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CORSO DI FORMAZIONE RISCHI SPECIFICI

PERSONALE DOCENTE E ATA


LA   SICUREZZA   E   LA  SALUTE  NEI  LUOGHI  DI  LAVORO

CORSO DI FORMAZIONE RISCHI SPECIFICI 
ai sensi del D. Lgs. n° 81/08 e s.m.i.

ing. Centrella Andrea 1


via Raffaele Pellecchia n° 15 - 83100 Avellino
Tel. Fax. 0825-26841 - cell. 328 1623085
PEC: andrea.centrella@ingegneiavellino.it E-mail: ing.a.centrella@tin.it
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formazione specifica
Rischi infortuni, Microclima e illuminazione,
Meccanici generali, Videoterminali,
Elettrici generali, DPI Organizzazione del lavoro,
Macchine, Ambienti di lavoro,
Attrezzature, Stress  lavoro correlato,
Cadute dall’alto, Movimentazione manuale carichi,
Rischi da esplosione, Movimentazione merci (apparecchi di  
Rischi chimici, sollevamento, mezzi trasporto),
Nebbie ‐ Oli ‐ Fumi ‐ Vapori – Polveri, Segnaletica,
Etichettatura, Emergenze,
Rischi cancerogeni, Le procedure di sicurezza con 
Rischi biologici, riferimento al profilo di rischio specifico,
Rischi fisici, Procedure esodo e incendi,
Rumore, Procedure organizzative per il primo 
Vibrazione, soccorso,
Radiazioni, Incidenti e infortuni mancati,
Microclima e illuminazione, Altri Rischi.

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La segnaletica di sicurezza
La segnaletica di sicurezza fornisce 
un’indicazione o una 
prescrizione concernente
la sicurezza sul 
luogo di lavoro. 

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Tipologie: permanente
Costituita da cartelli:
 Indica un divieto
un avvertimento
un obbligo.

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Tipologie: occasionale
 Costituita da segnali 
luminosi, acustici o 
comunicazioni verbali e 
gestionali.

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CARATTERISTICHE INTRINSECHE DEI CARTELLI

 Forma e colore dei cartelli da impiegare sono 


definiti in funzione del loro oggetto specifico 
(divieto, avvertimento, salvataggio ecc);
 i pittogrammi devono essere il più possibile 
semplici.

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CARATTERISTICHE INTRINSECHE DEI CARTELLI

I pannelli devono essere costituiti di


materiale resistente agli urti;
 Le dimensioni e le proprietà colorimetriche
devono garantire una buona visibilità e
comprensione.

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CONDIZIONI D’IMPIEGO DEI CARTELLI

I cartelli vanno sistemati tenendo conto di


eventuali ostacoli;
altezza e posizione devono essere
appropriate rispetto all’angolo di visuale,
nelle immediate adiacenze di un rischio
specifico

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TIPI DI SEGNALI: divieto

 Vieta un comportamento che potrebbe


causare pericolo;
 ha una forma rotonda;
 pittogramma nero su fondo bianco;
 bordo e banda rossi

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TIPI DI SEGNALI: avvertimento

 Avverte della presenza di un pericolo;


 ha una forma triangolare;
 pittogramma nero su fondo giallo;
 bordo nero.

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TIPI DI SEGNALI: prescrizione
 Prescrive un determinato comportamento o  
l’adozione di specifici dispositivi di protezione;
 ha una forma rotonda; 
 pittogramma bianco su fondo azzurro.

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TIPI DI SEGNALI: salvataggio
 Indica l’ubicazione e il percorso verso le vie di 
emergenza;
 ha una forma quadrata o rettangolare;
 pittogramma bianco su fondo verde.

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SALVATAGGIO

I CARTELLI DI SALVATAGGIO SONO DI FORMA


RETTANGOLARE-QUADRATA CON PITTOGRAMMI BIANCHI SU
FONDO VERDE

PERCORSO/USCITA DIREZIONE PRONTO


DI EMERGENZA DA SEGUIRE SOCCORSO

LAVAGGIO
PER OCCHI BARELLA
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TIPI DI SEGNALI: informazione
 Fornisce indicazioni sul corretto uso di mezzi e 
strutture;
 ha forma rettangolare;
 colore dominante azzurro;
 l’indicazione specifica va indicata con un 
simbolo  o una scritta in bianco.

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TIPI DI SEGNALI: attrezzature antincendio

 Indica il tipo di attrezzature;
 è accompagnato da un cartello di salvataggio 
che ne indica l’ubicazione; 
 ha una forma quadrata o rettangolare;
 pittogramma bianco su fondo rosso.

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segnalazione di ostacoli o punti di pericolo
 Indica i rischi di urto contro ostacoli, cadute di oggetti; 
 ha forma e dimensione commisurata alla dimensione 
dell’ostacolo;
 pittogramma a strisce gialle e nere o rosse e bianche che 
hanno una inclinazione di 45°.

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Il segnale per le vie di circolazione
 Indica le vie di circolazione con strisce continue 
di colore ben visibile (bianco o giallo) in rapporto 
al pavimento sul quale sono applicate.

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segnale luminoso
 Deve produrre un contrasto luminoso 
adeguato al suo ambiente;
 non deve provocare abbagliamento per 
intensità eccessiva o cattiva                                                 
visibilità per intensità                                   
insufficiente;
 segnale intermittente                                                    
per livello di pericolo                                          
maggiore.

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segnale acustico
 Deve avere un livello sonoro nettamente superiore 
al rumore di fondo;
 deve distinguersi da un altro segnale;
 frequenza variabile per un livello                                   
più elevato di pericolo.

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segnale verbale
 I messaggi verbali devono essere brevi, 
semplici e chiari; 
 la comunicazione verbale può essere:
 diretta (impiego della voce umana)
 indiretta (voce umana diffusa                                    
da un mezzo appropriato).

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segnale gestuale
 Deve essere preciso, 
semplice e distinto da un 
altro segnale gestuale; 
 l’impiego contemporaneo 
delle due braccia deve 
farsi in modo simmetrico; 
 la persona che emette i 
segnali impartisce le 
istruzioni di manovra al 
destinatario dei segnali.

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segnali di divieto

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segnali di prescrizione

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segnali di avvertimento

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segnali di prescrizione

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PRESCRIZIONE

I CARTELLI DI PRESCRIZIONE SONO DI FORMA CIRCOLARE


CON PITTOGRAMMI BIANCHI SU FONDO AZZURRO

CALZATURE DI GUANTI DI
SICUREZZA OBBLIGATORIE PROTEZIONE OBBLIGATORI

PROTEZIONE PROTEZIONE PROTEZIONE


OBBLIGATORIA OBBLIGATORIA OBBLIGATORIA
VIE RESPIRATORIE DEGLI OCCHI DELL’UDITO
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segnali di divieto

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DIVIETO

I CARTELLI DI DIVIETO SONO DI FORMA CIRCOLARE CON


PITTOGRAMMI NERI SU FONDO BIANCO E BORDO ROSSO
CON STRISCIA TRASVERSALE ROSSA

DIVIETO DI
SPEGNERE
DIVIETO DI CON ACQUA
ACCESSO
ACQUA NON AI NON
POTABILE AUTORIZZATI

VIETATO
VIETATO
FUMARE O
VIETATO FUMARE
USARE
NON FIAMME LIBERE AI PEDONI
TOCCARE
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segnali di avvertimento

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AVVERTIMENTO

I CARTELLI DI AVVERTIMENTO SONO DI FORMA


TRIANGOLARE CON PITTOGRAMMI NERI SU FONDO GIALLO E
BORDO NERO

SOSTANZA
CORROSIVA
RISCHIO RISCHIO
BIOLOGICO DI INCIAMPO

TENSIONE
SOSTANZA SOSTANZA ELETTRICA
VELENOSA COMBURENTE PERICOLOSA
ANTINCENDIO

I CARTELLI PER ATTREZZATURE ANTINCENDIO SONO DI


FORMA RETTANGOLARE-QUADRATA CON PITTOGRAMMI
BIANCHI SU FONDO ROSSO

LANCIA
ESTINTORE ANTINCENDIO

DIREZIONE SCALA
DA SEGUIRE ANTINCENDIO
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Il Rischio Meccanico e la Sicurezza delle


Macchine
In partticollare, i priincipali pericoli meccanici delle
macchine iindividuati dalla Norma UNII-EN 292:
SCHIACCIAMENTO,
CESOIAMENTO,
TAGLIO O SEZIONAMENTO,
IMPIGLIAMENTO,
TRASCINAMENTO O INTRAPPOLAMENTO,
URTO,
PERFORAZIONE O PUNTURA,
ATTRITO OD ABRASIONE,
EIEZIONE DI FLUIDO AD ALTA PRESSIONE
SCIVOLAMENTO,
INCIAMPO,
CADUTA.

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Macchine
In relazione ai
pericoli citati, di
seguito, riportiamo
qualche esempio
illustrativo:

PERICOLO DA TAGLIO

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Macchine

PERICOLO
DI
TRASCINAMENTO

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Macchine

PERICOLO
DI
CESOIAMENTO

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Macchine

PERICOLO
DIVERSI
(urto-schiacciamento-
cesoiamento)

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Macchine

PERICOLO
DI
SCHIACCIAMENTO
(da parti contro-rotanti)

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Macchine

PERICOLO
DI
ABRASIONE

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Macchine

PERICOLO
DI
URTO MECCANICO

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ALTERNANZA SCUOLA LAVORO
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Macchine

PERICOLO
DI
PUNTURA -
PENETRAZIONE

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Macchine
Il rischio meccanico che può essere prodotto dagli elementi della
macchine (o dai pezzi lavorati) è condizionato in particolare:
 dalla loro forma (i.e. elementi taglienti, spigoli vivi, parti di forma
aguzza anche se fissi),
 dalla loro posizione relativa (i.e. può comportare zone di
schiacciamento, di taglio, di trascinamento, etc.., quando sono in
movimento),
 dallo loro massa e dalla loro stabilità (energia potenziale di elementi
che possono spostarsi sotto l’effetto della gravità),
 dalla loro massa e dalla loro velocità (energia cinetica di elementi in
movimento controllato o incontrollato),
 dalla loro accelerazione,
 dall’insufficienza della loro resistenza meccanica (che può provocare
rotture, cedimenti strutturali o esplosioni pericolose),
 dall’accumulo di energia potenziale [da parte degli elementi elastici
(molle) o di liquidi o di gas sotto pressione o sotto vuoto ].
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Macchine
MACCHINE E ATTREZZATURE DI LAVORO LA MARCATURA CE
Ogni macchina deve recare, in modo leggibile ed
indelebile, il “marchio” CE e almeno le seguenti
indicazioni:
1. Nome del fabbricante e suo indirizzo
2. Designazione della serie o del tipo
3. Eventualmente numero di serie (potrebbe essere
un unico esemplare)
1. Anno di costruzione
In funzione della sua caratteristica, la macchina deve
recare anche tutte le indicazioni indispensabili alla
sicurezza dell’esercizio, p. e. :
Frequenza massima di rotazione di organi,
Diametro massimo di utensili
Massa
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Il Rischio Meccanico e la Sicurezza delle


Macchine
PROTETTORI FISSI, cioè saldati o avvitati, suddivisi in:
• avvolgenti fissi che impediscono totalmente l’accesso alle zone
pericolose.
• per mantenimento a distanza che non avvolgono la zona pericolosa
ma ne impediscono o limitano l’accesso per le dimensioni e la distanza.

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Macchine
PROTETTORI FISSI, cioè saldati o avvitati, suddivisi in:
• avvolgenti fissi che impediscono totalmente l’accesso alle zone
pericolose.
• per mantenimento a distanza che non avvolgono la zona pericolosa
ma ne impediscono o limitano l’accesso per le dimensioni e la distanza.

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Macchine
PROTETTORI MOBILI, cioè collegati tramite
cerniere o scorrevoli, apribili senza utensili e
suddivisibili a loro volta in: motorizzati, regolabili ,
a chiusura automatica, con dispositivo
d’interblocco, con interblocco e dispositivo di
blocco,con comando di marcia, etc. Inoltre è
necessario prevedere l’associazione di protettori e
dispositivi sensibili nel caso in cui una macchina,
pur dotata di protezioni fisse e mobili, possa
causare l’imprigionamento o lo schiacciamento di
persone che abbiano potuto accedere tramite i
passaggi riservati alle materie prime. Va precisato
che la definizione di “dispositivi sensibili” identifica,
ad esempio, gli sbarramenti immateriali realizzati
con sistemi fotoelettrici.
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Il Rischio Meccanico e la Sicurezza delle


Macchine
La distanza di sicurezza
La distanza di sicurezza è definita come <la distanza minima alla quale
una struttura di protezione deve essere collocata rispetto ad una zona
pericolosa> ed i valori sono stati desunti dal presupposto che:
 Le strutture di protezione e qualsiasi loro apertura conservino la loro
forma e posizione;
 Le distanze di sicurezza siano misurate a partire dalla superficie che
limita il movimento del corpo o della sua parte più sporgente;
 le persone potrebbero sforzarsi a protendere parti del corpo oltre le
strutture di protezione o attraverso le aperture, con l’intenzione di
raggiungere la zona pericolosa;
 il piano di riferimento sia ad un livello tale da consentire alle persone
di stare normalmente in piedi (pavimento, piattaforma di lavoro ecc.);
 non si utilizzino mezzi, quali sedie o scale, per cambiare il piano di
riferimento;
 non si utilizzino mezzi, quali sbarre o utensili, per aumentare
l’accessibilità naturale degli arti superiori.

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IL RISCHIO  DA  SOSTANZE  PERICOLOSE
RISCHIO   CHIMICO
Titolo IX – D.Lgs. 81/2008

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AGENTI CHIMICI

SICUREZZA:
incendio e/o esplosioni

Rischi connessi SALUTE:


con Lesioni
La manipolazione e Difetti genetici ereditari
L’utilizzo di tumori
sostanze chimiche intossicazioni

AMBIENTE:
Danni all’ecosistema

Il contatto con liquidi corrosivi può causare ustioni e ulcere alla


pelle e agli occhi I liquidi irritanti causano arrossamenti e pruriti

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IL RISCHIO DA SOSTANZE PERICOLOSE
Rischio   Chimico 
DEFINIZIONI
1. Ai fini del presente titolo si intende per:
a) agenti chimici:
tutti gli elementi o composti chimici, sia da soli sia nei loro miscugli, allo stato
naturale o ottenuti, utilizzati o smaltiti, compreso lo smaltimento come rifiuti,
mediante qualsiasi attività lavorativa, siano essi prodotti intenzionalmente o no e
siano immessi o no sul mercato.
b) agenti chimici pericolosi:
1) agenti chimici classificati come sostanze pericolose ai sensi del D.Lgs. 03 /02/ 9
7, n. 52, e s.m.i.. Sono escluse le sostanze pericolose solo per l'ambiente.
2) agenti chimici classificati come preparati pericolosi ai sensi del D.Lgs.
16/07/98, n. 285, e s.m.i.. Sono esclusi i preparati pericolosi solo per
l'ambiente.
3) agenti chimici che, pur non essendo classificabili come pericolosi, in base ai
punti 1) e 2), possono comportare un rischio per la sicurezza e la salute
dei lavoratori a causa di loro proprietà chimico-fisiche chimiche o
tossicologiche e del modo in cui sono utilizzati o presenti sul luogo di lavoro.
c) attività che comporta la presenza di agenti chimici: ogni attività lavorativa in cui
sono utilizzati agenti chimici, in ogni tipo di procedimento, compresi la produzione, la
manipolazione, l'immagazzinamento, il trasporto o l'eliminazione e il trattamento dei
rifiuti, o che risultino da tale attività lavorativa.
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IL RISCHIO DA SOSTANZE PERICOLOSE
Rischio   Chimico 
COS’È IL RISCHIO CHIMICO
Nella definizione di agente chimico si intende qualsiasi cosa sia 
esso sostanza o preparato di natura chimica che rappresenta 
un pericolo per il lavoratore; pertanto rientrano all'interno del 
campo di applicazione di questo decreto anche quelle sostanze 
già prese in considerazione dalla Legge italiana come il piombo 
e le sostanze cancerogene in generale, (tuttavia il presente 
decreto non sostituisce le disposizioni specifiche in materia di 
agenti cancerogeni presenti nel Titolo VII della 626, ma le 
integra), sia quelle sostanze che pur non essendo pericolose 
per loro stessa definizione possono comunque rappresentare 
un pericolo in determinate condizioni.
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IL RISCHIO DA SOSTANZE PERICOLOSE
Rischio   Chimico 
COS’È IL RISCHIO CHIMICO
La produzione, la manipolazione e lo 
stoccaggio di sostanze chimiche 
comporta una serie di rischi potenziali 
da esposizione che possiamo definire 
Rischio chimico. 
Possiamo distinguerli in due grandi 
campi, che spesso sono 
contemporaneamente presenti nei 
luoghi di lavoro:
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RISCHI CHIMICI
rischio dovuto a sostanze che possono provocare patologie
acute ma anche croniche e irreversibili
GAS Secondo le attività si possono sviluppare diversi gas, anche
infiammabili
LIQUIDI E/O solventi, carburanti, vernici, prodotti fitosanitari e prodotti
VAPORI per la pulizia. Tutti i liquidi volatili
POLVERI Riparazione/ristrutturazione dei locali, operazioni di
manutenzione del verde, falegnameria
NEBBIE nebulizzazione di prodotti disinfettanti, fitosanitari e pulizie
FUMI Saldatura. Processi di combustione. Particelle migliaia di
volte inferiori alle polveri.

uso prodotti fitosanitari


LAVORI CON
SOSTANZE allevamenti:
PERICOLOSE uso di disinfettanti
pulizia mungitrice
pulizia allevamenti
RISCHI CHIMICI
ASSORBIMENTO

CONTATTO INGESTIONE INALAZIONE

• POLMONE
La sede di
• PELLE
distribuzione è:
• APPARATO DIGERENTE

fegato, rene , cuore, polmoni,


Gli organi bersaglio sono:
sangue, sistema nervoso.
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IL RISCHIO DA SOSTANZE PERICOLOSE
Rischio   Chimico 
COS’È IL RISCHIO CHIMICO
‐ rischi per la sicurezza e rischi acuti: 
esplosione, incendio, ustioni 
chimiche, lesioni oculari da 
contatto, avvelenamento, asfissia;
‐ rischi per la salute dovuti 
all'esposizione cronica a sostanze 
tossiche o nocive: malattie 
professionali quali per esempio 
silicosi, bronchite cronica, tumori.
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IL RISCHIO DA SOSTANZE PERICOLOSE
Rischio   Chimico 
DOVE SI INCORRE
NEL RISCHIO CHIMICO
Si precisa che
Nella valutazione del rischio a cui sono soggetti i lavoratori, bisogna tener  sono esclusi
dalla
presente tutte le attività connesse al processo produttivo, come il trasporto, la  presente
manutenzione o la produzione di scarti di lavorazione che possono  normativa
l'amianto, gli
determinare una particolare esposizione per certi lavoratori.  agenti chimici
(sostanze e
Ne deriva perciò che molte aziende, pur non essendo per definizione aziende  preparati)
pericolosi per
chimiche, rientrano comunque all'interno del campo di applicazione del  l'ambiente ed
presente decreto, come ad esempio le piccole e medio imprese che adoperano  alcune
attività di
determinati agenti chimici per la pulizia dei locali e delle attrezzature di lavoro  trasporto
internazional
o come officine meccaniche, in cui i lavoratori sono esposti a fumi di saldatura  e di agenti
per effetto dell'attività svolta. chimici
pericolosi, in
Il datore di lavoro, prima di iniziare una qualsiasi attività produttiva, o quando  quanto ben
definiti da
sono avvenuti notevoli cambiamenti tali da modificare l'esposizione dei  specifica
normativa.
lavoratori, deve effettuare una valutazione del rischio a cui possono essere 
esposti i dipendenti tenendo in considerazione una serie di parametri.
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Rischio   Chimico 
L’AZIONE DELLE
SOSTANZE TOSSICHE
 locale: se agisce unicamente intorno al punto di contatto (pelle, occhi, vie
respiratorie, ecc) (es: l’azione corrosiva di acidi concentrati sulla cute con cui
vengono a contatto)
 generale o sistematico: se l’azione si manifesta in punti lontani dal contatto (es:
l’inalazione della 2 naftil ammina provoca l’insorgenza di cancro alla vescica) che
comportano questo a causa:
1) della via di trasmissione del tossico (tramite l’inalazione e il passaggio nella
circolazione sanguigna si possono avere effetti su altri organi quali il fegato),
2) della composizione chimica dell’organo (tenore in lipidi),
3) grado di perfusione dell’organo che può ivi comportare una concentrazione
eccessiva del tossico,
4) delle caratteristiche biochimiche dell’organo colpito (capacità dell’organo a
produrre metaboliti più tossici di quello assorbito)

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Rischio   Chimico 
L’AZIONE DELLE
SOSTANZE TOSSICHE
L’INTOSSICAZIONE
‐ Assorbimento per ingestione
‐ Assorbimento per inalazione
‐ Assorbimento per contatto cutaneo

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IL RISCHIO DA SOSTANZE PERICOLOSE
Rischio   Chimico 
VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITÀ 
DELL’AGENTE CHIMICO
SCALA DEL FATTORE DI GRAVITÀ
0 ASSENTE Assenza di effetti prevedibili
1 LIEVE Effetti reversibili
2 MODESTA Effetti potenzialmente irreversibili
3 MEDIA Effetti sicuramente irreversibili
4 ALTA Effetti irreversibili gravi
5 MOLTO ALTA Effetti possibilmente letali

A titolo esemplificativo le seguenti frasi di rischio vengono così classificate :


R22: nocivo per ingestione CLASSE 1 R20: nocivo per inalazione CLASSE 2
R23: tossico per inalazione CLASSE 3 R26: molto tossico per inalazione CLASSE 4
R39: pericolo di effetti irreversibili molto gravi CLASSE 5
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Rischio   Chimico 
ETICHETTATURA
Il fornitore è obbligato a munire ogni contenitore (bottiglia, fusto, 
sacco) di una etichetta che deve riportare ben chiare le 
seguenti informazioni:
 denominazione della sostanza o del preparato
 nome chimico delle sostanze presenti nel preparato
 la lettera 'R' indicante i rischi specifici e la lettera 'S' indicante 
i consigli di prudenza
 il quantitativo del contenuto
 nome e indirizzo del responsabile dell'immissione sul mercato 

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Rischio   Chimico 
Classificazione ed Etichettatura

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ETICHETTATURA
VECCHIA ETICHETTATURA
SIMBOLO CATEGORIA DI PERICOLO DEI PRODOTTI FITOSANITARI INDICAZIONE

• FACILMENTE INFIAMMABILE F

• INFIAMMABILE R10

• COMBURENTE O

• ALTAMENTE TOSSICI PER GLI ORGANISMI ACQUATICI


• TOSSICI PER GLI ORGANISMI ACQUATICI N
• PERICOLOSI PER LO STRATO DI OZONO

• NOCIVI PER GLI ORGANISMI ACQUATICI


R52
• EFFETTI NEGATVI A LUNGO TERMINE
R53
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Simboli associati ai rischi per la salute


Rischi tossicologici

T+ - T Xn - Xi C
Altamente tossico/Tossico Nocivo/Irritante Corrosivo

Simboli associati ai rischi per la Sicurezza


Rischi Chimico - Fisici

F+ - F
Estremamente/Facilmente
E Infiammabile O
Esplosivo Comburente

Simboli associati ai rischi per L’Ambiente


Rischi per l’Ambiente

N
Pericoloso per l’ambiente
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CLASSI E SIMBOLI
DI PERICOLOSITÀ
T+ MOLTO Evitare contatti con il corpo,
ingestione o inalazione.
TOSSICO
Può comportare rischi gravi,
T TOSSICO acuti o cronici.

Evitare contatti con il corpo ed

Xn
inalazione di vapori.
NOCIVO Può comportare rischi di
gravità limitata.

Evitare il contatto con tessuti


C CORROSIVO
vivi, pelle, occhi e indumenti.
Può esercitare un’azione
distruttiva.
Evitare il contatto con occhi e
pelle.
Xi IRRITANTE
Non inalare i vapori.
Può produrre una reazione
infiammatoria su pelle o
mucose.
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ETICHETTATURA
NUOVA ETICHETTATURA
SIMBOLO CATEGORIA DI PERICOLO DEI PRODOTTI FITOSANITARI AVVERTENZA

• CORROSIVI DI CATEGORIA 1A, 1B, 1C,


PERICOLO
• GRAVI LESIONI OCULARI DI CATEGORIA 1

• LIQUIDI INFIAMMABILI DI CATEGORIA 2


PERICOLO
• SOLIDI INFIAMMABILI DI CATEGORIA 1

• LIQUIDI INFIAMMABILI DI CATEGORIA 3


ATTENZIONE
• SOLIDI INFIAMMABILI DI CATEGORIA 2

• LIQUIDI COMBURENTI DI CATEGORIA 1 E 2


PERICOLO
• SOLIDI COMBURENTI DI CATEGORIA 1 E 2

• LIQUIDI COMBURENTI DI CATEGORIA 3


ATTENZIONE
• SOLIDI COMBURENTI DI CATEGORIA 3

• PERICOLOSI PER L’AMBIENTE ATTENZIONE


ETICHETTATURA
NUOVA ETICHETTATURA
SIMBOLO CATEGORIA DI PERICOLO DEI PRODOTTI FITOSANITARI AVVERTENZA

• TOSSICI ACUTI DI CATEGORIA 1,2,3 PERICOLO

• TOSSICI PER LA RIPRODUZIONE DI CATEGORIA 1B


• SENSIBILIZZANTI DELLE VIE RESPIRATORIE DI CATEGORIA 1
• PERICOLO IN CASO DI ASPIRAZIONE
• TOSSICITA’ SPECIFICA PER ORGANI BERSAGLIO – ESPOSIZIONE SINGOLA (STOT SE) DI PERICOLO
CATEGORIA 1
• TOSSICITA’ SPECIFICA PER ORGANI BERSAGLIO – ESPOSIZIONE RIPETUTA (STOT RE) DI
CATEGORIA 1

• CANCEROGENI DI CATEGORIA 2
• MUTAGENI DI CATEGORIA 2
• TOSSICI PER LA RIPRODUZIONE DI CATEGORIA 2
• TOSSICITA’ SPECIFICA PER ORGANI BERSAGLIO – ESPOSIZIONE SINGOLA (STOT SE) DI ATTENZIONE
CATEGORIA 2
• TOSSICITA’ SPECIFICA PER ORGANI BERSAGLIO – ESPOSIZIONE RIPETUTA (STOT RE) DI
CATEGORIA 2
• TOSSICI ACUTI DI CATEGORIA 4
• IRRITAZIONE DELLA PELLE DI CATEGORIA 2
• IRRITAZIONI OCULARI DI CATEGORIA 2
• SENSIBILIZZANTI DELLA PELLE DI CATEGORIA 1
• TOSSICITA’ SPECIFICA PER ORGANI BERSAGLIO – ESPOSIZIONE SINGOLA (STOT SE) DI ATTENZIONE
CATEGORIA 3
• NARCOTICI, TOSSICITA’ SPECIFICA PER ORGANO BERSAGLIO DI CATEGORIA 3 (ESPOSIZIONE
SINGOLA)
• PERICOLOSI PER LO STRATO DI OZONO
AGENTI CANCEROGENI

diverse sostanze e prodotti di uso comune possono provocare il cancro:

FORMALDEIDE

BENZINA VERDE

Motori Diesel
Gas di scarico
Motori a benzina a due e quattro tempi

Polveri di alcuni tipi di legno


AGENTI CANCEROGENI

FORMALDEIDE
è una sostanza chimica pericolosa e classificata cancerogena che può essere
utilizzata quale componente di prodotti formulati, in basse concentrazioni, o
in prodotti autorizzati quali presidi medico chirurgici.

Scheda dei dati di sicurezza


IDENTIFICAZIONE DEL PRODOTTO E DELLA SOCIETA‘:
è indicato l’uso specifico a cui è destinata
SDS IDENTIFICAZIONE DEI PERICOLI:

H 350 – può provocare il cancro


H 341 – sospettato di provocare alterazioni
genetiche
H 301 – tossico se ingerito
H 311 – tossico per contatto con la pelle
H 331 – tossico se inalato
H 314 – provoca gravi ustioni cutanee e gravi
lesioni oculari
H 317 – può provocare reazione allergica cutanea
AGENTI CANCEROGENI
GAS DI SCARICO

I gas di scarico dei motori a


combustione interna emettono
particelle incombuste, tra queste
gli IPA (Idrocarburi Policiclici
Aromatici) come il BENZOaPIRENE
possono provocare il cancro

È opportuno NON lasciare accesi a


lungo i motori all’interno di locali
chiusi – nemmeno a finestre aperte

I motori di seghe, decespugliatori,


ecc, con piccoli motori a due tempi
che funzionano a MISCELA hanno
più alta emissione di IPA e lo scarico
più vicino al viso
AGENTI CANCEROGENI

POLVERI DI LEGNO

Segando alcune specie di alberi, comuni anche nel territorio emiliano-


romagnolo, si liberano polveri di legno che hanno effetto cancerogeno sulle
prime vie nasali.

Il rischio cancerogeno può essere Si tratta di:


presente nella manutenzione del Pioppo, Noce, Ciliegio, Frassino,
verde o nel taglio di legna secca Quercia, Betulla, ecc.

Verifica l’elenco completo su:


http://www.inail.it/internet_web/wcm/idc/groups/internet/documents/document/ucm_portstg_093075.pdf
AGENTI CANCEROGENI

PERCHÉ IL RADON È PERICOLOSO?


• Il Radon è radioattivo, ma essendo un gas nobile, è poco 
reattivo chimicamente: generalmente viene espulso 
dall’organismo prima di decadere.
• I l vero pericolo sono i suoi prodo  di decadimento (i “figli”), 
anch’essi radioattivi, che si fissano al pulviscolo atmosferico e 
quindi irraggiano il tessuto polmonare e bronchiale dove tale 
pulviscolo viene immesso tramite la respirazione.
•Il DNA delle cellule colpite può essere danneggiato e se i 
meccanismi di riparazione cellulare non sono sufficienti, si 
può sviluppare, anche a distanza di anni, un tumore 
polmonare.

•Gli studi epidemiologici relativi a lavoratori di miniere d’uranio (gruppo di 
persone particolarmente esposto al radon) hanno dimostrato la correlazione tra 
esposizione al radon e tumore polmonare.
AGENTI CANCEROGENI

PERCHÉ IL RADON È PERICOLOSO?


•L’esposizione al radon non provoca con certezza 
l’insorgere della patologia, ma produce un incremento 
della probabilità che essa si manifesti: l’incremento è 
proporzionale alla concentrazione di radon presente 
negli ambienti di vita e di lavoro frequentati da un 
individuo, ma anche alla durata di tale esposizione, che 
per essere significativa, deve essere prolungata (diverse 
ore al giorno, per molti anni).

•L'Organizzazione Mondiale della Sanità considera il Radon un agente 
cancerogeno, il secondo maggiore responsabile del tumore polmonare dopo il 
fumo, con il quale agisce in sinergia: gli effetti di questi due agenti cancerogeni 
non si sommano semplicemente, ma si moltiplicano!
•Non è stata invece dimostrata alcuna correlazione fra esposizione al radon ed 
altre patologie e il consumo di acque ricche di radon risulta non essere correlato 
con tumori allo stomaco o con altre patologie a carico dell’apparato digerente.
AGENTI CANCEROGENI IL RADON

Dove si trova il radon?


Il radon è diffuso in tutta la crosta terrestre e si può trovare in 
numerose rocce di origine vulcanica, come graniti, pozzolane, 
tufi, lave.
•La concentrazione però varia a seconda delle zone, per cui in 
alcune se ne possono registrare livelli particolarmente elevati.
Un’altra sorgente in cui può essere presente è l’acqua, infatti, 
come gas disciolto, viene veicolato a grandi distanze per cui 
può finire nelle falde acquifere.

Gas radon nelle abitazioni: quali le soluzioni?
Gli interventi più radicali possono comprendere:
•depressurizzazione del terreno
•aspirazione dell’aria interna
•pressurizzazione dell’edificio
•ventilazione forzata del vespaio
•impermeabilizzazione del pavimento
•sigillatura di crepe e fessure
•isolamento di porte comunicanti con le cantine.
AGENTI CANCEROGENI L’AMIANTO
Amianto A Scuola

•Nelle scuole e negli edifici pubblici di tutta Italia sono ancora presenti manufatti in amianto, 
sebbene il suo uso sia stato vietato nel lontano 1992. Ma cosa possiamo fare per difenderci dai 
rischi della sua presenza a pochi metri dalle aule?
•Se l’amianto è compatto e non danneggiato, non esistono particolari rischi per la salute.
•Le fibre sono fortemente legate in una matrice stabile e solida per cui difficilmente si liberano.
•Se l’amianto è invece friabile, esiste il pericolo di inalarne fibre. Il materiale contenente amianto 
può essere facilmente sbriciolato o ridotto in polvere con una semplice pressione manuale.
•In tal caso le fibre di amianto sono libere e sono talmente sottili da rimanere in sospensione 
nell’aria anche a lungo e risultare facilmente inalabili.
•Nel documento “Amianto nelle scuole” il Dipartimento Igiene del Lavoro indica come il dirigente 
scolastico debba mettere in campo tutte le azioni necessarie a garantire la sicurezza di studenti e 
lavoratori, ed in particolare:
•– informazione: comunicazione agli studenti,al personale scolastico e alle imprese appaltatrici 
della presenza e della localizzazione dei manufatti in amianto
•– formazione degli studenti e del personale scolastico sui rischi derivanti dall’esposizione 
all’amianto, indicando in particolar modo le corrette procedure comportamentali
AGENTI CANCEROGENI L’AMIANTO
Amianto A Scuola
AGENTI CANCEROGENI L’AMIANTO
Amianto A scuola
•– verifiche periodiche: valutazione periodiche delle condizioni 
dell’amianto presente negli ambienti scolastici tramite ispezioni 
visive e monitoraggi ambientali effettuati da laboratori 
qualificati
•– interventi per prevenire il danneggiamento dei manufatti
•Inoltre occore che il Dirigente Scolastico richieda all’Ente 
proprietario dell’immobile la verifica ed il monitoraggio del 
rischio amianto nonché l’eliminazione dello stesso tramite 
bonifica.
•Per la bonifica di strutture inquinate dalla presenza di eternit 
(nome commerciale dell’amianto) sono al momento possibili tre 
soluzioni:
•L’incapsulamento
•Il confinamento
•La rimozione e lo smaltimento in discarica
•Questi procedimenti sono disciplinati dalle leggi in vigore in 
materia di bonifica e la scelta di uno o dell’altro metodo dipende 
da diversi fattori, prima di tutto lo stato di conservazione del 
manufatto e le risorse economiche dell’Ente proprietario 
dell’edificio (ovvero Comuni o Province in caso di edifici 
pubblici).
CORSO DI FORMAZIONE RISCHI SPECIFICI
PERSONALE DOCENTE E ATA
LA   SICUREZZA   E   LA  SALUTE  NEI  LUOGHI  DI  LAVORO

IL RISCHIO DA SOSTANZE PERICOLOSE
Rischio   Chimico 
Elenco frasi di rischio (FRASI R) ‐ I
R 1 Esplosivo allo stato secco.
R 2 Rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o altre sorgenti d'ignizione.
R 3 Elevato rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o altre sorgenti d'ignizione.
R 4 Forma composti metallici esplosivi moto sensibili.
R 5 Pericolo di esplosione per riscaldamento.
R 6 Esplosivo a contatto o senza contatto con l'aria.
R 7 Può provocare un incendio.
R 8 Può provocare l'accensione di materie combustibili.
R 9 Esplosivo in miscela con materie combustibili.
Ecc. ecc. ecc.

Elenco frasi di prudenza (FRASI S) - I


S 1 Conservare sotto chiave
S 2 Conservare fuori della portata del bambini
S 3 Conservare in luogo fresco
S 4 Conservare lontano da locali di abitazione
S 5 Conservare sotto (liquido appropriato da indicarsi da parte del fabbricante)
S 6 Conservare sotto (gas inerte da indicarsi da parte del fabbricante)
S 7 Conservare il recipiente ben chiuso
Ecc.ecc.ecc.
Il D.Lgs. 81/08 e s.m.i.  82
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IL RISCHIO DA SOSTANZE PERICOLOSE
Rischio   Chimico 

LA STIMA DEL RISCHIO
LA DURATA DELL’ESPOSIZIONE
L’ESPOSIZIONE DEL LAVORATORE
GLI INQUINANTI AMBIENTALI
IL CAMPIONAMENTO AMBIENTALE
IL CAMPIONAMENTO PERSONALE
I VALORI LIMITE DI ESPOSIZIONE
RISULTATI DELLA VALUTAZIONE
L‘INDIVIDUAZIONE
DELLE PRIORITÀ D’INTERVENTO
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CORSO DI FORMAZIONE RISCHI SPECIFICI
PERSONALE DOCENTE E ATA
LA   SICUREZZA   E   LA  SALUTE  NEI  LUOGHI  DI  LAVORO

IL RISCHIO  DA  SOSTANZE   PERICOLOSE
RISCHIO   BIOLOGICO 

RISCHIO BIOLOGICO

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CORSO DI FORMAZIONE RISCHI SPECIFICI
PERSONALE DOCENTE E ATA
LA   SICUREZZA   E   LA  SALUTE  NEI  LUOGHI  DI  LAVORO

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CORSO DI FORMAZIONE RISCHI SPECIFICI
PERSONALE DOCENTE E ATA
LA   SICUREZZA   E   LA  SALUTE  NEI  LUOGHI  DI  LAVORO

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CORSO DI FORMAZIONE RISCHI SPECIFICI
PERSONALE DOCENTE E ATA
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CORSO DI FORMAZIONE RISCHI SPECIFICI
PERSONALE DOCENTE E ATA
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CORSO DI FORMAZIONE RISCHI SPECIFICI
PERSONALE DOCENTE E ATA
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CORSO DI FORMAZIONE RISCHI SPECIFICI
PERSONALE DOCENTE E ATA
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CORSO DI FORMAZIONE RISCHI SPECIFICI
PERSONALE DOCENTE E ATA
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CORSO DI FORMAZIONE RISCHI SPECIFICI
PERSONALE DOCENTE E ATA
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PERSONALE DOCENTE E ATA
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Studi sul decadimento degli aerosol


batterici hanno dimostrato che la maggior
parte dei microrganismi si devitalizza
entro un’ora nelle diverse condizioni
ambientali
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PERSONALE DOCENTE E ATA
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CORSO DI FORMAZIONE RISCHI SPECIFICI
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CORSO DI FORMAZIONE RISCHI SPECIFICI
PERSONALE DOCENTE E ATA
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CORSO DI FORMAZIONE RISCHI SPECIFICI
PERSONALE DOCENTE E ATA
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CORSO DI FORMAZIONE RISCHI SPECIFICI
PERSONALE DOCENTE E ATA
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CORSO DI FORMAZIONE RISCHI SPECIFICI
PERSONALE DOCENTE E ATA
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CORSO DI FORMAZIONE RISCHI SPECIFICI
PERSONALE DOCENTE E ATA
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ALTERNANZA SCUOLA LAVORO
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ALTERNANZA SCUOLA LAVORO
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ALTERNANZA SCUOLA LAVORO
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 RISCHIO MICROCLIMA
 RISCHIO ILLUMINAZIONE
 RISCHIO RUMORE

La valutazione di alcuni rischi specifici in


relazione
alla relativa normativa di igiene del lavoro

 RISCHIO MICROCLIMA
 RISCHIO ILLUMINAZIONE
 RISCHIO RUMORE

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 RISCHIO MICROCLIMA
 RISCHIO ILLUMINAZIONE
 RISCHIO RUMORE

MICROCLIMA

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 RISCHIO MICROCLIMA

L’insieme dei fattori fisici ambientali che caratterizzano


l’ambiente di lavoro (non necessariamente confinato) e che,
assieme ai parametri individuali quali l’attività metabolica
e l’abbigliamento, determinano gli scambi termici tra
l’ambiente stesso e gli individui che vi operano.

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RISCHI FISICI

EFFETTI DANNOSI DEL CALORE


si manifestano per esposizione a condizioni climatiche caratterizzate da elevata
temperatura e elevata umidità dell’aria

SEGNALI DI ALLARME:
cute calda e arrossata, sete intensa, sensazione di
debolezza, crampi muscolari, nausea e vomito, vertigini,
convulsioni, stato confusionale, perdita di coscienza

ESAURIMENTO DA
DISIDRATAZIONE CRAMPI DA CALORE COLPO DI CALORE
CALORE

GRAVITÀ 
è dovuto al blocco dei
meccanismi di
sono dovuti ad una
è legata ad una perdita di dispersione del calore
sudorazione abbondante
liquidi con la sudorazione è un collasso circolatorio con conseguente
e prolungata che porta ad
e ad un loro insufficiente che può portare alla aumento della
una perdita di sali
reintegro. perdita di coscienza temperatura corporea
minerali.
fino a superare i 40°C. la
prognosi è grave con
RISCHIO DI MORTE.
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 RISCHIO MICROCLIMA

BENESSERE TERMICO :
- è rappresentato da quelle condizioni in cui
l’organismo riesce a mantenere l’equilibrio termico
(omeotermia) senza l’intervento del sistema di
termoregolazione propria .
- ISO 7730: "quello stato della mente che esprime
la soddisfazione verso l'ambiente termico"

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 RISCHIO MICROCLIMA

AMBIENTI DI LAVORO
• Ambienti moderati :
- lievi variazioni dei parametri microclimatici;
- il sistema di termoregolazione del corpo umano è in
grado di reagire efficacemente •Ambienti severi

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 RISCHIO MICROCLIMA

PARAMETRI DA MISURARE
Fattori fisici ambientali:

• Temperatura dell’aria Ta (°C)

• Velocità dell’aria VA (m/s)

• Temperatura media radiante TR (°C)

• Umidità relativa Ur (%)

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 RISCHIO MICROCLIMA

Fattori fisici ambientali

Valori ottimali in assenza di irraggiamento e per individui


che compiono lavori sedentari e sono vestiti adeguatamente

Stagione T° (°C) U.R. (%) v aria (m/s)

Inverno 19-22 40-50 0,05-0,1

Estate 24-26 50-60 0,1-0,2

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ILLUMINAZIONE

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ILLUMINAZIONE
L’illuminazione rappresenta uno dei principali
fattori ambientali atti ad assicurare il
benessere nei luoghi di lavoro.

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ILLUMINAZIONE
Una corretta illuminazione oltre a
contribuire all'incremento della produttività,
riveste grande importanza nella prevenzione
degli infortuni sul lavoro

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ILLUMINAZIONE

L’illuminazione dei luoghi di lavoro deve essere ottenuta


per quanto è possibile con luce naturale poiché essa è più
gradita all’occhio umano e quindi meno affaticante.

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ILLUMINAZIONE

In ogni caso, tutti i locali e i luoghi di lavoro devono essere


dotati di adeguata luce artificiale per la sicurezza e la
salute dei lavoratori.

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ILLUMINAZIONE

La luce solare diretta è sconsigliabile negli ambienti di


lavoro in quanto determina abbagliamento o fastidiosi
riflessi.

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ILLUMINAZIONE

Per quanto riguarda postazioni di lavoro con


videoterminali una cura particolare dovrà essere
dedicata all’illuminazione.

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ILLUMINAZIONE
• “L'illuminazione generale ovvero l'illuminazione
specifica (lampade di lavoro) devono garantire
un'illuminazione sufficiente e un contrasto
appropriato tra lo schermo e l'ambiente, tenuto conto
delle caratteristiche del lavoro e delle esigenze visive
dell'utilizzatore.

• Fastidiosi abbagliamenti e riflessi sullo schermo o su


altre attrezzature devono essere evitati strutturando
l'arredamento del locale e del posto di lavoro in
funzione dell'ubicazione delle fonti di luce artificiale
e delle loro caratteristiche tecniche.
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ILLUMINAZIONE
• Riflessi e abbagliamenti: i posti di lavoro devono
essere sistemati in modo che le fonti luminose quali le
finestre e le altre aperture, le pareti trasparenti o
traslucide, nonché le attrezzature e le pareti di
colore chiaro non producano riflessi sullo schermo.

• Le finestre devono essere munite di un opportuno


dispositivo di copertura regolabile per attenuare la
luce diurna che illumina il posto di lavoro”.
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 RUMORE

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 RUMORE
Al superamento dei valori
superiori di azione bisogna:
• Esigere l’utilizzo dei DPI
• Formalizzare ed applicare un programma di misure volte
a ridurre l’esposizione
• Segnalare, delimitare e controllare l’accesso ai luoghi di
lavoro
• Garantire i controlli audiometrici per i lavoratori
• Adottare misure immediate per riportare l’esposizione
al di sotto di tali valori

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ALTERNANZA SCUOLA LAVORO
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 RUMORE

Il RISCHIO DA RUMORE NEGLI


AMBIENTI DI LAVORO
Valutazione del rischio in relazione alla normativa

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 RUMORE
LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO

Documento di valutazione dei rischi


Contiene i risultati del processo di valutazione; inoltre
contiene le misure intraprese dall’azienda per eliminare,
ridurre o controllare i vari rischi presenti.

La Relazione Tecnica
Contiene i risultati delle misure effettuate; costituisce
parte integrante del “Documento di valutazione dei
rischi”.

Il D.Lgs. 81/08 e s.m.i.  149
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELL’UDITO
CLASSIFICAZIONE DEI PROTETTORI AURICOLARI

Cuffie Archetti Inserti auricolari


Preformati
riutilizzabili

Malleabili/
Espandibili
monouso

Personalizzati
SCELTA DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELL’UDITO

CARATTERISTICHE DEL RUMORE Tipo e livello

Temperatura e umidità

FATTORI AMBIENTALI Segnali di avvertimento

Presenza di polvere

Lavoro fisico
FATTORI ORGANIZZATIVI
Durata di utilizzo

Giudizio su comfort
FATTORI INDIVIDUALI Praticità, taglia adeguata

Patologie dell’orecchio

Individuazione dei protettori per l’udito idonei


GUIDA ALLA SCELTA DEL PROTETTORE AURICOLARE

Tipo di lavoro/ Dispositivo Dispositivo


ambiente di lavoro migliore sconsigliato
Ambienti con alta T° e
umidità - Lavoro fisico
Ambienti polverosi

Esposizione ripetuta a rumori


di breve durata
Esposizione continua a
rumori dannosi
Contemporaneità con altri
dispositivi di protezione
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 RUMORE
Parametri descrittivi del rischio.

LEX, 8h: livello di esposizione giornaliera al rumore


(qualora l’esposizione giornaliera varia
significativamente, può essere sostituito dal
livello di esposizione settimanale)

ppeak : pressione acustica di picco


(riguarda la presenza di rumori impulsivi,
ovvero di breve durata, ma di forte intensità)

Il D.Lgs. 81/08 e s.m.i.  154
ALTERNANZA SCUOLA LAVORO
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 RUMORE
D.Lgs. 81/08
I LIVELLI DI ESPOSIZIONE
Sono quei livelli di esposizione al rumore (giornaliera
o di “picco”), al cui superamento corrispondono
obblighi di intervento ben precisi
Valori inferiori che fanno scattare l’azione:
LEX, 8h = 80 dB(A) ‐ ppeak = 135 dB(C)
Valori superiori che fanno scattare l’azione
LEX, 8h = 85 dB(A) ‐ ppeak = 137 dB(C)
Valori limite di esposizione
LEX, 8h = 87 dB(A) ‐ ppeak = 140 dB(C)

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ALTERNANZA SCUOLA LAVORO
LA   SICUREZZA   E   LA  SALUTE  NEI  LUOGHI  DI  LAVORO

LIMITI RUMORE

Limiti valori Adempimenti


Valore che non deve essere mai
Valore limite di superato.
esposizione 87 dB(A) o
superiori In caso di superamento: indagine sulle
Lex, 8h = 87 dB(A) cause del superamento e revisione delle
misure di prevenzione
Sorveglianza sanitaria obbligatoria.
Da 85
Valore superiore di azione Obbligo dell’uso dei DPI udito.
a
Lex, 8h ≤ 85 dB(A) Programma per la riduzione della
87 dB(A)
esposizione
Da 80
Valore inferiore di azione
a Formazione e informazione specifica sul
Lex, 8h = 80 dB(A) rumore, fornitura dei DPI, controllo
85 dB(A) sanitario a richiesta dei lavoratori,

Fino a 80 Scelta di attrezzature meno rumorose e


manutenzione continua, Valutazione dei
dB(A) rischi, Formazione generale sui rischi
ALTERNANZA SCUOLA LAVORO
LA   SICUREZZA   E   LA  SALUTE  NEI  LUOGHI  DI  LAVORO

 RUMORE
Al superamento dei valori inferiori di azione bisogna:

- Mettere a disposizione dei lavoratori i DPI


- Permettere l’accesso dei lavoratori ai test audiometrici

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ALTERNANZA SCUOLA LAVORO
LA   SICUREZZA   E   LA  SALUTE  NEI  LUOGHI  DI  LAVORO

MOVIMENTAZIONE
MANUALE DEI CARICHI

Il D.Lgs. 81/08 e s.m.i.  158
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI

l’operatore agricolo, durante l’attività giornaliera, può alzare, tirare e spingere


attrezzature pesanti e oggetti pesanti, anche con grandi sforzi muscolari.

Movimentare manualmente carichi pesanti può causare danni


alla colonna vertebrale (colpo della strega, ernia del disco) e
altre alterazioni dei muscoli e delle articolazioni (spalle, anche)

Importante quando si devono movimentare carichi:


• Utilizzare mezzi di sollevamento e trasporto adeguati
• Ridurre il peso entro i limiti consigliati
• Flettere le ginocchia e non la schiena
• Mantenere il carico più vicino possibile al corpo
• Evitare le torsioni del tronco durante il sollevamento
ALTERNANZA SCUOLA LAVORO
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 MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI


Operazioni di trasporto o di sostegno di un carico a
opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni di:
 sollevare
 deporre un carico
 spingere
 tirare
 portare
 spostare

Tali operazioni, per le loro caratteristiche o in


conseguenza delle condizioni ergonomiche
sfavorevoli, comportano tra l’altro rischi di
patologie da sovraccarico biomeccanico.
Il D.Lgs. 81/08 e s.m.i.  160
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI

CORRETTE MODALITA’ OPERATIVE


Il carico applicato sulla colonna vertebrale dipende fortemente dalla distanza
tra il peso da sollevare e le gambe dell’operatore
ALTERNANZA SCUOLA LAVORO
LA   SICUREZZA   E   LA  SALUTE  NEI  LUOGHI  DI  LAVORO

 MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI


Dati tratti dall’indagine della Fondazione Europea
di Dublino negli anni 1996-2000 sulle condizioni di
lavoro
e di salute nell’Unione Europea, hanno messo in
evidenza che
i problemi più frequenti di salute
sono:
• Mal di Schiena (30%)
• Stress (28%)
• Dolori agli arti (17%)

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 MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI


Carichi troppo pesanti, ingombranti
e difficili da afferrare,

carichi in equilibrio instabile o il cui


contenuto rischia di spostarsi o collocato
in una posizione tale per cui deve essere
tenuto o maneggiato ad una certa
distanza dal tronco o con torsioni o con
inclinazioni del tronco,

comportano sforzi fisici eccessivi che


determinano un rischio di danno per i
lavoratori a carico del sistema muscolo-
scheletrico.

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 MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI


L’organismo risponde a tali sollecitazioni, e
soprattutto allo sforzo muscolare, con continui
adattamenti metabolici con una serie di effetti

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 MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI

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 MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI


REAZIONI INDOTTE DALLO SFORZO FISICO

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 MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI


La colonna vertebrale, sul piano saggitale, presenta tre curve:

•Lordosi
cervicale
•Cifosi dorsale
•Lordosi lombare

Il principale fattore che determina un


rischio per la colonna vertebrale
dell’operatore è l’ eccessivo carico che va
a comprimere il disco intervertebrale
(carico discale) durante la
movimentazione di oggetti o di pazienti

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 MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI

Da una ricerca effettuata per


sollevare con le braccia un peso di
10 Kg a tronco verticale con le
ginocchia flesse, il carico discale
che grava sul disco intervertebrale
per effetto della posizione
asimmetrica della colonna vertebrale
rispetto al peso da sollevare, è di
circa 282 Kg.

Se invece un peso di 10 Kg viene sollevato


con il tronco flesso in avanti e con le
ginocchia estese, il carico diventerà di 250 Kg
a livello dei muscoli e di 700 Kg a livello del
disco.

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 MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI

Vibrazioni
whole body

Movimentazione
manuale dei
carichi
PATOLOGIE DA
SOVRACCARICO
BIOMECCANICO Operazioni di
traino e spinta

Movimenti
ripetitivi degli
arti superiori

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 MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI

introduzione di
ALTRE MISURE DI strumenti in
CARATTERE grado di ridurre il
ORGANIZZATIVO sovraccarico
biomeccanico

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DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO

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RISCHI PSICOSOCIALI
STRESS
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 RISCHIO DA STRESS LAVORO CORRELATO


ALLEGGERISCI IL CARICO - STRESS

Un INSIEME di REAZIONI FISICHE ed EMOTIVE DANNOSE che si manifesta


quando le RICHIESTE poste dal lavoro NON SONO COMMISURATE ALLE
CAPACITÀ, RISORSE O ESIGENZE del lavoratore

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RISCHIO
DA STRESS LAVORO CORRELATO

ANSIA
RESPONSABILITA’ MANSIONI SUPERIORI

RITMI
ECCESSIVI LAVORO A COTTIMO

MONOTONIA
RIPETITIVITA’ CATENA DI MONTAGGIO

TURNI DI
LAVORO LAVORO NOTTURNO

PRESSIONE
INGIUSTIFICATA DEI
MOBBING
SUPERIORI
EFFETTI DELLO STRESS SULLE PERSONE

MANIFESTAZIONI EMOTIVE (ansia, depressione, etc.)

MANIFESTAZIONI COGNITIVE (deficit memoria, concentrazione, etc.)

MANIFESTAZIONI COMPORTAMENTALI
(Turbe del comportamento alimentare, alcool, tabacco, psicofarmaci, etc.)

MANIFESTAZIONI FISIOLOGICHE
(aumento del livello di cortisolo nel sangue)

MANIFESTAZIONI PATOLOGICHE ????

174
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO

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SORVEGLIANZA SANITARIA
SORVEGLIANZA SANITARIA

PREVENZIONE
SECONDARIA Ricerca di alterazioni
precliniche negli organi, prima che si manifesti la malattia

Accertamenti Sanitari
Preventivi:
prima dell’assunzione per il
SORVEGLIANZA rilascio dell’idoneità
SANITARIA
per gli esposti a fattori di
rischio professionali
Accertamenti Sanitari
Periodici:
per la verifica e il controllo
dello stato di salute
SORVEGLIANZA SANITARIA

 E’ UN’ATTIVITÀ MEDICA effettuata dal Medico Competente nei


casi previsti dalla normativa vigente

 VIENE SVOLTA se nell’attività lavorativa sono presenti rischi


per la salute dei lavoratori, che hanno l’obbligo di sottoporvisi, in
funzione dei RISCHI PRESENTI SUL LAVORO

 Prevede una visita medica PREVENTIVA (all’assunzione) e


PERIODICA e all’occorrenza accertamenti specialistici ritenuti
necessari per redigere un giudizio di idoneità lavorativa specifica
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 GESTIONE DELLE EMERGENZE IN AZIENDA

Gestione delle emergenze in


azienda

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CONSEGUENZE A MEDIO-LUNGO TERMINE

• DISTURBI CRONICI DEL SONNO (insonnia/ipersonnia, bruxismo, etc.)


• MALATTIE CARDIOVASCOLARI
• (cardiopatia ischemica, ipertensione arteriosa, etc.)
• MALATTIE GASTROINTESTINALI
• (colon irritabile, ulcera peptica, reflusso GE, etc.)
• MALATTIE CUTANEE
• (psoriasi, orticaria, infezioni da herpes virus, dermatiti eczematose, etc.)
• DISFUNZIONI ORMONALI (alterazioni mestruali, etc.)
• PATOLOGIE IMMUNITARIE
• DISORDINI MUSCOLO SCHELETRICI
• BURNOUT
• …

179
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 GESTIONE DELLE EMERGENZE IN AZIENDA

Il panico è una forte paura, collettiva o individuale che provoca alterazioni nei
comportamenti e reazioni irrazionali, può avere manifestazioni che, se
incontrollate, costituiscono un elemento di pericolo.

Lo scopo della paura è puramente biologico, assolve alla funzione di


proteggere l’organismo. Da questo punto di vista, la paura, se mantenuta a
livelli tollerabili, assolve questa funzione di protezione dell’organismo,
preparandolo all’azione. La funzione protettiva significa che l’organismo si
protegge dall’aggressione immediata, contingente, per preparare un’azione di
risposta, una reazione.

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 GESTIONE DELLE EMERGENZE IN AZIENDA


La paura si trasforma in panico quando l’organismo non riesce ad elaborare una
strategia, quella che normalmente viene chiamata “strategia di salvezza”, una
contromossa, una risposta positiva che possa far fronte agli stimoli negativi.

E’ necessaria la diffusione di una “cultura della catastrofe”, che prepari


l’individuo a prendere coscienza della possibilità del verificarsi di un evento
calamitoso e fornisca le informazioni utili per elaborare risposte per far
fronte al suo verificarsi e così far ridurre le reazioni distruttive.

La procedura di evacuazione di uno stabilimento produttivo fornisce gli


elementi indispensabili per permettere un deflusso rapido, razionale e
ordinato. L’applicazione della procedura, verificata, durante le prove
periodiche di evacuazione, limita il rischio di reazioni negative, in particolare
il Panico, che può anche spingere ad una “fuga isterica collettiva”, con
conseguenze immaginabili.
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 GESTIONE DELLE EMERGENZE IN AZIENDA

Valutazione e Rilevazione del rischio

I rischi connessi con l’attività’ scolastica, derivanti dalla non rispondenza


alle norme,possono classificarsi in tre categorie:

1) delle strutture e impianti;

2) delle attrezzature utilizzate e elementi di arredo;

3) dei comportamenti, attivi ed omissivi dei docenti, del personale, degli


alunni.

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Valutazione e Rilevazione del rischio

Ogni edificio scolastico nel suo complesso ed in ogni suo spazio o locale deve
essere tale da offrire condizioni di abitabilità soddisfacenti. (D.M. 18.12.1975):

a. condizioni acustiche (livello sonoro, difesa dai rumori, ecc.)


b. condizioni dell’illuminazione e del colore (grado e qualità dell’illuminazione
naturale e artificiale)
c. condizioni termoigrometriche e purezza dell’aria (livello termico, igrometria,
grado di purezza, difesa dal caldo e dal freddo, dall’umidità’ ecc.)
d. condizioni di sicurezza (statica delle costruzioni, difesa dagli agenti atmosferici
esterni, dagli incendi, dai terremoti, la difesa microbiologica, la sicurezza degli
impianti sia nell’uso che nella gestione, la difesa dai fulmini ecc.)
e. le porte di accesso all’azienda e a tutti i locali di uso collettivo devono aprirsi
verso l’esterno.
f. attenzione nella progettazione e esecuzione di opere relative ad ambienti ove si
svolgono attività di movimento tale da escludere possibili infortuni degli alunni.

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Rischio architettonico

È IL RISCHIO DOVUTO A INFELICI SCELTE


ARCHITETTONICHE O AD UN ERRATO USO
DELLO SPAZIO DI LAVORO
Scale, Pareti, Porte, Solai, Botole, Rampe
Finestre, Ingombri, Layout….

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Rischio architettonico
Gli elementi tecnici responsabili del verificarsi degli infortuni (scivolare, urtare
contro ostacoli) sono quelli che costituiscono lo spazio delle aule e dei luoghi
collettivi ed, in particolare:

1. scale (gradini, corrimano, rivestimenti, pendenza, larghezza, illuminazione,


presenza di protezione etc.);
2. pavimenti (irregolari o non uniformi, presenza di dislivelli, buche, pavimentazioni
sdrucciolevoli, presenza di materiali accidentalmente dispersi o impiegati per
la pulizia che ne aumentano la scivolosità,insufficiente manutenzione e pulizia,
presenza di materiali ed oggetti di varia natura sul pavimento in posizione non
corretta o non opportunamente segnalata;)
3. aree di transito in genere: corridoi, varchi etc. (insufficiente mantenimento
dell’ordine in prossimità delle aree di transito e dei luoghi di lavoro; presenza di
macchine che ostruiscono le vie di transito e di esodo; cavi elettrici o canaline
irregolarmente disposti sulle vie di transito e/o nelle aree di lavoro; livello di
illuminamento inadeguato);
4. porte (materiale, maniglie, senso di apertura, presenza di vetrate trasparenti
non visibili; );
5. finestre ( apertura, posizione etc.);
6. parapetti;
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Rischio architettonico
7. rampe;
8. sicurezza degli arredi (arredi non idonei; presenza di oggetti sospesi non
protetti o non segnalati; presenza di materiali impilati in modo instabile, ad
esempio a causa di una eccessiva altezza della pila o della forma e delle
caratteristiche di resistenza dei materiali o della pavimentazione
inadeguata; presenza di scaffalature instabili, non protette contro possibili
urti, di forma e caratteristiche di resistenza inadeguate ai materiali che vi si
immagazzinano);
9. ascensori, montacarichi;
10. uscite di emergenza;
11. segnaletica in genere.
12. presenza di oggetti sporgenti dal terreno;
13. presenza di oggetti sporgenti dalle pareti, dalle scaffalature, dai
macchinari;
Altre carenze strutturali dell’ambiente di lavoro sono: sup., volume, altezza
inferiore a mt. 3,00, corridoi ingombri da ostacoli, solai, soppalchi (con
riferimento alla praticabilità, tenuta, portata) botole, locali sotterranei etc.

All’interno dei rischi architettonici si colloca con grossa importanza


“l’eliminazione delle barriere architettoniche”.
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Rischio architettonico

Si possono individuare principalmente tre


categorie di incidenti strettamente
collegati all’interazione tra utente e
strutture architettoniche:

le cadute, le ferite e gli schiacciamenti.

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Rischio architettonico
SCALE
•Le scale fisse a gradini, destinate al
normale accesso agli ambienti di lavoro
ed i relativi pianerottoli devono essere
provvisti, sui lati aperti, di parapetto
normale o di altra difesa equivalente. Le
rampe delimitate da due pareti devono
essere munite di almeno un corrimano.
(>=75 cm)
•Le scale fisse a gradini, destinate al
normale accesso agli ambienti di lavoro,
devono essere costruite e mantenute in
modo da resistere ai carichi massimi
derivanti da affollamento per situazioni di
emergenza. I gradini devono avere
pedata e alzata dimensionate a regola
d'arte e larghezza adeguata alle esigenze
del transito. (alzata : 16-18 cm ; pedata :
25-30 cm).

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Rischio architettonico
SCALE

Le scale doppie non Pericolo di ribaltamento o Pericolo di ribaltamento se


devono superare i 5 mt. di scivolamento laterale collocate vicino a porte o
altezza e vanno predisposti (operatore che si sporge) finestre
appositi sistemi per
Scivolamento alla base per
impedirne l’apertura oltre il
terreno cedevole
limite di sicurezza

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Rischio architettonico
PAVIMENTI
1. I pavimenti degli ambienti di lavoro e dei luoghi destinati al passaggio non
devono presentare buche o sporgenze pericolose e devono essere in
condizioni tali da rendere sicuro il movimento ed il transito delle persone e
dei mezzi di trasporto.

1. I pavimenti ed i passaggi non devono essere ingombrati da materiali che


ostacolano la normale circolazione.

2. Quando per evidenti ragioni tecniche non si possono completamente


eliminare dalle zone di transito ostacoli fissi o mobili che costituiscono un
pericolo per i lavoratori o i veicoli che tali zone devono percorrere, gli
ostacoli devono essere adeguatamente segnalati.

In caso di superfici bagnate, queste


dovranno essere segnalate da apposita
segnaletica e gli operatori dovranno
indossare calzature antinfortunistiche.

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Rischio architettonico
CORRIDOI ED AREE DI TRANSITO
Nei corridoi della scuola i ragazzi sono
spesso portati a correre e a giocare per
trovare un momento di divertimento
comune tra le varie ore di lezione
Ma esistono diversi fattori di rischio:
•Appendiabiti
•Termosifoni
•Maniglie di porte e finestre
•Pilastri in risalto
•Arredi

Specialmente gli arredi


devono essere utilizzati in
modo appropriato e non
lasciati aperti o fuori posto

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Rischio architettonico
1. Le vie e le uscite di emergenza devono rimanere sgombre e consentire di
raggiungere il più rapidamente possibile un luogo sicuro.
2. In caso di pericolo tutti i posti di lavoro devono poter essere evacuati rapidamente e
in piena sicurezza da parte dei lavoratori.
3. Il numero, la distribuzione e le dimensioni delle vie e delle uscite di emergenza
devono essere adeguate alle dimensioni dei luoghi di lavoro, alla loro ubicazione,
alla loro destinazione d’uso, alle attrezzature in essi installate, nonché al numero
massimo di persone che possono essere presenti in detti luoghi. Per i luoghi di lavoro
già utilizzati prima del 1 gennaio 1993 non si applica tale disposizione ma gli stessi
debbono avere un numero sufficiente di vie ed uscite di emergenza.
4. Le vie e le uscite di emergenza devono avere altezza minima di m 2,0 e larghezza
minima conforme alla normativa vigente in materia antincendio.
5. Qualora le uscite di emergenza siano dotate di porte, queste devono essere apribili
nel verso dell’esodo e, qualora siano chiuse, devono poter essere aperte facilmente
ed immediatamente da parte di qualsiasi persona che abbia bisogno di utilizzarle in
caso di emergenza. L’apertura delle porte delle uscite di emergenza nel verso
dell’esodo non è richiesta quando possa determinare pericoli per passaggio di mezzi
o per altre cause, fatta salva l’adozione di altri accorgimenti adeguati
specificamente autorizzati dal Comando provinciale dei vigili del fuoco competente
per territorio.

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Rischio architettonico
PORTE

1. Sulle porte trasparenti deve essere


apposto un segno indicativo all’altezza
degli occhi.

1. Se le superfici trasparenti o traslucide


delle porte e dei portoni non sono
costituite da materiali di sicurezza e c’è
il rischio che i lavoratori possano
rimanere feriti in caso di rottura di dette
superfici, queste devono essere
protette contro lo sfondamento.

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Rischio architettonico
PORTE
3. Le porte scorrevoli devono disporre di un sistema di sicurezza che impedisca
loro di uscire dalle guide o di cadere.

4. Le porte situate sul percorso


delle vie di emergenza
devono essere
contrassegnate in maniera
appropriata con segnaletica
durevole conformemente
alla normativa vigente. Esse
devono poter essere aperte,
in ogni momento,
dall’interno senza aiuto
speciale.

5. QUANDO I LUOGHI DI LAVORO SONO OCCUPATI LE PORTE DEVONO POTER


ESSERE APERTE.

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Rischio architettonico
FINESTRE

Anche semplici operazioni di pulizia


possono provocare incidenti gravissimi
se si sottovaluta il pericolo

Le finestre devono avere


parapetti alti almeno 90 cm

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Rischio architettonico
RAMPE
Si intende un percorso inclinato che collega due quote diverse. Il dislivello
deve essere superato agevolmente da una persona su sedia a ruote o con
limitata capacità motoria.
Occorre tener presente che non sono consentite lunghezze eccessive, salvo
che non siano intervallate da pianerottolo di riposo.
La pendenza non deve superare l’8%

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Rischio architettonico
SICUREZZA DEGLI ARREDI

Oggetti instabili

Spigoli vivi

Ingombro cavi

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Rischio architettonico
SICUREZZA DEGLI ARREDI

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Rischio architettonico
USCITE DI EMERGENZA – SEGNALETICA IN GENERE

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Rischio specifico nei laboratori

Laboratorio
Grafico-Artistico

Tale attività è rappresentata


dal disegno, dall'attività di
modellazione (argilla e affini),
di stampa con matrice
vinilica. I rischi sono talvolta
ancora minori di quelli del
laboratorio tecnico

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Rischio specifico nei laboratori


 Attrezzature e macchine utilizzate: è possibile, in
relazione alla tipologia di attrezzature utilizzate
(ad esempio i bulini per il foglio vinilico) nello
svolgimento delle attività del laboratorio, che a
causa della mancanza di idonee protezioni ci si
provochino tagli, abrasioni, ecc., ovviamente
l’entità di tali infortuni sarà di tipo lieve.
 Immagazzinamento degli oggetti: il rischio è
legato al non corretto ancoraggio delle
scaffalature o al loro eccessivo caricamento
che comporta la possibilità che si verifichi un
ribaltamento degli scaffali stessi o che da questi
cada il materiale che vi è stato disposto. Molto
contenuto è, invece, il rischio associato alla
tipologia di sostanze immagazzinate che, anche
nel caso in cui fossero tossiche o infiammabili,
non sono mai presenti in quantità tali da
costituire un effettivo pericolo.
 Sostanze utilizzate: nei laboratori grafico-artistici
possono essere utilizzate colle, solventi, vernici,
inchiostri, ecc., che espongono le persone
presenti nei locali ad un rischio di tipo chimico;
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Rischio specifico nei laboratori


Interventi
a. La presenza attenta e
costante del docente
impedisce l'utilizzo improprio
degli strumenti a disposizione e
quindi evita ferimenti
accidentali non legati
all'attività didattica.
b. Una preparazione teorica
sull'uso degli strumenti induce
negli studenti la
consapevolezza del rischio.
c. Dotare i locali di attrezzature
idonee e migliorare la
dotazione di arredi di servizio.

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Rischio specifico nei laboratori


Laboratorio informatico-linguistico-multimediale

 Folgorazione
 Disturbi agli occhi
 Danni muscoloscheletrici

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Rischio specifico nei laboratori


Prevenzione:

 Verifica impianto di messa a terra


 Canalette copricavi
 Postazioni ergonomiche
 Illuminazione adatta

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Rischio elettrico

DEFINIZIONI

L’insieme delle macchine, attrezzature e linee destinate alla


produzione e il trasporto di energia elettrica si definisce
SISTEMA ELETTRICO

All’interno del sistema elettrico, l’insieme dei componenti


che sono destinati a svolgere una determinata funzione,
prende il nome di IMPIANTO ELETTRICO

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Rischio elettrico
Pericolosita’ della corrente elettrica

La pericolosità di una circolazione anomala di corrente elettrica è dovuta


essenzialmente

• alle conseguenze derivanti dalla circolazione di corrente nel corpo


umano, causata dal contatto fisico tra la persona e parti sotto tensione
elettrica (elettrocuzione);
• alla possibilità di causare incendi

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Rischio elettrico
Contatto diretto: Contatto indiretto:
tra la persona e parti Una persona può tra la persona e parti di
conduttrici dell’impianto impianto elettrico o di
essere attraversata
elettrico o di un utilizzatore utilizzatore elettrico che
da corrente elettrica sono in tensione in
elettrico che non sono in a seguito di
tensione in condizione di condizione di ordinario
ordinario funzionamento funzionamento
ma vanno in tensione a
causa di un guasto

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Cosa accade ad una persona attraversata da corrente elettrica?

Scossa lieve: ( spiacevole sensazione accompagnata al passaggio di


corrente)
Ustioni: Il passaggio di corrente nei tessuti o gli archi provocati da scariche
elettriche prodotte da apparecchiature sotto tensione (soprattutto se
alimentati ad alta tensione ) provocano sviluppo di calore
Tetanizzazione: blocco della muscolatura
Arresto respiratorio: è causato dalla contrazione dei muscoli addetti alla
respirazione o dalla lesione del centro nervoso che presiede a tale funzione
Alterazioni cardiache: la corrente elettrica altera la normale attività
elettrica del muscolo cardiaco, le cui fibre cominciano a contrarsi in
maniera disordinata , non assolvendo in tal modo alla funzione di pompa
sanguigna (fibrillazione ventricolare)

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COME CI PROTEGGIAMO CONTRO I CONTATTI DIRETTI?

•ISOLAMENTO: le parti attive sono convenientemente isolate mediante


materiale che può essere rimosso solo mediante distruzione e deve
presentare sufficienti caratteristiche di resistenza alle sollecitazioni
meccaniche, agli agenti chimici, termici,atmosferici;
•INVOLUCRI: assicurano la protezione contro determinati agenti esterni e in
ogni direzione contro i contatti diretti (esempio: carcassa di
elettrodomestico);
•BARRIERE: assicurano la protezione contro i contatti diretti solo nella direzione
abituale di accesso (esempio: rete metallica in corrispondenza dei
cavalcavia ferroviari delle linee elettrificate)

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COMA CI PROTEGGIAMO CONTRO I CONTATTI INDIRETTI?

I metodi di protezione contro i contatti indiretti sono di due tipi

•CON INTERRUZIONE AUTOMATICA DEL CIRCUITO

•SENZA INTERRUZIONE AUTOMATICA DEL CIRCUITO

Abbiamo bisogno di un interruttore differenziale coordinato con l’


impianto di terra.
In tal caso il circuito viene automaticamente aperto prima del
raggiungimento di situazioni pericolose.

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MESSA A TERRA (delle masse)

Lo scopo dell’impianto di
terra è quello di collegare a
terra tutte le parti metalliche
conduttrici dell’impianto
elettrico e degli utilizzatori
convogliando verso terra le
eventuali correnti di guasto

Simbolo negli impianti

L’impianto elettrico viene collegato a terra tramite un dispersore che


altro non è che un picchetto cilindrico conficcato in profondità nel terreno

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GRAZIE PER L’ATTENZIONE
A Cura Dell’RSPP Interno
Liceo Statale “ P.E. Imbriani “ di Avellino

ing. Centrella Andrea


via Raffaele Pellecchia n° 15 - 83100 Avellino
Tel. Fax. 0825-26841 - cell. 328 1623085
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Il D.Lgs. 81/08 e s.m.i. – 79/79 PEC: andrea.centrella@ingegneiavellino.it E-mail: ing.a.centrella@tin.it

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