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PREFAZIONE ALLA GENESI

Il monaco Efrich saluta il nobile Aedgelwaerd.

“Tu mi chiedi, mio signore, di tradurre il libro della Genesi dal latino all’inglese. Mi sembra una
richiesta eccessiva questa, perché avevi detto che non era necessario che traducessi il libro
oltre Isacco, poiché qualcun altro ha già tradotto i libri da Isacco fino alla fine. Mi sembra, mio
signore, che questo compito sia pericoloso per chiunque da intraprendere, perché temo che se
qualche uomo ignorante dovesse leggere il libro o lo sentisse leggere, possa pensare di poter
vivere nel tempo del Nuovo Testamento, così come i patriarchi vivevano nella loro epoca prima
che la vecchia legge venisse stabilita o come vivevano gli uomini sotto la legge di Mosè. So che
una volta un prete semplice, che in quel tempo era mio maestro, aveva il libro della Genesi e
che in parte era in grado di capirlo; egli aveva chiesto del patriarca Giacobbe che aveva quattro
mogli: due erano sorelle e le altre due erano ancelle. Disse la verità, ma non sapeva, nemmeno
io so ancora, quali fossero le differenze tra l’Antico e il Nuovo Testamento. Alle origini di questo
mondo il fratello prendeva in moglie le proprie sorelle e mentre i padri procreavano con le
proprie figlie, molti avevano più mogli per poter accrescere la propria gente, e prima non si
poteva prendere moglie se non tra le proprie sorelle, chi vive così non è un cristiano.”

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