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Il romanticismo

Diffusione
In questo periodo l’Italia, invece di iniziare i movimenti, è in ritardo, il Romanticismo arriva in Italia solo
dopo una cinquantina d’anni. Il movimento nasce in Germania da Sturm und Drang, e poi si diffonde in
Europa. È ispirato dagli eventi di quegli anni: la Rivoluzione francese e Napoleone, e le conseguenti
delusioni per la mancata realizzazione delle idee proposte dal periodo. Questa delusione viene confortata
da altre idee: dalla razionalità tipica dell’illuminismo che ha caratterizzato le rivoluzioni ci si sposta
all’esaltazione del sentimento. Si tiene però in linea con il neoclassicismo. Fino al 1830 si parla di
romanticismo nell’arte, ma la data varia in base ai vari posti, l’Italia risolverà i suoi problemi politici dopo il
1860, ed il romanticismo arriverà allora. La vena romantica è più forte in Germania, Francia ed Inghilterra.
I temi ed il concetto di genio
I motivi ricorrenti sono: popolo, nazione e persona. C’è un forte nazionalismo e senso patriottico, in Italia
anche un forte spiritualismo. A questo punto è importante la nascita del concetto di genio: l’arte fino a
questo momento era sempre stata fatta su commissione, l’artista non creava per sé ma per altri, c’era
sempre un committente a pagarlo per un lavoro. Questo rapporto di committenza viene però meno (c’è
anche meno gente che può investire), e così nasce l’artista che crea per sé, per bisogno interiore (artista
genio), ma se non c’è qualcuno che lo sostiene non ha guadagno, e così assieme all’idea di genio nasce
l’idea dell’artista Bohemien, l’artista che faticava a sopravvivere e viveva in condizioni di povertà.
Le competizioni
Nascono quindi anche eventi in cui gli artisti, come in una vetrina, espongono le loro opere. In particolare a
Parigi inizierà ad esserci annualmente il Salòn d’Automne (d’Autunno), un evento in cui molti artisti giovani
erano scelti per mostrare le loro opere e giudicati. Inizia a nascere un rapporto con l’arte totalmente nuovo.
Succedeva anche che venissero giudicati negativamente, da qui nascono alcuni termini e correnti come
impressionisti (chiamati così perché giudicati capaci di fare solo l’impressione di un quadro) e cubisti
(chiamati così perché capaci solo di disegnare cubi), criticati poiché erano un po’avanti rispetto al gusto
dominante al loro tempo.
Le arti
Altra caratteristica del romanticismo è anche la predilezione di alcune arti a discapito di altre, in particolare
poesia, arte e musica. Poesia e musica saranno le due più grandi arti romantiche, mentre le altre risentono
di un calo.
Il tema di nazione
Un altro concetto importante sulla nazione è quello di guardare la storia della propria nazione, ciò fa sì che
il romanticismo si differenzi tra diverse regioni al livello dei contenuti, trovando la grandezza nel periodo
del medioevo/gotico per nazioni come Francia e Germania, che quindi rivisitano questo periodo. Avviene
una riscoperta del medioevo, l’architettura neogotica caratterizzerà Francia ed Inghilterra. In Italia ciò non
avviene, rimane il neoclassicismo, perché il periodo di grandezza italiana era l’Impero Romano.
Il tema della natura
Un altro megatema sarà il rapporto uomo-natura, un rapporto fondamentale: l’uomo non vedrà più la
natura come separata e da dominare, ma si vedrà parte della natura, non la sovrasta né domina, e ci
saranno quindi molte opere di paesaggio. Un altro tema della natura sarà quello del sublime, che derivava
da Kant, un concetto di rapporto uomo-natura dove l’uomo osserva la natura e di fronte a questa si sente
impotente. Un’altra caratteristica è anche un po’il pittoresco, il gusto di riscoprire le antichità storiche
ormai riprese dalla natura, come resti di opere antiche ricoperte di natura.
Altri temi
Altri temi sono quello dello scuro e del misterioso, che riprendono contesti cimiteriali. In Italia il
romanticismo sarà più concentrato su Dio e sulla nazione.

Francisco Goya al Prado


Goya vive tra il diciottesimo secolo ed il diciannovesimo secolo, ed è difficilmente inquadrabile in una
corrente: vive durante il periodo neoclassico ma è
già romantico, anticipa anche alcuni temi
dell’espressionismo e sarà un punto di riferimento
anche nel 900, ad esempio nella Guernica di Picasso.
Serve sotto un re, ma si schiera poi con Napoleone,
tradendo la sua fiducia.
Produzione
La sua produzione è molto diversificata: diventa
pittore di corte in quanto sposò la sorella di un
reale, ma porta avanti anche una sua pittura, in cui si
scaglia contro lo stato fortemente cattolico e contro
la religiosità popolare (magia e superstizione). Viene
arrestato ed accusato per aver realizzato La maja
desnuda dal tribunale dell’inquisizione. In generale i
nudi erano mascherati dietro rappresentazioni di
divinità, spesso Veneri, ma lui non lo fece, a causa di
questo ci fu molto scandalo, cosa che probabilmente contribuì alla fama dell’opera. Finisce per cadere in un
momento di disperazione e depressione e diventa sordo, si ritira in una casa dove rappresenta immagini
mostruose ad evocare gli incubi, effettua uno studio dell’inconscio.
Litografie
Goya fa anche delle litografie, stampe dove veniva impressa una lastra, il cui tema erano le contraddizioni
della mente umana. Una di queste opere è Il sogno della ragione genera mostri (Ora al museo del Prado a
Madrid), dove rappresenta animali notturni come linci e pipistrelli.
Produzione reale
La famiglia di Carlo IV
A questo tipo di opere appartiene la
Famiglia reale di Carlo IV (Museo del
Prado). Questa opera è un quadro
celebrativo dedicato appunto a Carlo IV e
fa anche da segno per l’approdo totale nel
realismo di Goya. Nell’opera è importante
la luminosità utilizzata e la mancanza di
linee di contorno, dettaglio che dà una
sensazione di movimento al quadro e fa in
modo che i colori si esaltino tra loro,
specialmente nelle decorazioni dei vestiti.
Cita nell’opera anche il pittore barocco
Velasquez, che descrisse con cura gli
ambienti di corte, ma rispetto a questo
aggiunge ironia. I tredici personaggi sono
disposti in tre gruppi, in modo da formare una S sul pavimento, per dare rilievo fisico e psicologico. Al
centro risalta la regina Maria Luisa, a destra il re mentre a sinistra si trova un quattordicesimo personaggio
nella penombra, un autoritratto di Goya intento a dipingere qualcosa alle spalle dell’osservatore. C’è anche
un’indagine nei personaggi, solo ai regnanti ed agli infanti Goya conferisce espressioni di umanità: Carlo IV
ha un volto poco arguto, mentre la moglie più acuto, i bambini invece sono trattati con pura bellezza. In
tutti però l’uso della luce, che illumina tutti meno che Goya, si riscontra nella psicologia dei personaggi.
Maja desnuda e vestida
Un’altra opera è La Maja Desnuda, ritrovata solo nel 900 in seguito ad un sequestro. L’opera fu realizzata
nei primi anni dell’800. Goya realizza successivamente anche una Maja coperta, appunto quasi identica alla
precedente ma vestita. Il quadro sembra fosse stato commissionato dal ministro spagnolo Godoy, e sembra
rappresenti la duchessa d’Alba, o l’amante del committente. In queste opere però, le modelle, seppur
molto simili, potrebbero essere diverse, sembra infatti che la vestida sia più alta e slanciata. Entrambe le
Majas hanno comunque la stessa postura ed atteggiamento, con il volto molto naturale e gli occhi molto
vividi, puntati verso l’osservatore quasi con sfrontatezza. L’opera si ispira a Tiziano (che aveva lavorato in
Spagna) e Giorgione nell’arte veneziana, ricordando in particolare di questi la Venere dormiente (anche se
qui non si tratta più di veneri). In quest’opera Goya anticipa alcuni aspetti dell’impressionismo e riesce a
dare la sensazione della stoffa nelle Maya vestita, c’è infatti molta attenzione ai vestiti finemente ricamati
ed ai colori in questo usati (ancora impressionismo, i colori suscitano emozioni). In entrambi i casi
comunque c’è un’atmosfera luminosa e serena, in cui la femminilità della donna è messa in risalto.
Le fucilazioni del 3 maggio 1808
Qui rappresenta i moti del 2-3 maggio 1808, che visse in prima persona con la resistenza del popolo
madrileno contro i francesi napoleonici. La tela fu dipinta sei
anni dopo ed è una novità: per la prima volta si riportano
avvenimenti contemporanei nel loro cruento svolgersi.
L’opera è divisa in tre momenti: la coda per la fucilazione, la
fucilazione stessa e la morte. L’ambiente in cui prende posto
la rappresentazione è una
collina notturna su una città
silente (Madrid?). I soldati
che portano avanti le
esecuzioni, sulla destra,
non hanno volto,
rappresentano il male. Al
centro si trova il
condannato centrale,
martire della rivoluzione il
cui volto è stravolto dal
terrore, tanto da
deformare i suoi lineamenti
(anticipazione
dell’espressionismo), ed
accanto a lui, sulla sinistra,
stanno gli altri spagnoli
ammassati, con volti tragici
e pietosi, anch’essi
disperati. I colori sono cupi,
sia per motivi paesaggistici che psicologici, e la pennellata è frammentata. Tutti questi dettagli, assieme
all’espressività ed all’uso di una rappresentazione angolare, distaccano definitivamente Goya dal
neoclassicismo. I punti di luce nel quadro sono due: una è la lanterna, l’altro il bagliore di questa sul
condannato, che funge da secondo punto di luce. Con questa opera Goya voleva fare una accusa alla
Chiesa, che aveva taciuto di fronte a tali soprusi in una Spagna che è sempre stata cattolica.
Opere nella casa: Quinta del sordo
Sono delle pitture che Goya fece direttamente sulle pareti della sua casa, e sono per questo di dimensioni
enormi. Queste oggi sono state staccate dalle pareti e ricostruite su un piano d’appoggio, conservato al
Museo del Prado.
Caspar David Friedrich
Il paesaggista più acclamato che si interessò alla natura fu Caspar David Friedrich, un artista tedesco che
vive quasi tutta la sua vita a Dresda, in nord-Germania, dove il sole c’è poco. Sarà famoso solo dopo la sua
morte. Interpreta il rapporto uomo-natura dal punto di vista del sublime, in cui l’uomo si sente inferiore e
piccolo rispetto all’infinità della natura. Una caratteristica di Friedrich sarà quella di rappresentare l’uomo,
che deve essere l’osservatore, sempre minuscolo, che osserva l’infinito, è quindi come se collocasse noi di
fronte a quei paesaggi. Non è ancora pienamente romantico ma è ricorrente una struttura ripetuta
nell’opera, in questo caso triangolare: il triangolo ricorre nei simbolismi, come ad evocare un senso di
religiosità e di un infinito che va oltre, la sua religiosità però è diversa da quella dell’arte italiana, nell’opera
di Friedrich c’è un rapporto diverso tra uomo-Dio.
Viandante sul mare di nebbia
In questa opera vengono espressi molto bene i sentimenti romantici sulla natura e sul sublime: un uomo, di
spalle, osserva da uno spuntone un paesaggio alpino all’alba, con cime che spuntano dalla nebbia. L’uomo è
in controluce e si staglia contro il luminoso sfondo. La sensazione trasmessa è quella della grandezza della
natura, al cui cospetto l’uomo è piccolo e solo un viandante. Le contrapposizioni e lo svaporare delle cime e
del cielo contribuiscono tutti nel creare quel sentimento che i romantici definivano sublime.

Monaco in riva al mare e Abbazia nel querceto


Anche nell’opera Monaco in riva al mare l’uomo è presente, ma è infinitesimo rispetto alla grandezza della
natura. Una caratteristica ricorrente nelle opere di Friedrich è il dare un grande spazio al cielo rispetto alla
terra, è un elemento importante, in quanto quando il romanticismo viene meno questo rapporto si inverte.
Abbazia nel querceto, c’è una processione di monaci che attraversano questi ruderi di un’abbazia, ripresa
dalla natura, c’è un’atmosfera cimiteriale.
Sviluppo del rapporto uomo natura
Un altro posto dove si sviluppa contatto uomo-natura è l’Inghilterra, ma mentre in Germania si sviluppa per
la filosofia kantiana, in Inghilterra compare l’attenzione al paesaggio perché l’Inghilterra si era
industrializzata, e l’ambiente naturale era stato deturpato, è già da qui che si cominciano a sentire gli effetti
dell’industrializzazione. Si diffonde quindi molto la paesaggistica.
Constable e Turner nella paesaggistica
Nella pittura di paesaggio hanno infatti molto interesse i pittori inglesi Constable e Turner, che
rappresentano il loro concetto di natura.
Constable
Constable pittura una natura in cui l’uomo c’è o non c’è, la figura umana non è mai protagonista, lo è la
natura, e vuole indagare sul come appare al nostro occhio. Constable sarà il primo ad iniziare la pittura
open-air, si metteva all’aria aperta con un cavalletto e dipingeva ciò che vedeva, in particolare fa una serie
di quadri del suo ambiente, un paesaggio verdeggiante. Un’altra produzione particolarmente importante di
Constable saranno le nuvole, fa più di una quarantina di quadri studiando le nuvole, per riuscire a cogliere
la variabilità della natura per luce, condizioni atmosferiche etc etc, che rendevano particolarmente difficile
la sua pittura open-air (a causa dei continui cambiamenti atmosferici, particolarmente intensi in sud
Inghilterra). Constable ha infatti un approccio scientifico, è come se volesse rappresentare l’ambiente come
l’occhio lo vede, e ci riesce grazie alla pittura en plain air. Gli impressionisti partono da questo
atteggiamento scientifico: dall’osservazione della natura e dalla consapevolezza che la natura non è mai
statica ma dinamica, nessun attimo è uguale al precedente.
La cattedrale di Salisbury
La tela fu commissionata dal vescovo dell’omonima. Rappresenta il trionfo del naturalismo pittorico, al
quale l’artista continua ad ispirarsi. La chiara e luminosa cattedrale è come incorniciata dagli alberi, che
formano quasi un archetto gotico, e si staglia sul cielo azzurro nel quale si trovano nuvoloni primaverili. È
particolare la luminosità degli alberi, che è resa grazie alla realizzazione delle foglie tramite macchioline di
molte tonalità di verde, senza sfumature, così da rendere anche l’impressione delle foglie. L’espressività
dell’opera emerge grazie ad una gamma di chiaroscuri e variazioni tonali.

Turner
L’altro grande paesaggista inglese è Turner, che accanto alle produzioni per il gusto del tempo porta avanti
una serie di produzioni per sé, che saranno poi le sue opere più apprezzate. In questa serie porta avanti
quadri sugli studi dell’ottica e sui colori, sull’accostamento dei colori, studi che all’epoca si stavano
diffondendo. Turner comincerà anche a dissolvere le immagini: il disegno scompare ed il soggetto è
praticamente irriconoscibile, anche qui si interpreta il sublime, ma al contrario del sublime osservato che
l’uomo sa di non poter raggiungere qui è un sublime di paura, come l’orrido quando si osserva un burrone o
un temporale, momenti in cui la natura mostra la sua forza.
Sembra che per rappresentare “Vapore durante una tempesta di mare” si fosse fatto legare all’albero
maestro di una nave durante una tempesta, così da sentirla addosso. Proprio questo tipo di immagine
ormai svanita sarà molto importante per i pittori impressionisti. Se si uniscono quindi l’atteggiamento di
indagine di Constable e il trattamento dei colori di Turner si hanno le fondamenta della pittura francese per
l’impressionismo.

Romanticismo in Francia
Anche la Francia si interessa del paesaggio, in particolare c’era un paesino, Partison, in cui un gruppo di
artisti cominciano a vedersi e realizzare opere, anche in questo caso open air e con un atteggiamento molto
realistico. L’artista più importante è Corot, che viene anche in Italia e riesce a darci quella luminosità
propria dell’Italia, diversa da quella francese o inglese, in quanto più calda e solare. Realizza ad esempio il
Ponte di Narni, dove si vede la presenza del Sole, il quadro è luminoso e ci sono dei bagliori. La natura non è
l’unico tema, ci sono anche i temi di nazione e patria, un sentimento politico, che in Francia si sente di più
(Rivoluzione francese, hanno il “sangue bollente”).
Théodore Géricault
In particolare abbiamo Théodore Géricault che si forma all’accademia, partecipa ad una competizione per
un soggiorno a Roma, ma non lo vince, muore a 33 anni. Si colloca di passaggio tra il gusto neoclassico ed il
sentimento romantico: del gusto classico si ritrova lo studio del nudo (studia all’accademia), è un
grandissimo appassionato di
cavalli e studia anche i grandi
classici italiani.
La zattera della medusa
In particolare, di grande
importanza è La zattera della
medusa, un quadro di dimensioni
enormi (5 m* 7,16m) che si trova
ora al Louvre, già le grandi
dimensioni fecero scandalo, in
quanto opere così grandi erano
riservate solo a grandi
personaggi, mentre ciò che lui
rappresenta è un fatto di
cronaca, il naufragio della fregata
medusa nel 1816, che dall’Africa
portava degli schiavi (la Francia fu anche criticata per questo). Solo dopo molti giorni di navigazione su una
zattera solo una quindicina di persone riuscirono a salvarsi, ciò fece molto parlare perché il governo non era
intervenuto immediatamente per il
salvataggio, e i naufragati dovettero
salvarsi ricorrendo anche a
cannibalismo. Nella
rappresentazione troviamo sia il
classico della rappresentazione dei
nudi sia un sentimento romantico,
per il momento scelto: nella
rappresentazione i naufraghi, per
farsi notare da una nave di
passaggio, formano una piramide
umana alla cui cima un uomo sventola un panno, è un momento romantico perché pieno di passione ed
agitazione, a cui si contrappone la tristezza e l’abbandono di un anziano, che pare un eroe omerico, il quale
sostiene evitando che cada in acqua un corpo, probabilmente quello del figlio. Un’altra caratteristica è
come riesce a trattare i corpi, i nudi sono imponenti e muscolosi, si ispira sicuramente a Michelangelo
(visitò l’Italia e la Cappella Sistina, come lui fece anche molti studi sui corpi). In basso si vede un nudo velato
che ricorda il Cristo velato di Napoli di Mantegna. Dal punto di vista compositivo la composizione è
abbastanza semplice, è piramidale, ma è come se ci fossero due piramidi che si intersecano: una formata
dalle corde della vela, l’altra dagli uomini. Rappresenta gli uomini come perfetti, ma ci sono anche dei cenni
che riportano alla realtà, per far capire che è un fatto vero, ad esempio c’è un uomo al quale si stanno
togliendo i calzini, i cadaveri di colore giallastro, c’è anche un forte senso di realismo. Géricault aveva
proprio il gusto della rappresentazione del reale, si dice che all’obitorio gli mettessero via pezzi di umani
veri per darli a lui, che così poteva studiarli. Altre forze contrastanti sono rappresentate dalle onde del
mare, che spingono da una parte, mentre la vela è gonfiata dalla parte opposta, per dare ancora di più
l’idea del mare avverso. I colori sono terrosi e cupi, i critici del periodo dissero addirittura che il quadro
puzzasse di morto, per dire che anche i colori avevano questo tono così cupo, quasi ad evocare il marcio dei
cadaveri in decomposizione sulla zattera. Lui l’aveva però fatto apposta, proprio per meglio rappresentare
la disperazione del momento, in cui si era persino dovuti ricorrere al cannibalismo.
Il Ciclo degli alienati
Delle opere molto particolari di Géricault sono una serie di quadri con dei volti particolari, alienati, che in
realtà era materiale medico: gli era stato commissionato da un medico di un’università che stava portando
avanti studi sulla psichiatria, erano gli inizi di questo studio, tanto che ognuno tirava fuori la sua:
Lombroso, uno studioso italiano, diceva che persone violente potessero essere riconosciute tramite alcuni
tratti somatici. Si riteneva anche che alcuni tratti somatici fossero caratteristici di alcune patologie, questo
psichiatra aveva classificato le “monomanie”, e aveva commissionato queste 10 tavole per rappresentarle
(oggi ce ne rimangono 5). Tutti i ritratti sono di tre quarti su sfondo scuro, e tutti sono molto introspettivi.
Géricault nelle sue rappresentazioni non giudica, cerca solo di catturare l’espressione che sveli la specie
della malattia mentale: rappresentando ad esempio la donna non nuda, come altri artisti che
rappresentavano la follia avevano fatto, Géricault mostra compassione e rispetto verso chi soffre.
Eugène Delacroix

Fu allievo di Theodore Géricault (nonostante morì giovane), e fu influenzato da questo.


La libertà che guida il popolo
È un quadro molto famoso, con questo intende anche omaggiare il maestro con tanti riferimenti alla sua
grande opera, la zattera della medusa. Queste due opere sono ancora oggi molto ravvicinate, anche come
collocazione museale, al
Louvre. Rispetto al maestro
però Delacroix è totalmente
romantico, abbandona i
legami con l’arte neoclassica,
mentre Theodore li
manteneva con i nudi
imponenti e le impostazioni
piramidali. Delacroix è
romantico sia per il soggetto,
che coglie sempre nelle sue
opere, che per lo stile.
Il romanticismo poi è molto
vicino agli ideali francesi,
grazie anche alla Rivoluzione
francese, ed in quest’opera,
del 1830, quando l’Europa è
investita dai moti (3 giornate
a Parigi), il popolo continua a
lottare contro un governo di restaurazione, che aveva riportato indietro la Francia. Ci furono i moti ancora
più rivoluzionari poi nel 48. Data e firma si ritrovano sull’opera in un asse di legno spezzata sullo sfondo (la
completò pochi mesi dopo le 3 gloriose, sempre nel 1830). Il tema è quindi romantico ma anche lo stile è
fortemente libero: abbandona sempre di più il disegno per fare in modo che ciò che realizza la tela sia il
colore: vengono a mancare le linee di contorno, usate solamente in modo espressivo. Il soggetto qui è La
libertà, rappresentata da figura allegorica femminile, che si pone a guidare la rivoluzione di tutte le classi
sociali. La rappresenta però a seno nudo, e ciò era scandalo al periodo, nonostante fosse la
rappresentazione di un ideale (a causa di questo fu accusato). La Libertà ha la testa di profilo, le labbra
rosse ed il busto in avanti, è l’evoluzione di un’ideale femminile eroico e allegorico, rappresentato pochi
anni prima nella figura della “Grecia sulle rovine del Missolungi”, dipinto onorifico verso i martiri
dell’indipendenza greca. Questa tiene in una mano la bandiera francese e nell’altra un fucile, incita il
popolo a seguirla ed un insorto, ai suoi piedi, la guarda come l’unica capace di ridare dignità alla nazione. È
come se corresse verso lo spettatore, seguita dalla massa del popolo, incitando quest’ultimo ad unirsi, ed è
come se il riguardante si voltasse un attimo per riprendere vigore, sapendo di avere dalla sua parte le
moltitudini e la Libertà come guida. È tutto il popolo che deve insorgere, è come se fosse un invito ad
insorgere a tutti, ciò si vede dalle figure: un ragazzetto con una pistola in mano, rappresenta i popolani,
mentre dall’altra parte un uomo con un fucile rappresenta la borghesia. Si è abbastanza concordi
nell’individuare nel personaggio col cilindro un autoritratto di Delacroix (anche se potrebbe essere un suo
amico), ed assume perciò un atteggiamento molto politico: si schiera apertamente con la rivoluzione. Sullo
sfondo c’è il fumo delle barricate e della guerra, si intuisce la presenza di altre rivolte, la collocazione si può
dedurre dalle torri di Notre Dame sullo sfondo, che ancora manca della guglia (costruita a metà 1800),
quindi a Parigi. A terra davanti ci sono dei cadaveri, è un chiaro riferimento alla zattera di Géricault, sia per
la posizione di questi che della calza che si sfila dalla gamba. L’impostazione anche qui è piramidale, con la
figura della Libertà che fa vertice, quindi anche questo è un riferimento al maestro. Da questo però si
distacca nel rappresentare la massa di persone: invece di essere tutti scolpiti la massa del popolo diventa
indistinta, così che ognuno potesse rivedersi tra coloro che avevano combattuto per il loro paese. I colori
sono una caratteristica di Delacroix, sono abbastanza scuri e cupi perché rappresentano la situazione, ma
imposta tutto circa sui colori della bandiera francese, sono gli unici colori emergenti anche negli abiti di
alcuni personaggi. Tratta però le figure in modo realistico, la figura femminile ha ad esempio i peli sotto le
ascelle, i volti sono trattati con grande introspezione e studio degli atteggiamenti, la figura della libertà si
ispira alla Venere di Milo perché in quel periodo il Louvre aveva acquisito quell’opera. La figura della libertà
è ispirata alla figura della Marianne francese, questa figura che aveva partecipato alla rivoluzione francese,
mentre la figura del ragazzetto con le pistole ispirerà la figura di … nei miserabili di . Nella letteratura
francese, in questo periodo, inizierà un periodo di naturalismo, che mette in evidenza proprio i disagi in cui
vivevano i parigini, legati per lo più alla nascita delle metropoli nel periodo: questo è causa
dell’industrializzazione, per cui le persone si spostano dalla campagna alle città per cercare di fare fortuna
ma si ritrovano sfruttati nelle fabbriche (anche bambini). Questa situazione crea le premesse dei moti del
48, voluti per lo più dal popolo, che era in condizioni pessime, mentre quelli precedenti furono voluti dalla
borghesia.

Un momento importante per la Delacroix è il suo viaggio in Negronia, dove raggiunge il Marocco, porterà
sempre più avanti vedendo l’ambiente africano ne rimane affascinato ed il disegno scompare totalmente e
sono macchie di luce a formare il quadro, questo è il punto di partenza per gli impressionisti, che lo
prendono come punto di riferimento per i colori.

Francesco Hayez
Un artista italiano, Francesco Hayez, un veneziano, e Venezia era sotto dominio austriaco. Si forma a
Venezia e studia all’accademia, porta quindi avanti studi classici. Riesce a vincere un premio che lo fa
arrivare a Roma, che al tempo era molto ambito, e qui trova l’appoggio di un anziano, Canova, che lo
inserisce in questo ambiente (erano entrambi veneziani). Dopo questo iniziale periodo classico Hayez, dal
1820 in poi, anziché rappresentare soggetti classici, inizierà a rappresentare soggetti romantici, anche se
nello stile rimane sempre classico, mantiene la perfezione e la gestualità dei personaggi, che paiono
mitologici, ma senza la loro nudità. I soggetti erano ad esempio episodi della storia del passato (in
particolare del Medioevo), che però, un po’come faceva Manzoni, erano in qualche modo risorgimentali
nel soggetto. È proprio la sua continuità con lo stile neoclassico
che gli permette di essere ampiamente accettato nonostante i
contenuti romantici. Sarà particolarmente popolare nell’Italia
insurrezionale. Hayez si sposta poi a Milano, e lì abbraccia le
idee risorgimentali in pieno, sarà l’artista del risorgimento,
tant’è vero che lo stesso Mazzini parla di lui come l’artista che
l’Italia risorgimentale stava aspettando, che potesse dare voce
ai sentimenti risorgimentali con le sue opere.
La congiura dei Lampugnani
Qui, ad esempio, prende un episodio del 1476, in cui tre giovani
(Giovanni Andrea Lampugnani, Girolamo Olgiati e Carlo
Visconti), all’interno della Chiesa di Santo Stefano, fecero un
attentato ad Alessandro Sforza, un tiranno, e lo uccisero. In
questo dipinto è ritratto il momento in cui estraggono i pugnali.
Questo andava letto con significato rispetto al periodo che
stava vivendo, era quindi un invito a ribellarsi alla dominazione
austriaca, ed anche un riferimento ai cospiratori carbonari. C’è
quindi un netto parallelismo col romanzo storico di Manzoni,
che ambienta la scena nel 600 ma in riferimento all’attualità. I suoi quadri continueranno quindi a passare
senza censure perché apparentemente non contengono nessun messaggio, ma lo nascondono, al
contrario dei quadri di Delacroix, utilizzando inoltre uno stile neoclassico ed i canoni classici, per cui ogni
personaggio occupa la sua posizione senza molti gesti, in modo
teatrale. I cospiratori sono in una diagonale su una scalinata,
sotto la statua di Sant’Ambrogio, alla quale Cola Montano,
educatore dei tre e organizzatore della cospirazione, prega per il
futuro dei tre (questa composizione dà pathos). In fondo a
sinistra il duca fa il suo ingresso nella Chiesa. Particolare è anche
l’architettura della chiesa, romanico-gotica, nonostante al suo
tempo fosse ancora barocca. Ciò si rispecchia nella tendenza del
tempo di prendere ispirazione dagli edifici medievali e del
restauro in stile. Hayez usa anche la sua sapienza veneziana nel
trattare i colori, che sono l’elemento più significativo della sua
produzione artistica.
Malinconia
Nel dipinto c’è una giovane donna presa dalla malinconia, un
pensiero caro all’idea romantica, la figura femminile qui
rappresentata, con fiori bellissimi ma un po’appassiti, può essere
interpretata come l’Italia, bellissima ma anche buttata via, non piena di sé. C’è quindi questo parallelismo
con un’idea politica. La fanciulla ha occhi scuri e si staglia su uno sfondo color miele da cui sporge una
mensola, mentre il braccio destro è poggiato su un muretto e la mano sinistra stringe l’altra. La testa è
leggermente inclinata ed il busto ruotato, i lunghi capelli scuri le ricadono sulle spalle ed il petto è
attraversato dal laccio di un crocifisso. La stoffa celeste le ricade sul braccio sinistro, scoprendo la spalla e la
camicia sottostante, mentre i riflessi e le pieghe evidenziano le sue braccia. La tristezza è accentuata dagli
occhi che fissano il vuoto, le labbra serrate ed il naso affilato, mentre l’aspetto quasi trasandato sottolinea
lo stato emotivo. I fiori un po’appassiti sono anche metafora dell’afflizione della donna, mentre i petali
caduti rappresentano la scomparsa della serenità. Sono particolarmente belli i colori, lucenti in alcune
parti, che riescono a dare molto bene l’impressione dei tessuti.
Il bacio
È sicuramente l’opera più famosa, è del 1859, ne farà un’altra nel 1861 e poi ancora un’altra nel 1867. In
questa opera vediamo un soggetto romantico, in un’ambientazione imprecisa, ma dagli abiti medioevali si
direbbe in un palazzo del periodo. Il centro dell’opera sono due giovani che si baciano, abbracciati uno con
l’altro, con lui che tiene il volto di lei tra le mani, sostenendole il capo
con tenerezza, e lei che si abbandona all’abbraccio, tenendo la mano
sinistra sulla sua spalla. La flessuosa figura della donna è impreziosita
dai riflessi della veste, aderente al busto e piena di pieghe sotto ai
fianchi, come ad aggiungere ulteriore luce oltre a quella naturale da
sinistra. Si pensa che sia un momento di saluto di un cospiratore
all’amata, in quanto lui è colto mentre sta già salendo uno scalino, ha
il volto coperto da un cappuccio e porta un pugnale al fianco. Questa
fuga è resa più probabile da una figura umana sullo sfondo a sinistra
che sembra avvicinarsi. La data è importante perché viene
interpretata in chiave politica risorgimentale dato il periodo: quello
della seconda guerra d’Indipendenza, quando Napoleone III si accorda
col Regno di Sardegna contro gli austriaci, è un momento cruciale del
risorgimento italiano, in cui gli austriaci subiscono sconfitte ed
iniziano a cedere possedimenti. I colori a prevalere sono infatti
l’azzurro ed il bianco della veste di seta, stagliati sul rosso della calzamaglia dell’uomo ed il verde
dell’interno del mantello, colori che suggeriscono come un abbraccio tra la bandiera italiana e quella
francese, rinviando così all’alleanza tra Italia e Francia, fondamentale nella liberazione della Lombardia.
Realizzerà una seconda versione (1861) in cui la donna è vestita di bianco ed il verde del mantello sarà
brillante, rendendo evidenti i colori della bandiera italiana come a festeggiare che l’Italia si fosse unita.
Nella versione del 1867, che realizza per l’Esposizione Universale a Parigi, tornano i colori originali ma più
smaglianti, con l’aggiunta di un drappo bianco a terra sulle scale, così da rendere ancora più esplicito il
rapporto Italia-Francia.
I ritratti
Hayez sarà anche uno dei più grandi ritrattisti del periodo, ritrae Manzoni, Cavour, Mazzini, e molti altri
artefici del risorgimento italiano.

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