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PREMESSA:
BITRATE : Il termine velocità di trasmissione (o di trasferimento),utilizzato a proposito di scambi di
informazioni tra computer o comunque dispositivi elettronici. Considerando che l'informazione viene
memorizzata e viaggia in forma digitale, ovvero è sostanzialmente una sequenza di bit, è naturale che tale
velocità venga misurata in bit per secondo (e da qui il termine equivalente inglese bitrate).
Possiamo per comodità dividere i formati audio in lossy (con perdita) e no lossy (o
lossless, senza perdita di qualità).
L’idea dei formati lossy (i più diffusi tra gli utenti comuni) nasce dall’idea che non
tutti i suoni presenti nei 44.100 campioni al secondo contenuti in un file WAV
standard vengono correttamente percepiti dall’orecchio umano.
In questo modo (così come avviene per il jpg delle immagini) si vanno a tagliare le
alte frequenze, che si ritiene siano meno distinte dal nostro orecchio. Più si tagliano
queste frequenze, più lo spazio occupato della nostra traccia diminuisce… ma
diminuisce anche la qualità del risultato, poiché le frequenze che vengono tagliate
non sono più tanto “inaudibili”.
La riconversione in WAV, partendo dai formati lossy, non porta alcun beneficio.
I formati senza perdita (no lossy) invece cercano di diminuire lo spazio occupato
dalla traccia senza andare a toccare il suono; la percentuale di compressione sarà
notevolmente inferiore rispetto ai lossy, ma non ci sarà perdita di qualità. Se
riconvertito in WAV (magari per essere elaborato), il suono sarà identico al primo.
Il Formato mp3
Abbiamo compreso che con campionamento/quantizzazione un suono digitale ha
bisogno di molti bit per essere rappresentato. Questa ingordigia di bit purtroppo
comporta molti svantaggi: il primo, e più importante, è che per far viaggiare un
suono campione su Internet occorre molto tempo; il secondo è che possiamo
facilmente riempire il nostro Hard Disk di suoni campionati.
Per ovviare a questo problema è si è pensato di comprimere i suoni digitali e quindi
di togliere dal suono tutte quelle caratteristiche che non siamo in grado di percepire.
L’apparato uditivo, in effetti, non percepisce direttamente il suono ma il suo spettro,
in altre parole l’insieme delle componenti armoniche – delle frequenza – che lo
compongono; inoltre è strutturato in modo che le frequenze più forti presenti nello
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spettro del suono tendono a mascherare le frequenze vicine e quindi queste ultime
non vengono percepite e possono essere eliminate dal suono.
In soldoni, il motivo principale della diffusione e della fama dell’MP3 risiede nel fatto
che questo standard, rendendo i file di suoni molto più compatti, ha consentito la
diffusione e lo scambio della musica su Internet.
WMA (.wma)
Formato Windows media audio, compresso e molto simile a un mp3. Formato di
compressione audio della Microsoft. I file compressi in questo formato sono circa il
20% più piccoli degli Mp3.
Musepack (.mpc)
Formato di altissimi risultati, soprattutto a bitrate alti (oltre 192 kbps e oltre). I
risultati sono decisamente migliori dell’mp3,da molti considerato il miglior formato
audio lossy, almeno fino all’uscita dell’mp4. E’ supportato da WinAmp tramite
plugin, e in modo nativo da player più evoluti come Foobar 2000.
Nero MP4 AAC (.mp4, .aac)
Il più recente, è in questo momento il miglior formato lossy, avendo superato anche
la pur elevatissima qualità dell’mpc. La qualità è estremamente elevata, seppure i
tempi di conversione sono un po’ più lenti rispetto agli altri formati.
WAV (.wav)
Il formato Wave non è altro che la registrazione in digitale di suoni reali, suoni che
hanno avuto origine da una fonte esterna al PC. In un brano musicale WAV, la
batteria, il pianoforte, la chitarra, il basso o la voce si sentono allo stesso modo
indipendentemente dal PC su cui il file viene ascoltato ( a parità di qualità acustica
dei componenti hardware, naturalmente).
AIFF (.aif)
E’ il formato audio Apple utilizzato dalla Apple per i Mac. E’ in pratica l’equivalente
del WAV che viene utilizzato da Windows.
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LA (Llossless Audio: .la)
Il formato no-lossy che comprime di più . la conversione in questo formato è
lentissima, però ottiene la migliore compressione in assoluto. È’ poco diffuso, dato
che qualche MB guadagnato non vale le lunghe attese in più.
IL D.R.M
Con Digital Rights Management (DRM), il cui significato letterale è “gestione dei
diritti digitali” , si intendono I sistemi tecnologici mediante I quali I titolari di diritto
d’autore (e dei cosiddetti diritti connessi) possono esercitare ed amministrare tali
diritti nell’ambiente digitale, grazie alla possibilità di rendere protette, identificabili e
tracciabili le opere di cui sono autori. I DRM sono spessi chiamati “filigrana digitale”,
poiché le informazioni nascoste che vengono aggiunte ai file hanno lo scopo di
regolamentarne l’utilizzo, come la filigrana delle banconote che ne impedisce la
falsificazione. Tramite i DRM, i file audio o video vengono codificati e criptati in
modo da garantire una più difficile diffusione, impedimenti all’ utenza e consentirne
un utilizzo:
I file così prodotti portano con sé le diciture di copyright, e possono essere arricchiti
con altre informazioni, come immagini, biografia degli autori, collegamenti, ecc.
L’accesso a contenuti da parte degli utenti finali avviene secondo procedure di
profilazione e autenticazione che permettono di distribuire i file richiesti nelle
modalità previste dalla licenza sottoscritta dall’ utente . l’attivazione di un codice
seriale, che corrisponde al costo di licenza, era una modalità di difesa del diritto
d’autore, più facile da violare rispetto ai sistemi di DRM. La validazione del codice
può avvenire direttamente sul computer con un collegamento ad Internet al sito del
produttore; per molti programmi esistono dei keygen, categoria di programmi che
generano un seriale valido per sbloccare altri software. Dell’esame di molti seriali di
un dato prodotto, si riusciva interpolare e ricostruire l’algoritmo di generazione dei
codici, tenuto segreto dal produttore.