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Nell'aprile 1915, il ministro degli esteri Sonnino siglò il patto di Londra, un accordo segreto con cui
l'Italia si impegnava entro un mese a entrare in guerra a fianco delle potenze dell'Intesa. In cambio, a
vittoria conquistata, l'Italia avrebbe ricevuto molti territori di confine: l'Istria con Trieste e Dalmazia,
il Trentino e l'Alto Adige oltre a parte delle colonie tedesche in Africa. Il Parlamento italiano votò a
favore dell'intervento. Solo i deputati socialisti si opposero. Il 24 maggio 1915 l'Italia scese in guerra. La
maggior parte dei soldati fu chiamata al fronte con la leva obbligatoria, che strappò alle campagne milioni
di braccia. Gli altri soldati furono volontari.
Sul fronte italo-austriaco guerra cominciò con delle offensive e controffensive. L'Italia fu la prima
all'offensiva nella regione del Carso, un altopiano roccioso non lontano da Trieste. Dopo aver resistere a
questa offensiva, gli Austriaci nel maggio 1916 lanciarono una pesante controffensiva in Trentino.
L'esercito italiano arrestò i nemici con grande fatica, costituendo una linea di difesa nel Veneto,
sull'altopiano di Asiago. Nel agosto del 1916 il fronte si stabilizzò e subentrò una dura guerra di trincea,
resa più faticosa dal terreno montuoso.
Si calcola che, nei soli primi 12 mesi di combattimenti, l'esercito italiano perse 250 mila uomini, tra
morti, feriti, prigioneri et dispersi.
Questa guerra di trincea non caratterizzò solo il fronte italo-austriaco. In tutta Europa i soldati
vivevano nelle trincee, lunghi e stretti fossati, tra il fango, la sporcizia, le intemperie, riparandosi alla
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Capitolo 3 Storia: Il fascismo e le due Guerre mondiali in Italia 1re section européenne
meglio dai colpi dell'artiglieria nemica. Quando i comandi ordinavano l'assalto alle trincee avversarie, in
poche ore si bruciavano migliaia di vite umane.
Questa guerra di trincea durò quasi tre anni e causò diversi milioni di morti. Terminò solo nella primavera
del 1918, quando gli eserciti ripresero a marciare per l'offensiva finale.
Oltre la guerra di posizione nelle trincee, la Prima Guerra mondiale fu un conflito di tipo nuovo, una
guerra "totale".
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D'altra parte, il dopoguerra fu caratterizzato da scioperi e occupazioni delle terre e delle fabbriche un
po' ovunque con una disoccupazione molto importante. I governi al comando della nazione si dimostrarono
sempre più incapaci di migliorare la situazione economica e sociale del paese. Quindi la borghesia
imprenditoriale e del grande
capitale aveva paura di un avvento in
Italia di una rivoluzione di tipo
socialista, come in Russia nel 1917.
In questo contesto, i "Fasci di
combattimento" di Benito Mussolini,
vere e proprie formazioni
paramilitari creati nel 1919, sono
diventati la mano armata degli
industriali contro gli operai in
sciopero, le sedi dei sindacati e dei
partiti di sinistra, e i portavoce del
bisogno di rinascita e rivincita
nazionale dopo comunicazione della
cosiddetta "Vittoria mutilata". Il 28
ottobre 1922, inondazioni un po' sensazionale denominata "marcia su Roma", squadre fasciste provenienti
di tutta Italia si deferissero su Roma. Il re Vittorio Emanuele III, impaurito dalla prospettiva di una
guerra civile, nonché dell'ordine all'esercito di fermarle. Anzi, diede l'incarico a Mussolini di formare un
nuovo governo. Il re ebbe quindi la grave responsabilità legittimare un atto di forza con la nomina di
Mussolini al nuovo capo del governo.
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B. Il
totalitarismo
fascista
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Il fascismo non fu una dittatura classica, tradizionale, ma un totalitarismo. Nel marasma di frasi
altisonanti e gli richiama all'obbedienza al "Capo" è possibile discernere tre concetti essenziali:
- Il fascismo si preoccupò di ottenere il consenso della popolazione, oltre che di operarne il
controllo, attuando così cosiddetta politica del bastone e della carota. L'irregimentazione della
popolazione, cominciando dai bambini e ragazzi, per costruire un nuovo uomo fascista, costituì il
cuore del totalitarismo fascista.
- L'esaltazione del nazionalismo, cioè dell'idea che l'individuo dovesse identificarsi con la nazione
italiana - prima che non è suo gruppo sociale o familiare - e che la nazione e il popolo italiano, avessero
particolari diritti da rivendicare - territoriali e politici - verso altre nazioni europee e non europee.
- L'esaltazione della passata gloria dell'impero Romano. Il regime fascista veniva presentato come
l'erede della tradizione romana e l'unico movimento che potesse riportare l'Italia all'antica posizione di
egemonia culturale e politica nel Mediterraneo.
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soldati italiani persero la vita in Nord d’Africa e ben 200.000 furono fatti prigionieri.
Poi, lo sbarco alleato in Sicilia nel luglio 1943 e l’occupazione dell'isola fu l’evento che convinsero il
re Vittorio Emanuele tre ed alcuni membri del Gran Consiglio del Fascismo ad agire. Il 25 luglio
1943, il Gran Consiglio del Fascismo votò una mozione di sfiducia contro Mussolini. Subito dopo, il re
lo fece arrestare e nominò Primo Ministro il maresciallo d'Italia Badoglio. Malgrado la reazione
immediatamente positiva della popolazione italiana, Badoglio dichiarò che la guerra sarebbe continuata e,
anche se aveva decretato lo scioglimento del partito fascista, non ristabiliti le piene libertà civili. Ma
dopo l'occupazione dell'Italia settentrionale e centrale dalle truppe tedesche, il governo Badoglio si
decise a firmare un armistizio con le forze alleate, che venne reso pubblico l'8 settembre 1943.
Mussolini venne liberato dai tedeschi il 12 settembre 1943, portato in Germania e poi rispedito
nell'Italia del nord dove fondò la Repubblica Sociale Italiana detta anche Repubblica di Salò (dal
nome della città sul Lago di Guarda dove aveva sede). Questa Repubblica era un governo fantoccio di
Hitler e controllava unicamente i territori del Nord occupati dall’esercito tedesco. Cominciò allora
una delle pagine più dolorose dell'occupazione nazista: la deportazione degli ebrei italiani nei campi
di concentramento tedeschi.
B. La guerra di liberazione
A questo punto, l’Italia era divisa in due. Il Nord e il Centro occupati dai tedeschi e amministrati dal
governo fascista di Salò, e il Sud occupato dagli alleati e amministrato dal Regno del Sud. Per le
popolazioni occupate dai tedeschi, l'obiettivo del conflitto era duplice: liberazione del territorio
nazionale dell'esercito tedesco invasore e sconfitta del fascismo.
Mentre gli alleati li attaccavano dal sud, tedeschi e “repubblichini” fascisti avevano un altro formidabile
nemico nel centro e nel mondo: le formazioni partigiane organizzate dal CLN (Comitato di Liberazione
Nazionale). Facevano parte di questa organizzazione tutti i partiti sopravvissuti nella clandestinità
durante il ventennio fascista - Partito Comunista e Partito Socialista - e quelli ricostituiti dopo l'8
settembre - Democrazia Cristiana e Partito d'Azione. L'esercito partigiano era formato da operai e
contadini, ma anche da soldati dispersi dopo l'8 settembre e da folti gruppi di intellettuali cresciuti
durante il fascismo e ora completamente delusi. I partigiani operavano principalmente nelle montagne e
nelle colline del centro e del nord. La tecnica di combattimento usata era la guerriglia, cioè la
messa in atto sabotaggi e di rapiti attacchi di sorpresa, seguiti da altrettanto rapide ritirate. I
vantaggi che formazioni partigiane avevano rispetto al nemico erano la conoscenza diretta del territorio
e l'appoggio da parte della popolazione civile a causa degli numerosissime violenze naziste
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Conclusione
In Italia, quindi, la fine della seconda guerra mondiale e del nazifascismo avvennero grazie all'intervento
dell'esercito alleato, ma anche grazie all'eccezionale lotta condotta dal movimento partigiano. Il 25
aprile 1945 consegno solo la fine di una guerra lunga e tremenda, ma anche di vent'anni di oppressione e
di sofferenze inflitte dal regime fascista: per molti italiani questo doveva essere l'inizio di una nuova era
di pace, di giustizia sociale e di rinnovamento democratico. La contraddizione fra la presenza di questi
forti aspettative di rinnovamento e la mancata attuazione di vere riforme istituzionali e sociali e uno
degli elementi che caratterizzò la storia italiana del dopoguerra.