Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
https://books.google.com
Informazioni su questo libro
Si tratta della copia digitale di un libro che per generazioni è stato conservata negli scaffali di una biblioteca prima di essere digitalizzato da Google
nell’ambito del progetto volto a rendere disponibili online i libri di tutto il mondo.
Ha sopravvissuto abbastanza per non essere più protetto dai diritti di copyright e diventare di pubblico dominio. Un libro di pubblico dominio è
un libro che non è mai stato protetto dal copyright o i cui termini legali di copyright sono scaduti. La classificazione di un libro come di pubblico
dominio può variare da paese a paese. I libri di pubblico dominio sono l’anello di congiunzione con il passato, rappresentano un patrimonio storico,
culturale e di conoscenza spesso difficile da scoprire.
Commenti, note e altre annotazioni a margine presenti nel volume originale compariranno in questo file, come testimonianza del lungo viaggio
percorso dal libro, dall’editore originale alla biblioteca, per giungere fino a te.
Google è orgoglioso di essere il partner delle biblioteche per digitalizzare i materiali di pubblico dominio e renderli universalmente disponibili.
I libri di pubblico dominio appartengono al pubblico e noi ne siamo solamente i custodi. Tuttavia questo lavoro è oneroso, pertanto, per poter
continuare ad offrire questo servizio abbiamo preso alcune iniziative per impedire l’utilizzo illecito da parte di soggetti commerciali, compresa
l’imposizione di restrizioni sull’invio di query automatizzate.
Inoltre ti chiediamo di:
+ Non fare un uso commerciale di questi file Abbiamo concepito Google Ricerca Libri per l’uso da parte dei singoli utenti privati e ti chiediamo
di utilizzare questi file per uso personale e non a fini commerciali.
+ Non inviare query automatizzate Non inviare a Google query automatizzate di alcun tipo. Se stai effettuando delle ricerche nel campo della
traduzione automatica, del riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) o in altri campi dove necessiti di utilizzare grandi quantità di testo, ti
invitiamo a contattarci. Incoraggiamo l’uso dei materiali di pubblico dominio per questi scopi e potremmo esserti di aiuto.
+ Conserva la filigrana La "filigrana" (watermark) di Google che compare in ciascun file è essenziale per informare gli utenti su questo progetto
e aiutarli a trovare materiali aggiuntivi tramite Google Ricerca Libri. Non rimuoverla.
+ Fanne un uso legale Indipendentemente dall’utilizzo che ne farai, ricordati che è tua responsabilità accertati di farne un uso legale. Non
dare per scontato che, poiché un libro è di pubblico dominio per gli utenti degli Stati Uniti, sia di pubblico dominio anche per gli utenti di
altri paesi. I criteri che stabiliscono se un libro è protetto da copyright variano da Paese a Paese e non possiamo offrire indicazioni se un
determinato uso del libro è consentito. Non dare per scontato che poiché un libro compare in Google Ricerca Libri ciò significhi che può
essere utilizzato in qualsiasi modo e in qualsiasi Paese del mondo. Le sanzioni per le violazioni del copyright possono essere molto severe.
La missione di Google è organizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e fruibili. Google Ricerca Libri aiuta
i lettori a scoprire i libri di tutto il mondo e consente ad autori ed editori di raggiungere un pubblico più ampio. Puoi effettuare una ricerca sul Web
nell’intero testo di questo libro da http://books.google.com
I L
FARNET
ICO
SAVI
O
O V E R O
I L T AS SO
Dialogo
G V A R IN I.
2
S
to :
DKFY
the h
wit
FARNETICO SAVIO
4 SAVIO
O VERO
IL TASSO
4 Dialogo
G V A R IN I.
ſono le ſue rime, ei ſuoi verſi ,e con eſſe quaſi dipinga tutto ciò, che ſignifican
le parole . Opra di grand'artificio,e che ricerca profonda Filoſofia nella
Muſica ,com'un iſquiſito contrappunto nella Poelia Cap. Voi di Muſica
non ſapete ? tanto lapeis'io di Chioſe ,ò di paragrafi , che ſarei un gran bac
calare . Tas . To sò forſiparlare qual Muſico,ma non armonizare. Dire.
mo dunque,ſecondonoftra ſembianza ,che il Marenzio ( per parlar de’mo
derni)in Muſica ſia vn'altro ‘Petrarca , e un altro Dante il Luzzaſco.
Taccio di tale pur à Dinte ſomigliantiſſimo , che coſi Prencipe trà Mnſici
dimostrandoſi.com'egliderà Signori,hà colla ſua nobiltá,e col ſuo pellegri
no ingegno nobilitata mirabilmente quest'arte . Cap. O come mi piace,
che noifacciamo Muficii Poeti, che fórſi potrei anch'io diuenire un Uſi
gnuoloda camera . Ma riſpondete di gratia à questa mia conſeguenza ,
Dunque in Dante non s'ammira ne dolcezza,ne leggiadria,e nel Petrar
canon forza,ò virtù rafomigliatrice,ne ( come dicešte voi ) isquiſirezza di
conirappunto. Tas Già vi hòdetto ,che la loda dell'uno , e ſenza il bial
mo dell'altro ,e come ciò non dee dirſi del Luzzaſco, ne del Marenzio , coſi
tanto meno de'duoi Poeti ,d quali tutti , perche s'attribuiſca una partico
lare virtù ,nõfi niegano però l'altre;ſi come, perche ſi lodi Ceſare di clemen
gaged Aleſandro di magnanimità , però che in elli queſte virtù s'avant 4.
sono ſoura l'altre,non firoglie però,che questi clemente, e quegli magnani
mo non meritaſſe eſſer detio . Il medeſimo veggiamo noi auuenire ne mi
Hi,ne'quali,quantunque una ſola qualità ſi conſideri , non è perciò , che vi
s'anullino lalere, ma è ſolamente che l'ona ſignoreggia in tal guiſa , ched
lei vuol ragione che il primo luogo li doni. Tutto ciò riconoſciamo collas
prattica nel poema di Dante dicuiſi tralla al preſente. Ben è verò , che
ſeta'fouita , eli vaghezza di questo ſcrittor mirabile , vò dimostraruida
tutti e' luoghi,on'ella è parla,al'opera mi verrà meno il tempo , e forſe la
memoria,l'vno brieue,e l'altra non coſi falda,come gia fù . Non per tan
to-d'alcuni farò pur proua di ricordarmi, e ſarà il primo nel quinto canto
dello'nferno là ,doue Franceſca da Polenta narra gli amoroſi ſuoi caſi.
Siede la terra doue nata fui
Sù la Marina douelPo diſcende
Per auer pace co ſeguaci ſuoi .
Amorf ch'alcor gentil ratto s'apprende )
Prele, cultui della bella perſona ' ,
Che mi fù tolta , el inodo ancur m'offende.
Amor (ih'a nulloamato amar perdona)
Mi prefedet cofurpiacer fi forte,
Che
Quero il Taſſo .
Che , come vediancor non m'abbandona.
Amor conduffe noi ad vna morte .
Et quel che ſeguefin al fine del Canto ,doue ricominciando più partica .
mente la ſua ſtoria dolce non meno ,che doloroſa ,tali ſono le fuc parole .
Ma s'a conoſcer la prima radice,
Del noſtro amor tu hai cotanto affetto ,
Paro come colui , che piange , edice.
Noi leggiauam'un giorno perdiletto
Di Lancilotto , com'amor lo ftrinſe
Solierauamo, e fenz'alcun ſoſpetto .
Per più fiate gli occhi ci tolpinſe
Quella lettura , eſcoloroci il viſo ,
Ma ſolo vn punto fù , quel , che ci piaſe .
Quando leggemmo il deliato riſo
Eder bafciato da cotanto amante,
Queſti, che mai da me non fia diuiſo .
La bocca mi baſciò tutto tremante ,
Galeotto fù il libro , e chi lo ſcriffe
Quel giorno più non vi leggemmoavante .
Mentre, chel'vno ipirto queſto diſſe ,
L'altro piangeua , si , che di pictade
mi lu venni meno sì , com'io moriſſe,
j E caddicome corpo mortu , cade.
Hora ionon sògid,fe cosi à voi,come a meſembrino idetti verſi uno de
più ſoauize leggiadri Madricali,che già mai componeße il Magentio ;quez
1 Itosò 10 ,che il vostroguſtod ben tale chedolce il zucchero, e non amarò do.
urd parerui . Qui vorrei ,che attentamente conſideraste, ſe alcun moder
no ſcrittore per leggiadro,e pulito,ch'egliſi ſia, potrebbe coſi fatti concetti
DO pis dolcemente ſpiegare di quel che fece Dante in que' primi tempi della
lingua,naſcenteancora trd pruni,e triboli della barbarie, onde per miracon
lo deueadditarſi,che da lui ſolo foljeſi ben coltivata , fine traeſe ſi cari , &
Saporoſi frutti,qualileggendo,e marauigliando , guftiamo nelgiardino del
ſuo Poema: Nel qual giardino fece egli si mirabili ineſti di voci , e diguiſe
di fauellar pellegrineche per virtù di lui la lingua Toſcana, diſaluatican
cominciò a farſi gentile,ed allora nobilmente ſcrißero il Petrarca,ed il Boc
1 accioccosi di lui difcepoli ,come noftri maeſtri,che le forme,ele maniere da
luinelſuo poemajeminate ,con larga mano, traſpiantarono eſſi nelle loro
ſcritture. Ben lo ſapete voi,che non udite coſe nuone ,fe non fein quanto
пвоно
16 Il Farnetico Sauio ,
Quel mipar buomovero ch'io veggo,palpo , & tocco, non sò quel che ſi pa
ją à vos.Tas.O noifaremocome coloro che'l furorleterato e guerra mena
degli andiamo deſtando coltintin di coſi fatta questione . Cap. No,nò ,non
s'impaccino, che poco grati verrebbono. Non vi ricarda il prouerbiodel
vostro Poeta . Nella Chieſa co'... e intanerna co ghiottoni. Tas. Diſ
ſe co' Santi Dante . Cap.Egliè tutt'ono. Tas. Manon è già tutt'ono il
Taſſo ,edighiottoni,queſta vignaè la tauerna. Cap. Affe,che s’increſpa
Hate le ciglia ,c alzauate un pò più la voce , io temeua de' caſi mici, tutto
che io vicreda già ſauio,comeon Salomone . ma voi con quelforrifo m'affi
curaſte,che per poco mivedavati volto ne' dolci paſſi di fugga. Tas. O Si.
gnor Caporale voi mi fate ridere delle mie proprie miſerię . Cap. Mifero
voi? non è poſſibile, Ma riderò anch'io del mio vanotimore, e raſſicurato,
dirouui di miglior aria ,che il proporzionare la vigue alla tauerna, non è is
tuttofuor di propoſito,poi che quella fase queſta cöſerua il liquore di Bacco.
Vn pari voſtro poi a' ghiottoni non può meglio rallomigliarſi . Non ride
te ,chetali à punto ſono gli eccellenti Poeti ,etrà questi voi ſiete eccellentif
Simone per diſtingutrui meglio queſto mio peſaero;i Poemid'Omero,diVir.
gilio diDante ,del Petrarca ,ed inſomma di tutti i Poeti del mondo , nor
i
quiftie parole , le vaghe formeloro ,inobiliffimi loro concetti,e le leggiadre
inuenzioni? voi alırı Poetic non netraggº gli antichi, che quale ora
danno,tale riceuettero anch'eſſi)non ſiete tanti ghiottiffimi benitori ,che da
queſto ,e da quelloipiù prezioſi andate ogn'or traccanando,emolti ſonodi
quelli
che ſe n'inebbrian di modoche non ſanno , ne veggono ciò cheſifac
ciano ? Manon già cosi voi,che auete ono stomaco ſaldo, & un cerebro
molto robuſto ,e però ſiete ſcorio ſopratuttigli altri curioſo, & foléne,ſi come
queglische beuete non meno il Greco,che il Toſco,quantūque quel che bene
tę voi,trapiantato in queſti colli Romani, non abbia tanto di vigore , e di
generoſità,quantodicon costoro diſentir nel națio. Tas. Io non apparai lin
gua Greca, perche credetti non ſolo alle parole ,ma alladattrina del grande
fperone;il quale ,quantunquenon ne ſapellenfü nondimeno dotto,ed eloquen
te intalguiſa ,che il Mondo ha fatto luicoſi ben degno del titolo di diuino,
come già ilGreco . Platone . Del rimanente tutto fieuipur conceduto, coſi
piaccia à Dio , che i posteri abbian vaghezza di ber del noſtro . Ma voi
onde traefie quel fi dolce piccante,ch’oggidiſitruova fi raro ,ed a tutti c'gu
Sti piace cotanto. Cap.Vedete forza di vino,che ilfauellarne ſolamente to
glie l'buon di propoſito . Torniamo a cala Signor Torquato , altrimente
semerò ,che il lcido interuallo ſia già paſaro. Tas, Voidirebene , e quel
che
Quéro il Taffo .
el che dite vuol ragion ,che fifaccia. Eccomi , udite dunque, ed iftupite,
concludete ,che Dante eccellentiffimo Muſico sd -ufar l'ottane , e le quinte ,
quantunque,e delle feconde edelleſectimeſpello, ma ſempre con artė,nor
peròſempreda tutti ben conoſciuta ,eglifi vaglia . Nel decimo Canto del
D
Purgatorio,odite ftupendo Dialogo.
Ni
Quiui era hiſtoriata l'alta gloria
Del Roman Prence , lo cuigran valore
Moffe Gregorio alla ſua gran vittoria .
Idico di Traiano Imperadore,
Et vna vedouella gli era l'fieno ,
Di lagrime atceggiata ,di dolore.
D'intorno à lui parea calcato , e pieno
Dicauaglieri, e l'aguglie ne l'oro ,
Sour'eflo in viſta al veuto fi mouieno .
La miferella infrà tutti coſtoro
Parea dicer, Signor , fammi vendetta,
Dimi figlio , ch'è morto , ond'io m'accoro .
a
Edegli a lei riſponder , or aſpetta
Tanto , ch'io torni, ed ella Signormio ,
( Come perſona in cui dolor s'affretta . )
1 Se tu non torni ed ei ,chific , dou’io ,
La ti farà ; ed ella ,l'altruibene
A'te che fia , ſe'l tuo metti in oblio ?
Ond'egli ;or ti conforta, che conuiene,
1 Ch'i folua il mi douer , anzi ch'i moua ,
ķ Giuſtitia vuole , e pietà mi ritiene.
Horchi può defiderar purità di queſtamaggiore & quinon udite dureza
24,quinon è voce,chepur v’offenda,qui ita l'ornamento con breuitd; la brc
nitá con chiarezza ,la chiarezza con granità,ond'è pur forza , che ogn'hui
rimanga con maraviglia della mirabil pace , che inqueſto luogo con
poſe Dante,trà quelle grandinemiche, che coſi pochi hanno ſaputo accopa
piar nelle proſe , non che ne' verſi,iodico la brevità , e la chiarezzagonde
Orazio.
Mentre per effer brieuc i m'affattico
Diueng'oſcuro .
Ne già s'unirono eleno a caſo,ma com'era neceſſario per l'artificio , cof
fi Dante d belloAudioge brieuc ,e piano ; Percioche ,com'ro poco dianzi di
CcMoznon fi mai portato dal caſol'ingegnodi quell'eccellente ſcrittore il che
20 Il Farnerico Sauio ,
fů ſempre la ſua formaeccellenza . Che come queglibuos cauaglier non
può dirſi, che coſi bene il corridor non arreſta ,come lo ſpinge,cofz.chidell'ina
gegno ſuo non sa reggeril freno ,sł,che mezzo il corſoilritengaeritenuto
Joil riſo pinga,ed indi l'alzi, l'abbaſſi,e finalmente,ſecondo l'occaſione àfua
voglia lo ſtringa,e lo raggiri,tale non è vero che valoroſo ſcrittore poll
chiamarſi Finge Dāte,che vna féminella traggaſiauātia un Imperadore,
armatu trà mille squadre,edibfermi,eg! fauellısi,chen'impetra riſpoſta.
Eccola neceſſita dell'aller bireue,nalcenie dall’occafione , dal tempo, ma
principalmente dal decoro delle perfonc.che poi le parale foffero coſi piane,
e coſi chiari i concetti , che s'intendefiero agevolmente , ciò richiedeva pur
anche il decoro ,parlando una femminetti ,quartunque riſpondeſſe vngrā
Prencipe ; Ma per lo veriſimile era ſopra iuttorichieſta labreuità,non fol
perche colei,cheparlaua ,douea temere ,che volendo dir molto, nulla ne fof
ſe odito,dachifuggita.ogn'indugio;ma perche finge marauiglioſamente it
Poeta,che quel parlar folje (com'eglidiffe ) viſibile,et non tale, che nega
delleť vdito. 3 .
Colui che inai non vide cofa noua
Produfle eſto viſibile parlare
Nouello à noi, perche qui non ſi troua.
Ondeſifamolto ſimile al vero ,ch'eglifolle laconico anzi, che nò, percio
che in unſolo,e brieue aprir d'occhio ,molto più douraſıpoter intendere da
quelle divine figure,che lungamente áfcoltando da umana lingua non fiv.
direbbe. Cap.Ben mifate ſtupire delle bellezze di Dante ,che m'andate
coſi ſotilmente additando, ma non poſſonon marauigliarmi parimente di
voi ,che di Mafico fiate tarnato in un egregio domator dicanalli , quale vi
ſiete ſcoperto teſte , a cauaglieri gli ſcrittori paragonādo.Ma per Dionon vi
graui, oferuando a mia inftanza il vostro proprio precetto , di riteñer al
quanto l'impeto del nostro ,e dirmi come faraggiril'altrui ingegno, che
questo ſolonella voſtra fembianzanon bò potuto riconoſcere compitamen
4.Tas. Come nel maneggio de cavallinulla di più di malageuole adopera
l cauagliere dellaraddoppiata ,quand'ella ègiuſta , coſi nelmeſtier nostro
malageuoliſima é la digreffione vferò talora le voci latine,ne' termini pro
pri dell'arte, percioche delle Toſcanego io ne ſono ignorante, o pouera n'éla
lingua )quella digreflione(dico )e malagenoliffima,che non efie della circon
ferenza dell'arte . Voi mirate tallora ,e mirandolo ne ſtupite,grande,e gee
1
Aeroſo cauallo,chędopò furiofo arxingo,con occhioſotto l'orribilæglio mex
-20nufcofo ,fpirande quafi fiammedira,e diſdegno,e con l'unghiepercet
sendola terra ſopra la quale non sdfermarſizminaccia ,che lecatene(quara
tunquc
Ouero il Tailo. 2 1
erNet cunque adamantine,non potriano reſiſtere alſuo furore; e nondimeno , non
coſitosto maeſtra mano con debol freno il raccoglie , che ristretto in angu
Stifimogiro tutto il moto dell'ira ſua,ei(come ſe di precipizio temeße)fuor
e di preſcritto ſegno non oſandodi por un piede,ratto ,or quà,or let, foraggira ,
sole eraggirandoſi ſaltaze ſaltado,nepur vaneggia ,ma regolato nell'ire, ond'ei
adors Stimolato.s'accende,à quel punto,onde parte ,à quello ſteſſo co miſuratibel
ziritorna.Cosi,è non altrimenti,è cola degna d'ona gentil maraviglia ,che
yn ingegno d'eccellente Oratore ,à Poeta, il quale, portato anch'egli dal ſuo
furore nel campo d'alta materia, ó d'orazione,ò di fauola, mentre con l'ab
bondanza ,e degli argomenti,e del'inuenzione, par,che ſprezziogn'intop
po,cheda quel primieroſuocorſo il rimoua , da virtù però di giudizin ,col
freno dell'arte,arreſtato,ogni ſua forza dolga ,e rinchiuda nel giro,ò d'una
raga digreffione,ò d'un leggiadro epiſodio ,e tutto ciò con tal legge,che alla
primiera intenzione, & alla fauola principale torni á feruire . Cap.O'Fe
botu., lè'ilmae tro vniuerfale di tutte l'arti , paſcia che tu ancbeinſegni
a' Poeti di caualcare ,c dipingere.Per mia fè che pareuami di vedere on y
fratto appunto d'un ginetto diRegno , brauiſſimo, e quel che più non mi
parcua,mailpur vedeua,ch'eglicoli mirabilmente atteggiafle, come mai
vidi alcun altro a queſto colle di Santa Trinità . Ma come domine parla:
te voi di coralmestiere ſifattamente che ci perderebbe per auuétura, chifi
1 guadagna il pitto con ello. Tas, o Signor Caporale io fon Napoletano .
Olere che à cantar non indegnamente dicauaglieri, conueniua ſaper diſor
-arte, ma vedete con quanta ſincerità tratto con ello poi , ch'io corro all'eſca
delle mie lodı,séza auuedermi,cbe nifalhamo aſcolo della burla, che me
ne date . Cap. Lode meritata non ha ſembianza diburla, ne può burlare ,
chi riucriſce ; Ma doue laſciamo noi Dante . Quel cheſapete inſegnare,
colla
moſtrate anche diſaperporre ad effetto ,ed ,onde vidipartiste , torna.
3
te . Io ſarò vostra ſcorta . Poiche dunque abbiamo veduto,ch'eglisa er.
ER ſer dolce,e piacevole,ditemianche di qual gloria egli inteſe ,che di Traiano
12 foffe iſtoriata quella ripa di Purgatorio . Inteſe forſi della pompa militare,
che diſoldati ,cauaglierigeSignori l'accompagnanał ò pur e da credere, che
fosſe ilfuo'ntendimentodi quell'atto magnanimo con cui ſodisfece alla di
90
lo manda di quella vedoua addolorata? Tas.Della prima non ha dubbioche
nò, percioche Dante aurebbe attribuito aſigrand'huomo, non lo ſplendore
di vera,mailfumodi vanagloriage quello in lomma gunrebbe ſtimato in
lui gloriofo,che egliprezzò ſempre poco ,cioè d der forza di gente , e d'oro ,
1
grandezza di Stato ,altezza di grado , titolo imperiale , e finalmente que
fregi d'onori, apparenti,de quali
vanno alticri parimentcitiranni non che
igine
22 Il Farnetico Sauio,
Jale conſideriamo, vedremo,che non cede da ſuo valore a quello , che ciha
preſtato la Muſica. Grande è la ſomiglianza, cheſiſcorge tra la poeſia ,
e la pittura ,grande,etale,ch'alırı
fi ardito per cagione di lei d'accomunar.
loroi lor nomi;queſta pittura loquace,e quella poeſia muta appellando...
Cap . Onde naſce tanta loro conformita . Tasa Da quelgener comuniunet
D ond'elle
26 Il Farnetico Sauio ,
ond'eße banno tratto il lor eſſere ,e questo è l'imitazione, onde ne feguas
che qual Poeta ,ò Pittore non imita,tale di tali nomi nomi non ſia purde
gno.Certamente tutticiòfanno,e meglio fanloi migliori,ma questi ,e quel.
li diuerſamentee come i.maeſtri di penello eccellenti hanno le lor proprie
maniere, l'vna dell'ono , dall'altra dell'altro tanto diuerſe ,che molte fiate
eglianniene,che buon giudizio ,ſenz'altrotitolo,polalegger in eſſe il nome
del loro auttore,coſi gli ſtilide'famoſiPoeti,che manierepur anche foglion
chiamare,ſonocoſi differenti ,che non rare volte (quantunqueſe ne vadaro
incogniti) fono però riconoſciuti da préfeſſori del'arte. imita dunque il
Pittore, imita il Poeta , questi colle parole, quegli con li colori . Diletta
l'ono,diletta l'altro,madiuerſo naſce il diletto,cosi nelle carte ſcritte ,come
nelle dipinte,però che diuerſi ſonodell'imitari modi , e le guiſe . Compiac
queſi Michelagnelo di far pompa del ſuo diſegno,e più la štruttura de mu
ſcoliche lamorbidezza della carne,rappreſentando, con un ſuo modo mi
rabile per l'inuenzione dilettònon men gli intelletti,che gli occhi. Fu Ra
faeld'Vrbinopå vago della raghezza de colori della delicatezza de'linea
mentine della dolcezza dello ſpirito . In tanto ,che le figure diquello, può
dirſi ,che fieramente ſimuouano,e di queſto che ſpirino dolcemente . Vena
neppi Tiziano,cheall'eccellenza di Rafaele aggiunſe una morbidezza ,+
tenerezzainimitabile ,c pennelleggiò le ſuecarte con colori forſi più viuise
più uaghi,che i ſuddetti nöfecero,onde bé diße lo Sperone che ellipareano
composti di quel’erba miracoloſa, che,gustatada Glauco,bastò à trasfor
marlo in un Dio Marino ,coſi leggiadramente moſtrando, che i colori di
lui faceuano in un certo modo fouraumane le figure da lui figurate . Sora
feil Tintoretto ,dopòtutti coſtoro, gran fucceßore di Michelagnolo, il qual
Tintoretto ,ſe neldiſegno pur non l'aggiunſe , certo ſi l'aggiuns'egli, ſenol
trapaſsò,nell'inuenzione . Ma grande però, enell'uno , e nell'altra è ben
degno ,che'l grandiffimo Dāteglı s'aſomigli,percioche ſdegnando egli vna
cotal diligenza isquiſira ,che ſente dell'effeminato , e del molle , ueloce coſi
solla mano,come coll'ingegno,ma veloce,come buon ſchernitore ,con arte,
COR due foli colpi di penelio ,tutto ciò meglio uiuo,eſpirantefece apparire',
sh'altri mille uolte toccando,e ritoccando,appenna potrebbe adombrare:
Questi,ſe coſe orribili finge ,uifà temere,ſé pietoſe vifà piagnere, ſe grādi,
emagnifiche ſtupire,in ſommae vi rapiſce l'animo co' ſuoi colori ,e colla
forza dell'artefua ,e quaſi non muto,ma eloquente Orator,ò Poeta, tiranego
gia ogni noſtro affetto in talguiſa,che quel ni fà fentire,che par cheſentano
quelle ſue immaginige viue le ſue pitture,e noi inſenſata pittura uifapare
ve.Hornon degli un'altro Dates cnon èDante un'altro Tinroreito; poiche
queſti
7
que Quero il Taffo . 27
an de questicolorando,equegli uerſificandoi miracoli l'uno dell'altro fiben addo
eque pra ? Cap. Le lodi,che uoidate al Tintoretto,portanoin fronte la grade
ropik dezza non meno dell'amor,che noi gliportate , che del ualore di lui. Ma
the fact non dovete amarlo ſenza cagione . Dite uero egli douette ritrarui quando
Filmow
foſte à Vinegia il viſo d'alcuna di quelle belle madonue. Tas. Io ſempre
oglia conmolta affezione bòſtimato ilſuo molro ualore, ma lui non conobbimai
pad di meduta . Ben conoſco il figliuolo ,eredenon ſol dell'arte ,ma dell'eccellen
quel za del padre ,ed oggi prezzato non meno del padre da que' Signori. Cap.
Dit Se non m'ingāna quel libro,oueſiregiſtra il paſſato,uidi pur anche in quel
le ampiſſimeſale opre d'un altroeccellente pittore,del cui nome ritengoar
tificiofamemoria ,percioche:e' mi ricorda , ch'eglirappreſentava l'effetto
delle ſue pitture che lui chiamavano il Palma, ed eßetenean la palma,ſe
om non di quelle delTintoretto almeno di molt'altre , che di molt alorivili
uedeano. Tas. Questo hò io conoſciuto buõ pezzo fà , ed egli, che alla dol
res cezza di Tiziano uà molto appreſo, potrebbeſi cõparare al Petrarca, fonte
d'ogni Toſcana foauitdoe'leggiadria . Maritornando à Dante,la cui ma
Det niera ,men delicata,e però piena di maggior forza ,iomi vanto di farui ca
Ast noſcere ,ch'egli dipinge non meno co' ſuoi uerſidi quello, che s'abbia fatto il
Tintorettocol ſuoperello : grande anch'egli nell'inuenzione, & qualfü mai
della ſuala maggiore ? Inferno, Purgatorio ,e Paradiſo , virtù , vizio , pre
7. mio ,e castigo,huomini, fcelerati, incötinenti,ſanti,nobilisignobili,potenti,
ed umili;ogni età ,ogni ſelo,terra, e Cielo, Demoni, Angeli, e Dio . Puoſsi
dir più ? Cap. Ditemi per grazia , Signor Torquato ,quelpoema, qual poc
mali può dir,ch'egli fia ? Tas. Questa è materia da ſtancar le ſcuole pe
ripatetiche,& ſe di questa s'aueje a trattar pienamente,non che il preſen
te giorno,che và morendo,mala lunga uita del rinaſcente non basterebbe.
Cap. Potrebbeſi vdir breuemente la noſtra opinione Tas. S'io laui di
celi,biſognorebbe,ch'io anche la ui prcualle,ed ora non abbiam tempo d'en
trar ,e d'uſcire di questo pelago. Cap. Lite almeno in un groppo ciò ,che
potrebbe dirſeneprobabilmente ,ſe quello che ne ſentite , uoi ueramente non
usolete ridire. Tas. Probabilmente potrebbe anche dorſi eroico. Cap.Ma
comeſaluerete lo stile ? parui,che lo ſtile foßeeroico ,quando e' diſſe.
E non vidde già mai menare ftreggia
A ' ragazzo ,aſpettato da Signor something this
Et in un'altro luogo.
E fitraheuan giù l'vnghie la ſcabbia
Come cortel di ſcardona le ſcaglie .
O pur ſenti più tosto del palconiere,ò del famiglo.Tas. Toriconoſco i
D 2 luoghi
28 Il Farnetico Sauio ,
luoghi di Monſignor Bembo , a quali perche non aggiungete noi quela
l'altro .
Biſcarza , e fonde la ſua facoltate ?
Mauoifate tropporigoroſamente Sig. Caporale ,uolendo,ch'altrigius
shije mettendo uoi mano all'armi da filo . lo torno a dirui , che non èmio
.
pēſiero ,ne preſente mia cura il ſostenerloui eroico,maffimamétenello ſtile,
il quale (del Toſcano in uniuerfale parlando ) il uoler raffinare fi che pur
goto d'ogni imperfezione ,refti d'eroica qualità,opra dinuova alchimia (co
m'altri dille) può giudicarſi . Mafarò io , come inſegnaua il Terenziano
Gnatone . Quando Fedria da lui fia nominata , e tu Panfila ſubitole no
mina . E finalmente a leital cambio rendi : Che ella morder ſi ſentaw .
Hauete noifatto i uoftri , & iofaròi miei colpi. Idite le questi ni fan di
, famiglio .
Per me fi và nella Circà dolente ,
Per me ſi và nell'eterno dolore ,
Per me fi uà trà la perduta gente.
Giuſtizia moſſe il mialto Fattore,
Fecemi la diuina poteftate ,
La ſomma fapienza , e'l primo amore ;
Dinanzi à me non fur core create
Se non eterne , ed iv eterno duro ,
Laſciate ogni ſperanza , o uoi, ch'entrate.
Edin un'altro luogo.
Fatto u'auete Dio d'oro , ed'argento ,
E che altro è da uoià l'idolatre ,
Se non , ch'egli uno , cuoi n'orate cento ?
Ed in un'altro luogo.
E felicito m'è , o fommo Gioue ,
Che foftrin terra per noi crocifiſſo ,
Son igiuſti occhi tuoi rivolti altroue ?
O è preparazion , che nell'abiſſo
Del tù conſiglio fai peralcun bene
In tutto dall'accorger noftro ſciſſo . T
Id in un'altro
Oʻuoi, che ſiete in piccioletta barca,
Deſideroli d'aſcoltar , ſeguiti
Pietr’al mio legno , che , ſolcando , uarca ,
Tornate à riveder iuoſtri liti,
Non
Ouero il Taſſo . 29
Non vi mettete in pelago ,che forſe
Perdendo me rimarete Imariti.
L'acqua, ch'i prendo , già, mai non ſi corſe
Minerua ſpira , e conducemi Apollo
"trigia
E noue Muſe midimoſtran l'orſe.
,& ,
. queſt'una miracoloſa pittura ,che diletti non men gliorecchi el'udito,
che gliocchi ,e la viſta , vdite , e mirate .
E come a buon cantor buon citariſta
Få ſeguitar il guizzo della corda, >
Za
Il Farnetico Sauio ,
38
, è .
lettica faretra non ebbe mai ſoligiſmi coſi acuti', chenti, ſeppegli formare
quel ſottiliffimoingegno , Ma,ch'eglefologran loico,vagliami à dimo
Strarlo per mille quell'unico luogo, que con le parole d'vn demonio conuin
se il CO.Guido da Monfeltra,che fattofi cordigliere, diede il mal conſiglio
à Bonifazio Oitauo, con l'aſoluzione del peccato ,non ancora commeßo.
Franceſco venne poi , com'i fui morto
Per me , ma vn de neri Cherubini
Glidiffe , non portar , non mifartorto.
Venir ſenedee giù , tra miei meſchini,
Perche diede ilconſiglio frodolente,
Dal quale in quà ſtato glifonoa'crini.
ſi può chi non ſi pente,
Ch’affoluer non
Ne pentere , e uoler inſieme puoffi,
Per contradizion , che nol conſente.
Ome dolente , comemiriſcolli
Quando mi preſe , dicendonu forſe, he's
Tunon penſaui, ch'io loico foffi.
Cap. Sò che egli fu loico molto migliore di quella buona femmina ,che
non ſeppe riſpondere alle fauie parole del buon compar io . Ma, come ſe'l
Diauolo è padre difalfite je della verità nimicidimo, onde dice lo steſ
fo Dante .
Ch'egli è bugiardo , e padre dimenzogna .
Come(dico)fà eglidelloico,ſela loica (come diceſte)ef'arte, peſcatrice
del vero,che coſi chiamolla loſtello Dante . 1
Chi peſca per lo vero, e non ha l'arte ?
Hoggi farò miracoli dimemoria. Tas.E 'non è dubbio ,cheil principal
fone della Dialettica è ilrintracciamento della verità, ma nondimengella
pur anche intorno al falfo parimente saggira , e coſi determinollo il mae;
Aro di coloro chefanno nel primolibro ,che deprecettiretorici egli ciſcrif
le . Cap.Bene Ãágma non fitoglie pero l'obietto , auendo concluſo pur
troppo il vero quel Diauolo a danno di quel miſero cavaliere ? Tas.Si,
manonfà forzasconcioſa chequel Demonio vſando,non fallo Soffiſma,mo
vero argomento non adoperaffe allora ſecondo’l ſuo proprio talento ,ma
ſecondo lostimolo della Divina Giufliğių ,dalla cuitortura sforgato ,no
meraniglia ,ch'e'parlafleecoſi bene parlalle la verità ;aggiuntoni ilgran
-male chedi quel miſerone ſeguinaged olendo golaproprio della diabolica
maliziiltrar delbene ilmale come della bonta Diuinatutto'lcötrario.
Сар..
Quero il Taffo . 39
Tas . E farà bene à noſtro prò , che non vi fimoueffeio i šermini. Cap.
Nò, ionon temo divermini io chesò incantarglianch'io cofibeñe , come il
compare di Monna Agneſa.Tas . Moſtrò dunque Dante d'eſſerAftro
logo cristianoin que' verſi, aurei ueramente , del decimoſesto canto del
Purgatorio ... !
Voi , che viuete ogni ragion recatepan
Pur ſus'al Cielo , pur, come ſe tutto
Moueffe feco dineceſſitate.
加
mio gusto impiegato intorno alla vera ſtoria de miei trauagligne voiſen .
za parte d'alcun diletto gli aureste vditi,però che faremmisforzato io di
rappreſentaruegli in forma tragica , quafi in iſcena , che comeſuoleßerdi
州
non poco ſollevamento à miſeri il poter tallora narrar le loro miſerie, coſi
la pietà,ch'altri ne prende , aſcoltandole, non è maiſenza un non sòchedi
diletteuole,ftillato (mi credo io) neglianiminoftri dalla loro umanità , in
soſifatta pasſione riconoſciuta ,ondeſon differenti glı buomini dalle fiere .
Ma poiche il tempofen'è volato,e la notte ne viene , poche, e brieuiſa
roki ranno le mie parole, ancorche molti e lunghiſienoi miei mali. Quel gran
detiranni, padre della libertd ,
Romaro ,liberator dela patria ,cacciator
per,
VE
43 Il Farnetico Sauio ,
per amor de'ſuoicittadini ;s'infinjepazzo ; ed io di farnetico,hò preſo no
mè,e ſembianza, per quella carità, che porto a tutti glihuomini virtuoſi,
che uiuono ora;e nell'etàfuture viuranno ,che queſti hòſempreioamati,cos
me digniſſimi Cittadini di queſta gran patria commune dell'vniuerfo .
Strana,e per auuentura ,nella ſua prima frontejpazzacagionediſimulas"
ta pazzia pårrauiqueſta ; ma s'io meglio vela diſtinguo,forſe ,che da uoi
ragioneuole fia giudicata . Io non'sòyè'l Sole folein Gemini , quando alla
Sua luce io mi uenni; ma dilá sù confeſoben io d'auer auutat anto d'inge
gno,che ſe auuerfa Fortuna che dalprimo dì,ch'io ci nacqui,mifù ſempre
troppo oſtinata nimica,non mi rompeua il camino(non dee tacerſila ueri
tà di ſe steſſo )forfitant oltreſarei poggiato,ch'aurei pallato per auuentu
ra que' termini.Oue ueftigiouman l'arena ftampi. Ma quanto auanzoli
in me il uigor de llongegno, tantoſempre venne creſcendolaforza di queſta
crudeliſimamia nimica . Intanto che,quendomi poſto a fianchi nel primo
aſalto per ſua fiera miniftraunà perpétua pouertà,finalmende ( io dirò il
uero ,quantunqueinon verifimile)miſollendje m'irritòcoktra,poco meno,
che tutte le creature di queſto Mondo,e non ne traggo'purgtielementi,la
cull continoua ed infopportabile guerra,primadi uarieinfirmita , cagiona.
te nella mia debole compleſſione a cui fù contrario , freddo ; caldo, acqua ,
aria ,eSoleil che reputo colpose colpa pur difortuna, poidimiltaltri ac->
1
cidenti,mille volte inteiroppe il corſo de ' miei feliciffimištudi,intanto
fe
lici,che coll'aiuto loro,giunſt, malgradódíleiga tal ſegno,cheda pochi fina
qui Cle'l vero non è fuperbia) hò uèdutàtoccarſi. Majenor valfe tuttol
il rimanentedel Mondo ,ne pur fortunafteſa, á farſiz ch'io talenon diue=
miſi ,qual pur mi fouo, pote ben ella priuarmi,perchealcun altro ſuo inde
gno,come di ſpoglia opima,ne trionfaße,non dirò delle ricchezze ,idoli di
gente uile,made gli onori,cheſonoi debiti premi della virtù,eglioneftif.
Jimi deſideri de gli animigrandi . Ma,che tralaſcioio ? Coſtei milesås
della patria,m’allontano da pareti,e perche il crollo ela caduta follemag!
giore, mi fölleuòin alto colla perāza diquello chea mepareud,che la mia:
virtù meritaße, e l'aurei conſeguito da liberalità di Signore , ſe la’inui
dia, Morte commune e delle corti vizio , non viſi foſeinterpoſta . Afie
rid di queſta nuoua congrurata e' miei danni; quafi librato in aria , så
lali delle mie fallaci ſperanze, fuilungamente troppo mifero ſegno Com
ſteijuenendole meno l'armiſue proprie,lemie mi tolje difurto ,e-ionqueſte
alla perfinemiſuperò . Lamia filoſofia dottrina vana, ed inutile comix
ciò a predicare . A'miei nobili ſtudi,allemiepulite lettere , con un inde ?
gnofcherno,ediſprezzo, di wanitå troppo inutile, died'ellail nome ; ed in
ſomma
Quero il Taflo . 49
2013 somma,non ſi vergognò la ſuergagnata di darmi titolo di pazzo,per quel
xos la poeſia , là cuimercè ſon pur oggi(benche fuor di ſenno creduto ) onorato
dal Mondo nelle mie carte; nelle quali viurò ad onta di lei , quando ſarà
ancor morto . Col nomé,che più dura,e più onora · Allora, poiche vidi non
mulk ſolamente morirmi le mie ſperanze,fallirmigli onori , mådelle mie virtů
dan farſi premi le'ngiurie, rimaſe da cotanto dolore oppreſſo l'animo mio,che
ben fü miracolo, da farmi stupire di me medeſimo, ch'io veramente non de
Sciſſi del seno.Onde per no perderlo daddouero, e per ſottrarmiall'accerbiffi
mo affanno, cheageuolmente aurebbe potuts priuarmene ; errai lunga
ſtagione,ma in vano,che quaſi traffitta fiera, che fuggédoſi,porta pur ſeco
lo ſtrale,che l'ha ferita ,iomeco l'acerba memoria della mia ingiuria por
tando,errai odioſo à me fteſo,e finalmente,perche i uirtuoſi,moſſi dallo'nfe
lice mio eſempio, temendo il contraſto della fortuna, non faceſſero ritroſo
Calle, e per altra via i lor paſſi non riuolgelleroseleffi di ſecondar quella ro
ce temeraria ,e sfacciata ,che pazzo, e farnetico m'appellaua ,e per prete
ſto del malerimunerato mio merito, deliberai di fingermi forſennato, affin
r. che ſe il Mondo non prezzato , non onorato pur mi vedeſje, non altronde
deriuaſſe diciò la cagione;che dalla mia pazzia, la quale ogni mio valore
que annullādò,più degnodi pietà che d'onori,nel cõcetto degli bueminimireni
,
jab deße . E percbe voi, e tutti coloro che tra le tenebre delle vulgari opinio.
ni,fanno,ſpeculando,ilvero diſcernere , diquesta verità paſsiate auer al
rift cun lume,confiderate quello che dime ſteſſo parlando, in perſona di Tirfi .
taſciaiſcritto nella mia Fauola Paſtorale , in que' verſi.
dis Hor tu non ſai
ind Ciò che Tirſi ne ſcriſſeallor , ch'amando,
!
bli -- Forſenato egli erro per le foreſtë,
Ne già coſe ſcriuea degnedi riſo,
illa Seben coſe facea degne di riſo .
2 Lo ſcriſsein mille piante,e con le piante,
Crebberoi verfi .
11
Che chiaraméte potrete cõprendere che ſe allora ,che ogn'vno mireputaua
AM pur ſauiocne credo già,che parto d'ingegno pazzo ftimiilMõdo l’Aminta)
dimeftello coſi parlai,ciòfüfatto da me,no à caſo,ma co artificio à queſto
fine da me antiueduto,il futuro in figuradel paßato,accénando,ericopredo
il
ught ſottoʻl velo d'amore,la ragioneuole ambizione de'mieiſperati oxori no co
ſeguiti. Eccoui, Signor Caporale,la Tragedia del Tallo , la quale teſſera
ali forſi un giorno alcūbenigno irtelletto, col titolo di FARNETICO SAV102
ellt S'altrorimane perfodisfar al miodebito, voi dite edio riſponderò.Cap. Io
G fon
sa Il Farnético Sauio,
for coſi pieno di pietà , e di ſtupore ,che appena pollo aprir bocca per fauel
lare.Dirouri pur nondimeno Sig.Torquato , che con animofortetutto ciò ,
che ilCielo ne manda ſi vuolſoffrire . Non può torre à voi auuerſità di
fartuna l'unor vostro ,ne lavostra virtù . Parzo , chicrede il contrario,e
per dar finalmente queſta ſentenza ,iodico (odalo il Mondo tutto) Pazzo
è chi pazzo voi crede,e giouamidi ſoggiunger di più , per voſtro conforto ,
che molti ſaggi v’inuidieranno coteſto voftrofarnetico. Tas.Coſi dee dun
que perſeguitarmi ed in ogn'ab.to riconoſcermi questa crudel dell'inuidia?
Se ciò è vero ,io torno fanio . Cap . Ben dourefte voifarlo,equeſto appuna
to è l'altro dubbio ,ch'io deſidero,che voi mi ſoluiate , cioè ſe quete pur fer
mato nell'animo,di portar ſempre queſto neme, ò pur deporlo una voltas .
Tas. V na volta voglio io (maſcherarmi Signor Caporale. Cap. Ma
quando. Tas . Quando riconoſcere il Mondola mia virtù . Quando io
ſarò coronato Poeta in Campidoglio. Cap. Verimente ſarà il tempo mol
to opportuno, e l'occaſione di gran misterio ,e coſi oferuaraſi lo contrapaßo,
che ſe tāto di male hanno à voifatto i vostri nimici , coppieranno eſ allo
ra d'inuidia ,e ſoli rimaranno confuſi. Manon dourà tardarmolto, per
quanto rifferiſce lafama; Intanto io,che in efiremoil deſidero ,acquete.
vò il deſiderio con la ſperanza . Tas . La ſperanza, Signar Caporale, d'un
infidiofa dolcezza,che vi fabeuere ogniveleno, coſi gentilmente la tradiz
tora di ſe medeſima il se condire. Cap.Voi dite troppoil vero,ma in pro
poſito di dolcezza ,non è da fcordarſi di que' confetti, ch'io mi ſerbai per la
fine di queſto noſtro conu tto, autiſimo veramente,come che troppo acerbi
fiano statigli ultimifrutti . Cunditegli dunque Sign.Torquato, con ma
teria più dolce,e loputaogni più triſta mémoriasſuelatemi omai la cagione
del torbido della Luna . Tas, La Luna ſorge, & ilSole ſi cade, e ſarebbe
digià stagione,che voi alle vostre caſe,ed io a Corte mi ritornaſſi, che
Monſig . Illustriſs.dee volerfi.cenare. Cap: Ceniſi queſta volta,ſenzala
ſua pri pregiata viuanda ,che ſta ſera auete yoi a favorirne la mia pouere
menja; ma primaviconuien pagar l'Oſte ,col racconto della promeſafa
uola ,ne vidia noia,che la cenaſia tarda , che faralla tanto più saporitail.
vostro appetito, e'l Cielo faracianch'egli lymie.co- ſuoiſplendori. Tas.O
qual cena m'apparecchiate . To laſcierei quella dello'mperadore,per cate
Aa voſtra, per pas toſtogoderne ;vdite omai della Luna,e perch'ella rima
nelle coſi macchiata, come voi lamirate , ciò , che mi detta un mia poetica
/ pirito, destato dal deſiderio diſigillar la ſentenza ,che noj auete data afa
nor del mioſenno .
Fugid la Luna,in queſto noftro Mondo,una belliſſima giovane , la cui
bellez
Quero il Taſſo . SI
HE
bellezza coronata ,come di tanteſtelle ,d'infinite virti , inuaght il Cielofi
fattamente dell'amor ſuo,chestimolato dal ſuo deſiderio ſupplico d Glove,
4H ,
E10 to'l giorno ſeguiua,alleſtelle,nelſeno di lui,che n'era bé meritevole amana
te la traſportaße. Se Febo,diceua il Cielo,che få anch'egli huom morta.
hili, le ,meritò ,e per la ſoauità delſuo canto, e per effer inſomma un Eccellen .
te Poeta , della Diuinità, il priuilegio ,e d'effer fatto tra glialtri, principa
lifimo Nume,e ch'io mi priuali ( coſi commandandoliu Groue) del più
chiaro mio lume,per arricchirnelui ſolo,dacui ord ,non piu da me , lorica
noſcono le mie ſtelle ;perche à coſtei cheper meritòglie lorella , ne d'altro,
+ che della dignità del feffo à lui cede,non hai tù da concedere (dimandando
lo io)di me fteſo il ſecondo luogo,come à lui fù fatto grazia del primo?Che
le pur,ò Gioue, ſeiancor tu di Muſica coſi vago,cheoltre quella ch'eterna
mente tifannoquesti miei giri,la terena deſideri,quafila grauidezza,che
continuamente tu porti delle formecreabili,renda te parimente d'estrania
cibo vogliofo ,deh qual più dolce armonia potrà diletticare le tue puriffime
orecchie,diquella che tifarannoil coro delle ſuerare virtù ? Coſi l'inna
morato Cielo parlaua,quando Gioue con quel forriſo, che ogni tempestes
rende ſerena ,cofiriſpoſe. Coſe giuste tu chiedi (è belliſs.padre) io che gitte
Stiffimofono,comepolonegarleti? Voli a te pur l'amor tuo , e,non meno,
FPD che'l giorno, abbia la ſua luce la notte ,e la ſua luce ſia il tuo deſio · Che
1
dico notte ? anzi un giorno ſolo,e perpetuo,rifacciaſi di due ſolialternanti,
erbi naſcente l'uno nell’occafo del'altro.Sia coſid'effetto ,come dinome,poiche
2016 " tu tale l'hai nominata ,ſorella del nostro Febo la tua diletta ; ed egli col.
l'eſempio della tua ſplendidezza,donid' lei la metà di quellume, ond'egli
Splendeſouerchio: ne ſenegrani;peroche non celando egli nell'auuenire ſe
Stello nelſuoimmenſo Splendore,non fia più la ſua lucc detta fonte doceci.
cal età,come i temerari mortali,ad onta della mia prouidenza,oggi ſonoardi
ti chimarla,ma meglio da que' ciechi riconoſciuta , farà maggiormente
ito adorata .
6. Tacque,e,com'egli diße,coſi füfatto .Splendea gid Delia ( che coſi ebbe
sil nome la bella donna )tra le braccia del ſuonouello amante,nouello ſole ;ed
il Mondo di doppia luce fornito , aueagid dato bando alle tenebre. Gidi
-furti le'nſidie , l'opere uergognoſe ,ed infami,tutte coll'amica lor notte s'e
List rano dileguate.L'ozio vitamorta de gli animi,ed il ſonno viua morte de
( talefù il nome dell'infelice )uerſo il ſuo petto,la punta d'un acutiſlimo dar
dofopra'l quale precipitato dal ſuo dolore,con profonda ferita fecealla pro
pria morte ampia ,e miferabile ſtrada. A coſifiero accidente,reſtò lo steſso
Cielo,fatto pietoſo del ſuo proprio riuale , e Febo , non potendo mirar la
morte del caro amico, pelò di lagrimoſa nuber ſuoi raggi. Poſcia chi pre
gò,chi mori,chi l'innocente ucciſes frafe me medeſimoripenſando,la pieta
in ira,e l'ira in vendetta volgendo,chiamato à le Mercurio , e, per mezzo
di lui,impetrata vdienza da Gioue ,in pubblico Concilio di tutti e' Dei,che
numeroſi perla via lattea vennero à iorme,poiche tutti furonoragunati,
mentre rinfrancavano gli occhi , dallo fplendore di lui al primo affifarſi
abbagliati ,egli ,da luogo eminente ,due,e tre volte l'infiamate luci volgen
do in giropoicon VNA /degnoſa riverenza in Gioue affilandole,d yn cenno
della ſua Maestà ,che fù del fauellar la licenza, con chiara , e riſonante
Voce a parlar, in cotal forma incominciò.
Padreze Signore, della diuira ;ed umana natura , e voi NumiCittadi
ni d'Olimposehem'aſcoltate,già nonvengo io ,come perauuentura vifate
À credere di priuata cauſa oratore, ma di pubblica, ed a tutti voi , e molto
spiriche tuttiyal de principalmeteoGioueſpettante.Ben bòio ( no'lniego)di
priuato dolore cagione particolare,matutti gli affetti mięiſon coſtuinti da
quel
Ouero il Taffo ."? 53
EN quel timore,che del danno , e vergogna vniuerſale di queſtaCorte m'in
4.02 gombra l'animo,che nel dubbio de comunije futurimali, ſi diſperde il ſen
1
fo de'miei propri , é preſente. Fù , dell'Ethera ,altra volta il
ietoa tuo Regno a grandiffimorifco di mutar Signoria , e ben tu'llai, che ancor
HOW
tremiamo tuttidellamemoria, quando quegli empi giganti,grandiſſimidi
red perſona,mamolto più diſuperbia ,drizzando à questa tuarocca , quaſifue
cikla ſcale ;l'un foura l'altro que'terribilimonti,oj aged à Olimpo ,d lei ,quantun 1
que altiſſima ,ebbero ardimento di dar l'aßalto . Grandefù allora (non può 1
negarſi) il pericolo ; che poderoſi erano li nimici,formidabili le lor machine,
nuouo rl tuo Regno,freſca la memoria del cacciato Signore , poca allora la
municion delle folgori,ch'oggi è infinita,e nel trattarle , per la brieueſpe
rienza dique' tempi,poca ancor prattica la tua destra; ma come, che , per
tanti riſpetti, folle quella guerra molto pericoloſa , rimaſe pur nondimeno
in quelle angustie, queſto folleuamento,ch'ella era guerra aperta, che ſi ue
deano i nimici,che i lor diſegni á noi non erano occulti . Tu Gloue al pre
lip pararti al fortificarti,aldifenderti , auesti il tempo . Tu quanti , e quali
pert foſſero gliauuerſarize comeze douese quando i tuoifolgori ( per questo forſe
Tem svfati felicemente in queltempo) edrizzare", ed auentare doueui, potesti
LEOR ageuolmente conoſcere. Vinceſi ageuolmentel'aperta forza. La fraude
zoda fola è inſuperabile . Maoggi contra te ,contra il tuo Regno,contra noi tut
=pro ti ,impugnano i mortali l'armi diquel Sinone,che naſcerà dopomolti ſeco
Stel li al mondo,per far cader conſuefrodi quella gran Troia , che ſard'capo di
rar tatta l' Aſia . Ma,che dico i mortali? anzi pur i Celeſti co' mortali fon con .
3.97 giurati,e tentano di far ſi, che queſta noftra gran Troia ; auampi , non di
2 quel fuoco ,che à leized a tutto’l Mondo èfatale ,onde ogni coſa , quando ,
net che ſia ,dourà ftruggerſi ,ma innanzi al ſuo tempo d'un incendio diJedizio
berjalan ſa diſcordia ,edi ſacrilega ribellione . Tu Gione che ſei Re d'ogni Reje Mo
narca d'ogni Monarca,ben dei tufaper l'arte del ben regnare , ed à te per
conſeguente deve eſſer molto bennotocome ſi conſeruino ,e perdanſi le Si
gnorie ,ond'ionon dubito che le mie parole ( chefarò io coſi delle coſe auue
nire ,come delle prefini,poiche dite expreſente il futuro )non acquiſtino appo
té quellafedeche meňta la lor verità,dalla tuaſapienza molto ben cono
Sciuta ; ed amata . Date impararonogià imortali ogni buon reggimento,
ed auendo conchiuſo coll'eſempio del tuo,che d'un ſolo debba eller il buon
gouerno, poſciache videro te ſolo,e primo ſederti fra noi, e con ſingolar po
moli deſta reggerci,e commandarci,determinarono altreſi, che il premio gela
Bolig pena gomeprimi, e veri effettidella Giuftizia, folero lo ftabilimento de
ritempi aunifato , che queſti film
rono
54 Il Farnetico Sauio ,
rono i fondamenti della tirannide tua( intendiſanamente,dGioue, ionon
parlo hora colſentimento del volgo ignorante, ma con quello de' faui,che
tiranno appellano,non l'ingiuſto Signore, ma il folo .) Percioche allora
ti conobbero feuero caſtigatore delle malopre quando non perdonando alla
ſceleraggine del proprio padre,non per brama di dominare (come fingono
gli empi)ma per punirlo dell'abomincuole ſua crudeltà , e vendicar inſie
me le innocenti uiſcere de' tuoifrategli,eſuoi figli, miſeramente da lui di
vorati,il cacciafti con molta giuſtizia di coteſto tuotrono, indegnamente da
lui occupato: e quando per non laſciar l'umana malizia impunita del Moro
do dilaggiù faceſti un Mar ſenza liti,annegando ogni creatura animata,
e mortale;ed allora ti pronò il gener vmano, rimuneratore de' buoni,che
per non venir meno alla uertà delſuo premio , faluasti dal'inſolenza del
l'acque quella giuſtifſima coppia ,che poi rifece difa (il'umana ſpecie,abbé
pur troppo ſimile a coſi duro principio . Queste ,e tant'altre che tralaſcio
per breuita,furon le regole che deriuò il Mondo dalla formadel tuo domi
nio, le quali tu , che l'hai date,ben dei ſaperle ed inſieme approuarle ſenza,
cheio,à uſo de' MondaniOratori,affatichite, aſcoltando, emecoſevane,
e fouerchie parlando. MacòGioue,tunon t'accorgi, che qui noi ſiamoa
pericolo,che come gli huomini appreſero di qualsi un ottima,eJalutifera
forma di gouernare,che poi colla loro innata maluagità ,edignoranza mol
to toſto corruppero , cofi noidilaggiù la loro peſſima,edannofiffima nonim
pariamo, ò non habbiamo digià imparata . Confondono ( tu troppoʻlſai ,
che tuttoʻldin'odiquerele)quelle peffime creature ordini, eloggi, ed efi,
che le fanno,le guastano,e calcando ibuoni , e leuando in alto i cattiui ,à
regnano odiofi ,.,colla ruina de' loro stati, ruinano ſe medeſimi. Maciòd
da perdonarloro, cd alla lor miſera ,e miferabil natura, che di terra eßen.
do daquello,onde nacquero ,fanno eſſi ritratto. Matu, e poi altri Numi ab
eterno diuini( di me nõ parlo e deglialtri per priuilegio,cheſe purimitali
mogli buomini,non ſarebbe tantoda ripigliarcene , poſciache tali eſſendo
già fatianauolta vn nūſo ,che d'omano,ſentiamo ancora)mauoi,che fem
pre puri ,non foſtedi quelfango gid maimacchiati,onde, che posta in oblio i
la vostra puriffima ellenza,quale fiete ,talinon operate ? Qui vagliami,
à Gioue ,la tua bonid,che perch'altriſkSdegnidivdirlo,egià,con luci d'ira
infiammate,miſguardi, non tacerò io quelvero,ch'altrui forſe,mano dte,
dilui ſempre amiciffimo,quantunque tallor ti punga , può diſpiacere .
A te dunque ſolorinolgendole mieparole, ond'é , ògeneroſo Renoftro ,
cheil tuo Regnoèfatto un'aſilo degli empi? che la diuinita non è piùpre
mio della virtude che queſti chrofrigebepurdegli Dj Goro tanze , diuen
gön
Ouero il Taffo. 55
gon tane di crudeliffime fiere ? Dunque vibri tu inuano que ' fulmini ?
Dunque al Cielo,quantunquetuoʻanoloſi concede di traſportar quaſsù la
fierezza ,e la crudeltd ? Dunque caçciasti il padre diuo, e legitimo Signo
re ,fol perchefù crudele ,ed accetti ora una femina crudeliffimased è queſta
dalla tua giuſtizia ,ò Giouede coſi penſi di farti in Cieloriuerire ,di coſa far
ti temer in terra? E non t'auuedi,che ſetu (comehai già cominciato ) apri:
queſta porta à gli empize fraudotenti mortali,non ſarà
più lor vopo il ma
chinar con Olfa ,ed Olimpo ,ma dalla tua vana pietà , nella tuapropria
Reggia (quaſi Greci nel cauallo )condotti, la metteranno un giorno à fuoco,
ed à fiamme,te,e noi tutti tuoiſoggetticacciandone ? E chi potrà loro im
pedirloys'd cotantamalizia , tanta poſſanza ſi aggiunge? Il peſimo eſem
pio, ſe tu no'ltogli, farà maggior illornumero,e per conſeguenza leforze
molto maggiori,perciochenon fie,per l'auuenire , Deitd, ſia pur piceiola ,
è grande chenon ardiſca portar quaſsu i Polifemi, e i Leftrigoni , fe ci hà
pur luogo una femina diſpietata. Salir al Cielo colle nozze dello steſſo Cie
lo ,almeumane inumane,ſuperbe,non dirò del mio lume ( benche ſia que:
fto pur anche troppo)madi ſpoſi,e parentiſi nobili,e poderoſi,e ricordeuoli
7201
forſe dellepaſſate offeſe ,credimi(Gioue) non è coſa per te ſicura . Figlierà
fer queſta ſpoſa nouella,e la ſua prole , fatta già numeroſa , verrà contra dite
mu parteggiando,che qual'è la radice, talifono i rampolline di madre crudele,
non aſpettar figliuoli,cbe verſo te fiano pü . Allora , non ſolamente aurai
Sai; da temeri nimici,magli amici non meño,coſa pauroſa , ed orribile . Per
cioche quanticreditù ,che fin da ora vacillino nella fede, ſdegnatociaſcuno,
di veder con leraguagliata vna fiera in ſembiante vmano,una tigre ?
Quanti da mina gustira commoſi, penſi tu che debbia dire tra ſe medefi
mi. Mirajthitra noi può bearfi ,chià noftri onori s'inalza , chi s'inciela
tit tra noi . Mira ,Gique,à chigioua,ò pur chiuſi gli occhi della ſua prouiden .
za , pna tanta indegnità non vede egli ſolo ? Ma fe di queste coſe egli non
è conoſcente ,qualrettore di lui abbiamo ? che non prouediamo d'vn altro
Re,che ſia nou meno,che Signor imperante, nostro vigilante custode , che
in queſti campi diuini non lifci entrar le fiere della terra umanate ? Cofi
( Gioue)immagino io ,che molti vadano di te querelandoſi,e veramente,
non ſenza molta ragione . Sò ben io,che tu dirai, che queſta donna non co
noſcédo,piena fede
all'altruiparole porgeſti,e perciòtuttol'errore dallon
do gannoaltrui,non daltuo voler deriuarſi. Ma questa ( ſe ben conſideri )
non è ſcuja degna di Gioue,che ben fai tu (ed è ora tuo debito il ricordarte
ne)chetu condanni laggiù nel Tartaro,que' Signori traſcurati del Modo,
che la colpa delle loro ingiuftizie rinolgono,e rinuerfano
ſopra i loro mini
ftri,
56 Il Farnetico Sauio,
Stri , ed efi più fieraméte tu fai punir dall'Erine,che gli ſcelerati lorferui,
come quelli,che della loro propria , e della cattiuità de' loro vfficiali , ſono
inſiememente cagione. Ben bai tuje giuſtamente ordinato che quell' A
draftia tua figlia ,ſeuera vendicatrice delle lor colpe, mentre i cattiuellifon
tormentati dalle furie di lei ministre,rimprouerſi loro, che non furfatti Re
gi, e Signori del Mondo,perche dormiſſer nell'ozio , e ne' piaceri luſſureg
giajero,abbandonando la lor greggia,che fono i lor ſudditi ,in balia deʼlu
pi rapaci,cheſono i loro ministri ,e laſciandoglidalla lor ingordigia al alir,
e diſtruggere, maperche à guiſa di buoni pastori , vigilandoalla lorofalu•
te, dalle loro inſidie glidiffendeſſero . Ben ſai tu dimoſtrarti con gli altri,
e ſeuero maestro, giudice rigoroſo, ma tu, che come ſenza proporzion
ſei maggiore ,no purd'ogn'huomo,ma d'ogni Dio ,coidourefti addoperar
in tal guiſa , che l'eſempio delle tueazioni, a tutti chiariſſimo riſplendeſ
letu ,òmagnanimoSignor noſtro ,che fai ? Tudallenettåree paralette de' ,
tuoi effeminati parenti ti laſci luſingareze lulingatöallettare, ed allettato
perfuadere,e non taccorgi,che ſottoquella inſidioſa dolcezza ſtà naſcoſto il
Deleno del tuo danno, della tua vergogna,della ruinatúa ? OilCiele emio
auolo . efiafi; e tuſòGioue).chi ſei? Dunque pur anche in questo vuoi
pur à gli bnuminiaſſomigliarti, che da cotaliriguardi laſciano cattinarli?
Ma fe pur ti ricordi,d'eller à lui nipate comenon ti ſouuienė,cbegli hai cac
ciato di Regno ſuo figlio ,ingiuria,non già da ſcherza ,mada non perderne
la memoria ,quantunque egli beueße di Lethe; e non laitu ,cbementre com
feruaſi nella memoria ſentilla de graue offeſa ,altro , che l'occaſione no man
ca, per deštarne lo’ncendio della vendetta ? e qual poteua egli attenderne
occaſione più di questa opportuna ? Tu (Gioue) ben ſai, che damanifesta
violenza non è poſbile ,che mai sij vinto, e pošto caſo , che noitutti pren
deſſimo quella catena, che tu ſolo da un capo , coll'onnipotente tua mano
impugnaſſi ,e,dal Cielo,inuer la terra piombando,facemmoproua di trarti
dalla tua ſede,nulla ſarebbedel mouerti,la doise tu ,come più volte ti ha
dato vanto, ad un ſol tratto ,à guiſa ,che de'piccioli peſciolini, fogliono far
laggiù i peſcatori , molto ageuolmente noi tutti à te ritrarelli . Dunque
La fraudefola può nuocerti ;ma cötra di te ,chiſeppe uſarla quaſsu giamai
Certamente neſſuno . Ben alſuoſpoſoben à ſuci congiunti ſaprà cofte,fe
mina eſſendo,inſegnarla ... Maegli mi pare., che molti divoi ( ò Di )
Stupiſcano alle mie parole,e, con iſdegno conſiderando dicano tra le medeſi
mi . Dunque una donniciuola puòtanto,che questa Corte, corra pericolo
d'andar ſozzopra per lei ? e ſiamonoi coſi priui d'ogni ardimento , che per
vna feminetta abbiamo noi a temere? E chi potrebbe mai effet ella coſtei?
. Sard
Quero il Taffo .
su ferli
farà mai più ,cbefemina ? Or quefto feßonon degli vile,dapoco, codardoje
pufillanimos ſe coſi ragionate (o Dei)ben ſi pare, che per non eſſer huomini
al Mandoſtati ilſeſſofeminile oltre la buccia non curafte mai di conosce
cellijs
re, percioche, com'ognhuomo non è valoroſo ,e magnanimo, coſi non ogni
donna è vile,e da poco . Debbo io forſi recaruene eſempis Mirate la net.
sunaren
grand'ordine delle cagioni,in quel primoſemedella generazione dell'p
d't 1
niuerſo ,contemplate unaPantaſilea , che ſarà il terrore di que' popoli
dellaGrecia bellicofiffimi, una Semiramis ( quantunque le mirabili virs
tù di queſta fieno per eſſere pareggiate da grandiſſimi vizi ) un Ippon
lita,vn Oritia,e con queſte tutte l'Amazoni,femine tutte Marziali, còn
tant'altre ,che rinchiudeil Fato in que'ſuoiampiſſimi giri , che in -eje il
valor feminile potrete pienamente conoſcere . Tanto in vninerſale pol
lit
ſoio ricordarui,che come coſa miglior della donna non generò giamaila
miniſtra Natura ,quando buonaci naſce , cofi non fece , mi la piggiore ,
cthy
quando cattiua ella creſce Donna cheſia ricetto non meno delle virtus
dell'animo,che delle bellezze del corpo , e per chiuderle tutte invna,che
ſia benigna,ed umana , la temporal beatitudine del Mondo di laggiù ſi
708
può dire. Queſta ſe ſi poneſe in Inferno,ogni pena di lui ( rompendone
ILM
l'eternita )in gioia rivolgerebbe . Femina ,che ſottoallettatrici bellezze;
Gica
chiuda ,quaſi peſtiferoſerpe tra fiori,una mente crudele ; è un tormento
erne
infame,ed abominauole della terra,ilqual orribile moftro,come pur trop
ecair
po l'hanno,quaſsù traſportato,quaſi Teſifone,molto più ſediziofadi quel
l'altra infernale,ſpirera tanto del ſuo fumore ne' noftri petti , che non più
dering
farà questo Cielo pacefico conſiglio,e quetaragunāza d’inalterabili Dei,
itian
ma campo di battaglia tumultuofo ,oue noi quaſifurie d'Auerno , pre
Pilt correndo la guerra cadmica,percoſſi da questa duriſſima pietra diſcanda
lo, l'un contra l'altro,larminoltre riuolgeremo. Dolgonfi gl'ignoranti
igi
mortali della bellezza,came d'infidiofo dono,dato loro dalla Natura, per
till
cagionar tra loro(comefarà un giornoquaſsa il pomo della diſcordia )liti ,
e conteſe ;ma s'ingannano nell'oppinione lorcieca . Non è coſi,non e(creo
danlo pur gl'ignoranti)la bellezza cagione di tanti lor mali,ciò è addirén
inſidie d'amici,mortide'fratelli,erkine de' Regni. La ſola perfidia
quella pelima figlia dellacrudeltàfeminile,quel'empiaſua madre,tutto
ÖDi ciòfanno . Colei,che farà l'incendio , e'l disfacimento di Troia , non per
multe Eller belliſima, ma per eſſer crudele contra il ſuo ſporo , alſuo ſpoſo fard
ti infedele ecoſifarà il pianto di tutta l'Aſia . Ma che se la crudeltà è
her cofi formidabile immaginandola
foluychofard congiuntacollafuperbia ,
colle H sua
rad
58 Il Farnerico Sauio ,
fua perpetua compagna,comeil lampo del tuono ? Or ,qui ſe voi michit
dete,che potrebbemaieſſerella coſtei, riſponderò io , e riſponderò il vero,
che potrebb'eßer un giorno,fe noi no'l vietamo,di donniciuola gia.di for
tuna balfa ,ed oſcura ,e che appena få laggiù conoſciuta,noftra fuperba Si
gnora , & orgoglioſa tiranna ; che s'ellaſpera d'auer purforge,onde pe
rarlo,ambizione,ed alterezza , onde bramarlo gid non le mancano . In
quefti,benche ampiſſimigiri,non cape quel fuo vasto , ed incomparabil
concetto dell'immaginato merito ſuo . A torto ,nox a grazia , ed onore ,
recaſi ella ıl participar mecocõegual miſura del proprio mio lume.Noſo
lamételona, ma l'una, e ſola vorrebbe anch'ella ,ed eſſerſi,edeffer detta ,
ne dubitate, chedicacciar me dal Cielo ;e tutto effeminare il mio maſchio
Splendore ( potendo)non foſſe ardita . Non è Venere coſi bella ,non Palla
de coſiſaggia , non Marte coſiforte , non Mercurio coſi prudente , non tu
Gioue cofinobile, quanto ella più di voi tutti d'eſſere ſi prefume , ſol per
cbe,feminaeßendo ,fù foura tutte le feminecaſta ,e pudica . Qualità,che
(Se dee dirſi il vero)ſplenderebbe inquelfelforara,ed illuſtre, le macchia
La ſempre di tanta ſuperbia non rimaneſe, che la virtù è ſuperata dal vi
zio. Sanlo i pufillanini, e cattiuelli mariti, che la pudicizia delle lor
mogli comprano collor ſeruaggio . Rara fù ſempre nelle donne questas
virti , come èrara la vera fortezza ne gli huomini, maè di gran lunga
maggior il numero d'huomini forti,chedifemine caste . Quinci è, ch'elle
poi tanto ne ſuperbiſcono,quincicofeinon coſa umana, ma piu , cbe diui
na riputauafi,benche'mortale ,onde ſdegnandola mezzana ſua ſorte , e
non contenta dell'umano juoſtato , e fobiffa d'eſfer natain fortuna non
coſi chiara ,quanto laſua bellezza fisillustre,quafi ella , e le donne , e gli
buomini tutti della ſuaviſta ſtimaſſe indegni,ſi come i tiranni per ſuper
bia da loro ſudditi,coſi non degnando ella d'eſer dalle genti vadutawy
prima in chiuſa cella , quaſi in ſolitaria grotta celandoſi, poſcia tutte
ſaluatica divenuta ,le Città abbandonando, perſempre rifuggi tra le fies,
rege quimi ſperando nella ſua folitudine farſi ſimile a noi, in fiera ,come ben
meritava ,cangiata finalmente farebbeſi,je questo nuouo non sò, s'o deb
bia dirmi,ò ſuo vago,à fuo magoya trasformarla ,traſumanandola, nelle.
Jue braccia non l'aneſe raccolta . E s'ella, mentre ville laggiù fù diſua
perbia cofiripiena,che ogn'altra coſa ebbea vile ,fuor , cbe lefteße ,che
fara ora deificata quaſsis tra noi ? Quinci, io dico per questo ſuo faſto.
di castità , ftimandoff degna non ancor Diua , d'eler pur come Diua
Adorata ( dirò coſa incredibil ,ma vera ) amè,
ed'ebbe in odio in un
medefimo
2
Quero il Taffo . 59
medeſimotempogli amanti , amogli per ambizione, defiderandogli ,
odiogli riſutandogli per diſpregio ,ne come infidiatori che non fur mai)
mero di ſua onefta, furon da lei odiati,ma comeindegni dell'amorſuo,che meri
fa tarono amando. Qui,percheio parli de'miei nimici , non fia, che io ne
IS
taccia,ò ne diffimuliil vero . Non ſempre gli Arali di quel temerario ,
ed arrogantefanciullo ſono impudichi,anzi ſon eglino molte volte ca
endi
Aiffimi, equelli appuntoſonopiù ſempre puri,ed onesti, che vanno aca
TON
ceſi di maggior fuoco . Ab ben tali furono i vofri,o miſeri, ed infelici a.
matori diquesta ingrata , poſciache non valſe il gelo dell'agghiacciato
ſuo cuore pereſtinguergli, ma biſognouui quello di morte . Verrà tem
po ,òGione, che guerreggieranno interra e' mortali,non più per difeſa lor
propria , ò per deſiderio dipace , ma per gloria , che cercheranno nelle
nazioni ſuiſcerate , ed ucciſe. Coſi costei, non per ſaluerzadel'onor ſuo,
B chenon fu mai combattuto ,ma per panagloria di veder cotali effetti
della ſua ſuperba bellezza ; non gli ſtranieri,ma gli amici,magli aman
ti ,vcciſe,ſtraziò ,tormentò. Chiedete quanti? quanti la videro , chetar
bito ti rimaſer preſi dell'amor fuo , tanti ne laſciò ella diſperamente morire .
Quale da un fallo precipitandoſi, quale nel letto infermomorendoſi,
el quale nella paſſione accorandofi,e qual diſperato di propria mano veci.
dendoſi. Voi, voitestè n'vdiſte miſerabiligridi finalle Stele ,ed io vidi,
ma non con occhi aſciutti , e non ſofferſi di riuederlo , vidi quel miſero ,
le ch'ella ultimamente bà morto colla ſua crudeltà , vidilo colproprio dar
Die
do,quafi vittimaja questa nouella Dea conſacrata, paſſarſi il cuore ; éd
'96 ella ,parendole vile ed anguſtoſpazio la terra,e formontata a queſti nio
Stri štellati campi,per qui trionfare molto più nobilmente delleſpoglie
di tante , e coſi degne vittorie . E tu,òcomma noftra prouidenza, una
fy tanta indignita Joffrirai ? Deb , ſe come generoſo,non ti moue iltimore,
4 mouati almeno ilionueneuole,come giuſto . Ecco un' Alcide ,che naſce
16 rd diteſòGioue) chefarà tuo valoroſofigliuolo, chepurgherd la terra di
tanti moftri, punirà tanti tiranni,riporterà lapalma, iniuittoſempre,di
128 tante orribili impreſe ,quanto penerà egli, dopo tante gloriofefatiche',a
lebo conſeguir la grazia del ſaliral Cielo , di cui ſia pur anch'egli fortiffima
colonna , e foftegno ? ed una femina,chepur ieri laſciò la conocchia per
l'arco, vna falvatica fiera ,nimica d'ogni pietà , ch’hà priuato il Mondo
di tante anime valoroſe ,vn empia una , micidialecie stata ( comepur
lo anche un giornofiadate queltuo Ganimede,dal'auolo tuo per tuo conſen
forapita :Gjoue(e quiſta il finedel mio parlare ) feverod in me quel
1 H 2 profe
60 Il Farnetico Sauio ,
profetifico lume , che coſiè fol d'ogni mente , come ſon io d'ogni occhio
mortale, io veggio venir un ſecolo,ne potrai tu ritenerlo , neci harran
luogo quelle tue folgori, che il Mondo, io dico il Mondo animato d'ani
ma ragionevole , meglio conſiderando le noſtre azioni,e non riconoſcen
,dole come dinine, te del tuo ſeggio ,e del Cielo, inſieme con tutti noi cac
cieranno , e rilegandoci nel centro della terra ,la nello'nferno, i nostri ono
sije i ſagrifici nustri,in grauiſſime pene,ed in eterni tormenti conuertiran
no,ne reſterà di noi al Mondo,altroche i nomi vani,e queſtiſogni,efauo
le de' Poeti ſaran creduti. Conoſcerete allora , chenon pietà dell'amico,
non dolore ,ò ſdegno,benche farebbe giustiſſimo,deldiuiſo, e ſcemato mio
lume, ma timore dell'vniuerſale ruina , e pelo del pubblico beneficio,
molle a parlarla mia lingua . Tacque,tale per generoſo diſdegno diue
nuto nel volto , quale s'accende tallora contra gl'infolenti vapori, che
ofano di mouer guerra à iſuoi raggi.
Rimaſe Gioue,rimaſe il Conſiglio di tutti gli Dü, tutto ſoſpeſo . Fin
malmente dopo le parole ,che furon molte ,e dopò varilor parerige diſcorſi,
fü concordeniente deliberato.
Che Delia in Cielo ſi rimaneſle , non potendoſi la Deita , corceduta
una volta ,mai più ritogliere . Che tutto illume,riceuuto da Febo, egia
fatto a lei proprio tutto à Febo da lei ſi rendeße,fi veramente ,ch'ellazkie
ceuendolo poidinuouo àminuto ,e di nuovo riperdendolo,quando ,ecome
piaceſſe al Sole ,per questa cagione a tutte l'altre Stelle di gran lunga in .
feriore firimaneleo ch'ella conferuaſſe la ſolita fua fredezza , ed insta
dililàféminile. Che per caſtigo dell'empiezza di lei,quel ſuo viſo ,gid
fi pulito,infidoſpecchio di quel ſuocuore ,macchiato di abominexelfierez
ka,folle macchiato anch'egli del ſangue,che tuttavia gridaua vendetta
dell'infelice Ateone ,ne mai quelle macchie foßero illuminate ; acciocbe
feruiſſero al Mondo per un altiffimoeſempio di crudeltd ben punita .
Cofi Febo colla vendetta del ſuo diuoto ,e col racquisto della ſua luce,
fi conſolato; e coſi la crudeliffima donna (benche Dina nel Ciclo )non vaba
Se però àfuggire la meritata pena della ſuaferitd.
Qui ebber fine le controuerſie celesti equi (Signor Caporale) ſe à vos
piacciuta la fauola ,datene corteſe ſegwo . Maintanto incaminiamoci
verſo coſa ,ch'egli dgià notte . Cap. Andiamo,efia l'applauſo difavo
lacoſi nuona , e.coli pellegrina,il giurarui, SignorTorquato ,cheha gia
gran tempo, ch'io non hò vdito coſa di maggior mio guſto , e diletto .
Manoiſiamoproceduti tant'oltre, chelungo.tratto cifon lontane le pora
BG di
各意言=毫 会
Ouero il Tafſo . 61
参
+
har IL FIN E.
dette
t's
let
30
28
foot
Ego Gaſpar Leualorius Canonicus Theologus iuffu idem R. P.
Ixquifloris,vidi,& legivniuerfum hunc Dialogum admills
Hris AlexandriGuarini nihilque in eo reperi,quod catholice
fides,aur bonis moribus aduerfetur, quamobrem dignum iudi
! corypis mandari poffit . Ferraria die 25. Novembr .1609
2
Die 2.Nouembris 1609.
OD 02. 01:59
Imprimatur
F. Io . Baptiſta Scarella
Ing. Ferrariæ .
Imprimaturybook is lie
1669
!
$