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Corso di Impianti Meccanici – Laurea Magistrale

Modulo 3. Impianti industriali


Sezione 3.3 Impianto frigorifero a compressione a tre
livelli di temperatura

Prof. Ing. Cesare Saccani


Prof. Ing. Augusto Bianchini
Dott. Ing. Marco Pellegrini

Department of Industrial Engineering (DIN) - University of Bologna


Viale Risorgimento 2, 40136, Bologna – Italy
Versione 33
Agenda
I fluidi frigoriferi

Il ciclo frigorifero reale

P&I impianto frigorifero a tre livelli di temperatura

Dimensionamento elementi di impianto

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I fluidi frigoriferi
Il fluido refrigerante o frigorifero è il fluido operativo di un ciclo frigorifero. I fluidi
frigoriferi possono essere di tipo naturale (ad esempio: ammoniaca, anidride
carbonica, propano) o artificiale. I fluidi artificiali sono anche generalmente
identificati con il termine «freon», che in realtà identifica una serie di fluidi
frigoriferi utilizzati a partire dagli anni ‘30 ed il cui impiego è vietato da qualche
decennio.

Infatti, le molecole CFC (clorofluorocarburi), come il freon, sono state


storicamente le prime ad essere utilizzate nei cicli frigoriferi a compressione, in
quanto la sostituzione di un atomo di idrogeno con un atomo di fluoro partendo
da metano o etano è un'operazione relativamente semplice che provoca un
aumento di densità, mentre la sostituzione di un atomo di idrogeno con uno di
cloro provoca generalmente un aumento dell'entalpia di evaporazione e una
riduzione della temperatura di ebollizione.

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I fluidi frigoriferi
Classificazione ASHRAE

La classificazione della norma americana ASHRAE Standard 34, inizialmente


adottata dalla DuPont (azienda che brevettò il Freon) utilizza una sigla del tipo:

X - I - II - III - IV - V - VI

X - Viene usata comunemente la lettera maiuscola "R" (Refrigerante).

I - Si pone una "C" in caso di derivati ciclici. Una "E" nel caso il composto fosse
un etere. Altrimenti 0 (in tal caso si omette).
II - Numero di legami doppi. Se uguale a 0 si omette.
III - Numero di atomi di carbonio meno uno. Quindi vale 1 per i derivati dall'etano e
0 per i derivati dal metano.

IV - Numero di atomi di idrogeno più uno


V - Numero di atomi di fluoro
VI - Una o più lettere dell'alfabeto minuscole o una lettera maiuscola, che
identificano una particolare caratteristica chimica del medesimo componente.

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I fluidi frigoriferi
Classificazione ASHRAE

Serie R000: Composti derivati dal metano. Il metano entra in tale famiglia sotto il nome di R-50.

Serie R100: Composti derivati dall'etano. L'etano figura come R-170.

Serie R200: Composti derivati dal propano. Il propano ha sigla R-290.

Serie R300: Composti derivati dal butano. Il butano (alcano con 10 atomi di idrogeno) non fa parte di tale famiglia, in
quanto per le regole viste, si dovrebbe scrivere il valore 11 in corrispondenza della cifra significativa degli atomi di
idrogeno. Per ovviare a tale problema è stato attribuita la sigla R-600.

Serie R400: Miscele zeotropiche. La lettera maiuscola, alla fine, identifica differenti concentrazioni in peso dei componenti.

Serie R500: Miscele azeotropiche. Se esistono differenti mix possibile per dati componenti, si aggiunge una lettera
maiuscola.

Serie R600: Composti organici. In questo gruppo rientrano gli alcani aventi quattro o più atomi di carbonio. In tale famiglia
il refrigerante viene identificato aggiungendo, dopo il 6 della serie, il numero di atomi di carbonio meno quattro.

Serie R700: Composti inorganici con massa molecolare inferiore o uguale a 99 unità di massa atomica. In tale famiglia il
refrigerante viene identificato aggiungendo, dopo il 7 della serie, il valore numerico intero del peso molecolare. Ad
esempio: acqua R-718, azoto N2 R-728, ossigeno O2 R-732, anidride carbonica CO2 R-744. Se sono presenti composti,
aventi medesimo peso molecolare, si aggiunge una lettera maiuscola.

Serie R1000: Composti insaturi organici (composti ottenuti a partire dagli alcheni), ad esempio etilene R-1150, propene R-
1270.

Serie R7000: Composti inorganici con massa molecolare superiore a 99 unità di massa atomica. In tale famiglia il
refrigerante viene identificato aggiungendo, dopo il 7 della serie, il valore numerico intero del peso molecolare.

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I fluidi frigoriferi
Impatto ambientale dei fluidi frigoriferi

L’indice ODP (Ozone Depletion Potential) misura le potenzialità del fluido


frigorifero di degradare l’ozono, avendo assunto come riferimento il fluido R-11 o
Freon-11 (ovvero, R-11 ha ODP=1).
Una stima del valore dell’ODP di una sostanza può essere fatta sulla base della
struttura chimica e dal tempo di semivita nell’atmosfera. I composti che non
possiedo atomi di Cloro o Bromo hanno ODP uguale a zero.

CFC: clorofluorocarburi (banditi dal 1992)

HCFC: idroclorofluorocarburi (banditi dal 2014)

HFC: idrofluorocarburi (in fase di bando… perché?)

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I fluidi frigoriferi
Impatto ambientale dei fluidi frigoriferi

Il riferimento normativo è il REGOLAMENTO (UE) N. 517/2014 del 16 aprile 2014


sui gas fluorurati a effetto serra e che abroga il regolamento (CE) n. 842/2006, che
è il nuovo regolamento europeo sugli F-gas, ovvero quei gas ad elevato Global
Warming Potential (GWP) responsabili dell’effetto serra, tra i quali figurano anche
gli HFC utilizzati negli impianti frigoriferi. Tale regolamento abroga il regolamento
842/2006 introducendo alcune novità. Di seguito i punti salienti con riferimento
agli impianti di refrigerazione:

1) La frequenza imposta per i controlli delle perdite di gas dagli impianti di


refrigerazione (e pompe di calore) non è più in funzione solo della carica di gas
dell’impianto, ma anche in funzione del tipo di gas, per cui il parametro rilevante
risulta essere espresso in termini di “tonnellate equivalenti di CO2”. Si veda al
proposito l’art. 4, comma 3. Sono stabilite infatti frequenze di controllo diverse per
diversi valori del GWP (quindi per quantità e tipo di fluido) sotto riportati e distinti
nei seguenti casi:

1. Tra 5 e 50 ton CO2 equiv: 1 controllo ogni 12 mesi


2. Tra 50 e 500 ton CO2 equiv: 1 controllo ogni 6 mesi
3. Con 500 o più ton CO2 equiv: 1 controllo ogni 3 mesi 7/94
I fluidi frigoriferi
Impatto ambientale dei fluidi frigoriferi

Nel caso in cui sia installato un sistema di rilevamento delle perdite, le frequenze
dimezzano, ovvero l’intervallo di tempo raddoppia: 24 mesi nel primo caso, 12
mesi nel secondo, sei mesi nel terzo.
Per gli impianti che ricadono nel caso n.3 (v. art. 5, comma 1) “…gli operatori […]
assicurano che l’apparecchiatura sia munita di un sistema di rilevamento delle
perdite che avverta l’operatore o un’impresa di manutenzione in caso di perdite” e
(v. art. 5, comma 3) “… gli operatori assicurano che i sistemi di rilevamento delle
perdite siano controllati almeno una volta ogni 12 mesi per accertarne il corretto
funzionamento”.

Esempio: l’R507 ha un GWP di 3800 che significa 3,8 ton di CO2 equiv/kg.
Quindi si rientra nel caso 1 per quantitativi di carica del gas refrigerante compresi
tra 1,3 e 13,2 kg, nel caso 2 per quantitativi compresi tra 13,2 e 132 kg e nel caso 3
per quantitativi uguali o superiori a 132 kg. Per tutti gli altri gas fluorurati occorre
rifare il calcolo partendo dal loro GWP. Per fornire un elemento di valutazione, si
riportano i seguenti valori:

R134a: 1,4 tonCO2 equiv/kg R407c: 1,6 tonCO2 equiv/kg


R404a: 3,9 tonCO2 equiv/kg R410a: 1,9 tonCO2 equiv/kg
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I fluidi frigoriferi
Sistema di rilevamento delle perdite automatico

Il rilevamento dei gas e la verifica delle perdite sono due attività distinte che
riguardano lo stesso argomento ma vengono svolte con metodi molto diversi.
Infatti:

- il rilevamento dei gas riguarda l’analisi di campioni d’aria per individuare


l’eventuale presenza di gas refrigeranti, mentre
- la verifica delle perdite è l’esame sistematico di un impianto di refrigerazione
per individuare eventuali perdite.

Gli strumenti utilizzati per la verifica delle perdite sono di solito dispositivi
portatili utilizzati da operatori: esistono vari tipi di rivelatori di perdite, spaziando
dalle soluzioni più semplici, ad esempio l’uso di acqua saponata, agli strumenti
elettronici più sofisticati.

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I fluidi frigoriferi
Sistema di rilevamento delle perdite automatico

I rilevatori di gas sono di norma apparecchi installati in posizioni fisse e dotati di


un certo numero di sensori posizionati nelle zone dove il gas refrigerante
potrebbe accumularsi in caso di perdite nell’impianto. La posizione di
installazione dipende sia dalla disposizione dei macchinari e degli spazi adiacenti
che dalla configurazione dell’impianto e anche dal tipo di gas refrigerante
considerato.

Per scegliere il tipo di apparato rilevatore più adatto è necessario valutare


preliminarmente i seguenti aspetti:

 Tipologia di gas da rilevare e con quale livello di concentrazione;

 Tipologia di sensore (principio fisico di funzionamento), numero di sensori,


loro posizionamento e modalità di calibrazione;

 Definizione del numero di livelli di allarme, delle relative soglie e della gestione
degli allarmi stessi.

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I fluidi frigoriferi
Sistema di rilevamento delle perdite automatico
Tecnologia Principio funzionamento Caratteristiche

Sensore Le celle consistono Questi sensori sono molto precisi (0,02 ppm) e vengono
elettrochimico generalmente in due elettrodi utilizzati principalmente per rilevare i gas tossici che non
immersi in un mezzo elettrolita. potrebbero essere individuati in altra maniera, oppure
Una reazione di ossidoriduzione quando è richiesto un elevato grado di precisione. Sono
genera una corrente elettrica relativamente costosi e hanno una durata limitata (max
che e proporzionale alla 2-3 anni).
concentrazione di gas.
Sensore a Il dispositivo funziona Questi sensori hanno un costo basso, una lunga durata
semiconduttori misurando la variazione di e sono sensibili, stabili e resistenti all’avvelenamento, e
resistenza (che è proporzionale possono essere utilizzati per individuare una grande
alla concentrazione del gas) che varietà di gas compresi tutti i refrigeranti CFC, HCFC e
avviene quando il gas viene HFC, l’ammoniaca e gli idrocarburi. Tuttavia, non sono
assorbito dalla superficie del particolarmente selettivi e quindi non sono adatti a
semiconduttore, normalmente rilevare un singolo gas in una miscela o a essere
costituta da ossidi metallici. utilizzati in presenza di alte concentrazioni di gas
interferenti (ad esempio, gasi di scarico di camion).
Sensore catalitico Il sensore funziona bruciando il Vengono utilizzati principalmente per i gas combustibili,
gas sulla superficie di granuli e inclusa l’ammoniaca, e sono i sensori più diffusi per
misurando la variazione di queste applicazioni per elevati livelli di rilevamento.
resistenza del granulo risultante Sono relativamente economici, basati su una tecnologia
(che è proporzionale alla consolidata e nota ed hanno una buona durata, fino a 5
concentrazione del gas). anni. Il tempo di risposta è di circa 20-30 secondi.
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I fluidi frigoriferi
Sistema di rilevamento delle perdite automatico
Tecnologia Principio funzionamento Caratteristiche

Infrarossi La tecnologia a infrarossi si Quando vennero introdotti i sensori a infrarossi erano


basa sul fatto che molti gas specifici per un unico tipo di gas. Erano molto selettivi e
hanno una tipica banda di precisi, con possibilità di rilevare fino a 1 ppm. I sensori
assorbimento nella zona a infrarossi venivano utilizzati tipicamente dove era
dell’infrarosso che può essere richiesta una grande precisione e specificità della
utilizzata per rilevarli. Il rilevazione. Questa elevata precisione comporta però
confronto con un valore di anche un costo piuttosto elevato. Sono stati
riferimento permette di recentemente sviluppati nuovi modelli basati sul
determinare anche la monitoraggio di una banda infrarossi più ampia che
concentrazione del gas. possono rilevare una miscela di gas. Questo però riduce
la selettività e la precisione.

(Fonte: Danfoss) 12/94


I fluidi frigoriferi
Restrizioni all’immissione in commercio

Qui c’è la novità più rilevante, tra l’altro già da tempo preannunciata ed ora
formalizzata: a decorrere dal 1° gennaio 2020, divieto di immissione in commercio
di prodotti ed apparecchiature fisse di refrigerazione contenenti HFC con
potenziale di riscaldamento globale (GWP) pari o superiore a 2500, o il cui
funzionamento dipenda dai suddetti HFC, a eccezione delle apparecchiature
concepite per raffreddare prodotti a temperature inferiori a -50°C;

inoltre: sempre a partire dal 1 Gennaio 2020 sarà vietato l’uso di gas HFC aventi
GWP maggiore di 2500 per l’assistenza e manutenzione delle apparecchiature
contenenti più di 40 ton di CO2 equivalente (praticamente tutte quelle che
interessano a livello industriale).
Solo in caso di assistenza e manutenzione tale divieto è prorogato al 1 Gennaio
2030 se il gas utilizzato è rigenerato ed etichettato in conformità a quanto previsto
dall’art. 12 comma 6, oppure recuperato dalla medesima apparecchiatura.

Quindi, la commercializzazione di nuovi impianti cesserà dal 2020, il rabbocco di


gas e tutte le operazioni di assistenza potranno consentire agli impianti esistenti a
tale data di poter “sopravvivere” in qualche modo per almeno altri 10 anni con le
modalità che si sono di fatto sperimentate nel passato con l’R22.
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I fluidi frigoriferi
Restrizioni all’immissione in commercio

1) Riduzione della quantità di HFC immessa in commercio.


Il regolamento 517/2014 prevede un programma di riduzione della quantità di
HFC che potrà essere immessa in commercio all’interno della UE. Considerata
la media annuale di immissione sul mercato tra gli anni 2009 e 2012, tale valore
è stato preso come valore massimo. Tale massimo è stato tollerato fino al 2015
e da qui in poi è iniziato un programma di riduzione che prevede di arrivare ad
un limite del 63% a fine 2020 (anno in cui cesserà la commercializzazione di
impianti con HFC aventi GWP >2500) ed infine ad un limite del 21% a fine 2030.
Ci sarà quindi una forte limitazione all’uso degli HFC senza arrivare per ora ad
un bando totale in quanto queste sostanze sono ancora ritenute insostituibili in
alcune applicazioni.

Si aggiunga a ciò il fatto che in molti Paesi Europei già oggi alcuni refrigeranti
come l’R134a o l’R410 sono sottoposti ad una tassazione aggiuntiva che può
arrivare fino a circa 50 €/kg. La combinazione dei due effetti, tassazione (qualora
tali misure venissero applicate anche in Italia) e difficoltà di reperimento del gas,
determinerà negli anni un innalzamento dei costi di manutenzione derivanti e, in
particolare, anche per l’R507, ovvero il fluido che è stato comunemente usato per
la tipologia di celle di conservazione di frutta e vegetali.
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I fluidi frigoriferi

P(Tc=50°C)=13 bar

P(Tev=-40°C)=0,5 bar
x=0,55 (isoentalpica)
Rapporto di compressione: 13/0,5=26

X: Titolo di vapore = mvapore/(mvapore+mliquido) 15/94


I fluidi frigoriferi
Un azeotropo si forma quando tra le molecole delle due o più
sostanze che lo compongono si manifestano fenomeni di
R507A=50%R125+50%R134A
attrazione o repulsione dovuti alla formazione di legami
intermolecolari. A causa di tali legami il comportamento della
miscela si discosta dalle condizioni ideali.
Pressione (MPa)

P(Tc=50°C)=24 bar

P(Tev=-40°C)=1,4 bar
x=0,65-0,70 (isoentalpica)
Rapporto di compressione: 24/1,4=17,1

Entalpia [kJ/kg] 16/94


I fluidi frigoriferi
Comparazione fra diversi fluidi frigoriferi

In particolare, i fluidi frigoriferi analizzati sono:


 R 134A (HFC, in fase di bando)
 NH3 (R 717)
 CO2 (R 744)
 R 22 (HCFC, già bandito)
Si vuole evidenziare quali siano le performance del ciclo frigorifero per ciascun
fluido in termini di effetto utile considerando:
 Temperatura di condensazione: 50 °C;
 Temperatura di evaporazione:
• -10 °C (cella a 0 °C – Temperatura necessaria per la conservazione
delle derrate alimentare)
• -30 °C (cella a -20 °C – Temperatura necessaria per la conservazione
del surgelato)

17/94
I fluidi frigoriferi
Comparazione fra diversi fluidi frigoriferi

La scelta di un fluido frigorifero non è compiuta unicamente sulla base dell’analisi


delle proprietà termodinamiche del fluido ma occorre anche considerare altre
proprietà che non sono connesse direttamente al trasferimento di calore fra cui:
 Stabilità chimica;
 Infiammabilità e tossicità;
 Costo e disponibilità sul mercato;
 Compatibilità con i materiali del compressore e con i lubrificanti utilizzati;
 Compatibilità ambientale (GWP e ODP).

L’analisi delle prestazioni di un ciclo frigorifero per dato fluido viene effettuata sui
diagrammi pressione – entalpia (p – H).

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I fluidi frigoriferi
Le proprietà dei fluidi frigoriferi
 Boiling point: è la temperatura di evaporazione alla pressione atmosferica. È un
parametro molto importante perché consente di individuare un fluido frigorifero
piuttosto che un altro in funzione della temperatura della utenza frigorifera.
 Sicurezza: valutata in termini di tossicità ed infiammabilità. I refrigeranti sono
suddivisi in 6 classi in funzione della loro pericolosità (A1, A2, A3, B1, B2, B3). Il
gruppo A1 rappresenta i fluidi meno pericolosi mentre B3 è rappresentativo dei
fluidi più pericolosi
Pc, Boiling point
Fluido GWP ODP Tc, [C] Pericolosità
[bar] a 1 atm, [C]
R 22 (HCFC) 1810 0,055 96 50 - 40,76 A1
R 134A (HFC) 1430 0 101 41 - 26,16 A1
R 717 (Ammoniaca) 0 0 132 113 - 33 B2

R 744 (CO2) 1 0 31 74 - 78,44 A1

R 404a (HFC) 3780 0 72 37 - 46,45 A1

 Tc = Temperatura critica;
 Pc = Pressione critica
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I fluidi frigoriferi
Si vogliono valutare le prestazioni di due cicli frigoriferi ad un solo stadio di
compressione utilizzati per il raffreddamento di celle frigorifere per la conservazione di
derrate alimentari (Temperatura nelle celle pari a 0 °C) e per il congelamento
(Temperature nelle celle pari a – 20 °C).
Il ciclo frigorifero individuato prevede una temperatura di condensazione pari a 50 °C ed
una temperatura di evaporazione pari a -10 °C nel primo caso e -30 °C nel secondo
caso.
Si considera una compressione di tipo isoentropica =1
Si vuole valutare per i quattro fluidi l’effetto utile ( ).

1 2

Qf
4 3

20/94
I fluidi frigoriferi
R22 (HCFC): Caso (Tev = -10 C, Tcond = 50 C).

3 2
Pcond = 19,4 bar
=

= ,

Peva = 3,5 bar 4 = ,


1

4 = ,

21/94
I fluidi frigoriferi
R134a (HFC): Caso (Tev = -10 C, Tcond = 50 C).

=
Pcond = 13
bar 3 2
= ,

β= ,
Peva = 2 bar 4 1
4 = ,

22/94
I fluidi frigoriferi
R717 (Ammoniaca): Caso (Tev = -10 C, Tcond = 50 C).

= ,

Pcond = 20,4 3 2
β= ,
bar

4 = ,
Peva = 2,9 bar 4
1

23/94
I fluidi frigoriferi
R 744 (CO2): Caso (Tev = -10 C, Tcond = 50 C).

=
Pcond = 100 bar
= ,
3 2

β= ,

4 = ,
Peva = 26 bar 4 1

24/94
I fluidi frigoriferi
R404a (HFC): Caso (Tev = -10 C, Tcond = 50 C).

Pcond = 22,9 bar


3
2
=

= ,

4 1
β = 5,3
Peva = 4,3 bar
4 = ,

25/94
I fluidi frigoriferi
Temperatura di evaporazione -10 °C e temperatura di condensazione pari a 50 °C

Tevaporazione [°C] / Tcondensazione [°C] /


Fluido Effetto utile,
Pevaporazione, [bar] Pcondensazione, [bar]

R 717
-10 / 2,9 50 / 20,4 3,40
(Ammoniaca)
R 22 -10 / 3,5 50 / 19,4 3,18

R 134 -10 / 2 50 / 13 3,08

R 744 (CO2) -10 / 26 50 /100 0,96

R 404a -10 / 4,3 50 / 22,9 2,54

Il fluido che presenta le migliori performance risulta essere R 717 che ha un effetto utile
pari a 3,40.

Tuttavia, occorre ricordare che tale fluido presenta il più alto grado di pericolosità dei
quattro.

26/94
I fluidi frigoriferi
R22 (HCFC): Caso (Tev = -30 C, Tcond = 50 C).

3
Pcond = 19,4 bar
2
=

= ,

β= ,

4 = ,
Peva = 1,6 bar 4
1

27/94
I fluidi frigoriferi
R134a (HFC): Caso (Tev = -30 C, Tcond = 50 C).

=
Pcond = 13
bar 3 2
= ,

β= ,

4 = ,
Peva = 0,8 bar 4
1

28/94
I fluidi frigoriferi
R717 (Ammoniaca): Caso (Tev = -30 C, Tcond = 50 C).

= ,

Pcond = 20,4
3
2
β=
bar

4 = ,

Peva = 1,2 bar 4


1

29/94
I fluidi frigoriferi
R 744 (CO2) Caso (Tev = -30 C, Tcond = 50 C).

=
Pcond = 100 bar
= ,
3 2

β= ,

4 = ,

Peva = 14 bar 4 1

30/94
I fluidi frigoriferi
R404a (HFC): Caso (Tev = -30 C, Tcond = 50 C).

Pcond = 22,9 bar


3
2
=

= ,

β= ,
4
Peva = 2,0 bar 1
4 = ,

31/94
I fluidi frigoriferi
Temperatura di evaporazione -30 °C e temperatura di condensazione pari a 50 °C

Tevaporazione [C] / Tcondensazione [C] /


Fluido Effetto utile,
Pevaporazione, [bar] Pcondensazione, [bar]

R 717 (Ammoniaca) - 30 / 1,2 50 / 20,4 2,14

R 22 - 30 / 1,6 50 / 19,4 2,00

R 134 - 30 / 0,8 50 / 13 1,89

R 744 (CO2) - 30 / 14 50 /100 0,6

R 404a - 30 / 2,0 50 / 22,9 1,48

Il fluido che presenta le migliori performance risulta ancora essere R 717 che ha un
effetto utile pari a 2,14.

Tuttavia, occorre ricordare che tale fluido presenta il più alto grado di pericolosità dei
quattro.

32/94
I fluidi frigoriferi
Confronto cicli a Teva = -10 °C e Teva = -30 °C

D% =
Fluido @ Teva = - 10 C @ Teva = - 30 C , ,
,

R 717
3,40 2,14 - 37,1 %
(Ammoniaca)

R 22 3,18 2,00 - 37,1 %

R 134 3,08 1,89 - 38,6 %

R 744 (CO2) 0,96 0,6 - 37,5 %

R 404a 2,54 1,48 - 41,7 %

33/94
Agenda
I fluidi frigoriferi

Il ciclo frigorifero reale

P&I impianto frigorifero a tre livelli di temperatura

Dimensionamento elementi di impianto

34/94
Il ciclo frigorifero reale
Il ciclo frigorifero «reale»

Compressione 1-2: il compressore aspira vapore surriscaldato ad una certa


pressione (1), che è inferiore a quella di evaporazione (9) a causa delle perdite di
carico lungo la linea di aspirazione. Allo stesso modo, la pressione di fine
compressione (2) è più alta di quella di condensazione (3) a causa delle perdite di
carico fra mandata del compressore e ingresso al condensatore.

Nota #1: la temperatura raggiunta nel punto 2 può variare da 70°C ad oltre 120°C a
seconda del tipo di refrigerante e della pressione di condensazione.

Nota #2: la reale posizione del punto 1 influenza notevolmente la resa del
compressore, poiché il compressore elabora un volume ma lo scambio di calore
avviene in base alla massa circolante!
35/94
Il ciclo frigorifero reale
Il ciclo frigorifero «reale»

La portata in massa M elaborata dal compressore


è funzione della portata volumetrica Q del
compressore e della densità ρ del refrigerante, che
varia in funzione di pressione e temperatura nel
punto 1:

M = Q*ρ

Ma attenzione!

La densità del refrigerante è tanto minore quanto


più:

- diminuisce la pressione di evaporazione, e


- ci si allontana dalla curva del vapor saturo (e
quindi quanto più il vapore è surriscaldato).

36/94
Il ciclo frigorifero reale
Il ciclo frigorifero «reale»

Condensazione 3-6’: nel primo tratto del processo di raffreddamento del vapore in
uscita dal compressore (3-4) il refrigerante si raffredda a pressione costante, e
passa quindi dallo stato di vapore surriscaldato a quello di saturo secco
scambiando esclusivamente calore sensibile. Il desurriscaldamento del vapore
surriscaldato avviene preferibilmente esternamente all’unità condensante e, a
seconda delle condizioni in cui si trova il vapore, può anche consentire un
recupero di calore.
Nel secondo tratto (4-5) c’è la condensazione vera e propria del refrigerante, che
passa dalla condizione di vapore saturo secco a quella di saturo umido,
scambiando esclusivamente calore sensibile.
Nel terzo tratto (5-6) c’è una ulteriore raffreddamento (di circa 3-7°C) con scambio
di calore sensibile, che può avvenire anche all’esterno del condensatore.
37/94
Il ciclo frigorifero reale
Il ciclo frigorifero «reale»

Nota #3: il sottoraffreddamento è fondamentale poiché la valvola di laminazione


funziona correttamente solo se alimentata da refrigerante in fase liquida. Pertanto,
il sottoraffredamento è utile per evitare che, a causa delle perdita di carico nel
passaggio da condensatore a valvola di laminazione (tratto 6-6’), la condizione del
liquido in ingresso alla valvola di laminazione venga a trovarsi all’interno della
«campana».
Inoltre, il sottoraffreddamento produce un laminato (posizione 7) che ha titolo
inferiore rispetto a quanto accadrebbe se il sottoraffreddamento non ci fosse,
aumentando così la capacità di scambiare calore latente nell’evaporatore.

38/94
Il ciclo frigorifero reale
Il ciclo frigorifero «reale»

Nota #4: nella realtà i cambiamenti di


fase (sia nel condensatore che
nell’evaporatore) non avvengono a
pressione costante. Il transito del
refrigerante all’interno del condensatore
provoca delle perdite di carico, quindi
una variazione continua della pressione
che diminuisce nel senso del flusso.

L’entità della perdita dipende sia dalle


caratteristiche del refrigerante che dal
tipo di scambiatore utilizzato e sono
generalmente trascurabili (le pendenze
riportate in figura sono quantitative).

39/94
Il ciclo frigorifero reale
Il ciclo frigorifero «reale»

Laminazione 6’-7: il refrigerante passa dalla pressione di condensazione a quella


di evaporazione. La perdita di carico generata dal tratto 6’-7 è solitamente
trascurabile, anche perché si tende a posizionare la valvola di laminazione in
prossimità dell’evaporatore.

40/94
Il ciclo frigorifero reale
Il ciclo frigorifero «reale»

Evaporazione 7-9: nella prima parte dell’evaporatore (7-8) avviene l’evaporazione


completa del fluido refrigerante, con solo scambio di calore latente. Nell’ultimo
tratto dell’evaporatore (8-9) il refrigerante si scalda e passa dallo stato di vapore
saturo a vapore surriscaldato.

Nota #5: il surriscaldamento è fondamentale per la salvaguardia del compressore,


che deve essere alimentato da fluido refrigerante in fase vapore. Il fenomeno per
cui particelle di liquido refrigerante entrano nel compressore, anche noto come
«ritorno di liquido» o «colpi di liquido», è una delle principali cause di rottura dei
compressori.

41/94
Il ciclo frigorifero reale
Il ciclo frigorifero «reale»

Nota #6: il surriscaldamento ha però impatto negativo dal punto di vista


dell’efficienza dell’impianto, poiché l’aumento di temperatura all’aspirazione si
lega ad una diminuzione della densità del vapore in ingresso al compressore, e
quindi ad una diminuzione della portata in massa di refrigerante a parità di
pressione di evaporazione.

42/94
Il ciclo frigorifero reale
Il ciclo frigorifero «reale»

Il fluido frigorifero lavora tra due sorgenti a temperatura diversa. Se evaporatore e


condensatore avessero superficie di scambio infinita, allora le temperature di
evaporazione e condensazione risulterebbero uguali alle temperature,
rispettivamente, della sorgente fredda e calda. Poiché non è possibile costruire
scambiatori di grandezza infinita, la differenza tra le temperature teoriche di
lavoro e quelle reali è tanto più bassa quanto maggiore è la superficie di scambio
a disposizione e maggiore è l’efficienza dello scambio termico.

Attenzione! Vi è corrispondenza diretta all’interno della campana tra temperatura


e pressione, quindi le condizioni di temperatura e scambio termico al
condensatore e all’evaporatore influenzano le pressioni di lavoro corrispondenti.

43/94
Agenda
I fluidi frigoriferi

Il ciclo frigorifero reale

P&I impianto frigorifero a tre livelli di temperatura

Dimensionamento elementi di impianto

44/94
Impianto frigorifero a tre livelli di temperatura
Impianto di refrigerazione per derrate alimentari

L'impianto frigorifero è stato realizzato per la refrigerazione di celle a


diverse temperature:

- 1 cella a -30°C (abbattitore di temperatura e surgelamento);


- 1 cella a -20°C (conservazione surgelati);
- 7 celle a 0°C.

Le prime due celle sono legate ad attività di business marginali, rispetto


alle quali occorre valutare le soluzioni impiantistiche più adatte.

45/94
Impianto frigorifero a tre livelli di temperatura
R 404 A= R143A + R125 + R134A

P(Tc=50°C)=23 bar

X=0.55

P=4,5 bar P(Tev=-10 C)


X=0.65
P=2 bar P(Tev=-30 C)

P=1,3 bar (Tev=-40 C)


x=0,70 (isoentalpica)
Rapporto di compressione: 23/1,3=17,7

46/94
Impianto frigorifero a tre livelli di temperatura
Lay-out celle frigorifere Celle a temperatura minima 0°C: conservazione di vegetali (frutta, verdura, fiori)

Celle a temperatura
minima -20°C e -30°C:
abbattitori di temperatura
e conservazione surgelati

47/94
Impianto frigorifero a tre livelli di temperatura
Lay-out celle frigorifere Il ritorno è vapore saturo (punto 1 nel diagramma p-H di
slide 2), differente a seconda della tipologia di cella.

Ogni cella ha uno o più evaporatori.


La mandata è una sola, con
condensazione a 50°C (punto 3 nel
diagramma p-H di slide 3).

48/94
Impianto frigorifero a tre livelli di temperatura
P&ID

Condensazione

Ricevitore
di liquido

Compressione

Laminazione - Evaporazione

49/94
Impianto frigorifero a tre livelli di temperatura
al recuperatore
dai
Compressione e condensatori
condensatori
dall’evaporatore di
media pressione
ai compressori di alta
pressione

Al
desurriscaldatore

dall’evaporatore
dagli evaporatori di bassa
di alta pressione pressione agli
evaporatori
Alla aspirazione dei compressori di alta pressione è presente un pressostato di minima, mentre alla
mandata dei compressori sono presenti un pressostato di massima ed uno di minima.
Nota: I due compressori che lavorano l’uno a media e l’altro a bassa temperatura di evaporazione non sono
dotati del pressostato di minima: la ragione di tale scelta sta nella ricerca della massima economia nella
realizzazione dei due impianti specifici.

50/94
Impianto frigorifero a tre livelli di temperatura
Allarme pressione minima evaporatore

Rischio: se la pressione di evaporazione


diminuisce troppo, il salto di pressione tra
evaporazione e condensazione può divenire critico
per il compressore, con conseguente incremento
del lavoro di compressione e il rischio
surriscaldamento del motore elettrico. Inoltre,
diminuisce leggermente anche la pressione di
condensazione: poiché aumentano il calore
scambiato per desurriscaldamento e per
condensazione, si riduce il sottoraffreddamento,
con conseguente rischio per la valvola di
laminazione. Peggiorano resa ed efficienza
dell’impianto.

Possibili cause:
- Temperatura cella bassa → set point errati?
- Carico ridotto sullo scambiatore → evaporatore
sporco?
- Poca portata aria → ventilatore guasto?
51/94
Impianto frigorifero a tre livelli di temperatura
Allarme pressione massima condensatore

Rischio: se la pressione di condensazione aumenta


troppo, il salto di pressione tra evaporazione e
condensazione può divenire critico per il
compressore (anche se la pressione di evaporazione
si alza un po’), con conseguente incremento del
lavoro di compressione e il rischio surriscaldamento
del motore elettrico. Inoltre, aumentano il calore
scambiato per desurriscaldamento e per
condensazione, e si riduce il sottoraffreddamento,
con conseguente rischio per la valvola di
laminazione. Peggiorano resa ed efficienza
dell’impianto.

Possibili cause:
- Temperatura aria ambiente molto alta
- Carico ridotto sullo scambiatore → condensatore
sporco?
- Poca portata aria → ventilatore guasto?
- Presenza di incondensabili (aria/azoto)
52/94
Impianto frigorifero a tre livelli di temperatura
Allarme pressione minima condensatore

Rischio: se la pressione di condensazione


diminuisce troppo, la valvola di laminazione non è
più in grado di garantire la portata di refrigerante
ottimale – perché il KV della valvola è legato al ∆p. Le
conseguenze di tale regolazione inefficace della
portata sono: diminuzione della pressione di
evaporazione, aumento del surriscaldamento e
conseguente diminuzione della densità. Il
compressore, quindi, spende più energia.
Peggiorano resa ed efficienza dell’impianto. Un calo
di portata di refrigerante eccessivo può avere
ripercussioni anche sulle capacità filtranti dei
separatori dell’olio lubrificante.

Possibili cause:
- Temperatura aria ambiente molto fredda

53/94
Impianto frigorifero a tre livelli di temperatura
al recuperatore
dai
Compressione e condensatori
condensatori
dall’evaporatore di
media pressione
ai compressori di alta
pressione

Al
desurriscaldatore

dall’evaporatore
dagli evaporatori di bassa
di alta pressione pressione agli
Alla mandata dei compressori è presente un separatore dell’olio (SO). evaporatori
Nota: Alla mandata del compressore di bassa pressione non è presente il separatore di olio in quanto il fluido
non procede, se non in casi rari, direttamente al recuperatore e ai condensatori ma ai compressori di alta
pressione a valle dei quali è realizzata la separazione dell’olio.
Inserire il separatore non avrebbe compromesso il funzionamento dell’impianto ma avrebbe determinato un
costo complessivo maggiore.

54/94
Impianto frigorifero a tre livelli di temperatura
Un recuperatore di calore desurriscalda il fluido
frigorifero in uscita dai compressori.
Condensazione La condensazione è frazionata su più condensatori
in maniera tale da limitare gli effetti negativi di un
eventuale guasto su di una unità condensante.

al separatore di liquido

Ricevitore
di liquido
dai compressori

al desurriscaldatore agli evaporatori

55/94
Impianto frigorifero a tre livelli di temperatura
al compressore di

ai compressori di Laminazione - Evaporazione


media pressione

alta pressione

dai condensatori
al compressore
di bassa di
pressione

56/94
Impianto frigorifero a tre livelli di temperatura
Laminazione - Evaporazione

Valvola di
intercettazione

Termostato
ambiente

Evaporatore

Termostato
ambiente
Filtro

Orificio Elettrovalvola Valvola di


Evaporatore
tarato intercettazione

L’elettrovalvola si apre e si chiude in funzione della temperatura rilevata dal


termostato ambiente posizionato nella cella e che comanda anche
l’azionamento dei ventilatori degli evaporatori.
57/94
Impianto frigorifero a tre livelli di temperatura
La funzione del desurriscaldatore

2
1

Il fluido frigorifero in uscita dal compressore di bassa pressione (Cn+2) viene inviato ad un desurriscaldatore (DS). Se le valvole
manuali VI 1 e VI 3 sono aperte e la VI 2 è chiusa, allora il fluido frigorifero viene compresso sino alla pressione di evaporazione dei
compressori di alta pressione (ovvero pev corrispondente a Tev=-10°C) e viene desurriscaldato per tramite di uno scambio a miscela
con il ritorno dal ricevitore di liquido in uscita dal condensatore, opportunamente laminato. In questo modo, di fatto, la compressione
dalla pressione di evaporazione più bassa alla pressione di condensazione viene frazionata tra compressore di bassa pressione e
compressori di alta pressione. Qualora fosse in funzione il solo compressore di bassa pressione, le valvole VI 1 e 3 vanno chiuse,
mentre va aperta la valvola VI 2: in questo modo il compressore di bassa pressione lavora con la mandata direttamente collegata al
condensatore.
58/94
Impianto frigorifero a tre livelli di temperatura
La funzione del desurriscaldatore

Dal
condensatore
DESURRISCALDATORE

Filtro

COMPRESSORE
Termostato
ambiente
Filtro
Dal
condensatore
Evaporatore Orificio Elettrovalvola Valvola di
tarato intercettazione

Cella T=-30°C

Nel caso della cella a bassa pressione (T ambiente = -30°C) il termostato ambiente della cella
frigorifera comanda anche l’accensione/spegnimento del compressore e l’apertura/chiusura
della elettrovalvola che mette in collegamento il ritorno del condensatore con il
desurriscaldatore.
59/94
Impianto frigorifero a tre livelli di temperatura
La funzione del desurriscaldatore - generalità
L’applicazione del desurriscaldatore nel caso in oggetto serve a limitare la
temperatura in ingresso al compressore di alta pressione, onde evitare
temperature di fine compressione troppo elevate, in grado di complicare la
gestione del processo di condensazione.
In altre tipologie di impianto (ad esempio,
impianto per la produzione di vapore) il
desurriscaldatore può essere utilizzato i) per
migliorare l’efficienza di scambio termico
(utilizzo vapore più vicino alla curva di
saturazione) oppure ii) per controllare
surriscaldamenti imprevisti prodotti da
diminuzioni di pressione in linea. In questa
tipologia di impianti si possono adottare
soluzioni più sofisticate, che prevedono
anche il controllo della temperatura in uscita
dal desurriscaldatore agendo sulla
regolazione della portata di condensa in
ingresso al sistema.

60/94
Agenda
I fluidi frigoriferi

Il ciclo frigorifero reale

P&I impianto frigorifero a tre livelli di temperatura

Dimensionamento elementi di impianto

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Dimensionamento elementi di impianto
P&ID semplificato

ELETTROVALVOLA

62/94
Dimensionamento elementi di impianto
Il compressore

Compressore alternativo semiermetico ”BITZER Ecoline”


Marca: Bitzer
Modello: 4JE-22Y

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Dimensionamento elementi di impianto
Il compressore alternativo - tipologie

Compressore ermetico: contiene, all'interno di un unico involucro


metallico sigillato, le parti meccaniche, il motore elettrico ed il
lubrificante.

Compressore semiermetico: blocco motore e blocco compressore sono


direttamente accoppiati e imbullonati tra loro formando un unico
involucro, che però è accessibile al suo interno.

Compressore aperto: gruppo compressore e gruppo motore sono due


unità completamente distinte tra loro.

64/94
Dimensionamento elementi di impianto
Il compressore – fluido R134a – Motore 1, 2 e 3 Come espresso da EN12900, le performance del
compressore sono state valutate considerando:
- Temperatura del gas ad inizio compressione: 20°C
- Condensazione fino a liquido saturo (e non
sottoraffreddato)
- Motore 50 Hz

Il compressore può essere fornito con tre diverse motorizzazioni:


- Motore 1: per temperature elevate e applicazioni con pompe di calore per temperature di
condensazione fino a 85°C.
- Motore 2: per temperature di condensazione medie, fino a 70°C.
- Motore 3: per temperature di condensazione medie e per utilizzi con frequenza fino a 70 Hz.

65/94
Dimensionamento elementi di impianto Come espresso da EN12900, le performance del
compressore sono state valutate considerando:
Il compressore – fluido R404A – Motore 1 e 2 - Temperatura del gas ad inizio compressione: 20°C
- Condensazione fino a liquido saturo (e non sottoraffreddato)
- Motore 50 Hz

EER=28,85/14,13=2,04
EER=4,860/5,240=0,93(!)
EER=10,35/8,13=1,27 (-54%)
3.000 € (-38%)
(Fornitura)
[dato aggiornato al 2017] EER= Energy Efficiency Ratio: effetto utile
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Dimensionamento elementi di impianto
R 404 A= R143A + R125 + R134A

P(Tc=50°C)=23 bar

P=4,5 bar (P(Tev=-10°C))

P(Tev=-40°C)=1,3 bar
x=0,70 (isoentalpica)
Rapporto di compressione: 23/1,3=17,7

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Dimensionamento elementi di impianto
P&ID semplificato

ELETTROVALVOLA

68/94
Dimensionamento elementi di impianto
L’olio di lubrificazione

Compito dell’olio presente nel compressore è quello di:


i. lubrificare le parti in movimento del compressore,
ii. ridurre il calore prodotto dall’attrito delle parti in movimento del compressore a pistoni.

L’olio non rimane confinato nel carter del compressore e una parte è trascinata nel circuito
frigorifero. L’olio espulso dal compressore circola con il fluido frigorifero e provoca i
seguenti effetti negativi:

a. riduzione del livello dell’olio nel carter, con possibili danni meccanici,
b. alterazione della qualità, delle proprietà fisiche e termodinamiche del fluido frigorigeno,
c. riduzione delle prestazioni degli scambiatori (evaporatori e condensatori), la perdita
può raggiungere anche il 30% in evaporatori con superfici di scambio alettate,
d. l’olio trattenuto nelle trappole e nelle zone a bassa velocità può ritornare bruscamente e
provocare un colpo di liquido, con danni spesso irreversibili.

Sono quindi presenti due circuiti dell’olio: il primo interno al compressore finalizzato alla
lubrificazione dello stesso, il secondo esterno al compressore e finalizzato alla separazione
dell’olio dal fluido frigorifero di processo.

69/94
Dimensionamento elementi di impianto
Indicatore olio: gli indicatori di liquido permettono di controllare il regolare defluire dell’olio al carter dei
Circuito olio compressori stessi.
Linea di Filtro a rete: all’interno i filtri sono dotati di un cestello di rete di acciaio inossidabile austenitico, AISI
aspirazione 304, con un’ampia superficie filtrante. I filtri a rete non sono pulibili.
Separatore olio: vedi slide successive «separatore».
Olio
Indicatore A recuperatore
Olio olio calore e
Ricevitore condensatori
d’olio

Separatore
Olio d’olio

Filtro a
rete olio

Compressore Indicatore
olio

Pd Pd Pd Regolatore
d’olio
Lubrificazione

Linea di Pd = Pressostato differenziale su carter


mandata
70/94
Dimensionamento elementi di impianto
Circuito dell’olio (interno al compressore)

La pompa (E) preleva l’olio dal carter tramite il filtro a rete di aspirazione (G) e lo rinvia in
pressione al circuito tramite il filtro (H) di mandata (filtro a carta). Da qui l’olio scorre
all’interno dell’albero, provvisto di apposito condotto (C) per il flusso dell’olio nella zona
cuscinetti. Anche le bielle sono munite di condotto dell’olio attraverso il quale l’olio scorre
verso i cuscinetti di testa. La lubrificazione del cilindro è assicurata dall’olio che viene
spinto fuori dai cuscinetti e spruzzato lungo le pareti del cilindro stesso. Il condotto dell’olio
all’interno dell’albero del compressore termina nel corpo della tenuta rotante.
Poiché oltre a svolgere la funzione di
lubrificante l’olio serve anche da
raffreddante, specialmente per la tenuta
rotante, la quantità di olio che circola
all’interno del compressore è
notevolmente maggiore rispetto a quella
richiesta per la sola lubrificazione. L’olio
in eccesso viene ricondotto, tramite un
condotto esterno (A), all’estremità lato
pompa del carter e da qui, via un
condotto interno, ritorna al pozzetto
dell’olio. Durante questo processo, il
ricircolo dell’olio è visibile sulla spia olio
(F).
71/94
Dimensionamento elementi di impianto
Pressostato differenziale Pd
La pompa di circolazione dell’olio (solitamente a ingranaggi) del compressore alternativo
fornisce una prevalenza che dipende dalle resistenze del circuito e dalla densità fluido
pompato. Se la pompa aspira olio e gas, la densità del fluido elaborato è inferiore, la
prevalenza fornita dalla pompa cala e il pressostato differenziale pd lancia un allarme.
La pressione all’interno del carter non è nota: la pressione del carter è intermedia tra la
pressione di aspirazione e quella di mandata ed il suo valore assoluto varia a seconda dello
stato delle tenute, del grado di usura,… Quella che si misura, quindi, non è la pressione
assoluta nel carter, ma la differenza tra la pressione a valle della pompa e la pressione nel
carter.
La funzione del pressostato differenziale pd è dunque quella di rilevare la mancanza di olio.
Dovendo intervenire solo in caso di emergenza, il riarmo è manuale.
In queste condizioni, all’avviamento (i.e. pompa olio ferma), risultando nulla la pressione
differenziale, il motore non potrebbe partire. E’ necessario quindi utilizzare un pressostato
differenziale collegato ad un relay ritardato.
La taratura del pressostato è operazione delicata perché occorre valutare preliminarmente
l’entità della riduzione del differenziale di pressione indotto dall’incremento di temperatura
dell’olio (meno viscoso, quindi minore resistenza al pompaggio).

72/94
Dimensionamento elementi di impianto
Separatore olio
• Intercetta l’olio trascinato dal gas
compresso e, restituendolo con regolarità
al carter della macchina, concorre ad
assicurare l’efficace lubrificazione degli
organi in movimento del compressore.
• Eliminando o riducendo il film d’olio sulle
superfici di scambio del condensatore e
dell’evaporatore, mantiene al valore
atteso il coefficiente di trasmissione
termica di tali apparecchi.
• Il separatore d’olio, smorzando le pulsazioni
delle valvole del compressore alternativo,
riduce la rumorosità degli impianti con
compressore aperto o semi ermetico.

73/94
Dimensionamento elementi di impianto
Separatore olio

Refrigerante

Olio

Refrigerante/olio

1. Galleggiante 2. Contenitore dell’olio 3. Otturatore 7. Orificio 8. Attacco ritorno olio (1/4in./6mm


cartella/brasare) 10. Raccordo 12. Raccordo ingresso refrigerante/olio 13. Raccordo uscita
refrigerante 15. Separatore olio 17. Fascia di fissaggio

N.B. Il vapore surriscaldato lambendo l’involucro del contenitore dell’olio si raffredda.

74/94
Dimensionamento elementi di impianto
Separatore olio – dettaglio costruttivo scarico olio

Otturatore
(azionato dal
galleggiante)

Orificio

Attacco ritorno olio


(1/4in./6mm
cartella/brasare)

75/94
Dimensionamento elementi di impianto
Separatore olio

La selezione del separatore dell’olio viene fatta in funzione


delle caratteristiche del compressore, scegliendo un separatore
che abbia i) dimensione in ingresso compatibile con lo scarico
del compressore e che ii) possa sopportare la portata di
refrigerante in condizioni nominali. Ciò significa, in particolare,
verificare la velocità di attraversamento della sezione filtrante e 150 €
verificare che questa non superi valori di riferimento
(fornitura)
usualmente impiegati nel settore (0,4 m/s, altrimenti si corre il [dato aggiornato al 2017]
rischio di generare turbolenze indesiderate).
76/94
Dimensionamento elementi di impianto
Separatore olio

Il separatore d’olio è spesso selezionato in funzione della potenza


massima della centrale frigorifera, ovvero un unico separatore per l’intero
impianto.

Quando però la centrale è composta da più di 3 compressori e un solo


compressore è in funzione, la mancanza di fluido frigorigeno può
provocare una diminuzione dell’efficienza del separatore d’olio (portata
troppo bassa).

Si consiglia quindi di installare un separatore per compressore. Questa


tecnica permette di non limitare il numero di compressori installati in
parallelo e di adattarsi meglio ad ogni tipo di applicazione. L’abbinamento
compressore/separatore d’olio risulta più agevole e l’efficienza del
separatore sempre prossima al valore ottimale.

77/94
Dimensionamento elementi di impianto
P&ID semplificato

ELETTROVALVOLA

78/94
Dimensionamento elementi di impianto
Ricevitore olio

79/94
Dimensionamento elementi di impianto
Ricevitore olio

80/94
Dimensionamento elementi di impianto
P&ID semplificato

ELETTROVALVOLA

81/94
Dimensionamento elementi di impianto
Condensatore ad aria 5.500 €
(Fornitura)
[dato aggiornato al 2017]

82/94
Dimensionamento elementi di impianto
Condensatore ad aria (Differenza tra T condensatore e T ambiente)

83/94
Dimensionamento elementi di impianto
P&ID semplificato

ELETTROVALVOLA

84/94
Dimensionamento elementi di impianto
Ricevitore orizzontale 600 €
(Fornitura)
[dato aggiornato al 2017]

1 3/4'' - 12
Peso 45,5 kg Filetto di connessione/ -flangia
UNF
Larghezza totale 1664 mm Uscita connessione FL 28mm - 1 1/8''
1 3/4'' - 12
Profondità totale 272 mm Filetto di connessione/ -flangia
UNF
Altezza totale 303mm Manometro 7/16'' 20UNF
Capacità serbatoio 54,0 l Connessione per valvola riduttrice di pressione 1 1/4''-12UNF
Max carica di refrigerante 90% a 20°C. 20°C Adattatore per valvola riduttrice di pressione Option
R22 58,8 kg Controllo di minimo livello Option
R134a 59,6 kg Controllo di massimo livello Option
R407C 56,3 kg Collaudo conforme a PED 97/23/EG Standard
R404A/R507A 51,9 kg Omologazioni speciali (su richiesta) Option
Ingresso connessione KL 28mm - 1 1/8''
85/94
Dimensionamento elementi di impianto
Caratteristiche fluido frigorifero condensato

T=50°C

R134a (pc=13,2 bar)


Densità: 1.102 kg/m3
Viscosità dinamica: 0,14 mPa*s (acqua @20°C a 1 mPa*s)

R507a (pc= circa 24 bar)


Densità: 917 kg/m3
Viscosità dinamica: 8,8 mPa*s

R404a (pc= circa 23,1 bar)


Densità: 891 kg/m3
Viscosità dinamica: 0,09 mPa*s

Viscosità cinematica = Viscosità dinamica/Densità [m2/s] Stokes=10-4 m2/s

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Dimensionamento elementi di impianto
P&ID semplificato

ELETTROVALVOLA

87/94
Dimensionamento elementi di impianto
Filtro

14

Il filtro meccanico FA con inserto intercambiabile in acciaio inox si usa per refrigeranti
fluorinati, ammoniaca, acqua, salamoia, olio e gas.
88/94
Dimensionamento elementi di impianto
P&ID semplificato

ELETTROVALVOLA

89/94
Dimensionamento elementi di impianto
La valvola di espansione o laminazione

La funzione della valvola di laminazione cambia in relazione alla modalità


di regolazione dell’impianto frigorifero:

- Funzionamento ON-OFF: la valvola di laminazione è aperta o chiusa. La


funzione principale della valvola è dunque quella di isolare i circuiti di
bassa e alta pressione a compressore spento. In funzione della
differenza di pressione tra condensazione ed evaporazione, la valvola
realizza il passaggio di una certa quantità di refrigerante.

- Regolazione su set-point: in questo caso la valvola di laminazione


funziona a tutti gli effetti come una valvola di regolazione, e dunque il
suo grado di apertura può essere definito in funzione di un parametro
da regolare.

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Dimensionamento elementi di impianto
1- Valvola solenoide ad azionamento diretto e orificio tarato

Valvola solenoide Danfoss tipo EVR 2 ad azionamento diretto

50 €
(Fornitura)
[dato aggiornato al 2017]

http://choose.danfoss.com/education/training-animations/#/ 91/94
Dimensionamento elementi di impianto
1- Valvola solenoide ad azionamento diretto e orificio tarato

Valvola solenoide Danfoss tipo EVR 2 ad azionamento diretto


1. 2.

3.

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Dimensionamento elementi di impianto
1- Valvola solenoide ad azionamento diretto e orificio tarato

Valvola solenoide Danfoss tipo EVR 2 ad azionamento diretto

Le EVR 2 – EVR 3 sono ad azionamento


diretto: ovvero si aprono direttamente per
un flusso pieno quando l’armatura si
sposta in alto nel campo magnetico della
bobina. Questo significa che le valvole
possono funzionare con una pressione
differenziale minima di 0 bar.

Valvole con servocomando

93/94
Dimensionamento elementi di impianto
2- Valvola solenoide con servocomando e orificio tarato

Valvola solenoide Danfoss tipo EVR 25 con servocomando

http://choose.danfoss.com/education/training-animations/#/ 94/94
Dimensionamento elementi di impianto
2- Valvola solenoide con servocomando e orificio tarato

Valvola solenoide Danfoss tipo EVR 25 con servocomando

95/94
Dimensionamento elementi di impianto
2- Valvola solenoide con servocomando e orificio tarato

Valvola solenoide Danfoss tipo EVR 25 con servocomando

96/94
Dimensionamento elementi di impianto
2- Valvola solenoide con servocomando e orificio tarato

Valvola solenoide Danfoss tipo EVR 25 con servocomando

p1>p2
ma p1<p2+pS pS
p2

p1

p3

L’attivazione del solenoide non è sufficiente


a realizzare la piena portata: difatti, fintanto
che la pressione al di sotto del pistone non
vince la spinta della molla pS sommata alla
contropressione p2, l’otturatore principale
rimane chiuso, come in figura.
97/94
Dimensionamento elementi di impianto
2- Valvola solenoide con servocomando e orificio tarato

Valvola solenoide Danfoss tipo EVR 25 con servocomando

p1>p2
e p1>p2+pS pS
p2

p1
p3

La pressione differenziale presente sul pistone


sposta il diaframma lontano dall’orificio principale,
aprendolo e consentendo l’ingresso del flusso
pieno. Quindi, una certa pressione differenziale
minima p1-p2 è necessaria per aprire la valvola e
mantenerla aperta.
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Dimensionamento elementi di impianto
2- Valvola solenoide con servocomando e orificio tarato

Valvola solenoide Danfoss tipo EVR 25 con servocomando

p1>p2
e p1>p2+pS pS
p2

p1
p3

Quando il solenoide viene diseccitato, si chiude il


passaggio attraverso il pilota e la pressione in p2
tende ad aumentare.

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Dimensionamento elementi di impianto
2- Valvola solenoide con servocomando e orificio tarato

Valvola solenoide Danfoss tipo EVR 25 con servocomando

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Dimensionamento elementi di impianto
1 & 2- Valvola solenoide e orificio tarato

Valvole solenoide Danfoss tipo EVR 2 e EVR 25

Le EVR 6-25 NC sono disponibili con


azionamento manuale dello stelo
opzionale per forzare manualmente
la valvola NC in posizione di apertura
quando la bobina non è eccitata.

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Dimensionamento elementi di impianto
3- Valvola solenoide con orificio tarato intercambiabile

La valvola presenta le medesima caratteristiche viste in precedenza, con la sola


differenza che nella sezione di passaggio della valvola è posizionato l’orificio
tarato che realizza la laminazione. In funzione della scelta dell’orifizio, la valvola
realizza prestazioni differenti.

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Dimensionamento elementi di impianto
4- Valvola solenoide elettronica con orificio tarato

Una logica di tipo on-off più sofisticata si può ottenere tramite la modulazione del
tempo d’apertura della valvola solenoide, che viene accoppiata ad una bobina
pilotata da un dispositivo di regolazione di tipo elettronico. In base ai valori di
pressione e temperatura rilevati dal dispositivo di regolazione elettronico alla
mandata dell’evaporatore, il sistema regola il tempo di apertura della valvola.

Per un’efficace regolazione la valvola deve essere dimensionata in modo


tale che, nelle condizioni di carico più impegnative, possa fornire una
quantità di refrigerante comunque sufficiente a far fronte alla richiesta.
L’utilizzo di un regolatore elettronico consente di avere un dosaggio più
preciso di refrigerante conseguendo un rendimento maggiore nel tempo (e
quindi una diminuzione sensibile dei costi di gestione delle macchine) e anche
una risposta più pronta alle variazioni di carico dell’evaporatore.
500 €
(Fornitura)
[dato aggiornato al 2017]

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Dimensionamento elementi di impianto
5- Valvola termostatica con orificio tarato

In generale, il parametro regolato dalla valvola d’espansione attraverso la


variazione di portata è il surriscaldamento del fluido frigorifero all’uscita
dall’evaporatore.

Il surriscaldamento è definito come la differenza fra la temperatura


effettiva del fluido frigorifero in uscita dall’evaporatore e la temperatura
d’evaporazione desunta dalla pressione nell’evaporatore.

Per evitare che del refrigerante allo stato liquido arrivi al compressore,
deve essere mantenuto un valore minimo di surriscaldamento.

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Dimensionamento elementi di impianto
5- Valvola termostatica con orificio tarato

Nel dimensionamento di una valvola d’espansione


termostatica si usa la seguente terminologia:

Surriscaldamento statico: è il surriscaldamento


oltre il quale la valvola incomincia ad aprire. Le
valvole d’espansione sono tarate in fabbrica ad un
valore di surriscaldamento statico pari solitamente
a circa 5 °C.

Surriscaldamento d’apertura: è il surriscaldamento,


al di sopra di quello statico, necessario a produrre
una specifica potenzialità della valvola.

Surriscaldamento di esercizio: è la somma del


surriscaldamento statico più quello d’apertura

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Dimensionamento elementi di impianto
5- Valvola termostatica con orificio tarato

L’elemento termostatico è il motore della valvola; un bulbo sensibile è collegato al gruppo


diaframma mediante un tubo capillare lungo 1,5 metri che trasmette la pressione presente
all’interno del bulbo alla camera superiore del gruppo diaframma. La pressione presente all’interno
del bulbo è direttamente correlata alla temperatura. Quando aumenta la pressione della carica
termostatica il diaframma si deforma, trasferendo questo spostamento all’otturatore che si
allontana dalla sua sede e permette al liquido di passare. Una molla di contrasto agisce sotto il
diaframma ed il suo carico può essere variato con una vite di regolazione laterale (asta di
regolazione).
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Dimensionamento elementi di impianto
5- Valvola termostatica con orificio tarato

Il gruppo orificio intercambiabile assicura un’ampia gamma di potenzialità. La molla tiene


l’otturatore stabilmente a contatto con la sede per minimizzare il trafilamento attraverso la valvola;
per garantire una chiusura totale è però richiesta l’installazione di una valvola solenoide a monte
della valvola d’espansione termostatica. La valvola solenoide è comandata dallo stato on-off del
compressore.
Quindi: con la valvola di espansione termostatica in realtà non sostituisco l’elettrovalvola, ma la
modalità di regolazione (non più centralina elettronica, ma bulbo termosensibile).

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Dimensionamento elementi di impianto
5- Valvola termostatica con orificio tarato

Il grado di surriscaldamento tramite il bulbo sensibile è provocato dalla


superficie di scambio «secca» (non interessata dal liquido, ma solo in
fase vapore) dell'evaporatore.

Attenzione!
Se la superficie dell’evaporatore interessata da presenza di vapore è
estesa, la misura del grado di surriscaldamento è precisa ma si ha un
utilizzo ridotto dell'evaporatore per realizzare uno scambio di energia
basato sul calore latente di vaporizzazione del fluido frigorifero.
Viceversa, se la superficie dell’evaporatore interessata dalla presenza di
vapore è piccola, poiché l'evaporazione crea una linea di separazione
liquido-vapore in continuo movimento, il surriscaldamento diventa
instabile e la misura del grado di surriscaldamento può variare molto e in
modo casuale.

Un buon dimensionamento e la regolazione iniziale sono fondamentali!


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Dimensionamento elementi di impianto
5- Valvola termostatica con orificio tarato

Attenzione! Nel caso di diminuzione della pressione di evaporazione, il


surriscaldamento può risultare insufficiente ad evitare l’ingresso di
refrigerante allo stato liquido nel compressore, in quanto la diminuzione
di pressione può far si che la temperatura impostata ricada all’interno
della «campana» liquido-vapore del fluido refrigerante.

La soluzione di tale inconveniente si chiama valvola termostatica a


equalizzazione esterna di pressione.

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Dimensionamento elementi di impianto
6- Valvola termostatica con orificio tarato ed equalizzazione esterna della
pressione

1. Elemento termostatico
2. Gruppo otturatore con orifizio tarato
3. Corpo valvola
4. Vite di regolazione
5. Attacco equalizzatore esterno

In questo caso non c’è legame tra uscita della valvola e camera situata al di sotto della
membrana. Un collegamento esterno permette di portare al di sotto della membrana la
pressione che regna alla mandata dell’evaporatore. In questo modo, la differenza di
pressione tra ingresso e uscita dell’evaporatore (variabile in funzione della perdita di
carico) non può più influenzare il funzionamento della valvola.
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Dimensionamento elementi di impianto
6- Valvola termostatica con orificio tarato ed equalizzazione esterna della
pressione
120 €
(Fornitura)
[dato aggiornato al 2013]

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Dimensionamento elementi di impianto
6- Valvola termostatica con orificio tarato ed equalizzazione esterna della
pressione
Esempio di applicazione: evaporatore a iniezione
multipla con distributore di liquido

Controllo di temperatura

Controllo di pressione

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Dimensionamento elementi di impianto
6- Valvola termostatica con orificio tarato
TR: Ton of Refrigeration
It is defined as the heat of fusion absorbed by
melting 1 short ton (i.e. 2000 pounds) of pure
ice at 0°C in 24 hours. 1 TR = circa 3,5 kW.

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Dimensionamento elementi di impianto
P&ID semplificato

ELETTROVALVOLA

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Dimensionamento elementi di impianto
Evaporatore

3.000€
(Fornitura)
[dato aggiornato al 2017]

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Dimensionamento elementi di impianto
Evaporatore

Batteria alettata

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Dimensionamento elementi di impianto
Aeroventilatore
(1) Impiegare valvola
termostatica con
equalizzatore di
pressione esterno
(2) Capacità nominali alle
condizioni pratiche di
utilizzo in atmosfera
umida. Refrigerante
R404A; T aria in
ingresso 0°C,
Tevap -8°C
(3) Capacità standard in
atmosfera secca,
classe di test SC2,
refrigerante R22; T aria
in ingresso 0°C,
Tevap -8°C.
(4) La “freccia d’aria” o “air
throw” è la distanza
dall’aeroventilatore alla
quale la velocità
dell’aria misurata al
centro della corrente è
al minimo di 0,5 m/s.
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Dimensionamento elementi di impianto
Aeroventilatore

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Dimensionamento elementi di impianto
Aeroventilatore

Voltaggio, fase, frequenza

Differenza fra T in cella


e T evaporazione

Nome modello

Peso alette

Riferimento
scambiatore

Numero di
motoventilatori

Diametro ventilatore:
4= 450 mm

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Dimensionamento elementi di impianto
Componente Prezzo * Componente Prezzo *
Compressore € 3.000 (20%) Desurriscaldatore 50kW € 900 (6%)
Separatore olio € 150 Ricevitore liquido € 600 (4%)
Serbatoio olio € 200 Filtro desidratore € 80
Rubinetto olio € 10 Filtro rete olio € 30
Valvola a pressione
€ 20 Valvola sicurezza € 20
differenziale
Valvola bypass
Valvola NR € 20 € 50
per intercettazione
Pressostato per
Filtro olio € 30 € 50
refrigerazione
Controllo livello olio con
€ 200 Pressostato differenziale € 160
allarme
Rubinetto olio € 15 Manometro olio € 15
Centralina elettrovalvola € 500 Aeroevaporatore € 3.000 (20%)
Elettrovalvola € 50 Condensatore ad aria € 5.500 (38%)

* unitario (€ netto dell’IVA) TOT: 14.600€ 120/94

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