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Gianna

Era nata così, lei.


Era nata nello stesso modo in cui lo facciamo tutti, senza sapere il giorno, l'ora e neanche il
nome del dottore, senza sapere perché e in chi.
Chi lo decide chi sei e come sarai?
Chi lo decide il tuo destino, la tua sorte?
Le tue scelte? Le tue strade o le tue scarpe?
Tuo padre, tua madre, chi?
Chi- lo - de- ci - de .
Chi?
Era nata come tutti, senza sapere niente del prima e del dopo, che in questa vita più che
arrivarci, ci capitiamo e spesso ci cadiamo..ora non ci sei, e ora eccoti qua: Gianna!
Rimasta sempre attaccata al cielo da un filo, quello fu un cordone ombelicale mai tagliato,
mai reciso, mai finito.
Un blu infinito.
Cresciuta tenendo per mano un coccodrillo e nell'altra una stella, a pane e silenzio, latte e
fiuto, pasta e intuito.
Se la chiamavano non si girava, - la matta - la strega - , perfino - la scema -.
La scema del villaggio, del paese, insomma.
Quel qualcuno con il quale misurare la propria normalità, così da poter star più sereni,
rientrare a casa più sicuri: "io non sono come lei, vedi io non sono come lei, io posso
dormire tranquillo, tanto non sono come lei"
Quella persona con la quale misurare la propria insicurezza : "oh, ma se Gianna ce l' ha fatta
a farsi grande, figuriamoci se non ci riesco io " .
Quella persona con la quale misurare la propria grandezza: " ah, vedi, vedi, io ho un lavoro,
una famiglia, vedi , io nella vita ho combianato qualcosa, mica come Gianna" .
Con la quale misurare la propria bellezza: " Gianna non se la prenderà nessuno".

Mica come Gianna.

Mica come Gianna, che parlava nel suo modo del suo mondo.
No, non come lei che sapeva di tutti senza neanche conoscerli.
Sapeva del cielo e del mare, dei boschi.
Sapeva di buono, di lavanda, di stelle, sapeva di domenica mattina, di bambini appena usciti
di casa, di corsa.
Sapeva di acqua e pioggia d'agosto, di giostre e gonne alzate.
Di vento, bandiere bianche e lenzuola stese al sole.
Di Maggio e d'Aprile.
Mica come Gianna che aveva intuito.
Per il tartufo, per restare o per scappare, per sapere con esattezza dove andare e come
ballare.
Con la quale misurare la propria simpatia: " Ma dove vai, vieni qua, ma dici a me, ma cosa
fai?"

E tutti a ridere...( ma che piangere).


Non come lei, che sorrideva e tirava dritto.
Non si sa verso cosa, ma di sicuro si sa con chi. Da sola.
Mica come lei, che alzava pareti, non aveva paura della sconvenienza, non voleva amici di
convenienza, non cercava la convivenza.
Mica come lei che era fuori: fuori di casa, fuori da scuola, fuori dal lavoro.
Dove c'era una costrizione, Gianna non c'era.
E un giorno, di notte - dicono- la festa è finita.
Adesso, siate voi il vostro metro e il vostro specchio, misuratevi tra voi, le vostre macchine e
le vostre tavole, I vostri soldi e la vostra istruzione.
Gianna è impegnata, non si preoccupa dell'inflazione.
Unita ad una compagnia di giostrai, iniziò a leggere mani, destini e tarocchi.
A lei, bastava guardarti dentro agli occhi.
Le carte sempre le solite, come le vite, gli amori e i dolori: l'attesa, la ruota che gira e il carro
che vince… l'indecisione, la strada perduta e la vita che spinge.
La passione, la forza e la trasformazione...
Il re, la regina, il sole e l'artista.
L'attenzione, la cura e l'imperatore… il cuore che si apre e l'amore.
La chiamata, la giustizia e l'eremita.
Mescolate nel solito mazzo dei giorni, lei sosteneva tesi e illusioni, piccole, piccolissime
bugie ma grandi verità: chi vivrà vedrà!

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