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SAD SONGS

the needle and the damage done


Knocking at your cellar door i love you babe can i have some more
Sapevo dove mi trovavo, in quanto a disposizione nello spazio relativo. Intendo la mia
posizione dentro l’auto e la collocazione dell’auto all’interno della toponomastica della città,
non sarei stato in grado di definire la mie coordinate rispetto a punti di riferimento più vasti
che ne so, i meridiani e i paralleli la stella polare o che cazzo ne so. Totalmente ignota mi era,
come giusto che sia, la posizione nello spazio assoluto, cosa questa che non è data di sapere in
questo mondo. Con sufficiente approssimazione avrei potuto comunque dire di sapere appunto
dove mi trovavo, era nel tempo che mi ero definitivamente perso. Ero fuori di casa non saprei
dire da quanto, avevo preso un autobus, avevo camminato molto, mi ero fermato in un bar a
calarmi un paio di guinnes a fare quattro chiacchiere con gli avventori, a vedere lo United
umiliare lo sheffild wednesday con una formazione stracolma di riserve. Avevo ancora
camminato, camminato e camminato. In ogni punto dove mi trovavo avrei potuto scorgere dei
riferimenti ed orientarmi perfettamente. Conosco questa cazzo di città come le mie tasche. Se
invece qualcuno mi avesse chiesto cose come da quanto cammini o più semplicemente che ore
sono non avrei saputo rispondere, mi sarei limitato a fissarlo e a scuotere la testa come quando
ti chiedono informazioni in lingue sconosciute. Ogni tanto tirava una folata di vento tanto che
dovevo ricorrere al riparo offertomi da alcuni portoni per poter rollare senza dover diffondere
al mondo buona parte del mio preparato. Camminai lungo chilometri di zozzi marciapiedi, tra
migliaia di volti sconosciuti, tra la mia città, fisicamente la sentivo attraverso i piedi, ma non la
capivo non la capirò mai . La posso conoscere, la posso percorrere, posso enumerare i suoi
musei, i suoi teatri, i palazzi del potere delle grandi aziende, posso aver perso la mia coscienza
nei suoi bar, per me questa rimane e rimarrà sempre una cazzo di città che non capisco, non ho
capito e non capirò mai. Nei pressi della stazione incrociai un gruppo di tossici, notai il loro
sguardo tra il compatito ed il riprovevole come quello della ‘brava gente’ quando incontra dei
tossici. Anche loro probabilmente non capivano la città ma perlomeno avevano trovato
qualcosa che li impegnava insomma uno scopo nella vita, io no, io non ero nemmeno un
tossico. E’ strano come una persona che porti un nome come il mio Lazzaro Alzati , un nome
che suona come un inno alla vita stessa, come la capacità di superare qualsiasi vicissitudine
,possa sentirsi come io mi sentivo, avulso da ogni contesto, fuori dal tempo, libero nell’aria ma
prigioniero di una vita incomprensibile. Una giovane vestita in modo far risaltare le sue forme
stava in piedi ad un incrocio, sorrideva agli automobilisti di passaggio nel palese intento di
ricevere denaro affittando il proprio corpo. Le passai vicino, il suo sguardo incrociò il mio,
salutai, lei non rispose, si girò dall’altra parte con un espressione scocciata. Probabilmente
anche lei non capiva molto questa città comunque aveva un lavoro che la impegnava, io no,
non ero nemmeno una puttana. Era buio quando raggiunsi casa mia, la mia auto era
parcheggiata sotto casa, associai il concetto di buio con quello di auto salii, inserii l’ autoradio
e partii.
I hit the city and i lost my band i watch the needle take another man
Canzoni tristi riempivano di vibrazioni la ferma aria dell’ abitacolo, mi piacciono le canzoni
tristi, may be i got the blue, may be. Ben presto la musica dovette vibrare nella nebbia una
calda nebbia senza tempo ....Già, il tempo ... sapevo dove volevo andare ..insomma sapevo
chi volevo incontrare e sapevo dove l’avrei potuta trovare .. ma non sapevo nulla del tempo...
i sing this song because i love the man i know some of you don’t understand
Tentai di ricalcare le parole della canzone con la mia voce, poche semplici tragiche parole, poi
, dopo every junkie is like a setting sun cambiai la cassetta.
The bed
This is the place where she laid her head when she went to bed at night
Il luogo ed il tempo non si coordinarono, non che le unità aristoteliche mi appassionino più di
tanto ma, ogni tanto, mi potrebbe anche far piacere di trovarmi nel posto giusto al momento
giusto. In poche parole qualcosa non quadrò ed io fui in grado di fare di tutto tranne ciò che
volevo realmente fare. Massicce dosi di liquidi intrugli a vario grado di contenuto alcolico si
erano avvicendati nella mia bocca quando questa non era intenta a respirare attraverso il fuoco
o ad emettere parole. Parole, frasi, discorsi, barzellette, storie tristi, commenti alla guerra, alla
partita alla vita. Ogni tipo di parola, tranne quelle che avrei dovuto dire. Tempo buttato,
almeno in apparenza, in fondo l’avrei sprecato anche se fossi andato da qualche altra parte,
forse, o forse non l’avevo sprecato, semplicemente era trascorso era passato mi aveva
attraversato non è forse questo quello che si dice vivere?
This is the place are children working safe candels ligthning at night
Il mio essere biologico aveva bisogno di dormire salutai e cominciai a sognare il mio letto.
- E’ il mio turno brava gente buona notte a tutti o’-
- vai?- - se ci riesco - - mi dai uno strappo - - ma certamente -
Qualche burlone stava facendo ondeggiare il terreno sotto i miei piedi Natalie non sembrava
accorgersene ma sicuramente un poco fuori lo era anche lei visto che aveva appena chiesto un
passaggio ad un guidatore palesemente bollito. Mi resi conto che stavo ancora bene quando
centrai la serratura della portiera al primo colpo. Un colpo da maestro.
Un click ed un clack e la radio fu inserita ed accesa.
This is the place where she cut her wrist in that strange and faithfull night
- Che allegria - - a me piacciono le canzoni tristi, le sento più vicine, mi rendono allegro - rise
- vedi che fanno lo stesso effetto anche a te- -ok vai a destra alla prossima - - a destra? ma sei
sicura?- - molto più sicura di te- svoltai - non sono mica più tanto sicuro di sapere dove sia
casa tua- - non stiamo andando a casa mia - - e dove?- - a casa tua -
this is the box she kept on the shelf filled with her poetry stuff
this is the place where she took the razor in that strange and faithfull night
Strano, avevamo trascorso insieme gran parte della serata parlando un po’ di tutto dalle cose
serie alle cazzate e non mi ero accorto quanto anche a lei piacessero le canzoni tristi.
Non mi servivano ulteriori indicazioni per arrivare a casa mia. Canzoni tristi ci
accompagnarono but funny thing i’m not as sad as i should be.

Sad song
Era la prima volta che saliva a casa mia. Bevemmo ancora qualcosa, ci raccontammo qualche
storia. Il mondo fuori ci stava riservando qualche brutta sorpresa ma noi non volevamo
entrarci.
I’m gonna stop wasting my time somebody else would broken all the arms
sad song sad song . Nat aveva qualche strano casino in ballo non mi volle spiegare nei dettagli
di cosa si trattasse, malgrado le mie insistenze. - è meglio se rimaniamo un poco estranei - - se
lo dici tu - dopo di che le bocche furono troppo vicine per profferir parola.
Il corpo spesso può dire ciò che le parole non sanno, e così stemmo zitti per un bel pò e
lasciammo i nostri corpi accarezzarsi, sentirsi, assaggiarsi. Fummo così uniti da perdere la
pecezione dei propri limiti, non sapevamo più dove iniziava l’uno e finiva l’altra. Ci sentivamo
bene, sicuri. Forse sicuri non lo eravamo del tutto e me ne accorsi il giorno dopo quando,
mentre stavo affettando il salame suonò il campanello. Andai ad aprire un uomo grande
grosso, reso nervoso da una nottata senza sonno mi puntò contro una pistola e fece fuoco.
Non mi colpì perchè la canna aveva toccato la maniglia della porta che io avevo appena
richiuso con tutta la fretta di cui ero capace. Avevo ancora il coltello del salame in mano e lo
usai. Colpii più e più volte quel corpo finchè non capii che non si sarebbe più mosso.
Poratmmo il cadavere nella vasca da bagno e lo facemmo in piccoli pezzetti, ne riempimmo
tre sacchi neri e li portammo in strada sotto una pila di loro simili. Sicuramente quel tale aveva
qualcosa a che fare con le paure e le inquietudini di Nat , a proposito il nome vero era
Natalina, di sicuro lo conosceva ma non mi disse niente, neanch’io le chiesi niente. Tornammo
a casa e, ancora sporchi di sangue, facemmo l’ amore. Anche dopo non chiesi nulla riguardo a
quel tale che avevo accoppato, era tutto così bello... non volevo rovinare ... anzi, se fosse
servito sarei stato disposto anche ad ammazzare qualcun altro. Il coltello è sempre li, dietro la
porta, non si sa mai.

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