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Ugo Foscolo

 Niccolò Foscolo (Ugo fu un nome assunto piu' tardi dal poeta) nacque nel 1778 a Zante, una
delle isole Ionie, possedimento della Repubblica veneta. Il padre, Andrea, era medico; la
madre Dimantina Spatis, era greca. L'essere nato in terra greca e da madre greca rivestì
molta importanza per il poeta, che si senti per tali origini profondamente legato alla civiltà
classica e suo ideale erede. L'isola natia rimase sempre nella sua memoria come simbolo di
serenità, luminosa, belleza, gioia vitale, fecondità, e fu cantata più volte nella sua poesia.
 Trasferitasi la famiglia a Spalato, in Dalmazia, frequentò i primi studi presso locale seminario.
Alla morte del padre la famiglia conobbe gravi difficoltà economiche. La madre nel 1789 si
stabilì a Venezia per cercare appoggio presso parenti ed amici, e il Niccolò la raggiunse nel
1793, a quindici anni. Conoscendo poco la lingua italiana, gettò negli studi, creandosi
rapidamente una notevole cultura, sia classica sia contemporanea; al tempo stesso cominciò
a scrivere i primi versi e nonostante la sua povertà, acquistò fama nella società veneziana.
Della sua povertà il giovane Foscolo era fierissimo, al punto da ostentarla con orgoglio.
 Politicamente era entusiasta dei principi della Rivoluzione francese ed assunse posizioni
fortemente libertarie ed egualitarie. Ebbe pertanto noie con il governo oligarchico e
conservatore della Repubblica di Venezia e nel 1796 per sfuggire ai sospetti del governo,
lasciò la città rifugiandosi per qualche tempo sui colli Euganei. Nel gennaio del 1797 fece
rappresentare la tragedia Tieste, di impronta alfieriana.
 Nel 1880, grazie all' interessamento di Monte, ottenne la cattedra di Eloquenza all' Università
di Pavia. Sembrava la sistemazione tanto sperata, ma la cattedra fu presto soppressa dal
governo. Nel 1811 fece rappresentare la tragedia Aiace dove, nella figura del tiranno
Agamennone, furono ravvisate allusioni a Napoleone. Le repliche della tragedia furono
soppresse e il poeta fu privato degli incarichi di cui godeva. Si recò allora a Firenze, dove
soggiornò per due anni. Fu un periodo sereno, allietato dall' ambiente amichevole della città,
da amori felici e dal fervore creativo. A Firenze si dedicò intensamente alla composizione
delle Grazie.
 Dopo la sconfitta di Napoleone a Lipsia, Foscolo tornò a Milano, riprendendo il suo posto
nell'esercito. Rientrati a Milano gli Austriaci, dopo la sconfitta definitiva di Waterloo, il
generale Bellegarde gli offrì la direzione di una rivista culturale, „La Biblioteca italiana“, con
cui il nuovo regime cercava di conquistare il consenso degli intellettuali. Ma Foscolo, dopo
alcune esitazioni, rifiutò per coerenza con il suo passato e con le sue idee. Fuggì da Milano e
andò in esilio prima in Svizzera poi a Londra.
 Qui fu accolto con onori e simpatia, ma sorsero presto attriti ed incomprensioni, persino con
gli esuli italiani, che lo ammiravano come modello poetico e politico. Le sue condizioni
economiche si fecero sempre più gravi, anche a causa della vita follemente dispendiosa che
conduceva. Per alleviare tali difficoltà, cercò collaborazioni con riviste inglesi, pubblicando
saggi sulla letteratura italiana del passato e del presente, dove tra l'altro prese posizione
contro la nuova scuola romantica che si stava formando a Milano. Negli ultimi tempi,
ammalato e in miseria, fu costretto a nascondersi dai creditori andando a vivere nei
sobborghi più poveri di Londra. Qui trovò conforto continuando la tradizione dell' Iliade. Morì
nel villaggio di Turnham Green nel 1827, a 49 anni. Nel 1871 i suoi resti furono portati in
Italia e sepolti in Santa Croce, vicino alle tombe dei grandi uomini da cui cantati nei Sepolcri.
 La prima opera importante di Foscolo fu un romanzo, Ultime lettere di Jacopo Ortis. Si tratta
di un romanzo epistolare, una forma di narrativa che aveva goduto di larga fortuna nel
Settecento europeo: il racconto si costruisce attraverso una serie di lettere che il
protagonista scrive all' amico Lorenzo Alderani. Il modello a cui Foscolo è soprattuto I dolori
del giovane Werther di Goethe, anche se non è trascurabile l'influsso della Nuova Eloisa di
Rousseau.
 Chiaramente ispirato al Werther è il nodo fondamentale dell'intreccio, un giovane che si
suicida per amore di una donna già destinata come sposa ad un altro. Ci descrive la figura di
un giovane intellettuale in conflitto con un contesto sociale in cui non può inserirsi. Ma il
dramma di Jacopo è diverso di quello di Werther. Non tanto l'urto contro un assettto sociale
ferreo che lo respinge, quanto il senso angoscioso di una mancanza, il non avere una patria,
un tessuto sociale e politico degno.
 Dietro il giovane Ortis, c'è l'Italia dell' età napoleonica, con i suoi tumultuosi rivolgimenti ed il
delinearsi del nuovo regime oppressivo del tiranno straniero. In Jacopo c'è la disperazione
che nasce dalla delusione rivoluzionaria, dal vedere tradite tutte le speranze patriotiche e
democratiche, dal vedere la livertà finire in tirannide, dal rendersi conto che lo strumento
rivoluzionario è ormai impraticabile. L'unica via che si offre ad Ortis per uscire da una
situazione negativa, al tempo stesso insostenibile e immodificabile, è la morte. Con Ortis
Foscolo, come riesce a cogliere acutamente i problemi che si pongono alle generazioni
italiane postrivoluzionarie, così, sul piano delle forme letterarie, ha l'intuizione geniale di
trasferire in Italia un modello di romanzo moderno, largamente diffuso in ambito europeo.
 Foscolo cominciò a scrivere sin da ragazzo odi, sonetti, canzoni e altre composizioni di vario
metro. Le due odi: A Luigia Pallavicini caduta da cavallo e All'amica risanata rappresentano
le tendenze squisitamente neoclassiche della poesia foscoliana. Al centro di entrambe vi è il
vagheggiamento della bellezza femminile, trasfigurata attraverso la sovrapposizione delle
immagini di divinità greche. Vi sono rappresentazioni intensamente visive e plastiche. Il
lessico è quanto mai aulico e sublime e la struttura sintattica riproduce le architetture del
periodare classico. Il culto foscoliano della bellezza esprime un'esigenza autentica e
profonda, che nasce da un rapporto problematico con un momento storico tormentato e
violento e dal bisogno di contrappore ad esso valori superiori, sottrati al divenire, di cui la
letteratura si deve fare portatrice.
 I sonetti sono più vicini alla materia autobiografica e alla passionalità dell'Ortis. La maggior
parte è infatti caratterizzata da un forte impulso soggettivo, che rivela la matrice della lirica
alfieriana. Fitte però sono le reminiscenze di altri poeti, soprattuto di Petrarca e dei poeti
latini. Tra questi sonetti spiccano tre autentici vertici poetici: Alla sera, A Zacinto, In morte
del fratello Giovanni. In essi la classica forma del sonetto è reinventata in modi fortemente
originali, nella struttura sintattica e metrica, nella tessitura delle immagini, nel gioco timbrico,
ritmico e melodico del verso. Ma vi sono ripresi, in un discorso di estrema densità lirica, i
temi centrali dell' Ortis: la proiezione del poeta in una figura eroica sventurata e tormentata,
il conflitto con il tempo presente, l'impossibilità di trovare un terreno stabile su cui poggiare.
 I Sepolcri sono un poemetto in endecasillabi sciolti, sotto forma di epistola poetica indirizzata
all'amico Ippolito Pindemonte. L'occasione fu appunto una discussione avvenuta con questi a
Venezia nell'aprile del 1806, originata dall'editto napoleonico di Saint-Cloud, con cui si
imponevano le sepolture fuori dei confini delle città e si regolamentavano le iscrizioni sulle
lapidi. L'editto aveva già suscitato in Francia un'ampia discussione sul significato delle tombe
ed il loro valore nella civiltà. Pindemonte, sosteneva il valore della sepoltura individuale,
mentre Foscolo, da un punto di visto materialistico, aveva negato l'importanze delle
tombe,poiché la morte produce la totale dissoluzione dell'essere. Nel carme, steso nel
settembre dello stesso anno, rielaborato nei mesi successivi e pubblicato nell'aprile del 1807.
Foscolo riprese appunto quella discussione, ribadendo inizialmente le tesi materialistiche
sulla morte, ma superandole poi con altre considerazioni che rivalutano il significato delle
tombe.
 Nei Sepolcri, infatti, si può scorgere il punto terminale della ricerca di un superamento del
nichilismo a cui avevano portato la delusione storica e il crollo delle speranze rivoluzionarie
di fronte alla realtà dell'Italia napoleonica. Anche il carme ha al centro il motivo della morte:
ma é superata l'idea, derivante dal materialismo settecentesco, che essa sia semplicemente
un nulla eterno. Anche se Foscolo, sul piano filosofico, non vede alternative a quell'idea, le
contrappone l'illusione di una sopravvivenza é garantita dalla tomba, che conserva il ricordo
del defunto presso i vivi. La tomba assume quindi per Foscolo un valore fondamentale nella
civiltà umana: é il centro degli affetti familiari e la garanzia della loro durata dopo la morte, é
il centro dei valori civili, conservando le tradizioni di un popolo e stimolando a mantenersi
fedele ad esse, tramanda la memoria dei grandi uomini e delle azioni eroiche spingendo alla
loro imitazione.
 Al progetto poetico delle Grazie, Foscolo lavorò a più riprese, per un lungo arco di anni, senza
mai portarlo a compimento. Scrisse tre inni, dedicati rispettivamente a Venere, dea della
bella natura, a Vesta, custode del fuoco eterno che anima i cuori gentili e a Pallade, dea delle
arti consolatrici della vita e maestra degli ingegni. Le Grazie sono dee intermedie tra il cielo e
la terra, che hanno avuto il compito di suscitare negli uomini i sentimenti più puri ed elevati
attraverso il senso della bellezza, inducendoli a superare le feroce bestialità che è nella loro
natura originaria e portandoli alla civiltà.
 Il primo inno narra la nascita di Venere e delle Grazie dal mar Ionio. Gli uomini, che vivono
ancora allo stato bestiale, subiscono l'incanto della bellezza e percepiscono per la prima volta
l'armonia dell'universo, disponendosi a coltivare le arti civili. Nel secondo inno la scena è
collocata sui colli di Bellosguardo, in cui il poeta immagina un rito in onore delle Grazie
celebrato da tre donne gentili, che rappresentano rispettivamente la musica, la poesia e la
danza. Il terzo inno è collocato nella mitica isola di Atlantide, inaccessibile agli uomini, dove
Pallade cerca rifugio quando le loro passioni ferine scatenano la guerra.
 Atlantide rappresenta un mondo ideale di suprema armonia, lontano dai conflitti della storia
umana. Qui Pallade fa tessere ad una schiera di dee minori un velo che difenda le Grazie dalle
passioni degli uomini, in mondo che possano tornare tra di essi a compiere la loro opera
civilizzatrice. Sul velo sono effigiati i sentimenti più miti ed elevati. I mutamenti di scena fra i
tre inni rappresentano il passaggio della Grazie dalla Grecia, dove nacque la prima forma di
civiltà, all'Italia, che raccoglie l'eredità della cultura classica.Il paesaggio metafisico del terzo
inno rappresenta il potere delle arti sulle umane passioni.

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