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FARNET
ICO

SAVI
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O V E R O

I L T AS SO

Dialogo

DEL SIG . ALESSANDRO

G V A R IN I.

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IN PERRARA , Per Vittorio Baldini,Stampator Camerale . 1610,

Con Licenza de' Superiori.


I L

FARNETICO SAVIO
4 SAVIO

O VERO

IL TASSO

4 Dialogo

DEL SIG . ALESSANDRO

G V A R IN I.

Ceſare Caporale . Torquato Taſſo .


Cap . um VEGLİ, che ſeco steſso fauella ,anzi par che con
tenda con femedeſimo, s'io non m'ingannod il
Talſo.eglie deßo per certo . O'ſpettacolo mi
ſerabile . O'felice, ed infelice ſecolo , che auefti ,
e più non ai ſi grande ingegno, Poeta cosi raro ,
veramente diuino. Mà io mi trouo quifolo , e
questa è ben la vignade' Medici , ma d'altro me
dico potrei aver biſogno , fe montale il furore d queſt'huomo. Fia bene, ch'io
per bel modo procuri di ſcantonarmismd comedominefarò io, che digid
mi ha veduto,e non mi lieua l'occhio d'adoſſo . Tas. Signor Caporale , io
vi ſaluto, dico a voi Signor Caporale ,io vengo a voi,non vdite,ola ?aſpet
tate ,ch'io vengo a voi . Cap.In ſomma vano èogniſchermo, vana ogniſe
ranza difuga , corrernon pollo, e ſepotefi non mi varrebbezch'eglicon l'abi
del ſuoceruello troppo tosto mi giugnerebbe , o Signor T allo baciola mano
di V.S.come fta ella ? Tas. Bench'io dimori buon pezzofà in Roma ,non è
però ,ch'io ſia divenuto ancor così ſanto , che noi m'abbiate à riuerire colba
cio . Se deſiderateſapere.com'io mi ſtò,accoftateni e cercatemi il polſo,et
ſi ve lo ſaprete , Ah , ah , ab, Sig.Caporale, vuolfi pur anche ridere alcis
na volta , maſſimamente quando ſiamotrà noi , lontani dalla ciuile ſeueu
rità,e dal cortegiano fisſciego. Cap.Signor Torquato;non è buomo pusa ami
co del riſo di me , ſe tornaſſe viuo Democrito parrèi effer fuo difcepolo,
fe Heraclito, ſuo mortalenimico . Fuggo pertanto volontieri l'accaſionidi
pian
4 Il Farnetico Sauio ,

piangere . Tas. Fuggite dunque le Cortiji negozi, le cure ciuili,lefallaci


ſperanze di queſto Mondotraditore, ma non fuggite me,che oggimai sans
fatto ſoggetto ridicolo. Cap. Costui è pazzo,e parla molto da Jauio. Tas.
Che dite voitrà voi ſteſſo? Cap.Iogarriua alla mia tardamemoria, che coſt
male mi ſerue,quando più l'occaſione il ricchiede . Volli dir quel verſo del
nostro Lirico, pur dirollo . Pouera , e nudą vai Filoſofia. Mà perche die
te voi ,Sig.Taßo,ch'io non vifugga ? io fuggirvoi ? Dio me ne guardi .
Quando teſte mi chiamaste, io non vi anena auuiſato, che così ſubitoſarei
curſo a godere della vostra deſiderabile conuerſazione. Ne già confeſo
io , che ſiate voiſoggetto degno diriſo ,mà,per dirne il vero, più toto tra
gico , conſiderati gl'infiniti meriti vojlıi , dal mondo cieco mal conoſciu
tije riconoſciuti affar peggio . Perloche fuisforzato a piangere col
Poeta le
miſerie de letterati.Tas. E quali ſono queſte miſerie ? Cap. A stringerle
tutte in una,la pouertà,fonte d'ogniſciagura, & origine d'ogni male. Tas.
Dunque un huono Filolofo (che di queſta parla il Poeta)può render miſera
la pouerta.Cap.Queſta ſolo ,à mio giuditio,e non altre ; Perciò che qualho
ra io vò trà me medeſimo figurandominella mente un Filoſofo ricco, non sò
vedere idea di maggiore, è più perfetta felicità . Ma quando io content
plo vn Filoſofo pouero, miroilritratto della vera miſeria. Il che conobbe
molto bene il voſtro Peripàtetico , quandofaggiamente filoſofando,cilaſciò
ſcritto , che, à peſcare la felicitdè molto neceſſaria la rete delle ricchezze .
Tas . Få i Aristotiletra filoſofanti un ipocrita , perciò che parlaua qual
Filoſofo, to adoperaud qualhuomo,feruo dell'appetitozedel ſenſo, e perche
fü maestro & Aleſſandro ,inſegnauagli à far felicigli amiciſuoi co' ſuoi ric.
Chilimi doni(Iperando)che ilſuo generoſo diſcepolo á lui ancora ,come a be.
nemerito, doueſſe trar la ſetedell'oro,co' defiderati talenti . Ma non fue
Ton già tali que'buoni Heracliti,que' Diogenize molti degli alın loro fimi
biela cui condizione di pochiſſimo paga,e di ſeſola contenta , ſpezzatrice
d'ogniteſoro fu inuidiata dall'inuidiata grandezza del Magno Aleſsādro.
Cap. Oime, dite voi quelli, i cui palagi firon botti,e ſpelonche.coloro che
quaficanimordeuano ognor la gente, e nelle publiche piazze faceuanoeffi
con fronte aperta tutto ciò , che gli altri buomini studiano di far al buio , e
con ogni poſſibile ſegretezza,ed arroſſano dellamemoria ? Que piantatori
di vigne umane ? O come ben ſi pare , che il mondo pargoleggraua in que
tempi ( come diceſte voi )tenero ancora ,ed infante,ftimando Jaui tali huomi
ni,che s'oggidici viuell'ero, pazgıda mille catene farian tenuti . Tas. Pius
tofto per troppa età delirage bamboleggio al preſente il preſente mondo, che
non diſcorre ne giudica fanamente , nesà , ò non vuole diſcernere il uizio
dalia
Ouero il Taflo . 5
dalla virtù ,or de queſta fprezzata,e quello eſaltato veggiamo . Ma( po
SW che qui ci hà condotti l'occaſione, ed il propoſito del pariar noſtro.) ditemi,
TE credete voi,che ci viuano buomini oggidi al mondo , che pazzi, e farnetiche
Jon riputati,e pur non ſono? vos tacete,penſate forſi alla riſpoſta, ó par cre
dete pericoloſo il riſpondere ? parlate purliberamente, cheben toſto farò io
vederui ,che non auete cagione alcuna di temerui di me.Cap . Io temer di
. voi?e perche?non miſietevoi amico ? ed io à voi amiciſſimo, e ſeruitore ,
Signor T affo? temodell'ignorāza mia ,ch'è la maggior nimica , ch'io m'ab
bia almondo , la quale io dubito , che non mi laſci riſpondere alle vostre
Janie dimande, comeſicõuerrebbe.Tuttauia poi che mifate pur animo, dia
4 rouui liberamente ciò ,ch'ione lento. Io mifod credere che un huomo ſauio ,
e che di vero ſia tale , farà malagevolmente pazzo creduto, concioſia , che
l'eſſer fauio conoſcaſi à mio giudizio dalle ſanie operationi, ſecondo le qua
ligiudica gli huominiil mondo,e con effe, quaſi con giuſte bilancie ,gli peſa ..
Fy Ta.Voi direste troppo bene,ſegli huomini addoperaſſero ſempre ſinceramen
te , e le loro azioni foffero veri ſpecchide' loro cuori; Mà molte volte egli
auuiene tutto'l contrario . Ditemi, Vliſſe credete vouche foſſe fauio , è
. pazzo? Cap.Per quâto ſuona la fama e'fù ditanto ſenno,che ben può dirſi,
che foſſe l'anima del campo Greco,poiche per opra di lui ſi conduffero d fi
ne le più principaliimpreſe ,dalle quali dipendena la Troiana ruina. Chi ciò
så meglio di voi ? Tas. E pur Vliſse,cosi ſauio,cosiprudente,fù anch'egli
pazzocreduto. Cap. E' vero,mà egli ſteſſo s'infinfe tale , vinto da quel
l'amore cheportana alla propria moglie, la quale conueniuagli abbandona.
re, per girſene à racquiſtare l'altrui , & perchecon pericolo non men degli
amici,che de' nemici ſteſſi ,pongöſi l'armi in mano de' pazzi,per tanto , pe
rando V life , col dar à credere à Greci d'eſſerfarnetico , che non foſſero per
leuarlo dal fianco dell'amata Penelope fece veduta d'eſſer inſano. Mà ve
dete voi,che quella coralſua fraude non durò lūga staggione, perciò che Pa
Lamede col paragone dell'affetto di lui paterno,tocco dal riſco del figliuolo ,
fece proua eziamdio del ſuo ſenno,ed iſcoprendolo in vnoſteſſo tempo ,e pie
toſo padre,e tenero marito ,ſcoprillo inſiemefano , e fauio di mente. Tas.
Qual Palamede, qual figlio ha potuto fin quiſcoprire la mia finta pazzia ?
certamente niſſuno;màoggimaiegliè tépo,ch'ella ſimanifeſti,non à tutti ,
må ſolamente al Signor Caporale,che ſarà il mio Palamede , auuenga che
con l'opinione di tutto'l mondo mi abbia ſempre ancor egli auuto per pak
zo.Cap.Pazzo vor Signor T aſso?tolga il Cielo ,ch'io posſa mai crederlo.
Tas.Non mi parlate à grado,che troppo bene sò io , qual è il concetto , che
hàil mondo di me , io che con ogni studio, ogni arte poffibile l'hò procuras
to ;
Il Farnerico Sauio ,
to; pazzome Stima il mondo ,ed ha ragione , che tale ho voluto io,chemi
Aimi;mas'inganna, e non fono,e no ſono mai ſtato d miei di. Cap. Eh Sigi
Taſo voi mitentate .Tas Tentate voi me, ne ſiete ben ſicuro di quanto io
vi parlo, co cosifalderadici eſſi fermata nel vostro penſiero l'opinione di tut
ti gli altri. Ma ora di ſcioglierò io d'ogni dubbio . Dimandatemi di ciò ,che
più v'aggrada ( ſol ch'io poſla , quantunque ſauio , renderne conto) e five
drete,s'io sò non vaneggiare. Cap.Piano biſogra prima , ch'io vi confeffi ,
ch'una tale opinione anch'io , non -meno , che tutti gli altri di voi habbia
portata , e poifaraſſi la ſperienza . Main ſomma voi mi parlate di modo,
ch'io polſo crederui, aſſicurarmi. Egli è vero Sig.Torquato ,che inſie
me con tutto il mondo fin à queſt'ora,hò ſempre tenuto per coſtante vil effer
in tutto fuoridi ſenno,e Diosà quante volte il uostro ingegno hò io fofpira
to, e pianta lavoſtra da me creduta calamità. Machi aurebbe già mai pen
Jato coſa tale di voi ? V n'huomo della qualità voftra la cuifama, celebra
ta da tutte le lingue, vola glorioſa per tutto l'uniuerſo ;la cu memoria è ri
uerita da tutti e' più nobiliingegni, priuarſi ditanti onori, di tanta gloria,
e farſi fauola del mondo ? in quanto a me appena poſſo crederlo ,che che voi
mi diciate in cötrario. Tas.Se nol credete ,e pur m'auete per pazzo , non ui
ftudiate almeno di farmirimpazzire d'ambizione con tante lodi,mafate
ne oggimai proua, come diße quel nostro ,è prouate ,òcredete . Cap. 1o
ſon contentognon perche io no dia fedealle vostre parole, le quali ſono state
fin quiparti di mente molto ben ſana ,ma per iſuellere ogni radice di questa
mia in vero troppooſtinata opinione,la quale fetroppo altamente ſieradi,
cata, voftra è tutta la colpa, che piantata l'auete . Incominciate dunqued
riſpondermije ſtate ben in ceruello, perchefiete inanzi agiudice rigoroſo,
e trattafi della vita,e della morte del voſtro fenno . Qualfü il primoara.
gomento con cui perfuadeſte al mondo che voi fofte farnetico ? Tas.fl moa
strarui primieramente tutto triſto ,emalinconioſo, poſcia pien diſoſpetto ,e
diffidente d'oguiuno, e più de’maggiori,e più intrinfechimiei amici . Cap.
Non ne ſarebbe egli stato maggiorindizio il correr per le ſtrade, il gittar
Falli,,con altreſomiglianti azioni
, che naſcono da furore ;& fon proprie de
pazzi? Tas. lo uiriſponderò in materia difurore co' verſi del Furioſo.
Varij gli effetti ſon, ma la pazzia
E tutt'vna pero.
Elendoella ſemprein ogn'vno la medeſima , cioè d dire vn'alienazio
ne dimente, ma ſecondo la diuerſità de gli vmori, e per conſeguente delle
compleſſioni , ed anche dell'eftranie cagioni di lei , partcrendo ella effetti
molio diuerſi. Chi corre nudo, chi lanciapietre , chi reſta stupido ,e quafi
muto
Quero il Taſſo .
7
muto,non parlá,chitale,ò ſempreridejòlpelopiagne, chiſogna Regni, éd
Imperij. In ſomma , e ſi può dire appunto , che il farnetico ſia vn mifex
Sy
rabile Jogno dell'huomo deſto . Ma come i ſogni di coloro , che dormono ,
din rieſcon fimili à i coſtumi,ed alle profeſſioni de' fognatori'; onde il micidiale
fogna di ferire ,e uccidere , il lafciuo d'amoreggiare , e d'arringar l'Ora
ored
tore ,e di filoſofare il Filojofo, così veggiamo,che,fe queſti medeſimi impaz
ins
zano,la lor follia,per lo più ,non gli fà vaneggiar gran fatto fuori de'termia
ni delle loro arti, ed inchinazioni. Malo Scherano , ed ilſoldato ſempre
parla di duelli, d'amazzamenti ,di guerre , con varie immagini di genera
lati,diſconfitte,d'ingiurie ,di riſentimenti,e però è violente, eportato dal
l'impeto dell'immaginazione,batte,e feriſce chiunque gli ſi fàincontro, ed
uccide ancor molte volte; là doue il Filoſofo vedraſliſtarſolitario,fuggir la
gente,ammutare, dou'altri parla;diſputtarſolo trd ſe medeſimo, e contem
plare , e ancor che queste ultime coſe egli ſifaccia fuoridi tempo , molta
imperfettamente , e da pazzo,io ftò nondimeno per dire chei ſaui impaz .
zano eziamdioſauiamente. lodunque,non huom di guerra,ne Marziale,
ma dato d gli ſtudidella pace ,manfueto,e Mercuriale,per cofidire , douen
do.compor fauola di meſteſo,e rappreſentarmi quaſi nuo-uo Iftrione, nela
Scena di queſto mondo a far la parte di menteccatto , con qual decoro aurei
o donuto veſtir la perſona d'vn'Orlando,d'un Furioſo? tutto che queſta ab..
bia pur anche alcuna volta ,ma diradoveſtita , per rinforzare l'opinione na
che à me parea ,che languiſſe ,della mia creduta pazzia . Ca. Voidunque,
per quanto vò comprendendo, fate ſauiamente del pazzo . Tas. Infelicem
mente voleſte dire. Cap. Douemolto ,fanno pazzamente del Jauio . Tas
Voi burlate,e forſe dite il vero burlando. Ca. L'eſperienza il può moſtrarez.
1
1 s'io burlo.Quanti tutto di ne veggiamo, che di fauiffimi portano il nome,
e pretendono di ueder effi oltre le ſtelle , e nondimeno non fanno nulla di
queſtomondoquaggiù ,e traboccano in taliſciochezze , e follie, che gli
jteffi ignoranti , e forſenatinon le comettono ? Tas. Moltiſe ne ueggon dia
mero, ma molti di queſtitali,ciò non oſtante ,fi comefono , cosi meritano il
nome diſaui.Cap.Non uacillate Signor Torquato , che l'affermare, e'l ne
gare il medeſimo d'una ſtella coſa , in un medeſimotempo ,non ui può far,
nel voſtro proceſo,ſe no un gran pregiudicio. Tas. Quel,ch'è doppio, none,
uno,Signor Caporalegma doppia , ed ambigua ,è la uoce difauio , & queſta
fà parere á noi ,ch'io uacilli. Se intendete pei ſauio il ſapiente , come furonan
noin parte le noſtre parole ,il uoſir’arco non toccailſegno, e peròio vi dili,
sbe forſe parlauate il vero burlando . Ma, ſe il nome diſauio in luogo di
prudente voi ui efurpate, lewatene il forſi,enoi, ed io aueremo.ben. dette.
Сар .
8 Il Farnetico Sauio ,

Cap.Fiedunque,ò potrà mai con ragione eſſer detto fauio colui,ch'dimpriusa


dente. Tas. Se uogliam credere al maeſtro de'faui,ed alla ragione, di cui
fü egbi diſcepolo,biſogna,ch'io ui riſponda,che si.Cap. Alla maeſtra princi
palmente ,e non al ſolo diſcepolo ſivuol dar fede . Tas . A queſta dunque
credete . Cap. A' voi tocca il produrla ,ed a meilgiudicarla . Tas Cosie'
come dite ,onde io per ſeruare il conuenente, riſpondo , che la cagione, pero
che l'huomo può eſſere in un medefimo tempo,e fauio ,ed imprudente, non
è altroche la differenza degli oggetti,e della prudenza , e della ſapienza,
laquale comefa , che ſianoabiti l'un dall'altro diuerſi, coſi permette , che
l’un pola ſtar ſenza l'altro ,no eſſendo legate le uirtù dello'ntelletto coquela
l'aurea catena ,con cui hannoindiſſolubilmente quelle del coſtume congiun
ec . Cap. Qual èqueſta lor differenza ? Tas. Ora che debbo io riſpon
derui Signor Caporale ?quello, chemeglio di me noi ſapete ?riſponderò non
dimeno conquelproteſto del Poeta.
Non perche voſtra conſcienza creſca
Per mio parlar
Ma per ſodisfare à quãto hò promeſſo,e dirovui ,che la ſapienza verſa in
corno à coſe grandi,marauiglioſe eterne,e fouraumane,e diuine, conſiderati
do di queſte il nero , come proprio ſuotermine , la doue la prudenza cerca e
conſidera , come ſuo fine,quel bene ch'è utile,ò à colui che perlei èdetto pru
dente ,ò alla famiglia ,òalla patria di lui,e uerſa intorno à coſe umane, e per
conſeguente uarie, é mutabili,che contingenti direbbon le ſcuole . Ed ecco
mi ,come ſono differenti le ſudette uirtù , e coloro per conſeguente, che di eſe
wirts ſono dotati: Onde none, che alcuno ſi marauigli,fe tale, che come noi
dite, penetra colſuo'ntelletto ſoura le ſtelle , e så ridime il moto, la uirtù, e
per poco il lor numero innumerabile , esà diuifar l'ordine dell'uniuerſo , e
comprender la prouidenza, di chiilgouerna,non ſia poi egli prouido nelgan
uernar ſe medeſimo , regger la ſua famiglia ,e procacciarà lei ,ed åſe que be
ni, e quegli vtili, e quegli onorizonde la noſtra umanità non ſolo l'eßere ,
ma il ſuo ben eſſere mantiene,ed aumenta, ma è cosi inoperando, meno, che
buomo, come,ſpeculando,ſouraumano si moſtrasi Perciò che queſti non
cerca ne ilſuo,nel'altrui comodo; ma la cognizione , come hògià detto , di
coſe rare , e diuine , e però queſte ſole sa egli, e della ſcienza di queſte ſole
s'appaga Vrile, ò comodo , come non gli cura ,egliſdegna , cosi non glico.
noſce; anzi per lo più noi veggiamo, l'huomo ſperto,quantunque non fcien
giato, ed ignorante anzi, che nò , intenderſi molto meglio del Mondo, che
il dottiſſimo,el ſauio. Cap. Dotto ,e ſauio para me, che ſia ſolo colui che se
Sapere a ſe ſteßo, ed èfaxio tra glihuomini ;e queglie fale che quello’nuely
letto,
Th Quéro il Tafio .

letto, ch'egliebbe da Dio,adoprád beneficio proprio,e del profimo, e no ad


Taßo ? Tas. ilmedeſmo , che
un vano ſuo effetto, chenedite noi Signor
yoije dico di più ,chedourebbe l'huomolaſciar à Dio ilcontemplare ,come.
lui proprio , poſciache ben bà l'huomo in che aſſomigliarſi , al fuo divino
CA
principio giouando atparticolare,com'egliall'univerſale ha giouato ſenzas
all ch'egli uoglia ſuperbamente aguagliarſi alla Diuinità ,coſe foura l'umani,
ta jua ſpeculando.e di uero , ſe l'ottimo Creatoredella natura, nell'eternas
ſua mente ,là, dov'egliè beato in ſeſteſſo,l'idea di queſto noſtro mondo fifof
ſe ſtato ſol contemplando , oue ſaremmo noi Oue farebbono tant'altre
eccellenti creature;gli elementigi Cieli,le Stele , la Lunaję tutta la mirdi
bil machina dell'uniuerfožÖnde bene,e faggiamente fece quel Socrate., che
traffe di Cielo in terra la Filoſofia, per arricchirne il gener umano , tutto ",
cheſi malguiderdone ne riportaſſe .Cap.Si ma qualfrutto ſi coglie di que
fta Socratica Filofofoa? Tas. Qual fruito?la ciul uirtů e perfezione; quel
la prudenza , cbe teſtelodauate cotanto:. Cap Ole foſſerouirtuiſi je prk
denti tutti coloro , che diquefia filoji fia fon Filofoti,bratoulmondo. Chi
d'Aristotile. ne fcrille meglio ? E pur non fiivergognò d'adorar una femi..
Ha, come'Deá. Tas Può ben il Filosofo eßer uzuolo, e imprudente, ma
31 non può il prudente, ed il uirtuoſo non eſſer Filofofo . Il primo altro non hd
di Filoſofo,che ilſolonome; poſciache amando eglı difapere , e non adoper
Fando ciò, ch'egli sà, non laſcia , che la ſua Filosofia trappaſſi nell'intima
parte dell'anima,manella lingua ritenendola tutcá , e facendofi maestroge
3 non teftimonio della vertà , ben due ,emalopraw . Ilſecondo ,e nelfema
biāte e'nelle parole,anellazioni e Filoſofo;percioche,comesa dire,cosi vuol
fare, e non meno adoperando filoſofà di quello che filoſofandoſi parli o's
! Cap. Onde nafi'egli dunque, che così pecca il dottojanzi più molte uolte,
che l'ignorante. Tas . Dadue cagioni può deriuare , ò perche il dotio non
crede à que' principy;cb'e saj perche japendoglaje preſtando lor fede alla .
ra ſe gliſcorda chenell'erroreegli cade , Ch'eretico egli fia ne ' prinuifü , fic
cagione la intemperanza.Cheglieſcanodi memoria ,lo fà la incontinenza .
Quella perfempre accieca, e questa, inebbriado,uetá gliocchi dello'ntellet
to per poco tempo:ondèjahe l'incötinente,commeſſo l'errore,di preſente il to
nojuegerufentendoſi, le ne peute ; ma l'intemperante allo'ncanto,àguila di
> è
ch'eglio conoſca si cb'anzubene lo stima , e ne gode. Cap : Vou dite, che
me quellajaper sa
Lo'ntemperante la poßa,che nõfi
i principu, cred
ed a e. Tas.
principi pur
nonE credegediano
non Noso so vede re.com
vedere.com
ſenza cre
denza si può fapcre ,ma siplini credenon så . Cap. Kui prendete con location
B liffima
10 Il Farnetico Sauio ,
hilfima rete daſcaltro vccellatore, le mie parole . Tas. Hdimparata l'ara
te da voi,cbe fate il medeſimo delle mie , Cap. Ora laſciamo il filoſofare,
E tra noi Poeti parliamo di Porfia . Tas, Auuertite bene ciò,che uoifate .
Cap. E perche! Tas. Perche non fialenza pericolo, che col fuyor poetica
pon destrate il furore farnetico. Cap. Eglimipare,che lo più non debba te
mere ; Mauoi, enon ſiete inuidiofo de gli altrui gufli , in queſto , che ora io
Jento dolciſmo,non inftillate cosi amaro Soſpetto .Tas O Signor Caporalę
ancor vacillate? ma procediamo inanzi alla proua . Cap. Affe,cheomai,
non vacillo ,mà. Tas. Non ſiete ben ancora ſicuro , ditela pure com'ella
Štà , ma laſciam questo mi. Cap. Laſciamolo.qual è maggiore dei due
Poeti , Omero , ò Virgilio . Tas. Quegli , che ſupera,e non éſuperato .
Cap. E qual è queſti ? Tas . Niſsuno,non ſapete noi , che trà gli eccellenti
non ſida paragone ? Eminentiſſimi, & eccellentiſſimiſono ambidue. Cap.
Qual è di loro Poeta più naturale ? Tas.Quegli,che non ebbe altro mat
ftro ,che la natura. Cap. E qual fü queſti. Tas Homero, maeſtro ditutti
e' Poeti, e di nißuno diſcepolo Cap. Chi hà fatto Poeta voi ? Tas. La figlia,
ela nipote di Dio. Cap. Io non v'intendo . Alzate i piedi. Tas. La Nar
sura , eľ Arte . Non vi ricorda egli di quel luogo di Dante ,
Siche vostr'arte à Dio quaſi è nipote ? Et ciòdiffe diuinamente comeſem .
pre l'eccellente Poeta . Percioche eflendo l' Arte figliuola della Natura,
la Natura di Dio, l'arte di eſſo Dio, vien ad eſſer in un certo modo nipote.
,
dubitai grandemente del calo voſtro . Tas. Ma intendiamoci,s'io erre
rò nel riſpondere a coſi fatte questioni non ſarà diffetto diſenno ſarà di dot,
trina. Cap. Quantunque io non dubiti,che queſtafia per fallirui , questa
però non ſon'ioper metterui à conto . Purch'io ſcorga in ogni miſtural'oro
del fenno ſia il rimanente,ò d'argento ,ò di rame,ò diferro, ò di piombo ,ò
piùgà men dotto,ciò nulla monta . Ma, come ho detto,ſarei pazgoio, s'io
dubitaſſi della voſtra dottrina , anzi il ſalario di questo eſame ſarà quel
molto,che imparerò io da voi. Tas. Di un farnecico volete imparare ?
Oisu ſeguitiamo. Cap. Piace a voi Dantes Tas. Piace à voi l'oro.Cap.
Ecome. Tas. Tanto a me quel Poeta . Cap . Egli vien pur accuſato di
molte oſcurità dimolte durezze dimolte voci,eguiſe di fauellar poco pro
prie, omili, per non dir vili,eballe . Tas. Quando ciò foße,neilpiù fin oro
dpuro nella minerale fua vena ,e purplace tanto . Cap. Ond'auuiene,che
si pochi l'han tra le mani. Tas. Paucis darum eft adire Corinthum .
Derche pochi l'intendono,e conoſcono la ſua eccellenza , perchef il filoſofo
de Böttige il poeta de Filoſofi. Cap. Ditemi quantefono le ſue bellezze.
Tas.
Quero il Taffo .
talare Tas. Chi può dir quanti ſono gli occhi delCielo ? E veramente ( ielopoen
lote sico è il poema di Dante, di cui non fi mai, ne il più nobile, ne il più ſublia
fatl. me, ed in cui quafi tanteſtelle lampeggiano,quante bellezze, ed ornamenti
poetik può compor l'arte del poetare . Perciò che laſciamo ftar ,che la fauola, fia
oban
yna delle più ricche, piùnobili,più artificioſe, più nuoue,epiùmirabili, che
ingegno alcuno ritronaſlegia mai ,ela ya poi veftita di icsi precioſa veste,
pora che agevolmente vien ella riconoſciuta per gran Signora e Regina trà tutte
l'altreze come tale agran ragione ſtimata, e riuerita . Se deſiderate dot
74 trina ad altrofonte Ron rtcorrete ,fe Maefta, e grandezza di ſtile , fi gra
wità di ſentenze,nobiltä diconcetti ,jottigliezzadifpiriti,fe guiſe di parlar
figuráte,efficaci,raſomiglianti, in ſommapottichiſme ficmi lecito dicost
1
dire, poiche non ſi può,ne ſi deue dır meno ) tutte nel poema di Dante fufe
col ſuo corno la copia ,e versò con la maggior eccellenza, che in altro fi ver
delle gid mai . Cap. O'Signor Taſſo ,ho ioben ſempre amato coteſlo vostro
Poeta, mà voi mirabitmente lodandolo mi hauete milo tanto fuoco all'ar
ma (diße la buona femmina )chetroppo mi pard il tardar fino à fera ,ari
nederlo ,erilleggerlo ,e perciò cò penſando ,che la prnoua del vostrojenno
precorra il tempo,ed appaghi questo mio deſiderio . Sarà dunque in gran
M parte materia del voſtro conſtituto il poema di Dante , e cosi tratteranno
EX gli Artefici delle lor arti. Ma perche non hò io qui preſente un grande
le intelletto,che fali flagello di cosi gliriofo preta ,quantunque, per quanto io
11 micreda,pisi per eſercitar ilſuoingegno,che perche porti opinione indegna
7 di cosidegno ſcrittore. Tas Il non ammirare le coſe mirabili, & eccellen
8l; ed il non celebrarle dall'una di due cagioniſuolderivarejò dalnon cono
ſcer la lor eccellenza ,ò dall’inuidiarla ,coſi cieco non vede sole,e cosifemmi
na non loda femmina di bellezza . Ben i'vero , che molti ſono , e valoroſo
intelletti chenon conofeono le,bellezze di Dante,non perche non ſiano atti
à conoſcerle,ma perche non le videro mai (ſpauentati,come cred'io) al prie
mo incontro di quel poco d'orrido ,che l'antichità di quel poema ſi porta in
fronte,ondeſenza farſi pur'un pallo più oltre , volgonglile ſpalle ,e non paf
Jano a que' teföri,che nel ſuo ſen ,naſconde. Quella ſelua ſeluaggia & alpro
cforte. Cap. Sarà uno di questo perauentura quel raro ingegno, che
deſidero io preſente a' voſtri diſcorſi, Cauaglier gentiliſſimo,e dicitur in
0 rima, in proſa ( s'alırın'ba il mondo) valorofo,e leggiadro . Tas. Sareb
Il b'egu ma quel voſtro amico, che vdimmo l'altr'hier cosi eloquentemen
te asfcorrere in Corte di Monfig.Illuftrifs. Borromeo . Egli moftra prů to
fto d'effer difcepolo,che fligelto di Dante ,s'egliè pur quegli che telle fauo
ho la paftorale,la cui ſcena,s'obe mi ricordo, e Sciro . Cap. Egh è'quel deſſo
B 2 appunto ,
Il Farnerico Squio ,
appunto , & quella brieue ſoletta puòben pregiarſi,poiche d'oſcuraje dipy
cogrido,chiaraze famoſala renderà cosichiarocelebratore. Che je Cipra
è si nobile per la fua Ciprigna m
, adre d'vn fol Cupido , che ſarà Sciro per
un'altra fua Venere molto piùdi quella feconda ,porch'd un ſol parto due
gemelli amori ci partoriſce . Tas. Parto ,che veramente tien del mirabile,
Cap. E come tale ſarà veduto con grande applaujo ; Ma torniamo noi d
Dante . Ditemi( Signor Torquato)portaſte poiſempre coſi onorata opia
nione di luefù mai tempo che non l'aueste in cosi nobil concetto . Tas, lo
vi dirò . Io leſſi tardiquel poema,e ciòfù conſeglio digrande ingegno, che
mi perſuale, i non auicinaroni a menſa così nobile co mani(comefuoldirſi).
immonde.Vidi primail Petrarca,il Caſa , diſcepoli di Dante ſenza côteſia
principaliffimi. Questiſpianatamı la strada, mi conduſſero al perfettogu
ſco di lui; nel quale (comeprima l'incominciai a leggere)moltopiù ftufij;
che non leſi. Cap. E purilCafa , che tanto uoi celebrate ,quanto veramen
te n'è degno, nel trattato ſuo de costumi non mostra difarnequella ſi gran
de știma,chevoi, perciò che fàeglidelcritico non meno con quel Poeta ,che.
fi faceſſecon quelgiouanetto,à bé coſtumar il quale ſcriſe quelfuo Galateo.
Tas il Cala non fiu perquentura egli cosi ben coſtumato,comeinſegnò d'ela
fer altrui,biaſimando il ſuo patriota ,oue di lodarlo,come ſuomaeſtro, era ,
s'io non m'inganno,debito fuo .Ma non pregiudica alla gloria d'eccellente
Scrittore,ch'altri eſaminiiſuoi ſcritti,egli giudichi.E' da vedere ſe l'altruí
giudiçio poſla ſifattamente contra di loro ,che vaglia d.condannar la lor fax
ma,che la lor vita può dirſ . D'omero, e di Virgilio , chenon fu detto ?
pur da quellotutti gli altri impararo, e queſto non fu mai chi auanzaße.
Ma tutto ciò,che il Caſa,e dopo il Caſa ,il gran padre Bembo (così lo chia
mano,e meritamente i Toſcani ,percbe rigenerò egli la loro lingua e fecela
immortaleztutto ciò ,dico ,che queſti duegranToſcani,l'vnodi file,l'altro,
di Stile ,e di naſcita ſcriſſero contro à Dante , tutto fi ſcritto ben molto al
propoſito loro,macon pace di cotanti huomini , non molto ben applicato al
poema di Dante;perciochela nobiltà, & la grandezza di lui naſce princi
palmėte dal efferſi ſottrato con nuoua fortedi poeſia alla catena di certo
regole ,ed alla strettezza di alcune leggi, trà le quali,fe contenuto e' fifoſſe,
già non ſarebb'egli (come d) riuerito,ed amirato,quaſi miracolo trà Toſcan
Poeti; Ma poicheſiamo entratitant'oltre nelle lodi di Poeta veramente
diuino,udite ſembianza che fogliofario del Petrarca,e di Dante, tratta
appunto da quell'arte, ch'è forelladella poeſia ,io duco dalla Muſica. Cap.
Siete vor Signor Tallo ,anche oltre Mufico ,che ſpiritale? Tas.Spiritato voi
lefte
. voi dire in voftra fanella . Ma qualunqueio miſia ,certo non leppimai
formare
Ouero il Taffo . 13
förmare vna conſonanga ,e ,quel ch'è meno , intonar una nota , cosi m'ba
neſſe egliinſegnato Apollo de cantar colla voce , comefol m'inſegnò con lo
Sprito ,che forſi canterei, ſauio ,oue pazzo mi conuien piangere, òtemprerei
almeno lo ſdegno,giuſtamenteconcetto contro l'iniqua firtuna , cantando
anch'io colla lira la costanza de gli antichi ſaui , come ſcriue Omero, che
quel luo Achille cantaua le prodezze degli buomini fuuftri, quando il det
to Omero cantò di lui.
Queſto trouar , che del ſuo petto l'ire
Mitigaua con dolce , ornata cetra,
Che conteſta ſplendea di molto argento ;
Riportata da lui tra l'altre ſpoglie
Di Tebe di Cilicia in guerra preſa.
Era queſta il ſuo nobile diporto
Cantando igefti de gli antichi Eroi .
Cap.Come Signor Torquato ,che è ciò che voi dite ?dunque Stimate voi più
la Muſica,che la Poeſia ,quantunque Achille foſſe anch'egli cantore ? Tas.
No per ciò il dico, perche più da me ſia stimata, ma perchepiù l'apprezzan
coloro,da quali dipende la vita ,non meno dell'arti,che de profeffori di effe
Cap. E come intendete voi questo. Tas.Come? Non vedete voi quantiMu
fici viuono al Mondo con orreuoliſhimize commodiffimiſtipendi, ben trat
tati da Principi,e quanti poueri virtuoſi non an ricapito. Dime non parlo
al preſente ,che pazzo eſſendo creduto , troppo più di bene dalla liberalita
del mio padronericeuodi quello ch'iomiſapeſſi deſiderare lo ſteſo, ma par
lo di tanti altri , che ſe altro non aueſſero da foftentar la lor vita che le loro
Dertù , il caual Pegaſeo gli porterebbe (direste voi )aloſpedale di volo.Cap .
Dunque ſecondo voi,Vt, Re, Mi, Fa , Sol, Là ſono le buone lettere de' noftri
tempi ? Tas O ve ne ſono dell'altre molto migliori, ma non è da farneti
co ilfauellarne. Ma ritornando al propoſito noftro(il che però non è opra
dapazzo) a ben aſſomigliare i due Toſcani Poeti,fi che dell'ono la lode fia
ſenza il biaſmo dell'altro,dico,che il Petraca d fomigliante à quel Muſico ,
il quale ne' ſuoi figurati componimenti con la dolcezzage con la leggiadria,
gi và Spurgendo il diletto,ftudiādoſi ſoura ogn'altra coſa dinon offender l'orec
chie, con iſquiſita foauità luſingandole; Dante poi à quel'altro èmoltoſimi
le cbe il ſuodiletto va rintracciando per altri veſtigi; per ciò che vuol egli
deriuario dalla imitatione di quelle parole, ch'egliimprendeà figurare con
le ſuenote . E per conſeguir queſto ſuo fine,non temedurezza , non fugge
afprezza ,nefchifa l'ostella diſonanza ,contra l'arte artificiofa, Sol , ch'egli
rappreſenti con gli armoniciſuoi concetti,ſpiegati dall'accopiatefigureche
ſono
14 Il Farnetico Sauio ,

ſono le ſue rime, ei ſuoi verſi ,e con eſſe quaſi dipinga tutto ciò, che ſignifican
le parole . Opra di grand'artificio,e che ricerca profonda Filoſofia nella
Muſica ,com'un iſquiſito contrappunto nella Poelia Cap. Voi di Muſica
non ſapete ? tanto lapeis'io di Chioſe ,ò di paragrafi , che ſarei un gran bac
calare . Tas . To sò forſiparlare qual Muſico,ma non armonizare. Dire.
mo dunque,ſecondonoftra ſembianza ,che il Marenzio ( per parlar de’mo
derni)in Muſica ſia vn'altro ‘Petrarca , e un altro Dante il Luzzaſco.
Taccio di tale pur à Dinte ſomigliantiſſimo , che coſi Prencipe trà Mnſici
dimostrandoſi.com'egliderà Signori,hà colla ſua nobiltá,e col ſuo pellegri
no ingegno nobilitata mirabilmente quest'arte . Cap. O come mi piace,
che noifacciamo Muficii Poeti, che fórſi potrei anch'io diuenire un Uſi
gnuoloda camera . Ma riſpondete di gratia à questa mia conſeguenza ,
Dunque in Dante non s'ammira ne dolcezza,ne leggiadria,e nel Petrar
canon forza,ò virtù rafomigliatrice,ne ( come dicešte voi ) isquiſirezza di
conirappunto. Tas Già vi hòdetto ,che la loda dell'uno , e ſenza il bial
mo dell'altro ,e come ciò non dee dirſi del Luzzaſco, ne del Marenzio , coſi
tanto meno de'duoi Poeti ,d quali tutti , perche s'attribuiſca una partico
lare virtù ,nõfi niegano però l'altre;ſi come, perche ſi lodi Ceſare di clemen
gaged Aleſandro di magnanimità , però che in elli queſte virtù s'avant 4.
sono ſoura l'altre,non firoglie però,che questi clemente, e quegli magnani
mo non meritaſſe eſſer detio . Il medeſimo veggiamo noi auuenire ne mi
Hi,ne'quali,quantunque una ſola qualità ſi conſideri , non è perciò , che vi
s'anullino lalere, ma è ſolamente che l'ona ſignoreggia in tal guiſa , ched
lei vuol ragione che il primo luogo li doni. Tutto ciò riconoſciamo collas
prattica nel poema di Dante dicuiſi tralla al preſente. Ben è verò , che
ſeta'fouita , eli vaghezza di questo ſcrittor mirabile , vò dimostraruida
tutti e' luoghi,on'ella è parla,al'opera mi verrà meno il tempo , e forſe la
memoria,l'vno brieue,e l'altra non coſi falda,come gia fù . Non per tan
to-d'alcuni farò pur proua di ricordarmi, e ſarà il primo nel quinto canto
dello'nferno là ,doue Franceſca da Polenta narra gli amoroſi ſuoi caſi.
Siede la terra doue nata fui
Sù la Marina douelPo diſcende
Per auer pace co ſeguaci ſuoi .
Amorf ch'alcor gentil ratto s'apprende )
Prele, cultui della bella perſona ' ,
Che mi fù tolta , el inodo ancur m'offende.
Amor (ih'a nulloamato amar perdona)
Mi prefedet cofurpiacer fi forte,
Che
Quero il Taſſo .
Che , come vediancor non m'abbandona.
Amor conduffe noi ad vna morte .

Et quel che ſeguefin al fine del Canto ,doue ricominciando più partica .
mente la ſua ſtoria dolce non meno ,che doloroſa ,tali ſono le fuc parole .
Ma s'a conoſcer la prima radice,
Del noſtro amor tu hai cotanto affetto ,
Paro come colui , che piange , edice.
Noi leggiauam'un giorno perdiletto
Di Lancilotto , com'amor lo ftrinſe
Solierauamo, e fenz'alcun ſoſpetto .
Per più fiate gli occhi ci tolpinſe
Quella lettura , eſcoloroci il viſo ,
Ma ſolo vn punto fù , quel , che ci piaſe .
Quando leggemmo il deliato riſo
Eder bafciato da cotanto amante,
Queſti, che mai da me non fia diuiſo .
La bocca mi baſciò tutto tremante ,
Galeotto fù il libro , e chi lo ſcriffe
Quel giorno più non vi leggemmoavante .
Mentre, chel'vno ipirto queſto diſſe ,
L'altro piangeua , si , che di pictade
mi lu venni meno sì , com'io moriſſe,
j E caddicome corpo mortu , cade.
Hora ionon sògid,fe cosi à voi,come a meſembrino idetti verſi uno de
più ſoauize leggiadri Madricali,che già mai componeße il Magentio ;quez
1 Itosò 10 ,che il vostroguſtod ben tale chedolce il zucchero, e non amarò do.
urd parerui . Qui vorrei ,che attentamente conſideraste, ſe alcun moder
no ſcrittore per leggiadro,e pulito,ch'egliſi ſia, potrebbe coſi fatti concetti
DO pis dolcemente ſpiegare di quel che fece Dante in que' primi tempi della
lingua,naſcenteancora trd pruni,e triboli della barbarie, onde per miracon
lo deueadditarſi,che da lui ſolo foljeſi ben coltivata , fine traeſe ſi cari , &
Saporoſi frutti,qualileggendo,e marauigliando , guftiamo nelgiardino del
ſuo Poema: Nel qual giardino fece egli si mirabili ineſti di voci , e diguiſe
di fauellar pellegrineche per virtù di lui la lingua Toſcana, diſaluatican
cominciò a farſi gentile,ed allora nobilmente ſcrißero il Petrarca,ed il Boc
1 accioccosi di lui difcepoli ,come noftri maeſtri,che le forme,ele maniere da
luinelſuo poemajeminate ,con larga mano, traſpiantarono eſſi nelle loro
ſcritture. Ben lo ſapete voi,che non udite coſe nuone ,fe non fein quanto
пвоно
16 Il Farnetico Sauio ,

NUOMO dourd parerui l'udime parlar da un pazzoforſi non pazzamente ,


: Mae' mi gioua,che noi notiamo non tutte le bellezze de zerfi già recitate,
che di numero auanzano le parole, ma quelle jole, che mostrano l'artificio
di lui mirabile in queſta parte del raſſomigliare, e mettere iranzid glio
chi tutto ciò ,ch'egli imprende a deſcriuere ,e primieramente non ui par egli
di contemplare iu que' verfi.
Per più fiate gli occhi ci ſoſpinſe
Quella lettura , eſcoloroci il viſo .
Duo feruentiſſimi aminti,che temendose deſiderando, or leggano, orſ
rimirino,or,auampādo nel core, impalidiſcano il uiſo ,ed or aghiacciando di
dentro ,diuentino fiama difuore ? 7 qualı tutti affetti amoroſi ci fà eglı ve
dere molto meglio in que' due ſoli uerfi,che altri con lunghiſſima proſa per
auuentura far non potrebbe. Mache dite uoi di quello ſpirito leggiadri -
simo di baciar il riſo e di quell'aggiunto deſiato per condir colſuo zucche
ro ilguſto di quel dolciſſimobacio ? Può dir
tanto una lingua , quantunque
faconda,quanto egli compréde in quelle poche parole , le quali ſon io ſicuro ,
che colla loro uirth narrano molto meglio quell'amoroſo accidente chenon
fà lo ſcrittore ,onde leßrro quegli infelici, e quel tutto tremante non fa tre
marui tutto,e parerui non ſolo di uederlo,madi eller appunto quegli ſteſſo,
ſenon ora nella primauera almeno degli anni nostri ,nella quale pochi fo
no que' giouani di gentil cuore ,che per ſimilicaſi non corranos. Cap.Oime,
.
che il mio tremar ora ,tanto è lontano,che mirammemori la mia giouentù,
ch'anzi mirimprouerà la mia uecchiezza,la quale con tutto ciò s'era pur
tanto,ò quanto riſentita ed io quafi,che ringiovanitomi,mentre di fuaco, e
di fiamme;e diriſo ,e di baci ragionauate, ma con queſto tremante,mi etica
caduto ogni fpirito ,e ſon tornato in più uecchio ,che mais.Ma non ſon iocoli
nemico della vecchiezza, comenoi amico di Dante , e delle lodi dilui, con
tanto guſto le andate uoi ſaporando. Ma s'io non erro non ne foste noiſem .
pre cotanroghiotto, ch'ora ſouuiemid'auer letto una uoſtra lezzione Jopra,
un Sonetto di Monfig.della Caſa , nella quale parlate di Dante molto di
verſamente di quello cheuifacciate al preſente. Tas.Mutanſi glianni,
e con gli anni l'opinione, Sig Caporale. Maio fuiſempre coſi studioſo, ed
amatore di quel Poeta ,com'eglifoſemai di Virgilio ,ond’io di lui pollo a lui
dire i Juoi medeſimi verfi.
... Tu sé lo mio Maeſtro , c'l mi Auttore 3
Tu se folo colui , da cui io tolli
Lobello ſtile , chemiha fatto honore .
Et però nõ ni dia marauiglia ,se io celebro nolontieri colui, all'eccelleza
del
Quero ' il Taffo . 17
del quale moltodebitorio miſento nethema,chedme foſſe più grato pole
lli uate voi oggi propormi. Ma per concluſione di quanto inteſi, che difami:
naſimonel citato luogo, ditemi,oltre il pianto di quell'anima , le cuilagrid
me veggiamo ſcolpite abbondantiffime, nella pietà di Dante, non mirand
gli occhi voſtri lui steſſo viſibilmente caduto nella ruina di quel verſo.
Et caddi , come corpo morto cade.
Un altro di cotefti delicati anrebbe fuggito numero coſi cadente , il cbe
non feceegli ,perciò che non a caſo, ma per arte operata , onde poſſiamo noi
dire ,che Dante fu ſoaue, e leggiadro quando, o quanto egli volle ; ma non
volle egli ſempre ,perciòche a più alta mira drizzò l'arco dell'altiſſimo in
gegno,che à luſingar efteriormente l'orecchie con colaiparolette melate :
Ma paſſiamo ad altro. Cap. Deh prima,che paſſiamo più oltre , fiioglie
temi un dubbio . Tas. Commandate. Cap .Là ,nelprimo verſo ,doue diz
. ce, Siede la terra doue nata fui,parmiche quella forma, nata fui,non fi veg .
ga in niun altro ſcrittore,mànacqui ſi leggalempre, ò pure ( il che agevola
0, mente confeſſo ) ch'io non l'abbia bene auuiſata . Tas. logià non ſonoardi
to dinegar aſſolutamente , cb'altra penna ,che quella di Dante non l'abbia :
ſcritta,ma,ch'io veduta:non l'abbia,poffo ben affermarlo , e credo di poter.
M dire ſenza inganarmi,ch'ella nonfilegganel Boccaccio ,e nel Petrarca me
too no; Ma communque ſi ſia, l'vsò certo Dantevn'altrafiata pur nello’rfer
110, parlando diſe medeſimo.
IN Etro all'or ,io fuinato , è creſciuto
- Souralbelifiúmed'Arno alla gran Villa ,
*** J ' . Et fon col corpo, ch'i hò ſempreauuto.
* Manëll'uno,e nell'altro luogo par plato all ai propriamente, e non ſen
za misterioſtando ,cheil naſcere non è del’anina ola ,ma del corpo, e debat
tanima inſieme,onde eßendo Franceſca nudo ſpirito , e fuor del corpo , che
propriamente naſce,meglioſidille fuinata ,chenacqui,intendendoſi quanes
Ao era in quella maſſa terrena,ſenza cui nafcere non poteua Cap . Dunque
d'un'anima dalſuo corpo ſcompagnata non ſi potrd dir , ch'ella nacque ?
Tas. Potraſli ,ma cosi proprio parlando, perciòche, come hº detto , quel che!
naſce non è l'anima jola ,në ilfolo corpo,mal'pno, e l'altro vniti , come ne *:
anche, ne folo ſpirito,ne fola carne huomo può dirfi ; Mafolamente quel ter "
70,dall'unione di queſti due riſultante , che ſoloè quello ,che vien meno ,
s'annienta,quando ſidice che muor il ſoggetto.Cap.Marberefatigiiquel
terzo. Tas. Gia ue-l'hòdetto ,egli e l'huomo. Cap. O'Ponemofara dun
gueinuiſibile? Quantod me non ho mai ſaputo agezzarſiber l'occhio ,
sh'io m'abbia potuto diſcernere queſt'huomo , ſecondo me futiteftaco
C Quel
18 Il Farnetico Sauio ,

Quel mipar buomovero ch'io veggo,palpo , & tocco, non sò quel che ſi pa
ją à vos.Tas.O noifaremocome coloro che'l furorleterato e guerra mena
degli andiamo deſtando coltintin di coſi fatta questione . Cap. No,nò ,non
s'impaccino, che poco grati verrebbono. Non vi ricarda il prouerbiodel
vostro Poeta . Nella Chieſa co'... e intanerna co ghiottoni. Tas. Diſ
ſe co' Santi Dante . Cap.Egliè tutt'ono. Tas. Manon è già tutt'ono il
Taſſo ,edighiottoni,queſta vignaè la tauerna. Cap. Affe,che s’increſpa
Hate le ciglia ,c alzauate un pò più la voce , io temeua de' caſi mici, tutto
che io vicreda già ſauio,comeon Salomone . ma voi con quelforrifo m'affi
curaſte,che per poco mivedavati volto ne' dolci paſſi di fugga. Tas. O Si.
gnor Caporale voi mi fate ridere delle mie proprie miſerię . Cap. Mifero
voi? non è poſſibile, Ma riderò anch'io del mio vanotimore, e raſſicurato,
dirouui di miglior aria ,che il proporzionare la vigue alla tauerna, non è is
tuttofuor di propoſito,poi che quella fase queſta cöſerua il liquore di Bacco.
Vn pari voſtro poi a' ghiottoni non può meglio rallomigliarſi . Non ride
te ,chetali à punto ſono gli eccellenti Poeti ,etrà questi voi ſiete eccellentif
Simone per diſtingutrui meglio queſto mio peſaero;i Poemid'Omero,diVir.
gilio diDante ,del Petrarca ,ed inſomma di tutti i Poeti del mondo , nor
i
quiftie parole , le vaghe formeloro ,inobiliffimi loro concetti,e le leggiadre
inuenzioni? voi alırı Poetic non netraggº gli antichi, che quale ora
danno,tale riceuettero anch'eſſi)non ſiete tanti ghiottiffimi benitori ,che da
queſto ,e da quelloipiù prezioſi andate ogn'or traccanando,emolti ſonodi
quelli
che ſe n'inebbrian di modoche non ſanno , ne veggono ciò cheſifac
ciano ? Manon già cosi voi,che auete ono stomaco ſaldo, & un cerebro
molto robuſto ,e però ſiete ſcorio ſopratuttigli altri curioſo, & foléne,ſi come
queglische beuete non meno il Greco,che il Toſco,quantūque quel che bene
tę voi,trapiantato in queſti colli Romani, non abbia tanto di vigore , e di
generoſità,quantodicon costoro diſentir nel națio. Tas. Io non apparai lin
gua Greca, perche credetti non ſolo alle parole ,ma alladattrina del grande
fperone;il quale ,quantunquenon ne ſapellenfü nondimeno dotto,ed eloquen
te intalguiſa ,che il Mondo ha fatto luicoſi ben degno del titolo di diuino,
come già ilGreco . Platone . Del rimanente tutto fieuipur conceduto, coſi
piaccia à Dio , che i posteri abbian vaghezza di ber del noſtro . Ma voi
onde traefie quel fi dolce piccante,ch’oggidiſitruova fi raro ,ed a tutti c'gu
Sti piace cotanto. Cap.Vedete forza di vino,che ilfauellarne ſolamente to
glie l'buon di propoſito . Torniamo a cala Signor Torquato , altrimente
semerò ,che il lcido interuallo ſia già paſaro. Tas, Voidirebene , e quel
che
Quéro il Taffo .

el che dite vuol ragion ,che fifaccia. Eccomi , udite dunque, ed iftupite,
concludete ,che Dante eccellentiffimo Muſico sd -ufar l'ottane , e le quinte ,
quantunque,e delle feconde edelleſectimeſpello, ma ſempre con artė,nor
peròſempreda tutti ben conoſciuta ,eglifi vaglia . Nel decimo Canto del
D
Purgatorio,odite ftupendo Dialogo.
Ni
Quiui era hiſtoriata l'alta gloria
Del Roman Prence , lo cuigran valore
Moffe Gregorio alla ſua gran vittoria .
Idico di Traiano Imperadore,
Et vna vedouella gli era l'fieno ,
Di lagrime atceggiata ,di dolore.
D'intorno à lui parea calcato , e pieno
Dicauaglieri, e l'aguglie ne l'oro ,
Sour'eflo in viſta al veuto fi mouieno .
La miferella infrà tutti coſtoro
Parea dicer, Signor , fammi vendetta,
Dimi figlio , ch'è morto , ond'io m'accoro .
a
Edegli a lei riſponder , or aſpetta
Tanto , ch'io torni, ed ella Signormio ,
( Come perſona in cui dolor s'affretta . )
1 Se tu non torni ed ei ,chific , dou’io ,
La ti farà ; ed ella ,l'altruibene
A'te che fia , ſe'l tuo metti in oblio ?
Ond'egli ;or ti conforta, che conuiene,
1 Ch'i folua il mi douer , anzi ch'i moua ,
ķ Giuſtitia vuole , e pietà mi ritiene.
Horchi può defiderar purità di queſtamaggiore & quinon udite dureza
24,quinon è voce,chepur v’offenda,qui ita l'ornamento con breuitd; la brc
nitá con chiarezza ,la chiarezza con granità,ond'è pur forza , che ogn'hui
rimanga con maraviglia della mirabil pace , che inqueſto luogo con
poſe Dante,trà quelle grandinemiche, che coſi pochi hanno ſaputo accopa
piar nelle proſe , non che ne' verſi,iodico la brevità , e la chiarezzagonde
Orazio.
Mentre per effer brieuc i m'affattico
Diueng'oſcuro .
Ne già s'unirono eleno a caſo,ma com'era neceſſario per l'artificio , cof
fi Dante d belloAudioge brieuc ,e piano ; Percioche ,com'ro poco dianzi di
CcMoznon fi mai portato dal caſol'ingegnodi quell'eccellente ſcrittore il che
20 Il Farnerico Sauio ,
fů ſempre la ſua formaeccellenza . Che come queglibuos cauaglier non
può dirſi, che coſi bene il corridor non arreſta ,come lo ſpinge,cofz.chidell'ina
gegno ſuo non sa reggeril freno ,sł,che mezzo il corſoilritengaeritenuto
Joil riſo pinga,ed indi l'alzi, l'abbaſſi,e finalmente,ſecondo l'occaſione àfua
voglia lo ſtringa,e lo raggiri,tale non è vero che valoroſo ſcrittore poll
chiamarſi Finge Dāte,che vna féminella traggaſiauātia un Imperadore,
armatu trà mille squadre,edibfermi,eg! fauellısi,chen'impetra riſpoſta.
Eccola neceſſita dell'aller bireue,nalcenie dall’occafione , dal tempo, ma
principalmente dal decoro delle perfonc.che poi le parale foffero coſi piane,
e coſi chiari i concetti , che s'intendefiero agevolmente , ciò richiedeva pur
anche il decoro ,parlando una femminetti ,quartunque riſpondeſſe vngrā
Prencipe ; Ma per lo veriſimile era ſopra iuttorichieſta labreuità,non fol
perche colei,cheparlaua ,douea temere ,che volendo dir molto, nulla ne fof
ſe odito,dachifuggita.ogn'indugio;ma perche finge marauiglioſamente it
Poeta,che quel parlar folje (com'eglidiffe ) viſibile,et non tale, che nega
delleť vdito. 3 .
Colui che inai non vide cofa noua
Produfle eſto viſibile parlare
Nouello à noi, perche qui non ſi troua.
Ondeſifamolto ſimile al vero ,ch'eglifolle laconico anzi, che nò, percio
che in unſolo,e brieue aprir d'occhio ,molto più douraſıpoter intendere da
quelle divine figure,che lungamente áfcoltando da umana lingua non fiv.
direbbe. Cap.Ben mifate ſtupire delle bellezze di Dante ,che m'andate
coſi ſotilmente additando, ma non poſſonon marauigliarmi parimente di
voi ,che di Mafico fiate tarnato in un egregio domator dicanalli , quale vi
ſiete ſcoperto teſte , a cauaglieri gli ſcrittori paragonādo.Ma per Dionon vi
graui, oferuando a mia inftanza il vostro proprio precetto , di riteñer al
quanto l'impeto del nostro ,e dirmi come faraggiril'altrui ingegno, che
questo ſolonella voſtra fembianzanon bò potuto riconoſcere compitamen
4.Tas. Come nel maneggio de cavallinulla di più di malageuole adopera
l cauagliere dellaraddoppiata ,quand'ella ègiuſta , coſi nelmeſtier nostro
malageuoliſima é la digreffione vferò talora le voci latine,ne' termini pro
pri dell'arte, percioche delle Toſcanego io ne ſono ignorante, o pouera n'éla
lingua )quella digreflione(dico )e malagenoliffima,che non efie della circon
ferenza dell'arte . Voi mirate tallora ,e mirandolo ne ſtupite,grande,e gee
1
Aeroſo cauallo,chędopò furiofo arxingo,con occhioſotto l'orribilæglio mex
-20nufcofo ,fpirande quafi fiammedira,e diſdegno,e con l'unghiepercet
sendola terra ſopra la quale non sdfermarſizminaccia ,che lecatene(quara
tunquc
Ouero il Tailo. 2 1
erNet cunque adamantine,non potriano reſiſtere alſuo furore; e nondimeno , non
coſitosto maeſtra mano con debol freno il raccoglie , che ristretto in angu
Stifimogiro tutto il moto dell'ira ſua,ei(come ſe di precipizio temeße)fuor
e di preſcritto ſegno non oſandodi por un piede,ratto ,or quà,or let, foraggira ,
sole eraggirandoſi ſaltaze ſaltado,nepur vaneggia ,ma regolato nell'ire, ond'ei
adors Stimolato.s'accende,à quel punto,onde parte ,à quello ſteſſo co miſuratibel
ziritorna.Cosi,è non altrimenti,è cola degna d'ona gentil maraviglia ,che
yn ingegno d'eccellente Oratore ,à Poeta, il quale, portato anch'egli dal ſuo
furore nel campo d'alta materia, ó d'orazione,ò di fauola, mentre con l'ab
bondanza ,e degli argomenti,e del'inuenzione, par,che ſprezziogn'intop
po,cheda quel primieroſuocorſo il rimoua , da virtù però di giudizin ,col
freno dell'arte,arreſtato,ogni ſua forza dolga ,e rinchiuda nel giro,ò d'una
raga digreffione,ò d'un leggiadro epiſodio ,e tutto ciò con tal legge,che alla
primiera intenzione, & alla fauola principale torni á feruire . Cap.O'Fe
botu., lè'ilmae tro vniuerfale di tutte l'arti , paſcia che tu ancbeinſegni
a' Poeti di caualcare ,c dipingere.Per mia fè che pareuami di vedere on y
fratto appunto d'un ginetto diRegno , brauiſſimo, e quel che più non mi
parcua,mailpur vedeua,ch'eglicoli mirabilmente atteggiafle, come mai
vidi alcun altro a queſto colle di Santa Trinità . Ma come domine parla:
te voi di coralmestiere ſifattamente che ci perderebbe per auuétura, chifi
1 guadagna il pitto con ello. Tas, o Signor Caporale io fon Napoletano .
Olere che à cantar non indegnamente dicauaglieri, conueniua ſaper diſor
-arte, ma vedete con quanta ſincerità tratto con ello poi , ch'io corro all'eſca
delle mie lodı,séza auuedermi,cbe nifalhamo aſcolo della burla, che me
ne date . Cap. Lode meritata non ha ſembianza diburla, ne può burlare ,
chi riucriſce ; Ma doue laſciamo noi Dante . Quel cheſapete inſegnare,
colla
moſtrate anche diſaperporre ad effetto ,ed ,onde vidipartiste , torna.
3
te . Io ſarò vostra ſcorta . Poiche dunque abbiamo veduto,ch'eglisa er.
ER ſer dolce,e piacevole,ditemianche di qual gloria egli inteſe ,che di Traiano
12 foffe iſtoriata quella ripa di Purgatorio . Inteſe forſi della pompa militare,
che diſoldati ,cauaglierigeSignori l'accompagnanał ò pur e da credere, che
fosſe ilfuo'ntendimentodi quell'atto magnanimo con cui ſodisfece alla di
90
lo manda di quella vedoua addolorata? Tas.Della prima non ha dubbioche
nò, percioche Dante aurebbe attribuito aſigrand'huomo, non lo ſplendore
di vera,mailfumodi vanagloriage quello in lomma gunrebbe ſtimato in
lui gloriofo,che egliprezzò ſempre poco ,cioè d der forza di gente , e d'oro ,
1
grandezza di Stato ,altezza di grado , titolo imperiale , e finalmente que
fregi d'onori, apparenti,de quali
vanno alticri parimentcitiranni non che
igine
22 Il Farnetico Sauio,

igiusti Principi,qual eglifü ,della cui non credibile,ma veriffimamande


tudine,accompagnata da vna magnanimità più , che reggia ,con molta low
de coſi del lodatore Plinio ,come del lodato Traiano ; furon da lui ſcritte
queste parole , amirando l'inſolita, ' e dagli altri Principi non vſata modes
Ftia ,nell'entrar,ch'egli fecein Roma, quando gliene für dato lo’mperio.
» . E primieraméte (dic'egli con Traianoſtello parlando)qual fü quelgiorno,
, nel quale entraftinella tua ( ited,aſpettato,edeſideratoda tutti, e per que
, lo proprio riguardo,che tů v'entrafti ,quanto fu egli quel di marauigliolo,e
, pieno di giubilo . Perciò che ſoleuanogli altri pallaci Imperadorieſſerci
, condotti ,e portati,non dico ſopra carri pompofi,e candidiffimi deſtrieri, ma
, quel ,ch'era maggior arroganza ,ſoura le ſpalle degli huomini. Tú con la
i fola grandezza del corpo foura gli altrieminente , ed eccello , non dellano
» ftra pazienzia , ma della ſuperbia de Prencipi trionfalti.
Onde ſi può conoſcere,quanto foſs'egliſprezzatored'ogn'altragloria,cbe di
quellach'd legitima figliuola della virtů,non dell'adulazione mondana,ſe
nel foléne della ſua eſſaltationeallo'mperio, volle entrar egli a piedi in quel
ta Cittá ,dove gli altriſouracarri,e caualli,efin sů gliomeri de propriſuda
diti ( tāto può laſuperbia) ebbero ambizione d'eſſer portati.Dunque la vera
gloria di ſi gran Principe, effigiata da diuinoſcultorein que' marmi del Pur
ſecondoche il noſtroDante narra d'auer veduto,non conſiſte in ca
gatorio ,
maglieri,e fanci,ſtendardized inſegne,trombe,etamburi,main dna povera
vedouella,atteggiata.com'egli mirabılmente deſcriue,di lagrime,di dolo
je,che confidando più nell'umanità,ben conoſciuta del Principe,che temen
ito della maeſtà diluize della baßezzadella propria fortuna,l'affronta con
tantafede, frd'l tumulto dell'armi,ch'eßafola ,tutta lagrimoſa, e dolente,
quello che non aurebbe potuto l'armate ſquadre ilfrena . Onde il verſo,
Et vna vedouella gli era il freno . e dalla iſpedizione l'arresta, eſenza
incorrer nella pena di lefamaeſtà il ſuo debito rimprouerandogli, nonfol
giuſtizia,magrazioſagiustizia , efatta degna di riportarne. Queſto fix
già quel valore non gia d'eſpugnar,le Città vincer i popoli , ſoggiogarle
pronincie ,edi Regni,non di dar legge al Mondo tutto ,ma di porger un ſol
1
orecchio è una mijera femminetta ,e con la pietà dellamiſeria dilei,e zelo
della propria giustitia prontamente,ne per altra mano , che per la reggia
foleuarla,queſto, dico,fu quel ualore,chemolle(come alcun dice ) quelgran
1 Gregorio il ſanto,a combattere contra lo'nferno con l'arme dellorazione,
cfavorito dalla diuina mifericordia , trionfarne col riſcatto di ſigrand'ani.
. ma . O'felice ſecoloilnostro , ſe tali foſſero tuttic' Prencipi. che ne dite
Signor Caporale . Cap. 1o per la verità altro non poſſo, che confermar le 1
postre
Ouero il Taffo . 23
poſtra parolezmanon per tanto io non credo,Signor Torquato,che ognibeni
gno lume ſia coſi ſpento in Cielo per noi,che più non piouano di coſa fatti ſpi
riți al mondo. Tas. Quel,che voinon credete, ne io v'affermo,cheſia ,an
ki ne conoſco alcuni,e tra gli altri vno al mondo cheſol d'imperio ,ch'd do
Ho difortuna ,cedendo à Traiano,di merito, e dibontà ,e di valore, ch'è pre
gio di uirtù, non ſipuò dir,cheegliceda. Cap. E chi è queſti, e percheque
Ato Solo trà glialtri ſciegliete . Tas.Perch'egli eFiloſofo , e Principe.
Cap.Voiparlaredel Duca d'Irbino,felicità delſuo Stato,e gloria dell'età
mastra . Tas. Anzi di lui non parlo per riuerenza , perciochea uoler di
luifauellar degnamente,altro tempo,altro luogo, ed altra lingua ſi conue
rebbe, Lafama nell'eternitd (ma ſarà picciol teatro il mondo ) fia degna
lodatrice di Principe coſi degno . Noi forſealtra volta ardiremo con deuo
to stile, ſolo all'Altezza ſua dedicato leſue uirtù riuerire,orae' uirtú illam
cerne . Ma ,ò Signor Caporale il ſolo teſtimonio,ch'hò fattodi queſto Pren
cipe,dourebbe valermi per mille proue à darmi vinta la cauſa, cfarmi di
chiarar per vostra ſentenza ,non ſolamente non pazzo , ma molto Sauio .
Onde qui aurebbeſi a far punto nel mio conſtituto . Cap. Quanto alla ſen
terza ella è già ſcritta buon pezzofa , è di già posta per data . Ma,s'el
ba dee leggerſi,anete å depoſitar prima tuttoʻl ſalario , perciò che il fin qui
depoſitato non basta ,ne io vorrei che voi m'auesto per uno dicoteſtigiudici
lera da uoſe ;che ſe io vi dimandaßi dieci per cento,com'è in coſtumealle ciuili,
Red fate ragione dal ualore del noſtro ſenno,quantoda fodisfarmi virimatebbe;
Maiocā tutto ciò, riſpetto à cotanta pretenſione,ſon per contétarmi di poco.
ti Intonatemi alcuna delle artificioſe confonanze di Dante, poiche n'abbiamo
odito alcune delle foaui, & poi con due ſoli queſiti io vaſoluo. Tas. E ' uo
Aro il comandarmi,e mio ilſeruirui, purcheiltempo il conceda.Cap.Trop
po il concederà il tempo . Habbiamo tre ore di Sole( quantunque ſiano tre
momenti al mio guſto. Dite dunque( Signor Torquato che il mio deſide.
rio ha preparato grazioſoluogo alle voſtre parole . Tas. Poiche raffomi.
gliammo Dante al Luzzaſco,procederemocon la medeſma ſembianza gli
artifici dell'uno,à quelli dell'altro proporzionando . Voi udite ne'dottiffi
mi Madriali di quell'eccellentiſſimo Muſico, quando le paroleſopra le
quali è compoſta la ſua Muſica hāno concetto ,ò di piasto,ò diriſo,òd alle
邵阳 网

grezzazò, di dolore,ò di grido,ò di ſilenzio,ò d'aſpro,ò di dolce ,à di alto, è di


baffo,ò d'altrofimile,ch'egliſi be addopra colleſue noti,che il lorcantopia.
gne , ride , s'allegra ,ſi duole , grida ,tace s'inaſprifce ſiradolciſce,s'alza,
dill s'abalja ,efinalmente rappreſenta tutti quegli affetti ,ed effetti come ſena.
turalmente fijentiſſero ,e s'operaffero. Coſa appunto fa il nostro Poeta ,
fe
24 Il Farne Sauio ,
tico
ſe quegli non ſiguarda di porre una durezza, e ,come altra uolia dicemmo,
anche talorauna diſſonanza, quantunque artificioſa , purche rappreſenti
ciò che ſignificano le parole,coſi questi per porre inanzià gli occhi,ficheſi
vegga la coſa ,ch'egli deſcriue,non teme di metter mano à voci dure , non
uſate,ed iſtrane;ne ſchiffa egli alle uolte concetti umili,e moltefiate, a' güc
ſti troppo delicati, ftomacheuoli, per meglio eſprimere col mezo di eſſi ipiù
nobili,e graui . Ed eccone omai un eſempio . Hauendo Dante nel XIV.
Canto dello'nferno deſcritta doloroſa forma di pena ,ciò era, che que’miferi
mal nati in una pianura ardentiſima,per acceſi uapori , che pioueano da
Cielo , tutti lagrimoſi, parte giuano ſcalpitandosù per l'arene infocate,par
te profteſi nelſuolo, trabeano guai,nel x vi . per meglio ſignificarlaci reca
la comparazione de'cani ,e coſi non più ce la deſcriue ,mace la moſtra.
Per gli occhi fuori ſcoppiaua lor duolo
1
Diquà di là ſouuoren con le mani
Quando à vapor , equando al caldo fuolo .
Non altrimenti fan di ſtate i cani
Or co' piedi, or col zeffo, quando morfi
3
Da pulci ſon , da moſche , o dataffani.
Söben io,che ſe a Dante aueſſe dato noia la uiltà dique' uermini, como
a'cani i lor morſi, non aurebbecoſi al uiuo il ſito cocetto ſpiegato e ſe altro
wela nel viij.Canto pur dello’nferno aueſs'egli temuto il puzzo del fango ,
semerian molti purtroppo Schifi non aurebbeſpauerata la ſuperbia , e t'or
goglio de'uiuéti, coll’orribile e debita pena di puzzolète pantano,oue ſono
que' rei, che ui stā fitti a' monti un sù l'altro , recandola inanzi a' Lettori,
come ſe la miraffero co' gli occhi propri,nel paragone del ciacco , quādo,par
lando di Filippo Argenti, diffe .
Quel fü almondo perſona orgoglioſa ,
Bontà non è , che fuámemoria fregi
Cofis'è l'ombra ſua qui furioſa.
Quanti ſi tengon orla su gran Regi ,
Che qui ſtaranno, come porci in brago ,
Di ſe laſciando orribili diſpregi :
Ma ſeuolete più chiaramente conoſcere,quanto egli valſe in queſta par. -
te conſideratemecoche norfå máirima,òuoce, ne coſi nuoua, ne cofi Ara
nia,che non faceſs’egliſerva de ſuoi concetti ,e feruanel fignificarliutiliſi
mia . Anzi quelle steſe,che non vengono ä dir nulla , ne fon uoci a nostra
ucglia ſignificanti,ma puri ſuoni naturaliquelle steſſe usòegli ingegnofif
Somamente,percbefacellono lume agli occhi de' noftri intelletti a bien inten- *
dere
Quéro il Taffo .
dere iſuoi penſieri. Nel xxxij.del'nferno volendo dar un ſaggio al Les
fore ,della grandezza delghiaccio, che tormenta l'anime nell' Antenorca,
refers
soficantò.
Breki
Non fece al corſo ſuo ſi groffo velo
‫ار‬ Di verno la Danoia in Auſtericch .
-4 Ne'l Tanai , la ſotto'l freddo Cielo .
Com'era quiui, che ſe Tabernicch
Vi foffe sù caduto , o Pietrapana, 3

Non hauria pur dell'orlo fatto crich .


Cap.fo vigiuro Signor Torquato ,che quando vidila prima volta que
luogo di Dante, fù forza,ch'io ne ridefi,ammirando la fottil inuenzione
e veramenteſempre,ch'io rileggo que' verfi,parmidi veder , e d'vdir apo
puto uno ſpecchio d'acque agghiacciate ;rifentirft,e ſegnarſi,coſi quel cricch
mi fà quello'ſteſſo ribrezzo,che fuol mouermilarottura del ghiaccio.Tas.
Non è poſſibile dirne tanto,che non ſia poco dell'artificio ,che vsò quell'hua
mo,nel dipingere col penello delle ſue rime. E veramente ſembrano pico.
ture le coſe da lui raſomigliate,e deſcritte,e fe vogliamo diligentemente
conſiderare , troueremo,ch'eglinon fà mica pittore meno eccellente di quel;
che dotto Muſico egliſifoſſe. Foste voi mai à Vinegia? Ma che dico io ,ò di
DW
she v'addimando:quafi vn'huom , qual doi foete, pola viuer tant'oltre de
100 gli anni ſuoi ſenza vedere il maggior miracolo,che fia ira tutte le coje vie
libili di questo Mondo. Cap.Voi dite vero , io l'hò veduta più volte ,
COM
Ma che vi ſouuennedi Vinegia ? Che hanno da far l'acque falſe col fonte
d'Ippocrene? Tas. Non dubitate,ch'io non hò perduto l'aftrolabio nò, ela
17
nane chefin qui hà ſolcatoſicura ,non affogherà in porto . Eſſendo voi stan
to in quellamırabil Cità,aurete veduto lojuegrandezzéxtra le quali ſono
principaliſime quelle ſale reali delgran configlio. Cap Vidile,e dalle mai
rauiglioſe pitture,onde l'an fattericche que grandi eroi, oram'aueggo,che
fuor di ſenno ſon 10, voi fuor di propoſito giudicando . Tas. Ne l'on nel'ala
tro dee dirſi. Molti dunque ,di que' gran quadri di furon (s'io non erro)ado
ditati per opre del Tintoretto , Michelagnolode' noftri tepige nuouoonore
della pittura . Ale figure di costui posſiamonoi con nuena fimilitudine
agguagliar.ir
加明明 他

Jale conſideriamo, vedremo,che non cede da ſuo valore a quello , che ciha
preſtato la Muſica. Grande è la ſomiglianza, cheſiſcorge tra la poeſia ,
e la pittura ,grande,etale,ch'alırı
fi ardito per cagione di lei d'accomunar.
loroi lor nomi;queſta pittura loquace,e quella poeſia muta appellando...
Cap . Onde naſce tanta loro conformita . Tasa Da quelgener comuniunet
D ond'elle
26 Il Farnetico Sauio ,
ond'eße banno tratto il lor eſſere ,e questo è l'imitazione, onde ne feguas
che qual Poeta ,ò Pittore non imita,tale di tali nomi nomi non ſia purde
gno.Certamente tutticiòfanno,e meglio fanloi migliori,ma questi ,e quel.
li diuerſamentee come i.maeſtri di penello eccellenti hanno le lor proprie
maniere, l'vna dell'ono , dall'altra dell'altro tanto diuerſe ,che molte fiate
eglianniene,che buon giudizio ,ſenz'altrotitolo,polalegger in eſſe il nome
del loro auttore,coſi gli ſtilide'famoſiPoeti,che manierepur anche foglion
chiamare,ſonocoſi differenti ,che non rare volte (quantunqueſe ne vadaro
incogniti) fono però riconoſciuti da préfeſſori del'arte. imita dunque il
Pittore, imita il Poeta , questi colle parole, quegli con li colori . Diletta
l'ono,diletta l'altro,madiuerſo naſce il diletto,cosi nelle carte ſcritte ,come
nelle dipinte,però che diuerſi ſonodell'imitari modi , e le guiſe . Compiac
queſi Michelagnelo di far pompa del ſuo diſegno,e più la štruttura de mu
ſcoliche lamorbidezza della carne,rappreſentando, con un ſuo modo mi
rabile per l'inuenzione dilettònon men gli intelletti,che gli occhi. Fu Ra
faeld'Vrbinopå vago della raghezza de colori della delicatezza de'linea
mentine della dolcezza dello ſpirito . In tanto ,che le figure diquello, può
dirſi ,che fieramente ſimuouano,e di queſto che ſpirino dolcemente . Vena
neppi Tiziano,cheall'eccellenza di Rafaele aggiunſe una morbidezza ,+
tenerezzainimitabile ,c pennelleggiò le ſuecarte con colori forſi più viuise
più uaghi,che i ſuddetti nöfecero,onde bé diße lo Sperone che ellipareano
composti di quel’erba miracoloſa, che,gustatada Glauco,bastò à trasfor
marlo in un Dio Marino ,coſi leggiadramente moſtrando, che i colori di
lui faceuano in un certo modo fouraumane le figure da lui figurate . Sora
feil Tintoretto ,dopòtutti coſtoro, gran fucceßore di Michelagnolo, il qual
Tintoretto ,ſe neldiſegno pur non l'aggiunſe , certo ſi l'aggiuns'egli, ſenol
trapaſsò,nell'inuenzione . Ma grande però, enell'uno , e nell'altra è ben
degno ,che'l grandiffimo Dāteglı s'aſomigli,percioche ſdegnando egli vna
cotal diligenza isquiſira ,che ſente dell'effeminato , e del molle , ueloce coſi
solla mano,come coll'ingegno,ma veloce,come buon ſchernitore ,con arte,
COR due foli colpi di penelio ,tutto ciò meglio uiuo,eſpirantefece apparire',
sh'altri mille uolte toccando,e ritoccando,appenna potrebbe adombrare:
Questi,ſe coſe orribili finge ,uifà temere,ſé pietoſe vifà piagnere, ſe grādi,
emagnifiche ſtupire,in ſommae vi rapiſce l'animo co' ſuoi colori ,e colla
forza dell'artefua ,e quaſi non muto,ma eloquente Orator,ò Poeta, tiranego
gia ogni noſtro affetto in talguiſa,che quel ni fà fentire,che par cheſentano
quelle ſue immaginige viue le ſue pitture,e noi inſenſata pittura uifapare
ve.Hornon degli un'altro Dates cnon èDante un'altro Tinroreito; poiche
queſti

7
que Quero il Taffo . 27
an de questicolorando,equegli uerſificandoi miracoli l'uno dell'altro fiben addo
eque pra ? Cap. Le lodi,che uoidate al Tintoretto,portanoin fronte la grade
ropik dezza non meno dell'amor,che noi gliportate , che del ualore di lui. Ma
the fact non dovete amarlo ſenza cagione . Dite uero egli douette ritrarui quando
Filmow
foſte à Vinegia il viſo d'alcuna di quelle belle madonue. Tas. Io ſempre
oglia conmolta affezione bòſtimato ilſuo molro ualore, ma lui non conobbimai
pad di meduta . Ben conoſco il figliuolo ,eredenon ſol dell'arte ,ma dell'eccellen
quel za del padre ,ed oggi prezzato non meno del padre da que' Signori. Cap.
Dit Se non m'ingāna quel libro,oueſiregiſtra il paſſato,uidi pur anche in quel
le ampiſſimeſale opre d'un altroeccellente pittore,del cui nome ritengoar
tificiofamemoria ,percioche:e' mi ricorda , ch'eglirappreſentava l'effetto
delle ſue pitture che lui chiamavano il Palma, ed eßetenean la palma,ſe
om non di quelle delTintoretto almeno di molt'altre , che di molt alorivili
uedeano. Tas. Questo hò io conoſciuto buõ pezzo fà , ed egli, che alla dol
res cezza di Tiziano uà molto appreſo, potrebbeſi cõparare al Petrarca, fonte
d'ogni Toſcana foauitdoe'leggiadria . Maritornando à Dante,la cui ma
Det niera ,men delicata,e però piena di maggior forza ,iomi vanto di farui ca
Ast noſcere ,ch'egli dipinge non meno co' ſuoi uerſidi quello, che s'abbia fatto il
Tintorettocol ſuoperello : grande anch'egli nell'inuenzione, & qualfü mai
della ſuala maggiore ? Inferno, Purgatorio ,e Paradiſo , virtù , vizio , pre
7. mio ,e castigo,huomini, fcelerati, incötinenti,ſanti,nobilisignobili,potenti,
ed umili;ogni età ,ogni ſelo,terra, e Cielo, Demoni, Angeli, e Dio . Puoſsi
dir più ? Cap. Ditemi per grazia , Signor Torquato ,quelpoema, qual poc
mali può dir,ch'egli fia ? Tas. Questa è materia da ſtancar le ſcuole pe
ripatetiche,& ſe di questa s'aueje a trattar pienamente,non che il preſen
te giorno,che và morendo,mala lunga uita del rinaſcente non basterebbe.
Cap. Potrebbeſi vdir breuemente la noſtra opinione Tas. S'io laui di
celi,biſognorebbe,ch'io anche la ui prcualle,ed ora non abbiam tempo d'en
trar ,e d'uſcire di questo pelago. Cap. Lite almeno in un groppo ciò ,che
potrebbe dirſeneprobabilmente ,ſe quello che ne ſentite , uoi ueramente non
usolete ridire. Tas. Probabilmente potrebbe anche dorſi eroico. Cap.Ma
comeſaluerete lo stile ? parui,che lo ſtile foßeeroico ,quando e' diſſe.
E non vidde già mai menare ftreggia
A ' ragazzo ,aſpettato da Signor something this
Et in un'altro luogo.
E fitraheuan giù l'vnghie la ſcabbia
Come cortel di ſcardona le ſcaglie .
O pur ſenti più tosto del palconiere,ò del famiglo.Tas. Toriconoſco i
D 2 luoghi
28 Il Farnetico Sauio ,
luoghi di Monſignor Bembo , a quali perche non aggiungete noi quela
l'altro .
Biſcarza , e fonde la ſua facoltate ?
Mauoifate tropporigoroſamente Sig. Caporale ,uolendo,ch'altrigius
shije mettendo uoi mano all'armi da filo . lo torno a dirui , che non èmio
.
pēſiero ,ne preſente mia cura il ſostenerloui eroico,maffimamétenello ſtile,
il quale (del Toſcano in uniuerfale parlando ) il uoler raffinare fi che pur
goto d'ogni imperfezione ,refti d'eroica qualità,opra dinuova alchimia (co
m'altri dille) può giudicarſi . Mafarò io , come inſegnaua il Terenziano
Gnatone . Quando Fedria da lui fia nominata , e tu Panfila ſubitole no
mina . E finalmente a leital cambio rendi : Che ella morder ſi ſentaw .
Hauete noifatto i uoftri , & iofaròi miei colpi. Idite le questi ni fan di
, famiglio .
Per me fi và nella Circà dolente ,
Per me ſi và nell'eterno dolore ,
Per me fi uà trà la perduta gente.
Giuſtizia moſſe il mialto Fattore,
Fecemi la diuina poteftate ,
La ſomma fapienza , e'l primo amore ;
Dinanzi à me non fur core create
Se non eterne , ed iv eterno duro ,
Laſciate ogni ſperanza , o uoi, ch'entrate.
Edin un'altro luogo.
Fatto u'auete Dio d'oro , ed'argento ,
E che altro è da uoià l'idolatre ,
Se non , ch'egli uno , cuoi n'orate cento ?
Ed in un'altro luogo.
E felicito m'è , o fommo Gioue ,
Che foftrin terra per noi crocifiſſo ,
Son igiuſti occhi tuoi rivolti altroue ?
O è preparazion , che nell'abiſſo
Del tù conſiglio fai peralcun bene
In tutto dall'accorger noftro ſciſſo . T
Id in un'altro
Oʻuoi, che ſiete in piccioletta barca,
Deſideroli d'aſcoltar , ſeguiti
Pietr’al mio legno , che , ſolcando , uarca ,
Tornate à riveder iuoſtri liti,
Non
Ouero il Taſſo . 29
Non vi mettete in pelago ,che forſe
Perdendo me rimarete Imariti.
L'acqua, ch'i prendo , già, mai non ſi corſe
Minerua ſpira , e conducemi Apollo
"trigia
E noue Muſe midimoſtran l'orſe.

EloPok Ed in un'altro luogo.


Chiamau'il Cielo , e'ntorno vi ſi gira
Moſtrandoui le ſue bellezze eterne ,
ismul
E l'occhio uoſtro pur à terra mira .
Onde vibatte , che tutto diſcerne .
Ed in un'altro .
Jan
Poi cominciò tu voi, ch'io rinouelli
Diſperato dolor , che'l cor mi preme
Già pur penſando pria , che ne fauelli .
Ma fe le mie parole effer den feme,
Che frutti infamia al traditor, ch'io rodo,
Parlar, e lagrimar vedra'inſieme.
Edin vn'altro luogo.
Polcia , che Coſtantin l'Aquila volſe
Contra'l corſo del Ciel , che la ſeguio ,
Dietro a l'antico , che Lauina tolle.
Cento , e cento anni , e più l’Augel di Dio
Ne lo ſtremo d'Europa ſi ritenne ,
Vicino a monti ,de' quai prima vſcio .
E ſotto l'ombra de leſacre penne
Gouernd'l mondo lì di mano, in mano ,
E fi cangiando in sù la mia peruennc .
Ceſare fui,e ſon Giuſtiniano,
Cheper uoler del primoamor , ch'io ſento ;
Dentr'à le leggi traſli il troppo ,e'l uano .
Ed in un'altro .
Non è il mondan romor altro , cheun fiato
Divento ,ch'or vien quinci , & or yien quindi
*** E muta nome perche muta lato.
Ed in un'altro .
L'alto fato di Dio ſarebbe rotto
Se lethe fi paſſafle , e tal viuanda
Foſſe guſtata ſenz'alcuno ſcotto .
Cap:
Di pentimento , che lagrime ſpanda.
30 Il Farnerico Sauio ,
Cap. Affe ,ch'io poßo entrar anch'io finalmente dopola tempefta ditan
ti colpi. Voi mi parexate appunto Signor Torquato ,quel voftro Rinaldo
di cui cantaste .
Qual trè lingue vibrar ſembra il ſerpente,
Che la preſtezza d'una il perſuade,
Talcredea lui la sbogottita gente ,
Con la rapida man girar tre ſpade.
Má voi ne girate cento ,è vero , che vi ſiete ſcoperto yltimamente di mo
do ,ch'io potrei,s'io voleſi, ferirui di una punta mortale, colpo inſegnatomi
da un gran Maestrodi ſchermo, ma poi direfte,ch'io non tengo diſcherzo,
o pur il voſtro non è stato uno ſcherzo.Tas.Io m'immagino qual èilmae
ftro, & qual è il colpo,ma voi forſe non d'indouinerete qualſia lo ſchermo.
Dite vero,quella voce di ſcotto m’hà leuato diguardia, non è coſi? Cap. O
all'ofteria nonvannogli Eroi (fe però fon ricchi d'amicize poueri didanari)
ed ilnoſtro Caſa,dile chequel verfoolina di tauerna . Taş. Il Caſa(ſal
walauttorità ditant'huomo) ebbe torto e riprender Dante in quel luogo,
Ocio dico io coll'auttorità digrande ingegno, il quale non eſponesa quella
parola,col comun ſenſo di coſto, ma di ſcottamento , & dana forza alla ſua
ſpoſizione col verbo ſcottare chein Fiorentinafanella , importa quel me
deſimo,che nella noſtra volgare, & che eſſi Toſcani direbbono più leggia
dramente,cuocere:e notate,che ſe ſu pon mente all'effetto ,che ſuol cagionare
il guftar de' cibi troppocaldt,ecocentije moltoverifimile , che queſtofia il
veroſentimento di quella voce,percioche non bà dubbio, che quando il pa
lato rimane offeſo dal ſouercbio calore delle viuande , lagriman ſubitogli
occhi,comeſecon le loro acque voleſſero temperarloseperò il traslato vien
à riuſcir mirabile ,quando dice ...
25 Senz'alguno ſcotto
Di pentimento , che lagrime ſpanda.. :)
Cap. Permiafe ,che vifarefte ciurmatore per Dante , e quanto à me me
Phò beuuta.io ,ma chi fù quegli.
Che uen ne folo a illuminar le carte ,
Ch’auean molt'anni già celato il vero .
Tas. Egli era ben tale ,che potea farlo in più alta,e nobil materia, e.com
m'egli apportò nell'IllaArifsima caſa ſua colle fuewirtù, non meno diſplen
dore di quello che da efſane riceueffe,coſi aurebbe illuſtrate ,e le lingue, ele
ſcienze léilCielo non l'aveſſe giudicato coſa daſe, e toltolo dal Mondo,
io parlo di Torquato Malaſpina, Marchefe de Suuero ,Torquato veramen .
tejed ornato d'ogni virtis,edottrina,e gran feruitorecoſididinozione come
Ouero il Taffo . 31
di valore,edi merito del grandiffimogran Duca diT oſcana.Cap.O'quan
mefed
to dite voi vero ,e da dimandarne il gentiliſſimo Signor Gio. Battiſta Stroz
Ho Rix
zincb'era l'animaſua ,e più che mai piagne,coſigran perdita . Ma parlar
do delle lingue,che buon Filoſofo sò, ch'egli fü , comeſiconoſcena egli coſi.
bene di questi panni di quatraggio,che poteße darne coſi riſoluto giudizio
controla comune. Tas. Per certo della lingua Toſcana ne ſeppe egli ,cid
chen’è ederane grandiſſimomaestro, e quegli che più d'ogn'altro ne pren
dea gusto,e diletto . Coſtui non feppe maiſcordarſi coſa, ch'egli legelle ( e
enke
quelloche di radoſi vede)à ſi profonda memoria auea congiunto coſi pror
to,e nobile ingegno,che ben puòdirſi,chela natura haueßelegato in un'oro
kniffimo vna finiffimagemma;e certo fi appunto vna gioia cauagliere
coſicompito degnoveramente di quel gran Prencipe,che ſiben la conobbe;
Ma vegniamo ad altro ed alle pitture del noſtro Dante tornando . Cap.
G Che pitture: fate voi anche del ſaltatore che in un ſalto credete paljaruiciò,
lick
che rimane dell'incominciata materia ? Tas. Voi auete ragione . Quanto
dunque allo Strle vagliaper.quanto vale,e per quanto lo steſſo Dante vol
le,ch'egli ualeße,ftante la mira,ch'eglebbe d'accommodar quaſi ſempre i
fuoi verſialla materia ,che con eſſi intendea diſpiegare,com'egli ſteſſo dile
molto à propofito'noftro nel xxxi.canto dello'nferno, doue douendo defcri.
el
uer l'vltimo cerchio,materia molto più aſpra delle palate , nel principio
ain
del canto vſa parole duriffime,c ſcuſaſi dinon poterne rinenir di più aſpre,
MAY
aber eſprimer cofifatti concetti.
oli S'i aueſli parole, ed aſpre , echiocce,
14 Come li conuerebbe al triſto bucco
Soura'l qual pontan tutte l'altre rocce.
I premereidimi concetto il ſucco
Più pienamente , ma perche non l'abbo
Non ſenza tema à dicer ni conduco .
Chenon è impreſa da pigliar à gabbo,
#1 Deſcriuer fondo a tutto l'uniuerſo ,
Neda lingua , chechiami mamma, o babbo,
Maquelle donne aiutino il mio uerfo,
Ch'aiutar Amfion a chiuder Thebe ,
Si , che dal fatto il dir non dia diuerfo .
E nelxxv.pur dello'nferno.
Et quimiſcuſi
La nouita , sè fior la linguaabborra .
Cap. Dante folo non confefla eglicol titolo , chediede al fuopoemadi
nan
1
32 Il Farnetico Sauio ,
Hon hauer intefo d farlo eroico ,auendolo titolato Comedia . Tas.Veramen
tefecondo,ch'eglic’inſegna nel ſuolibro della volgareloquenza,uoi ditebe
ne,però,che nonil terzetto, ma la canzone ſola stima egli ,che ſua capace di
quello ſtile ,che fù da lui appellato cortigiano,ſublime,e tragico, che,ſecon
do lui ,importa eroico,doue almediocre diede ilnome di comico. Ma qual
fi fiaquella dottrina ,la qual non può eſſere , ſe nõ buona , eſſendo di Dante ,e
Se quelverſo ( de Toſcani parlädo polja leggitimarſi per eroico,e ſe barima
ci ſtia con decoro dell'eroica maestà,laſcieremo per ora di conſiderare , rio
ſerbando materia da diſcorrere in altro tempo . Intinto, parlandodel tie
tolo, potrebbeſi dire che il ſuo poema appellò Dante Comedia dal fine,ter
minädo ella nella gioia di Paradiſo , come dal medefimo potrebbeſi argomen
tare ,che aueſſe in perfonadi Virgilio nomata Tragedia l'Encida,chefie
niſce nella morte di Turno,quando nel xx.dello'nferno diffe.
Euripil ebbe nome, e coſi il canta
i L'alta mia Tragedia in alcun luogo.
Macome Tragedia propriamente non può dirſiil Poema di Virgilio,
coſi Comedia quello di Dante con proprio nome non può appellarſi, quanto
poi all'azione,tal,e tanta è la ſua nobiltà,congiunta con un merauiglioſo
mirabile chedi maeſtà eroica altri può giudicarla digniffima. Percioche il
poggiar con laſua mole terrena alla gloria del Paradiſo,trauallicando lo'n.
ferno, per le frontiere ditanti noftri auuerſari , e facendoſiſcala dello steſe
Lucifero, questo è ben altro , che per lo Mondo peregrinando, paſartrd
Scilla e Cariddi ,e l'arte d'vna Maga , ed il furor d'un Ciclope ingannan.
do arrivar finalmente tutto fonnacchioſo alla patria . E ſe fù impreſa da
Eroe il diſcendergiù nello’nferno,chefia,non ſoloil conduruiſi, ma indi le
warſi all'altezza del Paradiſo ? Dicalo il gran Poeta Latino,
Ageuole diſceſa è nello'n ferno , stis
Maper ritroſocalle al Ciel ſalire,
Queſto è il fatto , e'l ſudore .
Maſelazion fù nobile, e marauiglioſa, nobilifſimafü la perſona , echi
no sa ,ch'alla gloria di Marte, non cedel'onor di Febo,e di Palaze che l'ef
ſere gran Poeta, maggior Filofofo,e grandiſſimoTheologo,d'altra nobiltd .,
che naſcer di ſangue Regione non ſaper d'eſſer huomo, ſenza che ſe miriamo
all'origine,fu Dante ,quanto alſangue,di nobiliffima ftirpe, come quegli,
che originala ſua progenie dall'antichiſſimafamiglia de' Frang?pant,gid
Senatori di Ruma,onde diſceſe Eliſeo, dal quale (uenuto á Firenze) iſuoi
pofteri, deposto il nome di Frangipani,furon detti Elifei e da costoro nac
que Cacciaguida , ichi fuccefort furgn detti Aldeghierize pai Alighieri,
1
Levante Ouēro il Taffo .

costui figliuolo,coſinominato per cagio della Madre , chesposò Cacciagui


apart da in Ferrara della fameglia degli Aldighieri ,ond'egli Ateljonel xv.canto
del Paradiſo dice al Poetas.
Magi O'fronda mia in che io compiacemmi ,
DAN Puralpettando , i fui la tua radice,
kin Cotal principio riſpondendo femmi.
Poſcia mi diſſe , quel da cui fi dice
rdele Tua cognazion , echecento anni; c piuè,
Girat'ha ilmonte in la prima cornice,
Mio figlio fù , e tù biſauo fue,
Bea fi conuien ,che la lunga fatica
Tugli raccorci con l'opere tue.
E pis baro.
E nelantico noftro Batciftco
Inſieme fui Chriftiano , e Cacciaguida :
Madove ogn'altra nobiltà fallita glifofe ,certo non gli mācaua quella ,
he cbe d gran Regifuole agguagliar i più ignobili ,e vili.Che ſe l'antica ,e va
eti na gentilità ſtimò nobiliffimicoloro,ed Eroi,che tracuano il lorprincipio da
falli Dij,che douremonoidire de' veri figli delveriffimo Dio,che tali ap
olie punto cā modo ſopranaturale , eperò molto più nobile ,rendegli huomi.
yto miil priuilegio della diuina grazia? E di quefta qual più chiaro raggio foura
o buomo può egliſcendere che l'eſſerfatto degno d'aſcedere al Cielo, come
fingeDäre diſemedeſimo,prima che l'anima, vſcita del nido di questocor
po,abbia rimeſe te piume à tanto volo baftanti ? Matanto basti auer det -
10,come voi diceste,in un groppo,di materia , la quale,à voler bene ifno
dare, molte delle gidorditefila ,conuerebbe recidere , ed opra di troppo lun
gozempo riuſcirebbe;anzinon ſarà ſe non bene, ch'io finiſca oggimai,di no
però .più
jardi Cap . La condizione
lungamente ( Signor
l'orecchie ,conTorquato fe da con
queſte ciancie, voidettage
queſta condizione
sell da me con .
bell cedutaxi,quando il voſtro eſame fard fornito , ne può questo prima fornirſi,
che voi ſecondo la promeſa facciate vedermi le merauiglioſe pitture del
voſtro Dante. Tas. Oggi ſon iofermato ,per quanto polo diſodisfarui,ac
cioche a voi, almeno pergratitudine, non venga mai più talento di fuggir
G widal Taßo . Cap. Fuggirui?non corre cofibambino al pomo, com'o per
jol ch'io ui vegga. Queſti non ſono frutti , ch'oggi
l'aumenire correrò à voi,
fate guftarmi, daſcordarſi coſi di leggieri della loro dolcezza. Tas. Di
vecchio bambinos che miracolo fonoquesti ?O Sig. Caporale voi ſiete quie
gli,che codite ogni amaro colnoftro dolceze che oggifate parer á me on güca
chero ,
34 Il Farnerico Sauio ,
chero l'aſſenziodelle mie molte miſerie; ma eccouifinalmente il pittor mi
rabile.che volete, cb'eidi dipinga ? un augellino, ch'aſpetti con alideſide.
roſe l'Aurora ?mirate,s' Apelleaurebbe potuto pingerlo più vagamente.
Comel'augello in tra l'amate fronde ,
Poſato alnido de' ſuoi dolci nati,
La notte, ch'ogni coſa ci naſconde .
Che per veder gliaſpettideſiati , :.* :
E per trouar gli cibi, ondegli pafca ,
Iạcheigraui laborgli ſono àgráti.
Preuiene il tempo in sù l'aperta fraſca,
E con ardente affetto il Sole aſpetta
Fiſo guardando pur, che l'alba naſca .
ſuo maeftro, aſpetti bramo
falcon pellegrino ,che, Scapellato dal
o pur
ſamente il getto.
Quaſi falcone , ch'eſce delcapello
Muoue la ceſta , e con l'ali s'applaude
Vogliamoſtrando , e facendoſi bella

o una donna cheballi leggiadramente ? mirate.

Come ſi volge con le piante ſtrette


". A terra , ein trà ſe donna , che balli ,
E piede inanzi piede à pena mette.
Volſes'in sù vermigli , ed in sù gialli.
1
Fioretti in uerſo me ,non altrimenti ,
Che Vergine , che gli occhi oneſti auvalli.

,& ,
. queſt'una miracoloſa pittura ,che diletti non men gliorecchi el'udito,
che gliocchi ,e la viſta , vdite , e mirate .
E come a buon cantor buon citariſta
Få ſeguitar il guizzo della corda, >

In che più dipiacer lo canto acquiſta.


Cap . comeſonomirabiliqueſtiritratti,ma l'ultimo in particolare , e
in verità,che quel guizzo,traſportato dalſubito,eſoaue mouimentodel pe
fce,non è di lui coſi proprio , come della corda di muſicale in stromento.
Tas. Fale ragione ,cbe quella voce guizzo ,ſia una di quelle penellate di
malente pittore ,colla quale fola egli dà molte volte tutto lo ſpirito alla fi
1
gura . Ma ecconi un buomoa gran pena fuggito dal pericolo d'affogarſi;
E come
Quero il Tafſo . 35
Ecome quei , che con lena affannata ,
M Vícito fuor del pelago alla riua ,
Si uolge a l'acqua periglioſa , eguata .
BH Et vn'altro pellegrino affalito da' cani.

Con quelfuror , e con quella tempeſta


Ch'eſcono i cani adoffo al pouerello,
Chedi ſubito chiede , oue s'arreſta .
ir e lmi ene
Cap.0 che mif& fuuuen questo luogo. Tas, Dich ? Dite v
prego. Ca.D'on amico mio, che da mastınıfü allalito in Cotado con can
fofuror appunto,e con tanta tempesta ,che poco mancò ,che nol dilateral
ſero a pezzi,poco meno,che inanzia gli occhi di quella dona , per veder la
quale auealoſciocco veſtito l'abito di peregrino .Tas. Appunto doueua ,
no eller que' cani villaniſſimi maſtini; ed indiſcreti , che ſe aveſſero aunto
Spirito di gentilezza,aurebobno diuoratie' ladroni,ma luſingatigliaman
ti. Cap.Egli è ben ladro l'amante ,eladro Juergognato,chenon ſolamente
ruba, ma pregiaſi de' ſuoifurti,e quel ,ch'è peggio , vanta ene molte volte .
Tas. Queſta è ben opera irdegna d'animonobile, ma non èfurtoil procac
ciarſi il cibo, per nonmorirſi difamé,ne voi Signor Caporale, ſarete fem
pre stato coſinimico à gli amanti . Cap. Son pureglino à lor medefimi,
poiche mettono à riſco molte uolte la vita per unafemmina. Tas. E chi
è quegli, che ciò non babbia fatto ,gnon faccia Cap. E chiecolui che non
fiaftato pazzo,ònon ſia ? Tas, Dunque è pazzial amare. Cap.L'amar
nò , percioche l'amar Dio,ed i Santi,egli amicise lecoſebuone, è coſa buo
na elanta ;ma l'amaruna femmina,equelche dico d'una fon contento ,cbe
ate r
di tutte intendi ,a me par la maggio follia ,che poſa far buomo , efeka
carità ci commanda ,che amiamo inimici,amiamole donne con questa ca
rità,manon con quello ardore con cui le adoran gliſciocchi.Tas . Dunque
degli bucminifon ſi nemiche ledonne?Cap.Son più che'llupo degliagni.
odio
quegli, che vorrebbe che tuttoʻl Mondone foßepieno. Cap. No diauolo,
che non potendone poi ancorchelupo, diſtrugger tanti, creſcerebbono colle
corna ed il Mondo non ha biſogno di coſi fattianimali. Ma vedete,fico
me il lupo queſti, perche di lorfåſuo cibo, coſi le donneamangli kuomini,
per ſolamente pafcernela lor fame,qualedipanità, quale di crudelta(di
con igiouani) quale d'altro che modeſtia e il tacerne. Tas Oime,che disc
poi?madite ciò chevolete,che a noi non ſi dà fede , e ſieteſoſpetto . Cap .
Sopetto io ? Forſe non ſarà tale il nostro Dante , dichi voglio pur ancor
36 Il Farnetico Sauio,

joſcoprirmi un de' più bei ritratti , ed il più naturale, ch'eglåfifacellegid


mai,mirate, ſe la femminapuò meglio ralfomigliarſi.
Per lei aſſai di lieueſicomprende ,
Quantin femmina foco d'amor dura ,
Se l'occhio , d'l tatto ſpeſſo non l'accende.
Tas. Affe ,che dite uero , òcome godoneggendoui ſtudioſo di Dante .
Cap.Eglie'un ſecolo,che no'l uidi,ne ſapreirecitar altri tre de' ſuoi uerſi,
refiarommi queſti ſcolpiti nella memoria,ne'sò ben come. Cap.Certamen
të ve gli ſcriſſe ,con un ſuo ſtrale, l'amore ,che v'innamorò delle donne Cap.
Sima con quello di piombo. Hor laſciamole nella lor pace ,ed attendiamo
noi è dipingere ,che resta à uedere ? Tas . L' Arſenale de Veneziani.Cap.
O questo deue eſſere un gran quadro. Tas . L'arte fia nel mostrar molto
in poca,e brieve carta : Ma non inteſi di tutto quell'ordinato Chaos.
Solamente quella parte,one fanfi legalere ,ed altri lor legni,la quale però,
ègrandifima.
Quale nell'Arzana de'Viniziani,
Bolle l'inuerno la tenacc peče
A rimpalmargli legni lor non fani.
Che nauicar aonponno in quella vece
Chi fa ſuo legno nouo , e chiriſtoppa
Le coſte a quel , che più viaggio fece;
Chi ribatte da proda , echi dapoppa
Altri fa remi, ed altri uolge farte;
Chi terzeruolo , ed'artimon rintoppa.
Cap.Voi m'hauete meſſo quel gran ftrepitonell'orec bio , "hefaceuan
coloro,ond'io fui fordoper tre giorni continoui, e parmi ancora d'odirlo.
Tas. Non u'aforderd forſiuna galera fornita ,corredata, ed ilpalmata, alt
voli per lo mare edin un punto fermifuquolo , che tale la dipinge Dante
in que'ſuoi verſi. 北 加加加加
Si come per ceſar fatica , o riſchio , ***
fremi , pria nell'acqua ripercoſſi,
Tutti fi poſan al- fonar d'un fiſchio .
Cap. comebene,òcome leggiadramente.Tas.Viedeſte mai meglio ona
galeta con gli occhi della fronte di quelloche de la rappreſentino que tre
Derft all'occhio dello'ntelletto . Io per mecofi la immagino,che ta ueggio , CE
00
Ma laſciamo ile Mare , e miriamo in campagna aperta una compe.
Bi
gria, di canalli , ed un canaliero , che né primo e ſolo ad affrontar il'ni
mico 5
Quat
Ouero
37
- ! Quaf elccalcuna volta di galoppo
Lo cavalier di ſchiera, che caualchi,
** E và per farli onor del primo intoppo .
E da vn'altra parte conſiderate estrania,ma naturaliſſim figura d'or)
Villano, veſtito di Romagnuolo ,che guarda la guglia di S. Piero.
Non altrimente ſtupid .) ſi turba
Lo Montanaro , e rimirando aminuta ,
CH Quandorozzo , e faluatico s'inurba.
E ſe volete ſtupire d'una minuciſſima miniatura, aguzzate il ciglio, e
vedrete migliaia di formiche diſegnate ſottiliffimamente
i
Li veggio d'ogni parte farſi preſta
Cialcun ombra , e baciarfi vna con vna,
Senza reſtar , contenta a brieue feſta .
Cofi per entro loro ſchiera bruna
Sammuſa l'vna con l'altra formicha
Forfia fpiar lor via , e lor fortuna.
Che più :debb'io mostrarui dipinto vă ridottodi giucatori , eordel il
vincitore ,el perdente .
Quando ſi parte il giuoco de la zara ,
Colui , che perde ſi rimandolente ,
Ripetendo le uolte , e triſto impara.my
Con l'altro, ſe ne và tutta la gente ,,

? Qual va dinanzi; equal di dietro il prende,


E qual'da lato glifi rcca a mente .
Ei non s'arreſta , e queſto ,e quello intender
A.cui porge la man più non fa preſſa ,
E coli dalla calca ſi diffende.
O purtralaſciando oggimai quefte, che appoi Filoſofi fon leggiereggio
debbo io rappreſentarui il nostro mirabile Pocta,non più col penellopitto
Te ,ma con venerabile togagraviffimo filoſofante ? Ben sòio , che tutte le
Relle del filoſofico firmamento v'appariranno,fe ad ono,ad votuitique
lamiche della ſua dottrina lampeggiano, vorrò ſcoprirui; Ma quando
fornirci tanta impreſa ? Eſedi pochevogliofar motra , qualifra santo
numerofieso le fcielte , quali le trataſciate? Nonper tantononſarà vero,
che noi reftiamopoverinella copia. Alcune dieffe verroro
addittandosi
con alcan ardine, per laſciarsinell'animo da fonitor "coli nobile alcuna pia
Bile mera viglia : FM Dante
sommo Filoſofo ed la vera filoſofia lafcien
zadelperò : Dungwettedest voi tbregdifilosofale tanto altamente, femme

Za
Il Farnetico Sauio ,
38
, è .
lettica faretra non ebbe mai ſoligiſmi coſi acuti', chenti, ſeppegli formare
quel ſottiliffimoingegno , Ma,ch'eglefologran loico,vagliami à dimo
Strarlo per mille quell'unico luogo, que con le parole d'vn demonio conuin
se il CO.Guido da Monfeltra,che fattofi cordigliere, diede il mal conſiglio
à Bonifazio Oitauo, con l'aſoluzione del peccato ,non ancora commeßo.
Franceſco venne poi , com'i fui morto
Per me , ma vn de neri Cherubini
Glidiffe , non portar , non mifartorto.
Venir ſenedee giù , tra miei meſchini,
Perche diede ilconſiglio frodolente,
Dal quale in quà ſtato glifonoa'crini.
ſi può chi non ſi pente,
Ch’affoluer non
Ne pentere , e uoler inſieme puoffi,
Per contradizion , che nol conſente.
Ome dolente , comemiriſcolli
Quando mi preſe , dicendonu forſe, he's
Tunon penſaui, ch'io loico foffi.
Cap. Sò che egli fu loico molto migliore di quella buona femmina ,che
non ſeppe riſpondere alle fauie parole del buon compar io . Ma, come ſe'l
Diauolo è padre difalfite je della verità nimicidimo, onde dice lo steſ

fo Dante .
Ch'egli è bugiardo , e padre dimenzogna .
Come(dico)fà eglidelloico,ſela loica (come diceſte)ef'arte, peſcatrice
del vero,che coſi chiamolla loſtello Dante . 1
Chi peſca per lo vero, e non ha l'arte ?
Hoggi farò miracoli dimemoria. Tas.E 'non è dubbio ,cheil principal
fone della Dialettica è ilrintracciamento della verità, ma nondimengella
pur anche intorno al falfo parimente saggira , e coſi determinollo il mae;
Aro di coloro chefanno nel primolibro ,che deprecettiretorici egli ciſcrif
le . Cap.Bene Ãágma non fitoglie pero l'obietto , auendo concluſo pur
troppo il vero quel Diauolo a danno di quel miſero cavaliere ? Tas.Si,
manonfà forzasconcioſa chequel Demonio vſando,non fallo Soffiſma,mo
vero argomento non adoperaffe allora ſecondo’l ſuo proprio talento ,ma
ſecondo lostimolo della Divina Giufliğių ,dalla cuitortura sforgato ,no
meraniglia ,ch'e'parlafleecoſi bene parlalle la verità ;aggiuntoni ilgran
-male chedi quel miſerone ſeguinaged olendo golaproprio della diabolica
maliziiltrar delbene ilmale come della bonta Diuinatutto'lcötrario.
Сар..
Quero il Taffo . 39

Cap . Dio miguardidalla ſua loica: al rimanente Signor Torquato. Tas .


code
Fuegiandio Dante marauiglioſo Oratore , e tale che gli artificiofi arge
1 merti di lui non cedono all'efficaccia di quelli, onde cotanto valſe il padre
onfig della Greca eloquenza, il cheſiconoſce da quell'uno mirabile , che vibro
melle la beata bocca della ſua bella Beatriceyla nel Purgatorio, quando ella per
deſtar in lui,e vergogna,e pentimentoconmerauiglioſo artifiziorimprove
rogli la ſua vecchiezza.
Qual é fanciulli vergognando muti,
Con gli occhi a terra , ſtannofi aſcoltando,
E fericonoſcendo , e ripentuti.
Tal mi ſtau'io , ed ella diffe ,quando
Per vederſedolente , alza la barba ,
E prenderai più doglia riguardando.
Conmen di reſiſtenza fidibarba
Robuito cerro , ouero a noſtral vento ,
Ouero a quel delia terra di Iarba .
Ch'i non leuai al ſuo comando il mento ,
=JA E quando per la barba il viſo chieſe,
me Ben conobbiilvenen dell'argomento .
All Cap.Venenoſo argomento per certo, poiche couchiude la morte della
giouentù ,e quella della vita minaccia . Tas. Madi quella Filoſofia, che
ſegretiè fagareſpeculatrice
de'naturali che poß'io dirui, ſenon che quanto
tunque Poeta,egli però tant'oltre'neinteſe ,che ſegretaro della detta natus
ra parue,ch'e'folle .tacerò de principi, però che fiſuppongono ifondamen .
tijoue appariſce la fabrica . Ma delle coſe, che nell'aria Jogliono generarſe
dette da Filoſofimeteorije ſotto lunari,uenti, pioggie,folgori, turbini, co.
mette,delſito,e de' moţi della terra ;non è da tacerui,ſenon in tutto,alme
no ciò chein parte egli ne ſcriſe,colla fuauagadottrina, vdite della proge
gia ,e com'ella ſifaccia .
1
Ben fai comenell'aërti raccoglie
1
Quell'umido vapor , che in acqua riede
Toſto , che ſale , doue'l freddo il coglie.
Epiù abaſſo.
Siche'l pregno aer in acqua fi conuerſe,
1
La pioggia cadde.
1
E delfolgore. 1
1 Come fuoco di nube a differra
Per dilattarfi , li che non vi cape,
A fuor
Il Firnetico Sauio ;
E fuor di ſua natura in giù s'atterrà.
Edeltremoto. disin
Trema forſequà giù poco , od affai ;
Maper vento che'n, terra ſi naſconde,
Nonsò ,come qua giù non tremò mai .
DelCiclo poi,de'ſuoimouimenti,de ſegniſuoi,dellestelle fille , edere
ranti che non ſeppe'egli; pofcia ,che per quelle Sfere celeſti, tanto da noi,
da' nostriſenfi lontane ,nonſolamente pare ,ch'egli correſſe col folo intellet
80, ma che,calcandole ueramente co' piedi,con gliocchi propri pur lenedel
fege appunto di là sù ritornandoſi ,certe nonelle in terra ne riportaſſe? Chi
ciò non crede,uada egli à leggere trà tanti luoghi , che poſſon chiarırlo il
ſecondo canto del Paradiſo,e ſe non så per auuétura la ueracagione di que'
dilui
ſegni,che adombrano il corpo lunare, à luiſi la chieda , ò per mezo
alla ſua beata Beatrice,chenon vdirà favole.de' Pitagorici ,cioè a dire che
quelle macchie fjano l'ombre d'un'altro Mondo , che la entro pieno d'ani.
maligrandiſſimi,ed abbondante di campagne ,e diſelue,fia,comequeſto no
Aro ,abitato ,ò chequel foro proceda da denſo ,ò da raro ,come loftello Dan
tefinge di credere in que' verſi.
Etio, ciò , chen'appar quà sù diuerſo ,
Credo , che fanno i corpidenfi , erari.
Per dar più forza ,colle tenebre difimulata ignoranza,al lume di meritd,
molto benda lui conoſciuti ,mavedràprim 1,d: Ha ruina di due conſeguen.
që,caderqueſt'ultima ,comepiù probabile ,coſi impugnata opinione,edin
di, leuata ogni nebbia d'errore conoſcerà chiaramente, quell'effetto;deri
warſi dalla fola virtù dell'intelligenza dell'ottana sfera , come altamenje
fi conchiude nel finedi detto canto in que' verſi,
Lomoto , e la uirtù de'fanti giri,
Comedal fabro l'arte del martello ,
Da beati mottor conuien , che ſpiri.
E'l Ciel ,cui tanti lumi fanno bello ,
Da la mente profonda , che lui uoluc
Prende l'image , e faflene lugello .
E come l'alma dentro a uoltra poluc,
Per differentimembra e conformata ;
A diverſe potenze ſi riſolue , se
Cofil'intelligenza fua bontate,
Moltiplicata per le ſtelle , ſpiega;
Girandofe ſopra ſua unitate.
Virtù
--
Quero il Tafſo . 41
Virtù diuerfa , fà diuerſa lega,
Colprezioſo corpo , che l'auuiua,
Nel qual ( fi come vita in uoi) ſi lega
Per la natura lieta , ondederiua,
La virtù miſta per lo corpo luce ,
Come letizia per pupilla viua ;
Da eſſa vien ciò che da luce , à luce
DIM
Par differente , non da denſo , e raro
Effa , è formal principio , che produce
Conforme a ſua bontà lo turbo,e il chiaro .
Cap.Gnaffe , vuolfi trar d'occhio per auuiuarui . Ben diſs"egli,che pia
ciol battello potea ritornare alle ſue riue ſenzaſeguirlo. Tas . Veramen
te questa èopinionepiù da Filoſofo, che da Poeta . Vn'alira cagione di
quelle macchie sòio,che ſente più del poetico. Cap.Öfaté,ch'anch'io la’m
päri,ne miſiate oggiſcarſo d'alcuna voſtra ricchezza.Tas. Le mie ricchez
kefon fauole,ed ornon è tempo di fauolleggiare . Baftiui per ora ſapere ;
che la luna porta quelle ſue macchie per caſtigo giustiſſimo della ſua cru
deltà . Come ciò ſia vn'altra volta vdirete . Cap. Un'altra volta ſi ,
Signor Torquato, ma non un'altro giorno , ſe di tanto la gentilezza vo
ſtra mi fia corteſe. Riſerberemmo ( ſe coſi v'aggrada) questa fauola , come
qibo più dolce,doppv.quest'altre viuande,ed ella ſaràil confetto, e coſi non
E?
Siromperd l'ordine delconuitté . Tas . Voi raddolcite ogni coſa, Sig. Ca.
porale,e non è meraniglia ,chè tutto dolcezza voi ſiete ? faccialicome à voi
pare,e ritorniamo per ora,ſecoſi ui piace di Cieloin terra , ma però à cola
Celeſte,e ſia questa l'anima umana,e veggiamo , ſe Dante fù grand'ania
maftico ,per vfar i termini delle ſcuole,e preparateui à Stupire,ed accioche
lo stupore ſia più perfetto,facciamocialquanto d'alto ,e cominciamo dalla
generazione del buomo . Vdite .
Sangue digeſto , che mai non ſi beue
Dall'alletate 'vene , e ſi rimane
Quaſi alimento, che di menfa leue.
Prende nel core a tutte membra umane
Virtute informatiua , come quello
Ch'a farli quelle per le vene vane.
Ancor digeſto ſcende , ou'è più bello
Tàcer , chedire , e quinci poſcia geme
Sour'altrui ſangue in natural ualello .
Cap.Biſognana ,che dicele,ou'è più belloilfare ,cheil dire ; peròèhé lå
F gene
Il Farnetico Sauio,
generazion de'figliuoli dourebbe parer non men bella ,che neceſſaria ope
razionedell'huomo,epur l'huomo aroſanon pur del fatto, ma del ſolo no
medieſſo. Tas. Quest'è un indizio misterioſo della miſeria ,nella quale,
ci fecadere il peccato del primo padre,che del ſuofallo il primiero caftigo,
ob'egli ſentiſſe fü la vergogna. Cap.Ma doue dice ancor digeſto ſcende,
quell'ancor,che opera inquel luogo ? Tas. Molto,quantunque forſe non
paia,egli dimoſtra la quarta digestione delſangue,prima, che ſi conduca
al fonte di nostra vita la prima faſſinello stomaco, ma queſta è del cibo,
la ſeconda nelfegato,&queſta è del chilo,che ſi fà ſangue,la terzaè delfan
gue pur nelfegato parimente ,ò come altri vogliononel cuore, la quarta
nelle vene , della quale replica ancora digeſto . Ma notate ,com'egli
procede di grado in grado. Sce o ilſangue, on'è bello il tacere , egli dice ,
che quindigeme.
Sour'altrui ſangue in natural vaffello .
Ch'è quell'effetto,cheuoiſapete ; il quale non sò io ſeſi poteße ritrouar
voce piš nobılmente ſignificante di quel geme.
lui s'accoglie l'uno e l'altro inſieme
L'vn dilpoſto a patir , e l'altro a fare
Percioche la femina concorre con la materia , ed il maſchio collan
forma.
Per lo perfetto loco onde li preme
E questo èilcuore ,come bògià detto,il quale eſſendoſedeprincipaledel
calore degliſpiriti e della vita ,non è marauiglia, che poſſa compartir il.
fangue,che da lui ſcaturiſce, virtù attiua ,ed informante. Ecco il concet
to dopo,che l'un jangue con l'altro s'è meſcolato.
E giunto lui comincia adoperare
Coagulando prima , e poi rauiua
Ciò , cheper ſua natura fè geftare.
Ecco l'anima,ch'd fola viuente.
Anima fatta la virtute attiua ,
Quald'vna pianta , in tanto differente,
Chequeſta è in via,e l'e l'altra , è giunta a riua.
Cap. Quando dice chequesta d'in via di qual anima intend'egli della
pianta,ò dell'huomo? parlandoſempre della uiuente . Tas. Senza dub
bio dell'uomo, però che questa camina à duoi altri gradi,alla fenfitiua,ed
alla ragioneuole ,ld doue quelladi ſe ſola contenta ſiſtá. Cap. Ma doue
Ha dir quella ,eſſendo più lontana di ſito nel verſo . Tas.Egli non ha ſegui
to l'ordine delle parole,ma delle coſe, e perche trattandoſi dell'umana ,
più
Ouero il Tafſo 43
bile open
folos più vicina alla principale intenzione ,che l'altra, però dije quefta . ecco la
ſenfitiua .
qually
Tane'oura poi, che già fi moue , d ſente,
់ រំ ខ្មែរ
Come fongo Marino, ed iui imprende
fcendet
Adorganar le poſle , ond'è ſemente .
afirman
Vedete come eccellentemente vi moftra queſta mirabil fattura,d poco ,
fits
lok à poco ,à parte,d parte ,ne in tutte le coſe create poteua egli trouar coſa più
ta fimile a quella maſſa,non ancora articolata nell'utero, ma peròſenſitina ,
delfongo marino, il quale non è altro, che una deformata materia , ſenza
membra,macheſi muoue,eſi riſente. Ecco l'animale perfetto.
Or ſi piega figliuolo , or fi diſtende
La uirtù , ch'è dal cor del generante ,
Doue natura à tutte membra intende.
Cap. Non è perfetto ,ſenon viè ancora l'intellettiva. Tas. Inquanto
Animale è perfettiſſimo,perciochel'anima ragioneuole få ben più nobile
* Phuomo de gli altri animali, ma non più animale il può rendere . Cap.
Hòpur io veduto degli huomini animaliſſimi io . Tas.Cofi non fe ne uc
dejero tutto dl.
Ma , comed'animal ſi faccia fante,
Non vedi tuancor , queſt'e tal punto ,
Che più fauio di te già fece errante.
Si che per ſua dottrina fè diſgiunto ,
-1
Dall'animail poſſibile intelletto ,
Percheda lui non uide organo aſſunto .
Cap. Chifu queſto ? Tas. Il gran commentatore Auerroe , cheſognò
un intelletto vniuerſale ,commune a tutti gli huomini.
Apri a la uerità , ch'or uiene il petto ,
E ſappi, che ſi toſto , come al feto
L'articolar del cerebro è perfetto.
Cap.Come il petto ? dunque fù Dante dell'opinione de gliStoici, che
credettero,che l'anima,che diſcorre ſi riparaſſe nel cuore ,ò nel petto,come
gti Epicuri.Tas.Più toſto dourebbeſi dubitare che egli ſentiſſe co'Medici,
$
che nel cerebro ,come in ſua propriaſede la poſero,dicendo egli. Cheſi toſto
come al fetto, l'articolar del cerebro e perfetto . Ma ciò få detto da lui, per
che il cerebro è inſtrumento di cui ſiſerue l'anima,neſi può introdur lafor
ma,ch'd perfezione, ſe non ſono perfettigli organiſuoi, ellendo l'anima en .
delechia,comedicon le ſcuole eprima perfezione delcorpo naturale,orga
nico che può viuere,manon potrebbe viuere il corpodella uita,cheappor
F 2 tala
44 Il Farnerico Sauio ,
tala preſenza dell'anima,ſe non auelle gli ſtrumenti perfetti,de quali per
le proprie operazioni l'animaſi dè feruire. Ma, che l'anima,che diſcorre,
ed intende , non fol con le due patenze , l'una che viue, e l'altra ,cheſente',
macon quella. , che intende ancora , ſifia come in ſua Reggia principal
mente nel cuore , non pur gli Stoici , mai Peripatetici ancora il cre
dettero, ed il loro maeſtro nel libro.del mouimento de gli animali ab
cap . Io . afferma, che in questa parte , a ufo di Re, l'anima umana riſie
de; onde non ſcriffe à cafo Dante, coſi ſcriuendo ,ma da uero Filoſofo. E
chicon maggior lume di quello che la natura ne può preſtare, attentamen
te conſidera, uedrà con quanto miſterio diceſſe, parlando dell'anima ragio
neuole. Apri'a la uerita ,che viene il petto, percioche la uerita,che
viene ne i ſeguenti verſi,non è' Filoſofica, ſi che umano intelletto poſſa,ra
gionando co' ſuoi corti, e debolifondamenti, conoſcerla , ma christiana , e
queſta principalmente non ſidiſcorre, ma ſi crede,ed il cuore è fonte della
fede, la credenza dello'ntelletto dallo’mperio della uolontà deriuando.
Cap.Ş'io ſapeſſiſempreben dubitare,ſaprei anco imparare co tal meſtra.
Tas. Nor så poca ,chi ben så dubitare ,che come diße il noſtro Dante .
Naſce perquello aguiſa di rampollo
A piedel uero il dubbio .
Mi ecco finalmente la ragionevole, Articolato il ceruello.
Lo mutorprimoa lui ſi uolge , e lieto
Sour'a tant'arte dinatura,
Fin qui hd Dio operato colla ſeconda cagione,ch'è natura,la miniſtra,
ma ora, che affia fare dell'animale l'huomo, ch'è il compendio di tutte le
merauiglie del Mondo,ne toglie egliſteſſe l'impreſa ,
E ſpira
Spirito nuouo di uirtù repleto
Che ciò , che troua attiuo quiuitirå
In ſua ſuftanza , e faffi un'alma ſola ,
Che uiue , e ſente , e ſein ſe rigira .
Poteuaſi dir più in un fol uerſo diquello che haegli detto nell'ultimo?
poteuaſi più pienamente, epiù strettamente inſieme eſprimer la forza, e
uirtù dello'ntelletto ,che intende ſe medeſimo, & con questa intelligenza
uien in uncerto modo a far un moto, come circolare , di quello che l'abbia
egli eſpreſſa in quelle tre parole : e ſe in ſe rigira ; mafiniamo oggimai,chę
s’io uoglio ,come potrei ,moſtrarui,ch'egli fu gran Metafiſico, Aftrologo,
Morale, e Politico ,quando finirò io ? Bastiui dunque quello , chefin quiſe
n'è detto,d conoſcere,per quanto bò potuto io dimoſtrarlaui la ſuaeccellen
Ouerò il Taflo .
dalis
za. Cap. V'eraniente églifù gran Filofofo. Tas. Non è chi nieghi, eco
Econ
me puoſi negare ? chegrandiſſimoFilosofo egli non foſſe ; ma vuolli pal
efeet
Jar più oltrese confeffar parimente;ch'eglopoetònobilmente filoſofando.
Cap. Coſi è ueramente,ma degli poffibile,che Dante, huomo ſi dotto cre
cilof
deſſeanch'egli alle uanità degli Astrologi dinerora intendo delmiſurar il
Cielo con un compaffo,che anche questo è un grāchemaioparlo di quelle
atli
lor folle,Aſcendéte , Trino, Seſtile, Retrogrado,maggior,e minor fortuna ,
e
ka
-colle quali pretendonoeſſi d'indovinare,come ftan leſue fortid cialcunfis
fe . Tas. Voi dite dinon ſaperne,e purfapeteitermini:dı.quell'arte , ma
com'è ciò Signor Caporale che noi chiamate una folla l'Afrologia . Cap.
Laſciò da parte per ora ogni ragione,che potrei adduruene,e uagliomifolo
dell'autorita . l'auerne ueduti ſchifi molti huomini faui, e gran letterati ,
mi fil coſi credere.Tas.O quārimostranſiſprezzatori di quelle dignità,che
per loro no ſi posſono coſeguire,coſi molti dotti chetuttojáper vorrebbono,
è .' ſia
.
Dante la cui auttorità ualpermille ,nou ebbe per fauolè ipenſieri degli
Astrologi,anzi,come dianzi u'ho detto ,fù Aftrologoanch'egli, manõgià
cofipazzo, che credeffe neceſſità negli effetti di quelle cagioni ſuperiori ,
che ciòfora ſtato non ſol
uanita, ma un'empia ereſia , machinante contra
la libertà dell'umano arbitrio ,che libero fù creato. Mostrollo in que' uerfi,
ma uoi pur di nuouo mi cifate tornare . Cap. fomi contentò signor Tor,
Ah quato,che uoi diciatégcome diceſi à fanciulligoloſi . Queſto, e non più .

Tas . E farà bene à noſtro prò , che non vi fimoueffeio i šermini. Cap.
Nò, ionon temo divermini io chesò incantarglianch'io cofibeñe , come il
compare di Monna Agneſa.Tas . Moſtrò dunque Dante d'eſſerAftro
logo cristianoin que' verſi, aurei ueramente , del decimoſesto canto del
Purgatorio ... !
Voi , che viuete ogni ragion recatepan
Pur ſus'al Cielo , pur, come ſe tutto
Moueffe feco dineceſſitate.

Se coſi foſſe , in noi fora diftrutto


吸奶 協

Liber'arbitrio , e non fora giuſtizia,


Per ben letizia , e per malauer lutto.
Il Cielo i noſtrimouimentiinizia ,
Non dico tutti ,mapoſto , ch'ildica ,
型 非 外

Lume v'è dato a bene, ed a malizia , " !


vist & liberouoler , che fe fattica
Nelle
Il Farnetico Sauio,
Nelle prime battaglie del Ciel dura,
Poi uince tutto , ſe ben ſi notrica.
Stante il qualfondamento coſi neceßario ,come verifimo, cioè à dire,
chequel mouimento cheſcende dalle stelle ne gli animinostri , ſia più to
sto inuito,che sforzo ; non farebb'egli cecità troppo grande il non crederei
loro influſſi quaggiù,dimoſtrandogli chiaramente la ſperienza , delle coſe
maeſtra,fin al rozzo, e materiale bifolco,ilquale apprende ſua prattica
astrologia della terra,dalle piante ,e dalle gregge, nelle quali coſe turte ve
de euidentiſſimi gli effetti del Cielo: Il medeſimo eziandio molto notabil
mente ,cioè,che il Cielo ha pur forza in noi , forza però moderata dal no
Stro arbitrio ( comedicemmo ) inſegnoui nel quarto del Paradiſo in que.
verſi .
Quel, che Timeo dell'animeargomenta ,
Non è fimila ciò , che qui ſi uede
Pero , che come dice, par , che ſenta.
Dice, che l'alma alla ſua ſtella riede,
Credendo quella quindi eſſer deciſa ,
Quando Natura per forma la diede.
E forfe fua fentenza e ' d'altra guiſa,
Che la uoce non ſuona , ed eſſer puote
Con intenzion da non eſſer deriſa.
S'egli intende tornara queſte rote
L'onor dell'influenza, è il biaſmo, forſe
In alcun yero sù arco percote.
Cap. Piano Signor Torquato, come dice Dante, in questo luogo, che
Natura ,diede l'anima performa ,
s'egli ha detto diſopra,ch'ella èfattura
di Dio,ed egli la ſpira , e cofi deueſi credere.Tas. Due ſono le nature, Sig.
Caporale , l'una ,che chiamano i Scolaſtici,naturante , l'altra naturata , la
prima d'Dio,della quale intende qui Dante , la ſeconda e la ſua miniſtra , 1
0
di cui e'luoſtro intendimento. Ma tornando al propoſito , ſpiegò il Poe
1
ta in un'altro luogo più chiaramente questa verità, nel medeſimo appun
to toccato da noi,oue tratta del torbido della Luna in quel terzetto.
1
Queſti organi del Mondo coſi uanno
Come tu uedioniai di grado in grado ,
Che di sù prendon , edi ſotto fanno ,! I
E veramente ,ſetutto ciò,che ſgorga in questo gran mare dell'effere, pe
netrando,com'acqua, per le viſcere delle noſtre ſpeculazioni,fà fuogironel
nostro intelletto ,e quiui d'una altra vita jornad rinaſcere , ed in ſomma
de
Ouero il Taffo . 47
ſe tutte le coſe cheſono,polonoeſſere dall'intelletto noftro compreſe,perche
Sarà una chimera, e non più toſto, una perfetta ſcienza , l'Aſtrologia ?
Oellaè difficiliſſima per la lontananza , ed ampiezza del ſuo ſoggetto 0,,6
per la quaſi inoſſeruabil ftrezza de' tempi. Concedaſi,ma laſua difficol
ted tà argomenta nobiltà in lei,non impoſſibilità . Maſe miglior proua bi
he Sogna per far conoſcere che il nostro Poeta ſapeſed'Aſtrologia , ed appro
uaße questa ſciéza,leggete nel vigeſimoſecondo canto del Paradiſoze tra
tet uerete lonatiuità di Dante in queste verfi.
Tu non aureſti in tanto tratto , emeſſo
Nel foco il dito ,in quant'i vidi il ſegno
Che ſegue il tauro, e fui dentro da ello.
Oglorioſe ſtelle , o lumepregno
Di gran virtù , dal quale io riconoſco
Tutto ( qual che li fia ) il mio ingegno
Con uoi nafceua , ed aſcendeua volco
Quegli, ch'è padred'ogni mortal vita ,
Quand'i lenti da prima l'aerThoſco.
Cap. Quest'era ilſegnodi Caſtor ,e Poluce.Dunque da eſfocade cotana
, ca
gione riconoſce Dantela diuinità delſuo ingegno. Ma @ Signor Capo.
rale) di già traſcorſo ogni termine,ed hò io fatto di molte inſtanze . Non
émai tempo di dar fentenza ? Cap.Siè veramente ,foluetemidue ſolidub
bizlaſciando omai Dante da una parte,ed io ſubito de lapronunzio. Il pri
mo è,per qual cagione vi auete finto,e tuttauia vifingetefaretico .Tas.
Igle O queſto ſi ch'ètratto dalle viſcere della cauſa . e l'altro ? Cap. A queſto
miriſpondete,e poi parleremodell'altro.Tas.Torto mi auete fatto,e non

richiedermene molto prima, e fin da principio di coſi lungo eſame, che il


‫الار‬
tempoche abbiamo conſumato intorno alle poefie , ſarebbeſi con maggior
叫 那

mio gusto impiegato intorno alla vera ſtoria de miei trauagligne voiſen .
za parte d'alcun diletto gli aureste vditi,però che faremmisforzato io di
rappreſentaruegli in forma tragica , quafi in iſcena , che comeſuoleßerdi

non poco ſollevamento à miſeri il poter tallora narrar le loro miſerie, coſi
la pietà,ch'altri ne prende , aſcoltandole, non è maiſenza un non sòchedi
diletteuole,ftillato (mi credo io) neglianiminoftri dalla loro umanità , in
soſifatta pasſione riconoſciuta ,ondeſon differenti glı buomini dalle fiere .
Ma poiche il tempofen'è volato,e la notte ne viene , poche, e brieuiſa
roki ranno le mie parole, ancorche molti e lunghiſienoi miei mali. Quel gran
detiranni, padre della libertd ,
Romaro ,liberator dela patria ,cacciator
per,
VE
43 Il Farnetico Sauio ,
per amor de'ſuoicittadini ;s'infinjepazzo ; ed io di farnetico,hò preſo no
mè,e ſembianza, per quella carità, che porto a tutti glihuomini virtuoſi,
che uiuono ora;e nell'etàfuture viuranno ,che queſti hòſempreioamati,cos
me digniſſimi Cittadini di queſta gran patria commune dell'vniuerfo .
Strana,e per auuentura ,nella ſua prima frontejpazzacagionediſimulas"
ta pazzia pårrauiqueſta ; ma s'io meglio vela diſtinguo,forſe ,che da uoi
ragioneuole fia giudicata . Io non'sòyè'l Sole folein Gemini , quando alla
Sua luce io mi uenni; ma dilá sù confeſoben io d'auer auutat anto d'inge
gno,che ſe auuerfa Fortuna che dalprimo dì,ch'io ci nacqui,mifù ſempre
troppo oſtinata nimica,non mi rompeua il camino(non dee tacerſila ueri
tà di ſe steſſo )forfitant oltreſarei poggiato,ch'aurei pallato per auuentu
ra que' termini.Oue ueftigiouman l'arena ftampi. Ma quanto auanzoli
in me il uigor de llongegno, tantoſempre venne creſcendolaforza di queſta
crudeliſimamia nimica . Intanto che,quendomi poſto a fianchi nel primo
aſalto per ſua fiera miniftraunà perpétua pouertà,finalmende ( io dirò il
uero ,quantunqueinon verifimile)miſollendje m'irritòcoktra,poco meno,
che tutte le creature di queſto Mondo,e non ne traggo'purgtielementi,la
cull continoua ed infopportabile guerra,primadi uarieinfirmita , cagiona.
te nella mia debole compleſſione a cui fù contrario , freddo ; caldo, acqua ,
aria ,eSoleil che reputo colpose colpa pur difortuna, poidimiltaltri ac->
1
cidenti,mille volte inteiroppe il corſo de ' miei feliciffimištudi,intanto
fe
lici,che coll'aiuto loro,giunſt, malgradódíleiga tal ſegno,cheda pochi fina
qui Cle'l vero non è fuperbia) hò uèdutàtoccarſi. Majenor valfe tuttol
il rimanentedel Mondo ,ne pur fortunafteſa, á farſiz ch'io talenon diue=
miſi ,qual pur mi fouo, pote ben ella priuarmi,perchealcun altro ſuo inde
gno,come di ſpoglia opima,ne trionfaße,non dirò delle ricchezze ,idoli di
gente uile,made gli onori,cheſonoi debiti premi della virtù,eglioneftif.
Jimi deſideri de gli animigrandi . Ma,che tralaſcioio ? Coſtei milesås
della patria,m’allontano da pareti,e perche il crollo ela caduta follemag!
giore, mi fölleuòin alto colla perāza diquello chea mepareud,che la mia:
virtù meritaße, e l'aurei conſeguito da liberalità di Signore , ſe la’inui
dia, Morte commune e delle corti vizio , non viſi foſeinterpoſta . Afie
rid di queſta nuoua congrurata e' miei danni; quafi librato in aria , så
lali delle mie fallaci ſperanze, fuilungamente troppo mifero ſegno Com
ſteijuenendole meno l'armiſue proprie,lemie mi tolje difurto ,e-ionqueſte
alla perfinemiſuperò . Lamia filoſofia dottrina vana, ed inutile comix
ciò a predicare . A'miei nobili ſtudi,allemiepulite lettere , con un inde ?
gnofcherno,ediſprezzo, di wanitå troppo inutile, died'ellail nome ; ed in
ſomma
Quero il Taflo . 49
2013 somma,non ſi vergognò la ſuergagnata di darmi titolo di pazzo,per quel
xos la poeſia , là cuimercè ſon pur oggi(benche fuor di ſenno creduto ) onorato
dal Mondo nelle mie carte; nelle quali viurò ad onta di lei , quando ſarà
ancor morto . Col nomé,che più dura,e più onora · Allora, poiche vidi non
mulk ſolamente morirmi le mie ſperanze,fallirmigli onori , mådelle mie virtů
dan farſi premi le'ngiurie, rimaſe da cotanto dolore oppreſſo l'animo mio,che
ben fü miracolo, da farmi stupire di me medeſimo, ch'io veramente non de
Sciſſi del seno.Onde per no perderlo daddouero, e per ſottrarmiall'accerbiffi
mo affanno, cheageuolmente aurebbe potuts priuarmene ; errai lunga
ſtagione,ma in vano,che quaſi traffitta fiera, che fuggédoſi,porta pur ſeco
lo ſtrale,che l'ha ferita ,iomeco l'acerba memoria della mia ingiuria por
tando,errai odioſo à me fteſo,e finalmente,perche i uirtuoſi,moſſi dallo'nfe
lice mio eſempio, temendo il contraſto della fortuna, non faceſſero ritroſo
Calle, e per altra via i lor paſſi non riuolgelleroseleffi di ſecondar quella ro
ce temeraria ,e sfacciata ,che pazzo, e farnetico m'appellaua ,e per prete
ſto del malerimunerato mio merito, deliberai di fingermi forſennato, affin
r. che ſe il Mondo non prezzato , non onorato pur mi vedeſje, non altronde
deriuaſſe diciò la cagione;che dalla mia pazzia, la quale ogni mio valore
que annullādò,più degnodi pietà che d'onori,nel cõcetto degli bueminimireni
,
jab deße . E percbe voi, e tutti coloro che tra le tenebre delle vulgari opinio.
ni,fanno,ſpeculando,ilvero diſcernere , diquesta verità paſsiate auer al
rift cun lume,confiderate quello che dime ſteſſo parlando, in perſona di Tirfi .
taſciaiſcritto nella mia Fauola Paſtorale , in que' verſi.
dis Hor tu non ſai
ind Ciò che Tirſi ne ſcriſſeallor , ch'amando,
!
bli -- Forſenato egli erro per le foreſtë,
Ne già coſe ſcriuea degnedi riſo,
illa Seben coſe facea degne di riſo .
2 Lo ſcriſsein mille piante,e con le piante,
Crebberoi verfi .
11
Che chiaraméte potrete cõprendere che ſe allora ,che ogn'vno mireputaua
AM pur ſauiocne credo già,che parto d'ingegno pazzo ftimiilMõdo l’Aminta)
dimeftello coſi parlai,ciòfüfatto da me,no à caſo,ma co artificio à queſto
fine da me antiueduto,il futuro in figuradel paßato,accénando,ericopredo
il
ught ſottoʻl velo d'amore,la ragioneuole ambizione de'mieiſperati oxori no co
ſeguiti. Eccoui, Signor Caporale,la Tragedia del Tallo , la quale teſſera
ali forſi un giorno alcūbenigno irtelletto, col titolo di FARNETICO SAV102
ellt S'altrorimane perfodisfar al miodebito, voi dite edio riſponderò.Cap. Io
G fon
sa Il Farnético Sauio,

for coſi pieno di pietà , e di ſtupore ,che appena pollo aprir bocca per fauel
lare.Dirouri pur nondimeno Sig.Torquato , che con animofortetutto ciò ,
che ilCielo ne manda ſi vuolſoffrire . Non può torre à voi auuerſità di
fartuna l'unor vostro ,ne lavostra virtù . Parzo , chicrede il contrario,e
per dar finalmente queſta ſentenza ,iodico (odalo il Mondo tutto) Pazzo
è chi pazzo voi crede,e giouamidi ſoggiunger di più , per voſtro conforto ,
che molti ſaggi v’inuidieranno coteſto voftrofarnetico. Tas.Coſi dee dun
que perſeguitarmi ed in ogn'ab.to riconoſcermi questa crudel dell'inuidia?
Se ciò è vero ,io torno fanio . Cap . Ben dourefte voifarlo,equeſto appuna
to è l'altro dubbio ,ch'io deſidero,che voi mi ſoluiate , cioè ſe quete pur fer
mato nell'animo,di portar ſempre queſto neme, ò pur deporlo una voltas .
Tas. V na volta voglio io (maſcherarmi Signor Caporale. Cap. Ma
quando. Tas . Quando riconoſcere il Mondola mia virtù . Quando io
ſarò coronato Poeta in Campidoglio. Cap. Verimente ſarà il tempo mol
to opportuno, e l'occaſione di gran misterio ,e coſi oferuaraſi lo contrapaßo,
che ſe tāto di male hanno à voifatto i vostri nimici , coppieranno eſ allo
ra d'inuidia ,e ſoli rimaranno confuſi. Manon dourà tardarmolto, per
quanto rifferiſce lafama; Intanto io,che in efiremoil deſidero ,acquete.
vò il deſiderio con la ſperanza . Tas . La ſperanza, Signar Caporale, d'un
infidiofa dolcezza,che vi fabeuere ogniveleno, coſi gentilmente la tradiz
tora di ſe medeſima il se condire. Cap.Voi dite troppoil vero,ma in pro
poſito di dolcezza ,non è da fcordarſi di que' confetti, ch'io mi ſerbai per la
fine di queſto noſtro conu tto, autiſimo veramente,come che troppo acerbi
fiano statigli ultimifrutti . Cunditegli dunque Sign.Torquato, con ma
teria più dolce,e loputaogni più triſta mémoriasſuelatemi omai la cagione
del torbido della Luna . Tas, La Luna ſorge, & ilSole ſi cade, e ſarebbe
digià stagione,che voi alle vostre caſe,ed io a Corte mi ritornaſſi, che
Monſig . Illustriſs.dee volerfi.cenare. Cap: Ceniſi queſta volta,ſenzala
ſua pri pregiata viuanda ,che ſta ſera auete yoi a favorirne la mia pouere
menja; ma primaviconuien pagar l'Oſte ,col racconto della promeſafa
uola ,ne vidia noia,che la cenaſia tarda , che faralla tanto più saporitail.
vostro appetito, e'l Cielo faracianch'egli lymie.co- ſuoiſplendori. Tas.O
qual cena m'apparecchiate . To laſcierei quella dello'mperadore,per cate
Aa voſtra, per pas toſtogoderne ;vdite omai della Luna,e perch'ella rima
nelle coſi macchiata, come voi lamirate , ciò , che mi detta un mia poetica
/ pirito, destato dal deſiderio diſigillar la ſentenza ,che noj auete data afa
nor del mioſenno .
Fugid la Luna,in queſto noftro Mondo,una belliſſima giovane , la cui
bellez
Quero il Taſſo . SI
HE
bellezza coronata ,come di tanteſtelle ,d'infinite virti , inuaght il Cielofi
fattamente dell'amor ſuo,chestimolato dal ſuo deſiderio ſupplico d Glove,
4H ,
E10 to'l giorno ſeguiua,alleſtelle,nelſeno di lui,che n'era bé meritevole amana
te la traſportaße. Se Febo,diceua il Cielo,che få anch'egli huom morta.
hili, le ,meritò ,e per la ſoauità delſuo canto, e per effer inſomma un Eccellen .
te Poeta , della Diuinità, il priuilegio ,e d'effer fatto tra glialtri, principa
lifimo Nume,e ch'io mi priuali ( coſi commandandoliu Groue) del più
chiaro mio lume,per arricchirnelui ſolo,dacui ord ,non piu da me , lorica
noſcono le mie ſtelle ;perche à coſtei cheper meritòglie lorella , ne d'altro,
+ che della dignità del feffo à lui cede,non hai tù da concedere (dimandando
lo io)di me fteſo il ſecondo luogo,come à lui fù fatto grazia del primo?Che
le pur,ò Gioue, ſeiancor tu di Muſica coſi vago,cheoltre quella ch'eterna
mente tifannoquesti miei giri,la terena deſideri,quafila grauidezza,che
continuamente tu porti delle formecreabili,renda te parimente d'estrania
cibo vogliofo ,deh qual più dolce armonia potrà diletticare le tue puriffime
orecchie,diquella che tifarannoil coro delle ſuerare virtù ? Coſi l'inna
morato Cielo parlaua,quando Gioue con quel forriſo, che ogni tempestes
rende ſerena ,cofiriſpoſe. Coſe giuste tu chiedi (è belliſs.padre) io che gitte
Stiffimofono,comepolonegarleti? Voli a te pur l'amor tuo , e,non meno,
FPD che'l giorno, abbia la ſua luce la notte ,e la ſua luce ſia il tuo deſio · Che
1
dico notte ? anzi un giorno ſolo,e perpetuo,rifacciaſi di due ſolialternanti,
erbi naſcente l'uno nell’occafo del'altro.Sia coſid'effetto ,come dinome,poiche
2016 " tu tale l'hai nominata ,ſorella del nostro Febo la tua diletta ; ed egli col.
l'eſempio della tua ſplendidezza,donid' lei la metà di quellume, ond'egli
Splendeſouerchio: ne ſenegrani;peroche non celando egli nell'auuenire ſe
Stello nelſuoimmenſo Splendore,non fia più la ſua lucc detta fonte doceci.
cal età,come i temerari mortali,ad onta della mia prouidenza,oggi ſonoardi
ti chimarla,ma meglio da que' ciechi riconoſciuta , farà maggiormente
ito adorata .
6. Tacque,e,com'egli diße,coſi füfatto .Splendea gid Delia ( che coſi ebbe
sil nome la bella donna )tra le braccia del ſuonouello amante,nouello ſole ;ed
il Mondo di doppia luce fornito , aueagid dato bando alle tenebre. Gidi
-furti le'nſidie , l'opere uergognoſe ,ed infami,tutte coll'amica lor notte s'e
List rano dileguate.L'ozio vitamorta de gli animi,ed il ſonno viua morte de

fo corpizappena trouauanluogoda ripararſi. Già cominciaua la terra per li


1
perpetuiraggi à goderſi una perpetua primauera ,édin briene una più bel
laeta dell'oros'aprinael Mando,quanino on nobilegiovane,cacciator an 184
che
52 Il Farnerico Sauio ,
cb'eglijamico
i, delle Muſe ,e diuoto di Febo,nell'arte del cantare, e del toc
car la retra ,molto famoſo ,uolto al primo raggio di Febo ,che ſpūtaua nele
l'Oriente,dopòlatratta d'un profondo ſoſpiro, bagnando le parole d'ama.
relag ,ime,coſi diffe . Eccogiustizia degli Düj; ecco pietà delmioNume.
La manimica,anzid' Amore,anzi pur d'ogni umanita, quella , non di
fiere, ma d'anime umane cacciatrice ſpietata,che dopòla lor miſera preda,
non degnando colla ſuperba fua mano di pur ucciderle ; ne facea micidiali
i diſperati lor deſideri,quella inſidioſa bellezza, ch'allettaua gli amanti,
ed allettati gli fuggiua ,ed odiana; quel fiero moſtro di crudeltà, quello èfat
to la sü mostro di luce,di luce pura ,e ſincera ,della tua luce,ò Febo,della
tua luce, etu (ahi coſa iniqua, ed indegna )e tu il ſøpporti e non ſol il ſop
porti, ma del nome diſorella l'onori? Ed a me tuo deixoto, per la ſua crudel
tà fatto gia fauola de' Poeti , che le mie paſſioni chiamano i miei proprica
ni che non riconoſcendomi,mutatı (abi tantoda quel che foglio)mistrac
ciano,mivccidono, me che i tuoi altari hù fatto fumar ſempre d'odoriferi
in cenfi,meinuendicato tu laſci? Ahs'oggi dall’indegna luce di lei é pur
.contaminato il tuo lumeje ſe queſti occhi miei ſono punaricheaperti per ri
mirar il Mondoriſplendente di quel ſuo raggio,habbianſi onaiqueste mie
Pour

( talefù il nome dell'infelice )uerſo il ſuo petto,la punta d'un acutiſlimo dar
dofopra'l quale precipitato dal ſuo dolore,con profonda ferita fecealla pro
pria morte ampia ,e miferabile ſtrada. A coſifiero accidente,reſtò lo steſso
Cielo,fatto pietoſo del ſuo proprio riuale , e Febo , non potendo mirar la
morte del caro amico, pelò di lagrimoſa nuber ſuoi raggi. Poſcia chi pre
gò,chi mori,chi l'innocente ucciſes frafe me medeſimoripenſando,la pieta
in ira,e l'ira in vendetta volgendo,chiamato à le Mercurio , e, per mezzo
di lui,impetrata vdienza da Gioue ,in pubblico Concilio di tutti e' Dei,che
numeroſi perla via lattea vennero à iorme,poiche tutti furonoragunati,
mentre rinfrancavano gli occhi , dallo fplendore di lui al primo affifarſi
abbagliati ,egli ,da luogo eminente ,due,e tre volte l'infiamate luci volgen
do in giropoicon VNA /degnoſa riverenza in Gioue affilandole,d yn cenno
della ſua Maestà ,che fù del fauellar la licenza, con chiara , e riſonante
Voce a parlar, in cotal forma incominciò.
Padreze Signore, della diuira ;ed umana natura , e voi NumiCittadi
ni d'Olimposehem'aſcoltate,già nonvengo io ,come perauuentura vifate
À credere di priuata cauſa oratore, ma di pubblica, ed a tutti voi , e molto
spiriche tuttiyal de principalmeteoGioueſpettante.Ben bòio ( no'lniego)di
priuato dolore cagione particolare,matutti gli affetti mięiſon coſtuinti da
quel
Ouero il Taffo ."? 53
EN quel timore,che del danno , e vergogna vniuerſale di queſtaCorte m'in
4.02 gombra l'animo,che nel dubbio de comunije futurimali, ſi diſperde il ſen
1
fo de'miei propri , é preſente. Fù , dell'Ethera ,altra volta il
ietoa tuo Regno a grandiffimorifco di mutar Signoria , e ben tu'llai, che ancor
HOW
tremiamo tuttidellamemoria, quando quegli empi giganti,grandiſſimidi
red perſona,mamolto più diſuperbia ,drizzando à questa tuarocca , quaſifue
cikla ſcale ;l'un foura l'altro que'terribilimonti,oj aged à Olimpo ,d lei ,quantun 1
que altiſſima ,ebbero ardimento di dar l'aßalto . Grandefù allora (non può 1
negarſi) il pericolo ; che poderoſi erano li nimici,formidabili le lor machine,
nuouo rl tuo Regno,freſca la memoria del cacciato Signore , poca allora la
municion delle folgori,ch'oggi è infinita,e nel trattarle , per la brieueſpe
rienza dique' tempi,poca ancor prattica la tua destra; ma come, che , per
tanti riſpetti, folle quella guerra molto pericoloſa , rimaſe pur nondimeno
in quelle angustie, queſto folleuamento,ch'ella era guerra aperta, che ſi ue
deano i nimici,che i lor diſegni á noi non erano occulti . Tu Gloue al pre
lip pararti al fortificarti,aldifenderti , auesti il tempo . Tu quanti , e quali
pert foſſero gliauuerſarize comeze douese quando i tuoifolgori ( per questo forſe
Tem svfati felicemente in queltempo) edrizzare", ed auentare doueui, potesti
LEOR ageuolmente conoſcere. Vinceſi ageuolmentel'aperta forza. La fraude
zoda fola è inſuperabile . Maoggi contra te ,contra il tuo Regno,contra noi tut
=pro ti ,impugnano i mortali l'armi diquel Sinone,che naſcerà dopomolti ſeco
Stel li al mondo,per far cader conſuefrodi quella gran Troia , che ſard'capo di
rar tatta l' Aſia . Ma,che dico i mortali? anzi pur i Celeſti co' mortali fon con .
3.97 giurati,e tentano di far ſi, che queſta noftra gran Troia ; auampi , non di

2 quel fuoco ,che à leized a tutto’l Mondo èfatale ,onde ogni coſa , quando ,
net che ſia ,dourà ftruggerſi ,ma innanzi al ſuo tempo d'un incendio diJedizio
berjalan ſa diſcordia ,edi ſacrilega ribellione . Tu Gione che ſei Re d'ogni Reje Mo
narca d'ogni Monarca,ben dei tufaper l'arte del ben regnare , ed à te per
conſeguente deve eſſer molto bennotocome ſi conſeruino ,e perdanſi le Si
gnorie ,ond'ionon dubito che le mie parole ( chefarò io coſi delle coſe auue
nire ,come delle prefini,poiche dite expreſente il futuro )non acquiſtino appo
té quellafedeche meňta la lor verità,dalla tuaſapienza molto ben cono
Sciuta ; ed amata . Date impararonogià imortali ogni buon reggimento,
ed auendo conchiuſo coll'eſempio del tuo,che d'un ſolo debba eller il buon
gouerno, poſciache videro te ſolo,e primo ſederti fra noi, e con ſingolar po
moli deſta reggerci,e commandarci,determinarono altreſi, che il premio gela
Bolig pena gomeprimi, e veri effettidella Giuftizia, folero lo ftabilimento de
ritempi aunifato , che queſti film
rono
54 Il Farnetico Sauio ,
rono i fondamenti della tirannide tua( intendiſanamente,dGioue, ionon
parlo hora colſentimento del volgo ignorante, ma con quello de' faui,che
tiranno appellano,non l'ingiuſto Signore, ma il folo .) Percioche allora
ti conobbero feuero caſtigatore delle malopre quando non perdonando alla
ſceleraggine del proprio padre,non per brama di dominare (come fingono
gli empi)ma per punirlo dell'abomincuole ſua crudeltà , e vendicar inſie
me le innocenti uiſcere de' tuoifrategli,eſuoi figli, miſeramente da lui di
vorati,il cacciafti con molta giuſtizia di coteſto tuotrono, indegnamente da
lui occupato: e quando per non laſciar l'umana malizia impunita del Moro
do dilaggiù faceſti un Mar ſenza liti,annegando ogni creatura animata,
e mortale;ed allora ti pronò il gener vmano, rimuneratore de' buoni,che
per non venir meno alla uertà delſuo premio , faluasti dal'inſolenza del
l'acque quella giuſtifſima coppia ,che poi rifece difa (il'umana ſpecie,abbé
pur troppo ſimile a coſi duro principio . Queste ,e tant'altre che tralaſcio
per breuita,furon le regole che deriuò il Mondo dalla formadel tuo domi
nio, le quali tu , che l'hai date,ben dei ſaperle ed inſieme approuarle ſenza,
cheio,à uſo de' MondaniOratori,affatichite, aſcoltando, emecoſevane,
e fouerchie parlando. MacòGioue,tunon t'accorgi, che qui noi ſiamoa
pericolo,che come gli huomini appreſero di qualsi un ottima,eJalutifera
forma di gouernare,che poi colla loro innata maluagità ,edignoranza mol
to toſto corruppero , cofi noidilaggiù la loro peſſima,edannofiffima nonim
pariamo, ò non habbiamo digià imparata . Confondono ( tu troppoʻlſai ,
che tuttoʻldin'odiquerele)quelle peffime creature ordini, eloggi, ed efi,
che le fanno,le guastano,e calcando ibuoni , e leuando in alto i cattiui ,à
regnano odiofi ,.,colla ruina de' loro stati, ruinano ſe medeſimi. Maciòd
da perdonarloro, cd alla lor miſera ,e miferabil natura, che di terra eßen.
do daquello,onde nacquero ,fanno eſſi ritratto. Matu, e poi altri Numi ab
eterno diuini( di me nõ parlo e deglialtri per priuilegio,cheſe purimitali
mogli buomini,non ſarebbe tantoda ripigliarcene , poſciache tali eſſendo
già fatianauolta vn nūſo ,che d'omano,ſentiamo ancora)mauoi,che fem
pre puri ,non foſtedi quelfango gid maimacchiati,onde, che posta in oblio i
la vostra puriffima ellenza,quale fiete ,talinon operate ? Qui vagliami,
à Gioue ,la tua bonid,che perch'altriſkSdegnidivdirlo,egià,con luci d'ira
infiammate,miſguardi, non tacerò io quelvero,ch'altrui forſe,mano dte,
dilui ſempre amiciffimo,quantunque tallor ti punga , può diſpiacere .
A te dunque ſolorinolgendole mieparole, ond'é , ògeneroſo Renoftro ,
cheil tuo Regnoèfatto un'aſilo degli empi? che la diuinita non è piùpre
mio della virtude che queſti chrofrigebepurdegli Dj Goro tanze , diuen
gön
Ouero il Taffo. 55
gon tane di crudeliffime fiere ? Dunque vibri tu inuano que ' fulmini ?
Dunque al Cielo,quantunquetuoʻanoloſi concede di traſportar quaſsù la
fierezza ,e la crudeltd ? Dunque caçciasti il padre diuo, e legitimo Signo
re ,fol perchefù crudele ,ed accetti ora una femina crudeliffimased è queſta
dalla tua giuſtizia ,ò Giouede coſi penſi di farti in Cieloriuerire ,di coſa far
ti temer in terra? E non t'auuedi,che ſetu (comehai già cominciato ) apri:
queſta porta à gli empize fraudotenti mortali,non ſarà
più lor vopo il ma
chinar con Olfa ,ed Olimpo ,ma dalla tua vana pietà , nella tuapropria
Reggia (quaſi Greci nel cauallo )condotti, la metteranno un giorno à fuoco,
ed à fiamme,te,e noi tutti tuoiſoggetticacciandone ? E chi potrà loro im
pedirloys'd cotantamalizia , tanta poſſanza ſi aggiunge? Il peſimo eſem
pio, ſe tu no'ltogli, farà maggior illornumero,e per conſeguenza leforze
molto maggiori,perciochenon fie,per l'auuenire , Deitd, ſia pur piceiola ,
è grande chenon ardiſca portar quaſsu i Polifemi, e i Leftrigoni , fe ci hà
pur luogo una femina diſpietata. Salir al Cielo colle nozze dello steſſo Cie
lo ,almeumane inumane,ſuperbe,non dirò del mio lume ( benche ſia que:
fto pur anche troppo)madi ſpoſi,e parentiſi nobili,e poderoſi,e ricordeuoli
7201
forſe dellepaſſate offeſe ,credimi(Gioue) non è coſa per te ſicura . Figlierà
fer queſta ſpoſa nouella,e la ſua prole , fatta già numeroſa , verrà contra dite
mu parteggiando,che qual'è la radice, talifono i rampolline di madre crudele,
non aſpettar figliuoli,cbe verſo te fiano pü . Allora , non ſolamente aurai
Sai; da temeri nimici,magli amici non meño,coſa pauroſa , ed orribile . Per
cioche quanticreditù ,che fin da ora vacillino nella fede, ſdegnatociaſcuno,
di veder con leraguagliata vna fiera in ſembiante vmano,una tigre ?
Quanti da mina gustira commoſi, penſi tu che debbia dire tra ſe medefi
mi. Mirajthitra noi può bearfi ,chià noftri onori s'inalza , chi s'inciela
tit tra noi . Mira ,Gique,à chigioua,ò pur chiuſi gli occhi della ſua prouiden .
za , pna tanta indegnità non vede egli ſolo ? Ma fe di queste coſe egli non
è conoſcente ,qualrettore di lui abbiamo ? che non prouediamo d'vn altro
Re,che ſia nou meno,che Signor imperante, nostro vigilante custode , che
in queſti campi diuini non lifci entrar le fiere della terra umanate ? Cofi
( Gioue)immagino io ,che molti vadano di te querelandoſi,e veramente,
non ſenza molta ragione . Sò ben io,che tu dirai, che queſta donna non co
noſcédo,piena fede
all'altruiparole porgeſti,e perciòtuttol'errore dallon
do gannoaltrui,non daltuo voler deriuarſi. Ma questa ( ſe ben conſideri )
non è ſcuja degna di Gioue,che ben fai tu (ed è ora tuo debito il ricordarte
ne)chetu condanni laggiù nel Tartaro,que' Signori traſcurati del Modo,
che la colpa delle loro ingiuftizie rinolgono,e rinuerfano
ſopra i loro mini
ftri,
56 Il Farnetico Sauio,

Stri , ed efi più fieraméte tu fai punir dall'Erine,che gli ſcelerati lorferui,
come quelli,che della loro propria , e della cattiuità de' loro vfficiali , ſono
inſiememente cagione. Ben bai tuje giuſtamente ordinato che quell' A
draftia tua figlia ,ſeuera vendicatrice delle lor colpe, mentre i cattiuellifon
tormentati dalle furie di lei ministre,rimprouerſi loro, che non furfatti Re
gi, e Signori del Mondo,perche dormiſſer nell'ozio , e ne' piaceri luſſureg
giajero,abbandonando la lor greggia,che fono i lor ſudditi ,in balia deʼlu
pi rapaci,cheſono i loro ministri ,e laſciandoglidalla lor ingordigia al alir,
e diſtruggere, maperche à guiſa di buoni pastori , vigilandoalla lorofalu•
te, dalle loro inſidie glidiffendeſſero . Ben ſai tu dimoſtrarti con gli altri,
e ſeuero maestro, giudice rigoroſo, ma tu, che come ſenza proporzion
ſei maggiore ,no purd'ogn'huomo,ma d'ogni Dio ,coidourefti addoperar
in tal guiſa , che l'eſempio delle tueazioni, a tutti chiariſſimo riſplendeſ
letu ,òmagnanimoSignor noſtro ,che fai ? Tudallenettåree paralette de' ,
tuoi effeminati parenti ti laſci luſingareze lulingatöallettare, ed allettato
perfuadere,e non taccorgi,che ſottoquella inſidioſa dolcezza ſtà naſcoſto il
Deleno del tuo danno, della tua vergogna,della ruinatúa ? OilCiele emio
auolo . efiafi; e tuſòGioue).chi ſei? Dunque pur anche in questo vuoi
pur à gli bnuminiaſſomigliarti, che da cotaliriguardi laſciano cattinarli?
Ma fe pur ti ricordi,d'eller à lui nipate comenon ti ſouuienė,cbegli hai cac
ciato di Regno ſuo figlio ,ingiuria,non già da ſcherza ,mada non perderne
la memoria ,quantunque egli beueße di Lethe; e non laitu ,cbementre com
feruaſi nella memoria ſentilla de graue offeſa ,altro , che l'occaſione no man
ca, per deštarne lo’ncendio della vendetta ? e qual poteua egli attenderne
occaſione più di questa opportuna ? Tu (Gioue) ben ſai, che damanifesta
violenza non è poſbile ,che mai sij vinto, e pošto caſo , che noitutti pren
deſſimo quella catena, che tu ſolo da un capo , coll'onnipotente tua mano
impugnaſſi ,e,dal Cielo,inuer la terra piombando,facemmoproua di trarti
dalla tua ſede,nulla ſarebbedel mouerti,la doise tu ,come più volte ti ha
dato vanto, ad un ſol tratto ,à guiſa ,che de'piccioli peſciolini, fogliono far
laggiù i peſcatori , molto ageuolmente noi tutti à te ritrarelli . Dunque
La fraudefola può nuocerti ;ma cötra di te ,chiſeppe uſarla quaſsu giamai
Certamente neſſuno . Ben alſuoſpoſoben à ſuci congiunti ſaprà cofte,fe
mina eſſendo,inſegnarla ... Maegli mi pare., che molti divoi ( ò Di )
Stupiſcano alle mie parole,e, con iſdegno conſiderando dicano tra le medeſi
mi . Dunque una donniciuola puòtanto,che questa Corte, corra pericolo
d'andar ſozzopra per lei ? e ſiamonoi coſi priui d'ogni ardimento , che per
vna feminetta abbiamo noi a temere? E chi potrebbe mai effet ella coſtei?
. Sard
Quero il Taffo .
su ferli
farà mai più ,cbefemina ? Or quefto feßonon degli vile,dapoco, codardoje
pufillanimos ſe coſi ragionate (o Dei)ben ſi pare, che per non eſſer huomini
al Mandoſtati ilſeſſofeminile oltre la buccia non curafte mai di conosce
cellijs
re, percioche, com'ognhuomo non è valoroſo ,e magnanimo, coſi non ogni
donna è vile,e da poco . Debbo io forſi recaruene eſempis Mirate la net.
sunaren
grand'ordine delle cagioni,in quel primoſemedella generazione dell'p
d't 1
niuerſo ,contemplate unaPantaſilea , che ſarà il terrore di que' popoli
dellaGrecia bellicofiffimi, una Semiramis ( quantunque le mirabili virs
tù di queſta fieno per eſſere pareggiate da grandiſſimi vizi ) un Ippon
lita,vn Oritia,e con queſte tutte l'Amazoni,femine tutte Marziali, còn
tant'altre ,che rinchiudeil Fato in que'ſuoiampiſſimi giri , che in -eje il
valor feminile potrete pienamente conoſcere . Tanto in vninerſale pol
lit
ſoio ricordarui,che come coſa miglior della donna non generò giamaila
miniſtra Natura ,quando buonaci naſce , cofi non fece , mi la piggiore ,
cthy
quando cattiua ella creſce Donna cheſia ricetto non meno delle virtus
dell'animo,che delle bellezze del corpo , e per chiuderle tutte invna,che
ſia benigna,ed umana , la temporal beatitudine del Mondo di laggiù ſi
708
può dire. Queſta ſe ſi poneſe in Inferno,ogni pena di lui ( rompendone
ILM
l'eternita )in gioia rivolgerebbe . Femina ,che ſottoallettatrici bellezze;
Gica
chiuda ,quaſi peſtiferoſerpe tra fiori,una mente crudele ; è un tormento
erne
infame,ed abominauole della terra,ilqual orribile moftro,come pur trop
ecair
po l'hanno,quaſsù traſportato,quaſi Teſifone,molto più ſediziofadi quel
l'altra infernale,ſpirera tanto del ſuo fumore ne' noftri petti , che non più
dering
farà questo Cielo pacefico conſiglio,e quetaragunāza d’inalterabili Dei,
itian
ma campo di battaglia tumultuofo ,oue noi quaſifurie d'Auerno , pre
Pilt correndo la guerra cadmica,percoſſi da questa duriſſima pietra diſcanda
lo, l'un contra l'altro,larminoltre riuolgeremo. Dolgonfi gl'ignoranti
igi
mortali della bellezza,came d'infidiofo dono,dato loro dalla Natura, per
till
cagionar tra loro(comefarà un giornoquaſsa il pomo della diſcordia )liti ,
e conteſe ;ma s'ingannano nell'oppinione lorcieca . Non è coſi,non e(creo
danlo pur gl'ignoranti)la bellezza cagione di tanti lor mali,ciò è addirén
inſidie d'amici,mortide'fratelli,erkine de' Regni. La ſola perfidia
quella pelima figlia dellacrudeltàfeminile,quel'empiaſua madre,tutto
ÖDi ciòfanno . Colei,che farà l'incendio , e'l disfacimento di Troia , non per
multe Eller belliſima, ma per eſſer crudele contra il ſuo ſporo , alſuo ſpoſo fard
ti infedele ecoſifarà il pianto di tutta l'Aſia . Ma che se la crudeltà è
her cofi formidabile immaginandola
foluychofard congiuntacollafuperbia ,
colle H sua
rad
58 Il Farnerico Sauio ,
fua perpetua compagna,comeil lampo del tuono ? Or ,qui ſe voi michit
dete,che potrebbemaieſſerella coſtei, riſponderò io , e riſponderò il vero,
che potrebb'eßer un giorno,fe noi no'l vietamo,di donniciuola gia.di for
tuna balfa ,ed oſcura ,e che appena få laggiù conoſciuta,noftra fuperba Si
gnora , & orgoglioſa tiranna ; che s'ellaſpera d'auer purforge,onde pe
rarlo,ambizione,ed alterezza , onde bramarlo gid non le mancano . In
quefti,benche ampiſſimigiri,non cape quel fuo vasto , ed incomparabil
concetto dell'immaginato merito ſuo . A torto ,nox a grazia , ed onore ,
recaſi ella ıl participar mecocõegual miſura del proprio mio lume.Noſo
lamételona, ma l'una, e ſola vorrebbe anch'ella ,ed eſſerſi,edeffer detta ,
ne dubitate, chedicacciar me dal Cielo ;e tutto effeminare il mio maſchio
Splendore ( potendo)non foſſe ardita . Non è Venere coſi bella ,non Palla
de coſiſaggia , non Marte coſiforte , non Mercurio coſi prudente , non tu
Gioue cofinobile, quanto ella più di voi tutti d'eſſere ſi prefume , ſol per
cbe,feminaeßendo ,fù foura tutte le feminecaſta ,e pudica . Qualità,che
(Se dee dirſi il vero)ſplenderebbe inquelfelforara,ed illuſtre, le macchia
La ſempre di tanta ſuperbia non rimaneſe, che la virtù è ſuperata dal vi
zio. Sanlo i pufillanini, e cattiuelli mariti, che la pudicizia delle lor
mogli comprano collor ſeruaggio . Rara fù ſempre nelle donne questas
virti , come èrara la vera fortezza ne gli huomini, maè di gran lunga
maggior il numero d'huomini forti,chedifemine caste . Quinci è, ch'elle
poi tanto ne ſuperbiſcono,quincicofeinon coſa umana, ma piu , cbe diui
na riputauafi,benche'mortale ,onde ſdegnandola mezzana ſua ſorte , e
non contenta dell'umano juoſtato , e fobiffa d'eſfer natain fortuna non
coſi chiara ,quanto laſua bellezza fisillustre,quafi ella , e le donne , e gli
buomini tutti della ſuaviſta ſtimaſſe indegni,ſi come i tiranni per ſuper
bia da loro ſudditi,coſi non degnando ella d'eſer dalle genti vadutawy
prima in chiuſa cella , quaſi in ſolitaria grotta celandoſi, poſcia tutte
ſaluatica divenuta ,le Città abbandonando, perſempre rifuggi tra le fies,
rege quimi ſperando nella ſua folitudine farſi ſimile a noi, in fiera ,come ben
meritava ,cangiata finalmente farebbeſi,je questo nuouo non sò, s'o deb
bia dirmi,ò ſuo vago,à fuo magoya trasformarla ,traſumanandola, nelle.
Jue braccia non l'aneſe raccolta . E s'ella, mentre ville laggiù fù diſua
perbia cofiripiena,che ogn'altra coſa ebbea vile ,fuor , cbe lefteße ,che
fara ora deificata quaſsis tra noi ? Quinci, io dico per questo ſuo faſto.
di castità , ftimandoff degna non ancor Diua , d'eler pur come Diua
Adorata ( dirò coſa incredibil ,ma vera ) amè,
ed'ebbe in odio in un
medefimo
2
Quero il Taffo . 59
medeſimotempogli amanti , amogli per ambizione, defiderandogli ,
odiogli riſutandogli per diſpregio ,ne come infidiatori che non fur mai)
mero di ſua onefta, furon da lei odiati,ma comeindegni dell'amorſuo,che meri
fa tarono amando. Qui,percheio parli de'miei nimici , non fia, che io ne
IS
taccia,ò ne diffimuliil vero . Non ſempre gli Arali di quel temerario ,
ed arrogantefanciullo ſono impudichi,anzi ſon eglino molte volte ca
endi
Aiffimi, equelli appuntoſonopiù ſempre puri,ed onesti, che vanno aca
TON
ceſi di maggior fuoco . Ab ben tali furono i vofri,o miſeri, ed infelici a.
matori diquesta ingrata , poſciache non valſe il gelo dell'agghiacciato
ſuo cuore pereſtinguergli, ma biſognouui quello di morte . Verrà tem
po ,òGione, che guerreggieranno interra e' mortali,non più per difeſa lor
propria , ò per deſiderio dipace , ma per gloria , che cercheranno nelle
nazioni ſuiſcerate , ed ucciſe. Coſi costei, non per ſaluerzadel'onor ſuo,
B chenon fu mai combattuto ,ma per panagloria di veder cotali effetti
della ſua ſuperba bellezza ; non gli ſtranieri,ma gli amici,magli aman
ti ,vcciſe,ſtraziò ,tormentò. Chiedete quanti? quanti la videro , chetar
bito ti rimaſer preſi dell'amor fuo , tanti ne laſciò ella diſperamente morire .
Quale da un fallo precipitandoſi, quale nel letto infermomorendoſi,
el quale nella paſſione accorandofi,e qual diſperato di propria mano veci.
dendoſi. Voi, voitestè n'vdiſte miſerabiligridi finalle Stele ,ed io vidi,
ma non con occhi aſciutti , e non ſofferſi di riuederlo , vidi quel miſero ,
le ch'ella ultimamente bà morto colla ſua crudeltà , vidilo colproprio dar
Die
do,quafi vittimaja questa nouella Dea conſacrata, paſſarſi il cuore ; éd
'96 ella ,parendole vile ed anguſtoſpazio la terra,e formontata a queſti nio
Stri štellati campi,per qui trionfare molto più nobilmente delleſpoglie
di tante , e coſi degne vittorie . E tu,òcomma noftra prouidenza, una
fy tanta indignita Joffrirai ? Deb , ſe come generoſo,non ti moue iltimore,
4 mouati almeno ilionueneuole,come giuſto . Ecco un' Alcide ,che naſce
16 rd diteſòGioue) chefarà tuo valoroſofigliuolo, chepurgherd la terra di
tanti moftri, punirà tanti tiranni,riporterà lapalma, iniuittoſempre,di
128 tante orribili impreſe ,quanto penerà egli, dopo tante gloriofefatiche',a
lebo conſeguir la grazia del ſaliral Cielo , di cui ſia pur anch'egli fortiffima
colonna , e foftegno ? ed una femina,chepur ieri laſciò la conocchia per
l'arco, vna falvatica fiera ,nimica d'ogni pietà , ch’hà priuato il Mondo
di tante anime valoroſe ,vn empia una , micidialecie stata ( comepur
lo anche un giornofiadate queltuo Ganimede,dal'auolo tuo per tuo conſen
forapita :Gjoue(e quiſta il finedel mio parlare ) feverod in me quel
1 H 2 profe
60 Il Farnetico Sauio ,

profetifico lume , che coſiè fol d'ogni mente , come ſon io d'ogni occhio
mortale, io veggio venir un ſecolo,ne potrai tu ritenerlo , neci harran
luogo quelle tue folgori, che il Mondo, io dico il Mondo animato d'ani
ma ragionevole , meglio conſiderando le noſtre azioni,e non riconoſcen
,dole come dinine, te del tuo ſeggio ,e del Cielo, inſieme con tutti noi cac
cieranno , e rilegandoci nel centro della terra ,la nello'nferno, i nostri ono
sije i ſagrifici nustri,in grauiſſime pene,ed in eterni tormenti conuertiran
no,ne reſterà di noi al Mondo,altroche i nomi vani,e queſtiſogni,efauo
le de' Poeti ſaran creduti. Conoſcerete allora , chenon pietà dell'amico,
non dolore ,ò ſdegno,benche farebbe giustiſſimo,deldiuiſo, e ſcemato mio
lume, ma timore dell'vniuerſale ruina , e pelo del pubblico beneficio,
molle a parlarla mia lingua . Tacque,tale per generoſo diſdegno diue
nuto nel volto , quale s'accende tallora contra gl'infolenti vapori, che
ofano di mouer guerra à iſuoi raggi.
Rimaſe Gioue,rimaſe il Conſiglio di tutti gli Dü, tutto ſoſpeſo . Fin
malmente dopo le parole ,che furon molte ,e dopò varilor parerige diſcorſi,
fü concordeniente deliberato.
Che Delia in Cielo ſi rimaneſle , non potendoſi la Deita , corceduta
una volta ,mai più ritogliere . Che tutto illume,riceuuto da Febo, egia
fatto a lei proprio tutto à Febo da lei ſi rendeße,fi veramente ,ch'ellazkie
ceuendolo poidinuouo àminuto ,e di nuovo riperdendolo,quando ,ecome
piaceſſe al Sole ,per questa cagione a tutte l'altre Stelle di gran lunga in .
feriore firimaneleo ch'ella conferuaſſe la ſolita fua fredezza , ed insta
dililàféminile. Che per caſtigo dell'empiezza di lei,quel ſuo viſo ,gid
fi pulito,infidoſpecchio di quel ſuocuore ,macchiato di abominexelfierez
ka,folle macchiato anch'egli del ſangue,che tuttavia gridaua vendetta
dell'infelice Ateone ,ne mai quelle macchie foßero illuminate ; acciocbe
feruiſſero al Mondo per un altiffimoeſempio di crudeltd ben punita .
Cofi Febo colla vendetta del ſuo diuoto ,e col racquisto della ſua luce,
fi conſolato; e coſi la crudeliffima donna (benche Dina nel Ciclo )non vaba
Se però àfuggire la meritata pena della ſuaferitd.
Qui ebber fine le controuerſie celesti equi (Signor Caporale) ſe à vos
piacciuta la fauola ,datene corteſe ſegwo . Maintanto incaminiamoci
verſo coſa ,ch'egli dgià notte . Cap. Andiamo,efia l'applauſo difavo
lacoſi nuona , e.coli pellegrina,il giurarui, SignorTorquato ,cheha gia
gran tempo, ch'io non hò vdito coſa di maggior mio guſto , e diletto .
Manoiſiamoproceduti tant'oltre, chelungo.tratto cifon lontane le pora
BG di
各意言=毫 会

Ouero il Tafſo . 61

te di questo paradiſo terreſtre. Eccola Niobe. O Signor Taffo, vedejte


mai coſa pis bella ,più mirabil di queſta ? Par,che la Luna cifaccia lu
med mirarla, coſi viha feffo fopra iſuoi raggi. Tas. Seguita il ſuo
coſtume,ch'è di mirar volontierigli altrui dolori . Manoi andiancene,
che molte volte l'abbiam veduto . Certo quell'opra , che fuor di qui
ſarebbe miracoloſa ,in queſto luogo nonjembra tale, conſiderata lagran
dezza , a magnanimitd del ſuo Signore . Percioche il G. Duca n'bé
Sant'altre delle più eccellenti in Romage nella ſua bella Toſcana,che que
Ata,che pur vale un teſorospuò dirſiun nulla . Cap. Eglid on gran
' Prencipe . . .
ll
che non jolo egli può quanto vuole, ma sd volere quant'egli può.
Le ftatue,gli archi,gli edifici mirabili,coſe chefoglion pur anch'elefari
Prencipigrandi,immortali, fon i minoriſuoipregi,e l'opre a lui famiglia.
ri . Saper del Mondo , prouidenza Regale , altezza di mente , umani
za di cuore , viuo zelo del giusto, vero amore della virtis ,
Basta e d'ogni virtuoso ,fono le proprie grandezze di
quel Signore . Ma ecco il portinaio, orit
edhe
che corteſemente precorre ::;*71 . !
iegt ad aprirci .
Affrettiamo ilpallo, che pur
Olike troppo ci hà egli minor
aixo afpettato .
.

+
har IL FIN E.
dette
t's

let
30

28

foot
Ego Gaſpar Leualorius Canonicus Theologus iuffu idem R. P.
Ixquifloris,vidi,& legivniuerfum hunc Dialogum admills
Hris AlexandriGuarini nihilque in eo reperi,quod catholice
fides,aur bonis moribus aduerfetur, quamobrem dignum iudi
! corypis mandari poffit . Ferraria die 25. Novembr .1609

Idem Gaſpar Leualorius.

2
Die 2.Nouembris 1609.
OD 02. 01:59

Imprimatur
F. Io . Baptiſta Scarella
Ing. Ferrariæ .

Imprimaturybook is lie

D. Camp. Vic : Gen.


17
de
While

1669

!
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