meritevolezza
Il meccanismo di operatività della polizza legato alla richiesta risarcitoria formulata dal terzo danneggiato (cosiddetta clausola claims made o "a
richiesta fatta") non incide sulla funzione assicurativa, in quanto rappresenta una deroga consentita all'art. 1917 c.c.
Si tratta, ormai, di un modello tipizzato dalla legge, pertanto, un contratto che contenga siffatte clausole non deve essere sottoposto allo scrutinio di
meritevolezza degli interessi perseguiti dalle parti ex art. 1322 c. 2 c.c.. Il contraente resta tutelato in ogni fase del rapporto - da quella
precontrattuale a quella attuativa dello stesso - con l'attivazione dei rimedi generali previsti dall'ordinamento.
Così hanno deciso le Sezioni Unite della Corte di Cassazione con la sentenza 24 settembre 2018 n. 22437.
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La fattispecie
La caduta del braccio di una gru, operante in un cantiere, provoca il crollo di un magazzino con il conseguente danneggiamento delle merci ivi
custodite. La società proprietaria delle merci conviene in giudizio la titolare del magazzino ed il responsabile del cantiere edile. A sua volta,
l'impresa edile cita il fabbricante del braccio meccanico, il quale chiama in manleva l'assicurazione. La questione verte proprio sul rapporto tra
l'assicurato e l'assicuratore.
Tra il costruttore della gru - responsabile del danno - e l'assicurazione erano state concluse due distinte polizze, rispettivamente nel 2002 e nel
2003. Ambedue recano una clausola claims made in virtù della quale l'assicuratore deve tenere indenne l'assicurato per i danni il cui risarcimento
sia richiesto durante la vigenza del contratto. Ebbene, l'evento di danno si è verificato nel 2002, durante vigenza del primo contratto (il quale
prevede una franchigia esigua), ma la richiesta risarcitoria è stata formulata nel 2003, durante l'efficacia del secondo (la cui franchigia supera i 150
mila euro). L'assicuratore, quindi, rifiuta di manlevare l'assicurato, giacché il risarcimento è stata chiesto durante il periodo di efficacia del secondo
contratto, in virtù del quale la franchigia è superiore al danno arrecato.
In primo grado, il giudice dichiara nulla la clausola claims made ex art. 1341 c.c. e condanna l'assicurazione a manlevare il convenuto. In sede di
gravame, invece, la clausola viene considerata valida e non vessatoria, in quanto volta a meglio descrivere l'oggetto del contratto, e la domanda di
garanzia dell'assicurato è rigettata.
Si giunge così in Cassazione. I supremi giudici, analizzata la vicenda, con l'ordinanza interlocutoria del 19 gennaio 2018 n. 1465, sollecitano un
intervento delle Sezioni Unite in materia di clausole claims made, ritenendo che la questione verta su aspetti ulteriori e diversi rispetto a quelli già
esaminati dalle S.U. con la sentenza 6 maggio 2016 n. 9140.
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Prova il Codice della responsabilità civile
______________
[1] In tal senso, Corte Cass., S.U., sent. 6 maggio 2016 n. 9140.
[2] Legge 8 marzo 2017 n. 24 recante "Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli
esercenti le professioni sanitarie". In particolare, l'art. 11 rubricato "Estensione della garanzia assicurativa" recita: «La garanzia assicurativa deve prevedere una
operatività temporale anche per gli eventi accaduti nei dieci anni antecedenti la conclusione del contratto assicurativo, purché denunciati all'impresa di assicurazione
durante la vigenza temporale della polizza. In caso di cessazione definitiva dell'attività professionale per qualsiasi causa deve essere previsto un periodo di ultrattività
della copertura per le richieste di risarcimento presentate per la prima volta entro i dieci anni successivi e riferite a fatti generatori della responsabilità verificatisi nel
periodo di efficacia della polizza, incluso il periodo di retroattività della copertura. L'ultrattività è estesa agli eredi e non è assoggettabile alla clausola di disdetta».
[3] Si fa riferimento al d.l. 13 agosto 2011, n. 138 (convertito, con modificazioni, dalla legge 14 novembre 2011, n. 148), come novellato dall'art. 1, comma 26, della legge 4
agosto 2017, n. 124. L' art. 3, comma 5, lett. e), dispone che: «[…] Le condizioni generali delle polizze assicurative di cui al presente comma possono essere negoziate,
in convenzione con i propri iscritti, dai Consigli Nazionali e dagli enti previdenziali dei professionisti. In ogni caso, fatta salva la libertà contrattuale delle parti, le
condizioni generali delle polizze assicurative di cui al periodo precedente prevedono l'offerta di un periodo di ultrattività della copertura per le richieste di risarcimento
presentate per la prima volta entro i dieci anni successivi e riferite a fatti generatori della responsabilità verificatisi nel periodo di operatività della copertura. La
disposizione di cui al periodo precedente si applica, altresì, alle polizze assicurative in corso di validità alla data di entrata in vigore della presente disposizione. A tal
fine, a richiesta del contraente e ferma la libertà contrattuale, le compagnie assicurative propongono la rinegoziazione del contratto al richiedente secondo le nuove
condizioni di premio».
[4] D.M. Giustizia 22 settembre 2016 recante le "Condizioni essenziali e massimali minimi delle polizze assicurative a copertura della responsabilità civile e degli
infortuni derivanti dall'esercizio della professione di avvocato".
[5] L'art. 1917 c. 1 non è norma imperativa ed è legittimamente derogabile, in quanto non menzionata dall'art. 1932 c.c. che indica tassativamente le disposizioni
inderogabili. Ancora una volta, la Corte ribadisce che il modello contrattuale "on claims made basis" si qualifica come un sottotipo dell'assicurazione della
responsabilità civile (art. 1917 c.c.) che, a sua volta, è una species del genus dell'assicurazione contro i danni (artt. 1882 c.c. e seguenti).
[6] Corte Cass. S.U. 6 maggio 2016 n. 9140.
[7] Mentre nell'assicurazione contro i danni, il binomio sinistro-rischio è inscindibile, così non accade nel modello assicurativo con le clausole claims made. Già la
sentenza del 2016 aveva chiarito come la clausola claims made a garanzia pregressa - e, quindi, la fattispecie contrattuale che la contiene - sia valida, perché riguarda
un solo elemento del rischio garantito (vale a dire la condotta colposa dell'assicurato che ha commesso il fatto), mentre resta impregiudicata l'alea dovuta alla
possibilità o meno che il danneggiato agisca nei confronti dell'assicurato per ottenere il risarcimento.
[8] Affermazione in dissonanza con la pronuncia a Sezioni Unite del 2016 in cui si faceva espresso riferimento alla necessità di un vaglio di meritevolezza sulle claims
made, in quanto espressione di una fattispecie contrattuale atipica ex art. 1322 c. 2 c.c.
[9] Per completezza, la Corte precisa che le norme poste a tutela del contraente debole dal Codice del Consumo (d. lgs. 206/2005), ossia la nullità di protezione prevista
in caso di "significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto" (art. 36), si utilizzano in via residuale, solo allorché l'assicurato rivesta la qualifica
di consumatore.
[10] Corte Cass., 30 aprile 2010, n. 10596; Corte Cass., S.U., 28 febbraio 2007, n. 4631.
[11] In tal senso, depone anche il contenuto del "considerando" n. 19 della direttiva 93/13/CEE, che, seppur in materia consumeristica, esprime un principio di
carattere generale, basato sulla relazione oggettiva tra rischio e premio, sterilizzando la valutazione di abusività della clausola di delimitazione del rischio assicurativo e
dell'impegno dell'assicuratore "qualora i limiti in questione siano presi in considerazione nel calcolo del premio pagato dal consumatore".
[12] Si ricorda che l'art. 2 del D.M. Giustizia 22 settembre 2016 recante le "Condizioni essenziali e massimali minimi delle polizze assicurative a copertura della
responsabilità civile e degli infortuni derivanti dall'esercizio della professione di avvocato", esclude espressamente la facoltà di recesso per l'assicuratore a seguito
della denuncia di un sinistro o del suo risarcimento, nel corso di durata dello stesso o del periodo di ultrattività.