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Il teatro non è solo ciò che si vede sul palcoscenico. Uno spettacolo spesso
coinvolge un intero mondo di persone nella creazione dei costumi, delle
scenografie, dell'illuminotecnica, della musica, e tutti coloro che, dietro le
quinte, concorrono al perfetto svolgimento dell'evento, i direttori di scena, gli
attrezzisti, i macchinisti, i tecnici audio e luci, il trovarobe, le sarte, le
parrucchiere e, ovviamente, il regista.
Teatro e rito
La Comédie-Française
Globe Theatre
Il rapporto tra rito e teatro è in continuo sviluppo, dagli albori di questa
disciplina fino ai giorni nostri. L'autonomia del teatro dal rito è una conquista
progressiva: in origine, l'attore e il sacerdote si confondono. La maschera sacra
che inizialmente è la rappresentazione del dio, diventa poi lo strumento di un
gioco narrativo che si allontana dal senso originario. Durante le rappresentazioni
dionisiache in cui, per usare le parole del filologo ungherese Károly Kerényi, «gli
uomini passano dalla parte degli dei», accanto alle forme rituali si sviluppano
forme teatrali e parateatrali, che assumono il carattere nuovo di affermazione
dell'identità di gruppo e di condivisione di valori comuni. Rito e teatro, una
volta distinti, assumono compiti diversi. Il teatro esplora la condizione umana,
diventando coscienza critica sulle condizioni del mondo, dando forma alla tensione
verso il futuro, alle speranze e progettualità sociali del gruppo.
Teatro e cinema
«Il cinematografo non ha niente a che vedere col teatro», disse una volta Eduardo
De Filippo. «L'attore quando muore deve morire. Basta! Deve sparire! Non deve
lasciare quest'ombra, questa falsa vita». Peter Brook afferma che la vita di uno
spettacolo teatrale dura, al massimo, quattro anni, dopodiché lo spettacolo
«invecchia e muore». Una delle più evidenti differenze tra le due arti è il
perdurare nel tempo dell'evento spettacolare. Il cinema definisce l'attore nella
sua prestazione artistica, fissandola sulla pellicola. Nel teatro uno dei
fondamenti del mestiere d'attore è la ricerca della perfezione sapendo di non
poterla mai raggiungere. La pratica teatrale rivolge la sua maggiore attenzione sul
processo più che sul risultato (che nel cinema è l'unico possibile elemento di
valutazione).