Sei sulla pagina 1di 11

Giorgio Bianchi

Introduzione agli Oggetti Sonori

Email: giorgio.bianchi@email.it

Varese 2013-2015
Un nuovo solfeggio
Il Traitè des objets musicaux è l'opera teorica più importante lasciata da Pierre Schaeffer
per definire il suo pensiero musicale e delineare una nuova didattica per espandere le competenze
del musicista alla conoscenza del “suono”.
Questo trattato ha influenzato fortemente quasi tutti i compositori di musica su supporto che sono
stati suoi allievi e non solo.

La non disponibilità di metodi per la notazione della musica su supporto e il particolare artigianato
necessario per realizzare praticamente questa musica fanno sì che l'interesse del compositore
si sposti completamente sulla percezione diretta del suono in un andirivieni fra
“il fare e l'intendere”.
Le teorie esposte del trattato di Schaeffer tengono conto del valore della ricerca istintiva della
musica concreta cercando di offrire un solido supporto alla comprensione dei
punti di vista musicali generati dall'avvento della fonofissazione.

Quattro tipi di ascolto


Con il fine di istruire la percezione Schaeffer distingue quattro diverse modalità di ascolto:

1) Ascoltare significa prestare orecchio a qualcosa o a qualcuno trattando il suono come indizio
di una certa fonte o avvenimento
(Concreto/Oggettivo).

2) Udire è percepire passivamente un suono che non si desidera né ascoltare, né comprendere.


Si viene in questo caso colpiti dai suoni senza prestare a questi una particolare attenzione
(Concreto/Soggettivo).

3) Sentire significa manifestare una intenzione di ascolto selezionando in quello che si sente
ciò che interessa particolarmente per operare una qualificazione di quello che si sente
(Astratto/Soggettivo).

4) Capire è trovare un senso trattando un suono come un segno che rinvia a questo senso,
in funzione di un linguaggio, di un codice
(Astratto/Oggettivo) (Schaeffer, 1966)
L'ascolto ridotto
L’ascolto ridotto è l’attitudine di ascolto che consiste nell’ascoltare il suono per se stesso, inteso
come oggetto sonoro, facendo astrazione dalla sua provenienza, reale o supposta,
e dal senso di cui può essere portatore. (Tarabotti, 2005)

Viene effettuata una vera e propria rimorzione della fonte sonora dalla percezione dell'ascoltatore
al fine di percepire l'oggetto sonoro nella sua struttura morfologica.

In un ascolto “normale”, il suono è sempre trattato come veicolo.


L’ascolto ridotto si pone quindi come «anti-naturale», contro tutti i condizionamenti.
L’atto di fare astrazione dalle nostre abitudini di ascolto è un atto volontaristico e artificiale
che ci permette di spiegare molti fenomeni impliciti della nostra percezione.

L’ascolto ridotto è così chiamato in riferimento alla nozione di riduzione fenomenologica.


Poiché questo tipo di ascolto consiste nello spogliare la percezione del suono di tutto ciò che non è
propriamente suono, prestando attenzione solamente a quest’ultimo nella sua materialità, nella sua
sostanza, nelle sue dimensioni sensibili.

In questo modo l’ascolto ridotto e l’oggetto sonoro divengono correlati: si definiscono mu-
tualmente e rispettivamente come attività percettiva ed oggetto della percezione.

Prima di poter accedere alla modalità ascolto ridotto, è necessario passare attraverso alcuni esercizi
di decondizionamento, per mezzo dei quali prendere coscienza dei propri riflessi d’ascolto
«di riferimento» e diventare capaci di sospenderli al momento opportuno.

L’ascolto ridotto conserva tuttavia un legame con gli ascolti ordinari: si tratta di cambiare la
direzione del nostro interesse, smettendo di ascoltare un avvenimento attraverso il suono che
produce e di conseguenza cessare di intendere il suono come avvenimento sonoro.

Oggetto Sonoro
Si definisce oggetto sonoro ogni fenomeno ed avvenimento sonoro percepito come un insieme,
come un tutto coerente e udito attraverso un ascolto ridotto, che lo riguarda per se stesso,
indipendentemente dalla sua provenienza o dal suo significato.

Definito «il correlato dell’ascolto ridotto», in quanto non esiste «in sè», ma solo attraverso
un’intenzione specifica, l’oggetto sonoro è un’unità sonora percepita nella sua materia,
nella propria struttura, nelle sue qualità.

L'ascolto ridotto rappresenta una percezione globale,


assimilabile a una «Gestalt» (forma), nel senso della psicologia della forma.
Si può definire l'oggetto sonoro anche descrivendo cosa non è veramente,
cercando così di sgomberare il campo dai possibili equivoci :

1) L’oggetto sonoro non è il corpo sonoro. Per corpo sonoro intendiamo la sorgente materiale
del suono che si può identificare attraverso lo stesso suono.
L’oggetto sonoro, come nozione, nasce proprio dalla distinzione radicale fatta
tra il suono e la sua causa, reale o immaginaria.

2) L’oggetto sonoro non è il segnale fisico, questo non essendo affatto sonoro.

3) L’oggetto sonoro non è un frammento di registrazione, non essendo identificabile


ne con il frammento di banda magnetica su cui è registrato,
ne con qualsiasi altro frammento di supporto di registrazione.
Qualsiasi manipolazione della modalità di riproduzione del supporto farà sentire
degli oggetti sonori completamente differenti fra di loro;
l’oggetto sonoro è relativo solamente al nostro ascolto.

4) L’oggetto sonoro non è un simbolo annotato su una partitura; per questa stessa ragione
non può essere identificato con il simbolo più o meno preciso che serve ad annotarlo

5) L’oggetto sonoro non è uno stato d’animo: è indipendente dai diversi tipi di ascolto,
«trascendendo le esperienze individuali».
E’ dunque possibile analizzarlo e descriverlo, dandogli un’oggettività propria.
(Tarabotti, 2005)
La percezione delle altezze
Il Traitè des objets musicaux individua un campo percettivo a tre dimensioni,
quella delle altezze, quella delle durate, quella delle intensità.

Secondo Schaeffer la percezione del campo delle altezze sarebbe doppia


a seconda che si abbia a che fare con un’altezza fissa e definibile («tonica»),
che si sentirebbe nel campo detto «armonico» delle altezze, il più propizio a delle percezioni
«cardinali», a delle valutazioni in intervalli e a delle collocazioni in scale
(è il campo della musica tradizionale);
oppure secondo che si tratti di suoni di massa variabile oppure non definibili in altezza
(«complessi») e si tratti piuttosto del campo detto «colorato»,
il quale da sostanza a delle percezioni più fluide, più impressioniste, molto meno suscettibili
d’astrazione.

In questo campo «colorato» delle altezze si situano spesso i suoni della musica contemporanea o
sperimentale (percussioni, cluster, effetti di massa e di glissandi, ecc.).
Naturalmente, in molti casi si ha a che fare con una percezione mista di uno stesso fenomeno
sonoro, che si situa contemporaneamente nei due diversi campi.

Ogni oggetto sonoro occupa in qualche modo ciascuno di questi tre campi, e ciascuno dei criteri che
lo caratterizzano potrebbe essere valutato in maniera più o meno precisa rispetto alla posizione (site)
ed al calibro (calibre) in rapporto a ciascuna di queste dimensioni;
detto in altro modo, secondo la sua posizione nel campo (site) e secondo il suo ingombro di campo
(calibre).

Per esempio, un suono di massa complessa può essere definito nel campo «colorato» delle altezze
come avente una posizione «acuta» e un calibro «denso», se la sua massa è situata verso l’acuto e se
è percepita come densa.
È in rapporto a questo triplo campo percettivo musicale naturale che emergerebbero
i valori musicali i cui criteri potrebbero essere ordinati in scale (di grana, d’attacco, d’andatura)
e gli oggetti sonori accostati in strutture significative.

Schaeffer fu contestato aspramente nel suo punto di vista, che fu definito naturalista da molti.
È evidente in effetti che i tre campi, di altezza, di durata, e di intensità non offrono a tutti i criteri
che li occupano un quadro di percezione spesso così facile da delimitare, da valutare, da
classificare.

Il campo delle altezze si rivela prevalente e privilegiato, anche se doppio;


l’orecchio umano manifesta in questo campo, se si tratta del campo armonico, una capacità di
discriminazione superiore, che è eccezionale e che gli altri due campi non possono offrire.

Ci sarebbero due tipi di strutture musicali, corrispondenti a due tipi di percezione:


elementi discontinui contrapposti a variazioni continue in seno agli oggetti sonori stessi.
Di fronte a questi due tipi di situazione, l’orecchio si comporterebbe in maniera molto differente.

La prima di queste situazioni è molto nota, poiché è impiegata comunemente dai


musicisti «astratti» tradizionali.
La seconda, invece, è generalmente molto meno conosciuta: si cerca, per quanto possibile, di
ricondurla al primo caso, quello delle scale discontinue.
Per esempio, si cerca di analizzare i glissandi, di struttura continua tramite le loro altezze di
partenza e di arrivo cercando di discretizzarli, mentre l’orecchio umano lo sente in maniera
differente:

il glissando è, per lui, un «nuovo oggetto musicale, da ogni punto di vista diverso dall’intervallo
nominale che occupa secondo i simboli del solfeggio».

Secondo Schaeffer, come già visto, si delineerebbero due campi di altezze:


il campo discontinuo detto «armonico» che è il più conosciuto, per i suoni «tonici»
e il campo continuo, detto «colorato», in cui sono percepiti sia i suoni varianti in tessitura,
sia i suoni di massa fissa e complessa (con altezza non definibile).
E forse anche, allo stesso modo, si potrebbero individuare due campi di percezione nella durata: un
campo ritmico e un campo «dinamico».

Queste due percezioni del discontinuo e del continuo condurrebbero logicamente a due musiche
differenti: l’una, propriamente «musicale», delle relazioni astratte ;
l’altra, detta «plastica», corrispondente a delle variazioni continue, darebbe origine a delle relazioni
di un ordine più diffuso, più sensoriale.

Certamente, ci sono molte musiche che combinano in proporzioni variabili questi due tipi puri, in
modo più o meno cosciente od equivoco.
La prima musica, «musicale», non può costruirsi se non utilizzando delle scale del dominio
discontinuo.
La seconda «plastica» risulterà dallo studio dei casi di variazione tipica, in particolare attraverso lo
studio dei criteri di variazione (profilo di massa, profilo melodico).

Nelle ultime pagine del trattato si delineano quindi due universi musicali diversi e opposti che
tuttavia possono tra loro convivere.
Riprendendo la classica opposizione fra contrappunto e armonia, ovvero fra linearità e verticaliità,
vengono a differenziarsi musiche polifoniche caratterizzate dalla coesistenza di voci orizzontali
e musiche polimorfiche, caratterizzate da blocchi verticali o “oggetti fusi”.

Incrociando questa coppia con la coppia Musica Musicale/Musica Plastica, si ottengono


«quattro poli della messa in opera musicale, punti cardinali che potrebbero aiutare a situare i diversi
domini dell’organizzazione musicale»:

– musica polifonico-musicale («polifonia originale»)

– musica polifonico-plastica («relazione polifonica tra catene di oggetti»);

– musica polimorfico-plastica («musica percepita come una suite di oggetti uniti nella maniera
più logica possibile gli uni agli altri»);

– musica polimorfico-musicale (musica «armonica», che succede storicamente alla musica


contrappuntistica).
(Schaeffer, 1966)
Classificazione e descrizione dei suoni
(Tipologia-Morfologia)

Il solfeggio degli oggetti sonori utilizza le operazioni della tipologia e della morfologia
con il fine di creare un inventario descrittivo preliminare al musicale.

Alla tipologia è affidato il compito di identificare gli oggetti sonori ritagliandoli in unità sonore
e di classificarli in tipi sommari caratteristici.
La morfologia si occupa invece di descrivere dettagliatamente i suoni nelle loro caratteristiche.
Le sopracitate operazioni sono svolte ovviamente ponendosi in prospettiva di ascolto ridotto.

Tipologia: classificazione degli oggetti sonori.


Il criterio tipologico è una proprietà dell'oggetto sonoro percepito che permette di identificarlo,
classificarlo, qualificarlo e analizzarlo.
Vengono prese in considerazione coppie di criteri sonori di identificazione degli oggetti,
i quali vengono isolati e classificati per tipi.
Il criterio minimo è rappresentato dalla coppia articolazione/appoggio, mentre ad un livello più
elaborato di classificazione compaiono le coppie: massa/fattura durata/variazione,
equilibrio/originalità.

ARTICOLAZIONE/APPOGGIO
Una articolazione rappresenta la rottura del continuum sonoro in avvenimenti energetici successivi
distinti; essa è legata al mantenimento del suono.
Si parla, invece, di appoggio quando il fenomeno sonoro si prolunga.

MASSA/FATTURA
La massa è una caratteristica dell’oggetto sonoro e rappresenta il contenuto di altezze,
la fattura, identifica il modo in cui questa energia è comunicata e si manifesta nella durata.

DURATA/VARIAZIONE
La durata è il tempo dell’oggetto come esso è avvertito psicologicamente,
mentre la variazione, definita come qualcosa che cambia in funzione del tempo, rappresenta un
rapporto che somiglia alla velocità.

EQUILIBRIO/ORIGINALITÀ
Per equilibrio si intende un compromesso variabile, nella fattura dell’oggetto sonoro,
tra il «troppo strutturato ed il troppo semplice».
L’originalità è, invece, la capacità dell’oggetto di «sorprendere la previsione» con il suo
svolgimento.
(Tarabotti, 2005)
Tipi di Oggetti
OGGETTI EQUILIBRATI

I suoni equilibrati, vengono chiamati spesso note, con riferimento alla musica tradizionale e sono
classificati da Schæffer, in riferimento alle loro caratteristiche di massa e fattura, all’interno di una
griglia analoga alla seguente.

OGGETTI RIDONDANTI

I suoni ridondanti sono oggetti che peccano di eccessiva banalità o regolarità.


Secondo Schaeffer sono meno adeguati al musicale ma si prestano maggiormente
a causa della loro assenza di forma, allo studio dei criteri di materia come la massa e il timbro
armonico.
I suoni omogenei appartengono a questa famiglia e si perpetuano ricorosamente identici
a loro stessi nel corso della loro durata.

OGGETTI ECCENTRICI

I suoni eccentrici presentano un difetto di equilibrio sotto forma di un eccesso di originalità e


complessità.Si classificano come eccentrici i seguenti tipi:

Accumulazione (A):
Suono di durata prolungata, caratterizzato dall’ammassamento di micro-suoni.

Cellula (K):
Suono creato artificialmente attraverso il prelievo di un frammento di nastro magnetico contenente
la registrazione di micro-suoni in disordine.

Campione (E):
Suono continuo ma disordinato, che pur si percepisce come un’unità perchè vi si riconosce la
permanenza di una causa.

Frammento (Φ):
Suono artificiale, ottenuto prelevando dal montaggio un frammento abbastanza breve di una nota
formata X, N o Y .
Gran Nota (W):
Variazione lenta e multipla di suoni fusi in un unico oggetto di fattura coerente come ad esempio gli
armonici di un suono di campana.Pedale (P):
suono ottenuto attraverso la ripetizione meccanica ad anello di una cellula.
Trama (T):
Suono creato da sovrapposizioni di suoni prolungati.

OGGETTI VARIANTI

Motivo (M):
Si tratta di un embrione di organizzazione musicale strutturato musicalmente costituito da oggetti
sonori sperimentali (fatto che lo differenzia dal Gruppo).

Gruppo (G):
Oggetto tipico della musica tradizionale costituito da una struttura di note facilmente scomponibili
fra loro ma considerate un unico insieme dotato di variazione scalare. (Tarabotti, 2005)

Morfologia: descrizione degli oggetti sonori.


I criteri morfologici sono definiti come i caratteri osservabili nell’oggetto sonoro,
i tratti distintivi e le proprietà dell’oggetto sonoro percepito.
Teoricamente in numero infinito, sono stati limitati ai seguenti:

MASSA:
Modo di occupazione del campo delle altezze da parte del suono.

TIMBRO ARMONICO:
Caratteristiche annesse alla massa che permettono di qualificare il suono.

GRANA:
Microstruttura della materia sonora che evoca la grana di un tessuto o di un minerale .

ALLURE:
Oscillazione, vibrato, caratteristiche dello sviluppo del suono

DINAMICA:
Evoluzione del suono nel campo dell’intensità.

PROFILO MELODICO:
Profilo generale disegnato dal suono nell’ambito della sua tessitura.

PROFILO DI MASSA:
Profilo generale di un suono del quale la massa è scolpita da variazioni interne. (Tarabotti., 2005)
Tavola per la classificazione dei tipi di oggetti sonori :

(Schaeffer, 1966)
Bibliografia:

Chion, M.,1983.Guide des objets sonores.Pierre Schaeffer et la recherche musicale, Parigi, Brochè

Chion, M., 1991. l'Art des Sons Fixés ou la Musique Concretement, Fontaine, Editions Metamkine.

Schaeffer, P., 1966. Traite des Objets Musicaux.Essai interdisciplines. Parigi, Editions du Seuil

Tarabotti, C., 2005.Guida agli oggetti sonori, Milano

Potrebbero piacerti anche