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I SENTIERI DELL'ICONA
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ALL’INVISIBILE”: LA
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febbraio: 2021
Grazie alla collaborazione del Centro Russia Ecumenica di Roma,
fondato e diretto da don Sergio Mercanzin, pubblichiamo la L M M G V S D
trascrizione di una conferenza tenuta il 18 gennaio 2001 dal
1 2 3 4 5 6 7
compianto cardinale Tomas Spidlik (la berretta cardinalizia gli
venne attribuita da Giovanni Paolo II nel 2003), scomparso nel 8 9 10 11 12 13 14
2010, sul tema “Il mondo dell’icona: lo spirito e la legge. L’icona:
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canoni, tecnica, materiali”. Si tratta della prima e seconda di
quattro parti (le altre due saranno oggetto di successiva « Mag
pubblicazione sempre in queste pagine web) che la redazione dei
L M M G V S D
ha ritenuto di suddividere per consentire una riflessione più
approfondita sulla ricchezza dei contenuti proposti e l’articolata 22 23 24 25 26 27 28
originalità delle argomentazioni. Nato nella Repubblica Ceca nel
« Mag
1919, gesuita, Spidlik è stato uno dei massimi studiosi della
spiritualità e della teologia dell’Oriente cristiano, grande
divulgatore attraverso libri, pubblicazioni, conferenze, incontri ARCHIVI
tenuti in Italia e all’estero, Russia compresa. Innumerevoli i
Seleziona mese
riconoscimenti ricevuti in ambito internazionale che rendono il
suo pensiero un punto di riferimento assoluto per comprendere
la profondità e la fondamentale essenzialità dell’icona per il “I SENTIERI
sentire cristiano. DELL’ICONA” ANCHE
SU FACEBOOK
PRIMA PARTE 
Il tema di questa nostra conversazione è “dal visibile
all’invisibile”… Avete mai visto qualcosa di… invisibile? Tutti
vogliono “conoscere”, già gli antichi greci dicevano: “Meglio non AVVISO AI LETTORI
vivere che non avere la conoscenza”, conoscenza del vero e del I contenuti di questo sito hanno
falso. Il termine latino per verità è verecundia, indica che la verità finalità esclusivamente culturali
è un mistero, che non si raggiunge facilmente; il termine ebraico è e divulgative e l’attività di
aggiornamento è svolta dalla
emés, significa parola, dunque qualcun’ altro mi rivela la verità;
redazione a titolo di completa
molto diverso il termine greco: alètheia, significa dimenticanza,
liberalità. Ogni utilizzo
indica ciò che è uscito dall’ignoranza, ciò che abbiamo scoperto, e improprio dei testi o del
tale è la nostra mentalità europea, l’avere, il possedere ciò che materiale fotografico proposti
abbiamo scoperto, il mistero non ci interessa. Dostoevskij in queste pagine - in particolare
racconta la parabola del palazzo di cristallo: l’uomo-scientifico per scopi di lucro - e
moderno costruisce un palazzo di cristallo in cui naturalmente l'omissione del rimando alle
relative fonti citate negli articoli
tutto è chiaro, preciso, poi va ad abitarci dentro incantato, ma il
sono pertanto tassativamente
giorno seguente scopre che in quel palazzo non ci sono né carità,
vietati
né libertà, né verità… perché queste cose non sono mai chiare.
Dunque la “verità” che dice le cose chiare e precise non raggiunge
la Verità. Più interessante è la parola slava per verità: ìstina, dalla PER METTERSI IN
stessa radice dell’indeuropeo és=ciò che esiste e astmà= spirare, CONTATTO CON LA
nel senso di emettere fiato, dunque la verità è qualcosa di vivente. NOSTRA REDAZIONE
Ci sono, quindi, modi diversi di accostare la verità. Compariamo redazione@sentiericona.it
tra loro i due fondamenti della nostra civiltà: la Bibbia e la filosofia lettere@sentiericona.it
greca. La Bibbia è rivelazione per mezzo della parola, non ci sono
immagini, sono addirittura proibite, ci sono visioni, ma è sempre VIDEO
Dio che parla e mette sulla lingua dei profeti qualche cosa riferita
sempre all’osservare le parole di Dio. Totalmente diversi erano i
greci. I greci dicevano: “ciò che non hai visto non è vero” e il primo
storiografo greco, Erodoto, per scrivere la storia è andato in giro
per il mondo per poter scrivere quello che aveva visto con i suoi
occhi. Dunque: è vero ciò che hai visto, e così sono nate le scienze
naturali, la fisica, e quanto progresso ha fatto la civiltà europea
con le scienze naturali! Però, nel III sec. a.C. nacque una crisi, era
il periodo degli scettici in Atene.
Dicevano gli scettici: noi non vediamo tutti allo stesso modo, io
La bellezza de…
vedo che l’erba è verde, tu vedi che l’erba è verde, ma qualcuno,
noi oggi diremmo daltonico, la vede rossa, e la mucca che la
mangia come la vede? Se è vero ciò che vediamo ed ognuno vede
a modo suo, non possiamo conoscere la verità, conosciamo solo
l’opinione, doxa, ciò che si dice, ma alla verità non abbiamo
accesso. Uno scettico moderno, un inglese, dice che l’uomo è
come uno che sta in una torre e riceve le notizie per telefono, sa
tutto ma non può sapere con certezza che sia vero, non può
controllare che sia vero ciò che sente, così anche noi non
possiamo conoscere la verità. E cosa risposero i grandi filosofi
greci come Platone, Socrate , Aristotele agli scettici del loro
tempo? Dissero: è vero, con gli occhi del corpo non possiamo
raggiungere la verità, ma per fortuna abbiamo un occhio interiore,
la mente, l’intelletto, e l’intelletto conosce la verità, con l’intelletto
diciamo che 2+2=4 e questo è vero per noi, per i daltonici, per i
ciechi, per tutti.
Dunque la verità non si conosce con gli occhi, ma si conosce con
l’intelletto, l’intelletto può conoscere la verità, può conoscere
anche Dio, è capace di Dio, quindi la migliore filosofia è
l’elevazione della mente a Dio. Aristotele parla di tre tipi di uomo:
gli uomini utilitari, che lavorano per mangiare e mangiano per
lavorare e che non sono felici, poi i politici, gli uomini che
lavorano per gli altri (in quel tempo credevano ancora che i politici
lavorassero per gli altri), vita che fa felici gli altri ma non se stessi,
ed infine la vita contemplativa, la più felice, in cui alla migliore
facoltà, l’intelletto, si offre il migliore oggetto: Dio; è l’elevazione
della mente a Dio. Evidentemente questo piaceva molto ai Padri
della Chiesa, per es. S. Agostino, come elevava la mente a Dio! E
poi tutti i contemplativi…. Però, nel IV sec. d.C., si profilò una
nuova crisi con i cosiddetti Ariani; questi erano dei perfetti
metafisici, e arrivarono a negare la divinità di Gesù. Cosa
risposero i grandi Padri di quel tempo, Basilio, Gregorio
Nazianzeno? “…Speculate come volete, ma a Dio non si arriva con
l’intelletto, perché supera ogni intelligenza”.
Dio, dunque non si conosce con i sensi, i Padri greci erano molto
scettici riguardo alle visioni, “se qualcuno sostiene di aver visto
Dio probabilmente ha visto solo la sua fantasia”, S. Giovanni
Climaco dice: “Beati gli occhi che hanno visto gli angeli? Beato
piuttosto chi ha visto il suo peccato!”. Con l’intelletto non volevano
speculare, a che cosa servono tutte queste speculazioni? Hanno
cambiato la teologia in tecnologia! Con tutti questi concetti
precisi… Allora come si conosce Dio ? Si può conoscere o no? E la
risposta è: beati i cuore-puro, perché essi vedranno Dio.

SECONDA PARTE
Pertanto ci sono tre conoscenze: la prima, attraverso i sensi,
conosce la superficie delle cose, la seconda, attraverso l’intelletto,
la mente, conosce i concetti precisi, la terza, attraverso un cuore
puro; questa vede Dio, o meglio, per non essere panteisti, la
Sapienza divina nelle cose. Adesso il problema è: come si
comportano una con l’altra queste tre conoscenze? Per essere un
buon speculativo, bisogna guardare molto nel mondo? No, diceva
Platone, ma anzi chiudere gli occhi, cominciare dalla matematica
per distogliersi dal mondo materiale, poi dimenticare anche
quello matematico per la pura filosofia: i sensi non servono,
intralciano, sono di ostacolo, sosteneva. Tre conoscenze spaccate,
dunque, divise, ma non può essere così, una dovrebbe condurre
all’altra. Quanto all’immagine e conoscenza, il popolo ha sempre
stimato le immagini, per mezzo delle immagini si conosce e Gesù
stesso parlava in immagini nelle sue parabole. Platone diceva che
di una cosa materiale può esserci un’immagine materiale: un
uomo si fa ritrarre da un pittore e questa è la sua immagine, da
una cosa materiale può venire qualcosa di materiale, da una cosa
spirituale qualcosa di spirituale, ma da una cosa spirituale non
può generarsi qualcosa di materiale e viceversa. Questa la
posizione anche degli iconoclasti, quando si vuole fare
un’immagine di Cristo, si nega la Sua divinità, perché si può
dipingere solo l’uomo Gesù. Nella Scrittura ci viene offerta una
soluzione, dove è detto che Gesù è “immagine del Dio invisibile”.
É detto, dunque, che Cristo nel suo corpo è immagine di Dio
invisibile, perché è Dio-uomo, dunque il problema filosofico fu
risolto con la Cristologia, perché Gesù Cristo unisce visibile e
invisibile e per mezzo di Lui possiamo vedere l’Invisibile. Ma dove
si trova Gesù Cristo? La risposta è: nella Chiesa. Dunque chi vede
la Chiesa vede Cristo, e chi vede Cristo vede Dio. S. Gregorio di
Nissa diceva: chi vede la bellezza della Sposa vede lo sposo. La
Chiesa sono i cristiani, ogni cristiano, quindi, secondo il suo grado,
è immagine di Cristo e in Cristo si vede il Padre, dunque nei santi
uomini si vede Dio invisibile. Evidentemente questa immagine ha
diversi gradi. In russo santo si dice “prepodobnyj”, cioè “molto
simile”, il cristiano è “simile”, il santo è “il molto simile”, la
Madonna è “la più simile” a Cristo. Dunque un uomo santo è
immagine di Cristo, nell’uomo santo si vede l’invisibile. Se un
santo è immagine dell’invisibile ed io lo vedo con gli occhi, lo
posso dipingere, ma ora, come dipingerlo perché si “veda” che è
santo, come dipingere la sua santità? C’è una fotografia, cosa si
vede? Una cosa del tutto superficiale, un mio gesto, un
atteggiamento esteriore… Quando si fa un ritratto si cerca di
mostrare tutta la personalità, si cerca di far vedere l’uomo intero,
come è il suo carattere, le sue caratteristiche interiori…
L’icona è ad un terzo grado, vuol far vedere com’è lo Spirito Santo
dentro di lui, perché questa è la vera immagine del santo. L’icona
non è solo foto, non è soltanto ritratto, ma deve raffigurare
l’uomo pieno dello Spirito Santo. Ma come farlo questo? Vediamo
come sono nate le immagini sacre. La prima immagine di Cristo è
il Pantocrator, il Re dell’universo, siede sul trono come un
imperatore, come il vero imperatore del mondo; era un’immagine
trionfalistica, voleva dire: quell’ebreo che avete crocifisso, che a
voi sembrava essere un uomo debole è il vero imperatore del
mondo, quel crocifisso governa il mondo! Si cerca di far vedere,
dunque, qualcosa che non si vede con gli occhi del corpo: gli occhi
vedevano Cristo come un uomo qualsiasi, con gli occhi della fede
lo si vede imperatore, Pantocrator. Questo è un aspetto del Cristo.
Nel Medioevo cambia tutto. Quando S. Francesco predicava, tutti
sapevano che Gesù Cristo è Dio, ma si sono dimenticati che ha
sofferto come un uomo, allora, invece di Cristo su di un trono, si
vede Cristo sofferente, ecco la via crucis, le flagellazioni… Sempre
quello che si dimentica viene messo in risalto, tutti avevano
l’immagine di Cristo Re, Cristo Dio, Cristo grande, allora bisogna
ricordare il Cristo piccolo, che soffre, per fare equilibrio. Poi viene
il Rinascimento, il Cristo con i muscoli di Michelangelo! O quella
bellezza quasi femminile del Cristo di Leonardo da Vinci…
Secolarizzazione? Non necessariamente. Sì, Lui è Dio, Lui ha
sofferto, ma non dimentichiamo che era l’uomo perfetto, l’uomo
ideale, ecco allora rappresentazione di Cristo-uomo-perfetto. Nel
Barocco si vede sempre Cristo che parla con qualche santo,
perché si sentivano isolati, dunque Cristo-uomo-del-dialogo. E
com’è il Cristo moderno? Beh, ce ne sono diversi, il Cristo-operaio,
ad esempio, Cristo nella vita quotidiana… Ma sempre si cerca di
dipingere ciò che si è dimenticato. Questo il problema, nella
rappresentazione deve esserci qualcosa che non si vede ma che
però si crede. Sapete che sul monte Athos c’era la scuola per
pittori, si studiava, si digiunava, e la prima immagine che il pittore
doveva dipingere era la Trasfigurazione sul Tabor, per dire che il
pittore sacro vede le cose così come le vedevano gli Apostoli sul
monte Tabor, così “come si credono”, non “come si vedono” con gli
occhi. Ora, come farlo? Santo cielo, come farlo? C’e una visione
invisibile che deve essere concretizzata: come farlo?

Card. Tomas Spidlik


(I – continua)

Nella foto: Madre di Dio Odighitria, scuola di Pskov, XIII secolo,


Mosca, Galleria Tret’jakov

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