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Chiara Bedon
4. RISPOSTA SISMICA
DI SISTEMI MDOF
Secondo le NTC2008, il fattore di struttura q, che tiene conto le non linearità di materiale, può
essere calcolato tramite la seguente espressione:
q q0 KR,
dove:
q0 valore massimo del fattore di struttura, che dipende dal livello di duttilità
attesa, dalla tipologia strutturale e dal rapporto Du/D1 tra il valore dell’azione
sismica per il quale si verifica la formazione di un numero di cerniere
plastiche tali da rendere la struttura labile e quello per il quale il primo
elemento strutturale raggiunge la plasticizzazione a flessione,
- Per le costruzioni regolari in pianta, qualora non si proceda ad un’analisi non lineare
finalizzata alla valutazione del rapporto Du/D1, per esso possono essere adottati i valori
indicati nelle NTC2008 per le diverse tipologie costruttive.
- Per le costruzioni non regolari in pianta, si possono invece adottare valori di Du/D1 pari alla
media tra 1.0 ed i valori di volta in volta forniti per le diverse tipologie costruttive.
La scelta del fattore di struttura deve essere in ogni caso adeguatamente giustificata.
- classe di duttilità
e quindi maggiore o minore rispetto delle gerarchie delle resistenze nella progettazione.
- regolarità strutturale
L’ipotesi di base del metodo della gerarchia delle resistenze è che la formazione di cerniere
plastiche avvenga quasi contemporaneamente nelle diverse parti della struttura
(plasticizzazione simultanea), in modo da massimizzare la dissipazione di energia e la
duttilità globale e, allo stesso tempo, limitare il rischio di danno concentrato.
Dal punto di vista teorico, esistono diversi criteri mediante i quali è possibile determinare il
valore del fattore di struttura q:
Per elevati periodi di vibrazione (T > TC), se si considerano un sistema elasto – plastico ed il
sistema elastico lineare (oscillatore semplice omologo al sistema non lineare) ad esso
corrispondente, assoggettati allo stesso sisma, si osserva che questi presentano all’incirca lo
stesso spostamento massimo G al variare di Fy.
Fe u max
q P Î q P
Fy uy
Per piccoli periodi strutturali (TB < T < TC) si osserva che al variare di Fy i due sistemi
omologhi (di uguale rigidezza K, quindi di pari periodo proprio T) presentano uno
spostamento tale che l’energia assorbita sotto forma elastica o elasto – plastica può essere
considerata all’incirca la stessa (uguaglianza delle aree).
Risulta infatti:
1 1
Fe u e F y u y F y u max u y
2 2
1 Fe u 1 §¨ u max ·
e 1¸
2 Fy u y 2 ¨© u y ¸
¹
Fe u e u max
1 2 2
Fy u y uy
q2 1 2 P Î q 2 P 1
Osservando che il criterio di uguaglianza degli spostamenti (1) è valido nel caso di periodi
di vibrazione alti, mentre il criterio di uguaglianza delle energie (2) è più attendibile nel
caso di periodi di vibrazione più bassi, hanno proposto:
q P se T ! 0.5 s
q 2 P 1 se 0.1 s d T d 0.5 s
q 1 se T 0.1 s
oppure, attraverso un’analisi di pushover sotto una distribuzione di forze statiche equivalenti al
sisma, come:
Du
q
Dy .
Consideriamo un telaio piano ad n gradi di libertà e supponiamo che questo sia soggetto ad un
moto traslazionale del supporto di assegnata accelerazione ug ug t .
12 EJ p
I dati sono K, M, [, Sd(T), con K p h3
e K = 3Kp rigidezza di ciascun piano.
Le matrici di rigidezza K e di massa M del sistema sono diagonali, essendo, nell’ipotesi di
traversi infinitamente rigidi, le masse concentrate a livello di impalcato.
Sovrapposizione modale
dove:
) è la matrice modale,
z è il vettore delle nuove coordinate modali (o normali), le cui
componenti zi esprimono ognuna l’ampiezza dell’i-esimo modo di
vibrare.
Ipotizzando di trascurare eventuali fenomeni dissipativi, data l’equazione del moto del sistema
lineare:
M u C u K u M r ug ,
con r >1,1,...,1@ vettore di trascinamento (rappresentativo degli spostamenti statici dovuti ad
T
una forza unitaria applicata alla base del telaio), lo spettro di progetto non è altro che lo spettro
elastico ridotto mediante il fattore di struttura q (indice delle risorse plastiche del telaio shear-
type). Sotto questo sisma ridotto, è necessario verificare che la struttura si mantenga elastica e
non raggiunga la soglia plastica.
n
(i )
L’equazione del moto, effettuando la trasformazione di coordinate u ) z ¦)
i 1
zi e
T
moltiplicando per ) , diventa:
T T T T
) M ) z ) C ) z ) K ) z ) M r ug .
T
Si osserva che per l’ortogonalità dei modi di vibrare rispetto K ed M, le quantità ) M ) e
T
) K ) sono diagonali, mentre C* è diagonale solo nel caso di smorzamento “classico”. Allora:
T
I z C * z : z ) M r ug .
Le equazioni del moto possono quindi essere disaccoppiate ipotizzando che lo smorzamento sia
di tipo classico ed introducendo il vettore * (nx1) dei coefficienti di partecipazione (avente
componenti Ji):
I z C * z : z * ug ,
Essendo infatti le matrici I, C*, : diagonali, l’i-esima equazione disaccoppiata è del tipo:
Osservazioni
3. A partire dallo spettro J i ug , il massimo spostamento zi, max raggiunto da ciascun oscillatore
semplice può essere determinato entrando nello spettro relativo ad un certo smorzamento [
con il valore della frequenza naturale Zi caratteristica del modo di vibrare i-esimo
considerato (essendo Ti = 2S/Zi). In questo modo è possibile infatti risalire alla pseudo-
accelerazione Sd,i(Ti), essendo:
J i S d ,i Ti (i ) J i S d ,i Ti
z i , max Î u max ) i z i , max )i .
Z i2 Z i2
4. I massimi spostamenti modali zi, max possono essere valutati per i = 1, 2, , n. Si osserva però
che tali spostamenti non si realizzano nello stesso istante, di conseguenza per l’i-esimo
(i )
modo di vibrare è possibile conoscere solo un vettore u max di massimi spostamenti relativi.
(i ) (i )
Fs K u max ,
ovvero:
J i S d ,i Ti J i S d ,i Ti
J i S d ,i Ti
(i ) (i )
Fs K) Z i2 M ) ( i ) M)
(i )
Z i2 Z i2
J i S d ,i Ti ,
(i ) (i )
Î Fs M)
essendo:
(i )
K) Z i2 M ) ( i ) ,
con:
(i )
) i-esima forma modale,
J i S d ,i Ti ordinata dello spettro di progetto corrispondente alla frequenza Zi,
moltiplicata per il coefficiente di partecipazione J i .
Essendo inoltre:
J i S d ,i Ti J i2 S d ,i Ti ,
(i ) T (i )
Vb 1 M)
risulta:
(i ) (i )
M) M)
J i S d ,i Ti J i2 S d ,i Ti
(i ) (i )
Fs M) T (i )
Vb( i ) n
1 M) .
¦m )
j 1
j
(i )
j
(i )
Si osserva quindi che la distribuzione delle forze statiche equivalenti F s dipende dalla forma
(i )
) di ciascun modo di vibrare.
La tecnica della sovrapposizione modale consente infatti di analizzare staticamente la struttura
(i ) (i )
soggetta ad un sistema di n distribuzioni di forze statiche equivalenti del tipo F s K u max (con i
= 1, 2,…, n), per ciascuna delle quali possono essere valutati separatamente i massimi effetti in
termini di spostamento e caratteristiche della sollecitazione.
Una stima dei massimi effetti di un sisma su una struttura, effettuata a partire dagli massimi
(i )
spostamenti relativi u max associati a ciascun modo di vibrare, consiste nel valutare l’effetto
complessivo E mediante una combinazione quadratica completa (CQC):
n n
T
E E UE ¦¦U i 1 j 1
ij Ei E j , con i, j = 1, 2,…, n.
Lo spostamento massimo del 2° piano del telaio, per esempio, sarà quindi dato da:
n n
u 2 ,max ¦¦ U
i 1 j 1
ij u 2( i,max
)
u 2( ,jmax
)
, con i, j = 1, 2,…, n.
Le NTC2008 richiedono che nella stima dei massimi effetti di un sisma si considerino:
¦J
i 1
i
2
2
Si pensi a J i come i-esima massa modale. Si consideri inoltre:
n
T
M tot m1 m 2 ... m n ¦m i 1
i 1 M1.
T T
ed essendo ) M ) I Î z ) M1 Î z *.
Allora:
1 )z Î 1 )* ,
pertanto:
n
T T T T T
M tot 1 M1 ) * M *) * I* * * ¦J
i 1
i
2
.
Una prima differenza rispetto a quanto indicato dalle NTC2008 riguarda il troncamento modale.
L’Eurocodice 8 richiede infatti di considerare:
- Tutti i modi di vibrare con massa modale superiore al 5% della massa totale della struttura,
- Un numero di modi di vibrare tale che la somma delle masse modali sia almeno pari al 90%
della massa totale della struttura (85% per le NTC2008).
Per quanto concerne invece la combinazione dei modi di vibrare, l’Eurocodice 8 prevede due
diversi metodi per la stima dei massimi effetti dovuti a ciascun modo di vibrare (analogamente a
quanto prevedeva l’OPCM3274/2003)
SRSS (Square Root Sum Square, radice quadrata della somma dei quadrati)
Applicabile solo quando i modi di vibrare sono sufficientemente disaccoppiati, ovvero quando
ciascun periodo Tj differisce di almeno il 9% rispetto agli altri ( T j d 0.9 Ti , se T j d Ti ). La SRSS
consente di stimare l’effetto complessivo di una data azione sismica, a patto che i vari modi di
vibrare non siano troppo ravvicinati.
T
EE ¦E 2
Ei EE EE ,
dove:
T
EE EE UEE .
Si può dimostrare che la matrice di combinazione U, quando i modi di vibrare sono tra loro ben
separati, tende a coincidere con la matrice identità I, pertanto la CQC diventa una SRSS.
E’ applicabile se la struttura è regolare in altezza e se T1, ovvero il periodo del modo di vibrare
principale della struttura nella direzione in esame, è tale che:
T1 d 2.5 TC
T1 d TD
In tal caso, i dati disponibili sono la matrice delle rigidezze K, il periodo proprio di vibrazione
T1, il coefficiente di smorzamento [1 e l’ordinata spettrale espressa in termini di accelerazione
Sd(T1).
L’analisi si esegue applicando staticamente alla struttura le forze F s relative al primo modo di
vibrare. Appare quindi evidente che l’analisi lineare statica non è altro che un’analisi modale
approssimata, arrestata al primo modo di vibrare ed eseguita assumendo una forma modale ad
andamento lineare con l’altezza. Le forze statiche equivalenti al primo modo di vibrare risultano
infatti:
M ) J 1 S d T1 ,
(1) (1)
Fs
essendo il taglio alla base relativo alle forze statiche equivalenti al primo modo di vibrare pari a:
J 1 S d T1 J 12 S d T1 .
T (1) T (1)
V (1) 1 Fs 1 M)
Le NTC2008 propongono per il calcolo del taglio alla base Fh la seguente espressione:
S d T1 W O
Fh ,
g
da ripartire lungo l’altezza dell’edificio a livello dell’i-esimo piano come:
zi W i
Fi Fh n
.
¦z
j 1
j W j
T (1) (1)
Si può dimostrare che Fh | 1 F s , cioè Fi | F s ,i (il che equivale ad assumere una forma modale
(1)
del primo modo di vibrare ad andamento lineare, confondendo le ) i con le z i ).
Infatti si ha:
(1) (1)
M) M)
J 12 S d T1
(1)
Fs n
V0(1)
J1 ,
¦)
j 1
(1)
j mj
con:
V0(1)
n
costante
,
¦)
j 1
(1)
j mj
n
(1) T
J1 ) M1 ¦)
j 1
(1)
j mj costante ,
ª m1 º ) 1(1) ½ m1 ) 1(1) ½
« m2 » ° (1) ° ° (1) °
M)
(1) « » °®) 2 °¾ °m 2 ) 2 °
® ¾
« ... » ° ... ° ° ... ° .
« »
¬ m n ¼ °¯) (n1) °¿ °¯m n ) (n1) °¿
(1)
Di conseguenza, la i-esima componente F s ,i delle forze statiche equivalenti al primo modo di
(1)
vibrare F s è:
(1) m i ) i(1)
F s ,i n
V0(1) | Fi
.
¦)
j 1
(1)
j mj
(1) (1)
Si osserva che F s ,i { Fi solo se ) j { z j , essendo zj l’altezza del piano j misurata rispetto al
piano di fondazione.
Come già accennato, l’OPCM prima e le NTC2008 successivamente hanno recepito quanto
indicato dall’Eurocodice 8, pertanto non vi sono differenze significative tra quanto imposto dalle
norme, almeno per quanto riguarda le indicazioni a carattere generale.
L’analisi equivalente alla lineare statica è presentata, nell’Eurocodice 8, come Lateral Force
Method of Analysis. Può essere applicata ad edifici la cui risposta non sia influenzata in maniera
significativa dai contributi dei modi di vibrare superiori al primo, in ogni direzione principale
(nel caso di analisi spaziale).
Requisiti fondamentali delle strutture per poterle verificare mediante il Lateral Force Method of
Analysis sono:
- Regolarità in elevazione,
4 TC
- Periodo proprio della struttura tale che T1 d ® .
¯ 2 .0 s
Il taglio sismico alla base Fb associato a ciascuna delle direzioni in cui si intende analizzare la
struttura deve essere determinato mediante la seguente espressione:
Fb S d T1 m O ,
dove:
S d T1 è l’ordinata dello spettro di progetto corrispondente al periodo T1,
T1 è il periodo di vibrazione fondamentale della struttura, nella direzione
considerata,
m è la massa totale della costruzione,
O è un fattore di correzione, pari a
0.85 se T1 d 2 TC e l’edificio ha almeno due piani,
1.00 negli altri casi.
Per quanto riguarda la distribuzione del taglio alla base Fb a livello di ciascun piano e la stima del
periodo di vibrazione fondamentale T1 della struttura non vi è alcuna differenza con quanto già
osservato in riferimento alle NTC2008:
zi mi
Fi Fb n
,
¦z
j 1
j mj
3
T1 C1 H 4 (H < 40 m),
con:
C1 = 0.085 per telai in acciaio,
0.075 per telai in c.a.,
0.050 per qualsiasi altro tipo di struttura.
La Normativa (NTC2008), con riferimento alle costruzioni in zona sismica, si pone l’obiettivo di
conseguire una protezione “adeguata” nei confronti di quattro situazioni limite:
- due Stati Limite di Esercizio, con danno agli elementi non strutturali, le cui conseguenze
sono di natura essenzialmente economica
o SLD, sotto un sisma con probabilità di superamento del 63% nella vita di riferimento
della struttura
o SLO, con PVR 81%.
L’elemento caratterizzante il sisma è uno spettro elastico relativo alla componente orizzontale di
accelerazione Se(T), dal quale si passa allo spettro di progetto Sd(T) attraverso un fattore di
riduzione q t 1 (fattore di struttura).
Esiste ampia evidenza che le strutture progettate secondo le normative di nuova generazione
posseggano ampi margini di resistenza che consentono loro di sopportare senza collasso azioni
sismiche di livello ben superiore a quello di progetto. Questi margini derivano da regole
supplementari di buona progettazione.
I procedimenti di gerarchia delle resistenze e le regole di duttilità sono i cardini principali che
consentono, a parità di azione sismica di progetto, di raggiungere livelli di protezione molto
elevati, attraverso una visione globale ed una possibilità di controllo della risposta delle strutture.
Nel calcolo delle strutture in acciaio, infatti, corretti criteri di progettazione suggeriscono, anche
in assenza di azioni orizzontali reali, l’introduzione di forze fittizie orizzontali, allo scopo di
saggiare la deformabilità laterale della struttura come verifica indiretta nei riguardi
dall’instabilità globale. Si può quindi affermare che la presenza di azioni orizzontali reali (sisma,
vento), nel caso delle strutture in acciaio non modifica qualitativamente la tipologia strutturale, in
quanto gli elementi controventanti sono comunque presenti per esigenze di elevata deformabilità
laterale.
Per gli edifici in c.a. in zona sismica, invece, la tipologia strutturale risente in maniera
determinante della presenza di azioni orizzontali, che in strutture non sismiche sono trascurabili
per la già scarsa deformabilità in senso trasversale.
Telai e mensole sono elementi resistenti verticali, cui è necessario accoppiare sistemi irrigidenti
orizzontali (impalcati) qualitativamente simili nei due casi.
E’ però indispensabile che gli impalcati siano sufficientemente rigidi nel loro piano. Solo se è
soddisfatta tale ipotesi, infatti, il diaframma può essere immaginato come una trave orizzontale
appoggiata su elementi resistenti verticali.
1. schemi a telaio spaziale, con travi alte o in spessore e solai orditi a scacchiera o a piastra, in
modo da ottenere un impalcato isotropo,
2. schemi con telai principali con travi alte in una direzione e telai secondari, con collegamenti
in spessore. L’orditura più razionale dei solai è parallela ai telai secondari, che risultano così
alleggeriti delle forze verticali, conservando la sola funzione di irrigidimento trasversale.
L’orientamento in pianta dei pilastri viene effettuato con l’intento di evitare disomogeneità nella
ripartizione delle azioni orizzontali, con conseguente irrazionalità del contributo statico delle
varie parti. La sezione più razionale per i pilastri di un impalcato isotropo è quella che presenta la
stessa rigidezza flessionale in tutte le direzioni (sezione quadrata, circolare o a croce)
Il caso b comprende strutture costituite sia da telai che da elementi verticali ad elevata rigidezza.
Tali elementi hanno schema statico a mensola, elasticamente collegata agli schemi telaio, la cui
sezione trasversale caratterizza i seguenti tipi:
B3 G
Jn è l’unica rigidezza flessionale significativa,
12
B G 3
J min al pari della rigidezza torsionale, è trascurabile.
12
Essendo:
V h3 V h V
G
12 EJ n GA U,
F
1 1 12 EJ n
U 3
h h h3 h3 ,
12 EJ n GA 12 EJ n
F
dove:
La disposizione dei vincoli deve essere tale che il sistema risulti quantomeno isostatico, meglio
se iperstatico.
1)
R1 = R2 = fy*Lx/2
R3 = R4 = 0
2)
R1 = R2 = 0
R3 = R4 = fx*Ly/2
3)
R1 = R2 = (fx*Ly)*(Ly/2)/Lx
(equilibrio alla rotazione attorno ad O)
R3 = fx*Ly
4)
2. mensole a sezione aperta in parete sottile, dotate di rigidezza flessionale nelle due
direzioni principali, ma di trascurabile rigidezza torsionale primaria, alla de Saint Venant.
Rispetto alle mensole di tipo (1) e (2), oltre ad essere in grado di riprendere forze
orizzontali provenienti da qualsiasi direzione, sono in grado di riprendere anche momenti
torcenti.
Coesistono quindi nello stesso organismo strutturale elementi atti a sopportare prevalentemente i
carichi verticali (pilastri) ed elementi che assorbono quasi per intero le azioni orizzontali
(mensole). Al variare dei rapporti fra le rigidezze dei pilastri e quelle degli elementi a mensola, si
può ottenere una vasta gamma di schemi, che conducono al caso limite di pilastri labili nei
riguardi delle azioni orizzontali e sollecitati esclusivamente a sforzo normale. Tale soluzione
offre notevoli vantaggi dal punto di vista distributivo perché la pilastratura occupa il minor
spazio possibile, mentre le mensole possono trovare un’ubicazione razionale nelle testate
dell’edificio o nel vano scale.
a)
b)
c)
a) mensole lamellari di controvento. L’impalcato si comporta come una lastra vincolata alle
due pareti cedevoli, le quali riprendono l’azione sismica ma cedono elasticamente.
L’impalcato si comporta quindi come una trave appoggiata-appoggiata che si inflette.
b) Mensole lamellari di controvento con elemento irrigidente a nucleo. L’impalcato è
assimilabile, in tal caso, ad una trave continua su più appoggi. Rispetto al caso (a), l’entità
del momento sollecitante appare notevolmente ridotta.
c) Telai controventanti. L’impalcato si comporta come una trave continua a molte campate.
Esso è quindi sollecitato pressoché in modo uniforme, perché i telai di controvento sono
molto ravvicinati. Di conseguenza, le sollecitazioni sull’impalcato appaiono
significativamente più piccole rispetto a quelle dei casi (a) e (b).
Per quanto visto, nella progettazione di costruzioni antisismiche è quindi bene rispettare:
- Regolarità strutturale:
o in pianta: forma compatta, simmetrie di masse e rigidezze
o in altezza:
1. elementi resistenti alle azioni orizzontali estesi a tutta l’altezza
2. variazione graduale di massa e rigidezza con l’altezza
3. rapporto tra resistenza di piano effettiva e resistenza richiesta uguale a tutti i piani
2. Piano soffice
Si è visto come l’effetto del sisma sull’edificio possa essere ricondotto a quello di opportune
forze orizzontali applicate ai baricentri delle masse degli impalcati.
Queste forze orizzontali vengono assorbite dalle strutture resistenti verticali, che possono essere
telai, pareti taglianti,.... (ripartizione delle forze di piano fra gli elementi di controvento verticali)
e che devono essere disposte in modo da fornire una sufficiente resistenza al complesso
strutturali in tutte le direzioni.
Nella maggior parte dei casi si opera una semplificazione del problema, sulla base di alcune
ipotesi:
infinitamente rigidi. Relativamente alle deformazioni assiali dei pilastri; si osserva che nei
telai piani queste acquistano rilevanza statica solo nel caso di edifici molto alti.
Supponiamo che la struttura, ad n piani, sia provvista di m elementi di controvento, di tipo piano
(mensola). Se si considera, a livello dell’i-esimo impalcato, il generico elemento di controvento,
questo ha una propria traccia rettilinea nel piano dell’edificio.
possiede 3n gradi di libertà ed il vettore che ne descrive gli spostamenti è U >U 1 , U 2 ,..., U n @T .
La costruzione delle matrice di rigidezza K della struttura può essere effettuata a partire dalle
matrici di rigidezza k’(j) degli m elementi (controventi verticali piani) nel riferimento locale:
( j)
essendo q ' (n) il vettore degli spostamenti del j-esimo controvento a livello di ciascun piano,
( j)
sotto l’azione di Q ' (n).
Noti gli spostamenti del j-esimo controvento a livello di ogni i-esimo impalcato, è quindi
( j)
possibile esprimere gli spostamenti del singolo controvento q ' (n) in funzione degli
spostamenti U (3n) della struttura. A tal fine, si introduce la matrice C(j) di congruenza o di
connettività del j-esimo elemento di controvento verticale (nx3n):
( j)
q '( j ) C U,
essendo:
La matrice C(j) esprime il legame, valido per qualsiasi elemento di controvento, tra gli
spostamenti del j-esimo controvento verticale e gli spostamenti della struttura.
Assemblaggio di K
La matrice delle rigidezze K della struttura può essere assemblata utilizzando il Principio dei
Lavori Virtuali.
Detto F s il vettore delle n forze statiche equivalenti al sisma applicate alla struttura, la
componente F s ,i rappresenta la forza applicata a livello dell’impalcato i-esimo. Dal momento
che l’azione sismica può avere una direzione qualsiasi, la generica F s ,i risulterà applicata al
baricentro Gi dell’i-esimo impalcato secondo una retta d’azione assegnata. Di conseguenza,
volendo ridurre F s ,i con polo l’origine O del sistema di riferimento, sarà necessario considerarne
le componenti:
F s ,1 ½
° °
Fs ,i , x ½ °F s,2 °
° ° F ° °
F s ,i ® Fs ,i , y ¾ , s ®... ¾
° ° °... °
¯ M T ,i ¿ ° °
°¯ F s ,n °¿
Il problema statico:
Fs KU
può essere risolto determinando K per assemblaggio delle k’(j), essendo noto per ciascun
( j)
elemento di controvento il legame Q ' k '( j ) q '( j ) .
- forze sul sistema reale F s (forze statiche equivalenti applicate alla struttura)
Q ' ( j ) , per j = 1, 2,…m (forze di piano riprese dal j-esimo
controvento)
Risulta:
m
( j )T
Lve GU T F s , Lvi ¦ G q'
j 1
Q '( j ) ,
da cui:
m
GU T F s ¦ G q' ( j )T
Q '( j ) ,
j 1
con:
m m m m
¦ G q ' ( j )T Q ' ( j )
j 1
¦ G q ' ( j )T k ' ( j ) q ' ( j )
j 1
¦ G q ' ( j )T k ' ( j ) C ( j ) U
j 1
¦C
j 1
( j )T
G U T k '( j ) C ( j ) U .
Quindi:
m § m ·
GU T F s T ( j )T ( j)
¦ G U C k '( j ) C U G U T ¨¨ ¦ C ( j )T k ' ( j ) C ( j ) ¸¸U G U ,
j 1 © j 1 ¹
§ m ( j )T ( j ) ( j ) ·
Fs ¨¦C k ' C ¸¸U ,
¨
© j 1 ¹
m
( j )T ( j) ( j)
Î K ¦C
j 1
k' C .
K, ottenuta per assemblaggio, tiene conto dei contributi dei j = 1, 2,…m elementi di controvento,
noti ciascuno in termini di k’(j).
Nota K, è immediato valutare:
1
U K Fs,
da cui:
( j)
Q '( j ) k '( j ) q '( j ) k '( j ) C U j 1,2,..., m .
( j)
La conoscenza delle forze di piano Q ' agenti sul j-esimo controvento è detta ripartizione delle
forze di piano tra gli elementi di controvento verticali.
Per poter condurre un’analisi lineare dinamica del modello spaziale della struttura la conoscenza
di K non è sufficiente, essendo necessario esprimere le frequenze naturali ed i modi di vibrare
della struttura:
K uˆ Z 2 M uˆ .
Consideriamo ora il punto P di coordinate (x, y), appartenente all’i-esimo impalcato. Gli
spostamenti e le accelerazioni del punto P nelle direzioni X ed Y sono date rispettivamente da:
Q x ,i ½ ui ½
° ° ° °
®Q y ,i ¾ m i ®vi ¾ FI M U ,
° ° ° °
, cioè
¯ M T ,i ¿ T
¯ i¿
Le componenti di forza d’inerzia che nascono in corrispondenza del punto P per effetto
dell’accelerazione associata alla massa elementare dm possono essere espresse come
(d’Alambert):
Ciò è vero per ogni punto appartenete all’i-esimo impalcato. Allora si può pensare di esprimere
la risultante delle forze d’inerzia agenti nell’impalcato. Tale risultante ha componenti Qx,i, Qy,i,
MT,i (con polo O).
Q x ,i ³ f I ,x ³ PuP dA
³ P ui Ti y dA ui m i Ti S x ,i ,
A A A
Q y ,i ³ f I , y ³ PvP dA
³ P vi Ti x dA vi m i Ti S y ,i ,
A A A
M T ,i f I ,x y f I , y x ³ >Py u
A
i
Ti y Px vi Ti x dA @ ui S x ,i Ti I x ,i vi S y ,i Ti I y ,i
In forma matriciale:
Q x ,i ½ ª mi 0 S x ,i º ui ½
° ° « »° °
®Q y ,i ¾ « 0 mi S y ,i » ®vi ¾ se O z G i
° °
,
¯ M T ,i ¿
« S x ,i
¬ S y ,i I 0 ,i »¼ °¯Ti °¿
Q x ,i ½ ªmi 0 0 º ui ½
° ° « »° °
®Q y ,i ¾ « 0 mi 0 » ®vi ¾ se O { G i
° °
.
¯ M T ,i ¿
«¬ 0 0 I 0 ,i »¼ °¯Ti °¿
Ricordando che F I M U , dalla matrice di massa mi (3x3) relativa all’i-esimo impalcato si
esprime la matrice di massa M della struttura, avente dimensione (n colonne 3x3)x(n righe 3x3):
ªm1 0 0 0
0 º
«0 m2 0 0 0 »»
«
M «0 0 ... 0 0 »
« »
«0 0 0 ... 0 » .
«0 0 0 0 m n »¼
¬
Osservazioni:
1. La matrice di massa relativa all’i-esimo piano mi (3x3) fornisce il legame tra le componenti
delle forze d’inerzia e le accelerazioni di piano. Non essendoci alcuna iterazione tra gli
impalcati della struttura, questa deve essere determinata separatamente per gli n piani.
Per quel che riguarda l’analisi modale (determinazione delle frequenze naturali e dei modi di
vibrare della struttura), il problema assume la forma:
dove:
ª 2[ 1Z1 0 0 0 0 º
« »
« 0 2[ 2Z 2 0 0 0 »
T
) C) « 0 0 ... 0 0 »
« »,
« 0 0 0 ... 0 »
« 0 0 0 0 2[ nZ n »¼
¬
con [ 1 [ cost .
Per effetto dell’azione sismica, il sistema strutturale presenterà in generale tre gruppi di modi
propri di vibrare:
- uno è costituito da vettori con le componenti di spostamento lungo X molto maggiori di
quelle lungo Y,
- il secondo è costituito da vettori che presentano il comportamento opposto,
- il terzo costituito da vettori le cui componenti più significative sono quelle di rotazione.
E’ evidente che se, per esempio, il moto del terreno è diretto secondo X, i modi di vibrare più
eccitati saranno quelli del primo gruppo, che occuperanno, nella successione dei modi, una
posizione non prevedibile a priori. Per questo tipo di moto del terreno il vettore di trascinamento
r (3n) sarà:
1 ½ 0 ½
°0 ° °1 °
° ° ° °
°0 ° °0 °
° ° ° °
°1 ° °0 °
° ° ° °
r ®0 ¾ r ®1 ¾
°0 ° °0 °
° ° ° °
°1 ° °0 °
°0 ° °1 °
° ° ° °
°¯0°¿ °¯0 °¿
Il problema della ripartizione delle forze di piano fra gli elementi di controvento verticali può
essere affrontato in maniera rigorosa solo considerando il comportamento spaziale dell’edificio.
Ne potremo prescindere solo in casi particolari (costruzioni a pianta regolare, senza sensibili
cambiamenti nella distribuzione delle rigidezze e delle masse da un piano all’altro).
La ripartizione delle forze di piano è già stato analizzato nel caso di strutture di controvento
piane (pareti di taglio). Estendiamo ora la trattazione ad altre tipologie di controventatura
verticale.
Consideriamo un edificio di n piani con orizzontamenti rigidi e telai orientati nelle direzioni X ed
Y. La distribuzione di masse e rigidezze è considerata, per ipotesi, simmetrica rispetto X ed Y.
Supponiamo che lì edificio sia soggetto a un moto del terreno in direzione X.
Analogamente a quanto fatto nei confronti della parete di taglio, si individuano un angolo Dj ed
una distanza dj che definiscano rispettivamente l’inclinazione del j-esimo telaio e la sua distanza
rispetto all’origine O del sistema di riferimento adottato a livello dell’i-esimo impalcato.
Per il j-esimo telaio orientato in direzione X, vale la relazione:
Dato che gli orizzontamenti sono stati ipotizzati infinitamente rigidi nel proprio piano si osserva
infatti che:
q ' (x j ) u x .
Di conseguenza, una volta costruita la matrice K per assemblaggio, l’analisi sismica dell’edificio
soggetto ad un moto del terreno in direzione X può essere condotta ponendo il problema nella
forma:
m
F s,x Ku x ¦ k'
j 1
( j)
x ux .
In presenza di elementi di controvento verticale più complessi rispetto a quelli di tipo piano, per
esempio elementi di tipo nucleo caratterizzati da resistenza flessionale nelle due direzioni e
resistenza torsionale, la matrice di rigidezza della struttura K viene definita in modo analogo a
quanto già visto.
si considerano quindi:
Q ( j ) ½
° x' °
° ( j) ° vettore (3n) delle forze riprese dal j-esimo elemento di controvento a
Q'( j ) ®Q y ' ¾
° ( j) ° nucleo, a livello degli n piani,
°¯ M T ' °¿
q ( j ) ½
° x' °
° ( j) ° vettore (3n) degli spostamenti del j-esimo elemento di controvento a
q'( j ) ®q y ' ¾
° ( j) ° nucleo, a livello degli n piani.
°¯q T ' °¿
( j)
La matrice k ' può essere definita assimilando il controvento a nucleo a due mensole flessionali
e ad una mensola dotata di rigidezza torsionale.
Per quanto riguarda la rigidezza torsionale del nucleo, in particolare, è necessario determinare la
( j)
matrice k T ' imprimendo rotazioni torsionali a livello di ciascun impalcato (sezioni della
mensola).
( j)
In realtà, si osserva che è più semplice calcolare k T ' (definita in funzione dei momenti torcenti
che nascono a livello di ciascun impalcato quando si applica una rotazione torsionale unitaria ad
uno di essi) come inversa della matrice di flessibilità:
( j) 1
kT' F ,
essendo:
( j) ( j) ( j) ( j)
M T' k T ' T '( j ) , T '( j ) F M T' .
(i )
Per costruire la prima colonna della matrice di flessibilità F :
( j)
La matrice di rigidezza k ' (3nx3n) del j-esimo elemento di controvento a nucleo assume quindi
la forma:
ªk ( j ) ª ( j) º
0 0 º «k x ' 0 0 »
« x' »
k '( j) « 0
( j)
k y' 0 » « 0 ( j)
k y' 0 »
« ( j) »
« ».
¬« 0 0 k T ' ¼» « 0
¬
0
F
( j ) 1
»
¼
ªk ( j ) 0 0º
« x' ( j) »
k '( j ) « 0 k y' 0»
.
« 0 0 0»
¬ ¼
4.7 Metodi approssimati per la ripartizione delle forze di piano tra gli elementi di
controvento
Al fine di esaminare alcuni aspetti del comportamento delle strutture soggette ad azioni sismiche,
facciamo riferimento a un edificio ad n piani, con solai infinitamente rigidi, tali che gli
spostamenti degli impalcati consistano in moti piani di corpo rigido. Si ipotizza che l’edificio sia
controventato con elementi irrigidenti verticali di tipo piano (parete, parte e telaio, telaio). Sia
inoltre F s la forza statica equivalente all’azione sismica.
Quando la distribuzione delle rigidezze e delle masse è
uniforme o varia linearmente sull’altezza dell’edificio, è
possibile ripartire le forze a livello dell’i-esimo piano.
Indichiamo con F s ,i la componente di F s applicata all’i-
esimo piano. F s ,i ha una propria direzione e passa per il
baricentro delle masse Gi dell’impalcato. Fissando un
sistema di riferimento cartesiano con origine O, F s ,i può
essere rappresentata come F s ,i >F sx ,i , Fsy ,i , M T ,i @
T
.
Lo spostamento rigido dell’i-esimo impalcato è invece dato da U i >u i , vi , T i @T .
Costruiamo quindi la matrice di rigidezza della struttura K (metodo delle rigidezze). L’inversa di
K , premoltiplicata per il vettore delle forze statiche equivalenti F s , fornisce infatti il moto
dell’impalcato U .
Corso di Ingegneria Sismica - a.a. 2009/10 - Pag. 4.70 -
Risposta sismica di sistemi MDOF
( j)
Indichiamo con U i la rigidezza relativa al piano i-esimo della j-esima struttura piana di
controvento. Nell’ipotesi che gli impalcati abbiano rigidezza sufficiente a impedirne le rotazioni
di estremità:
1
U i( j )
h i
3
h ,
1 .2 i
12 EJ GA
( j) 12 EJ
mentre trascurando la deformabilità a taglio del controvento: U i hi3 . In presenza di più
elementi di controvento piano a livello dell’i-esimo impalcato risulta inoltre (m elementi
controventanti):
m
( j)
U i( j ) ¦U
l 1
il .
12 EJ
Parete U i( j )
hi3
12 E J 1 J 2 ... J p
U i( j )
Telaio hi3
(telaio a p pilastri)
12 E J parte J telaio
Parete e telaio U i( j )
hi3
Fj U i( j ) G j U i( j ) u j cos D j v i sin D j T i d j .
Se all’i-esimo piano sono presenti m elementi di controvento, la risultante delle F j sarà quindi
uguale all’i-esima componente F s ,i di F s :
Per l’equilibrio:
m m
Fx ,i ¦ U i( j ) G j cos D j
j 1
¦F
j 1
j cos D j ,
m m
F y ,i ¦ U i( j ) G j sin D j
j 1
¦F
j 1
j sin D j ,
m m
M T ,i ¦U
j 1
i
( j)
G j d j ¦F
j 1
j dj ,
cioè:
m
Fx ,i ¦ U
j 1
i
( j)
u i cos 2 D j U i( j ) v i sin D j cos D j U i( j ) T i d j cos D j ,
m
F y ,i ¦ U
j 1
i
( j)
u i sin D j cos D j U i( j ) v i sin 2 D j U i( j ) T i d j sin D j ,
m
M T ,i ¦ U
j 1
i
( j)
u i d j cos D j U i( j ) v i d j sin D j U i( j ) T i d 2j .
In forma matriciale:
ª m m m º
« ¦ U i cos D j ¦ U i( j ) sin D j cos D j ¦U
( j) 2 ( j)
i d j cos D j »
Fx ,i ½ « j 1 j 1 j 1 » u i ½
° ° « m ( j) m m
»° °
«¦ U i cos D j sin D j ¦U ¦
( j) ( j)
® F y ,i ¾ i sin 2 D j U i d j sin D j » ®v i ¾
° ° « j 1m j 1 j 1
» °¯T i °¿ ,
¯ M T ,i ¿ «
m m
»
« ¦ ¦U ¦
U i( j ) d j cos D j ( j)
d j sin D j ( j)
Ui d j 2
i
»
¬ j1 j 1 j 1 ¼
cioè:
F s ,i Ui G i , per i = 1, 2,…,n Î Fs K U .
Per quanto detto, una volta calcolati gli spostamenti rigidi U degli impalcati soggetti ad una
distribuzione F s di forze statiche equivalenti al sisma, è quindi possibile determinare la forza F j
ripresa dal singolo elemento di controvento, a livello dell’i-esimo impalcato, essendo:
Fj U i( j ) G j U i( j ) u i cos D j v i sin D j T i d j .
Direzione X
I tre telai diretti secondo l’asse X (mx = 3) sono equivalenti ad un unico telaio, di rigidezza
risultante pari a (U 1,x + U 2,x + U3,x), posto ad una distanza dy dall’asse X definita come:
mx
¦U
j 1
j,x dj
dy
U 1, x U 2 , x U 3, x d y U 1, x d 1 U 2 , x d 2 U 3, x d 3 Î mx
.
¦U j 1
j,x
Ciò significa, nell’ipotesi di impalcato rigido infinitamente rigido nel proprio piano, che se si
applica una forza F con retta d’azione la retta dy, l’impalcato trasla in direzione X di una quantità
dx. La forza F viene infatti ripresa dai tre controventi secondo una quantità proporzionale alle
rispettive rigidezze:
F U 3, x
U 3, x F F
dx mx mx
U 1, x U 2, x U 3, x
¦U
j 1
j,x ¦U
j 1
j,x
Direzione Y
Supponendo che ci siano cinque telai diretti secondo l’asse Y (my = 5), la posizione dx del
baricentro delle rigidezze Ci è definita come (Varignon):
my
¦U
j 1
j, y dj
dx my
¦U j 1
j, y
F
dy
U 1, y U 2 , y U 3, y U 4, y U 5, y
Ciò significa che una forza F applicata in Ci con retta d’azione la retta dx, l’impalcato trasla in
direzione Y di una quantità dy e la forza F viene ripartita tra i cinque controventi secondo
F U j, y
quantità proporzionali alla rigidezza degli stessi, del tipo m y
.
¦ U j, y
j 1
Osservazione:
Per quanto riguarda la previsione del comportamento strutturale sotto sisma, la condizione
ottimale è quella che prevede uniformità e simmetria delle masse e delle rigidezze rispetto ai due
assi principali d’inerzia dell’impalcato. In tal caso infatti Gi { C i .
In tale circostanza, le azioni riprese dai singoli controventi possono essere valutate in modo
immediato, mentre l’impalcato compie una semplice traslazione.
Si osserva che una distribuzione di rigidezze non uniforme ( Gi z C i ) comporta un aggravio dei
contributi sollecitanti di tutti i controventi (in entrambe le direzioni, per effetto del momento di
trasporto). Tali contributi possono assumere entità piuttosto rilevanti, soprattutto negli elementi
irrigidenti perimetrali.
Esempio
Le forze indotte in ciascun controvento possono essere determinate una volta nota la rotazione
rigida T dell’impalcato. Per l’equilibrio alla rotazione attorno a Ci:
Mi U 1, x T d 1 d 1 U 2 , x T d 2 d 2 U 1, x T d 3 d 3 U 2 , x T d 4 d 4 ,
Mi
Î T
U 1, x d 1
2
U 2, x T d 2
2 U 1, x T d 32 U 2 , x T d 42 ,
Î F1 U 1, x T d 1 ,…