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• Il primo degli scritti brandiani sul restauro, con l'intento di una definizione teorica, è del 1848, ma
sarà pubblicato nel I°Bollettino dell'Isituto Central e di Restauro, soltanto nel 1950*.
• Credeva in un rapporto diretto tra concetto di opera d'arte - restauro e dunque nel momento in cui
un oggetto artistico viene riconosciuto dalla coscienza umana nelle sue qualità e nella sua
materializzazione, solo allora è possibile ipotizzarne un eventuale restauro.
• "...il momento metodologico del riconoscimento dell'opera d'arte, nella sua consistenza fisica e
nella sua duplice polarità estetica e storica, in vista della sua trasmissione al futuro".
• Il restauro non deve interferire minimamente sui significati dell'oggetto artistico, ma deve
interessarsi unicamente dei suoi componenti materiali, cioè i materiali costitutivi dell'opera, che
concorrono alla percezione ed alla sua rivelazione.
• Il rispetto della storicità di un dipinto vuol dire che esso continua a sussistere potenzialmente
come un tutto unico anche in ciascuno dei suoi frammenti e dunque il restauro deve mirare allo
ristabilimento della unità potenziale, senza cancellare i segni del passare del tempo.
• Questo significa che l'intervento deve essere di conservazione dell'oggetto, nello stato in cui si
trova in quel determinato momento, senza voler falsare con ritocchi od altri rifacimenti le lacune
che si sono venute a creare.
• Tra queste vi erano 230 dipinti su tavola dei secoli XIV, XV, XVI che
a causa della loro particolare sensibilità all'acqua, vennero portate
alla Limonaia di Boboli, come primo ricovero d'urgenza.
• Per farlo, avevano usato materiali che in seguito si rivelarono molto difficili da
eliminare; come ad esempio il silicone, iniettato al di sotto dei sollevamenti del colore-
preparazione, per impedire a questi "sbollamenti" di frantumarsi.
• Purtroppo, gli interventi eseguiti in un secondo tempo, non sempre hanno garantito il
pieno recupero delle opere e molte hanno subito la drastica tecnica di stacco del
colore dal supporto.
• Dopo la nascita del laboratorio della Fortezza da Basso, in quella sede venne istituita
la attuale scuola di restauro fiorentina.
• La formazione degli allievi ed i principi di base sono simili a quelli impartiti presso
l'Istituto Centrale, ma a Firenze anche oggi gli studenti si specializzano in un
particolare settore: affreschi, dipinti, lapidei..., mentre a Roma la preparazione è più
generale.
• Umberto Baldini, direttore della scuola e dei laboratori di Firenze, teorizzò e propose
un metodo per l'integrazione pittorica delle lacune di colore, simile al rigatino romano,
ma più elaborato.
• Reversibilità
• Compatibilità
• Intervento minimo
Riconoscibilità
• Ogni intervento deve essere riconoscibile, differenziandosi dalla materia
originale, per evitare la falsificazione.