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LA LAMA

Franco e Chicco avevano una storia mica male tra le mani. Erano stati a Quarto, da un tipo
che conoscevano e si erano fatti trattare bene, cosìcchè potevano contare su uno steccone da
una gamba di almeno tredici o quattordici grammi. Franco lo aveva misurato con un righello e,
col suo coltellino, aveva praticato una quindicina di tacchette a distanza regolare.
- E vai, mezza gamba di guadagno, così, senza fare un cazzo!- .Era una giornata orrenda,
pioveva e faceva freddo, di quelle che ti invogliano solo a startene in casa a dormire, per ciò ai
giardinetti non c’era un cazzo di nessuno. Quando il primo acquirente si avvicnò alla loro
panchina, Franco e Chicco si erano già fatti un due o tre joint così per passare il tempo.
Quando , alcune ore dopo, il loro terzo cliente si avvicinò per chiedergli un deca si resero
conto che il tocchetto che gli passarono era il culo della stecca. Ivece di fare soldi facili ci
avevano rimesso una cifra. Fu così che, brasi brasi, si scollarono dalla loro panchina per
andarsi a bere i quattro soldi che gli rimanevano e mandare affanculo la loro fallimentare
carriera di pushers. Al supermercato c’era un mucchio di scatoloni per via di uno scaffale in
pieno allestimento, i due ne approfittarono per imboscarsi e scolarsi un tre o quattro tolle di
birra così, quando passarono alla cassa pagandone altre tre erano in realtà già belli in gaina. Si
fermarono vicino all’uscita , dove c’era il negozietto di caccia e pesca , dentro una vetrinetta
due coltelli a serramanico facevano bella mostra di se, aperti, scintillanti. Erano un’attrattiva
quasi irresistibile per i due. - Se solo ci fosse andata bene la storia mi farei una lama di quelle-
sentenziò Franco. - Stronzo!- fu la risposta di chicco - cazzo vuoi?- -stronzo ho detto, e pure
figlio di puttana- Franco aveva mangiato la foglia, avevano usato quel sistema altre volte ma
sempre per scoparsi delle cazzatine, era la prima volta che puntavano a qualcosa di grosso e
questo lo eccitava. Fedele al suo ruolo lasciò fuoriuscire il suo posticcio orgoglio ferito e
lanciò un pesante ruzzone al compare. Chicco barcollò e cadde guarda caso proprio sulla
vetrina che si infranse e gli permise di afferrare i due preziosi aggeggi. Il commesso si accorse
della gabola e si precipitò sul posto riuscendo a recuperare solo uno dei due ferri, saldamente
infilato alla bocca del suo stomaco. In un attimo Chicco e Franco avevano attraversato il
parcheggio, si erano infilati nel buco della barriera della ferrovia e si erano dileguati attraverso
gli orti e le piccole discariche disseminate in quel lasso di periferia. - Chissà perché dicono che
ci vogliono diciotto anni per guidare una macchina- disse Chicco mentre univa i fili della messa
in moto di una vecchia centoventisette che avevano appena aperto. - Hai ragione, fammi
guidare - no, vado io- le parole di Chicco suonavano perentoriamente definitive da quando la
lama era nella sua tasca, tanto che Franco non osava contraddirlo. L’asfalto era bagnato e ciò
aumentò il loro divertimento quando andarono a sgommare nel parcheggio del cimitero. La
spia della riserva si era accesa. -Porcodio la benza!- - facciamoci un’altra macchina-,- perché
invece non ci facciamo una pompa?- - tu a me o io a te?- - cazzo hai capito , ricchione - . Il
distributore stava chiudendo, il serbatoio era quasi pieno Franco finalmente aveva avuto il
permesso di mettersi alla guida. Il benzinaio era anche lui un ragazzo, appena più grande dei
due, sicuro non aveva nemmeno diciott’anni e mai li avrebbe avuti dal momento che Chicco,
sgusciatogli dietro non aveva trovato altro modo per provare la sua lama nuova che
sezionargli di un colpo la trachea, l’esofago e l’aorta. Uno zampillo di sangue portava fuori
del giovane la vita mentre la veloce mano di Chicco gli portava via il portafogli completo
dell’incasso della giornata. Franco mise in moto e sgommò via veloce. Macchina e soldi
un’accoppiata che non gli capitava spesso di avere per mano, decisero di sfruttare il momento
positivo e di combinare questi due elementi in modo da ottenere un’altra cosa per cui
soffrivano una drammatica carenza. Fecero salire una giovane usa a trascorrere la gran parte
delle proprie serate ad un incrocio nei pressi della circonvallazione e la convinsero a salire in
macchina con loro. Da principio fu alquanto titubante ma, non appena i due gli mostrarono il
loro gruzzolo si tolse ogni residuo scrupolo, salì sulla loro macchina e li fece dirigere in un
campetto appartato. Ovviamente cominciava Chicco che il possesso della lama aveva ormai
reso il capo della giovane banda. Franco passeggiava attorno alla macchina, saltellando per
non sentire il freddo e lanciando di tanto in tanto un occhiata ai movimenti che i finestrini
appannati lasciavano intravedere. Un urlo . Franco aprì la portiera per rendersi conto che
quello stronzo di Chicco aveva di nuovo esercitato la sua lama. Sentì di odiarlo ma, quella
lama che ora egli brandiva insanguinata gli induceva una certa soggezione. Decise di stare
zitto. Si adagiò nell’auto per sfogare l’esuberanza ormonale tipica della sua età tra le carni
non più vive ma, perlomeno ancora calde della giovane sfortunata. Diedero poi fuoco alla
macchina con tutto quello che c’era dentro. Quindi madidi di sudore e sangue si diressero
verso casa. - Che mondo di merda- pensava Franco tra se e se - senza una lama non sei
nessuno-. Passato il portone tre carabinieri si gettarono loro addosso . Chicco estrasse subito
la lama e cercò di colpirne uno, riuscendo solamente a ferirgli un braccio. Il milite d’istinto
fece fuoco. Il colpo perforò il collo di Chicco da parte a parte per andare poi a conficcarsi in
pieno petto di Franco. Quest’ultimo cadde lentamente, strisciò fino alla mano ormai inanimata
del compare , gli strappo il coltello e morì con la sua lama stretta tra le falangi.

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