-SALUTE: fondamentale diritto dell’uomo, il cui rispetto deve essere assicurato dai governi di tutti i popoli mediante
l’adozione di ogni misura utile (onu, 1948)
-IN ITALIA, ART.32:
“la repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure
gratuite agli indigenti. nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di
legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”
LE RACCOMANDAZIONI DI ADELAIDE
-la 2° Conferenza Internazionale sulla promozione della salute 5-9 aprile 1988, Adelaide, Australia
-Lo scopo principale di una politica pubblica per la salute è quello di creare un ambiente favorevole che metta in grado le
persone di condurre una vita sana.
-La Conferenza di Adelaide ha portato avanti l'indicazione data ad Alma Ata ed Ottawa identificando quattro aree chiave
come prioritarie per un’azione immediata di «sana politica pubblica»:
1. Sostenere la salute delle donne: le donne sono le principali promotrici di salute in tutto il mondo e la maggior
parte del loro lavoro viene svolto gratuitamente o in cambio di una retribuzione minima.
2. Cibo e alimentazione: la sconfitta della fame nel mondo e della malnutrizione è un obiettivo fondamentale per
una politica pubblica per la salute.
3. Tabacco e alcool: il consumo di tabacco e l’abuso di alcool rappresentano due importanti pericoli per la salute che
meritano un’azione immediata attraverso lo sviluppo di politiche pubbliche per la salute.
4. Creare ambienti favorevoli: molte persone vivono e lavorano in condizioni che sono pericolose per la loro salute e
sono esposti a prodotti potenzialmente pericolosi. Le politiche di promozione della salute possono essere
condotte solo in un ambiente che salvaguarda le risorse attraverso strategie ecologiche globali, regionali e locali.
-Impegna gli Stati Membri della Regione Europea e l’OMS a migliorare la salute dei cittadini, riafferma e adotta i valori
enunciati nelle precedenti carte, convenzioni e dichiarazioni
-L’utilità di questa carta è di stimolare e sostenere la trasformazione dei valori condivisi in azioni per l’attuazione degli
impegni sul potenziamento dei sistemi sanitari
CARTA DI MILANO 28 aprile 2015
-un manifesto nato per garantire il diritto al cibo alle popolazioni di tutto il mondo, con una serie di impegni e di proposte
per azioni puntuale volte ad arginare il problema della fame e della malnutrizione.
-è un documento voluto dal Governo italiano come eredità di Expo 2015. Al centro troviamo il tema della sostenibilità
alimentare
-La Carta di Milano viene presentata come un documento che permetterà ai cittadini, proprio in occasione dell'Expo, di
costruire e vincere la sfida del diritto al cibo sano, sicuro e nutriente per tutti. Il cibo viene presentato come diritto umano
fondamentale. L'obiettivo è quello di garantire un accesso equo al cibo per tutti
Per senso di coerenza Antonovsky intende un orientamento generale entro il quale si manifesta un senso durevole e
dinamico di fiducia
-più è marcato il senso di coerenza, più grande è la probabilità di muoversi entro in direzione del polo salute.
-Un forte senso di coerenza induce l’individuo a reagire in maniera flessibile a richieste e sollecitazioni e ad attivare risorse
adeguate
LA RESILIENZA: è la capacità di affrontare con FLESSIBILITÀ E CREATIVITÀ le avversità, traendo nuovi adattamenti e nuove
occasioni di sviluppo
-La salute di una popolazione non dipende solo dalla presenza di un sistema sanitario di qualità accessibile
universalmente, ma è anche il risultato dell'interazione degli individui, uomini e donne, con un ambiente fisico e sociale, in
un dato contesto socioeconomico e culturale.
-fattori biologici e genetici: EREDITA’ GENETICA, PROCESSI DI SVILUPPO E INVECCHIAMENTO anche in presenza di fattori di
rischio immodificabili (come familiarità e/o predisposizione genetica), l’adozione di stili di vita sani può ridurre l’insorgenza
di malattie
-Fattori comportamentali e stili di vita
-Fattori psicologici, cognitivi ed emotivi
-Fattori famigliari e sostegno sociale
-Fattori che influenzano il comportamento dei consumatori
-Fattori culturali
-Fattori socioeconomici condizioni di vita e di lavoro, organizzazione delle cure, contesto generale socioeconomico,
culturale e ambientale
-Fattori ambientali
-Ai determinanti non modificabili della salute (sesso, età, patrimonio genetico) si aggiungono i determinati individuali della
salute e a questi si affiancano, con sempre maggiore enfasi, i determinanti socio-ambientali della salute.
I fattori determinanti possono influenzare positivamente o negativamente la salute individuale e collettiva
-INFLUENZA NEGATIVA fattore di rischio: fattore che, essendo presente prima della comparsa della malattia, ne può
aumentare la probabilità d’insorgenza
EMPOWERMENT
empowerment individuale:
-Convinzione soggettiva di poter influire sulle decisioni che incidono sulla propria vita
-Consapevolezza critica nel comprendere il proprio contesto socio-politico
-Partecipazione ad attività collettive mirate ad influenzare l’ambiente socio-politico
empowerment organizzativo:
- Processi e strutture che aumentano la partecipazione con forme volontarie di associazioni e coordinamento
empowerment di comunità:
-espressione di azioni collettive finalizzate a migliorare la qualità di vita e a costruire “comunità competenti” capaci di far
influenzare scelte politiche
-mass media orientati a informazioni corrette, servizi di sicurezza efficienti, disponibilità di rete di servizi sanitari e sociali
-Promozione di stili di vita salutari nel setting scuola
LA PEER EDUCATION
-È una metodologia che attiva un processo di passaggio di conoscenze, emozioni ed esperienze da parte di alcuni membri
di un gruppo ad altri membri di pari status
-i peer educator sono uno strumento di empowerment sanitario
-La Carta di Ottawa e la Dichiarazione di consenso di Dublino sono gli atti formali che sottolineano la scelta strategica per
cui il controllo sulla promozione e l'educazione alla salute viene trasferito alle comunità locali ed ai cittadini, compresi i
giovani: gli adulti dovranno adoperarsi per coinvolgere i giovani nella definizione di politiche e programmi per la
prevenzione
-La peer education si basa su una maggiore partecipazione ed ha lo scopo di promuovere l'autogestione personale dei
ragazzi facendo sì che essi si assumano direttamente le responsabilità della loro salute; per riuscire in questo i ragazzi
hanno bisogno del sostegno e della guida degli adulti
-La peer education si differenzia dall'educazione dei giovani in generale per il fatto che nella peer education i ragazzi
assumano il ruolo di “agenti di cambiamento” presso i loro pari. Alla base di tale orientamento vi è il riconoscimento del
fatto che i più adeguati ed efficaci promotori del benessere individuali sono proprio le persone, adeguatamente formate,
appartenenti al medesimo gruppo di riferimento
-I peer educator o “promotori di salute” sono ragazzi adeguatamente formati che realizzano iniziative di sensibilizzazione
in favore dei propri coetanei. In quanto ragazzi della stessa età dei destinatari, mettono in discussione opinioni e credenze
radicate e sono capaci di incidere sulle dinamiche del gruppo, grazie al potenziale della comunicazione orizzontale
-Si intende la promozione dell'autonomia personale come processo di aumento della capacità degli individui o dei gruppi,
di compiere delle scelte e di trasformare quelle scelte nelle azioni e nei risultati voluti per costruire i diversi beni collettivi
e per migliorare l'efficienza e l'imparzialità del contesto organizzativo ed istituzionale che governa gli stessi.
-Scuola e la sanità rappresentano dei settori fondamentali della vita civile e sociale che, nel nostro Paese, si stanno
trasformando sia sotto il profilo istituzionale che per quanto riguarda i rapporti con la comunità territoriale.
PREVENZIONE
-tipi di prevenzione:
● PRIMARIA: interventi rivolti a persone sane per agire prima dell’insorgere della malattia, eliminare fattori causali;
l’obiettivo della prevenzione primaria è impedire l’insorgenza di nuovi casi di malattia nelle persone sane e quindi
determinare la diminuzione del tasso di incidenza della malattia contro cui è rivolto.
La prevenzione primaria mira a evitare che la malattia insorga (incrementando le difese dell'organismo,
eliminando i fattori causali delle malattie e selezionando e trattando gli stati di rischio), per esempio con il ricorso
alla vaccinazione o l'eliminazione degli agenti patogeni.
● SECONDIARIA: misure volte a modificare comportamenti a rischio o di esposizione al rischio e ad individuare stadi
di malattia privi di sintomi (es. adesione a campagne di screening). Riguarda individui clinicamente sani che
presentano un danno biologico già in atto, con lo scopo di guarire la lesione prima che la malattia si manifesti
clinicamente. Lo strumento della prevenzione secondaria è la diagnosi precoce (è la tipica situazione riguardante i
tumori), la cui attuabilità e la cui utilità differiscono a seconda delle caratteristiche delle varie malattie
La prevenzione secondaria è un atto di natura clinico-diagnostico e trova possibilità di utilizzo prevalentemente
per le malattie cronico-degenerative. Consiste nell’identificazione precoce delle malattie o di condizioni a rischio
(es. precancerosi, ipercolesterolemia) seguita dall’immediato intervento terapeutico per interromperne o
comunque rallentarne il decorso.
Non tutte le malattie sono suscettibili di prevenzione secondaria ma soltanto quelle per le quali la storia naturale
della malattia sia ben conosciuta per poterne prevedere l’evoluzione; il periodo di latenza sia sufficientemente
lungo, sia disponibile un test in grado di differenziare le persone apparentemente sane, ma già malate da quelle
effettivamente sane.
I più importanti interventi di prevenzione a livello della popolazione si attuano con le campagne di screening.
● TERZIARIA: prevenzione di recidive di una patologia in atto o la limitazione delle conseguenze e delle complicanze
(riabilitazione, autocura, aumento capacità residue).
Per l’attuazione di interventi di prevenzione terziaria è fondamentale la disponibilità di risorse e di strutture
adeguate. Diversi gruppi di ricerca hanno rivolto l’attenzione a questo settore cercando di proporre valide
alternative come l’impulso allo sviluppo del day-hospital e del day-surgery, l’assistenza domiciliare la creazione di
case-albergo per anziani.
La prevenzione terziaria si prefigge di impedire l’invalidità in persone già ammalate di malattie croniche e di
favorire il recupero di persone portatrici di handicap, pertanto essa si identifica in larga misura con la
riabilitazione.
La prevenzione terziaria, infine si identifica con la riabilitazione e la prevenzione delle recidive, con la finalità del
miglior reinserimento del malato nel contesto familiare e sociale.
• QUATERNARIA: la prevenzione quaternaria, intesa come un’azione diretta ad identificare un paziente a rischio di
sovra-medicalizzazione, per proteggerlo da eccessivi interventi medici e per suggerire procedure diagnostiche o
terapeutiche eticamente accettabili.
SCREENING
In medicina si indica un esame diagnostico che permette di identificare – in una popolazione considerata a rischio per una
specifica malattia – i soggetti che hanno maggiori probabilità statistica di soffrire di quella data malattia.
Può essere selettivo o di massa, nel primo caso la ricerca è operata fra individui apparentemente sani ma appartenenti ad
una categoria con rischio di ammalare particolarmente elevato.
Lo screening di massa riguarda invece l’intera popolazione esposta al rischio e va effettuato solo quando l’incidenza della
malattia che si vuole prevenire è elevata oppure quando pur trattandosi di una malattia rara la diagnosi tardiva implica un
danno irreversibile mentre la diagnosi precoce può essere fatta e consente un efficace trattamento.
Un intervento di prevenzione secondaria ben condotto determinerà una riduzione della mortalità mentre non ha alcun
effetto di riduzione dell’incidenza. Infatti, a differenza della prevenzione primaria non rimuove le cause di malattia e per
conseguenza non evita l’insorgenza di nuovi casi.
Il programma screening neonatali è in atto in Regione Piemonte dal 1982 con l’obiettivo della diagnosi precoce di alcune
malattie, con prognosi modificabile dall’intervento terapeutico precoce, malattie non clinicamente evidenti nel periodo
neonatale ma evidenziabili alla nascita con specifiche analisi di laboratorio. Nel corso degli anni, il programma è stato
integrato con test mirati ad altre malattie.
In Piemonte dal 15 febbraio 2017 viene effettuato lo screening neonatale “esteso”.
è in grado di individuare, prevenire e curare per tempo 40 malattie metaboliche ereditarie.
I test usati nello screening non hanno il 100% di specificità e sensibilità.
Un esame di screening dovrebbe quindi SEMPRE essere eseguito SOLO SE STRETTAMENTE NECESSARIO e se
STATISTICAMENTE vantaggioso.
Obbligo vaccinale per i minori di età compresa tra 0 e 16 anni e per i minori stranieri non accompagnati in base alle
specifiche indicazioni del calendario vaccinale nazionale
Anti-meningococco B
Anti-meningococco C
Anti-pneumococco
Anti rotavirus
La mancata somministrazione di vaccini obbligatori preclude l’iscrizione agli asili nido e alle scuole materne.
Per i bimbi più grandi la sanzione è da 100 a 500 euro ai genitori + convocazione presso ASL per sollecitare l’esecuzione.
Durante il counseling l’operatore sanitario ha il dovere di esporre il punto di vista professionale sulle vaccinazioni, avendo
cura di non giudicare i genitori in caso siano contrari alla vaccinazione e cercando di creare le condizioni per l’apertura al
dialogo:
• accogliere i genitori, far capire che è normale avere dubbi e rendersi disponibili per fornire chiarimenti e
spiegazioni;
• esplorare il livello di conoscenza dei genitori sui rischi e i benefici dei vaccini;
• chiarire le informazioni che i genitori già possiedono, cercando di capire, in caso di esitazione, che cosa li
preoccupi maggiormente;
• condividere l’obiettivo di una scelta consapevole: se i genitori sono d’accordo si può provare insieme a valutare i
rischi e i benefici della vaccinazione.
LA POSIZIONE DELL’IPASVI
-La Federazione IPASVI (FNOPI) ha espresso la propria soddisfazione sulla legge per l’obbligo vaccinale.
-Secondo la presidente IPASVI, gli infermieri si sentono in prima linea in questo, perché l’assistito ha bisogno di capire ed e
qui che l’infermiere interviene comunicando con lui e colmando eventuali lacune, rispondendo ai suoi dubbi,
soddisfacendo la sua insicurezza anche sociale.
-Il Consiglio nazionale della Federazione IPASVI ha unanimemente riconosciuto la necessita delle campagne vaccinali e ha
dichiarato la propria disponibilità a contribuire all’informazione e all’educazione alla salute che deve essere la base di una
nuova cultura della popolazione, in linea con la comunità scientifica nazionale e internazionale che riconosce alle
vaccinazioni un ruolo essenziale a livello di prevenzione e di lotta alle principali malattie diffusive.
CARTA DI PISA
• Le evidenze indicano che non è ottimale la copertura vaccinale negli operatori sanitari
• Interventi multidisciplinari: corretta informazione ed educazione, promozione
dell’immunizzazione attiva, diagnosi e terapia tempestivi
• L’utilizzo razionale dei vaccini ha un impatto sulla Sanità pubblica in termini di prevenzione
e controllo
• Solide evidenze scientifiche confermano l’efficacia e la sicurezza dei prodotti
• La vaccinazione negli operatori sanitari serve a proteggere l’operatore dal rischio infettivo
professionale, a proteggere i pazienti e i cittadini dal contagio in ambiente assistenziale e
comunitario, a difendere l’operatività dei servizi assistenziali, garantendo la qualità̀ delle
prestazioni erogate.
Punti programmatici per migliorare la copertura vaccinale negli OS
1) Riconoscere il valore della vaccinazione negli OS
2) Ribadire il ruolo degli OS nel raggiungimento dell’obiettivo di eliminazione di morbillo
e rosolia nel quadro degli accordi internazionali.
3) Attuare azioni mirate alla formazione e consapevolezza dei rischi infettivi negli OS
4) Introdurre forme di promozione della vaccinazione e forme di incentivazione adeguate
5) al contesto di lavoro degli OS
Introdurre forme di obbligo laddove altre azioni mirate al raggiungimento degli obiettivi
di copertura non abbiano funzionato
6) Migliorare la sorveglianza delle coperture vaccinali
7) Implementare progetti di ricerca multidisciplinari sui temi della sorveglianza e della
prevenzione delle malattie prevenibili vaccinazioni negli operatori sanitari.
RIFERIMENTI LEGISLATIVI
Legge 833/78: art. 10 prevede possibilità di configurare l’unità sanitaria locale in distretti
D.L. 502/1992: prime indicazioni sul distretto (articolazione organizzativa di un’Azienda USL)
P.S.N. 1994/1996: dispone la realizzazione del distretto definito come “articolazione organizzativo-funzionale dell’Unità
sanitaria locale”, individua tra le attività a livello distrettuale l’ADI e l’ospedalizzazione domiciliare
Distretto considerato come strumento essenziale per ricollocare al centro del nuovo SSN le necessità dei cittadini.
Spostare l’attenzione dall’assistenza ospedaliera a quella territoriale.
Il distretto costituisce il polo unificante di tutti i servizi sanitari e socioassistenziali territoriali.
P.S.N. 1998/2000: indica aspetti fondamentali del distretto e chiarisce la funzione come punto di riferimento unico per il
soddisfacimento dei bisogni di salute dei cittadini
Legge 419/1998: sottolinea l’opportunità dell’integrazione dei servizi sanitari e dei servizi sociali (distretto ruolo chiave per
efficace integrazione)
D.L. 229/1999: dispone che l’articolazione delle AUSL in distretti sia effettuata del direttore generale con l’atto aziendale,
sulla base dei criteri indicati dalle Regioni. Il Distretto è considerato come strumento essenziale per ricollocare al centro
del nuovo SSN le necessità dei cittadini. Spostare l’attenzione dall’assistenza ospedaliera a quella territoriale.
Il distretto costituisce il polo unificante di tutti i servizi sanitari e socio- assistenziali territoriali.
L. 328/2000: Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali due finalità importanti:
● rafforzare il decentramento delle politiche sociali
● garantire una omogeneità nei servizi su tutto il territorio nazionale (coordinamento, pianificazione zonale e
distrettuale)
ADI rappresenta uno degli strumenti che meglio rispondono all’esigenza di integrazione sociosanitaria in favore di anziani
e disabili
D.P.R. 270/2000: riorganizzazione complessiva dell’area della medicina generale e accentua il ruolo delle regioni, delle
Aziende e delle organizzazioni sindacali delle loro diverse articolazioni territoriali
P.S.N. 2006/2008: razionalizzazione e riconversione delle risorse + riduzione spesa sanitaria. Riorganizzazione delle cure
primarie e potenziamento delle reti integrate di servizi sanitari e sociali per assistenza a malati cronici, anziani e disabili,
realizzazione di reti di servizi di assistenza integrata 8efficaci ed efficienti); riduzione di ricoveri impropri negli ospedali per
acuti e della durata della degenza dei ricoveri inappropriati
D.L. 13 SETTEMBRE 2012, n. 158, convertito nella LEGGE 8 NOVEMBRE 2012, N. 189 (riforma sanitaria quater): Quarta
riforma (Ministro della Salute Balduzzi):
Riforma delle Cure Primarie promuovendo l’integrazione con il sociale, anche con riferimento all’assistenza domiciliare, e
con i servizi ospedalieri al fine di migliorare il livello di efficienza e di capacità di presa in carico dei cittadini.
Istituzione di forme di associazionismo monoprofessionale e pluriprofessionale (del resto già presenti nel sistema)
denominate rispettivamente “AFT- Aggregazioni funzionali territoriali” e “UCCP-Unità complesse di cure primarie” con
l’obiettivo primario di riuscire a garantire l’attività assistenziale per l’intero arco delle 24 ore e per sette giorni alla
settimana.
Aggiornamento dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza sanitaria)
Prestazioni e i servizi che SSN è tenuto a garantire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di un ticket.
I LEA sono organizzati in tre settori:
● prevenzione collettiva e sanità pubblica
● assistenza distrettuale
● assistenza ospedaliera
Oltre alle prestazioni incluse nei LEA, è previsto che le singole Regioni possano stabilire ulteriori prestazioni da erogare con
stanziamenti propri.
I NUOVI LEA
ASL
-Nell’ordinamento italiano l’azienda sanitaria locale (ASL) è un ente pubblico locale.
-In passato era un ente strumentale della regione, al quale competeva l’organizzazione finanziaria e gestionale delle
prestazioni sanitarie, dal 1993 ha perso il carattere di organo della Regione, acquisendo una propria soggettività giuridica
con un’autonomia anche a carattere imprenditoriale.
Le unità sanitarie locale si costituiscono in Aziende con personalità giuridica pubblica e autonomia imprenditoriale.
-Le aziende sanitarie assumono la natura di enti pubblici economici.
-Le ASL fanno parte del SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE
-Sono aziende con personalità giuridica pubblica e sono centri di imputazione di autonomia imprenditoriale.
-Con la legge di riforma la precedente unità sanitaria locale (USL) diventa azienda dotata di autonomia organizzativa,
gestionale, tecnica, amministrativa, patrimoniale e contabile
-La gestione e l’organizzazione sanitaria secondo principi aziendali e strumenti privatistici (atto aziendale) risponde a
criteri di: efficacia, efficienza ed economicità
1. braccio organizzativo e operativo dell’ASL per il governo del territorio e per la garanzia del coordinato e
continuativo svolgimento dei percorsi di salute;
2. “garante” istituzionale e facilitatore della rete dei rapporti tra assistenza primaria, ospedale e servizi sociosanitari
territoriali;
3. presa in carico e interfaccia per l’attivazione/organizzazione di tutti gli interventi correlati all’appropriatezza del
percorso assistenziale, dal domicilio agli ambulatori, ai presidi sanitari, con particolare riferimento alla fase post
dimissioni ospedaliere.
-Le risposte assistenziali sociosanitarie erogate sul territorio dei Distretti delle ASL piemontesi sono rappresentate dalle
cure domiciliari e dall’assistenza residenziale e semiresidenziale a favore di anziani, disabili, minori.
-Le cure domiciliari prevedono differenti setting assistenziali, suddivisi tra cure domiciliari a prevalente contenuto sanitario
(Assistenza Domiciliare Integrata e Cure Palliative) e cure domiciliari in lungoassistenza per pazienti cronici
(Lungoassistenza e Interventi Economici a sostegno della domiciliarità).
DIPARTIMENTI
-modello ordinario di gestione operativa delle attività delle Aziende Sanitarie.
-Funzione di accorpare funzionalmente l’attività di servizi e UU.OO.
-È l’innovazione legislativa organizzativa principale inserita nel dl 502/92
-È il modello ordinario di gestione operativa con cui sono organizzate le strutture aziendali.
-È un’aggregazione di più unità operative affini o complementari, con propria autonomia e responsabilità, ma
interdipendenti (es. Dip. Cardiologia, Chirurgia generale, Prevenzione ecc.).
-Serve a potenziare le responsabilità dirigenziali e professionali, come centro di responsabilità, sia economico, sia per
l’elaborazione dei programmi di attività e di valutazione dell’assistenza
DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE
-è una struttura operativa organizzata da parte di ciascuna Regione e lo scopo è quello di garantire la salute collettiva,
perseguire degli obiettivi generali di promozione della salute, agire per prevenire malattie ed eventuali disabilità,
contribuire al miglioramento della qualità della vita
-Anche il dipartimento di prevenzione ha una sua autonomia organizzativa e nell’insieme delle sue funzioni si occupa
prevalentemente di Igiene e sanità pubblica, sanità degli alimenti, sanità della nutrizione, sicurezza degli ambienti di
lavoro, sanità animale relativa alla produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti
-Il dipartimento di prevenzione garantisce la tutela della salute collettiva attraverso gli obiettivi di promozione della salute,
prevenzione delle malattie e disabilità, miglioramento della qualità della vita.
-Il DP promuove azioni volte a individuare e rimuovere le cause di nocività e malattie di origine ambientale, umana e
animale
AZIENDA OSPEDALIERA
-Sono costituiti in Azienda gli Ospedali di rilievo nazionale e di alta specializzazione, individuati dalle Regioni in base a
parametri stabiliti dall’art. 4 del dl 502 e succ. modificazioni.
-Le Aziende Ospedaliere hanno gli stessi organi e le medesime attribuzioni previste dalle Az. Sanitarie Locali
-Dipartimento emergenza di secondo livello
-Ruolo di ospedale di riferimento del programma di assistenza sanitaria regionale
SANITA’ PENITENZIARIA
-Regolamentata a partire dal D.L. 22/6/1999 n.230 “Riordino della medicina penitenziaria”. art. 1: i detenuti e gli internati,
al pari dei cittadini in stato di libertà, hanno diritto all’erogazione delle prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione
previste nei livelli essenziali e uniformi di assistenza
-D.P.C.M. 1/4/2008 definitivo passaggio della Sanità penitenziaria dal Ministero di Giustizia al S.S.N. le Aziende sanitarie
nel cui ambito territoriale sono ubicati Istituti di Pena assicurano il soddisfacimento dei bisogni di salute dei detenuti,
comprensivi anche di prevenzione ed in collaborazione con più figure professionali .
Gli infermieri della Simpse ( Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria) identificano sei aree specifiche di
competenza:
1. rispetto dei diritti dei soggetti detenuti, riflessioni deontologiche e considerazioni etiche, transculturalità, educazione
sanitaria del detenuto e gestione del counselling;
2. valutazione del profilo epidemiologico e della domanda di salute dei detenuti e analisi delle situazioni prevalenti che in
penitenziario richiedono l'intervento infermieristico;
3. gestione della assistenza infermieristica nel contesto penitenziario, in relazione alla legislazione penitenziaria e alla
normativa sanitaria vigente;
4. integrazione interprofessionale, abilità di mediazione e cooperazione;
5. definizione delle opportunità di cura da parte del SSN e di percorsi assistenziali negli ambiti d'intervento di promozione,
prevenzione, cura, riabilitazione e palliazione;
6.gestione delle terapie farmacologiche, con particolare riferimento a farmaci sostitutivi e gestione di terapie per salute
pubblica comunitaria, medicina interna, odontoiatria, cardiologia, malattie infettive, oncologia.
EDUCAZIONE TERAPEUTICA
-Costituisce uno degli sviluppi dell’educazione nel campo della salute
-Si caratterizza per il realizzarsi di un transfert pianificato e organizzato di competenze dal curante alla persona e si inscrive
in una prospettiva di cui la dipendenza del malato cede progressivamente il posto alla responsabilizzazione ed alla
“Partnership” con l’equipe curante
-Rappresenta un modo concreto e reale per rispondere alle esigenze dei cittadini affetti da patologie croniche attraverso
un’impostazione metodologica
-Evoluzione delle condizioni e delle competenze del paziente
-L'empowerment del paziente è una strategia che attraverso l'educazione sanitaria e la promozione dei comportamenti
favorevoli alla salute fornisce alle persone gli strumenti per prendere le decisioni migliori per il loro benessere. Può essere
definito come un processo attraverso il quale la persona scopre e sviluppa quelle innate capacità presenti in ognuno per
essere responsabile della propria vita.
L’approccio pedagogico dell’educazione del paziente è basato su modelli e metodi:
● Modello sull’approccio sistemico: l’educazione ed i cambiamenti di conoscenze, atteggiamenti e comportamenti
di un singolo o di una famiglia producono effetti anche sul sistema di cui la persona e famiglia fanno parte
● Modello centrato sul paziente
● Metodi e tecniche centrate sull’apprendimento
-le fasi di sviluppo dei bisogni educativi nell’approccio sistemico per progettare un intervento educativo:
● Fase 1: attraverso l’analisi della situazione si identificano e conoscono i bisogni educativi della persona
inquadrandola secondo le sue capacità di apprendimento, il suo contesto psico-sociale e le proprie esigenze bio-
mediche
● Fase 2: Si elabora con l’equipe la diagnosi educativa. È necessaria un’attenzione particolare alla centralità della
persona poiché un paziente che non considerasse o considerasse solo in modo parziale i suoi bisogni
coinciderebbe con un fallimento del progetto educativo
● Fase 3: si definiscono le competenze che il paziente dovrà poter padroneggiare al termine del percorso educativo,
dalle competenze sono definiti gli obiettivi pedagogici del programma di educazione che la persona dovrà
raggiungere. Il paziente dovrà comprendere che si tratta di conoscenze e competenze che deve poter utilizzare
nella vita quotidiana; gli obiettivi pedagogici saranno quindi formulati per il paziente
La definizione degli obiettivi nell’approccio sistemico nei tre campi dell’apprendimento:
o Obiettivi cognitivi che si riferiscono all’acquisizione di conoscenze e informazioni, interpretazione di dati,
presa di decisioni
o Obiettivi psicomotori che si riferiscono all’acquisizione di capacità tecniche, di abilità per compiere
procedure di cura
o Obiettivi affettivi relazionali che si riferiscono agli atteggiamenti, ai sentimenti, alle credenze, ai valori e
alle reazioni della persona verso la malattia
questa classificazione ha lo scopo di facilitare il percorso dell’educatore nell’individuare i metodi educativi e gli
strumenti più adatti per la valutazione. Per ogni persona assistita si aggiungono degli obiettivi specifici, poiché
tengono conto delle caratteristiche di vita di ogni persona, vale a dire provengono dal suo progetto e dai suoi
bisogni individuali e conferiscono al contratto educativo la specificità costituita dai bisogni di quella persona
● Fase 4: Gli obiettivi pedagogici permettono di definire:
o i contenuti educativi individuati sulla base delle esigenze insegnamento/apprendimento dei singoli
o i metodi individuali di o collettivi sono selezionati secondo la condizione e utilizzati in relazione efficace
all’età di chi apprende al fine di ottenere un apprendimento
fase della diagnosi educativa che serve a:
o conoscere i diversi aspetti della personalità del malato;
o identificare i suoi bisogni;
o valutare le sue potenzialità;
o conoscere le sue aspettative e i suoi progetti
● Fase 5: organizzazione dell’intervento educativo e monitoraggio attraverso la definizione degli aspetti pratico-
operativi con articolazione e durata degli incontri, sede di svolgimento, chi partecipa ecc. Monitoraggio educativo
o follow-up ed automonitoraggio di come sta apprendendo la persona
● Fase 6: valutazione della persona e dell'équipe che ha contribuito alla sua formazione, e infine, parte integrante
dell'approccio sistemico.
Questa fase permette di verificare il soddisfacimento o meno dei bisogni formativi ed individuare eventuali errori,
tappa indispensabile nel continuo processo di miglioramento della qualità dell'attività educativa.
La valutazione può essere di processo per migliorare e di risultato per indagare l’apprendimento, evoluzione
positiva della malattia, l’impatto sulla qualità di vita percepita, il gradimento/soddisfazione.
Riassumendo la progettazione di un intervento di educazione alla salute si sviluppa nelle seguenti fasi:
1. Identificare i destinatari
2. Identificare i bisogni dei destinatari
3. Formulare gli obiettivi generali
4. Formulare gli obiettivi specifici
5. Individuare le risorse
6. Individuare contenuti e metodi
7. Programmare le attività
8. Pianificare la valutazione
9. Realizzare gli interventi
10. Verificare i risultati