sarà grande amico di Degas e nel 1863 farà molto
parlare di sé con l’esposizione di un’opera:
La colazione sull’erba
Il 1863 fu un anno particolare perché furono
respinte la maggior parte delle opere di tutti i
giovani (al Salòn la giuria era molto vecchio
stampo). A causa di questo gli artisti si
ribellarono e Napoleone III ammise la
creazione di un nuovo Salòn detto “dei
rifiutati”, dove Manet espone quest’opera. Il
soggetto è abbastanza classico, 2 donne e
due uomini in un momento di svago al
parco. Aveva probabilmente
rappresentato i modelli a Saint-Ouen
(poco al Nord di Parigi). Il motivo per cui
questo quadro fece tanto clamore non fu
la presenza del nudo (presente anche in
opere classiche), ma il fatto che la
ragazza rappresentata non era una figura
mitologica o classica, ma una sua amica
pittrice (come lo erano anche i ragazzi,
uno il fratello e l’altro un amico, definiti
“vestiti con gli orribili costumi moderni
francesi”). In sostanza era quindi un
rimprovero a Manet, che aveva
abbandonato i soggetti classici, causando questo grande clamore (in molti venivano a vedere questo
quadro “incriminato”, le donne ridacchiavano mentre gli uomini si eccitavano unga bunga). In realtà però
Manet ha delle opere rinascimentali a cui si ispira, come il Concerto campestre di Tiziano (o Giorgione) e
delle incisioni di Raimondi tratte dal Giudizio di Paride di Raffaello. L’ispirazione classica quindi in realtà c’è,
ed a far scalpore è l’esecuzione (in questo è simile a Signorine sulle rive del Senna).
La critica, comunque, si estende anche al suo modo “sgrammaticato” di rappresentare: lui non usa la
prospettiva (il tutto sembra bidimensionale), le ombre non sono rese tramite il chiaroscuro classico ma con
macchie di colore giallo (effetto che rende solo dal vivo). Sullo sfondo c’è un’altra donna che fa il bagnetto,
l’unica a non sembrare bidimensionale, viene resa invertendo le regole prospettiche. Il boschetto è sempre
fatto tramite macchie di colore giustapposte (che lui introduce, ispirando gli impressionisti), ed è proprio la
sovrapposizione degli alberi tra loro che dà l’unica sensazione di profondità presente nel dipinto. Un’altra
caratteristica di Manet, presente nel quadro, è il contrasto tra un contesto ampio ed una presenza di nature
morte: sul primo piano si sofferma in maniera importante a rappresentare gli abiti a terra della donna ed il
cesto con la frutta, che, con l’uomo sdraiato e la donna sullo sfondo, formano un triangolo ideale.
L’Olympia
Due anni più tardi realizza un quadro ancor più scandaloso: l’Olympia. È chiara l’ispirazione alla Venere di
Urbino ma anche alla Maja desnuda. Nel dipinto è rappresentata una donna nuda semisdraiata su un letto
sfatto, con una domestica di colore che le porta dei fiori in omaggio da chissacchi. Un elemento che riporta
alla Venere è il gatto nero ai piedi della donna (come il cane nella Venere), ed il fiore rosso, simbolo di
passione. Qui a fare scandalo fu sia il soggetto, ritenuta una prostituta sul posto di lavoro (era la stessa
amica della Colazione), sia la sua tecnica pittorica: la stesura del colore è anche qui particolare: le ombre
sono rese tramite giustapposizione di colori, anche qui c’è il giallo a dare l’ombreggiatura sul corpo, sono
presenti contorni tipici delle stampe giapponesi. Il nome Olympia, tipico alias di prostitute e ballerine, non
aiutava nella difesa del dipinto, in cui era criticata anche la posa della donna poco sinuosa, spezzata, con la
mano sinistra sulla coscia destra (posa tipica di fotografie pornografiche del tempo). Nel quadro ci mette un
po’tutto: sia rinascimento italiano che questa Mantilla spagnoleggiante che si ritrova spesso nel periodo. Il
mazzo di fiori è reso in modo particolarmente impressionista: da vicino appare come un gruppo di macchie
colorate, ma da lontano restituiscono l’effetto voluto dall’autore. Anche le pieghe del letto sono rese
tramite il colore. Gli impressionisti useranno tanto il bianco come superficie riflettente di altri colori: per
loro il bianco non è bianco, riflette altri colori, anche se Manet non lo farà molto.
Il bar delle Folies Bergère
Il Folies Bergère era un locale di moda per i parigini del tempo, un caffè-concerto, dove si tenevano
esibizioni e spettacoli mentre si mangiava. Si ritiene che fosse il primo locale che si fosse dotato di energia
elettrica, e quindi i parigini andavano lì anche solo per vedere i lampadari. Una cameriera, Suzanne, dallo
sguardo mesto si rivolge ad un avventore (forse Manet stesso) da dietro il bancone. Porta un bel vestito ma
è popolana. Sul bancone si vedono un serie di oggetti, bottiglie, una fruttiera, fiori, anche qui si ritrova un
grande gusto per la natura morta. Su una delle bottiglie sul bancone si trova anche data e firma del dipinto.
Tramite il riflesso su un grande specchio alle spalle della cameriera l’artista rappresenta le spalle della
cameriera ed anche l’avventore che le sta davanti, anche se lo fa in modo errato: se l’avesse dipinto
correttamente non avremmo praticamente visto l’avventore. Era un espediente usato per mostrarlo, tanto
oramai era abituato ad infrangere le tipiche regole della rappresentazione. Tramite lo specchio possiamo
anche vedere ciò che vede la cameriera: la vastità del locale e tutta la gente seduta, le donne con i guanti e
gli uomini con la tuba (anche un trapezista in alto a sinistra) rappresentati non con dettagli ma come
macchioline, utili a rendere la luminosità e la chiassosità del locale. Dagli occhi della barista traspare della
malinconia, infatti questo è l’ultimo dipinto di Manet, in cui porta alla massima raffinatezza tutte le
caratteristiche poi tipicamente impressioniste dei suoi dipinti. Manet era infatti malato di una grave
malattia: non poteva più camminare e probabilmente proprio in quanto gravato da questa malattia aveva
un sentire più nostalgico. Questa si può considerare l’opera più impressionista di Manet. È anche
paragonata alla Venere di Botticelli, per quella malinconia con cui si vuole rappresentare la fugacità
dell’attimo (carpe diem). Questo filo di malinconia ci sarà anche in Degas, sempre nel rappresentare la
fugacità del momento. Questo dipinto, un anno prima della morte dell’artista (1883), sarà accettato al
Salòn.

Claude Monet
Monet è l’impressionista per eccellenza: dà il nome al gruppo ed incarna i modi del movimento per tutta la
vita, mentre gli altri artisti si allontanano poi dall’impressionismo, passando ad altre correnti, ad esempio
Renoir inizierà ad indagare su temi sociali. È comunque stato importantissimo, aveva rivoluzionato tutte le
regole che c’erano state fino a quel momento. Una delle premesse per gli impressionisti fu l’atteggiamento
scientifico nel rappresentare la realtà, superando le regole che caratterizzavano la rappresentazione. In
questo fu anche molto importante la nascita della fotografia (prima c’era la camera ottica), perché per la
prima volta dall’età della pietra la realtà la si poteva fermare come era, non serviva qualcuno che
disegnasse. Partì anche la moda delle foto di
famiglia.
tutti i caratteri della ricerca impressionista li
ritroviamo in Monet, l’impressionista per
eccellenza, in quanto sarà quello che più
crederà in questa ricerca e la porterà avanti
fino alla fine (1926). Dall’83 si ritirerà alla
casa a FSFNSIJEFN, a nord di Parigi verso la
Normandia, e quella era la sua zona. Infatti
nella sua infanzia era stato in Normandia,
nel porto di Le Havre (Impressione, levar del
Sole). L’uso della pennellata fatti a trattini è
particolare dei suoi dipinti. Tra i vari
paesaggi che poteva scegliere erano
ricorrenti l’acqua (riflette e dinamica) e la neve (bianca, diventa superficie riflettente, come a dimostrare
che ad esempio non esistono ombre nere ma solo colorate). Il porto dà una forte sensazione di bruma alla
mattina che sale. Dal 1881 Monet, a causa di problemi economici, lascia Parigi e torna in Normandia dove il
costo della vita era minore, va a Rohan. Qui comincerà a portare avanti in maniera quasi scientifica lo studio
sulla luce, come questa interagisce con gli oggetti. Inizia quindi a fare le cosiddette serie, delle viste dello
stesso oggetto dalla stessa vista fatte in modo ripetitivo al variare delle condizioni atmosferiche e del
momento della giornata. Al variare di queste le sensazioni che ci dà l’oggetto sono molto diverse. Ad
esempio fa i Covoni di fieno, ne dipinge 16. Poi fa anche i Pioppi e la famosa serie della cattedrale di Rohan
(26 volte). Per farla prende una stanza davanti alla cattedrale. Dall’83 inizia ad avere successo ed anche un
po’di soldi, con cui riesce a comprarsi questa casa a Givernì (?), con un pezzo di terreno che contiene un
ruscelletto. I fiori e le essenze che lui coltivava sono ancora conservate, mentre nel suo ruscello coltivava le
ninfee. Si fa anche costruire un ponticello in stile giapponese. Di questo soggetto inizierà a fare
rappresentazioni anche di grandi dimensioni. Gli sono particolarmente care le ninfee, che dipinge fino alla
morte. Con il passare degli anni i suoi dipinti diventano sempre più astratti, le macchie si fanno sempre
meno definite. Questo è anche perché con il 1900 esplodono le avanguardie, e ci sarà una frammentazione
totale dell’immagine, e rimanendo lui sensibile a ciò che succede nel mondo dell’arte va al seguito, inoltre
prima non poteva astrarre così tanto perché doveva considerae un minimo i gusti del tempo.

nelle Grenouiller (lo stagno delle rane). Renoir e Monet erano amici, uscivano ogni tanto anche in amicizia.
Un posto molto rinomato era proprio questo stagno sul Senna, un luogo di svago per prendere il Sole e
sbarcheggiare. Su questo isolotto vanno insieme e si mettono entrambi col loro cavalletto, dalla stessa
posizione rappresentano questo isolotto. Nell’opera di Monet c’è uno sguardo ampio, allontana la
concentrazione dall’isolotto per rappresentare tutto il paesaggio, reso tutto attraverso queste macchie di
colore. Grazie a questo rende anche i suoi quadri movimentati, quasi vivi, e luminosi.
Il quadro di Renoir sembra totalmente diverso, sembra quasi una fotografia (Infatti anche due foto nello
stesso punto da persone diverse non sono uguali, interviene la sensibilità dell’uno.), lui è più concentrato
sull’isolotto e sulle figure umane che si trovano su questo, fa quasi uno studio sugli abiti che indossano. In
Renoir infatti c’è una maggiore predisposizione alla rappresentazione della figura umana. Anche in questo
caso tutto è reso tramite macchie di colore, non ci sono volti distinguibili. Renoir preferisce rappresentare la
gente, il bello di vivere e questi luoghi di divertimento tipici della Belle Epoque.

Il Moulin de la Carette
In quest’area c’erano molti mulini, in questo mulino in disuso ci avevano fatto un’area di ballo pomeridiana
all’aperto. Non è un quadro fatto di getto come Grenouiller, è un’opera in cui studia la figura umana, infatti
per un certo periodo di tempo si reca lì ogni giorno, e sistema poi gli appunti nel suo studio. Studia proprio
come il colore e la luce intervengano nella resa dei colori. La composizione è una composizione fotografica,
nei dipinti era impossibile ci fossero persone tagliate, mentre era presente questa cosa nella fotografia. C’è
quindi una vista fotografica, che gli permette di cogliere quel preciso momento. Accentra la sua attenzione
su luci e colori, c’è molto uso del bianco nei vestiti delle donne, che riflette i colori che gli stanno attorno.
Riesce a darci l’impressione di una luce che passa attraverso le fronde degli alberi e che si riflette sulle
pagliette e sulle persone.

Colazione dei canottieri


La realizza fuori Parigi, sulla Senna, dove c’era una sorta di porticciolo. C’è una grande attenzione agli
atteggiamenti ed ai volti delle persone, tra cui ci sono suoi amici e sua moglie. C’è anche una natura morta
in primo piano, sul tavolo, che si contrappone con la sua compostezza alla luminosità del resto del quadre,
è un po’come Manet nel Folies.

Le bagnanti
Dopo il 1881 Renoir va in Italia, e qui rimane impressionato dall’opera del rinascimento italiano, la sua
stagione impressionista si conclude in qualche modo. Ad un certo punto è afflitto da una reumatoide, che
prima gli toglie l’uso delle gambe e poi delle mani, infatti negli ultimi anni della via dipingeva facendosi
legare il pennello alla mano, perché per lui dipingere era vita e l’avrebbe fatto fino alla morte. Nell’ultimo
periodo torna quindi a forme volumetriche. Di figure femminili ma anche maschili rappresentate nude in
questo modo ce ne sono diverse in questo periodo (Sezanne e Picasso), nel 900 avvengono tante coss. Nella
rappresentazione dello spazio attorno alle figure Renoir mantiene immagini non definite e macchie, ma
nella figura umana c’è di nuovo uno studio nella ricostruzione dell’immagine.

Degas esporrà le sue opere insieme agli impressionisti, ma in lui si ritroverà sempre il disegno, la
prospettiva e prediligie la pittura in studio rispetto a quella en plain air, tutte cose che gli altri impressionisti
avevano abbandonato. Infatti poi abbandonerà la corrente impressionista. I soggetti prediletti da Degas
sono quelli già visti: una vita di divertimento, anche perché lui frequentava ambienti più altolocati, quindi
rappresenterà teatri, lezioni di ballo, ippodromi. Le scene del ballo diventeranno un po’un tema di Degas,
sono famose le sue opere delle ballerine. Anche perché fino a 40 anni può permettersi di non preoccuparsi
di problemi monetari. Dopo la morte del padre però doveva vendere qualcosa.

Le sue opere sono opere più lavorate, realizzate in tempi diversi. In una rappresenta il maestro di danza
Pierrot. Lui amava dipingere come se stesse guardando dal buco della serratura: ciò significa cogliere
l’attimo, senza che ci siano pose, coglie la naturalezza delle cose. Per esempio disegna in primo piano du
regazzine che se grattano, sullo sfondo altre che aggiustano le scarpette. Nel definire le immagini le linee di
contorno sono utilizzate, ma in modo espressivo: non si limita a demarcare, in alcuni tratti è più leggera o
più spessa, in base alla sensazione che vuole esprimere. Sullo sfondo si intravede anche uno spazio ampio
dalla finestra.

L’assenzio
è rappresentato nella Novelle Athenies, a modello mette due suoi amici. Riporta il rovescio della medaglia
delle scene di ballo e divertimento, in cui tutto sembra così positivo. Questa sensazione di ottimismo inizia
ad incrinarsi, questa società che corre così tanto verso il progresso lascia indietro qualcuno. Da una parte
c’è un barbone con un bicchiere divino, ed accanto a lui, molto vicina, una donna dallo sguardo totalmente
perso e davanti a sé una donna con un bicchiere d’assenzio (considerato al tempo la droga dei poveri, dava
allucinazioni), probabilmente una prostituta. Questa sensazione di schiacciata dietro al tavolo è data dalla
prospettiva (che ancora usa) del tavolo. Dietro di loro c’è la parete rappresentata come dovrebbe essere in
legno, ed uno specchio (totalmente diverso da quello delle Folies) in cui sono rappresentate solo delle
ombre che appaiono incombenti.

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