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INGLESE
ITALIAN O
M AT E M AT I C A
STORIA
ORIA
GEOGRAFIA
GEOMETRIA
SCIENZE
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Testi: Matteo Salvo
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Illustrazioni: tutte le illustrazioni sono state disegnate da Barnaba Orrù
e molte sono state colorate da Gaetano Sabella.
Fotografie degli interni: archivio Matteo Salvo
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Fotografia di copertina: Paolo Ranzani
Redazione Gribaudo
Via Garofoli, 262
37057 San Giovanni Lupatoto (VR)
redazione@gribaudo.it ra
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Responsabile editoriale: Franco Busti
Responsabile di redazione: Laura Rapelli
Redazione: Claudia Presotto
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Tutti i diritti sono riservati, in Italia e all’Estero, per tutti i Paesi. Nessuna parte di questo libro può essere
riprodotta, memorizzata o trasmessa con qualsiasi mezzo e in qualsiasi forma (fotomeccanica, fotocopia,
elettronica, chimica, su disco o altro, compresi cinema, radio, televisione) senza autorizzazione scritta
da parte dell’Editore. In ogni caso di riproduzione abusiva si procederà d’ufficio a norma di legge.
Ogni riferimento a persone, cose o aziende ha l’unica finalità di aiutare il lettore nella memorizzazione.
La Casa Editrice si è fatta parte diligente al fine di individuare eventuali aventi diritto in relazione
ai brani citati nel testo, senza peraltro ottenere riscontro. Essa, pur non essendovi obbligata,
rimane comunque a disposizione per ogni evenienza.
STTUDIARE
È UN GIOCO
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DA RAGAZZI |.
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M E TO D O
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PE R FA R E I C O M P IT I
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IN M OD O E F F IC A C E
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G R I B A U D O
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PREFAZIONE 8
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INTRODUZIONE COS’E L’APPRENDIMENTO? 10
ra PARTE 1
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PERCHE TUO FIGLIO HA DIFFICOLTA A SCUOLA 15
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PARTE 2
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IL METODO DI STUDIO 35
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PARTE 3
LE TECNICHE DI MEMORIA 93
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PARTE 4
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PARTE 5
VERSO L’ECCELLENZA! UN CAMPIONE NELLO STUDIO 264
INDICE 283
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V E R S O L’ E C CELL ZA
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IL PARTE 4
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METODO MESSO
IN PRATICA
STUDIARE
È UN GIOCO
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DI M EM O RIA
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PARTE ´1
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A SCUOLA
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Marco Latorre
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D opo essere tornato da scuola la mia giornata era: mangiare,
guardare un po’ di televisione e poi quei dolorosi 90 minuti
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sui libri che consistevano in leggere, sottolineare (ci tengo a dire
che le pagine erano interamente colorate di giallo e arancione,
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tranne le congiunzioni che non erano da “studiare”) e ripetere
prima con il libro e poi a mia mamma, mentre cucinava. Dopo
aver ripetuto la lezione un po’ di volte avevo il discorso in testa e
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mancava era il tempo di giocare e uscire un po’ con gli amici in-
sieme ai quali mi sarei svagato e divertito. Dato che mi mancava
questo prezioso tempo, si instaurava un rapporto con la scuola
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solo; ora, grazie al metodo, impiego dei tempi molto ridotti, come
una ventina di minuti per fare tutto!
Andrea Latorre
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il corso aveva 10 anni e frequentava la quinta elementare. Al corso
ci siamo divertiti tantissimo. Serbo di quei giorni uno dei ricordi
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più belli. Nelle settimane successive, con l’entusiasmo alle stelle,
lo studio era un gioco per mettere alla prova l’efficacia di quanto
imparato durante il corso. Andrea, per la verità, non ha mai avuto
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alcuna difficoltà a scuola, ma il corso e le tecniche apprese e ap-
plicate hanno fatto la differenza nella qualità della vita, della sua
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vita, e anche nella nostra, nel vedere che il tempo che ha a dispo-
sizione per le cose che a tutti i ragazzi piace fare lo trascorre e lo Andrea Latorre
gusta fino in fondo. (vincitore della
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Un anno dopo, iniziata la scuola media, con molta reticenza prima Edizione del
iniziale, abbiamo accettato di far partecipare Andrea a un nuovo Programma televisivo
programma televisivo, Superbrain. I partecipanti, tutti “dotati” 6XSHU%UDLQ) alla
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COS’E L’APPRENDIMENTO? ra
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Purtroppo questa convinzione resta anche nell’adulto, ma dal
momento che la scuola dell’obbligo è finita preferiamo non af-
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frontare lo studio di un qualsiasi argomento piuttosto che tro-
varci a rivivere quelle emozioni provate a scuola dalla maggior
parte di noi.
ra
Eppure apprendere è meraviglioso. È bello quando avver-
tiamo che stiamo imparando qualcosa di nuovo, ci si sente vivi,
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sentiamo che stiamo diventando persone migliori e la sensa- Federico Ercules,
zione che si prova è di entusiasmo e gioia. comandante
Ogni giorno invece ricevo decine di mail di mamme che mi di linea aerea,
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dicono che i loro figli non riescono a imparare, che hanno diffi- sostiene che
coltà a scuola e che non hanno metodo. La colpa però non è dei pilotare un aereo
loro figli: chi si è preso cura di fornire loro un metodo efficace? è facile se sai
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che dietro tutto questo c’è solo un metodo. Lui ha frequen-
tato una scuola di volo e adesso pilota un aereo con la stessa
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disinvoltura con la quale ciascuno di noi guida l’automobile.
Il metodo e l’allenamento sono alla base del successo in
qualsiasi attività. Ogni volta che vediamo qualcuno che fa qual-
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cosa di sorprendente rimaniamo a bocca aperta. Non so se ti
sia mai capitato di vedere:
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- un ginnasta volteggiare al trapezio;
- un ginnasta stare in squadra agli anelli;
- un pilota di motocross fare il giro della morte in aria;
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Tutte le volte che ci capita di vedere una cosa del genere però
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gno e costanza.
Come si suol dire “Roma non è stata costruita in un giorno”.
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678',$5(Ë81*,2&2'$5$*$==,
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Senza buone tecniche a scuola lo sforzo degli insegnanti non
basta a farci innamorare dell’apprendimento. Molte volte ho
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avuto la sensazione che quando il bambino inizia ad affron-
tare la scuola sia un po’ come un adulto che si trova su un
aereo e gli dicono: “Adesso fallo volare”. In una situazione
ra
del genere la maggior parte di noi cadrebbe nel panico. Allo
stesso modo il bambino si trova spiazzato e non sa come
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procedere. Chiede naturalmente ai suoi genitori, da cui si
aspetta soluzioni pratiche. Fino a quel momento i genitori
hanno risolto ogni suo problema, dal fargli trovare la tavola
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sostituirlo.
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SULL’APPRENDIMENTO
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PERCHÉ
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TUO FIGLIO
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HA DIFFICOLTÀ
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A SCUOLA
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Questo elenco è frutto di un sondaggio alle persone registrate
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sul mio sito a cui ho chiesto: «Quali sono le difficoltà che tu o
tuo figlio incontrate di più nell’apprendimento?».
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La risposta era libera e non suggerita con opzioni multiple
(a crocette) per far sì che ciascuno potesse esprimere sincera-
mente e senza condizionamento le proprie opinioni.
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Ecco qui raggruppate in 10 punti le risposte più frequenti:
1. noia;
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2. mancanza di concentrazione;
3. mancanza di interesse;
4. mancanza di motivazione;
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motore di una macchina per farla andare più forte senza ren-
dersi conto che ha le ruote bloccate.
Ecco allora come sbloccare le ruote dell’apprendimento!
Molte situazioni che creano questi blocchi sono semplici da
spiegare, ma sarà ancora più chiaro capirlo osservando il gra-
fico che trovi nella pagina a fianco.
Per comprendere meglio dove voglio arrivare ti faccio una
domanda: «Ti è mai capitato di odiare una materia, e poi di
colpo trovarla interessante nel momento in cui cambiava l’in-
segnante di quella stessa materia?»
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Flow: The Psychology
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Of Optimal Experience
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Come può accadere una cosa del genere? La materia è sempre
la stessa eppure quello che proviamo cambia.
Ricordo all’Università il mio esame di Analisi 1. L’ho odiato!
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oppure chiacchierare con le amiche o fare danza nel caso di una
ragazzina. A questo punto chiedo quanto tempo i loro figli si de-
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dichino ai loro interessi. I genitori sono quasi tutti concordi nel
sostenere che se non imponessero un limite, i figli sarebbero in
grado di andare avanti ore senza interrompere. In quell’istante li
ra
faccio riflettere: “Mi sta parlando della stessa persona che prima
mi diceva che non riusciva a stare più di 20 minuti seduta davanti
lib
a un libro?”. Ovviamente restano un po’ spiazzati.
derci conto del tempo che passa? Questo accade quando siamo
completamente coinvolti in qualcosa o quando c’è interesse.
Succede anche quando ci sentiamo messi alla prova, quando
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3(5&+e782),*/,2+$',)),&2/7$6&82/$
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glese. È chiaro che uscendo dal dominio delle cose che sa fare
gli creiamo un forte stress: avrà paura di fare brutta figura.
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La stessa cosa succede al bambino durante l’interrogazione
quando sa di non essere preparato, di non riuscire a ricordare,
di non essere capace di esporre come vorrebbe le informazioni
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studiate il giorno prima. Chiaramente vorrebbe evitare questa
situazione. Non potendo farlo e trovandosi in forte disagio, asso-
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cerà all’esperienza un’emozione negativa.
In modo analogo immagina una situazione opposta, un at-
leta molto “performante” cui viene richiesto di competere in una
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sono le difficoltà che tu o tuo figlio incontrate di più nell’appren-
dimento?” siano dovute esattamente a quanto appena descritto.
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Il bambino viene a trovarsi o nell’area di stress sopra lo stato
di FLOW o nell’area di noia e frustrazione sotto lo stato di FLOW.
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1.2 COME ENTRARE NEL FLOW
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1. la durata della situazione;
2. l’interesse verso l’argomento;
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3. (il fatto di) sentirsi parte importante;
4. (il fatto di) dover esprimere il meglio di sé, il senso di sfida;
5. un obiettivo chiaro e preciso.
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PUNTO 1
LA DURATA DELLA SITUAZIONE
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Le informazioni
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tra loro.
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associazione di idee. Un esempio potrebbe essere il ricordo di 2
parole come panna e nanna (assonanza) oppure come zappa e
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rastrello (associazione di idee). Riusciresti a ricordarle probabil-
mente anche se non sono vicine tra loro, ma la seconda che sen-
tirai ti richiamerebbe la prima. Inoltre ricorderesti tutte quelle
ra
parole che ti coinvolgono emotivamente. Immagina se ci fosse la
parola clavicembalo e tu suonassi il clavicembalo: è chiaro che si
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imprimerà molto forte nella tua memoria.
Nota che nel grafico che abbiamo visto si dà per scontato il
fatto che non si proceda fino a quando non si è capito. Molte volte
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il rendimento
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diminuisce.
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Messenger o qualsiasi cosa ci distolga dal nostro obiettivo.
Ecco una buona regola: durante i cicli di concentrazione di
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40 minuti è bene evitare di fare qualsiasi altra cosa. È come se
stessimo correndo una gara di motociclismo: non ci si ferma per
guardare il paesaggio o altro. Si è completamente concentrati e
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al nostro limite in ogni istante. Anche io in questo istante, mentre
scrivo, sto applicando questa regola: ho il mio timer impostato
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sul computer e ho ancora 23 minuti di scrittura prima di fare una
pausa per recuperare e poi riprendere. Questo è fondamentale: dal
grafico che segue infatti si capisce chiaramente quanto l’interru-
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Le pause sono
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fondamentali per
una ritenzione
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maggiore.
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posso imparare il più possibile semplicemente dall’ascolto?”.
Molte volte la pratica interessa più della teoria e vedere le
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cose in pratica aiuta anche a capire di più la teoria. Inoltre
un bambino, che è curiosissimo di natura, ama fare le cose
in prima persona. Un conto è spiegargli le stelle su un libro
ra
e tentare di fargli ricordare i nomi, un conto è per esempio
fargli osservare il cielo attraverso un telescopio! Questo è solo
lib
un esempio. Se ne possono fare centinaia. È più bello vedere
un documentario sui pesci piuttosto che studiarli su un libro.
Dato un qualsiasi argomento cerca sempre di trovare la
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cede di più nelle grandi città, ma ci sono bambini che non sanno
che le carote crescono sotto terra e non su un albero. È uno dei
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3(5&+e782),*/,2+$',)),&2/7$6&82/$
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cetti che deve studiare, rendendo però il tutto più coinvolgente
e interessante possibile per lui.
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PUNTO 3
SENTIRSI PARTE IMPORTANTE ra
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L’aspetto del coinvolgimento, di sentirsi una parte importante
in gioco è determinante e non sempre è facile da mettere in
pratica. Pensa a quando tuo figlio è a scuola e diventa parte
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tante e coinvolta?
Innanzitutto partiamo dal presupposto che i bambini vo-
gliono sentirsi importanti e al centro dell’attenzione. Anche
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per essere al centro. Questo per dirti che sono loro i protagoni-
sti, ed è importante che si sentano valorizzati e non considerati
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&20((175$5(1(/)/2:
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Ma come possiamo traslare questo all’apprendimento? Pos-
siamo giocare sul fattore tempo. Se dobbiamo imparare una
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poesia che per noi non è nulla di impegnativo né di invitante
(perché con il sistema tradizionale ci si limita a una pura ripe-
tizione fino allo sfinimento), per rendere il tutto più stimolante
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possiamo darci un tempo che ci metta alla prova e ci costringa
a dare il meglio di noi stessi.
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Se quindi la buttiamo sul senso di sfida, allora possiamo
ottenere dei risultati incredibili, specialmente se nostro figlio è
competitivo. Prova con le parole magiche: “Facciamo una gara
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PUNTO 5
UN OBIETTIVO CHIARO E PRECISO
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3(5&+e782),*/,2+$',)),&2/7$6&82/$
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ressante è che molte volte non solo ci riescono, ma ci fanno en-
trare in quello stato di FLOW su un altro argomento che non ha
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nulla a che vedere con quello da cui eravamo partiti.
ra
raggiungerlo. È fondamentale però che sia raggiungibile per
noi, altrimenti rischiamo di gettare subito la spugna. Deve
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essere proporzionato al nostro livello di abilità. Se l’obiettivo
posto non ha queste caratteristiche e può nascere il pensiero “E
adesso cosa faccio?” è facile che si perda quello stato di totale
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1. noia;
2. mancanza di concentrazione;
3. mancanza di interesse;
4. mancanza di motivazione;
5. mancanza di focalizzazione dell’obiettivo.
Inoltre, abbiamo visto quali sono gli elementi fondamentali che
ci permettono di entrare nello stato di FLOW. Ma adesso che
abbiamo capito questi concetti vediamo perché è così difficile
imparare.
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Ai tempi facevo gare di motocross e il mio mentore, maestro
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e allenatore mi diceva sempre come fare le cose nel modo
migliore. Mi osservava attentamente, mi filmava, mi faceva
notare quali fossero gli errori e i movimenti sbagliati che mi
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gliorare ulteriormente.
Infatti non c’è niente che motivi di più degli stessi risul-
tati ottenuti. Quando una persona si impegna, dedica tempo
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3(5&+e782),*/,2+$',)),&2/7$6&82/$
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Immagina invece che la stessa persona si informi su quali
siano le strategie più efficaci per dipingere la stanza, si pro-
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curi tutto il necessario e solo allora inizi a verniciare. Proba-
bilmente porterà a termine il tutto in un decimo del tempo,
ottenendo un risultato migliore e senza sprecare energia. Inol-
ra
tre non avrà associato un’emozione negativa a ciò che ha fatto
perché vede un ottimo risultato a fronte del giusto impegno.
lib
La domanda che faccio ai miei allievi è:
Tuo figlio sta dipingendo una stanza con le matite oppure con
un efficace rullo di ultima generazione?
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più, in molto meno tempo e con minor sforzo. Pensa solo alla
comodità di inviare un’e-mail, oppure alla tecnologia bluetooth
che permette a due strumenti di collegarsi tra loro e di comu-
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Gli studi di Edgar Come puoi notare dall’immagine esistono diversi modi per ac-
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Dale mostrano quisire le informazioni. Alcuni più efficaci e altri meno. Guar-
quali sono i sistemi dando quest’immagine, purtroppo, è chiaro che il metodo più
più efficaci ai fini diffuso per imparare sia anche quello meno efficace.
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3(5&+e782),*/,2+$',)),&2/7$6&82/$
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Alcune volte ho sentito il commento: “Ciò che mi crea fru-
strazione è prendere un libro dalla mia libreria e trovare al suo
rs
interno note e appunti che io stesso avevo scritto… ma, a dire
il vero, se non avessi riconosciuto la mia grafia non sarei stato
in grado di stabilire se avessi letto o meno quel libro”. Questo
ra
accade chiaramente perché il metodo è passivo. Ecco perché
leggo poco: leggere per me è solo la fase iniziale che mi fa capire
lib
se approfondire o meno l’argomento, ma dopo preferisco usare
i sistemi nella parte ad alto rendimento del cono dell’apprendi-
mento che sono quelli attivi.
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deravo realizzare una sfida che mettesse alla prova sia la pre-
parazione fisica-atletica che quella mentale. La prova scelta
rs
consisteva nel fare qualcosa che al mondo nessuno era mai
riuscito a fare fino a oggi, ovvero memorizzare un mazzo di
carte in apnea.
ra
Non ho letto nessun libro sull’apnea, ma mi sono chiesto:
“Chi è la persona più brava al mondo in questo campo?”. E
lib
Il momento ho pensato: “Umberto Pelizzari!”. Sono riuscito a mettermi
dell’attribuzione in contatto con lui per chiedergli se mi potesse seguire per-
del *XLQQHVV:RUOG sonalmente nella preparazione. Mi ha risposto che era im-
ro
Alberto Fiorito, cia della sua scuola di Torino che fa capo alla sua didattica:
Umberto Pelizzari, Giulio Caresio.
Matteo Salvo, Dominic L’acqua non è mai stato il mio elemento e al primo tenta-
.m
O’Brien, Giulio Caresio tivo sono stato in apnea per appena 46 secondi e già mi sem-
e il giudice brava di morire. In pochissime lezioni sono arrivato a starvi
Lorenzo Veltri. 4 minuti e 43 secondi, ma – come dico sempre a Giulio –
w
portarmi a farlo. Mi
diceva alcune cose
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3(5&+e782),*/,2+$',)),&2/7$6&82/$
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ho scoperto che riuscivo a stare già 3 minuti e 30 secondi
senza respirare. Non volevo crederci, a me sembrava di fare
rs
molto meno… Il bello è che a quel punto Giulio mi ha detto:
«Vedi, se sai che ti bastano due minuti di autonomia sott’ac-
qua e ti alleni con il cronometro ad arrivare lì, allora appena
ra
li hai raggiunti ti senti a posto e molli, ma in questo modo
non vai a esprimere il meglio delle tue potenzialità, non ar-
lib
rivi al tuo limite».
48(//2&+(1217,+$1120$,'(77268//·$335(1',0(172
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