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Il teatro dietro le quinte

Il teatro non è solo ciò che si vede sul palcoscenico. Uno spettacolo spesso
coinvolge un intero mondo di persone nella creazione dei costumi, delle
scenografie, dell'illuminotecnica, della musica, e tutti coloro che, dietro le
quinte, concorrono al perfetto svolgimento dell'evento, i direttori di scena, gli
attrezzisti, i macchinisti, i tecnici audio e luci, il trovarobe, le sarte, le
parrucchiere e, ovviamente, il regista.

Teatro e rito

La Comédie-Française

Globe Theatre
Il rapporto tra rito e teatro è in continuo sviluppo, dagli albori di questa
disciplina fino ai giorni nostri. L'autonomia del teatro dal rito è una conquista
progressiva: in origine, l'attore e il sacerdote si confondono. La maschera sacra
che inizialmente è la rappresentazione del dio, diventa poi lo strumento di un
gioco narrativo che si allontana dal senso originario. Durante le rappresentazioni
dionisiache in cui, per usare le parole del filologo ungherese Károly Kerényi, «gli
uomini passano dalla parte degli dei», accanto alle forme rituali si sviluppano
forme teatrali e parateatrali, che assumono il carattere nuovo di affermazione
dell'identità di gruppo e di condivisione di valori comuni. Rito e teatro, una
volta distinti, assumono compiti diversi. Il teatro esplora la condizione umana,
diventando coscienza critica sulle condizioni del mondo, dando forma alla tensione
verso il futuro, alle speranze e progettualità sociali del gruppo.

In epoche successive, il confine tra teatro e rito si ridefinisce. Nelle corti


rinascimentali le rappresentazioni (sacre e profane) esprimono l'essenza dello
Stato Assoluto e le ragioni spirituali e politiche del potere. Nascono cerimoniali
laici, esemplari del rapporto tra il Principe e la società, mentre il teatro
celebra nuovi eroi, ricollegandosi ai miti classici. L'ultimo grande cambiamento
nel rapporto tra rito e teatro si ha nella Rivoluzione francese, che smantella il
senso religioso come legame della collettività. Il teatro assume la sua forma
mondana e commerciale, espressione della nascente borghesia.

Teatro e cinema
«Il cinematografo non ha niente a che vedere col teatro», disse una volta Eduardo
De Filippo. «L'attore quando muore deve morire. Basta! Deve sparire! Non deve
lasciare quest'ombra, questa falsa vita». Peter Brook afferma che la vita di uno
spettacolo teatrale dura, al massimo, quattro anni, dopodiché lo spettacolo
«invecchia e muore». Una delle più evidenti differenze tra le due arti è il
perdurare nel tempo dell'evento spettacolare. Il cinema definisce l'attore nella
sua prestazione artistica, fissandola sulla pellicola. Nel teatro uno dei
fondamenti del mestiere d'attore è la ricerca della perfezione sapendo di non
poterla mai raggiungere. La pratica teatrale rivolge la sua maggiore attenzione sul
processo più che sul risultato (che nel cinema è l'unico possibile elemento di
valutazione).

Sia il teatro che il cinema tentano di rappresentare la realtà, non necessariamente


in una modalità naturalistica. I temi e gli argomenti che toccano sono simili, e se
la 'settima arte', più giovane, ha tratto elementi utili dal teatro, il travaso è
avvenuto anche nella direzione inversa. Il cinema delle origini, fatto di
inquadrature fisse, somiglia al teatro e del teatro utilizza i testi. Mentre il
cinema prende il suo spazio e raggiunge una completa autonomia, il teatro
sperimentale porta nelle sale le immagini proiettate, arrivando al 'teatro
multimediale' degli ultimi anni, in cui è frequente la presenza di una videocamera
sul palcoscenico, che riprende in modo più o meno insolito ciò che succede in
scena, per rimandarlo immediatamente su uno o più schermi.
Teatro e televisione

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