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Karl Marx > Nasce nel 1818 a Treviri in Renania, zona industriale della Germania del tempo, da una

famiglia
borghese di origine ebraica (il padre si convertì al luteranesimo per non avere restrizioni). • Scoppiata la rivoluzione
in Europa ed espulso dal Belgio, va prima a Parigi poi a Colonia. • Dopo il fallimento della rivoluzione vive a Soho una
vita di stenti che porterà alla morte di quattro figli piccolo e che lo farà malare gravemente. Viene aiutato da Engels
che eredita la comproprietà dell'azienda paterna. • Lavora nel British Museum analizzando i cosiddetti "Libri Blu"
contenenti i dati drammatici delle inchieste parlamentari sulle condizioni degli operai nelle fabbriche inglesi, che
saranno poi utilizzati come documentazione per Il Capitale. • Nel 1864 contribuisce alla fondazione dell'Associazione
internazionale dei lavoratori (Prima internazionale). • Dopo aver visto la prima forma di governo della classe operaia
con la Comune del 1870 di Parigi, muore a Londra nel 1883.

- Per Marx la filosofia deve svelare la falsità di ciò che sembra (Schopenhauer) per rivelare ciò che è davvero e
trasformare ciò che è. Filosofia come strumento rivoluzionario (filosofia della prassi, ciò che caratterizza l'uomo
non è il pensiero ma la prassi: attività umana). > ALIENAZIONE Compito della filosofia: smascherare
l'alienazione, la schiavitù umana. • Intesa come processo storico ed economico-sociale di asservimento dei
produttori della ricchezza materiale a coloro che dispongono di tale ricchezza e dei mezzi che sono serviti a
produrla (lavoratori privati del prodotto finale). Bisogna quindi passare ad una messa in discussione delle
strutture economico-sociali che producono quelle condizioni di asservimento. Occorre una forza materiale (il
proletariato) per abbattere una forza materiale e un'emancipazione oltre che politica anche economica-sociale.
L'uomo si aliena quindi perché dovrebbe realizzare la sua essenza umana nel lavoro, ma ne è in realtà privato
del prodotto.
- Per Marx l'essere è l'uomo in carne ed ossa inserito nel contesto sociale che differenzia le autocoscienze e
influenzano il pensiero. La storia è quindi data dai diversi contesti sociali.
- Per Marx lo stato è l'ennesimo strumento dell'autocoscienza per legittimare i vari contesti.

La rivoluzione è quindi per Marx l’unico modo per realizzare l’emancipazione non solo socio-politica, ma anche
dell’uomo e di abbattere il sistema borghese che, estraneo al pensiero dialettico, si pone come fatto necessario e
non coglie invece la superabilità delle proprie contraddizioni (derivanti dal conflitto tra capitale e lavoro salariato)
attraverso la propria abolizione. Il comunismo, con eliminazione della proprietà privata, è quindi identificato con la
dis-alienazione umana ed è pertanto fine della storia dialetticamente intesa – ancora, è qui evidente l’influsso di
Hegel, che “ha concepito l’uomo in un’ottica storica […] ha […] sottolineato in tale processo autoformativo
l’importanza del lavoro […] alienazione e soppressione dell’alienazione” e ha evidenziato il ruolo del negativo per il
processo dialettico stesso, pur restando a un livello astratto. Dunque il punto di vista che si deve assumere è quello
della concretezza e della considerazione dell’uomo come essere storico e sociale, per cui il discorso antropologico
non può essere separato da quello economico, politico e culturale e ogni aspetto teorico deve essere
inscindibilmente legato alla prassi. Il nuovo impianto proposto da Marx è rivolto alla comprensione del processo
storico a partire dalla concreta considerazione delle sue cause, al di là di ogni tessuto ideologico mistificante, e mira
a giungere a una scienza obiettiva della storia rispetto a cui la filosofia assuma la funzione di sintesi. Il materialismo
storico marxista interpreta quindi la storia come processo caratterizzato dalla lotta per la sopravvivenza dell’uomo
secondo il meccanismo del bisogno-soddisfacimento, in cui l’uomo agisce attraverso il lavoro, cioè la produzione dei
propri mezzi di sussistenza, i quali permettono l’affermarsi di cultura e civiltà. - Pertanto la storia ha base economica
e conduce necessariamente al comunismo come risultato finale in quanto risolvimento della dialettica causata
dall’esistenza di una società di classe e della proprietà privata. La rivoluzione, che deve guidare all’eliminazione
dell’ingiustizia sociale, conduce anche alla caduta di ideologia e falsa coscienza, elementi che attualmente
mascherano gli interessi di classe dominanti all’interno della società. La storia dunque si configura come lotta di
classi. > I presupposti del materialismo storico, della categoria del lavoro e dello studio della realtà come totalità, in
cui ogni aspetto è da studiarsi in relazione agli altri, costituiscono la base dell’analisi che Marx conduce nel Capitale
(1867) a proposito dei meccanismi della società e dell’economia borghese. Il capitalismo, non avente come scopo il
consumo delle merci prodotte dal lavoro umano, ma l’accumulazione del denaro, conduce al cosiddetto «feticismo
delle merci», “che consiste nel considerare le merci come entità aventi valore di per sé, dimenticando che esse sono
invece frutto dell’attività umana e di determinati rapporti sociali”, e alla ricerca di un sempre maggior profitto da
parte del capitalista. - È in base a tale analisi che la rivoluzione comunista si configura come l’unica soluzione

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auspicabile poiché capace di abolire lo sfruttamento attraverso la soppressione della proprietà privata e la
socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio. È per mezzo della rivoluzione così intesa che è possibile
giungere all’“uomo nuovo, considerato come un essere onnilaterale e totale, che esercita in modo creativo l’insieme
delle sue potenzialità”662, il cui lavoro si configuri come libera espressione di se stesso.

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