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Cenni biografici
Il Maestro San Giovanni d'Avila visse in una delle epoche più agitate e feconde
della storia, il XVI secolo. La sua persona e i suoi scritti sono legati al rinnovamento
ecclesiale che ha luogo intorno a Trento, al risorgere della teologia e della mistica, al
"rinascimento" e all'apertura della Chiesa a nuovi orizzonti geografici e culturali. La sua
figura rispecchia le correnti culturali dell'epoca, anche se interpretate e purificate
attraverso la luce del vangelo.
Dal 1513 al 1517 studiò diritto all'università di Salamanca. Non terminò gli
studi, e si ritirò nella città natale, Almodóvar, fino al 1520. Consigliato da un religioso
francescano, partì per studiare arte e teologia presso l'università di Alcalá (1520-1526),
dove ebbe come maestro Domenico de Soto, e strinse buoni rapporti di amicizia con
Don Pietro Guerrero, futuro arcivescovo di Granada. L'orientamento degli studi era
tomista, scotista e nominalista.
Fu ordinato sacerdote nel 1526, quando erano già scomparsi i genitori, la cui
memoria volle onorare celebrando la prima messa ad Almodóvar, distribuendo tutti i
suoi beni ai poveri invitati alla festa. Nel 1527 si offrì come missionario al nuovo
vescovo di Tlaxcala (Messico, Nuova Spagna), fra' Giuliano Garcés.
A Granada il Maestro Avila era già stato chiamato nel 1536, dall'arcivescovo
Gaspare di Ávalos, per realizzare un'intensa predicazione; gli fu anche offerto un
canonicato che non volle accettare. Ivi fu strumento della grazia per il cambiamento di
vita di San Giovanni di Dio (Juan Cidad) che sarebbe diventato suo figlio spirituale e
che il Maestro avrebbe aiutato nella sua opera ospedaliera. Ivi conobbe anche quello che
sarebbe diventato il suo discepolo prediletto, Diego Pérez de Valdivia, e conquistò,
attraverso la predicazione, un altro dei suoi migliori discepoli, Bernardino de Carleval,
rettore del Colegio Real.
Giovanni cominciò ad ammalarsi nel 1551, sicuramente a causa della sua totale
dedizione a un ministero duro e logorante. Per questo motivo decise di fermarsi a
Montilla per quindici anni, dal 1554 fino alla sua morte, nel 1569. Non accettò l'offerta
di vivere nel palazzo della marchesa di Priego, e alloggiò invece in una casa della calle
de la Paz, dove trascrorse il resto della vita in un'atmosfera di preghiera, studio e
penitenza, senza smettere di predicare, finché le forze glielo permisero. A Montilla
predicava ai chierici e ai novizi gesuiti, e si dedicava alla confessione, alla direzione
spirituale, all'epistolario e a scritti di rinnovamento ecclesiale: la redazione definitiva
dell Audi Filia, dei Sermoni e dei Trattati, i Memoriali per il Concilio di Trento, le
Advertencias para el Concilio de Toledo. Durante questo soggiorno a Montilla, già
malato, firma le lettere indirizzate a Sant'Ignazio, che lo aveva invitato a entrare nella
Compagnia di Gesù.
Vogliamo ora ricordare alcune date che si riferiscono ai suoi scritti, in rapporto
con i luoghi che abbiamo già indicato. L'opera Audi Filia fu iniziata fra il 1531 e il 1533
-gli anni del processo della Inquisizione- e redatta in manoscritto verso il 1536, per
Donna Sancha Carrillo. La prima edizione è del 1556, pubblicata senza autorizzazione
dell'autore. Il testo definitivo fu preparato dal Maestro a Montilla (1564) e sarebbe stato
pubblicato postumo (1574). La prefazione alla Imitazione di Cristo fu pubblicata a
Siviglia nel 1536; in seguito sarebbe stato pubblicata anche nel 1550 a Baeza. Le prime
lettere di cui si ha notizia sono datate Granada, 1538. Le Lecciones sobre Gálatas
[Lezioni sulla Lettera ai Galati] furono dettate a Cordova, prima del 1537. Le Lecciones
sobre la primera carta de San Juan [Lezioni sulla Prima Lettera di San Giovanni]
furono illustrate nel convento di Santa Catalina di Zafra (1546 o 1549). Il catechismo o
Dotrina fu pubblicato a Valenza nel 1554. I Memoriali furono scritti a Montilla (1551 e
1561). Le Avvertenze al Concilio di Toledo, anch'esse scritte a Montilla, sono del 1565-
1566. Fra i suoi scritti i Sermoni e l'Epistolario furono composti durante tutto il periodo
della sua vita sacerdotale. Possiamo anche citare altri scritti molto interessanti: Avisos,
Reglas, Meditación sobre el beneficio de Cristo, [Consigli, Regole, Meditazione sui
benefici di Cristo] ec. Il Trattato dell'amore di Dio è una sintesi sull'interiorità -il cuore-
di Cristo. Il Tratado sobre el sacerdocio [Tratato sul sacerdocio] è un riassunto
schematico di argomenti sacerdotali. Il Reglamento de las misiones [Regolamento delle
missioni] contiene due sermoni sulla dottrina cristiana e presenta regole pratiche per la
predicazione.
Gli ultimi giorni della malattia furono molto dolorosi, con il regalo del "vino
generoso con cui Dio fa omaggio ai suoi amici", secondo quanto da lui stesso affermato.
Pregava così: "Signora, cresca il dolore e cresca l'amore, che è mio piacere soffrire per
voi". Chiedeva l'Eucaristia con queste parole: "Datemi il mio Signore, datemi il mio
Signore". I suoi discepoli e amici, soprattutto i padri gesuiti, lo accompagnarono senza
sosta. Recitava la preghiera mariana: Recordare, Virgo Mater con altre giaculatorie,
come invocazioni dei nomi di Gesù, Maria, Giuseppe, e, dopo aver ricevuto gli oli santi
ancora cosciente, spirò, con lo sguardo al crocifisso, il 10 maggio 1569. Rispettando il
suo desiderio, fu sepolto nella Chiesa della Compagnia di Gesù, a Montilla. L'epitaffio
scritto sul suo sepolcro riassume il suo carisma: "Messor eram": sono stato un mietitore.
Santa Teresa, colpita dalla notizia della morte, esclamò: "Piango perché la
Chiesa perde un grande pilastro". Fra' Luigi de Granada scrisse la prima biografia nel
1588. Nel 1623 furono iniziati i lavori per il processo di beatificazione da parte della
Congregazione di San Pietro Apostolo, composta da sacerdoti originari di Madrid. Luigi
Muñoz, dottore, scrisse la seconda biografia nel 1635. Leone XIII lo beatificò il 4 aprile
1894. Fu dichiarato Patrono del Clero secolare spagnolo da Pio XII il 2 luglio 1946.
Paolo VI lo canonizzò il 31 maggio del 1970. La Conferenza Episcopale Spagnola ha
presentato ai competenti Dicasteri della Santa Sede la documentazione necessaria per
chiedere che venga proclamato Dottore della Chiesa.
Gli aspetti principali della sua figura si possono riassumere in tre punti
fondamentali: profeta, liturgista e pastore e tutto questo è sintetizzato nell’epitaffio
citato con due parole: "messor eram", sono stato un mietitore, che riflettono il suo
ministero profetico di predicatore, catechista ed educatore. Questa pratica ministeriale
deve poi essere integrata con un altro elemento caratteristico: la direzione o consiglio
spirituale.
Il domenicano fra' Luigi di Granada fu uno dei migliori amici e discepoli del
Maestro Avila. Sarebbe diventato il suo primo biografo e il grande diffusore della sua
dottrina e dei suoi scritti. Nella sua Guía de pecadores [Guida di peccatori], Lisbona
1556, fra' Luigi pubblicò una parte dell' Audi Filia, ancora non pubblicato dal Maestro.
Era un lettore assiduo delle lettere del Maestro: "Ora il mio libro di tutti i giorni, che mi
leggono di sera quando ceno, è l'epistolario del Padre d'Avila". Santa Teresa
riconosceva di essere in debito, spiritualmente, con i suoi scritti . Gli scritti del Padre
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San Giovanni di Dio (Juan Cidad) cambiò vita ascoltando un sermone di San
Giovanni d'Avila, pronunciato a Granada, nell'eremo dei martiri, il giorno di San
Sebastiano (20 gennaio del 1537). Il Maestro Avila e l'arcivescovo Pietro Guerrero lo
aiutarono a fondare un ospedale a Granada. Lo stesso Maestro Avila, che era suo
direttore spirituale, chiese l'elemosina per questo fine di carità. Le sue lettere (n. 45-46 e
141) sono la testimonianza della direzione spirituale da parte del Maestro e ne
restituiscono l’imagine di un santo della carità.
Il rapporto del Maestro Avila con San Giovanni de Ribera quando questi era
vescovo di Badajoz risulta dall’epistolario. L'influenza che ebbe su di lui il Maestro
Avila fu molto grande, fin dai tempi di studente e professore a Salamanca (1544-1561),
dove aveva sentito il suo amico Antonio Fernández de Córdoba, figlio dei marchesi di
Priego, parlare con entusiasmo del Maestro. Anche se le lettere di quel periodo non sono
conservate, sembra ci fosse stato uno scambio epistolare imperniato su una direzione
spirituale. Chiese a lui consiglio se accettare o no la carica di vescovo di Badajoz. Una
volta preso possesso della diocesi, il Maestro gli mandò alcuni discepoli perché li
inviasse in missione per i paesi che la componevano. Già arcivescovo di Valencia,
conservava i sermoni manoscritti del Maestro, con propri commenti al margine. Come
vescovo di Badajoz, San Giovanni de Ribera poté forse avere una qualche influenza,
attraverso gli scritti del Maestro Avila, sul Sinodo di Santiago de Compostela, e in
seguito anche sui sinodi di Valencia.
Nella terza fase, alla ventitreesima sessione (15 luglio 1563) si trova il canone
18 di riforma che si riferisce alla creazione dei Seminari. La dottrina di questa sessione
tratta della cura pastorale, basata sulla conoscenza delle pecore e la dedizione dei pastori
ai ministeri della parola, i sacramenti e la carità, sempre accompagnato dalla
testimonianza della propria vita. Il testo conciliare ha molte espressioni simili alla
dottrina del Maestro Avila. Il decreto sui Seminari riflette infatti tutta questa dottrina
conciliare e del Maestro, soprattutto quando tratta della formazione teologica, pastorale
e spirituale che in essi deve essere impartita .6
Dalle lettere del Maestro a Don Pietro Guerrero (nn. 243-244) sappiamo che il
testo delle Avvertenze servì anche per il concilio provinciale di Granada. Lo stesso testo
potè forse essere utilizzato per altri concili spagnoli e latino-americani, come dimostrato
dalla Positio per la canonizzazione . 8
Sono molti e di grande statura gli altri autori spirituali che lo citano
ampiamente. Oltre a fra' Luigi de Granada, che abbiamo citato in precedenza, si
possono ricordare anche: Antonio de Molina, certosino; Diego de Estella, francescano;
Bérulle, scuola francese, e i gesuiti Baldassarre Álvarez, Martino Gutiérrez, Antonio de
Cordeses, Luigi de la Palma, Luigi de la Puente, Alonso Rodríguez, Pietro Rivadeneira.
Il Padre Alonso Rodríguez –molto famoso all’epoca- cita il Maestro Avila più di trenta
volte nella sua opera Ejercicio de perfección y virtudes cristianas [Eesercizio di
perfezione e virtù cristiane]. Il Padre Pietro Rivadeneira, nel suo Tratado de la
tribulación [Trattato della tribolazione], dà un’indicazione precisa prendendo di peso
tutto il capitolo 22 dal Trattato dell'amore di Dio di San Giovanni d'Avila . 10
Introduzione alla vita devota, cita dei passaggi dall'Audi filia rimettendosi alla sua
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autorità spirituale. "Per quanto possa cercare, dice il Pio Avila, non conoscerà mai così
sicuramente la volontà di Dio come per mezzo di questa umile obbedienza […]. Dice il
Maestro Avila [riguardo al direttore spirituale] che se ne deve scegliere uno fra mille; e
11 Tratado 2, cap. 7.
12 P. POURRAT, Il Sacerdozio secondo la dottrina della Scuola francese, Morcelliana, Brescia, 1932,
versione di don Tebaldo Pellizzari, p. 31; cfr. affermazione di Bourgoing nella prefazione alle OEuvres
complètes di Bérulle, vol. I Parigi, 1855, p. VIII.
13 Da Introduzione alla vita devota. Trattato dell'amor di Dio di San Francesco di Sales, UTET, 1969, a
cura di Francesco Marchisano. Il testo francese originale dice: “Ce docte et saint prédicateur
d'Andalousie, Jean Avila, ayant dessain de dresser une compagnie de prêtres réformés pour le service de
la glorie de Dieu, en quoi il avait déjà fait un grand progrès, lorsqu'il vit celle des Jésuites en campagne,
qui lui sembla suffire pour cette saison-là, il arrêta court son dessain, avec une douceur et une humilité
non pareille, Traité de l'Amour de Dieu, par Saint François de Sales, Paris, Maison de la Bonne Presse,
1925, vol. II, Lib. IX, cap. 6, p. 94.
14 Parte I, cap. 4 e parte II cap. 17.
io dico uno fra dieci mila" . San Francesco di Sales trasse ispirazione, per le sue
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riflessioni sull'amore di Dio, dalle Meditaciones di fra' Diego de Estella, il quale a sua
volta cita abbondantemente il Maestro Avila.
Fra le altre figure più vicine ai nostri giorni, che citano e raccomandano San
Giovanni d'Avila, emerge Sant'Antonio Maria Claret (1807-1870). Qui non si tratta più
solo di un'esposizione dottrinale che fa riferimento ad un altro autore, in questo caso
infatti c'è un riferimento alla propria esperienza personale, ossia di chi è rimasto colpito
dalla vita del Maestro come di predicatore e modello di zelo apostolico. Egli riconosce
che nessun autore, fra i molti che aveva letto, lo avevano colpito e convinto tanto: "Il
suo stile è quello che meglio mi si adattava, che ho fatto mio, e che più felici risultati ha
dato. Gloria a Dio nostro Signore, che mi ha fatto conoscere gli scritti e le opere di quel
gran maestro di predicatori e padre di buoni e zelantissimi sacerdoti" . I biografi del
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Padre Claret affermano che il santo fondatore conservava le opere del Maestro Avila
tutte commentate (edizione del 1759, in nove tomi) e che nel suo quaderno aveva anche
annotato le lettere che lo avevano aiutato di più.
18 Omelia della celebrazione della canonizzazione, 31 maggio del 1970, Insegnamenti VIII/1970, 562-
567.
19 Ibidem, 571, pp. 568-571.
Sono presenti temi di pressante attualità che trovano ampie trattazioni nei suoi scritti,
naturalmente nella prospettiva del XVI secolo e di chi è uno dei tanti anelli di una storia
di grazia e di riflessione teologica: la gloria di Dio e la bellezza della creazione
(contemplazione); la salvezza in Cristo (unico Salvatore); l'esperienza di Cristo (per
esempio, alla luce della dottrina paolina); il posto armonico che occupa Maria in ogni
tema cristiano; la Chiesa sposa e madre; la vita spirituale alla luce del Cantico dei
Cantici (sponsali) e dell'Apocalissi (Chiesa pellegrina-escatologica); la predicazione
applicata a situazioni socio-culturali, ecc.
Vi sono altri temi di maggior respiro, come quelli che si riferiscono alla
antropologia teologica e cristologica: il mistero di Dio Amore, rivelato da Cristo, che
illumina il mistero dell'uomo. La pneumatologia, in relazione con la vita "spirituale"
offre anche sfumature interessanti di tipo dogmatico, carismatico, attivo e
contemplativo.
La cristologia del Maestro Avila, con una forte base biblica (paolina), patristica
e teologica, si presta ad un "inserimento" della Parola nelle circostanze umane
sociologiche e culturali. Si tratta di una cristologia esistenziale e funzionale (salvifica-
storica), relazionale (contemplativa) e pastorale (di annuncio e di celebrazione). La nota
caratteristica di questa cristologia consiste nell'essere una chiamata all'incontro con
Cristo e alla fedeltà al vangelo.